Vittime del terrorismo: fermo no ai terroristi in cattedra

ROMA – È stata una cerimonia da annoverare tra quelle destinate a ripetersi nel tempo: interessante ma soprattutto d’impatto perché, volenti o nolenti, è stato lanciato un messaggio forte e chiaro da parte delle istituzioni tutte: non esistono gli ex terroristi perché chi ha assassinato si porta questa macchia sanguinaria per sempre. Sono i familiari delle vittime, le istituzioni che hanno il sacrosanto diritto di ricordare le loro vittime cadute non gli autori dei loro assassinii che siedono in cattedra e scrivono libri. Questo la società civile che crede nella giustizia e nelle istituzioni lo respinge. La Memoria è un seme da coltivare anno dopo anno per concimare le generazioni future perché non si può guardare al futuro se alle spalle non c’è un passato solido. Si è tenuta in Questura la cerimonia di commemorazione del “Giorno della Memoria”, dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice organizzata dalla Polizia di Stato, dall’Associazione degli insigniti al Merito della Repubblica(ANCRI) e dalle Associazioni “Memoria” e “Europea Vittime del Terrorismo”

Erano presenti il Capo della Polizia prefetto Franco Gabrielli, del prefetto di Roma Paola Basilone, tantissimi dirigenti ed operatori della Polizia di Stato, e rappresentanti delle altre Forze di Polizia e della società civile.

Il discorso del Capo della Polizia Prefetto Franco Gabrielli

L’evento ha avuto inizio alle ore 12 per consentire anche la partecipazione di quei familiari delle vittime del terrorismo che, nella mattinata, erano stati invitati dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella. Subito dopo la cerimonia al Quirinale, infatti, oltre 60 parenti delle vittime hanno raggiunto la vicina Questura, in via San Vitale.

Tra questi i familiari di Claudio Graziosi, Guardia di P.S., assassinato dai NAP a Roma nel 1977; Giuseppe Ciotta, brigadiere P.S. assassinato dalle Brigate combattenti a Torino nel 1977; Raffaele Iozzino, Guardia di P.S. assassinato dalle BR in via Fani nel 1978; Giulio Rivera,Guardia di P.S. assassinato in via Fani dalla BR nel 1978; Rosario Berardi, Maresciallo della P.S. assassinato dalle BR a Torino nel 1978; Lorenzo Cutugno, Agente di Custodia assassinato dalle B. R. a Torino nel 1978; Mariano Romiti, Maresciallo P.S. assassinato a Roma dalle BR nel 1979; Pierino Ollanu, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR in piazza Nicosia nel 1979; Michele Granato, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR a Roma nel 1979; Francesco Evangelista, Appuntato di P.S. assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Mario Amato, magistrato, assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Enrico Rizziero Galvaligi, Generale dei carabinieri, assassinato  a Roma 1980; Ciriaco Di Roma,Appuntato di P.S. assassinato dai NAR ad Acilia nel 1981; Sebastiano Vinci, vice Questore, assassinato a Roma dalle BR nel 1981; Luigi Carbone, Brigadiere della P.S. assassinato  dalle BR a Torre del Greco nel 1981; Antonio Galluzzo, Agente della P.S. assassinato a Roma dai NAR nel 1982; Franco Sammarco, Agente della P.S. assassinato dai NAR nel 1982; Rolando Lanari, Agente di P.S. assassinato in via Prati di Papa dalle BR nel 1987; Lucio Terminiello, impiegato di banca, assassinato da un esponente della destra extraparlamentare a Milano ; Pietro Scrofana, Commissario Capo, morto nel corso di una manifestazione in Piazzale Clodio; Emilio Perondi, docente Universitario, morto a Fiesole.

Nel corso della cerimonia ci sono stati vari momenti particolarmente toccanti dal punto di vista emotivo sia per i parenti delle vittime degli attentati terroristici che per gli uomini delle istituzioni che in quegli anni, hanno creduto nel loro lavoro battendosi con tenacia a rischio della propria vita e della sicurezza dei propri familiari.

I lavori, moderati dal prefetto Francesco Tagliente, sono stati aperti con la proiezione di un breve filmato dedicato alle vittime della Questura di Roma. Tra tutte le istituzioni impegnate nella lotta al terrorismo, la Questura di Roma è stata quella che in assoluto ha pagato di più anche in termini di vite umane. Ricordare quelle vittime in Questura – ha detto Tagliente – significa alimentare il senso dello Stato nel quale quei servitori dello Stato hanno creduto e per il quale si sono battute.

Aprendo gli interventi, Questore Guido Marino ha rivolto il saluto di benvenuto alle autorità e al numeroso pubblico, ricordando quanto è importante manifestare la vicinanza ai familiari delle vittime del terrorismo e manifestare il dovuto rispetto a quelle persone che hanno rischiato la vita per sconfiggere il terrorismo in quegli anni di piombo e di strategia della tensione.

A seguire è stato presentato un video messaggio fatto pervenire dal presidente dell’associazione “Memoria” Mariella Magi Dionisi che, impossibilitata a partecipare, ha voluto sottolineare che ai familiari delle vittime fatto male vedere i terroristi salire in cattedra e pontificare aggiungendo che l’associazione Memoria desidera solo verità e giustizia. Ha tenuto a sottolineare anche il ruolo svolto da tante persone che hanno combattuto con i loro cari.

