Fiumicino, nuovo piano rifiuti: cosa cambia?

È stata approvata oggi dalla giunta comunale la delibera che dà il via al nuovo Piano Rifiuti. Grazie alla proroga di sei mesi all’attuale Ati, gli uffici potranno avviare le procedure per preparare la gara d’appalto dopo la quale si conoscerà l’azienda che gestirà il servizio per i prossimi 7 anni. Molte le novità in arrivo.

All’azienda che si aggiudicherà l’appalto, per un totale di 91 milioni lordi, spetterà l’onere di installare 1000 cestini getta-carte in tutto il territorio e 500 cestini per la raccolta delle deiezioni canine, solo per fare qualche esempio.

“Il progetto – spiega il sindaco Esterino Montino – sviluppato su un totale di 38.500 utenze domestiche e 3000 utenze non domestiche, prevede l’avvio della tariffazione puntuale: ogni utenza pagherà una TARI proporzionata alla quantità di rifiuti indifferenziati che produce”. “Ogni famiglia – continua il sindaco – riceverà 52 sacchetti per la raccolta del cosiddetto “residuo secco”, ognuno dei quali dotati di microchip in grado di misurare la quantità di spazzatura presente nel sacchetto stesso. In questo modo – conclude – si punta ad incentivare una più precisa differenziazione dei rifiuti per ridurre al minimo la frazione di secco residuo. Superati i 52 sacchetti, gli utenti potranno ritirarne altri presso uno dei 25 distributori che saranno istallati sul territorio, ma a quel punto tutto l’extra si pagherà in più”.

Ancora, il progetto include la pulizia delle strade (inclusa la sabbia portata dal vento e della mareggiate), dei marciapiedi, delle spiagge, dei cimiteri e delle caditoie. Anche queste ultime saranno dotate di microchip per monitorare eventuali problemi come ostruzioni o malfunzionamenti e quindi prevenire il più possibile gli allagamenti.

“È previsto, inoltre, – aggiunge l’assessore all’Ambiente Roberto Cini – l’arrivo di 7 isole ecologiche lungo le coste da attivare durante la stagione estiva. Si tratterà di sette stazioni itineranti, presenti la mattina e il pomeriggio, per permettere ai turisti che vengono a trascorrere una giornata sulle nostre spiagge, di buttare i propri rifiuti dopo averli adeguatamente differenziati.

“Saranno realizzati, poi, altri due nuovi centri di raccolta – conclude -: uno a Isola Sacra e una in un’area del nord del territorio in via di definizione. Ringrazio il dirigente Robusto e gli uffici dell’Ambiente che hanno lavorato a questo ottimo piano negli ultimi 4 mesi con impegno e dedizione”.




Grottaferrata, la videosorveglianza è realtà

Il Comune di Grottaferrata sta installando in questi giorni una rete di telecamere e fototrappole a presidio costante di numerose aree del territorio cittadino, soprattutto in corrispondenza di aree verdi, abitualmente prede di vandali dediti alla distruzione come all’abbandono abusivo di cumuli di immondizia di ogni genere.

Via della Pedica, via delle Vascarelle, Pratone, via Pietro Tanzi, via Castel de’ Paolis e il parco della Madonnella saranno le zone videosorvegliate.

L’iniziativa prende corpo dopo che Grottaferrata è risultata vincitrice del bando della Città Metropolitana di Roma al quale il Comune aveva partecipato nell’autunno del 2016.

Il finanziamento del progetto ammonta a 13mila euro.

Scau Ecologica è la società fornitrice che ha vinto la gara istruita successivamente dal Comune per l’acquisto e l’installazione degli strumenti di videosorveglianza che, una volta attivi, potranno essere controllati da remoto anche in tempo reale con il semplice utilizzo di un’app per pc, tablet o smartphone da parte della Polizia locale e dell’ufficio tecnico comunale.

“L’installazione di questa rete di videosorveglianza è una buona notizia ed è solo il primo step di un progetto più ampio che potrà vedere luce grazie alla partecipazione a nuovi bandi ministeriali che prevedono l’assegnazione di fondi in materia. In tal senso abbiamo dato incarico a un ingegnere per redigere il nuovo progetto” commenta il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti.

“Approdiamo così a un risultato programmatico della nostra Amministrazione. Abbiamo sempre detto e confermiamo di puntare molto su una rinascita del territorio che parta anche da un rinnovato decoro” prosegue Andreotti.

“In questo senso la videosorveglianza non deve essere vista solo come mezzo di pur necessario controllo e sanzione di comportamenti sbagliati fino alle violazioni autentiche e gravi delle più banali norme di convivenza civile ma va percepito anche come momento e possibilità di ulteriore partecipazione della cittadinanza alla conservazione e alla valorizzazione della cosa pubblica e delle aree verdi che insistono sul territorio comunale”.




