Napoli nel cinema, un allestimento sotto le stelle al Real Bosco del Museo di Capodimonte

NAPOLI – Cinema sotto le stelle all’interno dell’incantevole e magico Real Bosco del Museo di Capodimonte del capoluogo partenopeo in occasione della rassegna “Napoli nel cinema” partita il 19 luglio al 25.
Per l’occasione l’intera area è stata allestita come una vera arena cinematografica, l’intento della rassegna è stata di vedere proiezioni di sette pellicole importanti gratis che hanno fatto la storia del cinema partenopeo ed italiano dal dopoguerra fino ai giorni nostri.

Le proiezioni

Le proiezioni si sono svolte sulle praterie della zona della Fagianeria, ed i visitatori per l’occasione hanno avuto la possibilità di sedersi su sedie da regista, sdraio oppure stuoie a contatto sull’erba e godersi il fresco d’estate totalmente immersi nella natura. Ad aprire le “scene” è stato il film del 1954 di Ettore Giannini dal titolo “Carosello napoletano” con Sophia Loren e Paolo Stoppa vincitore del Prix International al Festival di Cannes, la rassegna è stata chiusa con il film “L’amore molesto” (versione restaurata) di Mario Martone del 1995.

La rassegna

La rassegna inserita nel progetto Carta Bianca nel Bosco, è realizzata grazie al contributo della Regione Campania, curata da Maria Tamajo Contarini ed è stata organizzata da Marialuisa Firpo per conto della società Stella Film srl. La conferenza stampa è avvenuta il 17 luglio nel cortile del Museo di Capodimonte ed hanno partecipato alla presentazione il Direttore Sylvain Belenger direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Patrizia Boldoni Coordinamento regionale delle arti e della cultura, il produttore cinematografico Luciano Stella e Maria Firpo e la curatrice della rassegna Maria Tamajo Contarini del Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Le reazioni

Entusiasta l’amministratore della Stella Film Luciano Stella: “ Il Museo e il Bosco di Capodimonte sono per Napoli un simbolo. La storia ed il passaggio antico e tranquillo ne fanno uno dei luoghi più affascinati della città, ideale per attività culturali che possono consentirne la fruizione in maniera insolita. Sono certo che il Cinema come è già accaduto diventerà veicolo di attrazione e cantore di tanta bellezza. – ha proseguito inoltre sempre Luciano Stella- Dedicare questa rassegna al cinema napoletano, dalle origini ad oggi, mette l’accento sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale, in particolare su quello cinematografico che proprio in questi ultimi anni sta vivendo una fortissima spinta verso nuove frontiere. Siamo felici di essere al fianco del museo di Capodimonte e di Sylvain Bellenger, direttore lungimirante e molto attento alla Settima arte che già dallo scorso anno ha aperto le porte”.

Il museo

Il Museo di Capodimonte è la Casa di tutti artisti, polifunzionale aperto a tutte le espressioni artistiche pronto ad accogliere arte figurativa, musicale, letteraria e cinematografica, senza distinzioni tra le varie espressioni umane, senza schematizzazione e sempre pronto ad accogliere innovazione avendo sempre rispetto per la tradizioni delle innumerevoli espressioni umane.
Il film proiettati nel Real Bosco sono stati:

– “Carosello napoletano” di Ettore Giannini del 1954 con Sophia Loren e Paolo Stoppa
– “Vacanze a Ischia” del 1952 di Mario Camerini, Vittorio de Sica, Peppino de Filippo, Isabelle Corey, Nadia Grey
– “FF-SS”- Cioè…che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?. Di Renzo Arbore e Massimo Troisi del 1983
– “L’uomo in più” di Paolo sorrentino del 2001
– “Spara forte, più forte…non capisco” di Eduardo De Filippo, Marcello Mastroianni e Raquel Welch del 1966
– “Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak del 2017
– “ l’amore molesto”(versione restaurata) di Mario Martone del 1995