Il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove nel suo indirizzo di saluto ha sottolineato l’importanza della celebrazione per alimentare la riscoperta dei Valori primari, tra i quali vi è certamente quello del mantenere sempre viva la memoria delle Vittime del terrorismo. Ha ricordato inoltre la gratitudine a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine che nei cosiddetti “anni di piombo” hanno strenuamente lottato, e vinto, contro il terrorismo a rischio ed a costo della loro stessa vita.

Il prefetto Tagliente ha quindi invitato a prendere la parola il presidente dell’Associazione europea vittime del terrorismo Giovanni Berardi figlio del maresciallo del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza Rosario Berardi, assassinato a Torino dalle BR nel 1978.

Anche Giovanni Berardi ha voluto sottolineare il disagio nel vedere terroristi salire in cattedra e pontificare. “Con superficialità e macabro gusto – ha detto – con i media complici alcune istituzioni e loro rappresentanti, sono sempre pronti ad offrire visibilità e pulpiti delle stesse istituzioni che gli stessi terroristi un tempo vollero abbattere armi in pugno”

Per sentire le riflessioni del mondo della comunicazione Tagliente ha invitato ad intervenire due grandi giornalisti.

Andrea Nemiz, entrato all’Agenzia Italia negli anni 60, che per circa 35 anni ha documentato tutti i fatti di terrorismo avvenuti sul territorio nazionale e Paolo Gambescia, un pezzo di storia della comunicazione perché ha cominciato a fare il giornalista nel 1965 all’Unità, dove è rimasto fino al 1979. Dal 1980 ha collaborato con il Messaggero di Roma, occupandosi di cronaca giudiziaria, mafia e terrorismo, diventando capo-redattore e infine vicedirettore. Dal 1998 al 2005 è stato direttore dell’Unità, del Mattino e del Messaggero.

Andrea Nemiz proiettando delle immagini fotografiche dell’archivio dell’AGI con il titolo “Il dolore nelle stragi” ha parlato del rapporto media- familiari delle vittime del terrorismo sottolineando che non di rado, i parenti vengono coinvolti del tutto inconsapevolmente, anche se solo da un punto di vista strettamente fotografico. Ciò – ha precisato –  a causa di immagini di dolore in famiglia scattate, e poi pubblicate senza alcuna autorizzazione dai soggetti interessati”.

Rivolgendosi poi a Paolo Gambescia, Tagliente ha gli ha fatto una domanda specifica guardando al futuro: “Che eredità ci hanno lasciato le vittime del terrorismo e gli uomini che in quegli anni, hanno combattuto, sopravvissuto e battuto al terrorismo utilizzando gli strumenti giuridici della democrazia?”

Gambescia è stato brillante e illuminante. Ha citato due episodi. Ha fatto emergere il vulnus della volontà che dovrebbe pervadere tutto il mondo del giornalismo di non pontificare gli assassini perché hanno scritto una delle pagine più nere della storia.

Nella foto Il Presidente Nazionale dell’associazione nazionale degli insigniti Tommaso BOVE e il Delegato Nazionale ai rapporti Istituzionali del Sodalizio Pref. Francesco TAGLIENTE consegnano al capo della Polizia Franco Gabrielli la tessera di SOCIO D’ONORE dell’ANCRI.




Castelli Romani, sindaci: competenze e titoli di studio

La realtà comunale è forse l’unico exemplum di democrazia realmente diretta oggi in Italia. Quando per democrazia si intende far riferimento al potere del popolo nel prendere la decisione di eleggere un rappresentante, bisogna tener a mente che l’obiettivo precipuo è quello di individuare le personalità maggiormente competenti. La competenza è un concetto alle volte astratto e settoriale ma nella società moderna uno dei suoi tratti distintivi risiede nei titoli di studio. Facendo convergere, perciò, la volontà di analizzare l’efficacia della democrazia diretta nelle elezioni comunali e la competenza (intesa nel possesso di titoli di studio che non significano direttamente reale competenza) abbiamo eseguito un fact checking dei titoli accademici dei sindaci dei 16 comuni dell’area dei Castelli Romani in provincia di Roma. Passando in rassegna i vari curricula, che per obbligo di legge, devono rintracciarsi sui siti comunali (D.lgs n.33/2013 agg.2016 art. 14), si evince come su 16 primi cittadini 8 abbiano conseguito una laurea per lo più in Giurisprudenza e 2 ancora in conseguimento.

Colonna:

Eletto per il secondo mandato nel 2014 con la lista civica Solidarietà e Sviluppo e aggiudicandosi il 56% del consenso, Augusto Cappellini presenta la licenza media superiore.

Nemi:

Proclamato sindaco per la seconda volta nel 2017 con il 67,8% di voti, Alberto Bertucci (lista civica Uniti per Nemi) presenta un diploma da perito elettronico ottenuto nel 1993 all’istituto G. Vallauri di Velletri.

Monte Porzio Catone:

Esponente del Partito Democratico e sullo scranno di primo cittadino con il 43,51% dei consensi dal 2014, Emanuele Pucci è il primo laureato del nostro novero: Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata nel 2012.

