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Redazione Lazio

10.000 circoli per il sì

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A PROPOSITO DI RIFORMA COSTITUZIONALE
10.000 CIRCOLI PER IL SI’
DI ROBERTO RAGONE
 
 
Ieri, 17 settembre, alle ore 17,00, presso la Sala Comunale del Collegio, a Ronciglione, (VT), incontro con uno dei 10.000 circoli ‘La rete dei SI’’ annunciati da Matteo Renzi all’esordio della propaganda del referendum confermativo per la riforma costituzionale. È particolare l’atteggiamento del nostro premier nei confronti di questo referendum, rispetto a quello sulle trivelle, vera calamità per i nostri mari – che non sono l’oceano – e per la pesca. Referendum al quale lo stesso Renzi esortava a non andare a votare. Trattandosi di una consultazione popolare, non è stato un bell’esempio di democrazia. Come non è un bell’esempio di democrazia questo voler pesantemente condizionare il voto per il referendum confermativo. Da film e telefilm assistiamo in televisione ai sistemi e metodi adottati negli USA quando si vuol fare propaganda per un candidato ad una qualsivoglia elezione. In questa creazione di circoli per il SI’ avvertiamo la mano di Jim Messina, il consulente americano che da gennaio Renzi ha assunto affinchè, come ha fatto per Obama e come sta facendo per la Clinton, porti ad un successo elettorale sia la riforma che Renzi stesso. È falso che la permanenza di Renzi al governo non sia legata all’esito di questa consultazione referendaria: sarebbe infatti una pietra d’inciampo nei programmi che da tempo sono stati preordinati e ratificati da chi questo governo dirige e controlla. Prova ne sia il recente intervento dell’Ambasciatore USA John Phillips, oltre ad un documento del 28 maggio 2013, reperibile anche su Wikipedia, in cui la JP Morgan, la banca delle truffe subprime e non solo, dichiarava che in Italia la Costituzione repubblicana da’ troppi diritti ai cittadini e ai lavoratori, soprattutto quello di protestare quando fossero proposte modifiche sgradite ai cittadini stessi. Nello stesso rapporto la banca affermava ‘la necessità di intervenire politicamente a livello locale presso gli Stati del Sud Europa, per consentire ai governi riforme strutturali improntate all’austerity’, cosa che Monti ha fatto egregiamente, riducendo un popolo sul lastrico. Le Costituzioni adottate dopo il fascismo sarebbero ‘inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea’, mostrando ‘forte influenza delle idee socialiste’. Per cui la nostra Costituzione presenterebbe un esecutivo debole nei confronti del Parlamento, un governo centrale debole nei confronti delle Regioni, tutele costituzionali nei confronti dei lavoratori, dove queste tutele – che sono l’anima della nostra Costituzione, in cui l’Italia è descritta come una nazione fondata sul lavoro – sono presentate come una colpa. Da questo ad analizzare le modifiche proposte, il passo è breve. Si toglie potere alle Regioni, si aumentano i quorum per la richiesta di referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolare. In pratica, seguendo le direttive della banca a cui Renzi ha ‘affidato’ il MPS, troviamo molte delle modifiche proposte. Quanto a quello che i giornali di recente hanno definito uno ‘strappo’ nei confronti di Merkel e Hollande, non è la prima volta che il Presidente del Consiglio adotta comportamenti che sa essere graditi al grande pubblico. Quando parla di bocciare l’austerity e di imitare