Napoli, tutti pazzi per il Jurassic park: ecco le novità 2019 per “Dinosauri in carne ed ossa”

NAPOLI – Da non perdere il percorso espositivo dal titolo “Dinosauri in carne ed ossa”, per chi è in visita nel capoluogo partenopeo ad Agnano nel suggestivo cratere degli Astroni, fino al 10 novembre 2019 con ben 30 riproduzioni dei dinosauri in scala reale 1:1 realizzate tutte in vetroresina dalle maestranze italiane.

L’exhibition che parte dal Real sito di caccia per opera di Alfonso D’Aragona per poi arrivare al cratere, ha come tema la preistoria e spiega le grandi estinzioni di massa, il percorso espositivo dà ai “viaggiatori” una chiara storia della vita sul pianeta, dalla conquista della terraferma avvenuta nell’era primaria (paleozoica) fino ai nostri giorni.

Il filo conduttore del percorso-evento presentato durante la conferenza dello scorso 8 di marzo

è l’alternanza delle specie animali, come ad esempio i dinosauri o i grandi mammiferi della cosiddetta era glaciale, che di volta in volta hanno dominato le terre emerse, diversificandosi a partire da uno scarso gruppo di sopravvissuti alle grandi estinzioni di massa, dall’uccello columbiforme chiamato Dodo delle isole Mauritius estinto nel XVII secolo per mano degli uomini, al tirannosauro e tantissime altre specie.

L’intento del percorso “Dinosauri in carne ed ossa”

ha come tema l’ambiente e la cultura, parte dalla riserva di caccia reale e per poi arrivare nel cratere originatosi circa 3.700 anni fa all’interno della riserva naturale preservata da Wwf di Napoli, spiega il Direttore della Riserva Naturale degli Astroni Fabrizio Canonico: “Lo scopo è di stimolare i bambini e di farli riflettere sul tema dell’estinzione” – prosegue – “ sensibilizzare e sollecitare la politica su questo problema”.

Un immersion totale

partendo dall’era primaria ai giorni nostri dove i visitatori potranno fare a soli 5 km dal centro della citta di Napoli, i “viaggiatori” saranno interamente “connessi” nella preistoria, grazie anche alle piante sopravvissute che costituiscono l’ultima testimonianza dell’antico manto forestale che avvolge la provincia del capoluogo campano.

Tante le novità dell’edizione 2019

con un percorso ancora più affascinante che coinvolgerà i più piccoli, infatti il percorso è più semplice da affrontare e più breve per distanza e consentirà ai bambini di godersi l’avventura senza stancarsi e rimanere affascinati da un ambiente diverso. “Le estinzioni di massa – spiega Antonio Canu, presidente dell’oasi Wwf degli Astroni – rappresenta un fenomeno avvenuto più volte nel corso dei tempi geologici, con la scomparsa più o meno “istantanea” di interi gruppi animati e vegetali. Sono state causate da varie forme di stress ambientale che spesso funzionano in sinergia, come intense eruzioni vulcaniche su tutto il globo, l’improvvisa caduta di corpi extraterrestri, la formazione di estese calotte glaciali, i grandi mutamenti climatici. Le estinzioni di massa precedenti alla comparsa del genere umano sono cinque”.

Cinque grandi lezioni che dobbiamo guardare senza paura

ma con la consapevolezza di dover imparare da quanto accaduto: “Oggi – afferma Simone Maganuco, co-curatore della mostra – in una società come la nostra che non vuole rendersi consapevole di provocare una nuova estinzione di massa, la sesta, appare di fondamentale importanza comprendere i meccanismi che hanno determinato e poi l’eclissi di linee evolutive di grande successo, come quella dei dinosauri mesozoici. E’ necessario capire come una catastrofe possa tramutarsi in una risorsa, rendendo possibile la nascita di altre forme di vita, soltanto a patto che sia un prodotto delle leggi della natura. Quelle leggi che l’uomo ha sfidato fin dalle sue origini, modificando e sfruttando l’ambiente in cui viveva in modo sempre più invasivo e ben oltre le necessità dettate dalla sopravvivenza della propria specie”.

