Meteo, torna il maltempo con piogge torrenziali: scuole chiuse in diverse regioni

E’ allerta meteo. Nelle prossime 24 ore la nostra Penisola e le isole maggiori saranno interessate dal maltempo a causa di un profondo vortice perturbato centrato sul Mediterraneo occidentale che dispenserà notevoli quantitativi di pioggia con raffiche di vento e nevicate oltre i 1400-1500 metri di quota.

Una situazione che non si registrava da tempo a causa delle anomalie che hanno attanagliato il Nord Italia. Perciò la situazione è molto preoccupante ed ha costretto la protezione civile a diramare l’allerta meteo in stretta collaborazione con enti, sindaci e prefetture di diverse regioni d’Italia.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, per la giornata di giovedì 4 Aprile, si attendono fenomeni di forte intensità caratterizzati da piogge abbondanti e temporali.

Cadranno oltre 150mm di pioggia su vaste aree del Paese, con picchi di 300mm sulle Prealpi tra Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma anche 250mm tra Liguria e Toscana.

Pertanto, questa situazione di estrema allerta, prevede la chiusura di centinaia di scuole in diversi regioni d’Italia.

Al momento, in attesa di conferme ufficiali attraverso il bollettino della protezione civile che arriverà nelle prossime ore, le scuole che resteranno chiuse a causa del maltempo, giovedì 4 Aprile, saranno quelle di Liguria, Veneto, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia settentrionale, Toscana e Lazio.

Probabile quindi la totale sospensione delle attività didattiche a Roma, Firenze, Genova, Milano, Vicenza e Udine, dove le piogge potranno essere torrenziali.

E sulla Capitale sono previsti ingenti quantità d’acqua in pochissimo tempo e forti raffiche di vento con punte oltre i 60 km/h specie nella seconda parte della giornata, tra il pomeriggio e la sera.
Previsti dunque allagamenti e disagi alla circolazione automobilistica.

Anche la Protezione Civile Regionale ha emesso un avviso di criticità idrogeologica ed idraulica, codice giallo, per la giornata di domani, Giovedì 4 Aprile.

La sindaca Virginia Raggi adotterà il provvedimento che ordinerà le scuole chiuse? Come è possibile immaginare, la decisione è molto attesa da parte dei genitori che dovranno dovranno pensare ad un piano b in caso di chiusura delle scuole.  Si aspettano aggiornamenti dopo il consueto bollettino di criticità che verrà emesso dalla Protezione Civile.

Non è escluso che, nelle prossime ore, si aggiungano alla lista città come Napoli, Salerno, Caserta, e altri comuni tra Campania e Calabria. Da segnalare inoltre che saranno le località Alpine e Prealpine (Aosta, Belluno, Sondrio, Biella, Como, Varese) a subire l’impeto più grave delle precipitazioni.




Roma, Torre Maura: calci e manate al pulmino con i nomadi. La procura apre un fascicolo

ROMA – Calci e manate dai manifestanti contro il pulmino, con a bordo nove nomadi, che ha lasciato il centro di accoglienza a Torre Maura, alla periferia di Roma. In seguito una ventina di persone ha intonato l’inno d’Italia facendo il saluto romano. Da ieri i residenti della zona, supportati da alcuni gruppi di estrema destra, protestano contro il trasferimento di oltre 77 rom nella struttura.
 

Momenti di tensione davanti al Centro che ospita alcuni nomadi a Torre Maura, alla periferia della Capitale. Uno dei residenti che stanno manifestando davanti alla struttura ha urlato contro uno dei nomadi dall’altra parte del cancello: “Scimmia di m… te ne devi andare, esci fuori che ti ammazzo”, mentre un altro ha aggiunto gridando: “Dobbiamo bruciarli vivi”. E alla risposta del nomade, che ha detto urlando “Si si ce ne andiamo”, i manifestanti hanno cominciato a intonare cori mentre alcuni ragazzi si sono arrampicati sui muretti per aggiungersi agli slogan.

La Procura di Roma apre un fascicolo di indagine in relazione agli scontri avvenuti nella tarda serata di ieri nella zona di Torre Maura dove circa 200 abitanti della zona, supportati anche da militanti di Casapound, sono scesi in strada per protestare contro il trasferimento di alcuni rom in un centro di accoglienza. A piazzale Clodio sono in attesa di una informativa dalle forze dell’ordine intervenute. I reati ipotizzati, al momento, sono di danneggiamento e minacce aggravate dall’odio razziale.




Volley D/F, Vbc Polistampa ospita Casal de’ Pazzi

Vbc Polistampa
in campo domani alla Palestra dell’Ite “Paolo Savi” per la
ventitreesima giornata del girone A della serie D regionale. Avversaria di turno,
la Polisportiva Casal De’ Pazzi, già battuta all’andata
con il punteggio di 1/3.

Le
romane sono decime e sono alla ricerca di punti per tirarsi fuori dalle zone a
rischio della classifica. Dopo aver a lungo occupato la quarta posizione, le
ragazze di Francesco Rita sono da domenica scorsa seste a ridosso della zona
play-off promozione. Hanno gli stessi punti, 43, di Emmeciquadro, quinta e, se
il girone terminasse ora, qualificata. Si gioca alle 21.