Scientology e Damanhur Ostaggi delle sette e love bombing: ecco cosa non si dice

Il fenomeno delle sette sataniche in Italia è molto più diffuso di quanto viene portato a galla finora dalle Forze dell’Ordine e dalla Magistratura. Non è possibile quantificare i numeri effettivi perché, per sua natura, il satanismo agisce in modo occulto, sotterraneo, oscuro ed è un fenomeno trasversale, riguarda tutti i ceti sociali.

In Italia sono oltre 4 milioni le vittime dei cosiddetti “culti distruttivi”. La Polizia, in considerazione della pericolosità e proliferazione delle sette, nel 2006 ha costituito una Squadra speciale Antisette che, solo nel 2018, ha ricevuto più di 2400 richieste d’aiuto da parte di persone vittime di queste organizzazioni, con una prevalenza di contatti dal Nord Italia (39%), seguito dal Centro (32%) e dal Sud (29%).

Tra le diverse realtà settarie si evidenziano le psicosette (il 41% dei casi), i gruppi che praticano culti estremi (30%), le sette magico esoteriche (16%) e quelle pseudo-religiose (13%).

Attraverso le attività di indagine emergono reati come: violenza sessuale, anche di gruppo, maltrattamenti, truffe, estorsioni, profanazione di cimiteri. Si tratta di organizzazioni gerarchiche, piramidali con a capo un leader carismatico, manipolatore, dotato di grande abilità criminale e imprenditoriale, con un preciso programma di proselitismo basato sull’asservimento totale delle vittime, sulla negazione del mondo esterno (descritto come pericoloso e fuorviante), sull’allontanamento dalla famiglia d’origine.

Si tratta della tecnica del Love Bombing: il bombardamento di amore, attenzione, comprensione che i guru esercitano verso gli adepti, volto a ottenere potere e controllo sulle vittime, isolarle dal mondo, rinnegare la precedente vita.

Le vittime delle sette sono, spesso, persone fragili, con un forte disagio psicologico dovuto a un lutto, un dolore sentimentale, alla perdita del lavoro.

Uscire da questi infernali meandri settari fatti di violenze, riti, divieti assurdi, privazioni di cibo e sonno per indebolire la volontà, non è affatto facile sia per la paura di non essere più accettati dai familiari, sia per la paura di minacce e ritorsioni (oltre a un forte senso di vergogna).

Nel quartiere meneghino Bicocca, nel 2015 è stata aperta la più grande sede italiana di Scientology (lussuosa, immensa, super accogliente). La chiesa di Ron Hubbard da Hollywood è, dunque, sbarcata a Milano. Ovviamente stessa tecnica di manipolazione mentale del Love Bombing. In Piemonte, a circa 50 chilometri da Torino, vi è la Federazione di Damanhur fondata nel 1975 da un ex broker assicurativo Oberto Airaudi, detto Falco Tarassaco, morto nel 2013 (e che per gli adepti comunicherebbe anche da morto). Il Tempio è una meraviglia di sale, elementi decorativi, sculture, mosaici scavati dentro una montagna per un totale di 8500 metri cubi. I seguaci di Falco ci hanno lavorato per anni, senza alcuna autorizzazione. Entrare in questa comunità damanhuriana vuol dire cambiare il proprio nome con quello di un animale e di una pianta, come simbolo di rinnovamento e unione con la natura. Dopo l’intervento di alcuni politici e un lungo palleggio, oggi il Tempio è riconosciuto opera d’arte dalla Soprintendenza ed è visitabile per 70 euro, a beneficio delle casse di Damanhur.

All’interno vi sono adepti, turisti, negozi in franchising, casa editrice, assicurazione, azienda edile. A 150 euro si può acquistare una multisfera che sembra curare tutto (dal grasso in eccesso alla memoria), a 37 euro il bracciale anti-insonnia. Qui si paga con un’altra moneta, c’è un’altra bandiera e si celebra il matrimonio a tempo! Come rivelato da alcune vittime, in questi posti “ti svuotano di te per riempirti di loro”. L’abrogazione del reato di plagio, in certi casi, non ha consentito di perseguire queste attività di tipo manipolatorio.