Cenni storici sul cinema a Napoli e i personaggi che hanno segnato la produzione cinematografica a Napoli e in Italia prima degli anni trenta

ll cinema napoletano inizia alla fine del diciannovesimo secolo registrando opere cinematografiche che hanno fatto la storia del cinema italiano fino al ’31 quando il governo fascista emanò la “riforma” del cinema in cui si prevedeva la centralizzazione della produzione cinematografica a Roma ( nel ’37 la nascita di Cinecittà) e leggi censorie che proibivano l’uso del linguaggio dialettale.
Napoli divenne una location che gli storici del cinema concordano che sarebbero stati girati nel capoluogo partenopeo circa 600 film tra cui “Panorama of Naples Harbour” del 1901, prodotto dalla Warwick Trading Company. Nel 1896 il Salone Margherita dei fratelli Marino ospita la nuova invenzione “cinématographe” dei fratelli Lumière, due anni più tardi nel 1898 il padovano Mario Recanati è considerato il primo in Italia a distribuire e commerciare film ed ad aprire la prima Sala Cinematografica, in Galleria Umberto I a Napoli, al numero civico 90.

I Fratelli Lumière anche loro vennero rapiti dalla città della sirena Partenope, nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime scene riprendendo Napoli e molte zone della città: la zona di Santa Lucia, via Marina, via Toledo ed il porto.
Il primo e vero film venne girato e proiettato da Fratelli Troncone con “Il delitto delle fontanelle” , e dagli stessi fratelli venne girato il primo cortometraggio “Il ritorno delle carrozzelle da Montevergine”(1900) di Roberto Troncone, ed anche “L’eruzione del Vesuvio”. L’entusiasmo della risposta positiva del pubblico incoraggia la nascita di case discografiche come la Tina Film e la Polifilm. La Vesuvius esporta le proprie pellicole negli Stati Uniti a beneficio della comunità italo-americana

In questi anni nel capoluogo partenopeo si incomincia a pubblicare riviste specializzate come “Il cinematografo”, “Café Chantant” ed “Il programma”.

Nel 1907 debutta Francesca Bertini e nasce anche la “regina” del cinema muto italiano con il film dal titolo “La dea del mare” di Salvatore di Giacomo. Nasce in Toscana di padre napoletano vero nome Elena Saracini Vitiello si trasferisce nel capoluogo campano ed impara la lingua napoletana, tra i film che la resero prima diva indiscussa italiana, lavorando anche come aiuto-regista fu “Assunta Spina” con la regia di Gustavo Serena nel 1915, il film è considerato tra i migliori film muti del cinema napoletano e anticipatori del neorealismo. Nei primi anni ’10 e anche nel primo dopoguerra il mito dell’attrice toscana-partenopea è stato forte, tanto che può essere paragonata a dive come Greta Garbo.
Molto abile nel dosare le sue apparizioni in pubblico è stata precorritrice del divismo e dello Star System, per lei fu infatti coniato il termine “Diva” nel 1915 rendendola prima star del cinema internazionale, ed inoltre fu anche sceneggiatrice con lo pseudonimo Frank Bert.
Intorno agli anni’10 del novecento si cominciò a sentire la crisi in Italia dovuta alla forte concorrenza straniera che offriva film più rifiniti, e per attirare a sé gli spettatori i proprietari delle sale cinematografiche inventarono una nuova formula di intrattenimento che consisteva nell’alternare le proiezioni con esibizioni di comici, fantasisti e cantanti.

