Nemi, cimitero: ampliamento laddove doveva sorgere l’isola ecologica

NEMI (RM) – Spazi quasi esauriti per il cimitero comunale di Nemi dove la disponibilità di nuovi manufatti risulta attualmente limitata in particolare modo per le cappelle gentilizie.

L’approvazione del documento preliminare

E lo scorso 16 novembre la giunta comunale ha approvato il documento preliminare, per l’avvio della progettazione, relativo ai lavori di “Ampliamento del cimitero comunale”, ai fini dell’inserimento dell’opera nel piano triennale delle opere pubbliche.

Ampliamento cimiteriale in autofinanziamento

Un ampliamento che sarà finanziato con i fondi derivanti dalla concessione dei loculi e delle cappelle gentilizie, dunque in autofinanziamento e, precisamente, provvedendo alla preassegnazione dei manufatti da realizzare al fine di garantire i necessari flussi di cassa, secondo le modalità che eventualmente saranno previste in un apposito regolamento;

La modifica della zona di rispetto dell’area cimiteriale

L’area d’intervento ricade su un terreno distinto in catasto al
foglio 8, particelle 69 e 70 e vedrà l’esecuzione di cappelle gentilizie, loculi ed un’area per lo spargimento delle ceneri. Per realizzare tutto questo verrà ampliato e di conseguenza modificata la zona di rispetto dell’area cimiteriale.

L’area doveva ospitare l’isola ecologica

Quest’area in precedenza doveva essere destinata ad ospitare l’isola ecologica tanto che il terreno venne acquistato dal Comune di Nemi e l’ufficio Tecnico predispose il progetto preliminare dell’isola ecologica al fine di poter richiedere il finanziamento all’allora Provincia di Roma per la realizzazione dell’impianto che prevedeva una spesa complessiva di circa 255mila euro. Progetto preliminare di isola ecologica poi approvato dalla Giunta comunale e che dopo parcelle pagate ai vari agronomi e geologi venne bocciato in sede di conferenza di servizi.




Roma, Atac. Telenovelas di Capodanno: dopo le precisazioni di Ceresatto arriva il monito dei sindacati confederali

ROMA – L’infinita telenovela di Capodanno, che non lesina colpi di scena, si arricchisce di una nuova e spumeggiante puntata. A poche ore dalle “precisazioni” del Direttore di Atac Cristiano Ceresatto, racchiuse nel Comunicato n. 9, giunge la nota, univoca e piccata, della CGIL, CISL e UIL, dribblate allo scadere dei tempi supplementari dalla decisione unilaterale assunta dai vertici aziendali. Da comprendere, considerata la posta (politica) in gioco.

Un volta c’era l’accordo del 20 dicembre, siglato tra
Atac e le sigle Confederali, relativo alla retribuzione economica prevista ai dipendenti
per le prestazioni lavorative extra di Natale e Capodanno. Quello che, anticipato
a colpi di slogan dall’Amministrazione Comunale ancora prima di essere
sottoscritto, non faceva distinzioni tra le mansioni aziendali e prevedere un’indennità
massima di 170 euro lorde e omnicomprensiva per chi rimaneva in sella fino alle
ore 3.30 la notte di San Silvestro. Un accordo a perdere – scritto e riscritto-,
rispetto all’anno scorso e virtù dell’aumento delle ore lavorative, bocciato
specialmente dai macchinisti della Metro
B
.

Oggi c’è, a meno di nove giorni,
il Comunicato n.9 del Direttore Ceresatto che premia proprio i macchinisti e
capitreno – “personale di condotta e di scorta”- con un’ulteriore indennità
omnicomprensiva di 25 Euro lorde, per ogni corsa straordinaria effettuata la
sera del 31 dalle ore 19.01 in poi. Una decisione logica, era infatti iniquo il
corrispettivo iniziale – e dov’erano i Confederali? –, se l’azienda non avesse
scavalcato e forzato quelle che sono, comunque, le relazioni industriali e,
inoltre, avesse previsto il medesimo trattamento agli autisti. Che di certo non
figli di un dio minore.

Ma, come detto, la posta in gioco
è elevata e se, la notte di Capodanno, fossero saltare metro e ferrovie in un
colpo solo, qualche testa sarebbe stata tagliata, tra i vertici del Campidoglio
e dell’Azienda. A cominciare da quella dell’assessore capitolino alla mobilità Linda Meleo, la prima a esporsi e a
parlare pubblicamente dell’apertura delle linee ferrate fino alle ore 3.30, dando
per certo l’accordo tra Atac e le Organizzazioni Sindacali, con la conseguente
adesione dei dipendenti.