Il vuoto normativo su questo tema è un ostacolo rilevante alla tutela penale delle vittime. Occorrerebbe, a mio avviso, una normativa specifica che punisca la manipolazione mentale, come si è più volte tentato di fare. Ma ad oggi la situazione risulta ferma e le vittime restano intrappolate nel limbo dell’abbandono istituzionale. Inoltre, lo Stato è assente anche per quanto riguarda l’adozione di politiche preventive. Il contrasto dei fenomeni criminali passa, innanzitutto, dalla prevenzione, dalla consapevolezza sociale sui pericoli connessi alle sette e alla rete, e dal rafforzamento della Polizia Postale. Non dimentichiamoci che il fenomeno settario coinvolge sempre più minori reclutati principalmente attraverso la rete. Avvocato – Criminologa Luana Campa




Torino, bimbo di 20 giorni con tosse: i medici gli prescrivono l’aerosol. Torna a casa e muore

La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti a seguito della morte, il 2 febbraio, di un bimbo di 20 giorni che era stato visitato all’ospedale Maria Vittoria per forti attacchi di tosse e svenimenti. Il piccolo rifiutava il latte, continuava a tossire e dormiva praticamente tutto il giorno, quando i genitori, dopo essersi rivolti al pediatra, la notte del 31 gennaio l’hanno portato all’ospedale.
    I medici l’hanno dimesso e gli hanno prescritto l’aerosol. Dopo il ritorno a casa, la mattina del 2 febbraio il bimbo è svenuto. I genitori hanno chiamato il 118, ma il piccolo è morto poco dopo essere arrivato all’ospedale. Sul corpo del bambino è stata eseguita l’autopsia dal medico legale Francesco Bison, ma per stabilire le cause del decesso sono necessari gli esiti dei campionamenti su cui verrà fatta una lunga serie di analisi.




Crackdown 3, l’Agenzia torna su Xbox One e Pc

Dopo un secondo
capitolo non particolarmente brillante e un’attesa lunga quasi 5 anni,
Crackdown 3 arriva sulle console della famiglia Xbox One e su Pc. Prima di
parlare di questo titolo però è bene mettere in chiaro una cosa: se si è alla
ricerca di un titolo con una trama solida, fatto di colpi di scena brillanti o
ricco di innovazione, Crackdown 3 non è il gioco che fa per voi. Nel caso in
cui invece si cerchi un videogame fatto per trascorrere il proprio tempo senza
pensare troppo, andando avanti a colpi di esplosioni, distruzione e personaggi
dotati di abilità sovraumane, allora questa è una produzione che non bisogna
assolutamente lasciarsi scappare. Vi diciamo questo in quanto questo terzo
capitolo della serie, un po’ come i suoi predecessori vuol essere volutamente
un titolo fatto per divertire, e lo fa mantenendo i toni iperbolici che da
sempre hanno caratterizzato il brand senza mezzi termini. Ma veniamo alla trama
di Crackdown 3: il gioco ha inizio esattamente 10 anni dopo i fatti accaduti nel
secondo capitolo. Qui un attacco terroristico non meglio identificato rende
inutilizzabile gran parte della tecnologia mondiale e i rifugiati cercano
riparo nella città di New Providence che non solo è rimasta “stranamente”
illesa, ma sembra offrire un ambiente idilliaco in cui ripartire da zero e
vivere serenamente la propria esistenza. Dietro a tutto questo ovviamente si
cela una multinazionale dalle pessime intenzioni, la TerraNova WorldWide, che
dietro la maschera del bene comune sta compiendo strani esperimenti e tiene in
pugno la città con la sua gang di criminali vestiti da guardie, scienziati
pazzi e guerrafondai esaltati. Ovviamente toccherà all’Agenzia risolvere le
cose nell’unico modo possibile: spaccando tutto. Decisi a liberare la città, i
vertici dell’Agenzia decidono d’inviare quindi sul campo i migliori agenti
disponibili che, tuttavia, subiscono un attacco da parte del Blackout, un
agente atmosferico che azzera tutte le abilità dei super soldati eliminandoli.
Tuttavia una giovane ragazza di nome Echo riesce a salvare il protagonista,
spingendolo a cercare di salvare New Providence da questa famigerata società
che sfrutta i cittadini per l’estrazione di un pericoloso materiale chimico: la
Chimera. La trama è raccontata con pochissime scene di intermezzo che sfruttano
il motore del gioco e alcune illustrazioni che ricordano un po’ i fumetti degli
anni ’90. Scelta molto coerente a nostro avviso in quanto la storia sembra
proprio esser venuta fuori direttamente da un action movie di vent’anni fa.
Parlando di giocabilità, Crackdown 3 ha inizio con la scelta dell’agente di cui
si deciderà vestire i panni. Ogni personaggio ha dei bonus peculiari, come ad
esempio più abilità nella guida, con gli esplosivi, con le armi da fuoco ecc…
Ma essi non influenzeranno mai in maniera troppo vistosa l’avventura, quindi la
scelta si ridurrà semplicemente puntando all’aspetto estetico che si
preferisce. La decisione in ogni caso non è vincolante perché come si vedrà
procedendo nella storia, in qualsiasi momento si potrà cambiare il proprio
personaggio, anche perché sparsi un po’ ovunque per la mappa si potranno
trovare i Dna degli agenti morti nell’introduzione per poterli sbloccare e
usare. Interessante la gestione dei salvataggi che non legano l’agente al mondo
di gioco, potendo dunque decidere di usare uno qualsiasi dei personaggi in una
qualsiasi delle partite già iniziate o direttamente in una nuova. Dopo la fase
introduttiva, il gioco getta il giocatore direttamente nella mischia dandogli subito
la possibilità di muoversi con un buon grado di libertà per le strade, o
meglio, i palazzi, di New Providence. A gestire la metropoli però non c’è solo
la perfida Elizabeth Niemand, ma un vero e proprio governo composto dai suoi
seguaci più fidati, che regolano i diversi aspetti della vita quotidiana,
tenendo in pungo tutti i principali servizi, dai trasporti alla sicurezza fino
alle comunicazioni. Il compito degli agenti sarà naturalmente quello di
ribaltare il governo centrale, sconfiggere Elizabeth e liberare gli innocenti
cittadini dalla morsa dello strapotere della Niemand.

