M5s, bufera su Di Maio: sequestrati terreni al padre

All’interno della proprietà del padre del vice premier, Luigi Di Maio, a Mariglianella, in provincia di Napoli, sono state sequestrate aree dove erano stati depositati rifiuti inerti. Lo fa sapere il comandante della Polizia municipale di Mariglianella al termine di un sopralluogo avviato nella mattinata di oggi alla presenza di tre agenti della Polizia municipale stessa, dei responsabili dell’ufficio tecnico comunale e di un rappresentante della famiglia Di Maio.




Bracciano, M5s scatenato vs sindaco. Tondinelli: “La nota 5 stelle non evidenzia nulla di specifico e di concreto”

BRACCIANO (RM) – Riceviamo e pubblichiamo la nota del sindaco di Bracciano Armando Tondinelli

“La storia infinita continua e va sempre in scena la saga del M5S aspettando la proiezione del film che, a loro dire, svelerà la verità.

Voglio però precisare subito una cosa: non ho alcun timore o disagio nel rapportarmi sui fatti e se intervengo nel dibattito quasi sempre nei confronti del M5S è perché da loro sono attaccato continuamente con rilievi che travisano la realtà . Le mie sono solo le risposte, non accuse, alle loro affermazioni e non sono riferite mai a mie iniziative. Lo stesso atteggiamento adotto nei confronti delle altre minoranze: rispondo quando sono tirato in ballo.

E’ il M5S, nelle sue articolazioni, che quasi quotidianamente lancia strali avvelenati contro di me. Azioni legittime da parte della minoranza ma io dovrei stare zitto e non rispondere agli attacchi per far loro piacere ? Certo è proprio singolare e allucinante evidenziare come la mia risposta ai rilievi da loro mossi venga interpretata e fatta passare come ossessione e timore nei loro confronti. Se il M5S non rendesse pubbliche le accuse nei miei confronti, io mi asterrei dall’inviare note di chiarimento.

Non sono stato mai io ad iniziare una polemica, anche quando sarebbe stata giustificata come nel caso delle spese elettorali, e non ho mai precluso un confronto su qualsiasi tematica, ma il confronto non comporta una obbligata condivisione di idee fra le parti se le visioni sono diverse.

Non mi lamento per la presentazione di interpellanze, esposti e interrogazioni, atti dovuti da parte delle diverse minoranze e ai quali ho sempre risposto puntualmente, ma sono i contenuti che sono spesso pretestuosi, formali e del tutto marginali.

E’ emblematico il contenuto della nota del M5S che ha generato questa risposta: non evidenzia nulla di specifico e di concreto. Si parla di “bugiardi seriali”, di arrampicamento sugli specchi, di colle prodigiose, di facili riconoscimenti di sbagli, ma tutto rimane circoscritto ad un contesto generico.

La nota del M5S termina con una affermazione che condivido in pieno nella parte che rivendica il ruolo di controllo della opposizione, mentre dissento dalla affermazione che mi attribuisce un suggerimento sul comportamento delle minoranze. Ho solo invitato le parti ad essere più concrete nell’interesse di tutti.”




Kenya, Silvia Romano ricoperta di fango per non farla riconoscere: sulle tracce dei rapitori

Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya nove giorni fa, “è stata costretta a indossare un niqab” che lascia scoperti solo gli occhi, e i rapitori “le mettono sul viso e sulle mani” del fango per non farla riconoscere. Lo riferiscono all’Ansa fonti nella zona in cui la giovane è tenuta in ostaggio e a Malindi. Sempre per non farla riconoscere, i sequestratori “le hanno tagliato le treccine” con un coltello, ritrovate domenica scorsa nella foresta a nord di Malindi.

“Ottimismo sulla liberazione”

C’è “ottimismo” nella base di polizia “Tana Delta” a Garsen in Kenya, sulla liberazione di Silvia Romano, la volontaria italiana rapita la scorsa settimana (CHI È). Lo riferisce all’Ansa uno dei responsabili. Nella base, dove opera il centro di coordinamento dell’operazione per liberare la ragazza, camionette cariche di agenti e militari sfrecciano dirette verso le zone boschive nei dintorni, dove i rapitori sarebbero oramai stati “accerchiati”. In queste ore la moglie di uno dei sequestratori, arrestata domenica scorsa, starebbe “attivamente” collaborando. Negli ultimi giorni le ricerche hanno ricevuto una spinta in avanti grazie alle informazioni ottenute dai tre sospetti tenuti in custodia dalla polizia. Il raggio delle ricerche è stato ristretto a una specifica area della foresta.