Obama, sa benissimo che toglie di mano ai suoi detrattori un’arma potente. Infatti l’austerity di Monti ha portato l’Italia sull’orlo di una contestazione molto pericolosa, quando i suicidi erano quotidiani. Insomma, ieri abbiamo assistito ad una bella operazione di marketing, all’americana. I due protagonisti della serata, la dottoressa Valentina Tonti e il dottor Massimo Maria De Meo, ci hanno illustrato i vantaggi della nuova Costituzione, supportati in chiusura dagli interventi di due personaggi che, se fossimo stati in altro ambiente, avremmo potuto definire ‘compari’. Infatti la quasi totalità dei presenti – non molti, in verità, una ventina di persone – erano già chiaramente a favore del SI’. In particolare una persona ha messo l’accento sull’abolizione del CNEL, un organismo che pare assorba solo denaro e non serva a granchè. Probabilmente, per chi lo ricorda, il CNEL è un retaggio dell’amministrazione democristiana, bacino di voti e clientele ormai su un binario morto. Non c’è bisogno di una riforma costituzionale per abolirlo. Come non c’è bisogno di riformare la Costituzione per abolire quegli Enti inutili che a questo governo fa comodo tenere in piedi. Sarebbe invece importante che i privilegi acquisiti con pensioni non adeguate ai versamenti venissero aboliti, visto che si è sempre detto che non era costituzionalmente possibile, comprese le pensioni elargite ai preti, che in genere versano soltanto il 30% del dovuto. Quanto a ciò che è riportato sul volantino distribuito all’ingresso, ‘Un Parlamento più efficiente, una sola Camera che vota le leggi e da’ la fiducia al governo’. Incominciamo col dire che il ricorso alla fiducia dovrebbe essere una misura eccezionale, dato che questa impedisce il dibattito democratico in parlamento. Prenderla come una regola, quando già Berlusconi è stato tanto criticato per i suoi ricorsi alla fiducia, non sembra una buona partenza. I tempi certi per le leggi d’iniziativa popolare sono quelli previsti per la discussione in aula, dopodiché la ‘iniziativa popolare’ va nel cassetto. ‘Una Repubblica più leggera – Abolizione del CNEL e delle province’. Abbiamo già detto che non si può votare una siffatta modifica costituzionale soltanto guardando al CNEL e ai presunti risparmi derivanti dall’abolizione delle Province. A vedere poi come sarà gestita un’operazione del genere. Le promesse per una maggiore ‘sobrietà’ per i politici lasciano il tempo che trovano. Conosciamo la rapidità d’approvazione di aumenti economici, e abolire il barbiere di Montecitorio non è sufficiente. Quanto alla fine del bicameralismo – una volta definito ‘perfetto’, ora ‘paritario’ – il Senato non viene abolito ma trasformato. I cento personaggi nominati, meno cinque in carico al Presidente della Repubblica, avranno una immunità parlamentare immotivata e saranno scelti, non eletti, tra i componenti dei Consigli regionali – la categoria politica forse più ‘costosa’ per le casse dello Stato, e i sindaci. Per cui non si sa se dovranno fare i sindaci, o i consiglieri regionali, visto che periodicamente dovranno recarsi a Roma, con spese pagate, diaria e quant’altro di competenza. Pur avendo ‘soltanto’ potere consultivo (Renzi ha voluto eliminare il rischio di non avere la maggioranza in Senato, come è ora, mentre al Parlamento, fra Verdini e Co., riesce a spuntarla) il nuovo senato potrà, volendo mettere i bastoni fra le ruote al governo, riprendendo quel ping pong che ben conosciamo, con l’adozione