Per sconfiggere la
perfida antagonista di Crackdown 3 sarà necessario far fuori uno a uno tutti i
seguaci, scovandoli ed eliminandoli. Ogni nemico è legato a una particolare
attività che rappresenta anche il suo campo di specializzazione. Ad esempio per
raggiungere l’IA che gestisce le linee di trasporto sarà necessario conquistare
le stazioni, o ancora per individuare l’addetto alla sicurezza interna
bisognerà liberare dai campi di prigionia i cittadini detenuti. Altre attività
ancora richiedono di disattivare dei centri di comunicazione per disabilitare
la continua propaganda o dei centri chimici per cessare la produzione di
materiale tossico usato persino sulla popolazione. Tutte queste missioni, molto
varie tra loro, saranno sparse per l’intera mappa di gioco e al completamento
di tutte quelle di un certo tipo, verrà indicata automaticamente la posizione
del luogotenente di riferimento. Gli scontri con i luogotenenti di Elizabeth
sono il culmine di un sistema generalmente funzionale, con scontri ben
caratterizzati, mai noiosi e che ai livelli di difficoltà più elevati offrono
anche sfide particolarmente impegnative. L’esplorazione della città avviene con
una naturale, quanto apprezzabile, libertà, questo perché basta girare la mappa
per evidenziare i diversi luoghi d’interesse senza la necessità di raggiungere
i classici punti di osservazione. Analogamente anche le attività secondarie
vengono sbloccate nello stesso modo, dalle sfide di guida o di corsa, ai
chioschetti da distruggere e alle basi dove poter gestire il proprio arsenale o
generare un veicolo per facilitare gli spostamenti. Lo stile di gioco di
Crackdown 3, quindi si può dire che è totalmente incentrato sulla giocabilità e
quasi per nulla sulla trama. Proprio per tale ragione all’inizio abbiamo voluto
precisare che tale gioco è indicato per chi ha voglia di una sana quanto
scanzonata distruzione. Se da un lato la giocabilità ne guadagna in termini di
ritmo e continuità, dall’altro viene a mancare quel naturale senso di
progressione e suddivisione delle attività, ponendole praticamente tutte sullo
stesso livello. Peccato soltanto per la durata complessiva, che richiederà una
decina di ore per portare a termine la quasi totalità delle attività
disponibili, senza troppi incentivi a continuare la partita dopo i titoli di
coda. Un discorso simile lo si può fare anche per il gameplay in quanto non
esiste un vero e proprio processo di crescita classico. La gestione delle
nostre abilità avviene tramite cinque parametri di riferimento, sempre visibili
nella parte sinistra dello schermo: agilità, armi da fuoco, forza, esplosioni e
guida. Per aumentare il primo bisognerà raccogliere le settecentocinquanta
sfere agilità sparse per la mappa di gioco (non tutte comunque necessarie), per
i successivi tre campi invece basta semplicemente giocare, uccidendo con i
diversi mezzi a propria disposizione e infine per far incrementare il livello
di guida basterà essere spericolati al volante o completare le gare.
Raccogliendo invece le sfere segrete si potranno ottenere invece dei punti per
tutti i campi. A ogni scatto di livello corrispondono delle nuove abilità e nel
giro di poche ore sarà possibile sbloccare la quasi totalità dei bonus
disponibili, decisione condivisibile per consentire quanto prima di sfruttare
tutti i benefici disponibili, anche in termini di semplice godibilità del
gameplay. Per quanto riguarda il “gunplay” invece, Crackdown 3 adotta un
sistema imperniato sulla possibilità di bloccare la mira su un nemico e rendere
così quasi impossibile mancare i colpi, potendo inoltre passare da un bersaglio
all’altro in maniera piuttosto fluida. La vera difficoltà negli scontri non è
tanto il prendere la mira quando il gestire i tanti nemici presenti, rimanendo
dunque sempre in movimento e schivando quando possibile gli attacchi a noi
destinati. Gli scontri finiscono sempre con l’essere accesi senza mai diventare
confusionari, e in essi è sempre bello poter dare libero sfogo alle abilità
sovraumane di manovra dell’agente e massacrare i nemici con le decine di
granate e armi disponibili. Nonostante qualche bilanciamento sia opportuno, la
lista delle armi utilizzabili è ottima, capace di dare molteplici soddisfazioni
grazie a una gran varietà di bocche di fuoco. In Crackdown 3 morire non è di
certo un evento raro, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, ma ciò
non è un problema in quanto il gioco adotta un sistema di continuità molto
semplice: quando si muore, si può liberamente rientrare in uno qualsiasi dei
punti di rientro e riprendere esattamente dove si era rimasti. Infondo nel
futuro distopico dove il gioco è ambientato la clonazione rapida tramite
l’utilizzo del Dna sembra essere un gioco da ragazzi. Sul fronte tecnico
Crackdown 3 mantiene un frame rate costante anche nelle situazioni più
caotiche, con decine di nemici a schermo ed effetti particellari generalmente
buoni e di ogni tipo, quantomeno su One X. C’è da dire inoltre che se da una
parte il titolo offre un ambiente di gioco intoccabile, in cui gli edifici e il
terreno non vengono minimamente scalfiti dalla furia distruttrice del giocatore
e gli abitanti sono pupazzi di contorno che spesso diventano vittime
collaterali della potenza di fuoco del giocatore, dall’altra mostra una
spiccata estetica retrofuturista fatta di palazzoni al neon che si mescola con
le baraccopoli sudafricane. Il comparto audio, infine, presenta un’ottima
selezione musicale, in grado di sottolineare i ritmi degli scontri ed
enfatizzarne il dinamismo generale.