Altra figura femminile che diede un impulso al cinema partenopeo definita come la pioniera del cinema italiano è stata Elvira Coda Notari, nasce a Salerno nel 1875 muore a Cava de’ Tirreni nel 1946, fondò nel 1905 (circa) FILM DORA collaborando come regista, sceneggiatrice e produttrice ed anche una scuola d’arte cinematografica. Ricordiamo che Elvira Coda Notari da semplice laboratorio artigianale nel 1915 trasformò la sua casa di produzione tra le più di maggior successo italiane, aprì inoltre a nel 1925 New York la Dora Film of America. Verso gli anni ’30 del novecento si ritirò e il marito trasformò la casa di produzione cinematografica in una casa distribuzione. Dagli anni trenta a Napoli non si produce quasi nulla a parte pellicole di repertori musicali di storie d’amore laceranti. La censura in quegli anni non arrivava nelle periferie e nei teatri di periferia ed ebbero ancora ampio spazio durante l’ avanspettacolo l’improvvisazione, la battuta forte ironica e dialettale e pungente. Il secondo dopoguerra la produzione cinematografica napoletana riprende, infatti vengono a girare Roberto Rossellini con il secondo episodio del film “Paisà” candidato all’oscar, venne girato il film “ L’oro di Napoli” del’54 di Vittorio De Sica napoletano d’adozione vincitore di due nastri d’Argento nel 1955, nel 1954 “Carosello napoletano” con Sophia Loren vincitore del Prix international del 1954 al Festival di Cannes. Girarono a Napoli, Nanny Loy, Dino Risi e Mario Monicelli e tanti altri fino ad arrivare ai giorni nostri con Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores e Matteo Garrone. Tra gli artisti partenopei ricordiamo il grande Totò, Eduardo e Peppino De Filippo, Sophia Loren vincitrice di Oscar nel 1960 con “La ciociara” nonché il Leone d’oro, Massimo Troisi con il film “Il postino” con ben due candidature all’Oscar

Giuseppina Ercole




Anguillara: il vicesindaco con Capparella, Porrello e Minnucci per i bambini del Sarawi

Due incontri importanti con le istituzioni del Sarawi ieri alla regione Lazio ed alla Camera con le associazioni che da anni si impegnano a portare avanti il progetto che vede i bambini ospiti nei nostri territori. “Non poteva mancare un caposaldo di questo progetto che è Serenella Capparella – dice il vicesindaco e assessore alle Politiche Sociali Sara Galea –   e le istituzioni dei comuni che ospitano questi piccoli ambasciatori di pace”.
Al Consiglio regionale del Lazio importanti le parole che sono state spese dal vicepresidente del Consiglio David Porrello, dal Consigliere regionale Emiliano Minnucci, e dalle varie figure presenti: “C’è stato un focus sulla grave situazione della popolazione Sarawi nel territorio in cui vive – ha proseguito Galea – e sull’importanza di questa sinergia e collaborazione che si è creata con le varie istituzioni italiane che da sempre dimostrano in tutte le maniere possibili cura, ospitalità, generosità”.

Questi bambini nel loro viaggio nei nostri territori, oltre a poter visitare luoghi, conoscere il mare, i laghi, il verde, la gioia, l’amore e ricevere doni e festeggiamenti, vengono sottoposti a screening medici, cure e quant’altro. Sono state proiettate delle foto e dei video su dei viaggi fatti da dei consiglieri della regione e la protezione civile che hanno mostrato i luoghi da cui provengono questi piccoli angeli, la loro vita, e la grande sofferenza a cui sono pesantemente sottoposti: “Felici di aver potuto essere ancora una volta partecipi del loro arrivo – ha concluso il vicesindaco – in attesa di averli qui ad Anguillara Sabazia, ci prepariamo a riceverli auspicando la solidarietà mostrata dalle nostre associazioni e cittadini da sempre per fare vivere loro dei momenti meravigliosi che li accompagnino per tutta la vita rafforzando il loro benessere, la speranza di una vita meravigliosa e la loro gioia. Erano presenti anche degli studenti grandi del Sarawi che vivono e studiano in Italia e che dopo essere stati bambini ospiti del nostro paese sono stati “adottati” e fatti studiare diventando parte integrante di questa Italia in cui il sole, il mare e il cuore delle persone hanno lasciato e tracciato in maniera indelebile la loro vita”.