Marino:

Con una tesi riguardo le attività delle regioni all’estero, Carlo Colizza (M5S) si è laureato all’Università La Sapienza e ricopre la carica di primo cittadino dal 2016 con il 65,57% di votanti.

Frascati:

Dal 27 giugno 2017, aggiudicandosi il 53,6% dei consensi con cinque liste civiche a suo sostegno, Roberto Mastrosanti gode di una laurea in Giurisprudenza grazie alla quale esercita la professione di avvocato cassazionista nel suo studio a Roma e di una formazione in materie economiche che gli è valsa la qualifica di esperto in gestione aziendale presso la Business school della Fondazione Istud.

Castel Gandolfo:

Milvia Monachesi ha iniziato il suo secondo mandato nel 2017 felice del 50,11% di voti. Ma cercando meticolosamente tra sue dichiarazioni e leggendo il curriculum sul sito del suo comune, non siamo stati in grado di rinvenire informazioni riguardo le sue licenze accademiche.

Rocca Priora:

Damiano Pucci dopo ever conseguito la maturità classica, nel 2002 si è laureato in lettere sino ad occupare la carica di primo cittadino nel 2014.

Velletri:

Anche per il sindaco Fausto Servadio eletto nel 2013 di area sinistra non vi è traccia di titoli chiari di studio. Classe 1950, entra nel mondo del lavoro a metà anni ‘60 scalando le vette del mondo imprenditoriale delle realizzazioni impiantistiche meccaniche civili ed industriali. Proprietario di una società del settore meccanico, oggi è coadiuvato dalle due figli, laureate.

Lariano:

“Appassionato di lettura, cinema, teatro e sport” Maurizio Caliciotti diventa sindaco per la seconda volta nel 2017 ottenendo il 48,2% di voti. Ma prima ha conseguito il diploma di ragioniere e perito commerciale all’istituto Cesare Battisti di Velletri.

Rocca di Papa:

Eletto nel 2016 con il 60%, Emanuele Crestini nel suo curriculum vitae sotto la voce istruzione e formazione scrive Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dal 2013 alla data attuale.

Monte Compatri:

Nel giugno 2017 Fabio D’Acuti diviene nuovo sindaco con la lista civica Nuovi Orizzonti che ottiene il 43,2% di consenso comunale. Il primo cittadino D’Acuti presenta nella sezione dell’amministrazione a lui dedicata solo l’abbreviazione Avv. attraverso la quale comprendiamo il suo conseguimento di laurea anche se non è stato possibile imbattersi nel suo curriculum vitae.

Lanuvio:

La lista civica Lanuvio per la Democrazia con il 63,69% assurge a sindaco Luigi Galieti, forse il nostro vincitore. Il suo curriculum è troppo lungo e dettagliato per riassumerlo in poche righe, ma basti sapere la sua laurea in Medicina e Chirurgia con votazione 110/110 e lode, la specializzazione in Allergologia con 70/70 e lode, formazione specifica in medicina generale con massimo voto. Vanta quattro corsi di perfezionamento, la presidenza dell’Associazione Lanuvio nella storia, mentre è autore di saggi storici, collaboratore di testate giornalistiche e relatore.

Grottaferrata:

Dal giugno 2017 assume il ruolo di sindaco, Luciano Andreotti consegue la laurea in Architettura con 110/110 alla Sapienza di Roma.

Genzano di Roma:

Il giovane trentenne Daniele Lorenzon dal 2016 sindaco forte del 59,59% dei consensi è diplomato al liceo scientifico Vailati e laureando in Giurisprudenza presso Università degli Studi di Roma Tre.

Ariccia:

Roberto Di Felice diventa sindaco nel 2016 caldo del 58,40% dei votanti mentre nell’anno scolastico 1976-77 acquisisce il diploma di maturità classica al liceo Ugo Foscolo. Ma gli vale il riconoscimento di poliglotta alla voce “altre lingue conosciute” dove annovera Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco, Latino e Greco Antico.

Albano Laziale:

Eletto sindaco nel marzo 2010 e riconfermato nel giugno 2015 con un buon 53,78%, il sindaco Nicola Marini si è laureato nel 1983 in Farmacia ottenendo la lode. Nello stesso anno si iscrive all’Ordine dei Farmacisti e gestisce la Farmacia Marini a Cecchina.

Gianpaolo Plini




Nemi, la cittadina protagonista nel weekend con Borgo Divino

NEMI (RM) – Tre giorni di eventi e appuntamenti tematici per brindare alla primavera, in diretta radiofonica su Dimensione Suono Soft, aspettando la 85° Sagra delle Fragole di Nemi del 3 Giugno. I sessanta buoni motivi per scegliere Nemi all’insegna del buon bere

Mancano soltanto pochi giorni alla quarta edizione di Borgo DiVino, la manifestazione nel cuore dei Castelli Romani dedicata alla migliore produzione enologica italiana e internazionale.

L’evento raccoglie anche il plauso del Sindaco di Nemi, Alberto Bertucci, che dichiara: Siamo entusiasti di questa nuova edizione. Il nostro paese, oltre ad essere apprezzato per le fragole e i fiori, ora lo è anche per il vino. Abbiamo, infatti, il piacere e l’onore di ospitare, dopo averlo anche creato, un evento di alto spessore che promuove uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy e non solo.

Venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 l’appuntamento sarà dunque nel centro storico di Nemi, l’antico borgo castellano affacciato sul lago, ad attendere i visitatori ci saranno oltre sessanta cantine, per un weekend all’insegna del “buon bere” e della qualità della produzione enologica.

Molte le novità in serbo per Borgo DiVino 2018, che vedono un sempre maggiore coinvolgimento della cultura e delle tradizioni. È il caso della conferenza Il Vino e le donne – Una storia di lunga negazione che si terrà sabato 12 maggio alle ore 17 a cura del professor Ernesto Di Renzo, coordinatore del master universitario in “Cultura alimentare e delle tradizioni enogastronomiche” e docente di Antropologia culturale presso l’Università di Roma Tor Vergata.

La tre giorni sarà aperta anche da un altro appuntamento culturale, la conferenza Le antiche aree sacre nei Castelli Romani – Persistenza e discontinuità nei culti, a cura dell’esperta Simona Carosi, e che sarà ospitata, a partire dalle 17.30, nei locali della Locanda Lo specchio di Diana.

Nel corso del weekend la Pro Loco Nemi e il G.A.A.L.N.A. (Gruppo Archeologico Ager Lanuvinus et Nemus Aricinum) organizzeranno due diversi appuntamenti all’insegna delle tipicità del territorio nemorense.

Sabato 12 e domenica 13, a partire dalle ore 11, ci sarà la visita guidata al Museo delle Navi Romane, mentre nelle stesse date, a partire dalle ore 16, si potrà scoprire il borgo di Nemi con la visita guidata folkloristica, che unisce cultura, scoperte e musica in un’atmosfera di altri tempi.

Il percorso espositivo di Borgo DiVino sarà ulteriormente arricchito dalla presenza delle esposizioni artistiche de I Vinarelli, il gruppo che realizza opere artistiche attraverso l’uso di vino come pittura, e del progetto Vite a rendere, curato dall’Associazione Culturale Manacubba, che trae linfa dal recupero della memoria storica dei vignaioli dei Castelli Romani.

Con C’era una volta il contadino, i visitatori potranno scoprire un’esposizione tematica dedicata agli strumenti dei campi e delle vigne di un tempo, con protagonista il carretto a vino, i bigonci, i paioli e tutto ciò che in passato costituiva l’armamentario del vignaiolo e del contadino.

PROGRAMMA
Sei aree tematiche, oltre sessanta cantine e l’imperdibile appuntamento con le degustazioni guidate, che si terranno nella splendida cornice dello Stallone di Palazzo Ruspoli con il seguente calendario:

· Venerdì 11 maggio alle ore 19 – Degustazione di vini bianchi e rossi dal mondo, con produzioni dalla Francia, California, Sudafrica e Nuova Zelanda
· Sabato 12 maggio alle ore 18 – Degustazione tematica sul Brunello di Montalcino (con assaggi di prodotti tipici locali)
· Domenica 13 maggio alle ore 18 – Degustazione tematica sul Barolo DOCG (con assaggi di prodotti tipici)

Importante infine lo spazio riservato alla comunicazione di Borgo DiVino, che quest’anno sbarca anche in radio.

PARTNER
Tra i media partner dell’evento, insieme a PaesiOnLine, sito di riferimento nell’ambito turistico in Italia, ci sarà anche Dimensione Suono Soft, la radio capitolina dalle atmosfere rilassanti che accompagnano tutta la giornata e che oltre a promuovere in tanti appuntamenti giornalieri l’evento racconterà, attraverso la sua rubrica Segreti in tavola curiosità e retroscena di Borgo DiVino 2018.

SINDACO DI NEMI
Per il sindaco di Nemi Alberto Bertucci “È motivo di orgoglio per l’amministrazione Comunale di Nemi organizzare insieme a CastelliExperience la quarta edizione di un evento così importante. Una tre giorni che vede il nostro territorio confrontarsi a livello nazionale e non solo in qualità di prodotti Vinicoli. In questa edizione abbiamo puntato molto all’unione di questa manifestazione a quella più atteso a Nemi: “La Sagra delle Fragole 2018” che si svolgerà il 3 giugno, subito dopo “Borgo DiVino”. Insomma per Nemi è atteso un mese di Maggio e Giugno ricco di eventi. Un particolare ringraziamento– conclude Alberto Bertucci – voglio rivolgerlo al sindaco di Frascati Mastrosanti, che attraverso il consorzio dei vini DOCG Frascati ha sostenuto e promosso questa quarta edizione”.

Gli ingredienti ci sono tutti, Borgo DiVino 2018 sta per iniziare!




Salvini: “Non esistono governi neutrali”

Matteo Salvini tira dritto. “Confermo – dice a Radio Capital – che ci provo fino all’ultimo. Ma nessuna pressione, nessuna voglia di dare consigli a nessuno. Ieri non ho sentito Berlusconi”. “La mia posizione di oggi – ha sottolineato il leader del Carroccio – di oggi è quella di due mesi fa: lavoro a un governo che premi il voto degli italiani”. “Ci sono ancora due veti incrociati, non è cambiato niente. Io in mezzo, nessuno dice no alla Lega”.