Sono intervenuti per illustrare durante la conferenza stampa l’8 marzo del percorso espositivo: Fabrizio Canonico, direttore della Riserva Naturale Oasi Wwf del cratere degli Astroni; Antonio Canu, presidente Wwf Oasi; Simone Maganuco curatore della mostra “Dinosauri in carne ed ossa”, al termine del percorso espositivo a rendere ancor di più interessante è stato la liberazione di uno sparviero emozionando ancor di più il gruppo di bambini in visita nella riserva.




A proposito della legittima difesa e dei soliti luoghi comuni: cerchiamo di fare chiarezza una volta per tutte!

Quando si parla di legittima difesa tutti pensano subito alle armi da fuoco, in particolare alle pistole, presentando, specialmente nella TV asservita, nonostante il cambio di governo, chi va al poligono, anche solo per passione, come una specie di assassino, maniaco, violento, affetto da tare psicopatologiche e così via.

La denunzia di questa situazione è in luce nella presentazione dei vari servizi giornalistici. Tanto che i commercianti, i tabaccai e i farmacisti hanno sentito il bisogno di dichiarare pubblicamente che “Non avrebbero fatto i giustizieri”. Siamo veramente a quel livello che il buon Pazzaglia definiva “sotto la rotula”.

Intanto la nuova legge per la legittima difesa, che modifica l’art. 52 C. P., non dichiara che si può sparare a volontà, e non facilita l’acquisizione di armi da fuoco, corte o lunghe che siano. La difesa di un privato cittadino, in assenza di controllo del territorio a causa di politiche sbagliate del precedente governo, è sacrosanta, e si può esplicare non soltanto con armi da fuoco.

Soprattutto si spera che con questa nuova disposizione venga finalmente protetta la vittima delle aggressioni, risparmiando a chi vive del proprio lavoro (onesto) un calvario giuridico di anni solo per aver subìto una rapina.

Finalmente si abolisce l’iniqua norma del risarcimento del danno in sede civile a chi è venuto in casa mia e mi ha fracassato di botte, argomento che purtroppo tocca anche i nostri tutori dell’ordine, ormai intimiditi e qualche volta reticenti ad intervenire, quando invece andrebbero sostenuti e incoraggiati almeno durante il loro servizio.

E’ poi ridicolo il conto che si fa di “quante armi circolano in Italia”, stabilendo nella media un certo numero di non meglio identificate “armi” per cittadino, il che ci fa credere che siamo un popolo di guerrafondai. Bisognerebbe avere un po’ di buona fede, per fare certi conti: che poi sono tendenziosi e menzogneri. In Italia c’è gente che va a caccia, e ogni cacciatore non ha un solo fucile, ma più d’uno.

Chi scrive ne aveva tre da caccia cal. 12 (a pallini, per i non competenti), più una carabina Remington cal. 222 e una Winchester mod. 94 cal. 30-30. Più dodici pistole di vario calibro, che andavano e venivano, dal cal. 22 al 44 magnum. Ho avuto il porto di pistola per difesa personale a causa del mio lavoro per circa trent’anni, senza mai dover usare la mia arma. Sono stato istruttore di poligono di grosso calibro per lo stesso periodo, senza mai dover segnalare alcun incidente. Sono stato tiratore sportivo, e ho fatto anche gare importanti. Ho fatto tre stage alla Scuola dello Sport del CONI, come istruttore per i ragazzi. Tutto questo non ha mai fatto di me uno psicopatico, un maniaco, un violento, nè ai miei amici appassionati – fra i quali uno dei più grandi ricaricatori d’Italia, il prof. Andrea Bonzani, autore di numerosi libri di ricarica e collaboratore della rivista Armi e Tiro, persona degnissima – ha mai causato turbe mentali, nè alcuno ha mai usato la propria arma se non al poligono di tiro.