Ministro Moavero Milanesi: “Necessario mantenere riserbo”

“Quanto sta accadendo in Kenya è un fatto molto grave: una nostra connazionale è stata rapita”, ha detto intanto il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi. “Noi lavoriamo in costante contatto con le autorità del Kenya per le ricerche che vengono effettuate e siamo assolutamente motivati a fare tutto il necessario per riportare la nostra compatriota a casa”. Moavero ha ribadito la necessità di mantenere “un doveroso riserbo per consentire alle indagini di andare avanti e arrivare a un risultato positivo”. La polizia del Kenya si è detta certa che Silvia Romano sia viva e che presto verrà liberata, perché il cerchio intorno ai rapitori si sta stringendo. “Ci stiamo avvicinando. Tutto indica che li abbiamo quasi raggiunti”, ha detto nei giorni scorsi il comandante regionale Noah Mwivanda.

Chi è Silvia Romano?

Milanese, 23 anni e un grande amore per l’Africa. Silvia Romano, la giovane volontaria italiana sequestrata in Kenya, è un’istruttrice di ginnastica e si è laureata lo scorso febbraio. In queste settimane era impegnata, tra le altre cose, in una raccolta fondi della onlus “Africa Milele Onlus” finalizzata all’acquisto di una cisterna per il recupero dell’acqua piovana dal tetto di una ludoteca.

Silvia Costanza Romano, lo scorso febbraio si è laureata in Mediazione Linguistica per la Sicurezza e Difesa Sociale al Ciels, il Centro di Intermediazione Linguistica Europea. La scorsa estate ha deciso di partire da sola per l’Africa, per la sua prima esperienza di volontariato in un orfanotrofio a Likoni, gestito dalla onlus “Orphan’s Dream”. Poi Silvia ha proseguito le sue attività con la piccola onlus marchigiana “Africa Milele” (che opera nel Paese africano su progetti di sostegno all’infanzia) a Chakama, prima di tornare in Italia. Ma poi ha deciso di continuare con il suo impegno in Africa, dove era tornata ai primi di novembre.

Il rapimento

La volontaria italiana di 23 anni è stata rapita durante un attacco armato avvenuto il 20 novembre sera, alle 20 ora locale, in Kenya, nella contea di Kilifi. La Farnesina conferma l’accaduto precisando che si tratta di Silvia Costanza Romano , una ragazza di Milano che lavora per la onlus marchigiana Africa Milele. Durante l’episodio, avvenuto nella zona di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi (LE IMMAGINI DEL LUOGO DEL RAPIMENTO), sono rimaste ferite cinque persone. Lo ha riferito all’Associated Press il capo della polizia keniota Joseph Boinnet, che ha precisato che non è ancora chiaro il motivo dell’attacco né chi l’abbia compiuto. Nella zona ci sarebbero stati rapimenti di stranieri da parte di fondamentalisti islamici con base in Somalia: una delle ipotesi è che a entrare in azione sia stato un commando delle milizie di Al-Shabaab. “Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te. Africa Milele Onlus”: questa la scritta che appare sulla homepage del sito della onlus di Fano con cui la ragazza è impegnata in Kenya.

Attivata l’unità di crisi della Farnesina, la Procura apre un’indagine

L’unità di Crisi della Farnesina si è immediatamente attivata e lavora a stretto contatto con l’ambasciata italiana a Nairobi e con la famiglia della cooperante. Come in tutti i casi di rapimenti all’estero, sottolineano le stesse fonti, la Farnesina intende mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda “nell’esclusivo interesse della connazionale”. Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di sequestro di persona per finalità di terrorismo e, mentre si attende una prima informativa sulla vicenda, i carabinieri del Ros sono già in contatto con le autorità keniote.

Uomini armati hanno “sparato indiscriminatamente”

La polizia keniota su Twitter ha reso noto che nell’attacco gli uomini armati hanno “sparato indiscriminatamente” ferendo 5 persone, tra cui due ragazzini di 10 e 12 anni le cui condizioni sono stabili. In ospedale è stato anche ricoverato un 23enne, colpito al petto, le cui condizioni sono invece critiche, insieme ad altri due giovani feriti uno al ginocchio e l’altro alla coscia. La polizia sta lavorando “per scovare i criminali”, hanno assicurato.

Un testimone: “Schiaffeggiata e legata prima di essere portata via”

Un testimone, un ragazzo che studia grazie alla onlus per cui lavora la ragazza, sostiene che i rapitori cercassero proprio lei, e che l’hanno schiaffeggiata e legata con le mani dietro la schiena, prima di portarla via. Il giovane afferma che la banda ha fatto irruzione nell’ufficio dell’organizzazione con fucili e machete, intimando che gli venisse detto “dov’era la donna bianca”. I rapitori non gli hanno creduto quando ha detto che lei non c’era e l’hanno trovata, aggredita, legata e portata via. A parlare è stato anche Davide Ciarrapica, fondatore della Onlus Orphan’s Dream, con cui Silvia Romano aveva fatto un’esperienza di un mese di volontariato lo scorso agosto nell’orfanotrofio di Likoni: “Quando un mese fa è tornata in Kenya, Silvia mi è venuta a trovare e le ho detto di non andare a Chakama”, ha affermato Ciarrapica all’Ansa, “perché non è un posto sicuro, ma lei mi ha risposto che lì erano tutti suoi amici”.

