Caso Huawei-Google, concessa una proroga di tre mesi al colosso cinese

Caso Huawei-Google, gli U.S.A. concedono una proroga di 90 giorni al colosso cinese dell’informatica dopo la rottura.

Nel corso di questi tre mesi, la società asiatica potrà beneficiare di una sorta di tregua da parte degli Stati Uniti, così da poter trovare una strategia di uscita più morbida. Durante questo lasso di tempo non è da escludere che Huawei possa trovare una mediazione con Google e col governo statunitense. La decisione è stata comunicata dal ministero del Commercio americano, e di fatto fa slittare la stretta legale, che ricordiamo comportava l’addio immediato ad Android per i nuovi smartphone del brand asiatico, al prossimo 19 agosto. Per quella data, in ogni caso, non è esclusa una nuova proroga. Anche se questa ipotesi al momento rimane abbastanza remota. Nel frattempo, però, grazie a questa proroga, i possessori di smartphone Huawei possono tirare un primo respiro di sollievo. Chi temeva che a partire da ieri qualsiasi aggiornamento venisse bloccato, oggi sa che almeno fino al 19 agosto questo non accadrà. Quello che succederà dopo è un enigma, anche se c’è la volontà di Google di non abbandonare i suoi utenti. L’impressione, dunque, è che se questa bomba tecnologica è destinata a detonare, farà malissimo a Huawei ma a partire dai prossimi modelli in uscita, e non da quelli già esistenti. Come ha spiegato il Segretario al Commercio, Wilbur Ross, quella concessa a Huawei è una Licenza Temporanea Generale che “concede agli operatori il tempo di prendere altre misure” e autorizza alcune attività necessarie per il funzionamento delle reti e per supportare i servizi mobili esistenti, inclusa la ricerca sulla cybersicurezza “fondamentale per il mantenimento dell’integrità e dell’affidabilità delle reti e delle apparecchiature esistenti e pienamente operative”. Questa tregua, ovviamente, riguarda anche le aziende di microchip come Qualcomm, Broadcom e Intel che ieri – in contemporanea alla decisione di Google – avevano fatto sapere di interrompere le partnership con il colosso di Shenzhen. Relativamente alla componentistica, però, Huawei potrà fare scorta di semiconduttori per prodotti già sviluppati. Mentre per l’acquisizione di microprocessori da destinare a device in fase di progettazione, servirà un’autorizzazione del ministero Usa che appare molto difficile. Perché il documento del governo Usa è abbastanza chiaro: la sospensione riguarda solamente tecnologie già in commercio, mentre rimane in vigore sui nuovi prodotti in fase di sviluppo. Intanto in molti si aspettavano una risposta da Pechino. Invece per ora il governo cinese ha preferito la strada del silenzio. C’è solo una dichiarazione sibillina del portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang: “Il governo sostiene le imprese cinesi che ricorreranno agli strumenti legali per difendere i propri interessi legittimi”. Al momento c’è chi sostiene che la tregua fino al 19 agosto prossimo sia un segnale della Casa Bianca. Una sorta di porta aperta, lasciata da Trump, per trovare un accordo commerciale con la Cina. Ipotesi che potrebbe riportare Huawei fuori dalla blacklist. Altri analisti sono invece più scettici. In ogni caso per saperne di più sul futuro del binomio Huawei-Google, bisognerà attendere il mese di agosto.

F.P.L.