Eravamo tutti – e lo siamo ancora – persone tranquille, che hanno sempre visto soltanto come oggetto ludico quelle che tanti – non conoscendole – chiamano “armi” con disprezzo. Fate conto che un tiratore di pistola ha almeno cinque o sei strumenti da tiro, vecchie glorie a cui è affezionato, o moderni oggetti tecnologici di precisione. Sappiate che l’Italia ad ogni Olimpiade conquista le sue brave medaglie soprattutto nel tiro – pistola, carabina, tiro a volo, skeet, tiro con l’arco – e che il tiro a segno, tranne la PGC, pistola di grosso calibro – che comunque utilizza cartucce da tiro a bassa velocità – si fa con il calibro più piccolo, il 22.

Ora, quanti tiratori e quanti cacciatori pensate che ci siano in Italia? E quanti collezionisti di armi individuali residuati bellici ex ordinanza? Sono tanti, molti di più di quelli che l’arma la portano con regolare permesso di porto d’armi per difesa personale, e che pagano ogni anno una tassa salatissima allo Stato. Dicevo all’inizio che difendersi non vuol dire necessariamente sparare addosso ad un ladro. Bene, ci sono altri sistemi per difendere la propria incolumità, ma se la legge non fosse stata cambiata, non avremmo potuto utilizzare neanche quelli. In definitiva, ciò che interessa al comune cittadino è prima di tutto non dover subire violenze e rapine. Ma soprattutto non soccombere all’aggressore in sede civile solo per avere esercitato un suo sacrosanto diritto, quello all’incolumità sua e della sua famiglia.

Purtroppo una certa politica attacca a prescindere, solo per denigrare, e non per fare quella che avevano promesso, una opposizione “senza sconti”, piena invece di menzogne e di negazioni della realtà. Poi si scopre che anche “loro” hanno un armadietto con qualche fucile, o una pistola nel comodino. Spero ardentemente che con un maggior controllo del territorio anche da noi si possa stare tranquilli: a parte gli stupri quotidiani, gli spacciatori ad ogni angolo di strada, che magari aggrediscono i nostri carabinieri e poliziotti, le bombe per il ‘pizzo’, gli assassini stradali che vengono messi fuori il giorno dopo, i furti, le rapine, gli assalti in villa.

Senza che questo governo venga etichettato come quello ‘della paura’. Mi sembra che la nostra paura venga da lontano, cioè dai vari governi non eletti, specialmente dopo Berlusconi, e dalla politica dissennata dell’accoglienza senza regole.

Bisognerà poi anche, a mio giudizio, rivedere i concetti di giudizio dei magistrati. Oggi ci sono troppe scappatoie per chi delinque, dallo sconto di pena per rito abbreviato – che pare venga concesso senza particolari formalità – ai permessi premio assurdi a personaggi che non li meriterebbero, alla mancanza di certezza della pena per qualsivoglia reato, agli arresti domiciliari concessi, per esempio, a chi non ha fissa dimora, abitando in un campo rom. Si parla tanto male degli States, a proposito di armi, ma lì, quando ti mettono dentro, te la fai tutta.




Anguillara Sabazia, diritti negati a Ponton dell’Elce: cittadini in piazza con Buongiorno Regione. Assenti gli amministratori

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Un’amministrazione che non risponde alla richiesta fatta dalla Rai, per essere presente insieme ai suoi concittadini al servizio del TG3 Lazio, “Buongiorno Regione”, andato in onda lo scorso martedì 5 marzo.

Non ha risposto neanche con uno scarno comunicato alla giornalista Mariella Anziano, che avrebbe avuto l’obbligo di leggerlo in diretta. Il tutto in un guazzabuglio che da qualche anno persiste a Ponton dell’Elce, quartiere periferico di Anguillara.