“Non esistono – ha evidenziato ancora – governi neutrali. L’unica eccezione che dico a Mattarella è che se voleva un governo che non aveva i numeri doveva mandare il mio… Avrebbe comunque numeri più ampi di questi”. “Belloni – ha detto inoltre a proposito della segretaria generale della Farnesina data in pole per un incarico da parte del capo dello Stato – non la conosco, sarà la migliore persona del mondo, ma se è un’esponente ministeriale che ha ottimi rapporti con Bruxelles la trovate in sintonia con gli elettori che hanno scelto il cambiamento?”.




Olosegun a Malta e la mortificazione dei profughi: quando non si è capaci di indignarsi…

Mentre al festival Limes, il presidente uscente Paolo Gentiloni auspicava per l’Italia: ”Abbiamo bisogno di migranti..”, mentre decine di nigeriani si stringevano su gommoni semi gonfi sfidando le acque minacciose del mediterraneo che li separavano dal Belpaese e mentre corpi inermi di bambini e qualche donna ondeggiavano nella schiuma delle onde rabbiose del mare nostrum, giovedì 3 maggio, per una sosta di tre giorni è giunto sull’isola di Malta, accompagnato dalla sua signora e le due figliolette, il nigeriano Olusegun Oladiran Adebutu, multi miliardario sennonché fondatore, presidente e proprietario della compagnia petrolifera Oil & Gas, la stessa che questi giorni sta costruendo la più grande raffineria dell’Africa sub sahariana.

Il signor Olusegun non è arrivato sull’isola in barcone

E’ arrivato comodamente accompagnato da uno stuolo di amici e dignitari, artisti e personaggi del jet set per festeggiare il suo compleanno. Per questa festosa ricorrenza il magnate ha affittato 380 stanze nell’albergo più lussuoso di Malta, unico ed esclusivo albergo nella località di San Giuliano a mare, complesso completo di arena, dove in onore di Adebutu è stato organizzato un grande concerto con cantanti, banda e dj, arrivati nell’isola lo stesso giorno con il ricco nigeriano. Le 380 stanze, prenotate per tre giorni ospitavano altrettanti amici, cantanti, modelle e personaggi famosi del mondo dello spettacolo.

Il signor Olusegun non ha dovuto badare a spese e perciò non si è fatto mancare niente

Per il suo compleanno ha voluto circondarsi da nomi illustri e come riporta Netnews.com ha chiamato a brindare con lui la modella portoghese Victoria’s Secret Angel Sara Sampaio, la cantante americana Ashanti, il rapper Ja Rule, il gruppo R&B Blackstreet, il cantante Lewis Thomas, Tevin Campbell e non solo. Chi si aspettava di trovare nomi di profughi nella lista degli invitati è rimasto deluso perché non ne ha trovato alcuno. Quelli magari stavano ancora in campi di concentramento in Libia aspettando l’occasione di poter evadere per prendere il mare. Ci raccontano che dalla Nigeria si fugge per creare nuove speranze, affrontando viaggi che possono durare fino a sei mesi tra mare e deserto. Ci raccontano anche che il terrorismo è uno degli aspetti problematici di questo Stato. Questo è in parte vero e ciò è dovuto alla presenza del gruppo islamista militante Boko Haram. E’ vero in parte ma non è tutto. Il paese è afflitto anche da fame, malattie e danni ambientali, molti causati dal versamento di greggio estratto dai giacimenti locali che danneggia pesca e agricoltura. Le raffinerie ed i pozzi petroliferi dei vari Adebutu che festeggiano i loro compleanni spendendo un patrimonio in sistemazione per gli ospiti in alberghi di lusso, feste, canti e divertimenti vari, possono avere qualche nesso con quanto appena scritto?

La cronaca la si può concludere qui perché l’episodio vergognoso testé narrato è più che sufficiente per gridare vendetta al cospetto di Dio e non solo

Ahinoi non si è più capaci di indignarsi. Le associazioni pro emigranti, i vari “buonisti di stagione”, quelli che invocano altri emigranti per supplire al calo demografico, le tante Ong che strappano le vesti davanti all’indegno trattamento che subiscono gli emigranti, nulla hanno da ridire davanti a questo schiaffo alla povertà? Come si può parlare di profughi che fuggono dalla fame, dalla morte nel mare e girare la testa altrove per non dispiacere a chi sta danneggiando pesca ed agricoltura, pane quotidiano e sostentamento di povera gente? Che intende Gentiloni con “flusso sicuro”? L’Europa, anziché tagliare i fondi all’agricoltura del sud Italia per incrementare i fondi all’immigrazione, perché non si occupa seriamente dei vari Adebutu africani? E’ ora che al popolo africano sia data l’opportunità di partecipare al benessere del paese. La ricchezza derivante dalle risorse disponibili andrebbe equamente distribuita tra quella gente per non farla espatriare. “Non si può continuare a versare acqua in cisterne screpolate”. (Geremia 2:13)

Emanuel Galea




Aldo Moro, quarant’anni fa la morte: le lettere, la tragedia, l’enigma

Il nove maggio del 1978 a Roma era una giornata grigia e ventosa. L’asfalto era ancora bagnato per la pioggia caduta il giorno prima. Le pantere della polizia e le gazzelle dei carabinieri andavano e venivano per le strade, alla ricerca di qualche indizio, nella speranza di beccare una traccia che portasse al covo dei terroristi.