Vera novità di
questo Crackdown 3, oltre che essere una delle componenti del gioco più attese,
è la Zona di Demolizione, il multiplayer competitivo interamente gestito dal
Cloud e in grado di garantire una distruttività ambientale vicino al 100%.
Durante la nostra prova abbiamo avuto accesso alle tre mappe e alle due
modalità: Cacciatori di agenti e territori. La prima rappresenta un classico
Deathmatch a squadre in cui i due team di massimo cinque giocatori hanno come
unico obiettivo quello di uccidersi, totalizzando il maggior numero di
uccisioni entro lo scadere del tempo o raggiungendo il punteggio massimo. Nella
modalità Territori, invece, bisogna conquistare e difendere determinate
posizioni. Queste appariranno sulla mappa a gruppi di due, e quando un team ne
conquista una iniziano a consumarsi i punti dell’area, venendo dunque assegnati
alla squadra che la controlla. Quando si esauriscono, la zona si disattiva e si
passa a quella successiva. Esattamente come in Cacciatori di Agenti, lo scopo è
ottenere il punteggio più alto. Nel multiplayer di Crackdown 3 prima di ogni
partita si sceglie l’equipaggiamento. E’ possibile selezionare due delle nove
armi presenti e un gadget tra uno scudo aggiuntivo in grado di assorbire danni
extra, e un trampolino utile per saltare più in alto. Per quanto riguarda il
gameplay, esso è molto semplice, la mira, esattamente come nella campagna, è
automatica una volta premuto il grilletto sinistro, inoltre è possibile
utilizzare il doppio salto, il booster per avanzare più rapidamente e un
attacco corpo a corpo ricaricabile in breve tempi. La distruttibilità
dell’ambiente poi, nonostante non faccia gridare al miracolo per realizzazione
tecnica, rende l’esperienza nel complesso divertente e appagante. Tirando le
somme, Crackdown 3 è un titolo pieno di spunti interessanti, di attività
divertenti e di cose da fare. Il problema di fondo è che ci si trova dinanzi a
un titolo che possiede delle dinamiche che non appartengono più al panorama
videoludico attuale. In sostanza, se non si ha poco tempo per giocare, se non
si è amanti del multiplayer, se non si vuole perder tempo appresso a un titolo
fatto di trame complicate e rompicapo complessi Crackdown 3 è un titolo da non
perdere. Ma se si è in cerca di qualcosa di nuovo, più profondo e che sappia
meno di già visto allora è preferibile navigare verso altri lidi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7

Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7

Francesco Pellegrino Lise




Android a rischio, aumentano le false app bancarie

Android a rischio. I
ricercatori di ESET, azienda leader nel campo dell’individuzione e lotta contro
virus informatici e malware, mettono in guardia dalla minaccia sottovalutata
delle false app bancarie per dispositivi Android, che si presentano come applicazioni
finanziarie legittime con l’obiettivo di rubare credenziali o denaro dai conti
bancari delle vittime. Anche se tecnicamente lontane dalle modalità più
avanzate di frode, le false app bancarie presentano vantaggi strategici che le
rendono comparabili a tipi di malware molto più sofisticati come i trojan
bancari. L’analisi dei ricercatori di ESET relativa ai due tipi di frode,
entrambi presenti nello store ufficiale di Google Play, ha dimostrato che le
app bancarie fake presentano per i cybercriminali alcuni vantaggi che i temuti
trojan bancari non hanno. Il principale punto di forza di queste app fake è la
loro pressochè totale somiglianza alle applicazioni bancarie legittime. Se gli
utenti cadono nel tranello e installano l‘app fake sul proprio smartphone
Android, c’è un’alta probabilità che considerino legittima la schermata di
accesso visualizzata e inviino le proprie credenziali. E, contrariamente ai
trojan bancari, non vengono richiesti permessi aggiuntivi che possano sollevare
il sospetto degli utenti dopo l’installazione. Oltre a questo, i trojan bancari
sofisticati sono maggiormente soggetti al rilevamento dei software antivirus, a
causa delle loro tecniche avanzate che fungono da trigger per varie misure di
sicurezza.

Target delle false app bancarie

A differenza dei
trojan bancari, le false app bancarie si focalizzano in genere su un target di
clienti di un solo istituto finanziario o servizio – quello che impersonano.
Un’eccezione a questa regola è stata un’app falsa che sosteneva di essere uno
strumento bancario universale e che aveva come target i clienti di 19 banche
polacche. Alcuni autori di malware approfittano dell’assenza di un’app mobile
ufficiale di una certa banca o servizio, mentre altri tentano di ingannare gli
utenti impersonando app ufficiali esistenti. Occasionalmente, le false app
fingono di offrire funzionalità aggiuntive alle app legittime esistenti, come
la promozione di premi bancari, regali o offerte per aumentare i limiti delle
carte di credito.

Come proteggersi dalla minaccia degli Android banking malware:

Per stare al sicuro
dai malware bancari che imperversano sui dispositivi Android, gli esperti di
ESET consigliano agli utenti di:

–        Tenere
aggiornato il proprio dispositivo e utilizzare una soluzione di sicurezza
mobile affidabile.

–        Evitare
gli store non ufficiali, se possibile; tenere sempre disabilitata sul proprio
dispositivo l‘opzione “installazione di app da fonti sconosciute”.

–        Prima
di installare un’app da Google Play, controllare sempre le valutazioni degli
altri utenti, il contenuto delle recensioni, il numero di installazioni e le
autorizzazioni richieste; prestare attenzione al comportamento dell’app anche
dopo i primi utilizzi.

–        Scaricare sempre e solo applicazioni bancarie e altre applicazioni finanziarie collegate al sito Web ufficiale della banca o del servizio finanziario.

F.P.L.




La FISE presenta i Pratoni del Vivaro e Bracciano per i mondiali di equitazione 2022

Finalmente è certezza: il Centro Equestre dei Pratoni del Vivaro e la Tenuta di Santa Barbara a Bracciano sono i siti proposti per ospitare i Campionati del Mondo 2022 degli sport equestri.

La manifestazione di interesse è stata formalizzata la scorsa settimana dalla Federazione Italiana Sport Equestri (FISE).

“Con questa rilevante iniziativa di portata internazionale – illustra il sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini –  il Centro Equestre avrà l’opportunità di esprimere appieno le sue che caratteristiche tecniche definite “uniche” sul panorama mondiale, come nel caso delle centinaia di diverse manifestazioni di altissimo profilo agonistico. Si avrà modo di confermalo come indiscusso punto di riferimento nel settore degli sport equestri.”

“La possibilità di ospitare i mondiali di equitazione – prosegue  il primo cittadino – costituisce un’occasione rilevante per Rocca di Papa e tutti i Castelli Romani. Una manifestazione simile è in grado di attrarre migliaia di persone, con un conseguente flusso economico e lavorativo. Questo comporterà sicuramente un’accelerazione dello sviluppo della frazione Vivaro e la valorizzazione del compendio immobiliare e sportivo del prestigioso Centro, con un successivo aumento e miglioramento dei servizi nella zona, sia per i residenti sia per i visitatori.”