A proposito di copertine di giornali: Salvini santo subito

‘Famiglia cristiana’, è il periodico più letto in Italia, grazie anche a politiche di diffusione che esulano dal semplice acquisto in edicola. E del quale, velatamente, si pensa che non acquistandolo si fa peccato. O che acquistandolo si fa un’offerta alla chiesa cattolica, il che procura un vantaggio per l’ingresso nell’aldilà: tutti infatti pensano che le offerte alla chiesa cattolica vadano ai bisognosi, e che queste siano opere buone; e che le opere buone aprano la via al Paradiso… Insomma, questo periodico ha pubblicato una copertina con Salvini che sormonta una scritta con un ‘Vade retro’. Un’espressione che si racconta nei Vangeli sinottici essere stata usata da Gesù nei confronti di Pietro, in un certo momento in cui lui gli annunciava la sua crocifissione. La didascalia prosegue precisando che ‘non c’è nulla di personale, è il Vangelo’.

Ora, il Vangelo, ne abbiamo tutti almeno una copia in casa. In realtà i Vangeli sono quattro, di cui tre sinottici, contenuti in un libro che si chiama Bibbia, composta da Antico e Nuovo Testamento: un volume che tanti hanno in casa, ma che nessuno legge – o quasi. E se lo legge, a volte lo legge in maniera distorta, ma non per colpa sua. Infatti, chi sta in alto dichiara che la Bibbia ‘va interpretata, va spiegata’. Ma non è così. La Bibbia è un libro che riporta la Parola di Dio, e sarebbe stupido se fosse riservata a pochi eletti. I quali poi avrebbero l’ingrato compito di doverla spiegare ad altri meno fortunati, e che magari hanno studiato di meno. Niente di più falso. La Bibbia, Parola di Dio fino a prova contraria, si spiega da sola, specialmente nel Nuovo Testamento, e specialmente nelle parti in cui gli evangelisti narrano la storia di Gesù. Ora, Gesù non ha mai detto ‘Vade retro’ a Pietro, prima di tutto perché non parlava latino, la lingua dei Romani, notoriamente invasori della Palestina, e quindi nemici. Ma anche perché Gesù parlava in aramaico, l’antica lingua degli Ebrei. Il latino è notoriamente la lingua dei cattolici, mentre tutto il Nuovo Testamento è stato scritto in greco. Quindi niente latino. Ancora più contorta è l’interpretazione che di quella frase da’ la chiesa cattolica. In televisione, infatti, qualcuno s’è affrettato a dire che quel vade retro intendeva che Pietro dovesse andare dietro a Gesù, e seguire il Vangelo – ancora non scritto, ma fa lo stesso – e seguire i suoi insegnamenti. In realtà, Gesù dice a Pietro: “Allontanati da me, Satana” dopo avergli profetizzato la sua fine sulla croce; e Pietro gli ha detto “Non sia mai Signore”, riportato più o meno nello stesso modo nei tre Vangeli sinottici, in uno dei quali si riporta addirittura che Pietro ‘si mise a rimproverarlo’. Gesù continua, lui sì, a rimproverare Pietro per la sua frase, dicendo che Pietro aveva il senso delle cose degli uomini, e non delle cose di Dio, cioè che per l’apostolo il bene primario era la vita. Noi sappiamo ciò che Pietro non poteva ancora capire: che cioè Gesù con la Sua morte vicaria avrebbe riscattato tutto il mondo dal peccato originale, e che la Sua missione sulla terra era proprio quella. Quel “Tutto è compiuto” pronunciato sulla croce prima di spirare lo dimostra. Ma chi voleva ostacolare la missione di Gesù sulla terra, se non l’avversario, il nemico, detto Satana? Ecco perché Gesù chiama Pietro Satana, cioè, in ebraico ‘avversario’: perché se Lui non fosse morto sulla croce, l’umanità sarebbe rimasta nella colpa.