Abbandonati e sviliti, è ciò che provano i cittadini, dove anche i diritti essenziali sono negati, come il diritto all’acqua, violato da tanto tempo, e che negli ultimi mesi risulta essere presente l’arsenico, poiché sono oltre due mesi che l’amministrazione Anselmo ha emanato una delibera di non potabilità.

In questi mesi sono stati numerosi i cittadini che si sono rivolti allo Sportello di Ascolto e Orientamento, servizio gratuito a cura dell’associazione “Diritti di Cittadinanza del Lago” che insieme all’associazione “Umanitaria Trevignanese Onlus” offre alla cittadinanza, denunciando la grave inadempienza da parte del Comune.

I responsabili dell’associazione hanno espresso ai microfoni della Rai le mancanze che perversano nel territorio, affermando che l’acqua è estensione del diritto alla vita, come riportato anche dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani”.

La risoluzione ONU del 28 luglio 2010 ha dichiarato per la prima volta nella storia il diritto all’acqua come “un diritto umano universale e fondamentale”, l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani.

Altra tematica trattata nella diretta di “Buongiorno Regione” è stata la questione relativa alla tensostruttura presente a Ponton dell’Elce, definita dai responsabili dell’associazione “la vergogna della vergogna”. La struttura è stata inaugurata a marzo del 2008, dall’allora sindaco di Anguillara Emiliano Minnucci.

Tramite un bando pubblico fu affidata ad un’associazione nel 2010, dall’allora sindaco Antonio Pizzigallo, ma l’esito non ebbe fortuna e pochi mesi dopo gli affidatari furono costretti a lasciare. Fino a scoprire che, con l’ultimo affidamento, avvenuto a settembre 2015 sotto l’amministrazione dell’ex sindaco Francesco Pizzorno, con tanto di inaugurazione fatta in pompa magna dall’associazione affidataria, è presente un manufatto che presenta gravi deficienze progettuali, ragione per la quale non è stato possibile ottenere il collaudo statico del complesso sportivo. Altro diritto violato, i ragazzi non hanno un luogo per giocare, fare sport, costretti ad entrare di “nascosto” nello stabile, con il grave rischio di incappare in situazioni di pericolo. Soldi pubblici sottratti all’intera collettività, con la complicità della politica, incapace a portare avanti un progetto al servizio della cittadinanza.

Noi andremo avanti, abbiamo le idee chiare e ci stiamo già attivando anche per altre azioni, che avranno maggior risalto rispetto al servizio andato in onda sul TG3. Ciò che ci preoccupa maggiormente, oltre alla consolidata permanenza delle problematiche, è la disinvoltura sconcertante delle azioni con la quale questa amministrazione guidata dal sindaco Sabrina Anselmo sta procedendo.

Da oltre due anni nessuno dei politici che amministra questo Comune si degna a fare un resoconto a Ponton dell’Elce, per dirci come stiano effettivamente le cose. Recentemente abbiamo inviato ufficialmente richiesta anche alla segreteria del sindaco, per una riunione pubblica da tenersi a Ponton dell’Elce. Ciò che vogliamo è un incontro, certamente non uno scontro. A tutt’oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta, vi sembra normale? A dirlo i responsabili dell’associazione “Diritti di Cittadinanza del Lago”.




Perugia, grosso incendio. Il sindaco: “Non uscite”

Un vasto incendio è divampato in un capannone industriale nella zona di Ponte San Giovanni alla periferia di Perugia. Ha provocato una grande colonna di fumo nero visibile in gran parte della città. Sono intervenuti i vigili del fuoco con tutto il personale e i mezzi a disposizione: 24 uomini con 5 autobotti e un funzionario.
    Presenti anche le forze dell’ordine. E’ stata attivata poi l’Arpa per i controlli ambientali e allertata la Protezione civile del Comune di Perugia. L’amministrazione comunale di Perugia, sul suo profilo Facebook, “suggerisce alla popolazione di non stare all’aperto e di tenere chiuse le finestre”.