In quei 55 giorni nella capitale era stata fermata un’automobile ogni dieci, e una persona ogni venti era stata controllata, senza mai arrivare a nulla. Alle 12.30 di quella mattina con poco sole, il telefono squillò a casa del professor Francesco Tritto, un assistente universitario di Aldo Moro. “Pronto, chi parla?”. “Sono il dottor Nicolai” rispose una voce giovane. Ma a chiamare era il brigatista rosso Valerio Morucci, 29 anni, uno dei cervelli dell’operazione: “Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani. Lì c’è una R4 rossa. I primi numeri di targa sono N5”.

Era la fine annunciata di una spericolata azione terroristica durata poco meno di due mesi ma che influenzò la storia italiana per molti anni a seguire. Moro era stato ucciso poche ore prima, colpito nel petto dai proiettili sparati dagli assassini.

Da tre giorni il Paese intero aspettava quel tragico epilogo: il lugubre comunicato numero nove diffuso dalle Br il 6 maggio aveva annunciato seccamente l’imminente morte del presidente della Dc: “Concludiamo la battaglia, eseguendo la sentenza a cui Moro è stato condannato“.

Ormai nessuno credeva più alla possibilità di rivedere Moro vivo. Il Vaticano aveva segretamente raccolto una grande cifra per pagare un eventuale riscatto. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone aveva sul tavolo le carte per concedere la grazia a un terrorista che non si era macchiato di crimini di sangue. Ma il governo presieduto da Giulio Andreotti e sostenuto dal Pci non voleva cedere ai terroristi. E così la sentenza fu eseguita.

Il 9 maggio il cadavere di Moro fu ritrovato adagiato nel bagagliaio della R4 rossa usata dai brigatisti per l’ultimo viaggio del presidente. La macchina era parcheggiata in via Caetani, a metà strada tra Piazza del Gesù, dove si trovava la sede della Democrazia, e via delle Botteghe Oscure, dov’era il quartier generale del Pci: i due partiti del compromesso storico che le Br avevano deciso di combattere imbracciando il mitra.

Aveva il vestito grigio a righe e la cravatta che indossava il giorno del suo rapimento in via Fani, dove i cinque uomini della sua scorta morirono crivellati dai colpi delle mitragliette Skorpion.

Moro non voleva soccombere, e non voleva che soccombesse la sua visione politica di sbloccare la democrazia italiana favorendo un’evoluzione socialdemocratica del Pci.

Le sue ‘lettere dal carcere’ (alla moglie Noretta, a Cossiga, a Zaccagnini, al Papa) chiedevano di trattare con i suoi sequestratori. Ma il fronte della fermezza (comunisti e democristiani) non poteva accettare che Moro parlasse all’opinione pubblica contraddicendo la linea dei partiti di governo, quel governo di unità nazionale che lui stesso aveva progettato e fatto nascere. E dunque durante la sua disperata battaglia per la vita, il presidente sequestrato dai brigatisti conobbe l’onta e il disonore di essere presentato dai suoi compagni di partito come una persona debole, fiaccato dai suoi carcerieri, che anteponeva la sua vita al bene del Paese.

Come poteva Moro aver scritto ai capi della Dc: ‘Il mio sangue ricadrà su di voi’? Eppure lo aveva fatto. Il giorno del ritrovamento del cadavere, la famiglia decise di consumare lo strappo con le istituzioni. La moglie e i figli rifiutarono i funerali di Stato e seppellirono Aldo Moro in forma privata nel cimitero di Torrita Tiberina. Lo Stato volle comunque una cerimonia solenne, che fu celebrata da Paolo VI a san Giovanni. La bara di fronte all’altare era vuota. Lo Stato non si era piegato al ricatto dei brigatisti. Le Br non avevano avuto nessuna forma di legittimazione.

Ma qualcuno poteva cantare vittoria? Quella vicenda si era conclusa con una morte (che si aggiungeva a quella degli uomini della scorta) e molti sconfitti. Lo Stato non era riuscito a trovare il covo delle Br e liberare Moro. Il compromesso storico tra Dc e Pci si sarebbe interrotto di lì a poco. Le Br sprofondarono in un delirio di incomunicabilità che le isolò completamente dal Paese. La famiglia lo aveva perso per sempre.

E da quel giorno di maggio è cresciuto sempre di più il sospetto che dietro l’uccisione del presidente della Dc ci sia stata qualche complicità inconfessabile, interna o internazionale. Questa è la morte di Aldo Moro 40 anni dopo: una tragedia che si è trasformata in un enigma che nessuno è riuscito ancora a sciogliere.