La presidente della onlus: “Sono andati a colpo sicuro”

“Il rapimento della volontaria italiana 23enne è avvenuto in una parte del Kenya dove non ci sono centri commerciali, al massimo un negozietto dove si vendono fagioli e dove soprattutto non succede mai niente del genere”, ha spiegato Lilian Sora, presidente della onlus, smentendo le ricostruzioni iniziali. “A quanto ci hanno raccontato le persone che abitano nel villaggio – ha aggiunto – sono arrivati quattro-cinque individui armati che hanno lanciato un petardo, facendo sollevare la sabbia e hanno sparato più volte. Poi sono andati, a colpo sicuro, nella casa dove era la nostra volontaria, probabilmente perché lì sapevano che c’era un’italiana, anche se non so spiegarmi il motivo di quello che è successo. In quel momento era da sola, perché altri erano partiti e altri ancora arriveranno nei prossimi giorni”.

L’associazione attiva dal 2012
“Siamo in costante contatto con la Farnesina – ha proseguito Sora – e attendiamo risvolti positivi affinché possa essere al più presto liberata la nostra volontaria”. La fondatrice della onlus racconta di non aver mai avuto problemi, perché “si tratta di un’area tranquilla, un centro rurale in mezzo alla foresta”. Africa Milele, che ha sede a Fano, è nata nel settembre 2012, a tre anni di distanza dal viaggio di nozze della sua fondatrice, con l’obiettivo di “fare qualcosa per quel Paese al quale sono legata affettivamente”. E Milele, il nome in lingua swahili della onlus che ha fondato, significa “per sempre”. Nel tempo, Lilian Sora ha coinvolto nell’associazione anche i suoi genitori e gli amici e i progetti di Africa Milele si sono concentrati nel tempo soprattutto all’interno della comunità di Chakama, con l’obiettivo di renderla autosufficiente.




Puttane, mignotte, cafoni, burini e… onorevoli: state calmi, niente panico. State sereni, sereni!

Tempora mutantur, nos et mutamur in illis” ovvero il tempo cambia e l’uomo cambia con esso. Processo inarrestabile che va avanti dai primi inizi della terra. La vita scorre ed il tempo pure. Cambia l’uomo. Cambiano le cose, le persone, le usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Quello che ieri ci scandalizzava oggi non scandalizza più. Lo stesso concetto della moralità ha perso lustro, ha smarrito il suo senso. Vittima di questa metamorfosi sono i vocaboli: puttana, mignotta, cafone, burino e non solo. Termini che qualche tempo fa, non offendevano nessuno oggi sono oggetto di dibattiti e concitate discussioni.

Cos’è mai un nome? Niente e tutto. E’ accaduto proprio questi giorni un incidente spiacevole. Dei politici hanno apostrofato la classe giornalistica con degli appellativi che oggi suonano forti ed irreverenti mentre etimologicamente sono i sostantivi più innocenti che esistono nel vocabolario. Ciò detto, sia ben inteso, non per questo si vuole venire, in alcun modo, in difesa di chi ha pronunciato quelle locuzioni. Solo per portare sul loro giusto binario quelle parole di cui al titolo di questo piccolo saggio.

La puttana:

Studi approfonditi, pur ammettendo la correlazione stretta del vocabolo puttana con putto, greco pai, paidos, avvicinano la parola alla mitologia Hindù. In molta letteratura indiana e scritture Hindù, si narra il mito di Pūtanā, considerata la nutrice di Krishna, che mentre lo allattava , in cuore suo covava di sopprimerlo con il latte avvelenato. Demone malvagio. Da questi scritti infine Pùtanā viene effettivamente descritta come un demone, tanto, si scopre, essendosi ella concessa allo stesso Krishna
Altri studi vedono tracce nel latino puteus, significato originale inteso come una cavità naturale. Vedi i pozzi dove i romani seppellivano i morti. Da qui poi il significato di grembo ipogeo ed il passo al grembo materno è stato successivo. Spiegazioni intriganti che nulla dunque hanno a che fare con il tono spregevole che il vocabolo “puttana” è venuto oggi ad assumere nell’italiano popolare.

Nel dialetto siciliano “buttana” oppure “bottana” non lascia alcun dubbio. Non è certo parente di antiche vestali e in tutta l’isola venire indicate con tale appellativo non è un complimento. Eppure anche in questi casi il tempo è riuscito a fare scempio di una parola innocente.