Ethiopian Airlines, si schianta aereo: 8 italiani tra i 157 morti. Conte: “Un giorno di dolore”

Un aereo Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines si è schiantato mentre era diretto a Nairobi con a bordo 149 passeggeri ed 8 membri dell’equipaggio. Il premier dell’Etiopia ha comunicato che ci sono vittime. Lo schianto è avvenuto alle 8.44 locali, 6 minuti dopo il decollo da Addis Abeba vicino alla località di Bishoftud, ad una cinquantina di chilometri a sud della capitale etiope.

Nessun superstite, 157 morti tra cui otto italiani: è il terribile bilancio del tragico incidente aereo avvenuto in Etiopia. Un Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines è precipitato dopo il decollo da Addis Abeba mentre era diretto a Nairobi. Tra le 157 vittime a bordo, 149 erano passeggeri e 8 i membri dell’equipaggio.

GLI ITALIANI SULL’AEREO – Nella lista passeggeri figura l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale. Inoltre si trovavano sul Boeing tre componenti della ong bergamasca Africa Tremila: il presidente Carlo Spini – 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia – sua moglie, infermiera, Gabriella Vigiani e il tesoriere della onlus Matteo Ravasio. Tra le vittime nel disastro aereo c’e’ anche Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’ associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane. Ci sono anche i nomi di Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti nella lista degli 8 italiani che erano a bordo del volo. Ecco chi sono le vittime italiane.

Oggi è un giorno di dolore. Nell’aereo della Ethiopian Airlines precipitato dopo il decollo da Addis Abeba vi erano anche nostri connazionali. Ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

L’ufficio del primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed ha espresso “a nome del governo e del popolo etiope le più sentite condoglianze alle famiglie di coloro che hanno perso i loro cari”. Al momento la causa dell’incidente non è ancora chiara.

“Al momento le operazioni di ricerca e di soccorso sono nel vivo e non abbiamo informazioni confermate di superstiti o di possibili cause dell’incidente”. Lo si legge in un comunicato diffuso dall’Ethiopian Airlines che sta seguendo le fasi drammatiche seguite allo schianto. Lo riporta la Cnn.

“Membri dello staff dell’Ethiopian Airlines – si legge ancora nel comunicato – saranno inviati sul luogo dell’incidente e faranno il possibile per aiutare gli addetti all’emergenza”. La compagnia aerea informa che a breve sarà disponibile una linea telefonica dedicata per parenti e amici che necessitino informazioni sui passeggeri a bordo dell’aereo.

L’Ethiopian Airlines gode di una buona reputazione in termini di sicurezza, una delle migliori in Africa, sebbene nel 2010 – come ricorda la Bbc – un suo aereo precipitò nel Mar Mediterraneo dopo il decollo da Beirut, in Libano. Nell’incidente morirono 90 persone




Meno tv e colazione più energetica: ecco la ricetta salva cuore

Le cattive abitudini possono ucciderci. Meno tv e colazione più sostanziosa sono gli ingredienti di una ricetta salvacuore. Emerge da due studi della prima clinica di Cardiologia della Università nazionale capodistriana di Atene che stanno per essere presentati alla 68esima Sessione scientifica annuale dell’American College of Cardiology.

Secondo queste ricerche, le persone che hanno trascorso meno tempo a guardare la tv e hanno mangiato regolarmente una colazione energetica hanno avuto meno placca e rigidità nelle loro arterie, che ha come conseguenza una probabilità più bassa di sviluppare malattie cardiache o di subire un ictus.

I ricercatori hanno valutato la salute del cuore e una varietà di fattori di stile di vita in 2.000 greci con più di 40 anni. I ricercatori hanno scoperto che quelli che guardano per più di 21 ore a settimana la tv, avevano quasi il doppio delle probabilità di avere un accumulo di placca nelle arterie rispetto a quelli che invece la vedevano meno.