Castelverde calcio (I cat.), Longo: «I nostri obiettivi? Valorizzazione dei giovani e qualità di gioco»

Roma – La Prima categoria del Castelverde ha lanciato la volata. Sfumato aritmeticamente il quarto posto (in teoria l’ultimo utile per la qualificazione alla prossima Coppa Lazio), la formazione di mister Damiano Casarola giocherà le ultime due partite con la speranza di raggiungere la quinta piazza che, tra ripescaggi e altri discorsi simili, garantirà con ogni probabilità l’accesso alla Coppa del prossimo anno. Dopo il “britannico” 2-0 interno ai danni del Villa Adriana (deciso dalle reti di Orsini e Mido Hassenein), la formazione biancoverde concluderà la sua annata sfidando in campo esterno la Spes 1908 e chiudendo in casa contro l’Accademia Real Tuscolano, vale a dire due formazioni impegnate nella corsa verso la salvezza. Intanto, come preannunciato per il settore giovanile la scorsa settimana, il direttore generale Clemente Longo inizia a parlare di futuro anche per ciò che concerne la Prima categoria. La squadra ripartirà senza dubbio dalla conferma dello stesso Casarola che ha sposato in pieno il progetto del Castelverde. «Abbiamo parlato col mister e gli abbiamo spiegato quali dovranno essere i punti fondamentali del programma della prima squadra nella prossima stagione – dice Longo – La società vuole arrivare in Promozione attraverso un percorso che implichi la valorizzazione dei giovani del vivaio e il lavoro sul campo. Il Castelverde vuole salire di categoria con la qualità del gioco e non con gli “investimenti” folli che hanno caratterizzato gli ultimi anni (anche) del calcio dilettante. La priorità dev’essere quella di migliorare ogni singolo atleta attraverso delle nuove metodologie di allenamento: siamo convinti che, perseguendo un certo tipo di strada, possa poi arrivare anche il “conforto” del risultato del campo. Il Castelverde vuole sostenere l’idea di un calcio riconoscibile e soprattutto propositivo, non certamente speculare. Lo vuole fare attraverso la crescita dei propri ragazzi e il lavoro sul campo» conclude Longo.




La Rustica calcio (Prom), capitan Spinetti: «Abbiamo gettato delle basi importanti per il futuro»

Roma – E’ terminata con una sconfitta e con il notevole bottino di 50 punti la stagione del La Rustica in Promozione. Nell’ultimo turno, capitan Luca Spinetti e compagni hanno ceduto per 5-3 sul campo della Vis Sezze. «Una gara che è rimasta in equilibrio per oltre mezzora del primo tempo – commenta Spinetti – Poi nel giro di cinque minuti abbiamo incassato due reti, di cui una su una posizione di fuorigioco e l’altra con un rigore dubbio, e da quel momento è stata dura rialzarsi anche perché alla Vis Sezze serviva almeno un punto per assicurarsi la salvezza. Nella ripresa c’è stato spazio per alcuni ragazzi che hanno avuto meno spazio in stagione, ma abbiamo comunque accorciato le distanze grazie ad una tripletta di Simonetta. Perdere non fa mai piacere, avremmo gradito chiudere in un’altra maniera». La migliore notizia è stata l’ennesima impresa personale del bomber Simonetta. «Ha concluso la stagione con 33 reti, una cifra pazzesca. Ma lui è una persona di altri tempi e un giocatore di categoria notevolmente superiore. Siamo felici che, anche grazie al nostro contributo, abbia potuto vivere un’annata così importante e tra l’altro saltando anche alcune partite per infortunio». La fine del campionato porta sempre riflessioni e bilanci: quello di capitan Spinetti è certamente positivo. «Siamo partiti in sordina e con il semplice obiettivo di una tranquilla salvezza – rimarca l’esterno offensivo classe 1985 – Cammin facendo, ci siamo resi conto di valere anche di più: è vero che abbiamo avuto qualche infortunio abbastanza penalizzante, ma in alcune partite ci abbiamo messo del nostro. Nel complesso, comunque, la stagione è stata sicuramente buona: l’anno scorso chiudemmo a 52 punti partendo da ambizioni decisamente diverse, quest’anno abbiamo finito a 50 e abbiamo gettato le basi per un futuro roseo». La conclusione del capitano, al suo quinto anno in maglia La Rustica, riguarda proprio il “domani” del club capitolino. «Abbiamo fatto un buon lavoro assieme a mister Panno e soprattutto si è creato un gruppo sano, di ragazzi per bene, che si è sempre allenato con serietà. Mi auguro che la società possa ricominciare da qui e, con i giusti ritocchi, riproporre una rosa ancor più competitiva nella prossima stagione».




Football Club Frascati (Juniores reg. C), Giorgi: «Qui ho trascorso una bella stagione»