Rage 2, caos e follia in un mondo post-apocalittico

Amanti degli shooter open world, Rage 2 è arrivato e porta su Pc, Xbox One, e PS4 tutto il carico di follia e di caos necessario per passare ore ed ore di divertimento. Il gioco è frutto della stretta collaborazione tra id Software, autore del primo Rage del 2011, e Avalanche Studios, che negli anni si è fatta un nome principalmente grazie alla serie Just Cause e a Mad Max. Le due realtà hanno riversato in Rage 2 tutto il loro sapere e quello che è arrivato sugli scaffali degli store di tutto il mondo è un titolo che attinge a piene mani dalle opere più apprezzate dei due studi. Sulla carta Rage 2 si presenta con una formula pressoché invariata rispetto al primo capitolo, cioè quella di uno sparatutto supportato da un ampio open world post-apocalittico, ma ci sono tantissimi nuovi elementi che rendono la produzione davvero molto interessante. Oltre a questo c’è da sottolineare che gli sviluppatori hanno poi alle spalle il sostegno di un publisher importante come Bethesda Softworks, quindi dietro Rage 2 ci sono dei veri e propri colossi del settore che sono una vera e propria garanzia. Ma veniamo alla trama: la storia ha inizio a circa 30 anni di distanza dalle vicende di Nicholas Raine, il protagonista del precedente capitolo che era riuscito almeno apparentemente a sconfiggere le forze dell’Autorità riattivando le Arche, gli strumenti con cui l’umanità aveva pianificato di ripopolare la terra in seguito all’impatto dell’asteroide 99942 Apophis. La Zona devastata, proprio grazie all’intervento di Raine, sta lentamente assistendo alla rinascita della vita, e l’arido territorio che faceva da sfondo in Rage è ora irriconoscibile, mostrando i connotati di ben quattro aree ben distinte fra loro come zone desertiche, paludose e altre aree completamente invase dalla giungla. Nonostante gang di banditi e mutanti popolino ancora gli angoli bui della Wasteland, i sopravvissuti vivono in un clima di fragile benessere, almeno fin quando l’Autorità non torna a manifestarsi invocando l’ascesa di un nuovo protagonista. I giocatori in Rage 2 volta vestiranno i panni di Walker, un abitante di Vineland personalizzabile solo esclusivamente in base al sesso, costretto ad assumere il ruolo di ultimo Ranger in seguito alla distruzione della sua città natale. Ormai sull’orlo dell’estinzione, i Ranger sono un gruppo di supersoldati che sfruttano come Raine la tecnologia dei nanotriti, particelle robotiche presenti nel sangue in grado di garantire al loro utilizzatore poteri sovraumani. Walker si incammina verso l’entroterra della Zona devastata per mettersi in contatto con tre vecchie conoscenze dei fan di Rage, il Dottor Kvasir, John Marshall e Loosum Hagar, che assegneranno al giocatore una serie di compiti volti ad attuare il progetto Daga, il piano finale per la definitiva sconfitta dell’Autorità e del Generale Cross.

Per quanto riguarda il gameplay, una volta preso familiarità con i comandi e affrontato le prime missioni introduttive la generosa mappa di gioco inizia a popolarsi di icone colorate: fucsia, blu e arancioni. Un colore per ciascun alleato, un colore per indicare se si tratta di attività incentrate sulle uccisioni e la distruzione, la conquista e il controllo, l’esplorazione e il recupero di oggetti. Sono più di una decina le differenti attività che si possono incontrare e spaziano dalla caccia e distruzione dei Convogli, alla rimozione dei posti di blocco fino alla ricerca delle Arche e dei Ranger uccisi. Una volta ottenuta la giusta influenza, completando incarichi di ogni genere e missioni più o meno difficili, i giocatori verranno ricompensati con punti progetto da spendere ed è qui che Rage 2 inizia a mostrare i modi in cui è possibile influenzare il gameplay per plasmarlo come più lo si desidera. L’aspetto interessante, ma che in prima battuta appare un po’ confusionario a causa della presenza di tante voci all’interno dei menu, è che praticamente ogni componente di Rage 2 può essere potenziata e personalizzata: dalle abilità nanotritiche alle armi, senza scordarsi del proprio veicolo. L’importante è ottenere la giusta risorsa, anche comprandola. Può essere destabilizzante non avere un indicatore chiaro di progressione come i classici livelli o i punti esperienza, in particolare se poi ogni ramo di crescita si va ulteriormente a specializzare, ma nel gioco è tutto spiegato e riassunto in comode schede, quindi con un po’ di pazienza tutto si capisce e diventa chiaro.