Lo studio ha anche scoperto che guardare più tv era associato ad un aumento del rischio di altri fattori di rischio cardiovascolare, tra cui l’ipertensione e il diabete: rispetto a chi l’ha guardata per meno di sette ore alla settimana, quelli che guardavano più di 21 ore avevano il 68% in più di probabilità di avere la pressione alta e il 50% più probabilità di avere il diabete. In una seconda parte dello studio i ricercatori hanno scoperto che coloro che mangiavano una colazione molto energetica (che contribuiva per il 20% alle calorie del giorno) tendevano ad avere arterie significativamente più sane di quelli che mangiavano poco o che invece non facevano affatto colazione. La rigidità arteriosa era anormale nel 15% di quelli che saltano la colazione, nel 9,5% di quelli che consumano una colazione a basso consumo energetico (tra 5 e 20% di calorie giornaliere) e nel’8,7% di quelli che consumano una colazione molto energetica. Analogamente, nelle arterie carotidi è stata trovata più placca nel 28% delle persone che saltano la colazione, nel 26% di quelle che consumano una colazione a basso consumo energetico e nel 18% di quelle che consumano una colazione ad alta energia. Sempre rimanendo nell’argomento, un ampio studio condotto da epidemiologi e nutrizionisti della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston e diretto da Gang Liu, poco tempo fa, sostiene che mangiare frutta secca, in particolare noci (almeno 5 ‘manciate’ a settimana per circa 28 grammi l’una) può offrire una protezione per i pazienti diabetici, contrastando almeno in parte il loro elevato rischio cardiovascolare. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi all’alimentazione di 16.217 persone di entrambi i sessi, prima e dopo la diagnosi di diabete, in particolare i dati inerenti il consumo di frutta secca durante un periodo di diversi anni.

Durante il periodo di monitoraggio sono stati registrati 3.336 casi di malattia cardiovascolare (inclusi 2.567 infarti e 789 ictus) e 5.682 decessi (1.663 per problemi cardiovascolari e 1.297 per tumore). Dallo studio è emerso che consumare 5 o più porzioni di frutta secca a settimana riduce il rischio cardiovascolare di un paziente diabetico del 17% rispetto a un paziente che ne consumi meno di una porzione al mese (in particolare riduce del 20% il rischio di infarto, del 34% il rischio di morte per cause cardiovascolari e del 31% la mortalità per tutte le cause). Inoltre, rispetto alle persone che, dopo la diagnosi di diabete, non hanno modificato le proprie abitudini alimentari relativamente al consumo di frutta secca, coloro che ne hanno incrementato i consumi presentavano una riduzione dell’11% del rischio cardiovascolare, una del 15% del rischio di infarto e una del 25% del rischio di morte per cause cardiovascolari, infine una riduzione del 27% del rischio di morte prematura per qualunque causa.




Bracciano, parla al telefono durante il Consiglio comunale. Il presidente del Consiglio la invita ad attaccare e lei “sbotta”: “Ma si faccia i cavoli suoi!”

BRACCIANO (RM) – Una donna scambia il Consiglio comunale di Bracciano per il “salotto di casa sua” e parla tranquillamente al telefono durante la seduta.

La video testimonianza dell’accaduto

Quando il presidente del Consiglio la invita o ad attaccare oppure in alternativa ad uscire dall’Aula la signora si stizzisce e gli fa cenno con la mano di aspettare che termini la telefonata. Poi si altera e risponde con un certo tono. Non contenta dopo qualche minuto ricomincia, prende il telefono e parla e quando viene richiamata per la seconda volta s’innervosisce, si alza visibilmente scocciata e dice al presidente di farsi i fatti suoi e poi con fare evidentemente provocatorio e minaccioso si rivolge all’agente di polizia locale, una donna, la quale invita la signora a mantenere la calma.

L’episodio è successo durante lo scorso Consiglio Comunale di Bracciano – 7 marzo 2019 – e chi l’ha vissuto in versione “live” ancora ne parla.

