Reddito di cittadinanza e sussidi agli immigrati, spoltronire e appisolare allo stesso momento? Due facce della stessa medaglia

Il reddito di cittadinanza e i sussidi agli immigranti si somigliano, hanno molto in comune, quasi quasi sembrerebbero uguali, ma non è così.
Tutti e due guardano verso la stessa fascia sociale, si prefiggono lo stesso scopo e ambedue sono amati e odiati, osannati ed osteggiati.
Il vento di sinistra critica, denigra e boccia il provvedimento “reddito di cittadinanza” e un vento di destra spazzerebbe via, se ne avesse l’autorità, tutti i sussidi agli immigrati.

Dal Centro Romanesco Trilussa il sonetto di Filippa dedicato al reddito di cittadinanza

Nell’ultimo dibattito in Camera sulla manovra M5s-Lega c’è stato un grandissimo dibattito sul famigerato reddito di cittadinanza.
Il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, chiudendo il suo intervento, un monologo che risplendeva il genio oratorio dei Greci, ha criticato aspramente il provvedimento sostenendo che il reddito si dovrebbe riconoscere a chi produce e non ai fannulloni per stare sul divano. Come Cattaneo la pensano molti altri, la maggior parte personalità di sinistra come Fiano, Graziano Delrio, Anna Ascani, Francesco Boccia, Maria Elena Boschi e quasi tutto il Pd che si dichiarano contro il governo perché il “Reddito di cittadinanza non è manovra di sinistra, non crea lavoro”.

In un serrato dibattito su La7, c’è stata un’accesa polemica tra l’economista Antonio Maria Rinaldi e lo stesso deputato Cattaneo. Quest’ultimo è ritornato a ribadire:

“Se dal governo gialloverde fosse stato fatto un atto di coraggio, i 10 miliardi di euro che buttiamo al vento per il reddito di cittadinanza sarebbero potuti essere utilizzati per dare sgravi veri e sostanziali alle piccole imprese, cosa che non è stata fatta”.

Non c’è solo la sinistra che condanna il provvedimento del M5S, in fila si incontrano la Gelmini e altri 

Ultimamente si è aggregato al coro nei talk show Andrea Ruggeri, nipote di Bruno Vespa, nuovo responsabile tv di Forza Italia. Suonano tutti la stessa partitura e cioè: il reddito si dà a chi produce e non per stare in poltrona.

Non è per niente peregrina e fuori posto, però, l’obiezione che viene sollevata dalla destra nel dibattito.

Se il reddito si dà a chi produce, come spiegare il sussidio che si dà agli immigrati? Non starebbero in poltrona e neanche sul divano, però sta di fatto che li si trovano in giro, sulle panchine, sui marciapiede ed altrove senza produrre alcun bene.

Addirittura, a volte, qualcuno di loro, produce ben altro che “Beni per il Paese”

Lo Stato chiede ai Comuni di individuare delle strutture che possano accogliere gli stranieri e si impegna a versare un contributo di 30 euro oltre l’Iva al giorno per ciascuno straniero che chiede asilo politico

Il reddito di cittadinanza pesa sul bilancio dello Stato italiano, si prevedono euro 780,00/mese per ogni avente diritto, mentre a carico della collettività, il sussidio per ogni profugo pesa per euro 1.150,00/mese.
C’è chi ribatte dicendo che parte del sussidio agli immigranti proviene da stanziamenti Ue. Questi signori dimenticano che i contributi che formano quei fondi UE sono sempre a carico dei contribuenti, e non nascono nell’orto di Jean-Claude Juncker.

Il business dell’immigrazione

Un altro fatto da non trascurare è la corruzione, le frodi ed i grandi affari che ruotano intorno al tema immigrazione.
Vedi l’ultima inchiesta sulle cooperative di Catania. L’operazione chiamata “Black Job”, condotta dalla Guardia di Finanza, vede coinvolti l’ispettorato del lavoro, ex rappresentanti istituzionali e figure alte dell’ASP. Anche questa ha un costo sia sociale che economico.

Povertà autoctona e straniera

Come si può facilmente dedurre, il reddito di cittadinanza e il sussidio agli immigranti sono due provvedimenti che tendono a uno scopo comune, alleviare la povertà, la prima povertà autoctona e l’altra povertà straniera, ma sempre POVERTA’ rimane.
La differenza, secondo il Cattaneo ed altri, sta nel fatto che gli usufruttuari del reddito di cittadinanza, sempre secondo i Cattaneo, serve per fare spoltronire i giovani italiani mentre sorvolano che il sussidio fa appisolare gli immigranti sulle panchine ai giardini pubblici. Molti non riescono ad afferrare il distinguo. Non crediamo sia lessicale. Molto più probabile potrebbe essere questione di colore politico.