Per
quanto riguarda i campionati provinciali,
sabato alle 16 sarà
la volta della Vbc Terza Divisione
che al PalaVolley di via Gran Sasso ospita Tuscania
Volley
.




Regione Lazio, sanità: il dossier M5s punta il dito sul buco miliardario

La sanità laziale sembra non trovare pace, almeno per quanto riguarda la sua gestione economico-finanziaria. Infatti, il Lazio è l’unica regione in Italia a presentare un fondo di dotazione negativo per quasi un miliardo di euro. Sullo stato di questa emorragia presente da almeno dieci anni, è intervenuto il consigliere del M5S Davide Barillari inviando una lettera al ministro dell’Economia, Giovanni Tria e alla titolare del Ministero della Salute, Giulia Grillo. Quest’ultima, in un’intervista al Corriere ha affermato: “Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento”.

D’Amato: “Il consigliere Barillari fa molta confusione.”

“Il consigliere Barillari fa molta confusione.” Aveva dichiarato su queste colonne l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato asserendo che “non vi è alcun ‘buco’ in bilancio” tanto che “Il disavanzo del servizio sanitario regionale ossia la differenza annuale tra ricavi e costi è stato ridotto di oltre 40 volte. Partiva da circa 2 miliardi nel 2006 ed è stato ridotto a 45 milioni ultimo consuntivo certificato. Il dato finale 2018 sarà ancora migliore, ma attendiamo i tavoli di verifica”.

Il dossier sulla sanità del M5s

L’Osservatore d’Italia ha potuto visionare il dossier redatto dalla task force sanità del Movimento 5 Stelle proprio riguardante le misure che il Commissario ad acta Nicola Zingaretti sta prendendo in merito alla valutazione straordinaria del fondo di dotazione.

Da quello che emergerebbe, la sanità laziale, in commissariamento dal 2008, deve risolvere il problema di un buco di 994 milioni di euro prima di uscirne.

Ma cerchiamo di capire meglio analizzando quanto riportato nel dossier.
Il fondo di dotazione è uguale alle attività meno le passività meno i finanziamenti per i beni di prima dotazione. Tale fondo fa parte del patrimonio netto il quale , da quanto riportato nel consolidato regionale nel suo andamento storico, risulta essere di 2 miliardi di euro. Ma se si fa la somma algebrica delle voci che compongono il patrimonio netto il risultato è assai diverso: all’incirca 700 milioni. Questa analisi deriva dalla visione di una tabella all’interno del dossier che si è potuta redigere dalle relazioni e dai verbali dei tavoli tecnici interministeriali e regionali del 26 luglio e del 22 novembre 2018 ma che comunque pecca di trasparenza, anche perché i suddetti verbali sono disponibili solo dopo molti mesi.
Il fondo di dotazione, che parte naturalmente in positivo, si scopre essere in rosso solo dopo il decreto legislativo n.502 del 1992 quando le USL (unità sanitarie locali) che fanno parte della Regione vengono trasformate in ASL (azienda sanitaria locale che fa capo alla Regione). Questo comporta il passaggio dalla contabilità finanziaria, in cui bisogna inserire lo stato patrimoniale, alla contabilità generale dove vanno riportati oltre lo stato patrimoniale anche il conto economico e le note integrative. Svolto questo passaggio, si scopre che il fondo di dotazione è in negativo. All’epoca i Direttori Amministrativi dichiaravano l’impossibilità di risalire alle responsabilità a causa degli strumenti a disposizione per l’analisi della contabilità finanziaria. Forse la passività si è venuta a creare quando i contributi in conto capitale provenienti dalla Regione non erano sufficienti per la copertura delle perdite e quindi le eccedenze di quest’ultime venivano stornate attraverso la contropartita fondo di dotazione. Ad oggi sembra che non ci siano nemmeno i partitari per identificare i fornitori e le singole voci di debito/credito.
Nel 2012 il fondo di dotazione era in passivo per un miliardo, oggi di 994 milioni. Nello stesso 2012, il Ministero della Sanità e quello della Salute hanno chiesto la risoluzione di tale problematica attraverso i tavoli tecnici. Mentre è lecito domandarsi dove fossero la Corte dei Conti e i revisori.

Il dossier si concentra essenzialmente sui prospetti dell’ultimo decreto ad acta del commissario Nicola Zingaretti il n.502

Il decreto prevede la creazione di due fondi: il primo di accantonamento da estinzione debiti e il secondo di svalutazione crediti di dubbia esigibilità. Ciò per far sì che il fondo di dotazione si trasformi in fondo di garanzia, cambiandogli veste ma non toccando evidentemente la sostanza. La ricerca di quei crediti da accantonare e di quei debiti da svalutare spetta alle Asl che dovranno, entro l’inizio di maggio attraverso una delibera dei direttori generali, presentare un consolidato. Le considerazioni che si possono trarre sono almeno due: i tempi molto stretti (2 mesi) per decidere che ne sarà del commissariamento della sanità laziale e rischi di decreti ingiuntivi e di altre azioni penali a cui sono esposte le svalutazioni dei debiti. Quest’ultimo passaggio, anche se rientra in una decisione straordinaria di cui si assumerà la responsabilità la Regione, non è remoto. Si scoprirà mai di chi è la responsabilità di questo buco miliardario nelle tasche della sanità della Regione Lazio? Non è forse una scelta avventata uscire dal commissariamento in una situazione di instabilità contabile?