La Feltrite, ossia i cristalli provenienti dai frammenti
arrivati sulla Terra con l’impatto dell’asteroide Apophis 99942, rappresentano
la risorsa chiave per eccellenza che non andrà più venduta ma conservata
gelosamente perché rappresenta la chiave per aumentare il livello delle abilità
a nanotriti e delle armi. Oltre ai livelli si possono attivare anche dei bonus
come l’aumento del raggio d’azione di un’abilità o la riduzione del suo tempo
di recupero utilizzando dei Potenziamenti Nanotritici, o si possono migliorare
le capacità offensive della propria arma pagando il quantitativo richiesto di
mod arma. Si può scegliere una sola modifica per livello, perciò è meglio che
si adatti al proprio stile di gioco. Detto ciò, è importante sottolineare che
la struttura open world è piuttosto classica con varie tipologie di attività
che costellano la mappa. Rispetto al primo Rage è indubbiamente evidente il
passo in avanti sotto questo profilo, ma dove Rage 2 si differenzia è soprattutto
nella varietà di biomi. Come abbiamo già accennato sono ancora presenti le
grandi zone desertiche che inghiottono i resti dei palazzi e della vita
precedente. Alla desolazione del vecchio mondo si contrappone la fitta
vegetazione delle Terre Selvagge, luogo talmente incontaminato e inesplorato
che districarsi tra la natura è una sfida talmente grande che riuscire ad
orientarsi senza problemi sarà davvero molto difficile. Le Paludi di Sekreto
invece sono un putrido e squallido collage di acquitrini e fango dove nelle
zone più solide proliferano discariche a cielo aperto, mentre nelle Piane
Lacerate svettano imperiose formazioni rocciose sfiancate da crepacci. Insomma,
per quello che concerne l’ambientazione, in Rage 2 quello che viene posto
dinanzi gli occhi di chi gioca è davvero molto bello da vedere.

Man mano che si esplorerà una più vasta sezione dell’open
world a disposizione in Rage 2 si avrà accesso ad armi ben più potenti e meno
convenzionali come il divertentissimo revolver Firestorm, che spara munizioni
incendiarie che possono essere detonate con lo schiocco delle dita, o il
cannone a impulsi, i cui danni aumentano con il surriscaldamento e con cui si
potrà facilmente distruggere ogni minaccia che si para davanti al protagonista.
Tutte le armi hanno inoltre un fuoco secondario che spesso rivoluziona il loro
funzionamento, e ciascuna può addirittura godere di una terza modalità
d’utilizzo se il protagonista si trova in status “Sovraccarico”. A completare
la dotazione ci sono un immancabile set di strumenti che potranno fare la
differenza in più di una occasione. Il Ranger ha a disposizione delle granate
standard ma anche gli immancabili Wingstick, i famosi boomerang dotati di lame
presenti anche in Rage 1. Oltre a loro, si potranno utilizzare le infusioni
curative, le infusioni abilità e quelle sovraccarico, che come si comprende dal
nome vanno a ricaricare le statistiche del protagonista. A dispetto della cura
di cui godono le fasi shooting, esse sono solo una parte dell’esperienza
offerta dal titolo. L’altra importante componenteche rende il titolo davvero degno
di essere giocato è la possibilità di esplorare il vastissimo open world di
Rage 2 a bordo di uno dei 16 veicoli inclusi al lancio. Tutti i mezzi di
trasporto sembrano usciti direttamente da un film in stile Mad Max, e l’intero
sistema delle attività presenti sulla mappa di gioco ricalca quello apparso
nella trasposizione pubblicata nel 2015. L’estesa porzione della Zona devastata
esplorabile in questo capitolo include alcune ambientazioni viste in precedenza
nell’originale Rage come le città di Gunbarrel e Wellspring, anche se la
maggior parte del territorio è controllata da alcune fazioni nemiche come i
Bulli, i Cinghiali, i Sudari Immortali e i Mutanti di Abadon, che bisognerà
necessariamente affrontare per completare le numerose attività che punteggiano
il mondo di Rage 2. A spezzare la monotonia degli avamposti nemici sono
presenti sulla mappa il Derby di Chazcar e la Mutant Bash TV, rispettivamente
un sistema di gare automobilistiche su tracciato e un paio di arene in cui è
possibile combattere i mutanti in cambio di gettoni con cui acquistare skin per
le armi e potenziamenti. Insomma, in questo Rage 2 di cose da fare ce ne sono a
bizzeffe.