“Se la candidatura verrà perfezionata nei prossimi mesi a Mosca – continua il sindaco – sono sicuro che avremo buone probabilità di vederci affidato l’onore di ospitare i mondiali. Il Centro Equestre dei Pratoni del Vivaro è tra gli impianti più idonei sotto molti punti di vista, senza mettere in secondo piano la vicinanza a Roma, elemento da prendere in considerazione dal lato logistico. Inoltre, i Castelli Romani vantano un’ottima offerta ricettiva e ristorativa, distribuita su tutto il territorio, requisito fondamentale nell’organizzazione di eventi di tale portata.”“Come Amministrazione Comunale – conclude Crestini – ringrazio il presidente della FISE, Marco Di Paola, per essere riuscito nel comune intento di coinvolgere Rocca di Papa in questo progetto, che potrà incidere positivamente sui territori su cui si realizzerà e sulla scena internazionale degli sport equestri, costituendo un passo importante per il rilancio del Centro Equestre e della frazione Vivaro.”

La Tenuta a Bracciano si estende per oltre 180 ettari e comprende ben cinque arene coperte, tre arene scoperte, un campo da polo, trecento box residenti e la capacità di estenderli a mille durante le manifestazioni oltre al lago balneabile e a numerose strutture ricettive. “Un onore per noi – ha affermato il sindaco di Bracciano Armando Tondinelli – poter accogliere una manifestazione simile. Sarebbe un ulteriore volano per il turismo a Bracciano e per conoscerne le sue bellezze e peculiarità”. Soddisfatto il presidente della Fise Marco Di Paola che ha inteso ricordare che questa candidatura è parte fondamentale del progetto di ”Elementa”, che affianca la Fise in questa importante avventura sportiva.




Reddito di cittadinanza: più complesso l’iter per gli stranieri

Diventa più complesso il percorso del reddito di cittadinanza per gli stranieri extracomunitari: la commissione Lavoro del Senato ha approvato un emendamento della Lega al decretone che vincola l’accesso alla presentazione di “certificazione” di reddito e patrimonio e del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di provenienza, “tradotta” in italiano e “legalizzata dall’Autorità consolare italiana”. Esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non è possibile ottenere la certificazione. Il ministero del Lavoro avrà però tre mesi per stilare la lista di questi Paesi.

In caso di dimissioni volontarie non avrà diritto al reddito di cittadinanza il solo componente del nucleo che si è dimesso, non tutta la famiglia. Lo prevede un emendamento M5S approvato dalla commissione Lavoro del Senato, che corregge la norma contenuta nel decretone che prevedeva invece l’esclusione per 12 mesi dalle dimissioni volontarie l’intero nucleo familiare.

Ieri è arrivata una stretta contro i ‘furbetti’ del divorzio: la commissione Lavoro del Senato ha approvato l’emendamento della Lega che prevede che qualora la separazione o il divorzio sia avvenuto dopo il primo settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda di reddito di cittadinanza devono certificare di non risiedere più nella stessa casa con “apposito verbale della polizia municipale”.




Roma, a Centocelle il patronato che prestava soldi con tassi usurai: In manette 4 persone

ROMA – Usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Questa l’accusa che ha portato il GIP di Roma ad emettere l’ordine di arresto, eseguito dai militari della Guardia di Finanza, per 4 persone.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica – Gruppo di lavoro reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti, trae origine dalla denuncia presentata nel novembre 2017 da una donna che, dopo essersi rivolta a un patronato del quartiere di Centocelle per istruire una pratica di finanziamento al fine di far fronte a impellenti spese mediche, era
rimasta vittima di veri e propri usurai.

Tassi del 300% annuo

Non essendo riuscita ad ottenere il prestito, la denunciante era stata costretta ad accettare le condizioni capestro imposte dagli indagati, che si erano proposti di concedere direttamente il denaro richiesto ma con l’applicazione di tassi di interesse mensili oscillanti tra il 20% e il 25%, corrispondenti a circa il 300% annuo. Gli approfondimenti eseguiti dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno portato alla luce un più ampio sistema
illecito perpetrato ai danni di diverse persone, le quali, versando in precarie condizioni economiche che non consentivano loro di accedere al credito legale, erano cadute nella “trappola” dell’usura, ordita dalla titolare dell’ente associativo, dai suoi due figli e da un quarto soggetto, “finanziatore” delle condotte delittuose.

L’erogazione delle somme era “schermata” dalle finalità del patronato, ovvero quelle di offrire assistenza agli utenti per l’espletamento di pratiche amministrative di vario genere.