Bracciano, il latitante catturato era scappato al blitz nel covo

Grande operazione portata a termine dai carabinieri della compagnia di Bracciano.

Un latitante pluripregiudicato è finito in manette. Da due mesi, era ricercato in tutt’ Italia poiché ritenuto responsabile di “detenzione di armi, esplosivi e droga”.
Nel corso del controllo veicolare, l’uomo è stato trovato in possesso di una pistola carica e di un coltello.

Chi non ricorda il grosso blitz, due mesi fa, in un covo pieno di armi e droga ad opera dei Carabinieri della Compagnia di Bracciano? Ecco, il latitante era la terza persona riuscita a sfuggire mentre a finire in manette sono stati due sardi di 20 e 28 anni.

La Sezione Operativa e Radiomobile della locale Compagnia Carabinieri ha arrestato il ricercato mentre si trovava a bordo di un’autovettura insieme ad un altro cittadino italiano. Il pluripregiudicato sardo di 47 anni è stato arrestato  in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare, (emessa dal Tribunale di Civitavecchia), dalla quale si era sottratto da tempo.

Al termine degli accertamenti, anche l’altro passeggero dell’auto è stato tratto in arresto poiché responsabile di aver favorito la latitanza del ricercato.

Il primo è stato associato al carcere di Civitavecchia, mentre il secondo è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso la sua residenza.

Nel covo c’era tutto il necessario per fare rapine e
spacciare droga: tre fucili e cinque pistole, centinaia di cartucce di vari
calibri, cinque candelotti di esplosivo in gelatina da oltre 1 chilo, un
giubbotto antiproiettile, barbe finte, passamontagna, piedi di porco e un
piccolo ariete artigianale, in gergo chiamato “marmotta” utile a scassinare e
far esplodere gli sportelli bancomat.




Volley Junior League: Tuscania ospita Perugia

Appuntamento
di quelli che contano domani pomeriggio al Palazzetto dell’Olivo di Tuscania.
In campo per la terza giornata del girone D di Junior League, le under 20 di Maury’s
Italiana Assicurazioni Tuscania e Sir Safety Conad Perugia
che si giocano
l’accesso alla Final Eight dopo aver entrambe battuto la Monini Spoleto nelle prime due giornate. Le vincenti di ciascun
girone accedono infatti alla fase finale assieme ad una delle migliori seconde.

“Giovedì giochiamo contro
Perugia una squadra che contro Spoleto ha giocato molto bene -presenta il match
il coach Victor Perez Moreno. Sono
molto ben organizzati. Noi ci siamo preparati al meglio per affrontarli visto
che il nostro obiettivo è
passare il turno. I ragazzi si sono allenati bene, inutile sottolineare che il
livello di concentrazione è
molto alto. È
una partita importante: noi daremo tutto in campo supportati dal nostro
pubblico, dalla città
e dai tifosi”.

A
dirigere l’incontro i signori Marco Gasparrini e Livia Azzolina. Fischio di
inizio: ore 19,30




Rocca Cencia, minaccia un giocatore di Slot per ottenere la vincita

In un bar di Rocca Cencia, in soli 15 minuti di gioco su una slot ha perso 3.000 euro e dopo aver assestato alla “macchinetta” un calcio, si è alzato per andarsene, borbottando.

La persona che, dopo di lui, si è seduta a giocare alla stessa slot, alla prima puntata ha letteralmente fatto saltare il banco, vincendo 3.400 euro.

La delusione per lui era troppo grande per restare a guardare, perciò lo sfortunato giocatore – un 21enne romano senza occupazione e con precedenti – ha pensato bene di tornare nell’esercizio, qualche ora dopo, spalleggiato dai genitori, pretendendo dalla proprietaria del bar la restituzione di almeno metà della somma perduta.

Al diniego ottenuto per la stramba pretesa, padre e figlio, in particolare, hanno iniziato a minacciare di distruggere il locale qualora la proprietaria non avesse accolto la loro richiesta.

La madre del 21enne, pur non prendendo attivamente parte alle richieste estorsive, in uno scatto d’ira, ha schiaffeggiato la barista.

Alcune telefonate giunte al “112” hanno consentito ai Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca di intervenire sul posto in breve tempo e una volta ricostruita la dinamica della vicenda, hanno arrestato il 21enne con le accuse di tentata estorsione e minaccia e trattenuto in caserma in attesa del rito direttissimo. Per lo stesso reato, il padre – un 48enne, anche lui senza occupazione e con precedenti – è stato denunciato a piede libero




ANBI, la proposta: contro le crisi idriche un’alleanza per bacini polivalenti

“L’emergenza idrica, che si sta prospettando
nell’Italia settentrionale, non colpirà solo l’agricoltura, ma tutti gli
interessi, che gravano sulla risorsa idrica; per questo, ANBI propone una
strategia ventennale di bacini ad uso plurimo dove, nel rispetto delle priorità
di legge, trovino soddisfazione le diverse esigenze: umane, agricole,
produttive, turistiche  in un contesto di
valorizzazione ambientale, nel quale coinvolgere le realtà locali attraverso
processi partecipativi dal basso.”