Detto ciò è però bene sottolineare che la produzione porta con
sé alcune (fortunatamente poche) criticità, ad esempio: le missioni secondarie a
volte sembrano dei riempitivi e non sono mai corredate da valide motivazioni o
brevi frasi di raccordo che ne giustifichino la presenza, come ormai accade in
tutti gli open world moderni. La mappa, sebbene risulti essere piuttosto densa
e con pochi punti morti, è di dimensioni tutto sommato modeste, e dopo aver
visto i titoli di coda non tutti saranno disposti a completare ciò che manca
senza avere degli stimoli narrativi. La modellazione poligonale dei volti e
l’espressività dei personaggi secondari sono ridotte ai minimi termini, qualche
imperfezione tecnica è presente e il frame rate non è sempre stabilissimo,
nonostante si attesti sui 60 fps anche con configurazioni non all’ultimo grido.
Fortunatamente bug e glitch che fanno talvolta capolino in RAGE 2 e sono
involontariamente divertenti, ma fortunatamente non inficiano mai in modo
importante la conduzione di gioco. In attesa dei contenuti gratuiti post-lancio
e dei DLC già segnalati dalla roadmap mostrata da Bethesda, Rage 2 è un titolo
che seppur non perfetto riesce a divertire senza alcuna ombra di dubbio,
soprattutto se si apprezzano gli sparatutto fuori dagli schemi, dove è sempre
possibile improvvisare in modo creativo ogni conflitto a fuoco. La sua natura volutamente
scanzonata e folle poi rappresenta un modo divertente di affrontare un simile
universo. Quindi, tirando le somme, se si vuole uno shooter totalmente folle ambientato
in un universo open world in stile post-apocalittico, Rage 2 è senza dubbio il
titolo che fa per voi. Caos, creatività e tante cose da fare sono gli
ingredienti segreti di questo titolo, e vi assicuriamo che sono stati dosati in
maniera sapiente per offrire sul piatto un prodotto davvero goloso.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Monterotondo, tutti fanno il tifo per Deborah: ha ucciso il padre violento

All’indomani della morte di Lorenzo Sciacquatori, ucciso ieri a Monterotondo vicino Roma, rimane ai domiciliari la figlia Deborah in attesa che venga formulata l’accusa definitiva nei suoi confronti. Nelle prossime ore la Procura valuterà, sulla base di ulteriori accertamenti e dell’esame autoptico effettuato oggi, l’eventuale esistenza della legittima difesa.

Tra le ipotesi anche che dall’accusa di omicidio si possa passare a quella di eccesso colposo di legittima difesa. E sui social è scattata la solidarietà nei confronti della ragazza di 19 anni: in tanti pensano che la sua sia stata solo legittima difesa contro un padre da sempre violento. A quanto ricostruito finora dagli inquirenti la morte dell’ uomo, disoccupato e alcolizzato, rientrerebbe in un contesto di violenze avvenute negli anni nei confronti di tutte le donne del nucleo familiare: la compagna, la figlia e l’anziana madre. Proprio la compagna cinque anni fa lo aveva denunciato per maltrattamenti, ma questo non è bastato a fermare l’inferno in famiglia che durava da venti anni.
   E intanto Monterotondo e il ‘popolo’ dei social si schierano con Deborah. Legittima difesa per Deborah si legge in alcuni messaggi di solidarietà per la ragazza. Io sto con Deborah scrive qualcuno. Siamo tutti con te. Tieni duro aggiunge un’altra, “Questo è l’unico caso di legittima difesa vera e tangibile” scrive un ragazzo. C’è chi la definisce una donna coraggiosa e chi parla di tragedia annunciata. “Chi non rischia non vince” si descrive lei su un suo profilo social. Intanto chi la conosce parla di “una bravissima ragazza che sembrava sempre felice e invece dentro di sé soffriva”. Mentre qualcuno racconta: “Tutti sapevano delle violenze dell’uomo, ma lei non ne parlava”. E c’è chi ricorda l’uomo: “Era sempre ubriaco, si sentiva litigare, ma nessuno si metteva in mezzo. Picchiava tutti”. L’uomo era un ex pugile. Si allenava in passato in una palestra assieme alla figlia, anche lei appassionata di boxe, poi probabilmente a causa dell’alcol aveva smesso. 




Stampa Estera in Italia, il corrispondente Papa Francesco delinea il compito del giornalista

Umile, libero, coraggioso, alla continua ricerca della verità, “affinché la comunicazione sia strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte”: è il profilo del giornalista che Papa Francesco ha tratteggiato ricevendo in Vaticano il 18 maggio scorso i circa 400 membri dell’Associazione della Stampa Estera in Italia.