Frascati (Rm) – Tre vittorie e un pareggio. La Juniores regionale C del Football Club Frascati continua la sua marcia nella Coppa Primavera (competizione ideata dal comitato regionale per far giocare altre partite ufficiali alle squadre non impegnate nella fase finale del campionato) grazie al largo successo per 5-1 sul Tor Sapienza. Una sfida non facile come potrebbe suggerire il risultato. «Nel primo tempo eravamo sotto di una rete, anche se il risultato era molto bugiardo – dice il centrocampista classe 2000 Mattias Giorgi – Avevamo già costruito diverse occasioni, ma non eravamo riusciti a concretizzarle. Poi all’intervallo mister Di Carlo ci ha stimolato, spronandoci a rientrare in campo con un atteggiamento totalmente diverso. Lo abbiamo ascoltato visto che nella prima parte del secondo tempo siamo riusciti a siglare subito le reti del sorpasso e alla fine a vincere con un risultato largo». Per il Football Club Frascati sono andati a bersaglio Berisha, Molinari, Baroncini, Sejdija e Arnaldi. «Teniamo a questa competizione e vogliamo cercare di arrivare in fondo. Ora manca una sola partita alla fine del girone, quella del prossimo fine settimana contro il Garbatella, poi penseremo alle semifinali di questa Coppa». Il centrocampista, al suo primo anno di Football Club Frascati è sicuramente tra i punti di forza del, gruppo di mister Gianfranco Di Carlo. «L’anno scorso ero negli Allievi Elite del Bettini – dice Giorgi – Sono venuto a Frascati perché due amici mi hanno convinto a far parte di questo gruppo e devo dire che sono molto contento della scelta che ho fatto per questa stagione. Il futuro? Mi piacerebbe tornare a fare una categoria importante, ma vediamo cosa accadrà anche qui al Football Club Frascati. Intanto sono concentrato su questo finale di stagione perché, assieme ai miei compagni, voglio far bene in questa Coppa Primavera» conclude il centrocampista.




Ssd Colonna (basket), l’Under 14 cede in gara1 di semifinale contro Motta Camastra

Colonna (Rm) – L’Under 14 del settore basket della Ssd Colonna ha ceduto in gara1 della semifinale del campionato Uisp sul campo di Motta Camastra, tra l’altro club da tempo “amico” di quello castellano. I ragazzi di coach Peppe Tufano hanno ceduto per 45-32 al termine di una partita comunque ben giocata. «Va detto che avevamo di fronte un avversario che, nel girone della fase regolare, aveva ottenuto il primo posto facendo un filotto di vittorie. Tra l’altro, nel precedente incrocio lo scarto era stato superiore e stavolta i nostri ragazzi sono stati più a lungo in partita. Il break vero è arrivato nel terzo quarto e comunque, alla lunga, il Motta Camastra ha fatto la differenza con le rotazioni. Martedì prossimo avremo gara2 in casa e l’obiettivo è quello di fare una grande partita e portare la serie alla “bella”, da giocare sempre sul campo di Motta Camastra. La stagione di questi ragazzi, in ogni caso, è stata positiva e siamo soddisfatti dei loro miglioramenti». In attesa di capire come finirà l’avventura dell’Under 14, il settore basket della Ssd Colonna si prepara a vivere un grande pomeriggio di sport nella giornata di domenica prossima: al palazzetto polivalente di via Colle di Sant’Andrea si terrà un concentramento Uisp di minibasket a cui sono state invitate diverse società del territorio. Si parte alle ore 15 per un appuntamento che sicuramente riscuoterà parecchio interesse. Dai più piccoli ai più grandi per ricordare la bella vittoria della Promozione nel secondo match di Coppa Lazio contro il Don Bosco Cinecittà, piegato col punteggio di 79-68. Per i ragazzi di Barucca, che hanno un bilancio in perfetta parità nelle prime due partite di questa competizione (una sconfitta e una vittoria), il prossimo impegno è quello in programma domani sul campo della Valsugana.




Asd Frascati Skating Club, quattro podi e diversi piazzamenti ai campionati regionali di freestyle

Frascati (Rm) – Sono settimane di belle (e ormai consuete) soddisfazioni per l’Asd Frascati Skating Club. La società del presidente Claudio Valente ha festeggiato quattro podi e diversi piazzamenti ai recenti campionati regionali di freestyle, disciplina che rientra nel grande mondo federale degli sport rotellistici. Presso il centro sportivo delle Tre Fontane, a Roma, il club tuscolano ha applaudito la neo campionessa regionale della specialità “Classic” Giorgia Di Benedetto che nella categoria Ragazzi ha preceduto anche le compagna di società Michela Polacchi (che ha concluso al terzo posto) e Camilla Rizzo, quest’ultima “danneggiata” da uno sfortunato problema durante l’esibizione. Nella medesima specialità, Nicolò Corasaniti si è piazzato al secondo posto tra gli Esordienti, mentre Aurora Salvatori e Sofia Marcocci hanno chiuso al quinto posto. L’altro vice campione regionale è arrivato dalla specialità “Speed slalom”, categoria Ragazzi: è stata proprio Camilla Rizzo a riscattarsi della sfortunata gara nel “Classic” e a piazzarsi sul secondo gradino del podio, mentre lo stesso Corasaniti ha concluso al quarto posto. L’ultimo podio è stato registrato nella specialità “Roller cross” e il merito va ascritto ancora a Camilla Rizzo che nella categoria Ragazzi è arrivata terza. In questo caso Corasaniti è arrivato ottavo tra gli Esordienti, mentre nella medesima categoria al femminile Aurora Salvatori ha concluso settima, Sofia Marcocci decima e Rebecca Proietti 15esima. «Da consigliere federale che da cinque anni ha la delega per il freestyle, sono molto contento del movimento e della crescente considerazione che questa disciplina sta ottenendo nella nostra regione – spiega Valente – Per quanto riguarda i risultati dei ragazzi dell’Asd Frascati Skating Club, volevo fare un plauso a tutti coloro che sono scesi in pista e più in generale agli allenatori Francesco Mazzesi e Giamprisco Bove che hanno indubbiamente accresciuto la competitività di questo gruppo».