Si è da tempo saputo, per lo meno così raccontavano i nostri avi, che “puttana” ha tutta un’altra storia. non oserei dire nobile, ma decorosa lo si può dire tranquillamente. Si racconta che in tempi passati le nobili donzelle che tenevano tanto alla loro estetica, non allattassero personalmente i loro neonati. In paese c’erano donne, matrone che di mestiere allattavano i bambini degli altri. A queste donne allattatrici si rivolgevano anche coloro a cui per una ragione o l’altra spariva il latte. Tutti portavano “il putto” dalla donna che allattava “il putto”. Con il tempo il mestiere/l’attività hanno passato il nome al prestatore d’opera. Così da forno a fornaio, da salume a salumiere, pasticcino a pasticciere e, nel caso nostro specifico, da putto a puttana, cioè la donna che allattava il putto. Ma era così semplice? Bastava dirlo. Bastava poco che ci voleva…

La Mignotta:

Della mignotta è stato scritto peste e corna. Sono stati scomodati professori e tanti ricercatori hanno passato ore intere sfogliando documenti sulle tracce della mignotta, intendendo il vocabolo, naturalmente.

Ci sta chi fa derivare l’origine del vocabolo dal francese “mignoter”, carezzare. Altri la vogliono più parente di “mignon”, favorita. A parere di tanti, queste due definizioni, se mai, hanno seguito il moderno senso della locuzione, comportamenti tipici di queste mestieranti.
L’interpretazione giusta, a detta di tanti, sarebbe molto più logica e semplice. Sempre in altri tempi, le ragazze madri, anziche fare come alcuni che oggi usano abbandonare il neonato nei bidoni dell’immondizia, queste ragazze di allora depositavano il neonato o nella ruota girevole delle suore di clausura oppure li lasciavano nei portoni della chiesa o del convento. Il trovatello allora si portava per la registrazione all’anagrafe. L’impiegato del Registro, in mancanza dei dati genitoriali del bambino, anziché scrivere in pieno matris ignotae, abbreviava il tutto scrivendo m.ignotae, ergo mignota. Anche in questo caso la semplicità è sbalorditiva. Ai tempi nostri, con l’utero in affitto, quell’impiegato del Registro avrebbe scritto, anziché padre ignoto, pa.ignoto che con l’uso sarebbe diventato pagnotto. Un nome è un presagio, un nome è un destino, non per il “pagnotto” bensì per il bambino.

Il Cafone e il burino:

Per il “cafone “ e per il “burino” la sorte non è stata tanto diversa. L’usura del tempo ha calpestato anche il loro decoroso vocabolo e ha fatto di loro un dileggio, uno scherno. Oggi, apostrofando questi vocaboli in faccia ad una persona , senza dubbio alcuno, lo si indica come una persona dai modi incivili e rozzi. Chiamare una persona “burino” oggi, sarebbe indicare quella persona come di basso intelletto e bassi istinti oppure dalle maniere scurrili. Tutto ciò a prescindere dallo status sociale del soggetto.
Molti appassionati si dedicano a ricercare l’origine di questi vocabili. Talpe degli archivi scomodano documenti e reperti antichi, tradizioni e cenni storici. A qualcuno piacerebbe credere che cafone deriva da Cafo, un centurione che combatté al servizio di Cesare .Ugualmente si vuole fare derivare il termine “burino” dal latino “Buris,-is”, manico dell’aratro. Il ricercatore basa la sua supposizione in riferimento ai braccianti, ingaggiati come lavoratori stagionali nell’Agro Romano. Questa’etimologia secondo molti sarebbe la più plausibile. Spiegazioni suggestive.
Se dobbiamo però dare credito, poi, a quello che ci raccontavano i nostri avi dobbiamo dire che il vocabolo burino trova la sua etimologia in quei contadini che scendevano nella capitale vendendo i loro prodotti, formaggi e burro, appunto i venditori di burro ossia i burini.
Per quanto concerne il “cafone” i nostri avi davano un’altra spiegazione. Secondo questi il vocabolo troverebbe la sua origine, appunto negli stessi contadini che scendevano nella capitale, con funi a tracollo per legare le bestie. Altri collegavano il vocabolo alla fune che faceva da cintura per reggere i pantaloni del contadino.

Niente in tutto questo piccolo saggio è dogma.

Un fatto però è certo. Il tempo scorre e scorrendo cambia cose, persone, usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Chi osa escludere che in un non molto lontano domani, apostrofando una persona come “un onorevole” non possa suscitare sdegno ed irrisione?

Emanuel Galea




Napoli, 20 anni di “Taranta Power”: Eugenio Bennato il 1 dicembre a piazza del Plebiscito

NAPOLI – Il noto artista partenopeo originario della zona di Bagnoli dirigerà il concerto che celebra il primo ventennale di “Taranta Power”, movimento che lo ha reso celebre in tutto il mondo, durante la manifestazione sarà accompagnato sul palco da artisti a livello nazionale ed internazionale. Lo spettacolo è un vero live vulcanico che celebra in un solo slancio il carattere del mezzogiorno, un grande fattore di un’identità riappropriata, coinvolgendo tra cui anche le nuove generazioni.