In un lungo e articolato discorso, arricchito con ulteriori riflessioni personali, il Pontefice ha esordito esprimendo stima ai giornalisti anche quando “mettono il dito sulla piaga, e magari la piaga è la comunità ecclesiale», sottolineando l’indispensabilità del loro ruolo e la grande responsabilità che ne consegue, ed esortando a «operare secondo verità e giustizia”.

Certo, Francesco si è detto anche consapevole dell’importanza di caratteristiche come “professionalità, competenza, memoria storica, curiosità, capacità di scrittura, abilità nell’indagare e nel porre le giuste domande, velocità di sintesi, abilità nel rendere comprensibile al vasto pubblico ciò che accade”, ma ha insistito soprattutto sull’umiltà di chi non si accontenta “di soluzioni scontate, che non conoscono la fatica di un’indagine capace di rappresentare la complessità della vita reale”.

Del resto, ha spiegato, “giornalisti umili non vuol dire mediocri”, gente che costruisce stereotipi o si accontenta di rappresentazioni di comodo. “In un tempo in cui molti diffondono fake news, — ha spiegato — l’umiltà ti impedisce di smerciare il cibo avariato della disinformazione”.

Infine riguardo alla libertà di espressione il Papa ha parlato delle dittature che “mascherano” la stampa, delle guerre “di cui la gente si dimentica”.

In precedenza, la Presidente dell’Associazione, l’americana Patricia Thomas, aveva invitato il Papa a visitare la sede dell’Associazione, appropriatamente denominata via dell’Umiltà a Roma, consegnadogli la tessera di socio onorario dell’associazione.

Ai partecipanti all’udienza il Pontefice ha donato il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana ‘Comunicare il bene’ che raccoglie i discorsi, le interviste e i messaggi di Papa Francesco in materia di comunicazione.
Il nostro collaboratore Gianfranco Nitti, da 30 anni corrispondente di media finlandesi dall’Italia, e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione, ha riferito che il Papa è stato invitato a visitare la sede dell’Associazione, ad oltre 30 anni di distanza dalla visita che effettuò San Papa Giovanni Paolo II nel 1988.




Rignano Flaminio, preso spacciatore: nascondeva droga e soldi in casa

RIGNANO FLAMINIO (RM) – Nel corso di servizi finalizzati al contrasto dello spaccio di droga, i Carabinieri della Stazione di Rignano Flaminio hanno arrestato un 49enne romano, con precedenti, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I militari, avuto sentore della sua illecita attività, hanno tenuto d’occhio i suoi spostamenti: individuata l’abitazione dove si riteneva potesse nascondere la droga, i Carabinieri hanno fatto scattare una perquisizione, durante la quale sono stati rinvenuti 150g di hashish suddivisi in dosi, 15g di cocaina, un bilancino di precisione e materiale vario per il confezionamento delle dosi.
In un armadio della camera da letto, i militari hanno trovato più di 5.000 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività di spaccio.
A conclusione del processo per direttissima, il 49enne è stato posto agli arresti domiciliari.




Labico, rubano grondaie di rame da una villetta ma vengono bloccati dai carabinieri

LABICO (RM) – Continuano incessantemente i servizi di prevenzione e repressione di ogni tipo di reato da parte dei Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Colleferro, nei territori di competenza.

Nel weekend appena
trascorso infatti, i Carabinieri della Stazione di Labico, hanno arrestato due persone,
di 47 e 22 anni, già noti alle forze dell’ordine per i loro precedenti, sorpresi
a rubare le grondaie in rame da una villetta isolata nel comune di Labico.

Arrivati nei pressi
dell’abitazione a bordo di un’auto, i ladri si sono introdotti all’interno
della pertinenza esterna e hanno smontato le grondaie in rame, lunghe diversi
metri. I complici le hanno poi piegate e riposte nel bagagliaio
dell’autovettura, ma, nel momento di darsi alla fuga, hanno trovato di fronte i
Carabinieri che, allertati da alcuni abitanti di zona, sono intervenuti
bloccandoli.