della soluzione finale dell’incontro fra i due presidenti, magari a cena, per mettersi d’accordo sulla soluzione da adottare. In definitiva, abbiamo visto la faccia illuminata della luna. Quella oscura non la si vuol mostrare, e dichiarare che nonostante non sia perfetta, questa nuova Costituzione va votata, salvo poi a modificarla, è pericoloso; fa pensare ad una poca professionalità e all’ipotesi che si possa cambiare una Costituzione al mese. Da rimarcare la scelta di non nominare mai nè Matteo Renzi, nè la Boschi, nè Napolitano – che sembra sia stato il padre di questa riforma – , presentando soltanto dei Circoli per il SI', nati spontaneamente su base volontaria per supportare un provvedimento che si ritiene giusto. Ma l'autista che ha accompagnato i relatori a Ronciglione, insieme all'auto che lui guidava, qualcuno l'avrà pur pagato, ed è legittimo pensare che Renzi o chi per lui abbia provveduto, cioè che questi Circolo godano di finanziamenti statali. Il fatto di allontanare la figura di Renzi dalla riforma, quando all'inizio ne aveva fatto una questione vitale per la sua permanenza, la dice tutta sui sondaggi quotidiani. Prima si pensava che mettendoci la faccia lui la riforma passasse liscia; ora che il consenso è calato, è preferibile non fare riferimento a don Matteo, ma tenerlo da parte. Un appunto per il dott. De Meo: definire la sua allocuzione una ‘bella vendita’, cosa che Lei ha contestato, dicendo di non essere un venditore, non è stato riduttivo nei Suoi confronti. Lei è un personaggio di alto profilo, anche se ignoto al grosso pubblico, e quindi le Sue qualifiche non sono messe in discussione. Si ricordi che tutti noi siamo venditori, anche quando consigliamo ad un amico di andare a vedere un certo film, o di andare a mangiare in un certo ristorante. Tutti vendiamo qualcosa, ogni giorno, come prima cosa noi stessi. L’economia italiana è supportata dalle cifre che venditori  e rappresentanti realizzano ogni giorno, dando da lavorare all’industria e alla distribuzione. Può controllare i dati delle Camere di Commercio, se ci tiene, o quelli dell’Enasarco, ma ritengo che Lei li conosca bene. Chi vende è la spina dorsale dell’economia nazionale, e la sua attività non è per niente disdicevole. Ieri Lei ci ha esposto quello che si chiama ‘disco di vendita’, in cui un bravo operatore espone tutti i vantaggi di un prodotto, senza citarne i difetti – imprescindibili, qualsiasi cosa ha dei difetti, come qualsiasi persona – e adottando soltanto termini ‘positivi’, con un sorriso che tendeva a comunicare con il pubblico, a creare empatia, guardando negli occhi alcune persone, magari quelle che lei sentiva più ostili. Una sola osservazione: la sua orazione non consentiva l’interlocuzione, quella necessaria per un buon approccio. Er aun po’ preconfezionata e precotta, senza possibilità di obiezione. Ma forse è proprio questo il fine che Lei si era prefissato. Tutto questo non è frutto di improvvisazione. È probabile che Lei abbia gestito degli stages  per  tutti i partecipanti a questi ‘circoli per il sì’, in cui affinare le tecniche di base per la comunicazione. Oltre alle necessarie simulazioni. Non si senta diminuito, offenderebbe tutti quelli che ogni mattina, anche molto più presto degli orari d’ufficio, escono di casa per guadagnare ciò che nessun contratto di lavoro gli garantisce. L’importante è essere corretti, onesti nei confronti della clientela. L’importante è non vendere fumo.
 