Un errore di valutazione madornale, il suo e di riflesso dell’Amministrazione, che certamente ha indotto la municipalizzata a cercare un rimedio plausibile pur di evitare una figuraccia di fronte ai cittadini. Rimedio rappresentato, in corner, dal Comunicato del Direttore Ceresatto, preso a sua volta di mira dalle segreterie Confederali, sentendosi tradite e tacitamente bypassate. Dopo un’ampia premessa la nota, inviata anche al Prefetto di Roma Capitale, attacca che suona come un ammonimento: “Ci è doveroso oltremodo richiamare”, recita, “il rispetto delle norme sui tempi massimi di lavoro giornalieri, nel rispetto delle pause minime tra un turno e l’altro, ai fini della garanzia sulla sicurezza di esercizio e la buona riuscita dell’evento straordinario”. Cosa c’è dietro? Hanno annusato accavallamenti anomali nella costruzione dei turni o prestazioni di gran lunga superiori rispetto ai paletti normativi? È interessante saperlo com’è altrettanto legittimo domandarsi fino a che punto la legge permetta di “monetizzare” – così come scritto nel Comunicato del Direttore – il giorno di riposo previsto ai lavoratori impegnati nella giornata del 31 dicembre, trasformandolo in Riposo Lavorato.

David Nicodemi




Frosinone, accoltella il fratello durante una lite

FROSINONE – Accoltella il fratello maggiore dopo una lite. Il fatto è successo verso le 21 di ieri nel capoluogo ciociaro dopo che tra i due fratelli era scoppiata una lite scaturita dal fatto che durante la giornata il fratello maggiore, tossicodipendente, al fine di acquistare una dose di stupefacente aveva venduto la bicicletta di famiglia. Il fratello più piccolo sferrava, con una coltello di circa 30 cm, diversi fendenti al braccio e alla gamba del maggiore, provocandogli diverse ferite tanto da rendersi necessario da parte del personale 118 accorso sul posto l’immediato trasferimento presso il Pronto Soccorso.

Sul posto è intervenuta una volante della polizia di Stato

Gli agenti dopo aver ricostruito la scena del crimine hanno arrestato il ragazzo, responsabile dell’insano gesto e ancora sul posto all’arrivo della pattuglia e lo hanno portato in carcere su disposizione dell’Autorità giudiziaria. La vittima è stata giudicata guaribile in 20 giorni a seguito delle ferite riportate.

Invero il fratello minore, a seguito della discussione, scaturita dal fatto che nella giornata il fratello maggiore, tossicodipendente, al fine di acquistare una dose di stupefacente aveva venduto la bicicletta di famiglia, sferrava con una coltello di circa 30 cm diversi fendenti al braccio e alla gamba di quest’ultimo, provocandogli diverse ferite tanto da rendersi necessario da parte del personale 118 accorso sul posto l’immediato trasferimento presso il locale Pronto Soccorso.
L’intervento tempestivo della volante ha permesso agli agenti di ricostruire la scena del crimine e di trarre in arresto nell’immediatezza dei fatti il responsabile dell’insano gesto, ancora sul posto all’arrivo della pattuglia operante.
La vittima è stata giudicata guaribile in 20 giorni a seguito delle ferite riportate, mentre l’autore del delitto è stato associato, su disposizione dell’A.G., alla locale casa circondariale.
Quello di ieri è stato il secondo episodio di violenza domestica in pochi giorni;il giorno di Natale all’ora di pranzo una volante della polizia è stata costretta ad intervenire in Corso Francia a seguito di una lite in famiglia, nell’occasione, tra due coniugi. A chiamare è stata nella circostanza la moglie intimorita dall’aggressione fisica del marito. Giunti sul posto gli operanti per sedare la lite sono stati aggrediti dal 58 enne che brandendo un coltello ha tentato di sferrare una coltellata ad un agente.
Pronta la reazione degli agenti che immobilizzavano l’uomo e lo traevano anche in questa occasione in arresto.




Manovra, Forza Italia in Aula con le pettorine blu: “Basta tasse”. Prosegue il voto sulla fiducia. Domenica intensa!

Il presidente della Camera Roberto Fico ha sospeso la seduta per 5 minuti dopo che i deputati di Forza Italia hanno indossato delle pettorine azzurre con scritte come ‘Giù le mani dal no profit’ e ‘Basta tasse’. Fico ha chiesto ai commessi di intervenire e poi ha sospesa la seduta. I deputati azzurri con ancora indosso le pettorine sono poi stati accompagnati fuori dall’Aula dai commessi.