I ladri di “oro rosso”
sono stati portati in caserma e trattenuti in attesa del rito direttissimo,
dove il loro arresto è stato convalidato. Il 47enne è stato condannato a due
anni di reclusione mentre il 22enne ad un anno e un mese.

I Carabinieri di Labico
hanno notificato ai malfattori anche la misura di prevenzione del foglio di via
obbligatorio e non potranno far rientro nel comune di Labico, rispettivamente,
per tre e due anni.

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Sicilia, maestra sospesa per schiaffo a bambino. La madre: “Picchia mio figlio e tratta tematiche comuniste in classe”

Con riferimento al caso della maestra sospesa a Catania, fonti Miur fanno sapere che, nell’atto con il quale il dirigente scolastico ha formalizzato il provvedimento disciplinare all’insegnante, Anna Frank non viene mai citata, non essendo affatto oggetto del provvedimento stesso. Collegare la sanzione alla lettura in classe di Anna Frank è, dunque, una fake news. Nel verbale si fa invece riferimento a uno “scappellotto” che la maestra avrebbe dato a un alunno. Le stesse fonti sottolineano che il caso risale allo scorso marzo, mese in cui è stata irrogata la sanzione.

“Picchia mio figlio, lo obbliga a stare in piedi e gli ha fatto saltare la merenda e tratta tematiche politiche in classe con nozioni ‘comuniste'”. E’ l’accusa di una madre di un alunno di terza elementare del Catanese che ha portato alla sospensione della maestra per due giorni. La dirigente puntualizza che la sospensione è relativa solo alloscappellotto che avrebbe dato al ragazzino e non per il presunto plagio politico.

La maestra rigetta tutte le accuse. “Non ha fatto mai politica – contesta il suo legale – ha solo letto il Diario di Anna Frank in classe“. 

Il caso è stato reso noto sulla pagina Facebook dell’esponente del Pd Mila Spicola, che ha raccolto “la segnalazione in lacrime della collega” e confermato dal legale della maestra, l’avvocato Dario Fina.

Il provvedimento disciplinare, due giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio per il 27 e il 28 marzo scorsi per l’atteggiamento dell’insegnante nei confronti dell’alunno e non per plagio politico, è stato aperto in seguito alla denuncia alla scuola da parte della madre del bambino dopo che il figlio è tornato a casa dicendo di volere cambiare istituto perché “odia la maestra”.

Secondo la ricostruzione del ragazzino l’insegnante le avrebbe dato uno scappellotto, lo avrebbe costretto a stare in piedi e a saltare la merenda mentre gli altri compagni la facevano.

Accuse messe nero su bianco dalla madre alla dirigente aggiungendo anche gli ‘screenshot’ uno scambio di messaggi su Whatsapp con la maestra e accusandola anche di “plagiare i bambini trattando tematiche politiche in classe” con “nozioni ‘comuniste'”.

La maestra ha contestato tutte le accuse, affermando di avere soltanto letto in classe nel giorno della Shoa pagine dal Diario di Anna Frank. Nel provvedimento disciplinare la dirigente scolastica scrive che sull’accusa di plagio politico, figlia di una dichiarazione non verificabile, “non ci possono essere né censure né correzioni“.

E anche sull’eventuale lettura in classe del Diario di Anna Frank, mai citato nel provvedimento, la dirigente pur sottolineando il “maggiore rischio di emulazione” da parte di “menti ancora non totalmente cresciute” nel renderli partecipi di avvenimenti funesti e luttuosi e sulle terribili modalità” rimette al “giudizio della maestra” se i suoi alunni “abbiano già la coscienza e la consapevolezza necessaria” o se non sia “più opportuno affrontare certi argomenti con alunni un poco più cresciutelli”.




Virtus Divino Amore (calcio, I cat.), l’ad Massimi: “Stagione stregata, ma ripartiremo più forti”

Roma – La Virtus Divino Amore non ce l’ha fatta. La squadra capitolina, in virtù dello 0-0 di domenica sul campo (inzuppato) della Clembofal, ha terminato il girone G di Prima categoria all’ultimo posto e non è riuscita ad agganciare quantomeno i play out. “L’ultima gara è stata la sintesi perfetta di una stagione stregata – dice l’amministratore delegato Gianluca Massimi – Siamo andati a giocare su un campo di terra reso pesantissimo dalla pioggia, ma i ragazzi hanno provato fino all’ultimo secondo del tempo di recupero a segnare il gol che ci avrebbe consentito di fare i play out. A loro va comunque il ringraziamento per l’impegno di questa stagione: sapevano che sarebbe stata una stagione difficile, ma hanno comunque sposato la causa della Virtus Divino Amore. Lo stesso ringraziamento che va a mister Paolo Lattanzio, che all’inizio accettò di guidare una squadra che non era tale, e a mister Andrea Fagiolo che è arrivato successivamente. Abbiamo provato a “mettere una toppa” a dicembre, ma questa era veramente una stagione segnata. La questione del campo di gioco, i tanti infortuni, gli arbitraggi e diversi episodi sfortunati ci hanno condannato alla retrocessione e una squadra come quella che ha terminato la stagione era impensabile vederla finire all’ultimo posto. Ma il verdetto è stato questo e ora guardiamo avanti”. La Virtus Divino Amore ripartirà con forza dopo questa esperienza negativa. “Non ci siamo abbattuti o spaventati per problemi ben più seri di una retrocessione, d’altronde la passione verso questo mondo è sconfinata – spiega Massimi – Non cambiano di una virgola i nostri obiettivi di due anni fa e cioè quelli di poter rifare un nostro settore di Scuola calcio e di arrivare in Promozione con la prima squadra. Vedremo in estate se sarà possibile fare una domanda di ripescaggio, ma sia in Prima che in Seconda nell’anno che verrà cercheremo di essere protagonisti ai vertici del campionato. Ora ci fermiamo qualche giorno a riflettere sugli errori commessi e poi cominceremo a riorganizzarci in vista della prossima stagione”.




Rugby Frascati Union 1949, Ascantini e l’Under 12: “Un gruppo che è cresciuto con costanza”

Frascati (Rm) – La stagione del Rugby Frascati Union 1949 va verso la conclusione, ma in questo finale i protagonisti sono i gruppi giovanili. Domenica è stato il turno dell’Under 12 maschile che è stata protagonista (in collaborazione con la società amica del Formello) del raggruppamento organizzato dalla Capitolina. Oltre ai padroni di casa, erano presenti il Frascati Rugby Club e il Civitacastellana. “La pioggia ci ha concesso una tregua proprio in occasione del raggruppamento – racconta il responsabile del settore mini rugby Alessio Ascantini – I nostri ragazzi hanno dato l’ennesima dimostrazione di crescita, sia dal punto di vista dello spirito di squadra che da quello tecnico: questo è un gruppo che, per la maggior parte, gioca assieme da un paio d’anni e all’inizio ha dovuto stringere i denti. Col passare del tempo, però, questi ragazzi hanno cominciato a togliersi delle soddisfazioni e nella seconda parte di questa stagione sono diventati competitivi. Hanno fatto bene nei due recenti tornei disputati a Tivoli e a Città di Castello, ma anche domenica le risposte sono state positive”. Ora tutto il settore di base del Rugby Frascati Union 1949 è proiettato su un importante appuntamento di fine stagione. “Il prossimo 2 giugno parteciperemo con tutte le categorie al torneo degli Acquedotti, nel centro sportivo dell’Appia rugby – sottolinea Ascantini – Quella sarà l’occasione per valutare nuovamente i progressi di tutti i nostri ragazzi e un buon modo per chiudere l’annata 2018-19”.
Grandi soddisfazioni “giovanili” arrivano pure dal settore femminile dove ben otto ragazze del Rugby Frascati Union 1949 sono state convocate con la rappresentativa regionale Under 14 che ha disputato un torneo a Bari (in Puglia) nello scorso fine settimana. Si tratta delle ragazze classe 2005 Miriana Carlini, Cecilia Cudin e Rachele Giuffrè e delle classe 2006 Chloe Ceccaroli, Martina Clementi, Juanita Di Giusto, Rebecca Emmellino ed Aurora Salvagni. Intanto l’Under 18 femminile prepara l’importantissimo appuntamento delle finali scudetto del prossimo 2 giugno a Calvisano dove il sodalizio tuscolano sarà presente per la terza volta dopo le due finali Under 16 degli scorsi anni.