Parliamo di una signora di una certa età che quel giorno è
apparsa visibilmente alterata.

Al lettore l’ardua sentenza. È giusto consentire che si
arrivi a parlare al cellulare anche durante il Consiglio Comunale?

Ma veniamo ai dettagli, la seduta inizia con un palese invito del presidente del Consiglio: “Buonasera, chiedo ai presenti di spegnere i cellulari o quantomeno silenziarli , vi ricordo che è in atto la registrazione sul canale web del Comune di Bracciano”…

A un certo punto la signora inizia a parlare al cellulare e allora il presidente blocca per un attimo il consigliere Gentili che stava parlando e invita la donna a chiudere la telefonata, ma lei per tutta risposta fa cenno di attendere. Il dialogo è questo: “Consigliere Gentili – dice il presidente del Consiglio comunale – la interrompo un attimo, signora se deve stare al telefono può uscire grazie”. E la signora gli fa cenno con la mano di aspettare. Il presidente del Consiglio si ripete: “Signora mi scusi, non ha capito o attacca o esce grazie mille, le ripeto non siamo in un bar”.

La voce della signora disturba tutti i presenti (anche se dalla registrazione del Consiglio non si riesce a sentire l’audio con la stessa intensità che dal vivo perché la signora non è microfonata per fortuna). E la donna dice proprio questo in una maniera veramente alterata, stizzita, arrabbiata: “Non si sente nulla, non si sente… ma che vuole cacciarmi?”

La situazione sembra essere rientrata, ma dopo poco tempo ecco che la donna ricomincia a stare al telefono. Il presidente del Consiglio si ripete: “Consigliere Gentili – dice – forse la signora non ha capito, non è il salotto di casa sua, se deve telefonare esca e si metta composta per cortesia”.

A quel punto la donna si arrabbia: “Ma gurda te, ma si faccia i cavoli suoi lei…” dice rivolgendosi al presidente del Consiglio che ha semplicemente richiamato all’ordine per la seconda volta la donna. A quel punto la signora alza la voce e va avanti anche all’agente della Municipale… “Signora stia un po’ più calma.. per cortesia”.  

Pare che la donna, dopo questa scena palesemente immortalata
dalle telecamere, abbia poi raccontato pubblicamente tutta un’altra storia
accusando addirittura l’amministratore di aver assunto un “comportamento
sessista” nei suoi riguardi.

Oggi è permesso fare tutto, tanto c’è sempre una scusante. Forse…   




Campagnano di Roma, chiusa sala slot ritrovo di pregiudicati

CAMPAGNANO DI ROMA (RM) – Schiamazzi notturni e presenza di pregiudicati. Giro di vite dei Carabinieri della Stazione di Campagnano di Roma che hanno notificato un provvedimento di sospensione della licenza con chiusura per 10 giorni, ad una sala slot sita nella piazza principale del Comune.

Il provvedimento è stato emesso dal Questore di Roma, ai sensi dell’art.100 del T.U.L.P.S., a seguito della proposta avanzata dai Carabinieri che hanno constatato l’assidua frequentazione del locale da parte di persone con precedenti penali e il disturbo al riposo ed alla quiete pubblica in orario notturno, causato dagli avventori dell’esercizio commerciale.




Tav: “La crisi è già aperta”

Alta tensione nel governo sulla Tav. “La crisi è già aperta” , dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio (M5s) Stefano Buffagni: “Cosa stia succedendo è chiaro – parlando alla presentazione del libro di Piercarlo Padoan e Dino Pesole “Il sentiero stretto”. -: non è che ci sia da aprire una crisi, la crisi è già aperta. Finalmente. I giornali nei giorni scorsi ne avevano scritto, noi dicevamo che non ne sapevamo niente. Adesso un po’ di difficoltà c’è, lo diciamo apertamente”. Ma il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, assicura: “Col buonsenso si risolve tutto. Nessuna crisi di governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all’Italia”.