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Castelli Romani

Genzano, “Infiorata di Pane 2024”: tra arte e tradizione, torna l’evento che unisce generosità e creatività

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Dal 21 settembre, l’Infiorata di Pane celebra il Patrono San Tommaso da Villanova e la Festa del Pane casareccio IGP

L’edizione 2024 dell’Infiorata di Pane, dal tema “Saremo ricchi per ogni generosità”, promette di regalare un’esperienza unica che coniuga l’arte dell’infiorata con una delle eccellenze locali più apprezzate: il pane. L’evento, che prenderà vita il prossimo 21 settembre lungo via Nazario Sauro, è ormai un appuntamento immancabile della città, nato nel 2005 ma consolidato con edizioni regolari solo dal 2011.

Quest’anno, l’Infiorata di Pane sarà composta da quattro spettacolari quadri orizzontali realizzati interamente con materiali per la panificazione, affiancati da tre intermezzi floreali. Queste opere artistiche, frutto di maestria e passione, saranno visibili fino alla sera di domenica 22 settembre, offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare un connubio tra arte e tradizione che esalta la bellezza effimera delle creazioni.

Marta Elisa Bevilacqua, Consigliera delegata all’Infiorata, ha elogiato il lavoro svolto dagli artisti: “Le nostre Maestre e i nostri Maestri hanno dimostrato, ancora una volta, la loro capacità di fare squadra e la loro dedizione nei confronti della loro arte e delle nuove generazioni. L’Infiorata di Pane, insieme all’Infiorata dei Ragazzi, rappresenta una straordinaria opportunità di condivisione e trasmissione di competenze tecniche e artistiche.”

Bevilacqua ha voluto inoltre ringraziare pubblicamente gli infioratori che hanno ideato i bozzetti di quest’anno: Cinzia Severoni, Paola Arpinelli, Carlotta De Vitis, Roberta Imbastari, Daniela Fattori, Rossano Buttaroni, Assunta Giacchetti, Sabrina Sandrini, Maria Fumarola e Giorgio Galli. Un particolare riconoscimento è stato rivolto anche ai giovani dell’Accademia dei Maestri Infioratori, coordinati dal Presidente Giampalo Leuti, che hanno contribuito alla realizzazione degli intermezzi floreali.

L’Infiorata di Pane non è solo un’espressione artistica, ma anche un’occasione di coesione sociale, che coinvolge diverse generazioni e che celebra la cultura locale attraverso un simbolo profondamente legato alla comunità: il pane. Parte integrante dei festeggiamenti in onore di San Tommaso da Villanova e della Festa del Pane casareccio IGP, l’evento rappresenta un importante momento di aggregazione e di orgoglio cittadino.

L’invito della Consigliera Bevilacqua è chiaro: “Invito tutti coloro che amano la nostra meravigliosa Infiorata tradizionale a visitare questa Infiorata di Pane e ad ammirare la qualità e il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione di questa nostra arte effimera.”

Un evento che promette di incantare, ricordando quanto l’arte, anche se transitoria come un’infiorata, possa lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.

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Ambiente

Frascati, emergenza pini: intervista a Gianpietro Cantiani, dottore forestale

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Dopo il comunicato diffuso nei giorni scorsi, come redazione de L’osservatore d’Italia abbiamo incontrato Gianpietro Cantiani, dottore forestale iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, socio fondatore della Società Italiana di Arboricoltura che ha lanciato “un grido di allarme” per la situazione in cui versano i pini della città di Frascati.

L’attacco di un parassita animale, la cocciniglia tartaruga, li sta indebolendo e succhiando la loro linfa con il rischio di vedere distrutto un patrimonio arboreo che conta circa 150 esemplari di questo albero maestoso al quale il grande Ottorino Respighi ha dedicato un poema sinfonico.

Il D.M. 3 giugno 2021, il D.G.R. Lazio n. 458 del 05.08.2021, la Determinazione n. G11396 del 25.08.2023 ne disciplina l’obbligo di trattamento in tutte le arie in cui è presente tale problematica.
Oggi abbiamo incontrato il dottor Gianpietro Cantiani al quale abbiamo rivolto alcune domande.

il dottor Gianpietro Cantiani

Innanzitutto grazie per la sua disponibilità e per questo “grido di allarme” lanciato a difesa dei pini della nostra città. La prima domanda è diretta: perché, a suo avviso, il Comune di Frascati non interviene?
Secondo me non interviene perché pensa di non avere le somme necessarie, e forse anche perché non sa a chi rivolgersi in termini di operatori specializzati in questa attività che non è come tagliare l’erba, anche se pure per quello bisogna essere bravi, o scopare le foglie da un viale. L’endoterapia, di fatto, è un’operazione chirurgica perché prevede l’inserimento di un prodotto all’interno dei tessuti della pianta e bisogna conoscere l’anatomia, la morfologia e la fisiologia dell’albero.

Diciamo una sorta di endovena?
Sì! Perché bisogna fare un piccolo foro, che fa il minore danno possibile, e all’interno del quale bisogna inserire un becchetto che è collegato ad una siringona che veicola un prodotto che è quello ammesso dalla normativa.