Un viaggio che gli spettatori faranno nelle radici del proprio passato e nelle contaminazione che sono state la mole della sua attuale trasformazione, la manifestazione comincia dalle ore 17 in via Toledo e via San Carlo con due parate di suonatori itineranti, con la Tarantella di Montemarano e i Bottari di Macerata Campania, l’intento di tutta la kermesse è di far dialogare nella serata di “Taranta Power” gli artisti con gli spettatori in maniera partecipativa.

Eugenio Bennato nel 1998 fondò il movimento “Taranta Power” che, sulla scia di uno straordinario rinnovato interesse del grosso pubblico giovanile per il ritmo della taranta rituale, egli propose nuove strade di creatività artistica segnando una frattura con il passato modo d’intendere la musica popolare in Italia, tra gli cui il Festival del Womad fondato da Peter Gabriel in Australia nel 2001, la “nuova musica” lo hanno portato ad esibirsi in centinaia di concerti in tutto il mondo.

Eugenio Bennato sarà accompagnato sul palco da: Daniele Sepe, Dolcenera, Pietra Montecorvino, Arisa, Alfio Antico, M’Barka Ben Taleb, Mario Incudine, Il tesoro di San Gennaro, Officina Zoè, Marcello Colasunto, Muujura, Voci del Sud, Phaleg e Rione Junno.
L’artista partenopeo nella sua carriera ha avuto tantissimi riconoscimenti tra cui anche il Nastro d’argento nel 1989 e nel 1999, con questo evento mette in connessione il passato e il futuro creando dialoghi fra generazioni, “Algebra e la magia” frase da un celebre lavoro dell’artista
partenopeo nel 2002 intitolato, “Che il Mediterraneo sia”.

Taranta Power- racconta Eugenio Bennato – “E’ un movimento che fondai 20 anni fa, e nacque nell’entusiasmo di maestri e artisti della musica
anonima del Sud, e si diffuse grazie ad un favore popolare diretto ed indipendente dai mezzi di comunicazione”- prosegue sempre Bennato –
“La leggenda del ragno nero che avvelena e induce al ritmo trasgressivo della taranta ha conquistato nuove generazioni, che ritroviamo nei passi della danza e nella tecnica degli strumenti la conoscenza e la riconquista delle proprie radici. La manifestazione del 1° dicembre a Piazza Plebiscito, voluta e sponsorizzata dal Comune di Napoli, è una chiamata a raccolta dei maestri e delle nuove leve dalla musica popolare di tutte le regioni del Sud: dalla Sicilia alla Puglia, alla Calabria e alla Campania”.

La presentazione della manifestazione è avvenuta a Palazzo San Giacomo- Comune di Napoli il giorno 27 novembre, vi erano presenti il Sindaco Luigi de Magistris, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele ed Eugenio bennato, durante la rassegna sono emerse qualche anticipazione del programma “Matera 2019 Capitale europea della Cultura”, l’estate prossima Eugenio Bennato sarà protagonista di un progetto ad hoc che vedrà gemellate nel focus sonico la Fondazione – Notte della Taranta di Melpignano e il Comune di Napoli. Ed inoltre Luigi de Magistris anche della Città metropolitana, ha annunciato che nei prossimi mesi si darà il via a una speciale iniziativa (che si realizzerà nel triennio 2019/2020/ 2021)incentrata sul ritmo della taranta, sull’asse duplice Sviluppo-Cultura e che coinvolgerà in maniera diretta e organica proprio il compositore e il musicista Eugenio Bennato.

Giuseppina Ercole




Decreto sicurezza, approvato definitivamente. Ecco cosa prevede

L’Aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto sicurezza. Dopo aver incassato il voto di fiducia, il provvedimento passa a Montecitorio in via definitiva con 396 sì, 99 no. Il testo, che era già stato approvato al Senato, dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale diventerà legge.

“Sono felice, è una giornata memorabile”, ha detto il vicepremier Matteo Salvini ai cronisti a Montecitorio. E a chi gli chiede se sia soddisfatto del voto di tutto il centrodestra sul decreto Salvini risponde: “sono soddisfatto che sia rimasto qualche reduce di sinistra che pensa che l’immigrazione clandestina non sia un problema e che la sicurezza sia un tema di destra quando è un tema di tutti”.

Oltre alla maggioranza si esprimono a favore del provvedimento anche FdI e FI. La Lega esulta con una “ola” in Aula, mentre i deputati M5S restano immobili. Il Pd, insieme a LeU, fa interventi fiume anche sui vari ordini del giorno e protesta con maschere bianche sul volto.