Lo afferma Francesco Vincenzi, Presidente
dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del
Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI),
intervenuto ad un workshop sul
futuro delle energie rinnovabili, organizzato a Roma da “Terna”.

“L’acqua – prosegue
il Presidente di ANBI – è non solo
fonte di vita, ma un elemento produttivo strategico da gestire con
lungimiranza. E’ necessario contemperare  le diverse esigenze, evitando
controproducenti conflitti sull’utilizzo della risorsa idrica; per questo,
nell’immediato abbiamo chiesto la convocazione degli Osservatori sulle risorse
idriche presso le Autorità di Distretto, ma in prospettiva dobbiamo aumentare
la capacità di trattenere le acque in bacini, coinvolgendo le espressioni del
territorio in una strategia virtuosa. Già oggi, i Consorzi di bonifica
producono, da fonti rinnovabili, l’80% dell’energia utilizzata.”
 

ANBI e Terna,
unitamente a Coldiretti, sono già legate da un Protocollo d’Intesa, siglato ad
inizio 2018, per ottimizzare i benefici di una gestione polivalente della
risorsa irrigua, coniugandone un uso idroelettrico con i fabbisogni prioritari
delle imprese agricole e con la sostenibilità ambientale.

“L’accordo siglato
fra ANBI, Coldiretti e Terna – conclude Francesco
Vincenzi
– conferma il ruolo che i Consorzi di bonifica e, più in generale,
l’agricoltura possono giocare sul terreno della modernità. L’intesa apre nuove
opportunità nel campo della sostenibilità energetica e della ottimizzazione
d’uso delle risorse idriche nell’interesse della salvaguardia ambientale e
dell’economia del settore primario. Il futuro non può che nascere dalla
condivisione di obbiettivi comuni fra soggetti di diversa natura, ma con una
comune sensibilità per la valorizzazione del territorio e delle sue risorse
naturali.”




Marino, Santa Maria delle Mole (calcio, Prom.), Sansotta guarda al futuro: “Qui ho trovato un club serio”

MARINO (RM) – Il Santa Maria delle Mole ha virtualmente conquistato la permanenza in Promozione. Grazie al successo di domenica scorsa contro il Dilettanti Falasche (3-1 con doppietta di Sansotta e gol del centrocampista classe 2000 Serafini, al suo primo sigillo in Promozione), la squadra di mister Giorgio Marcangeli ha centrato l’ottavo risultato utile consecutivo e si è portata a +11 sulla zona play out con cinque gare ancora da giocare. “Contro il Falasche abbiamo dato l’ennesima conferma di essere una squadra in salute – dice l’attaccante classe 1991 Michele Sansotta – Siamo andati inizialmente sul doppio vantaggio, poi gli ospiti hanno accorciato le distanze e infine nella ripresa è arrivato il sigillo di Serafini per il definitivo 3-1. Credo fermamente che questa squadra abbia raccolto meno di quello che meritasse, ma ora abbiamo tutte le intenzioni di continuare con questo ritmo e fare bene anche nelle ultime cinque partite di campionato”. I due gol dell’attaccante sono nati da altrettanti assist di Lorenzo Barbaria. “Proprio prima della gara, lo rimproveravo scherzosamente di aver fatto assist solo ad altri compagni: nel giro di venti minuti mi ha messo in porta due volte” sorride l’ex giocatore del Città di Ciampino (tornato a giocare al “Superga” con la maglia del Santa Maria delle Mole) che ha segnato sette reti da dicembre, quando si è concretizzato il suo arrivo dalla Virtus Olympia. “La scelta è nata tramite mister Marcangeli che mi aveva allenato alla Castelnuovese, ma devo dire che anche l’inserimento nel gruppo è stato molto semplice: ho trovato compagni di squadra davvero splendidi e tra questi l’esempio vero è Alessandro Spaziani che, oltre ad essere il giocatore che tutti conoscono, è una persona incredibilmente umile e sempre disponibile”. Sansotta sembra aver trovato un ottimo feeling anche con la società bovillense. “La società è composta da persone squisite che non ci fanno mancare nulla: qui c’è un club serio e mi piacerebbe proseguire con questa maglia, ma ne parleremo alla fine della stagione”. Prima ci sono da giocare le ultime cinque partite con uno spirito chiaro. “Siamo convinti di potercela giocare con tutte a partire da domenica contro il La Rustica: l’entusiasmo è alto e non vogliamo porci limiti, ma cercheremo di scalare altre posizioni in classifica”.