Lei mi parlavi di una norma. Quindi se c’è una norma, ci sta una legge. Se c’è una legge ci dovrebbe stare pure un fondo, giusto?
Un fondo? Non c’è nessun elemento economico che il governo ha stanziato a tutela di queste piante. Ogni comune è responsabile degli alberi comunali, come noi cittadini siamo responsabili delle piante del giardino. Ci sono delle situazioni in cui lo Stato o le regioni intervengono a supporto di comuni ma non è questo il caso.

Quindi diciamo che non è come il caso della xylella che ha colpito gli ulivi in Puglia?
Stiamo parlando di un patrimonio di circa centocinquanta alberi ed il lavoro da fare fatto bene da chi è capace costa dai 18 ai 20 mila euro.
Capisco che esista un problema delle risorse finanziarie ed il nostro comune è in dissesto e quindi dovrebbe trovare nelle pieghe delle disponibilità le risorse per fare questa cosa.
È questo lo scoglio.
Sia ben chiaro: io non ce l’ho con il comune di Frascati mi spiace che non siano ancora intervenuti nonostante che questo problema esista da parecchi mesi e mi spiace vedere morire i pini.

l’attacco della cocciniglia tartaruga ai danni dei pini (foto dal web)

Quello che ho letto in quel suo comunicato, come riporto in alto alla nostra intervista, è un “grido di allarme” da persona coscienziosa, da cittadino?
Da esperto, ti aggiungo io. Io mi occupo di alberi da 35 anni e come faccio a non accorgermi di ciò.

Mentre, sempre nel suo comunicato, ci dice che il comune vicino, Grottaferrata, è invece intervenuto.
Loro avevano delle risorse, le hanno messe in campo capendo l’importanza ed ha potuto investire per risolvere questo problema. Lo stesso dicasi per Ariccia ma altri comuni, nonostante non abbiano gli stessi problemi economici di Frascati, non recepiscono la gravità della problematica: Monte Porzio Catone, Monte Compatri e tanti altri. Forse qualcuno lo ha fatto, ad esempio, Castelgandolfo ed Albano Laziale dovrebbero essere intervenuti. Io, ovviamente, non ho contezza di tutto

Oggi però noi siamo qui a Frascati e vediamo questo problema
Certo l’ho sollevato perché vivo a Frascati, conosco Frascati perché per 25 anni ho fatto il consulente del verde della città di Frascati e quindi conosco le aree, i luoghi, li guardo, capisco.

Quindi Lei sa dove stanno e come stanno?
Si perché li guardo come guardo le persone guardo gli alberi. E quindi vedo anche il loro stato di salute. Ricordiamoci che hanno loro sono esseri viventi e come vedo una persona che cambia nel corso della vita lo stesso succede agli alberi.

Le cito un pensiero di Lucy Larcom, poetessa e scrittrice americana “Chi pianta un albero, pianta una speranza”. Lei crede che dobbiamo dare, oggi, noi una speranza a questi nostri “amici” alberi?
Il messaggio che tu mi dici è forte.
Noi tutti abbiamo un dovere, non solo noi tecnici di conservare nel migliore modo possibile il patrimonio esistente, quindi gli alberi che già esistono, il verde che già esiste. Rimuovere solo quello che “veramente” è pericoloso per la nostra incolumità fisica.
Ogni tanto leggiamo notizie in cui si parla di un albero caduto; ma per quanti alberi che esistono ne cadono sempre estremamente pochi, numericamente parlando.
Quindi quando ti parlo di sicurezza debbo curare e monitorare lo stato degli alberi mantenere quello che esiste e quando non si può fare diversamente, sostituirlo! E lo dico con estrema chiarezza!
Quello che dice il pensiero che mi hai citato implementa questa mia riflessione perché abbiamo bisogno di nuovi alberi. Ma i nuovi alberi che piantiamo debbono essere adeguatamente curati. Perché mettere a dimora un nuovo albero e se non lo seguiamo dopo qualche settimana muore.

immagine tratta dal sito del Parco dell’Appia Antica dove si è effettuato il salvataggio di oltre 600 pini

Quindi, mi permetta il paragone, è come avere un figlio e non seguirlo?
Certo! La mamma che fa? Non lo allatta? Non gli da mangiare? L’albero è un essere vivente che ha fasi di vita più delicate di altre e basta pensare alla nostra: nella fase iniziale e nella fase finale.
La fase finale di un albero può essere pure 1000, 2000, 3000 anni ci sono anche questi casi estremi.
Per noi, comunque, la fase più delicata è la messa a dimora, dell’impianto, della piantagione e poi che siano piante di qualità in quanto è come comprarsi una maglietta di marca oppure una da una bancarella al mercato: quale dura di più? La risposta è scontata ed ovvia.

Lei ora mi hai parlato di messa a dimora ma da quello che ho capito che ho compreso poi negli anni, un po’ ovunque sono state fatte opere sbagliate, errate
Certo! Tante, purtroppo!

Ed adesso le faccio una domanda diretta. Noi abbiamo un territorio dove nascono molti alberi autoctoni. Sarebbe logico fare una messa a dimora di queste specie?
In città l’albero autoctono può avere delle limitazioni: perché le roverelle in città non si piantano, nemmeno i cerri, nemmeno i castagni.
Il verde della città, il verde urbano a servizio delle strade, delle piazze del paese, oltre che dei giardini pubblici o privati, non necessariamente deve accogliere solo piante autoctone, può anche accogliere piante che vengono da qualsiasi quadrante del pianeta terra, purché siano piante adattate e adattabili alle condizioni climatiche, al suolo, resistenti alle malattie, resistenti alla siccità, resilienti con i cambiamenti climatici, tutto ciò. Basta però che sia compatibile con noi, con il clima e se cattura più l’anidride carbonica, cattura più polveri, ci fa meglio l’ombreggiamento … ben venga anche una specie non autoctona.
Un conto sono le foreste, un conto gli alberi di città. Sono due sono completamente diverse e separate tra loro e dobbiamo tenerlo bene a mente!

La ringrazio davvero di questa sua precisazione e personalmente io le dico che mi accorgo della mancanza di un albero in città non perché non vedo il bosco è perché, magari, dieci anni fa mi fermavo in piazza in un punto ed avevo l’ombra e magari oggi no …
Ed ecco perché se io tolgo un albero noto una differenza. Mi è capitato pochi giorni fa in un comune limitrofo di un albero squarciato da un fulmine e con una carie gigantesca ed alla richiesta di un consiglio tecnico su un albero che era ormai ko per lo squarcio il consiglio che gli ho dato è stata una immediata nuova messa a dimora: è questo che le persone, i cittadini apprezzano in una amministrazione.
Dopo un danno non dovuto da una volontà da un caso eccezionale i cittadini comprendono il cambio di mentalità che punto ad una restituzione di un bene comune. È questo che deve cambiare nella mentalità di chi governa i territori.

Beh questo è un bell’esempio di attenzione da parte di una amministrazione, sbaglio?
No, affatto. Vedi il problema che viviamo a Frascati è strettamente legato a questo default economico e quindi non ha più attivato nessuna forza di consulenza tecnica specialistica di alto livello per avere qualcuno che consiglia agli uffici ed al Comune tutta una serie di buone pratiche di vario genere. Il comune di Frascati non ha personale qualificato e specializzato in materia per le ragioni che dicevamo prima ma io lo capisco e comprendo la difficoltà.

A fine di questa chiacchierata usciamo fuori dal bar guardando i pini che accolgono i frascatani ed i turisti all’ingresso di Villa Torlonia (presenti nell’immagine di copertina dell’articolo) e non si può e non si deve neanche pensare all’idea che questo parassita possa distruggere la bellezza e la maestosità di questi custodi della memoria cittadina.

Un grazie immenso al dottor Cantiani e nei prossimi giorni proveremo a contattare il delegato al verde della città di Frascati per capire quali sono le intenzioni e le possibilità che l’amministrazione tuscolana possa mettere in campo in difesa per questo suo immenso patrimonio.