Questo in sintesi il contenuto del decreto:

STRETTA SUI PERMESSI

Si abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da ‘permessi speciali’ temporanei, 6 le fattispecie previste: motivi di salute di particolare gravità; calamità nel paese d’origine; atti di valore civile; vittime di tratta; violenza domestica e grave sfruttamento.

PIU’ TEMPO NEI CPR

La durata massima del trattenimento degli stranieri nei Centri di permanenza per il rimpatrio passa da 90 a 180 giorni. Si introduce la possibilità di trattenere i migranti in attesa di espulsione in altre strutture di Ps, in mancanza di posti nei Cpr, e la possibilità di trattenere i richiedenti asilo negli hotspot.

PIU’ REATI PER REVOCA ASILO, ANCHE FURTO

Si amplia la platea di reati che comportano la negazione o revoca della protezione internazionale: violenza sessuale, lesioni gravi, rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. Al Senato si aggiunge il reato di furto in abitazione, anche non aggravato.

VIA CITTADINANZA PER REATI TERRORISMO

La cittadinanza viene revocata ai condannati per reati di terrorismo.

STOP ASILO DOPO DECISIONE COMMISSIONE

Esame immediato della domanda di protezione internazionale per i richiedenti che hanno in corso un procedimento penale per un reato che in caso di condanna definitiva comporterebbe il diniego della protezione. L’esame scatta per chi ha già una condanna anche non definitiva. In caso di diniego il richiedente deve lasciare l’Italia.

SISTEMA SPRAR

Potranno accedervi solo i titolari di protezione internazionale e minori non accompagnati. Chi è già nel sistema vi rimarrà fino alla conclusione dei progetti.

FINO A 4 ANNI PER CITTADINANZA

Si ampliano i termini (da 2 a 4 anni) per l’istruttoria della domanda di concessione della cittadinanza, che verrà concessa solo se si conosce l’italiano.

LISTA PAESI SICURI

Esame accelerato delle domande di protezione per chi proviene dai paesi inseriti nella lista.

BRACCIALETTO ELETTRONICO PER STALKER

Controllo con il braccialetto elettronico degli imputati per maltrattamenti in famiglia e stalking.

CONTRATTI NOLEGGIO AUTO-CAMION A FORZE PS

Norma voluta dall’antiterrorismo per prevenire attentati con auto e camion contro la folla. I dati di chi stipula contratti di noleggio devono essere preventivamente comunicati alle forze di Polizia.

TASER A VIGILI URBANI

Si prevede la sperimentazione della pistola a impulsi elettrici anche per i corpi di polizia municipale di tutti i capoluogo di provincia.

DASPO URBANO

Si estende il Daspo per le manifestazioni sportive agli indiziati di terrorismo e si può applicare il Daspo urbano anche nei presidi sanitari e in aree destinate a mercati, fiere e spettacoli pubblici

STRETTA SU SGOMBERI

Sanzioni più severe per chi promuove od organizza l’occupazione di immobili (da 2 a 4 anni) e estensione dell’uso di intercettazioni nelle indagini nei loro confronti.

ACCATTONAGGIO MOLESTO E PARCHEGGIATORI ABUSIVI

Introduzione del reato di ‘esercizio molesto dell’accattonaggio (fino a 6 mesi che aumenta a 3 anni nel caso si impieghino minori) e sanzioni più aspre per i parcheggiatori abusivi: in caso di utilizzo di minori o di recidiva scatta l’arresto e si rischia un anno di carcere.

SINDACI DECIDONO SU ‘NEGOZIETTI ETNICI’

I primi cittadini potranno disporre, fino a 30 giorni, limitazioni agli orari di vendita degli esercizi commerciali interessati da “fenomeni di aggregazione notturna” anche in zone non centrali.

DA SQUADRE PIU’ SOLDI PER SICUREZZA STADI

Le società sportive dovranno versare più soldi per garantire la sicurezza negli stadi. La percentuale della vendita dei biglietti che dovrà essere destinata a questo scopo passa dall’1-3% al 5-10%.




Caso Giulio Regeni, la Procura di Roma pronta alla svolta decisiva

Sono i sospettati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni. Sono gli uomini che hanno messo in atto il depistaggio per complicare la ricerca della verità su quanto avvenuto tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo. Ne sono convinti gli inquirenti della Procura di Roma che è pronta a dare una svolta decisiva all’indagine sul ricercatore italiano procedendo con le prime iscrizioni nel registro degli indagati.

Un atto che verrà formalizzato nei prossimi giorni e che riguarderà poliziotti e appartenenti al servizio segreto civile egiziano, che erano stati nei mesi scorsi identificati dagli uomini del Ros e Sco.
Il lavoro degli investigatori italiani era finito in una informativa poi consegnata alle autorità egiziane nell’incontro svolto nel dicembre dello scorso anno. La volontà di imprimere un colpo di accelerazione al fascicolo aperto quasi tre anni fa a piazzale Clodio è stata comunicata al Cairo dalla delegazione di inquirenti, guidata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, nel corso del decimo vertice con gli omologhi nordafricani.