A stretto giro, ribatte il leader M5s, Luigi Di Maio: “Voglio solo che si rispetti il contratto e non si faccia cadere il governo, questo è buon senso: pensare che c’è ancora molto da fare”.

Un botta e risposta che si è svolto nel corso di tutta la giornate tra i due vicepremier.  “Nel contratto c’è la revisione dell’opera che è giusta, si possono tagliare spese, strutture, è giusto chiedere più contributi all’Europa e alla Francia. Non si può fermarla e conto che il buon senso prevalga”, ha detto Salvini a Rtl. E, sui possibili rinvii della decisione a dopo le Europee di maggio, il ministro ha sottolineato che “il tunnel sarà lì anche l’8 giugno, la scelta va fatta”. “Nessun vertice di Governo oggi, vado a Milano, ne parliamo lunedì, io sono per fare non per disfare “, ha aggiunto Salvini. 

Replica Di Maio: “Quando su tre, due la pensano in un modo, io e Conte, poi non decide solo uno, altrimenti avremo problemi in futuro”. 




Roma, fermato per un controllo prende a calci e pugni i carabinieri

ROMA – Ieri sera, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma San Pietro hanno arrestato un cittadino nigeriano, 36enne con precedenti, con le accuse di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni personali.

Transitando in via Casilina all’incrocio con viale Palmiro Togliatti, i Carabinieri hanno notato l’uomo e hanno deciso di fermarlo per un controllo. Il 36enne ha reagito colpendoli con calci e pugni nel tentativo di sottrarsi agli accertamenti ma è stato subito bloccato. Nelle sue tasche sono state trovate decine di dosi di cocaina e 700 euro in contanti, ritenute provento dello spaccio.

I Carabinieri hanno poi perquisito la sua abitazione, in zona Alessandrino, rinvenendo, sotto al materasso del suo letto, 67 involucri contenenti ben 760 g di eroina e materiale per il confezionamento.

Il 36enne è stato portato in caserma e trattenuto nelle camere di sicurezza, in attesa del rito direttissimo, dove il suo arresto è stato convalidato e disposto il suo trasferimento in carcere a Regina Coeli.

Gli esami tossicologici eseguiti sulla droga sequestrata hanno appurato che dall’eroina, con alto indice di purezza, si sarebbero potute ricavare oltre 10.000 dosi.




Fiumicino, in manette il “Lupin” dell’aeroporto

FIUMICINO (RM) – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno arrestato un cittadino francese intento a derubare un ignaro turista in arrivo all’aeroporto “Leonardo da Vinci”.

Durante un pattugliamento all’interno della sala arrivi aperta al pubblico del “Terminal 3”, i Finanzieri del Gruppo di Fiumicino venivano insospettiti dai movimenti repentini, ma circospetti di un soggetto, apparentemente passeggero in transito nello scalo capitolino, che si aggirava nei pressi dell’area informazioni. Proprio in quella zona il trentenne transalpino sceglieva la sua vittima, che nella circostanza era intenta ad organizzare l’ultima parte del suo viaggio ed era stata distratta da una telefonata.

Il malvivente dopo aver sottratto con destrezza uno zaino dal carrello bagagli di un sacerdote proveniente dal Vietnam, cercava di dileguarsi velocemente tra la folla, ma veniva prontamente inseguito e raggiunto dai militari che lo bloccavano e lo traevano in arresto. Lo stesso, scevro da precedenti di polizia, è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Civitavecchia.

Il ladro aveva scelto con molta cura il suo obiettivo, infatti lo zaino rubato conteneva due personal computer di ultima generazione, un tablet e denaro contante, per un valore complessivo di circa 7.000 euro.
Il risultato è frutto della costante e capillare attività di controllo attuata dai militari del Corpo, nel complessivo sistema di sicurezza assicurato unitamente alle altre forze di polizia, per la tutela delle oltre 150.000 persone che, tra passeggeri e operatori aeroportuali, frequentano quotidianamente lo scalo romano.