Emanuel Galea




L’anno che verrà, gestirlo al meglio con l’agenda Flexy 2019

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La colorata agenda FLEXY 2019 dall’originale copertina flessibile in PU con logo stampato a caldo, è disponibile in vari formati (giornaliera, settimanale, 12 o 18 mesi) e colori che la rendono un prodotto al contempo estetico e funzionale, Design Artemio Croatto,da € 9.
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Calendario bimestrale da parete INTERNATIONAL. Consente di tenere sotto controllo 2 mesi (3 nel formato small) contemporaneamente, Utilizza 5 lingue: italiano, inglese, francese, tedesco e giapponese. Misure 32×138 cm (nel formato small 23,5 x 72,8 cm), Design Ornella Noorda, da € 8.

Gianfranco Nitti




Anguillara Sabazia, il nuovo che avanza: se non sei d’accordo ti meno

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Disapprovazione e critica da parte dei movimenti per l’acqua pubblica e di numerosi cittadini nei confronti degli attuali amministratori di Anguillara Sabazia guidati dal sindaco Sabrina Anselmo per quello che ormai sembra l’epilogo di una lunga vicenda che ha visto contrapposti ACEA e Regione Lazio da una parte e il comune dall’altra.

L’ennesimo tradimento da parte di coloro che avrebbero dovuto rappresentare il così detto nuovo che avanza

Al centro della polemica il Servizio Idrico Integrato che starebbe per passare dalla gestione pubblica a quella privata.

OFFICINA STAMPA DEL 13/12/2018 IL SERVIZIO SU ANGUILLARA SABAZIA

E lo scorso 6 dicembre, durante l’incontro pubblico organizzato dagli stessi amministratori per spiegare alla cittadinanza le motivazioni di tale scelta quello che è chiaramente emerso, da parte dei numerosi cittadini intervenuti, è stato un sentimento di profonda delusione soprattutto per quello che è stato definito l’ennesimo tradimento da parte di coloro che avrebbero dovuto rappresentare il così detto nuovo che avanza.
“Il quadro è stato subito chiaro, – hanno commentato in una nota i rappresentanti dei comitati per l’acqua pubblica – tutti hanno compreso, e il sentimento unanime è stato di profonda disapprovazione, di critica ad un atto di grande significato politico, che ci riporta indietro di 15 anni, assunto da chi ha dimostrato nei fatti quanto la bandiera dell’acqua pubblica fosse poco più di uno slogan. Hanno capito i cittadini, tanti, e in tanti ci hanno chiesto di andare avanti, ci hanno detto di voler tornare protagonisti per una “guerra che non è persa”.

Un clima di profonda delusione verso gli amministratori

Un clima ormai di profonda delusione nei confronti degli amministratori quello che si respira ad Anguillara Sabazia che ha assistito addirittura ad un atto intollerabile di violenza: secondo quanto riportato nella nota dei comitati per l’acqua pubblica al termine dell’incontro, mentre un gruppetto di persone era fermo a discutere, anche animatamente ma civilmente, è intervenuta una consigliera del M5S che ha iniziato con le offese e ha terminato con una aggressione fisica nei confronti di una attivista del comitato per l’acqua pubblica che è rimasta ferita al labbro e dopo essere stata visitata dai sanitari del pronto soccorso ha ricevuto una prognosi di 10 giorni.

Un atto intollerabile di violenza fisica

Un atto definito intollerabile quello che un consigliere comunale, risponda a pesanti critiche con l’offesa per poi passare all’aggressione fisica per il quale ora si stanno chiedendo a gran voce le dimissioni immediate.

Intanto dai comitati per l’acqua pubblica si riordinano le fila per tornare alla mobilitazione degli anni del referendum, affinchè si approvi in parlamento la legge proposta dal forum dei movimenti per l’acqua,e perché la regione lazio dia attuazione alla legge regionale, anch’essa ispirata da una proposta del forum: quest’ultima, da sola, azzererebbe lo status quo, e con esso il potere monopolistico di tipo privatistico di acea.




Napoli, al Museo Nazionale Archeologico i tesori del Sichuan nell’antica Cina

NAPOLI – La mostra “Mortali e immortali. I tesori del Sichuan nell’antica Cina” visitabile fino all’11 marzo 2019 al Museo Nazionale Archeologico di Napoli.

L’esposizione-mostra “racconta” attraverso manufatti di una straordinaria originalità e tecnica una cultura millenaria diversa dalla nostra, attraverso di essi un focus sull’Oriente del Paese del Dragone in particolar modo sulla regione del Sichuan appartenenti all’età del bronzo a confronto con la cultura antica partenopea.

La mostra rinnova un dialogo millenario tra l’Oriente e l’Occidente, tra il paese del Dragone e il Bel Paese, culture che hanno viaggiato parallelamente ma anche incrociandosi come testimoniano reperti archeologici in bronzo, oro, giada e terracotta, databili dall’età del bronzo (II millennio a.C.) e fino all’epoca Han (II secolo d.C.). All’esposizione nel Salone della Meridiana del Mann sono evidenziati i tratti evocativi ed enigmatica della tradizione Shu, come testimoniano le maschere in bronzo ed alla dedizione al culto del sole.

La città di Napoli è aperta allo scambio culturale continuo contribuendo alla crescita del nostro paese d’immagine a livello internazionale, dando ulteriori “racconti” alla storia stessa sia dell’Oriente e dell’Occidente, tessendo un dialogo tra culture logisticamente lontane, ma vicine.

“Mortali e Immortali”

I tesori del Sichuan nell’antica Cina” è uno scambio culturale bilaterale con il fine di lavorare con reciprocità, per far conoscere la cultura dei rispettivi popoli, infatti attualmente la Cina ospita i reperti di Pompei registrando ben 2milioni di visitatori e rafforza ancor di più il Museo Archeologico di Napoli in un’ottica mondiale.

L’aspetto semantico di tutto il percorso espositivo nel Salone della Meridiana al Mann evidenzia attraverso le statuette di terracotta, il cavallo di Sanxingdui, il sole di Jinsha un dialogo contiguo e senza tempo con i nostri tesori, ad esempio con il bronzo di Apollo ed il cavallo di Ercolano, la gioia di vivere dei bassorilievi cinesi dimostrano la grande affinità con i reperti della Pompei antica, i visitatori potranno “viaggiare” nelle culture di epoche millenarie, ripercorrere attraverso i reperti archeologici appartenenti ad un mondo spirituale di un’antichissima civiltà, ma anche fruirne la loro quotidianità.

La mostra è realizzata sotto la guida dell’Ufficio provinciale della cultura del Sichuan e patrocinata da Regione Campania, Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia e Comune di Napoli, la mostra “Mortali Immortali” raccoglie reperti provenienti da importanti istituzioni cinesi: tra queste, è necessario ricordare il Museo di Sanxingdui, il Museo del Sito Archeologico di Jinsha, Il Museo del Sichuan, Il Museo di Chengdu, l’Istituto di ricerca di reperti e archeologia di changdu, il Museo di Mianyang, il Museo Etnico Qiang della Contea di Mao.

Il Direttore del Mann, Paolo Giulierini: ”Questa importante esposizione, che chiude idealmente l’anno del turismo Europa-Cina del Mibac”,- procede – “procedura da un momento di studio sulle tecnologie nella comunicazione museale, conferma sempre il più solido legame tra il Museo Archeologico di Napoli e il paese del Dragone per la promozione del patrimonio culturale italiano, ma anche di quello cinese in Italia”. Prosegue sempre Giulierini – “Ricordiamo che le mostre del Mann su Pompei, itineranti nei maggiori musei cinesi fino al luglio 2019, contano già oltre due milioni di visitatori. Come Direttore del Mann e del parco dei Campi Flegrei ho firmato lo scorso settembre a Chengdu un doppio protocollo di intesa e cooperazione sulla Conservazione e Valorizzazione del Parco Archeologico di Donghuamen, a testimonianza dell’altissima considerazione in quel paese per la competenza archeologica italiana. Il dialogo tra il Mann e la Cina continuerà per tutto il 2019”.

Giuseppina Ercole




Pisa, focus Ancri sui disastri ambientali. Tagliente: “Servono interventi sul piano urbanistico, reti fognarie e un monitoraggio costante degli argini dei fiumi e dei torrenti con il mondo del volontariato e la tecnologia più avanzata”.

“Servono interventi sul piano urbanistico, reti fognarie e un monitoraggio costante degli argini dei fiumi e dei torrenti con il mondo del volontariato e la tecnologia più avanzata”. Lo ha detto il Prefetto Francesco Tagliente intervenendo al convegno “Disastri Ambientali”, promosso a Pisa dall’Ancri, l’associazione nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, al quale ha partecipato anche il capo della protezione civile, Angelo Borrelli.

Dopo i saluti introduttivi del Presidente della Fondazione Pisa Cosimo Bracci Torsi, del presidente dell’ANCRI Tommaso Bove, del Vicario del Prefetto di Pisa Valerio Romeo e del Capo del Dipartimento della
Protezione Civile Angelo Borrelli
, moderati dal Prefetto Francesco Tagliente, sono intervenuti Paolo Ghezzi, ingegnere esperto in tematiche ambientali e Responsabile scientifico del Master “Gestione e controllo
dell’ambiente: economia circolare e gestione efficiente delle risorse” della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Ottavio Zirilli, Ingegnere e Responsabile dell’Area della Ricerca del CNR di Pisa, Direttore Tecnico
dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e autore del libro “Disastri e Catastrofi”, delegato ANCRI per la ricerca ed innovazione.

“Per cercare di comprendere cosa si può fare per ridurre il rischio di tragedie umane causate dal maltempo e dall’incuria dell’uomo – ha detto il presidente Tommaso Bove – l’Associazione nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) ha deciso di organizzare una riflessione con l’ngegner Ottavio Zirilli del CNR e con l’Ing Paolo Ghezzi, che peraltro da vice Sindaco di Pisa, ha affrontato con il prefetto Tagliente, le varie fasi emergenziali determinate dal dissesto idrogeologico, nell’esondazione dell’Ozzeri del novembre 2012 e nella grave frana sull’A11 dell’aprile 2013, ma soprattutto la gestione dell’emergenza della piena dell’Arno del febbraio 2014 con straripamenti seguiti da danni e paura per le comunità della provincia di Pisa”.

Tagliente: “Sul piano urbanistico è indispensabile un vincolo assoluto di non edificabilità vicino ai bacini” 

“In cima alla lista degli interventi – ha premesso il prefetto Francesco Tagliente – vedo l’educazione del cittadino al rispetto del bene comune e la pulizia delle strade.

Talvolta le fognature non ricevono perché intasate da fogliame e rifiuti abbandonati. Sul piano urbanistico è indispensabile un vincolo assoluto di non edificabilità vicino ai bacini e il contestuale ripristino dei luoghi ove sono accertati gli abusi.
Bisogna rendere più agevoli i lavori di dragaggio e tornare ad avere la rete di canali, efficiente e in grado di garantire la sicurezza. Gli argini dei fiumi e dei torrenti andrebbero monitorati, in particolare in prossimità dei centri abitati. Non è pensabile farlo in fase critica durante la piena. Sarebbe utile ispezionarli facendo ricorso al mondo del volontariato e agli strumenti che la tecnologia oggi ci consente di poter disporre.
Inoltre andrebbero dragati i fiumi soprattutto alla foce e ripensare alla manutenzione dei reticoli minori”.
Bisogna prevenire il rischio idraulico ripensando al pericolo derivante dai vincoli delle normative vigenti, che di fatto rendono difficile lo scavo degli alvei dei fossi e dei canali e oneroso lo smaltimento dei fanghi di
escavazione, con rischio serio per tutta la popolazione.
In passato i materiali risultanti dall’escavazione venivano depositati lungo le fasce limitrofe al corso del canale. Con l’entrata in vigore dei nuovi vincoli questa attività non è più possibile: i fanghi, devono essere
trattati tutti come rifiuti, e spesso come rifiuti speciali. Ne consegue che un’attività che prima veniva eseguita come manutenzione ordinaria, adesso deve essere trattata come straordinaria, con conseguente complicazione operativa ed aumento esponenziale dei costi, sia per le analisi che per l’adozione di soluzioni tecniche per lo stoccaggio. Oggi per pulire i canali e i fossi i costi sono altissimi. I “fanghi di dragaggio”, dopo le analisi chimico-fisiche nella maggior parte dei casi sono classificati come rifiuto e talvolta speciale dovrebbero essere conferiti in discarica, con un alto costo, mediamente mille euro al metro, per il trasporto e lo smaltimento. Il dragaggio dei canali e dei fossi è fondamentale perché evita gli allagamenti: in caso di evento meteorico superiore alla media o addirittura eccezionale, l’aver effettuato correttamente la pulizia significa la difesa di tutti i cittadini”.

Ghezzi: “Indispensabile oggi una più diffusa cultura della
prevenzione”

Paolo Ghezzi ha affermato che “I disastri ambientali, con le conseguenze distruttive che possono generare, hanno caratterizzato tutta la storia dell’umanità. Nell’ultimo secolo, tuttavia, e in particolare negli ultimi 50 anni alcuni effetti globali, sia per le dinamiche socio demografiche che per i cambiamenti climatici in atto, le responsabilità dell’uomo risultano più evidenti che in passato. Nel 2030 il 70% della popolazione mondiale si concentrerà in centri urbani in cui si prevede vivranno circa 6.5 miliardi di persone nel 2050.

Un processo che in Italia si è già in buona parte consumato spesso senza però tenere in adeguata considerazione le fonti di rischio tipiche del nostro paese. Per questo è indispensabile oggi una più diffusa cultura della
prevenzione, perseguendo con forza gli obiettivi del Piano di riduzione del rischio (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030) in stretta correlazione con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030”

Zirilli: “Proteggere le proprie comunità dai disastri è il modo
per rendere sostenibile un territorio”

A seguire ha preso la parola Ottavio Zirilli, che è anche membro del Consiglio direttivo dell’associazione europea per i laboratori sostenibili, il quale ha aggiunto che “i disastri e le catastrofi sono fonte di particolare apprensione a causa della loro imprevedibilità, da cui la difficoltà di garantire adeguate misure di emergenza. La complessità delle cause responsabili di questi episodi rendono prioritario considerare la
necessità di occuparsi della valutazione, riduzione e gestione di questi rischi, ed è quindi fondamentale dotarsi del minimo grado di conoscenza degli effetti dopo aver indagato sulle cause, per sapere poi con quali elementi, reali o presunti, confrontarsi in fase di pianificazione e gestione; sottolineando quanto il comportamento dell’uomo sia direttamente connesso con quei fenomeni.

La comunità mondiale e la maggior parte dei singoli paesi hanno in passato preferito affrontare il problema cercando di rispondere, atteggiamento reattivo, agli eventi avversi piuttosto che anticiparli, atteggiamento proattivo; ma questa posizione è diventata sempre più difficile da sostenere, perché gli effetti dannosi che devono essere sopportati dopo il disastro sono diventati così alti da risultare insostenibili e tali da danneggiare in modo talvolta permanente l’economia.

Proteggere le proprie comunità dai disastri, diviene quindi non solo un
“dovere istituzionale” ma il modo per rendere sostenibile un territorio. Oggi la preparazione, mitigazione e risposta ai disastri sono parte del linguaggio di tutte le organizzazioni nazionali e internazionali e sono la base per promuovere la riduzione del rischio disastri. Molti disastri sono legati all’uso indiscriminato del suolo, al crescente uso di tecnologie, alla crescita demografica, ai cambiamenti climatici globali e all’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali che incidono pesantemente sugli equilibri naturali; infatti, solo di recente si cerca di modificare questa tendenza introducendo tecnologie a impatto ambientale ridotto o comunque compatibile con il naturale funzionamento del sistema ambiente, ma la loro conversione è molto lenta e spesso costosa e la politica del profitto le rende difficilmente attuabili. Tutto questo ha come conseguenza il fatto che questi eventi presentano ogni volta un “costo” sempre più alto in termine di vite umane, di perdite economiche e di sviluppo sia sul breve che sul lungo periodo, limitando la crescita economica e socio-culturale delle aree colpite. E’ quindi compito dell‘uomo – ribadisce Zirilli – cogliere il contributo che la storia dei disastri può offrire, analizzando e studiando i disastri negli aspetti tecnici, sociali e organizzativi, per non commettere gli stessi errori, cosi che le tragiche vicende delle quali la storia è testimone non possano più ripetersi”.

Borelli: “Il sistema di messaggistica che usa Pisa lo replicheremo su scala nazionale”

“A Pisa – ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli – da molti anni c’è un efficace sistema di protezione civile e un consolidato rapporto di collaborazione tra il Comune e il Dipartimento della Protezione Civile. Il sistema di messaggistica che usa Pisa lo replicheremo su scala nazionale, abbiamo preso il modello pisano e lo stiamo replicando in altre realtà. Qui – ha aggiunto Borrelli – il sistema di allerta funziona attraverso una preventiva iscrizione del cittadino a una piattaforma, mentre quello nazionale lo abbiamo pensato analogo ma senza iscrizione, ovvero raggiungendo tutti i telefoni cellulari che si agganciano alle celle telefoniche, un sistema capillare che non richiede la registrazione preventiva da parte dei cittadini”.

Borrelli ha anticipato che entro l’anno sarà varato un piano straordinario di interventi nel settore della prevenzione. «I dati degli ultimi due mesi parlano di sei miliardi di euro di danni e di 50 morti (ai quali si aggiungono i 43 del ponte Morandi di Genova), in 10 regioni e due province autonome”.