Nel corso di perquisizioni, i Finanzieri hanno rinvenuto, tra l’altro, un vero e proprio “libro mastro” in cui venivano annotate, con certosina precisione contabile, le somme prestate e le relative restituzioni, comprensive degli esosi interessi applicati. Al contempo, le intercettazioni hanno fatto emergere la “professionalità” dell’attività criminosa, evidenziando l’assoluta prudenza utilizzata dai protagonisti della vicenda nelle
reciproche interlocuzioni, caratterizzate dall’uso di un gergo “cifrato”, secondo il quale i prestiti erano “torte” o “feste” o “compleanni” o “album”, le rate “regali” e gli interessi “candeline” o “figurine”.

I destinatari della misura (arresti domiciliari) sono:

  • Alessio RENZANI (classe 1988);
  • Simone RENZANI (classe 1990);
  • Eleonora DI MARTINO (classe 1968);
  • Dino PELLICCIONI (classe 1966).



Delitto Serena Mollicone, perizia del Ris. Il criminologo Carmelo Lavorino aspetta le carte e prepara la difesa dei Mottola

Falso allarme, secondo il noto criminologo Carmelo Lavorino, incaricato dalla famiglia Mottola nell’ambito della difesa dall’accusa dell’omicidio di Serena Mollicone, 18 anni, ad Arce, avvenuto il 1 giugno del 2001. A dispetto di quanto comunicato dal RIS dei Carabinieri agli organi di stampa, il professor Lavorino non ritiene esatte le conclusioni a cui gli stessi sono giunti.

Secondo il RIS, infatti, Serena Mollicone sarebbe stata uccisa dal figlio del maresciallo dei carabinieri Mottola, Marco, il quale le avrebbe violentemente sbattuto il capo contro una porta della caserma dei carabinieri di Arce, porta su cui sono state trovate tracce di sangue.

Lui stesso poi – non è ancora chiaro se da solo o con dei complici – ne avrebbe trasportato il corpo nel boschetto di Fontecupa, ad Anitrella, 8 km. Da Arce.

L’assassino le aveva coperto il capo con un sacchetto di plastica, ad evitare di lasciare tracce di sangue, mani e piedi legati con scotch e fil di ferro. Naso e bocca avvolti da numerosi giri di fil di nastro adesivo, che ne avevano causato la morte per asfissia.

“Leggo con fastidio e stupore – dichiara il professor Lavorino – articoli dal titolo ‘Il cerchio si stringe attorno al figlio del maresciallo’, ‘Il delitto è avvenuto in caserma’, ‘Serena sbattuta con forza contro la porta della caserma’, ‘Un’informativa/rapporto incastra il figlio del maresciallo’, e similari, dove si travisano gli esiti degli accertamenti tecnici che qualche ignorante continua imperterrito a chiamare impropriamente ‘perizie’, si strumentalizzano alcune nostre eccellenze (leggere “RIS”), facendo credere all’opinione pubblica che i RIS concludano in tal senso… mentre non è vero, si attribuisce a un atto di parte – l’informativa – una valenza investigativa, tecnica e scientifica spropositata, dimenticando le regole del “giusto processo” e della cautela, non si tiene conto delle confutazioni della difesa.
Ricordo a tutti – prosegue il criminologo – che molti anni fa venne scritto, sempre a proposito del delitto di Arce: “Il cerchio si è stretto attorno al carrozziere Carmine Belli“. Ebbene, questi si fece ingiustamente 18 mesi di ingiusta detenzione e venne assolto soltanto grazie a noi del pool di difesa, in quanto demolimmo l’impianto accusatorio dei due sostituti procuratori e impedimmo un terribile errore giudiziario.
Ritengo che gli Inquirenti siano entrati, – ha proseguito Lavorino – ancora una volta, nel deserto dell’innamoramento del sospetto e dell’ipotesi per non uscirne più, avvolti dal pregiudizio del gruppo e dell’équipe e dall’autoconvincimento riverberante.
Aspettiamo la chiusura delle indagini, – ha concluso Lavorino – aspettiamo le carte, poi analizzeremo e valuteremo sia gli aspetti difensivi, sia quelli per individuare il vero assassino di Serena Mollicone”.

Aggiungiamo che ci auguriamo venga fatta chiarezza anche a proposito del suicidio del brigadiere Santino Tuzi, che apparve poco chiaro nelle sue modalità di esecuzione. Il brigadiere Tuzi, stando alle apparenze, si suicidò con la pistola d’ordinanza, nell’auto di sua proprietà, proprio il giorno prima della sua convocazione in Tribunale per essere interrogato quale persona informata sui fatti.