Concludendo:

‘Vade retro Salvini’ sa tanto di esorcismo, e non di Vangelo, e non ci si può defilare dichiarando che non c’è ‘nulla di personale’: in realtà è un attacco personale. La rivista più amata dagli Italiani non può mascherare le proprie intenzioni in questo modo. È pur vero che è abitudine della chiesa cattolica adoperare i versetti delle Bibbia utilizzandoli a proprio uso e consumo. Ma questa è troppo grossa. Gesù non chiese a Pietro di seguirlo, con quella frase; non gli disse di andargli dietro. Anche perché per chi ha studiato il latino, ‘vade’ vuol dire ‘vai’, e non ‘vieni’; tanto meno ‘vienimi dietro’. Con quella copertina si capisce bene da che parte sta la chiesa cattolica. Una buona compagnia, che annovera opposizioni varie, a cominciare dal PD, su per Forza Italia, e tutta la sinistra. Quella marginale come LEU, e quella mascherata da istituzioni come Confindustria, Unione Europea, George Soros eccetera. Senza far menzione degli scafisti e dei loschi figuri – almeno quattro, denunziati in Italia da una inchiesta giornalistica – che lucrano sulla morte di poveri disgraziati a cui sono state raccontate un sacco di bugie per farli venire sul barcone. O sul gommone. Sarebbe eccessivo tacciare Famiglia Cristiana, e di conseguenza la chiesa cattolica, di complicità con gli scafisti. Anche perché non si vede quale interesse potrebbero averne. Salvini ha fatto l’unica cosa che andava fatta, cioè la prima mossa per fermare l’eccidio di clandestini, e la sua mossa ha messo in imbarazzo tutta l’UE. Che ora si è resa conto che ha una responsabilità, perché l’Italia non è UE soltanto quando deve versare i miliardi di euro, o deve accettare decisioni distruttive per la nostra nazione, come la TAV, il TAP, le arance marocchine, l’olio tunisino; e via discorrendo. Piuttosto ci sentiamo di parafrasare la copertina di Famiglia Cristiana con un’altra copertina virtuale, nella quale pubblicare un’immagine di Matteo Secondo – dopo Renzi – con una didascalia che dice: “SALVINI SANTO SUBITO”.

Roberto Ragone




Duplice omicidio Chirignago: Stefano Perale condannato all’ergastolo

VENEZIA – Condanna all’ergastolo per Stefano Perale, il docente cinquantenne accusato di aver ucciso nel giugno 2017 nel suo appartamento, a Chirignago (Venezia), Anastasia Shakurova, 30 anni, e il fidanzato Biagio Buonomo Junior, 31enne. Le due vittime vennero narcotizzate dopo essere state invitate a cena, poi scattò il duplice delitto.

Stamane il pm, Giorgio Gava, aveva replicato all’arringa dei difensori di Perale, Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, che avevano chiesto l’assoluzione dell’imputato per incapacità di intendere e volere. Il giudice ha accolto la tesi dell’accusa, secondo le quali Perale, reo confesso, avrebbe architettato il duplice delitto, mosso dalla gelosia nei confronti del rapporto che Anastasia Shakurova aveva instaurato con il compagno Biagio Buonomo, di origini campane. Il giudice ha disposto il massimo della pena, al netto dello ‘sconto’ del rito abbreviato, che in questo caso cancella l’obbligo di isolamento diurno.




Favoreggiamento immigrazione clandestina: Chiesti 42 anni di carcere e 2 mln di multe per 6 nordafricani

Quarantadue anni di carcere e multe per 1 milione e 950 mila euro: è la richiesta complessiva della procura di Aosta per sei nordafricani imputati di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre sono tunisini e tre egiziani, di età compresa tra i 39 e i 26 anni e residenti tra il Nord Italia e la Francia.