Rugby Frascati Union 1949 (serie B), Corona: “Col Villa Pamphili c’è stato tanto impegno”

FRASCATI (RM) – E’ iniziata la volata finale per la serie B del Rugby Frascati Union 1949. La squadra dei coach Luca Corona e Claudio Girini ha giocato a testa alta sul campo del Villa Pamphili secondo della classe nel match di domenica scorsa, ma una prestazione gagliarda e coraggiosa non è bastata ai tuscolani per evitare la sconfitta per 27-5. “Siamo stati in partita per oltre sessanta minuti, poi c’è stato un crollo fisico nel finale e l’abbiamo pagato a caro prezzo – commenta Corona – Il primo tempo è stato davvero tirato ed equilibrato tanto che ci è voluta una meta negli ultimi dieci minuti per consentire ai padroni di casa di chiudere all’intervallo avanti per 7-0. Nella ripresa abbiamo ricominciato con un buono spirito, pagando nel finale lo sforzo fatto. A livello di impegno, comunque, non ho nulla da rimproverare ai ragazzi che hanno provato a fare il massimo così come accaduto anche all’andata quando perdemmo in extremis con il Villa Pamphili”. Il Rugby Frascati Union 1949 rimane a due punti dal Messina terzultimo (e ospite dei tuscolani nel match post pasquale del 28 aprile prossimo). “Cercheremo di fare il massimo in questo finale di stagione – rimarca Corona – Le avversarie che ci rimangono da incrociare sono Paganica e Rugby Roma prima della sosta, poi Messina, Frascati Rugby Club e Salerno (fanalino di coda e già spacciato) dopo lo stop pasquale: di fatto giocheremo quattro partite casalinghe su cinque e questo è un fattore importante. La gara casalinga con Salerno ci vedrà per forza favoriti, mentre al di là dell’incrocio col Messina, avremo tre sfide con squadre di medio-alta classifica che magari non saranno “affamate” di punti. Non ci aspettiamo regali, comunque, perché in questa categoria non ne fa nessuno”. Corona parla un po’ più nello specifico del match di domenica contro il Paganica, da giocare tra le mura amiche. “Poche settimane fa hanno subito un grave lutto e probabilmente hanno risentito di quell’episodio dal punto di vista dei risultati. Ma dobbiamo tenere alta la guardia perché quella abruzzese rimane una formazione di tutto rispetto”.




The Division 2, la rinascita parte da Washington D.C.

A distanza di tre
anni dall’uscita di The Division, Ubisoft e Massive Entertainment hanno
lanciato di recente sul mercato The Division 2, sequel del titolo originale per
Pc, Xbox One e PS4.  L’avventura,
ambientata sempre nel presente alternativo ideato da Tom Clancy, lascia le
strade infette e innevate di New York per una versione primaverile e
apparentemente meno “contagiosa” della capitale Washington D.C. A livello di
trama il titolo possiede una solida base su cui poggiare e si sviluppa in
maniera interessante. Sono passati 7 mesi da quando il “Veleno Verde”, così
viene chiamato il virus creato dal Dr. Gordon Amherest, è stato diffuso
approfittando dell’euforia del Black Friday per causare un’epidemia capace di
mettere rapidamente in ginocchio non solo la città di New York, vero e proprio
focolaio della malattia, ma gli Usa nella loro interezza.

Dopo essersi
prodigata per aiutare la JFT nelle operazioni di soccorso, aver contrastato la
dilagante ondata di criminalità che ha inevitabilmente invaso le strade
innevate di New York e aver scoperto i motivi che hanno spinto il Dr. Amherest
a diffondere l’agente patogeno, La Divisione, il reparto speciale composto da
agenti dormienti della Strategic Homeland Security “risvegliati” dal Presidente
attraverso la Direttiva 51, riceve una richiesta di aiuto proveniente da
Washington D.C. In The Division 2 la capitale degli Stati Uniti, identificata
da tutti come uno dei punti fermi della rinascita del Paese, è infatti tenuta
in scacco da bande criminali più o meno organizzate che, analogamente a quanto
accaduto a New York, stanno approfittando della situazione disperata per
tentare di prendere il controllo della città. In questo scenario entra in gioco
il protagonista del titolo. Quali agenti della Divisione si viene infatti
inviati a Washington D.C. dopo una breve sequenza iniziale, che funge da
tutorial di base e che fa da transizione tra le due ambientazioni. Una volta
arrivati nella capitale statunitense, il giocatore viene immediatamente
coinvolto nelle operazioni di difesa e ri-conquista gestite dalla Divisione,
che nel corso delle oltre 30 ore necessarie per completare la trama lo vedranno
impegnato a liberare i vari quartieri della città e a riattivare
progressivamente la rete di comunicazione SHADE in un classico mix di missioni
principali e secondarie che vengono rivelate passo dopo passo al giocatore
dalla base operativa, allestita per l’occasione all’interno della Casa Bianca.
The Division 2, come già largamente preannunciato da Ubisoft stessa, non
rappresenta una rivoluzione, ma una versione più matura e rifinita del sistema
di gioco originale, titolo capace comunque di raccogliere consensi nonostante
alcuni inevitabili difetti che hanno causato il disappunto dei giocatori. Con
questa nuova produzione la software house francese conserva lo stesso sistema
del predecessore, con la sostanziale differenza però che promette un
grandissimo numero di contenuti in più. Fortunatamente sembra che la lezione
del titolo originale sia stata recepita dagli sviluppatori, infatti,
raggiungendo il level cap a 30 e proseguendo ben oltre al semplice debellare la
minaccia e rimettere il Presidente al posto che gli compete le cose da fare
sono veramente molte. Ma andiamo con ordine. Parlando di gameplay, The Division
2 ha inizio con un editor del personaggio. A questo punto dopo un brevissimo
prologo si viene catapultati nella dura realtà di Washington D.C. I primi passi
nella capitale statunitense fanno capire subito che si ha a che fare con una
location ben differente dalla New York gelata dall’inverno e dalla desolazione,
depredata del suo splendore dalle gang criminali e distrutta dal virus che l’ha
messa in ginocchio. I paesaggi assolati, più vivi e meno claustrofobici, però
sono solo l’anticamera di un’altra città in rovina sulle cui strade si combatte
ancora la battaglia tra la vita e la morte. I sopravvissuti stanno tentando di
instaurare un nuovo ordine ma le gang sono ancora un ostacolo. In questo
scenario gli agenti della Divisione avranno ancora una volta il compito di
combattere i nemici della pace per ribaltare la situazione e cercare di creare
un nuovo mondo. Insomma, in The Division 2 cambia il periodo, il clima, gli
equilibri, eppure gli elementi che hanno contraddistinto e posto le basi per il
gameplay del gioco originale sono tutti lì, immediatamente riconoscibili. In
questo sequel la Casa Bianca funge da quartier generale delle operazioni della
divisione, ed è quindi un luogo dove tornare a raccogliere i frutti degli
sforzi in missione, acquisendo nuove abilità e potenziando il proprio arsenale.
Inoltre, da qui si diramano tutte le altre operazioni per la riconquista della
capitale.