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Roma

Roma, Tor Bella Monaca: violenze domestiche e minacce di morte, arrestato un uomo per maltrattamenti aggravati

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“Vivevamo con la paura che succedesse qualcosa di peggio”, raccontano i vicini, scossi dall’episodio

Nella giornata di ieri, a Tor Bella Monaca, si è consumato l’ennesimo episodio di violenza domestica. Un uomo di 47 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di maltrattamenti e lesioni personali aggravate nei confronti della sua compagna convivente, una donna di 37 anni, originaria di Roma.

L’intervento dei Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca è avvenuto a seguito di una segnalazione ricevuta in caserma. La vittima, che presentava una ferita alla testa causata da un violento colpo sferrato dal compagno, è stata immediatamente soccorsa dal personale del 118 e trasportata al Policlinico Casilino. Sebbene le sue condizioni non fossero considerate gravi, la donna è stata trattenuta in osservazione, lasciando emergere una storia di abusi che durava da anni.

Secondo quanto riferito dalla donna ai Carabinieri, le violenze erano ormai una costante nella sua vita da circa 10 anni, sin dall’inizio della convivenza con l’uomo. Il compagno, un tossicodipendente con evidenti problemi di gelosia morbosa, l’aveva sottoposta a continue aggressioni fisiche e verbali, senza che lei trovasse mai il coraggio di denunciarlo. Solo ora, dopo l’ennesimo episodio di brutalità, ha deciso di rompere il silenzio.

Tra i dettagli più agghiaccianti emersi dalle sue dichiarazioni, vi sono le minacce di morte ricevute e i danni causati all’interno della loro abitazione, segni di un clima di terrore vissuto quotidianamente. La donna ha anche ammesso di aver subito altre lesioni in passato, mai refertate, lasciando intuire una lunga scia di violenze mai denunciate.

Il vicinato: “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava”

I residenti della via Fabrizio Chiari, luogo dell’arresto, hanno espresso il loro sgomento per la vicenda. Alcuni di loro, scossi dall’accaduto, hanno riferito ai giornalisti di aver sentito più volte urla e litigi provenire dall’abitazione della coppia. “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava, ma nessuno si aspettava che fosse così grave”, ha dichiarato una vicina di casa, con voce tremante. “Vivevamo con la paura che potesse succedere qualcosa di peggio, ma non immaginavamo che lei subisse violenze così terribili.”

Un altro residente ha commentato: “Lui era una persona difficile, lo sapevamo tutti. Aveva problemi di droga e spesso lo vedevamo alterato. Ma lei era sempre così riservata, sembrava che volesse nascondere tutto”.

L’arresto

Dopo aver acquisito la denuncia della donna e raccolto le prove necessarie, i Carabinieri hanno arrestato l’uomo e lo hanno condotto presso il carcere di Regina Coeli. Il Tribunale di Roma ha già convalidato l’arresto, disponendo la sua detenzione in carcere in attesa di ulteriori sviluppi. Le accuse nei suoi confronti sono gravi e includono maltrattamenti e lesioni personali aggravate, reati che potrebbero costargli una lunga pena detentiva.

L’episodio ha sollevato ancora una volta il tema delle violenze domestiche, una piaga che troppo spesso resta nell’ombra, e che coinvolge numerose vittime incapaci di denunciare i propri carnefici. Le forze dell’ordine continuano a sensibilizzare sulla necessità di rompere il silenzio e denunciare tempestivamente situazioni di abuso, per evitare che episodi di violenza degenerino in tragedie irreparabili.

Un grido di allarme sociale

Questo dramma si inserisce in un contesto sociale già problematico come quello di Tor Bella Monaca, un quartiere noto per l’alto tasso di criminalità e disagio sociale. “Speriamo che questa vicenda serva a far riflettere”, ha dichiarato un altro residente. “Qui la violenza è all’ordine del giorno, ma non possiamo rimanere indifferenti. Dobbiamo fare di più come comunità per aiutare chi soffre in silenzio.”

La speranza è che la vicenda possa portare maggiore attenzione sulla necessità di proteggere le vittime di violenza domestica e offrire loro il supporto necessario per ricostruire le proprie vite.

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