Alle 17 hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto sulla fiducia che il governo ha posto sulla Manovra. La chiama sulla fiducia è iniziata alle 18.30. I capigruppo di Montecitorio hanno deciso che dopo il voto sulla fiducia l’Aula continuerà a votare fino alle 24 per esaminare i 244 ordini del giorno presentati sul testo.  La seduta riprenderà poi dalle 9 di domani. 

E’ una corsa contro il tempo condita da risse e liti, il via libera alla legge di bilancio. Entro il 31 dicembre, per evitare di arrivare a esercizio provvisorio di bilancio, il testo deve essere sulla scrivania di Sergio Mattarella per la firma, che il capo dello Stato potrebbe accompagnare – si ragiona in ambienti parlamentari – con una lettera diretta al governo con alcuni rilievi. Le opposizioni protestano perché la versione finale della manovra “non è stata esaminata né votata” dalle due Camere: “Si mortifica il Parlamento”, denuncia il Pd che ha fatto ricorso alla Consulta e il 9 gennaio avrà una prima risposta. Ma il governo, testa bassa, punta al risultato: incassare il voto finale sulla manovra entro domenica 30. “Non volevamo deliberatamente comprimere i tempi ma si è creata una situazione non ideale: confidiamo che non si ripeta più”, promette Giuseppe Conte. Ma mentre il premier tiene la conferenza stampa di fine anno, nell’Aula di Montecitorio lo scontro tra maggioranza e opposizioni trascende. Si fa fisico. Il presidente della Camera Roberto Fico diventa per ore bersaglio degli attacchi. E il sottosegretario Massimo Garavaglia viene colpito alla testa da un faldone della manovra lanciato da Emanuele Fiano, deputato Pd e uomo “simbolo” della giornata per la foto che lo ritrae placcato dai commessi mentre con Luigi Marattin ed Enrico Borghi litiga con i leghisti. Nel pomeriggio, all’ennesimo litigio condito da insulti e parolacce, Fico sbotta: “Evitiamo di dare questo spettacolo”. La rissa scatta quando il leghista Nicola Molteni fa segno ai Dem di tacere: Marattin scatta. Volano fogli. Fatuzzo srotola una bandiera del partito dei pensionati: gliela portano via e lui ne estrae un’altra. Il ministro Riccardo Fraccaro pone la fiducia e le opposizioni fischiano e urlano. Fico, che presidia tutto il giorno l’Aula, fatica a tenere la calma. La minoranza denuncia la “mortificazione del Parlamento”, la “violazione della Costituzione”. I Dem, che oggi saranno in piazza, presentano ricorso per conflitto d’attribuzione: sulla ammissibilità la Corte Costituzionale si pronuncerà il 9 gennaio. Non era mai successo che una manovra venisse approvata a scatola chiusa, denuncia Ettore Rosato, che rimarca l’imbarazzo di Fico. E il presidente non nega: “Non è mio compito parlare del governo ma rispetto al lavoro del Parlamento, per me non è un modo giusto di procedere, non c’è dubbio”, dichiara. E manifesta così un disappunto che è del presidente del Senato Elisabetta Casellati ma che anche il presidente Mattarella potrebbe esprimere nel suo discorso di fine anno o, appunto, in una lettera rivolta al governo al momento della firma della manovra. Ora però, spiega Fico, c’è da evitare l’esercizio provvisorio perché il 31 dicembre incombe. A sera, il governo – presente in Aula Giovanni Tria, assenti i vicepremier – pone la fiducia sul testo. Sarà votata sabato sera ma poi ci sono altri 250 voti su ordini del giorno: non si finirà prima di domenica. La minoranza non fa sconti. In Aula ci saranno i sindacati, che annunciano mobilitazioni. E non finisce qui. Leu, con Federico Fornaro e Loredana De Petris, si appella a Mattarella. Emma Bonino, con +Europa, annuncia “varie iniziative a gennaio” contro questa “deriva senza precedenti”. I ritardi sono dovuti alla trattativa con l’Europa, non si poteva fare altrimenti: ripetono il premier e i suoi ministri. La legge di bilancio, assicura Conte, non è stata scritta a Bruxelles: al centro, ci sono reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni. Ma è proprio sulle misure di bandiera che si aprirà a gennaio un secondo tempo già carico di tensioni per il governo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini vorrebbero varare un unico decreto, alla metà di gennaio. Ma i decreti alla fine potrebbero essere due. Il reddito di cittadinanza resta il nodo: ci sono bozze, ma ancora tanti aspetti da definire su tempi e modalità. E così ci prova Conte a tranquillizzare: annuncia i primi assegni “ad aprile” e difende la misura e Di Maio, che “è stato crocifisso”.