Come nel suo
predecessore, anche in The Division 2 l’esplorazione è sempre libera e lascia
la scelta di decidere se perderci tra le strade alla ricerca di risorse utili,
o farsi guidare dal navigatore verso la prossima destinazione. Ingaggiare il
nemico sottraendogli man mano terreno prezioso e roccaforti, sarà invece utile
per far avanzare gli alleati e sfruttare il territorio per mutarlo in un
checkpoint prezioso da cui ripartire grazie allo spostamento rapido. Tali
avamposti ora si sommano ai rifugi, ricordando da vicino quelli presenti nella
serie di Far Cry. Sempre parlando di assonanze con il passato, anche in questo
nuovo capitolo della saga torna anche l’interfaccia che simula la realtà
aumentata a disposizione degli Agenti. Tramite effetti minimali e ben definiti,
questa funzione segnala tutti i dettagli di cui è necessario essere a
conoscenza: dagli spostamenti possibili grazie alla copertura in movimento,
fino agli indicatori di energia e ricarica nostra e dei nemici, passando per
tutta una serie di minuzie utili a immedesimarsi in un soldato dalle capacità
tecnologiche avanzate. Per chi ha già giocato al titolo originale, affrontare
The Division 2 avrà un sapore molto familiare. A livello grafico lo SnowDrop
Engine fa un lavoro squisito: Washington D.C. non genererà lo stesso incanto di
una New York in balia delle tempeste di neve nel periodo natalizio, ma la mole
di detriti dispersa per le strade unita a scenari urbani devastati, risulta
inquietantemente credibile, da lasciare ancora una volta a bocca aperta.
Sicuramente Ubisoft da questo punto di vista merita un grande plauso:
nonostante i capolavori usciti in questi tre anni nel panorama videoludico,
quello di The Division è uno dei setting più curati nella storia dei
videogiochi se comparati alla vastità della mappa. La cura maniacale per il
dettaglio, la ricerca della perfezione in ogni strada, palazzo o sotterraneo
raggiunge il suo apice nelle missioni principali, quando ci si trova a dover
esplorare edifici complessi nell’architettura, che raccontano tramite una
quantità spropositata di oggetti i loro scopi passati. La sensazione di
desolazione e smarrimento che si prova in questa versione di Washington D.C. è
veramente stupefacente e anche solo passeggiare nelle strade della capitale
americana provoca un brivido lungo la schiena. La città però non è solo quello
che si vede passeggiando fra i palazzi, infatti le strade celano anche
laboratori sotterranei, uffici governativi, locali commerciali e tanto altro.
Il nostro consiglio? Usare meno possibile il viaggio rapido e godersi le
bellezze offerte da The Division 2. L’esplorazione libera poi, oltre che essere
un ottimo metodo per trovare risorse e far esperienza, è anche un’ottima
tattica per poter scoprire segreti e trovare collezionabili che approfondiscono
la fase più critica dell’epidemia. Ovviamente il gioco non è perfetto, infatti
è presente qualche sporadica sbavatura come qualche glitch o alcune texture che
si caricano in ritardo, ma difronte alla maestosità dell’ambiente queste
piccolezze sono nulla. Il difetto peggiore dell’ultima produzione Ubisoft però
è la poca caratterizzazione dei personaggi i quali non riescono a raccontare
con efficacia tutto ciò che hanno passato nei mesi dell’epidemia. Anche il
protagonista soffre di questo difetto e purtroppo risulta essere un semplice
spettatore muto degli eventi che coinvolgono i sopravvissuti alla piaga. Mai
una parola, mai un’emozione, mai una reazione. Il proprio alter ego virtuale è
freddo, impassibile e insensibile. Quest’aspetto purtroppo, a nostro avviso, è
il difetto peggiore per un titolo del genere. Parlando di altro, come già visto
a New York, ogni tanto è possibile trovare in giro i così detti dispositivi
ECHO che, tramite la realtà aumentata, ricostruiscono scene chiave avvenute nel
passato, aiutando chi gioca a capire cosa ha portato al collasso la città.
Purtroppo questi espedienti non riescono a generare il climax necessario a
emozionare chi sta con il pad in mano e il doppiaggio in Italiano, seppur completo,
risulta alle volte in un’interpretazione priva di mordente. Insomma, dinanzi a
una catastrofe di questo genere come minimo ci si aspetta un pathos maggiore.