Un atto che rappresenta un passaggio formale e necessario in base al nostro tipo di ordinamento, a differenza di quello in vigore in Egitto.
Uno scatto in avanti che però, spiega chi indaga, non avrà ripercussioni sull’attività congiunta svolta in questi anni tra le due autorità giudiziarie e che durerà anche nei prossimi mesi. Nel corso dell’incontro bilaterale è stato riaffermata la determinazione ad individuare i colpevoli del sequestro, tortura e omicidio del 28enne. La delegazione italiana ha depositato gli esiti degli approfondimenti investigativi svolti sulle attività condotte da Regeni nell’ambito del dottorato di ricerca.

Dal canto loro la squadra investigativa egiziana ha presentato gli esiti degli accertamenti tecnici condotti sulle registrazioni video delle telecamere del circuito di videosorveglianza della metropolitana del Cairo del 25 gennaio 2016, e in particolare ha riferito in ordine alle ragioni delle mancate registrazioni rilevate quella sera.

In particolare, su questo punto, gli inquirenti egiziani hanno sostenuto che secondo i loro tecnici i buchi riscontrati nel ‘girato’ sono dovuti ad una sovrascrittura. Resta il fatto che dall’analisi dei video non è stato possibile individuare alcuna immagine di Regeni. I filmati analizzati rappresentano il 5% del totale ripreso il 25 gennaio 2016 dalle telecamere posizionate all’interno della metropolitana del Cairo (il restante 95% non è risultato utilizzabile). Il lavoro ha riguardato i video di tutta la linea 2 della metro e non soltanto quelli presenti nelle stazioni El Bohoth e Dokki nell’orario compreso tra le 19 e le 21.




Milano, maestro d’asilo violento inchiodato dalle telecamere: schiaffi e spinti ai bambini

MILANO – Schiaffi e spinte ai bambini tra i 2 e i 5 anni di un asilo di Pero (Milano): sono 42 gli episodi violenti registrati dalle telecamere nascoste installate dai carabinieri che questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) nei confronti di un maestro di una scuola dell’infanzia su richiesta della Procura del capoluogo lombardo. La misura arriva al termine di un’indagine durata circa un mese.




Ssd Roma VIII (calcio, Juniores prov.), Paris Borzetti: «A Setteville per dare il massimo»

Roma – La Juniores provinciale della Roma VIII sta per giocare una sfida complicata, uno snodo molto importante della sua stagione. I ragazzi di mister Massimiliano Mancuso, infatti, saranno ospiti del Setteville Caserosse che in questo momento è seconda in classifica a tre punti dal Colonna capolista, ma con una gara giocata in meno. «Sarà una partita tosta, ma noi daremo il massimo per uscire con dei punti da questa sfida» promette il difensore centrale classe 2001 Kevin Paris Borzetti che poi parla dell’ultima gara della Juniores provinciale capitolina pareggiata in casa contro l’Atletico Zagarolo per 2-2. «Abbiamo cominciato bene la partita e siamo passati in vantaggio con un mio gol, ma gli ospiti hanno trovato subito il gol del pareggio. Nel secondo tempo siamo un po’ calati e non abbiamo giocato al massimo. Le cose si sono complicate dopo l’espulsione di Marrazzi per un’espressione blasfema e poco dopo è arrivato anche il gol del 2-1 degli ospiti. A quel punto la partita era davvero in salita, ma ci siamo messi a rigiocare con il giusto spirito di gruppo: la squadra ha dimostrato di non voler perdere e siamo riusciti a pareggiare i conti grazie ad un calcio di rigore di Monterisi. Nel finale, tra l’altro, siamo stati ridotti in nove per l’espulsione di Gramiccia, ma siamo riusciti a tenere il risultato e anzi potevamo addirittura vincere con un pizzico di fortuna». Borzetti ha le idee chiare quando si parla degli obiettivi della Juniores della Roma VIII. «Questa squadra è forte, io conoscevo già diversi miei attuali compagni di squadra e so quanto valgono. Se riusciamo a mettere da parte alcuni individualismi e ci comportiamo da gruppo possiamo giocarcela con tutti. Tra l’altro finora non ho visto avversari così superiori e quindi la partita di sabato è importante per poter rientrare in determinati discorsi di classifica». L’ex giocatore della Borghesiana conclude con un commento sul rapporto con mister Mancuso. «E’ uno che sente molto la partita. Dobbiamo cercare di seguirlo di più per crescere ancora» chiosa Borzetti.