I fatti risalgono al marzo scorso, quando erano stati arrestati al traforo del Monte Bianco. Avevano tentato di portare in Francia una quindicina di migranti senza documenti, anche minorenni, loro connazionali e anche alcuni pachistani, caricati a Milano. Sono almeno tre gli episodi contestati dal pm Eugenia Menichetti. Tra gli imputati – in base alle indagini – sono emersi alcuni importanti collegamenti, dalle utenze telefoniche alle auto, alcune delle quali di proprietà della stessa persona. Un migrante controllato alla frontiera dalla polizia, pochi giorni dopo avrebbe tentato nuovamente di espatriare con un altro passeur.




Morto Marchionne, il manager che rivoluzionò la Fiat

Addio a Sergio Marchionne. Il manager è morto a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler. “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato”, ha detto John Elkann annunciando la morte dell’ex ad di Fca. “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”. “Un uomo speciale”, ha detto il nuovo ad di Fca Mike Manley che ha parlato oggi dopo la presentazione dei conti dell’azienda con il debito a zero come promesso da Marchionne.

Nato a Chieti 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carbinieri. Studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l’uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la ‘rivoluzione’ che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari.

Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l’ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.




Tc New Country Club Frascati (nuoto), la Furfaro vice campione regionale su 50 e 200 dorso

Frascati (Rm) – Botti di fine stagione per il settore nuoto del Tc New Country Club Frascati. I ragazzi del responsabile Daniele Tavelli si sono comportati in maniera brillante ai recenti campionati regionali che si sono tenuti presso lo Stadio del Nuoto al Foro Italico di Roma. A spiccare è stata Francesca Romana Furfaro, atleta classe 2003, che nella categoria Juniores ha conquistato uno splendido doppio argento sulle specialità dei 50 e dei 200 dorso. Nel primo caso a soffiarle la medaglia d’oro e il titolo di campionessa regionale è stata Daria Lucattini della Sis Roma (di un anno più grande di lei) che l’ha preceduta di 23 centesimi, mentre sui 200 dorso l’atleta tuscolana è stata anticipata solamente da Martina Cenci (classe 2002 delle Fiamme Oro). «Francesca ha dimostrato un ottimo stato di forma e non a caso ha sfoderato delle buone prestazioni anche sui 50 stile e sui 100 dorso – commenta Tavelli – Ma siamo contenti del comportamento di tutti i nostri ragazzi presenti alle finali e in particolare anche delle prove di Federico Mariotti, che sui 100 dorso è andato molto vicino al tempo utile per la qualificazione ai campionati italiani, e a Valerio Tosolini, entrambi della categoria Ragazzi: le loro prove sono state un po’ condizionate dalla stanchezza accusata negli ultimi due mesi, ma sono stati comunque all’altezza della situazione. Entrambi hanno partecipato pure al buon sesto posto ottenuto dalla staffetta 4×100 stile completata da Andrea Panza e da Davide Di Casola». Prima dell’appuntamento dei campionati italiani, il settore agonistico del nuoto del Tc New Country Club Frascati sosterrà un ultimo particolare appuntamento. «Sabato circa quindici nostri tesserati parteciperanno ad una gara in mare aperto a Torvajanica, ma l’obiettivo principale sarà quello di divertirsi» spiega Tavelli. Il divertimento e anche la grande esperienza di un grande evento dovrà caratterizzare anche l’appuntamento programmato tra l’8 e il 13 agosto per la stessa Francesca Romana Furfaro che parteciperà ai campionati italiani estivi, di scena nuovamente allo Stadio del Nuoto di Roma. «Francesca ha già alleggerito i carichi di lavoro e cercheremo di portarla nella maniera più brillante possibile alla kermesse tricolore che comunque dovrà vivere con grande serenità e senza alcuna pressione» conclude Tavelli.




Frascati Scherma, Alice Volpi campionessa del mondo e Arianna Errigo medaglia di bronzo

Frascati (Rm) – Arrivano dal fioretto femminile le prime medaglie iridate “legate” al Frascati Scherma. Nella kermesse dei campionati del mondo di scena a Wuxi (in Cina) sul gradino più alto del podio è salita Alice Volpi che da tempo si sta allenando presso la palestra “Simoncelli” anche in virtù del legame sentimentale con l’olimpionico del Frascati Scherma Daniele Garozzo. Una prestazione perfetta quella della Volpi (nella foto di Augusto Bizzi assieme ad Arianna Errigo) che in finale ha avuto la meglio sulla francese Yasaora Thibus col punteggio di 15-12 e che, nei quarti di finali, aveva eliminato l’altra atleta del Frascati Scherma Camilla Mancini con un chiaro 15-9. «Non me ne rendo ancora conto, è tutto magico, sono al settimo cielo. Dedico questa medaglia a mio nonno, scomparso ad aprile» ha dichiarato a caldo la neo campionessa del mondo. Arianna Errigo ha confermato il risultato di Lipsia 2017 quando conquistò una medaglia di bronzo: a interrompere il sogno della forte atleta lombarda, che da tempo ha “sposato” il progetto del Frascati Scherma, è stata proprio la Thibus che ha dominato la semifinale. «Ero venuta qui per vincere e questa medaglia mi sta stretta – ha sottolineato la Errigo – In semifinale sono arrivata un po’ stanca e non sono mai riuscita ad entrare nel match. Dispiace anche se comunque questa è la mia settima medaglia negli otto Mondiali che ho fin qui disputato in carriera». Come detto, si è fermata ai quarti la bella corsa di Camilla Mancini che ha portato a casa comunque un settimo posto di assoluto rispetto. Non sono arrivate medaglie, infine, dalle prove individuali di fioretto maschile e sciabola femminile. Nel primo caso Daniele Garozzo è arrivato a un passo dal podio, ma si è arreso ai quarti di finale contro il coreano Heo abile a piazzare la stoccata decisiva sul 14-14. Hanno confermato un momento di forma poco brillante, invece, le tre sciabolatrici del Frascati Scherma: la migliore è stata Irene Vecchi che si è arresa agli ottavi al cospetto della forte russa Pozdniakova col punteggio di 15-12, mentre hanno abbandonato la competizione al primo turno le sue compagne di Nazionale e di società Rossella Gregorio (piegata dalla Chang, portacolori di Hong Kong, per 15-11) e Loreta Gulotta (battuta 15-13 dalla polacca Shelton). Domani torneranno in pedana Volpi, Errigo e Mancini per difendere la “fama” del Dream Team del fioretto femminile, mentre venerdì la chiusura sarà affidata ai fiorettisti (con Daniele Garozzo) e alle sciabolatrici Gregorio, Vecchi e Gulotta (assieme all’altra azzurra Martina Criscio).




Terni, in 400 evacuati per una bomba di 250 chili

TERNI – Circa 400 persone sono state precauzionalmente evacuate dalle loro abitazioni in seguito al ritrovamento di un residuato bellico, una bomba di aereo inesplosa di 250 chili (500 libbre) risalente alla seconda guerra mondiale, nella zona di Cesi, una frazione di Terni.

La decisione è stata presa nel corso di una riunione in prefettura con tutti gli organismi interessati per esaminare la situazione.
Gli artificieri intervenuti, quelli del sesto reggimento Genio pionieri dell’esercito, di stanza a Roma, hanno infatti richiesto l’evacuazione per il “rilevante potenziale esplosivo” dell’ordigno.

Il provvedimento riguarda un’area con un raggio di 380 metri dal residuato e che serve a garantire – spiega la Prefettura – la “piena sicurezza” della zona e dei cittadini residenti. Il sindaco di Terni Leonardo Latini ha quindi adottato la conseguente ordinanza e le 400 persone coinvolte sono stati sistemati presso parenti, amici e nel Pala Tennistavolo.

 




Governo, stop alla riforma delle intercettazioni

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Milleproroghe e  ha prorogato il termine per l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

 

Lo stop alla riforma delle intercettazioni

M5s spiega: era una norma liberticida voluta da un Pad in crisi per via del caso Consip. I giornalisti sono tutti d’accordo. Renzi e Orlando, all’epoca ministro della giustizia, non sono d’accordo per nulla.

Una legge-bavaglio approvata nel pieno del caso Consip, “per impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici quando sono al telefono con persone indagate”, ha attaccato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Possiamo tranquillamente dire – ha affermato – che ogni volta che qualcuno del Pd veniva ascoltato dai cittadini, il Pd cercava di tagliare immediatamente la linea e le comunicazioni. L’intento era quello di evitare ai cittadini di ascoltare i politici”.

Il Guardasigilli ha voluto ricordare “la storia del provvedimento” varato dal precedente governo: la riforma “è stata approvata – ha affermato il ministro – in concomitanza con il caso Consip”. Ora “abbiamo tolto le mani della vecchia politica dalle intercettazioni, uno strumento fondamentale contro fenomeni quali la corruzione”, ha sottolineato il Guardasigilli.

Secondo il ministro, dopo lo stop di ieri, sarà complessivamente riscritta per “trovare un punto di equilibrio tra tutti i diritti in gioco”. Si tratta di una “norma lesiva” dei diritti in gioco perché “ledeva la possibilità di portare avanti le indagini e dava alla polizia giudiziaria la possibilità di scegliere quali intercettazioni fossero rilevanti e quali no, attività che invece spetta al pm e che veniva tagliato fuori”. Il Guardasigilli ha anche messo in evidenza la “violazione del diritto di difesa”.

Tale “riscrittura” avverrà con un “percorso partecipato”, ha assicurato Bonafede che ha per questo “scritto una lettera” ai capi delle procure distrettuali del Paese.

 

La posizione dei giornalisti

“La proroga dell’entrata in vigore del decreto intercettazioni è una buona notizia. Con altrettanto favore va accolta l’intenzione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di riscrivere la norma per impedire qualsiasi forma di bavaglio all’informazione. È però auspicabile che la fase di confronto e di ascolto annunciata dal ministro coinvolga anche gli enti della categoria dei giornalisti e consenta di mettere a punto norme per rimuovere dal nostro ordinamento tutte le forme di bavaglio ai cronisti”. Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.




Dissesto idrogeologico in Italia, rapporto Ispra: 91% dei Comuni a rischio

La fotografia scattata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nella seconda edizione del rapporto ‘Dissesto idrogeologico in Italia’, mette ampiamente in evidenza la situazione allarmante del nostro territorio: il 91% dei Comuni e oltre 3 milioni di famiglie in zone “ad alta vulnerabilità”.

Complessivamente sono oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili e in nove Regioni ci sono il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico

La pericolosità a frane e alluvioni riguarda quasi 80mila beni culturali e monumenti. Con il termine rischio idrogeologico si indica la pericolosità dell’instabilità dei pendii o di corsi fluviali in conseguenza a particolari condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche, tre fattori fortemente influenzati dalle attività umane. L’impatto umano influenza fortemente la conformazione geologica e geomorfologica del suolo, così a un certo numero di attività umane è seguito un aumento del rischio idrogeologico soprattutto in alcuni comuni d’Italia.

Il nuovo rapporto dell’Ispra, presentato ieri alla Camera dei Deputati, racconta che “oltre un milione di persone vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più di 6 milioni in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni, ndr).

I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in

Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria”. In nove Regioni ci sono il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria); l’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%. Inoltre, “aumenta la superficie potenzialmente soggetta a frane (più 2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (più 4%).

Il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila chilometri quadrati). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio”. Mentre “industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio (in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, il numero maggiore di edifici esposti). Sotto minaccia anche il patrimonio culturale italiano: nelle aree franabili ci sono quasi 38 mila beni culturali, mentre sfiorano i 40 mila i monumenti a rischio inondazione” da eventi estremi.

Marco Staffiero