Durante il
peregrinare del protagonista si verrà spesso a contatto con informazioni su
personaggi e retroscena che arrivano a coinvolgere il governo americano, il
presidente e il suo personale, ma, come già evidenziato, l’assenza di una
caratterizzazione precisa e profonda dei personaggi in questione si dimostra un
neo non di poco conto. Fortunatamente la musica cambia nelle sessioni di gioco
dove bisogna combattere, infatti, nonostante il game loop è uguale a quello
visto in passato: si dal rifugio che si preferisce, si affronta la missione
fino a raggiungere il nemico più corazzato, si aumenta il livello, si
acquisisce nuovo equipaggiamento e si va vanti così, il combat system è davvero
ben fatto. Le missioni sono lunghe e impegnative, con l’IA che seppur
prevedibile in molti casi, mette a dura prova il giocatore cercando di
aggirarlo e circondarlo il più possibile, facendo uso anche di tecnologia
avanzata e dell’ambiente circostante. La strategia in battaglia, con le
maggiori variabili introdotte da nuovi strumenti e tipologie di nemici,
acquista un minimo di profondità in più, che finalmente varia l’azione per non
renderla troppo ripetitiva ed estenuante. In The Division 2 il senso di
progressione è dato dal ritrovamento e dal crafting dell’arsenale più potente,
al pari del primo capitolo, riducendo il comparto narrativo a mera preparazione
a quello che bisognerà affrontare una volta raggiunto il level cap. Ossia il
coop online e quindi la Dark Zone, che comporterà a sua volta l’inevitabile
grinding alla ricerca dell’equipaggiamento più raro e potente. L’introduzione
dei Clan, le marche degli equipaggiamenti e la personalizzazione dei i droni,
contribuiscono ad aggiungere qualche novità in più. Nonostante questo, però, è
la struttura generale a non subire cambiamenti di sorta fino al raggiungimento
del level cap e dell’end-game. La mancanza di innovazione nella formula
generale fa storcere il naso, ma sarebbe etichettare The Division 2 come una
sorta di espansione sarebbe un errore. A livello di personalizzazione e
crescita del personaggio, man mano che sale di livello il proprio alter-ego
ottiene dei punti abilità, che possono essere spesi per sbloccare uno degli 8
strumenti tecnologici sviluppati per incrementare le capacità difensive degli
Agenti. Il catalogo delle dotazioni utilizzabili sul campo di battaglia dopo
averle assegnate a uno dei due tasti dorsali, che include torrette difensive,
scudi, droni, lanciatori chimici e altri simpatici accessori, non solo è molto
vario ma può anche essere personalizzato in modo puntuale dal giocatore
attraverso numerose varianti, offensive o difensive, che possono essere
sbloccate utilizzando le componenti di tecnologia SHADE ottenute come
ricompense per le missioni completate o raccolte durante l’esplorazione.
Salendo di livello il giocatore può inoltre equipaggiare armi e dotazioni più
performanti. The Division 2 include, proprio come il suo predecessore, 7
categorie di armi differenti e un nutrito elenco di accessori come fondine,
corazze, guanti e simili, ognuna delle quali è dotata di caratteristiche uniche
che dipendono non solo dal livello, ma anche dal grado di rarità delle stesse,
che viene identificato anche in questa occasione dal colore e che corrisponde
ad un numero crescente di bonus e malus passivi o attivabili, come nel caso
delle armi, solo completando specifiche sfide o soddisfacendo requisiti
precisi. Alcuni oggetti inoltre faranno parte dello stesso “brand”, il che
permette di sbloccare vantaggi aggiuntivi quando si indossano 2 o più elementi
della stessa famiglia. Alcune parti dell’equipaggiamento, così come gli
strumenti sbloccabili consumando punti Abilità, possiedono inoltre uno o più
slot dedicati ad accessori e mod tramite i quali si può cambiarne sia l’aspetto
estetico che le caratteristiche base. Le modifiche estetiche, così come i capi
di abbigliamento con i quali personalizzare l’aspetto del personaggio, possono
essere recuperate sul campo di battaglia o acquistate nello store dedicato
presente all’interno del gioco spendendo crediti Premium, ottenibili tramite
classiche microtransazioni, mentre gli accessori relativi all’equipaggiamento
non solo possono essere raccolti, ma possono anche essere craftati, così come
tutto il resto, consumando le risorse raccolte esplorando o smantellando gli
oggetti dei quali sentiamo di non avere più bisogno. Per farlo è però
necessario possedere o sbloccare il relativo progetto, il che permette di
parlare anche di un altro aspetto legato alla progressione all’interno di The
Division 2. Nel nuovo titolo di Massive Entertainment infatti non bisogna solo
far crescere il proprio personaggio, ma anche la base operativa e gli
insediamenti presenti in città ottenendo in cambio, in aggiunta ai classici
punti esperienza e alle ricompense pecuniarie, anche la fedeltà di alcuni NPC,
i quali torneranno alla Casa Bianca per occuparsi di specifiche attività come
il poligono di tiro, l’area fai da te o l’intelligence, e tanti utili progetti.
Per ottenere tutto ciò non basta però completare le numerose missioni
secondarie proposte nei rispettivi insediamenti, ma è necessario contribuire al
benessere e allo sviluppo degli stessi donando materiali ed equipaggiamenti o
completando particolari attività per le strade delle città. Parlando della progressione
è poi impossibile non spendere due parole sul sistema di gestione delle
sessioni cooperative, capace di ridurre il divario tra Agenti di livelli
diversi grazie ad un sistema di adattamento dinamico della difficoltà
affiancato da un sistema di “boost” che innalza il livello dei giocatori più
deboli per rendere più equilibrata l’intera esperienza. Il sistema permette
inoltre di scambiarsi le armi raccolte mentre si gioca in gruppo, così da
favorire una gestione meno limitata dal loot. Insomma, The Division 2 è un
gioco a cui bisognerà dedicare moltissimo tempo.