Uln Consalvo (calcio, Under 15 prov.), Aiuto: «La doppia pausa? Spero non ci abbia danneggiato»

Roma – Prima lo stop generale per l’aggressione a Riccardo Bernardini, arbitro di un match di Promozione. Poi lo sgombero delle ville dei Casamonica nella zona di via del Quadraro e la conseguente chiusura della strada (dove gravita anche il campo sportivo del Consalvo) per motivi di ordine pubblico. Fatto sta che l’Under 15 provinciale non ha più giocato partite ufficiali e questo ha provocato un po’ di rammarico a mister Emanuele Aiuto e al suo gruppo. «Venivamo da quattro punti nelle ultime due partite, realizzati con un bel pareggio per 2-2 contro i Vigili del Fuoco e con un rotondo successo per 4-0 a Lariano – spiega l’allenatore del team capitolino – Avremmo voluto dare continuità e invece sono arrivate due domeniche di stop impreviste, ora speriamo che la luce che si era accesa non si sia rispenta». Il match interno di domenica scorsa col Torre Angela sarà probabilmente recuperato con una sfida infrasettimanale. «Al di là di quella gara, che vedremo quando sarà riprogrammata, ci mancano quattro partite prima di Natale e vogliamo vedere che tipo di risposte daranno i ragazzi». La prima della serie è a Marino. «E’ una delle prime tre squadre del girone e quindi sarà una sfida molto complicata, tra l’altro da giocare fuori casa» dice Aiuto che parla della crescita del suo gruppo. «Indubbiamente i progressi rispetto all’inizio della stagione sono stati evidenti – spiega l’allenatore – Non bisogna mai dimenticare che questo gruppo è composto non solo da 2004, ma anche da 2005 e perfino 2006, quindi la differenza di un anno o due in questa fascia d’età si fa sentire. Anche per questo sono dispiaciuto del doppio stop forzato: una squadra in formazione ha bisogno di trovare continuità e fiducia e i quattro punti delle due gare precedenti ce la stavano dando. Ora ricominciamo e sarà sicuramente un’incognita, anche perché allenarsi senza giocare non è la stessa cosa. Comunque la classifica è corta, basti pensare che siamo appena a quattro punti dalla quarta in classifica. Inoltre i margini di miglioramento di questi ragazzi sono notevoli, ma bisogna continuare a lavorare sodo» conclude Aiuto.




Lirfl (rugby a 13), coach Marini dopo il test con BARA: «Contento della prestazione di tutti»

Roma – La Nazionale italiana di rugby a 13 non ce l’ha fatta a chiudere l’anno con un successo. Nel test match di domenica scorsa a Spoleto, gli azzurri sono stati battuti da BARA (British Asian Rugby Association) per 28-18. Un test match che si annunciava duro e si è confermato tale e che tra l’altro è stato abbondantemente “annaffiato” dalle forti piogge che hanno caratterizzato tutto il week-end. E’ coach Riccardo Marini, che assieme a Pierpaolo Rotilio guida la Nazionale, a commentare la prestazione della rappresentativa azzurra della Lega Italiana Rugby Football League (Lirfl). «Siamo molto contenti di ciò che abbiamo visto – spiega il tecnico – I ragazzi non si sono risparmiati e hanno accettato anche lo scontro fisico contro avversari di stazza notevole. Hanno fatto buone cose in attacco e in difesa: considerando che il gruppo contava principalmente su quattro giocatori esperti come Ippoliti, Ligi (il giocatore “di casa” andato a segno con tre mete), Di Fiore e Santavenere e che gli altri erano quasi tutti debuttanti, direi che le cose sono andate decisamente bene. Siamo stati in vantaggio nel primo tempo, poi nella ripresa è uscita fuori la maggiore esperienza e qualità della formazione di BARA, guidata da Ikram But (primo giocatore asiatico a vestire la maglia della nazionale inglese di rugby a XV e a XIII, ndr)». Insomma indicazioni certamente positive che potranno tornare utili allo staff azzurro: «Da questo gruppo potremo pescare anche in futuro per costruire una Nazionale di rugby a 13 sempre più forte» rimarca l’allenatore. Nonostante il maltempo, è stata decisamente positiva anche la risposta di Spoleto in termine di pubblico presente domenica scorsa e in generale di interesse per questa “nuova” disciplina. «C’erano molte persone al campo e questo non può che farci piacere» conferma Marini.
Ma il test match di Spoleto è stato anche quello dell’importante debutto del nuovo marchio di abbigliamento Sportika che ha vestito gli azzurri come da fresco accordo triennale. E poi non dimenticato che, anche grazie ad eventi di questo tipo, la Lirfl può portare all’attenzione mediatica le campagne sociali che sostiene annualmente. Nel 2018 e anche l’anno prossimo la Lega Italiana Rugby Football League sarà al fianco dell’associazione “Il sorriso Angelman”, una onlus che segue i bambini affetti dalla sindrome di Angelman, una malattia genetica rara.