Per quanto riguarda
la componente multigiocatore che ha caratterizzato il titolo, anche in The
Division 2 fa ritorno la zona nera. Per chi non avesse giocato al primo, è bene
sottolineare che esse sono delle aree della mappa ancora contaminate dal Veleno
Verde nelle quali squadre di giocatori umani possono decidere di cooperare o di
darsi battaglia mentre tentano di sopravvivere ai nemici controllati dalla I.A.
e di recuperare equipaggiamenti speciali, che prima di poter essere utilizzati
devono però essere decontaminati. Per farlo è necessario raggiungere delle
specifiche aree della Zona Nera e richiedere l’intervento di un elicottero,
cercando nel frattempo di non farsi sottrarre il prezioso bottino da altri
giocatori. Uccidere gli altri agenti e rubare non sono però azioni da compiere
troppo alla leggera. I giocatori che decidono di “macchiarsi” di questi crimini
diventano infatti dei “traditori”, esponendosi così al rischio di affrontare
scontri in PvP, che a differenza di quanto accadeva in passato rimangono
disattivati fino a quando il giocatore non viene etichettato come tale. Lo
status di traditore si articola su tre livelli crescenti, ai quali
corrispondono ricompense e “via di uscita differenti”. Chi si dedica solo al
furto diventa un traditore “semplice”, il che non comporta altre conseguenze se
non quella di poter essere attaccati. Nel momento in cui si uccide un altro
agente si diventa però dei Rinnegati, con conseguente comparsa di una taglia
sulla propria testa, la cui entità e durata variano in modo proporzionale alle
azioni commesse. Per uscire da questo status, e ottenere le ricompense, bisogna
resistere fino a quando la taglia non scade, altrimenti sarà il nostro killer a
riscuoterle. Coloro che uccidono un discreto numero di Agenti diventano poi i
bersagli di vere e proprie “Cacce all’Uomo”, dalle quali è possibile uscire
solo raggiungendo uno dei terminali SHADE presenti nella zona, attraverso cui è
possibile ripulire la propria fedina o, perché no, incrementare ulteriormente la
propria reputazione per ottenere ancora più ricompense. Queste però non sono le
uniche differenze presenti col passato. Infatti in The Division 2 le zone nere
sono ben 3, ognuna delle quali propone ai giocatori un teatro di battaglia
differente presentato attraverso una missione specifica. Per evitare il
ripetersi delle situazioni poco gradevoli viste nel primo capitolo, gli
sviluppatori hanno inoltre deciso di normalizzare le statistiche legate agli
equipaggiamenti di chi si avventura nelle Zone Nere, così da porre l’accento
sulle capacità dei giocatori piuttosto che sulle loro dotazioni. Le Zone Nere
inoltre non rappresentano però l’unica componente PvP presente in The Division
2. Per venire incontro alle richieste della community, il nuovo capitolo
include anche una modalità di scontro tra giocatori più convenzionale
accessibile in qualunque momento dopo aver completato il prologo iniziale,
chiamata Conflitto. Qui al momento trovano spazio due tipologie di sfide
classiche, ovvero Schermaglia e Dominio. Anche in questo caso le statistiche
delle dotazioni vengono normalizzate prima di ogni incontro ed è presente una
progressione separata rispetto a quella del titolo principale, così come accade
nelle Zone Nere. Tirando le somme, con The Division 2 Ubisoft e Massive
Entertainment hanno fatto tesoro degli errori passati e dei feedback ricevuti
dai giocatori, creando un titolo che lascia davvero poco spazio alle critiche.
La quantità di contenuti, un end-game ricco di attività e un sistema di progressione
ben strutturato ed appagante rendono il secondo capitolo del franchise un
“must have” per tutti gli appassionati del genere. Uniche
controindicazioni? Lasciar perdere se si ha poco tempo ed evitare di giocare in
solitaria in quanto l’esperienza di gioco è ancora più appassionante se giocata
con altri 3 amici.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 9

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise