Nasce la nuova Maury’s Com Cavi Tuscania Volley, tra novità e conferme

Con la presentazione dei calendari a Salsomaggiore Terme nella tre giorni di Volley Mercato, prende ufficialmente il via il 75° Campionato di Serie A Credem Banca di pallavolo che vedrà ai nastri di partenza, per il sesto anno consecutivo, il Tuscania Volley.

Per la nuova stagione, la prima grande novità viene dal nome della squadra che avrà la denominazione di Maury’s Com Cavi Tuscania Volley. L’azienda partenopea Com Cavi Multimedia S.p.A. ha infatti deciso di consolidare il rapporto con Tuscania Volley credendo fortemente nel progetto del presidente Pieri diventando così Main Sponsor al fianco di Maury’s.

Parallelamente la società ringrazia Italiana Assicurazioni per aver accompagnato Tuscania Volley in tutti questi anni ed aver contribuito in maniera importante ai successi della squadra e alla crescita della Società. Italiana Assicurazioni resterà comunque al fianco dei colori bianco azzurri come Gold Sponsor sempre con uno sguardo attento alla crescita dei nostri giovani, leitmotiv negli anni della collaborazione con l’azienda del Gruppo Reale.

La seconda novità della stagione 2019/20 è rappresentata sicuramente dalla rosa della prima squadra che affronterà il prossimo campionato di A3. Sotto gli ordini di Paolo Tofoli, tornato a Tuscania ed accolto con grande entusiasmo, ci sarà nuovamente il capitano Pierlorenzo Buzzelli, confermato in maglia bianco azzurra sempre nel doppio ruolo di schiacciatore e opposto. Al palleggio il ritorno di Giacomo Leoni che insieme all’estone Siim Polluaar, braccio pesante della squadra, andrà a formare una diagonale pronta a far divertire i tifosi. In banda schiacceranno Antonio De Paola e Federico Rossatti entrambi reduci da ottimi campionati e con un’importante esperienza alle spalle, Edgardo Ceccoli, proveniente da Garlasco e campione di Beach Volley, Alessio Ragoni ed Enrico Rocchi, promossi dal settore giovanile. Al centro muro granitico con Mario Ferraro, Gabriele Ceccobello e Gabriele Tognoni, colpo last minute proveniente dal florido settore giovanile di Modena Volley. Nel ruolo di vice-Leoni, agirà Luca Sartori, ragazzo dalle grandi aspettative proveniente sempre dal settore giovanile del Tuscania Volley. Nel ruolo di libero spazio a due giovanissimi: Domenico Pace, che ha già alle spalle tre anni di esperienza in Serie A2 e Superlega e Matteo Ranalli, proveniente da Civitavecchia e già libero della nostra Under 20 alla Final Eight di Castellana Grotte. Come ruolo di vice allenatore, Paolo Tofoli ha scelto la garanzia Francesco Barbanti, nostro scout man da sei stagioni. A dare loro man forte, ci sarà anche quest’anno Victor Perez Moreno, primo allenatore del settore giovanile maschile e assistente allenatore della Serie A.

Confermatissimo lo staff medico sotto gli ordini del Dott. Domenico Potestio e rinnovata la collaborazione con lo studio di fisioterapia Mani di Luce della Dott.ssa Erika Beatriz Acevedo.

Per la stagione 2019/20 il campo da gioco resterà il Pala Malè di Viterbo, pronto ad aprire le porte al 75° Campionato di Serie A Credem Banca.




Borsellino, Franco Gabrielli su poliziotti Caltanissetta imputati per aver favorito la mafia: “No a verità di comodo su strage”

‘Se tra noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non può più parlare o a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo’, ha detto il capo della polizia Gabrielli, nella sede della questura a Palermo, durante la cerimonia a 27 anni dalla strage di via D’Amelio, dove sono stati uccisi Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta. Parlando dei presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia, Gabrielli ha aggiunto: ‘Noi vogliamo la verità intera, costi quel che costi. Tutto questo per noi non è negoziabile. Pretendiamo la verità al pari dei familiari delle vittime delle stragi mafiose’.

Mattarella: ‘impegno per giustizia e verità’ – “Nel ventisettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, insieme a lui, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, rivolgo nei loro confronti un pensiero commosso e rinnovo la solidarietà ai loro familiari, tra i quali, per il primo anno, manca Rita Borsellino che ne ha continuato in altre forme lo stesso impegno. Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità”. Così Sergio Mattarella in una nota. “L’emozione suscitata dalla pubblicazione delle audizioni di Paolo Borsellino avanti alla Commissione Antimafia ha coinvolto in questi giorni tanti italiani – dice ancora il Presidente della Repubblica – e ha richiamato, ancora una volta, il nostro Paese all’impegno nella lotta contro la mafia e ai pesanti sacrifici che questa ha comportato. La riconoscenza verso la sua figura e la sua azione non si potrà attenuare con il trascorrere del tempo e appartiene al patrimonio di civiltà dell’Italia, conservato e coltivato specialmente tra i giovani. Ed è, questo, un segno di speranza”, conclude Mattarella

Gabrielli, se qualcuno ha sbagliato paghi – “Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo”. Così il capo della polizia, Franco Gabrielli, facendo riferimento ai presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia. A Caltanissetta tre poliziotti sono imputati per calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia.

Don Scordato, ora la beatificazione – “E’ nostro dovere chiedere per Paolo Borsellino e per le tante persone che hanno servito la comunità e lo Stato un processo di beatificazione”. Lo ha proposto don Cosimo Scordato che nella chiesa di San Saverio ha celebrato la messa per il magistrato ucciso nel 1992 nella strage di via D’Amelio.

Conte: ‘Contrasto a mafie impegno quotidiano’ – “Oggi ricordiamo il giudice Borsellino, ucciso 27 anni fa insieme agli agenti della scorta. Le sue parole e il suo coraggio sono sempre vivi nella nostra memoria, nella nostra coscienza. Ricerca della verità e contrasto alle mafie sono per noi un imperativo, un impegno quotidiano”. Lo scrive il premier Giuseppe Conte su twitter.

Casellati: ‘Libertà e giustizia tra i suoi ideali’ – “Libertà, giustizia, coraggio: ancora oggi il ricordo degli ideali che animavano Borsellino e ai quali egli improntò tutta la sua vita, è vivo nella memoria collettiva del Paese. Lo dichiara il presidente del Senato Casellati nell’anniversario della strage di via D’Amelio, nella quale, 27 anni fa, persero la vita Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta. “Oggi come allora ricordiamo con orgoglio la loro fedeltà allo Stato”, afferma il ministro della Difesa Trenta.

Maria Falcone, ‘pesanti ombre, ora verità su stragi’ – “Sono passati 27 anni dalla strage di via D’Amelio in cui vennero assassinati Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, eroi laici che hanno sacrificato la vita per la giustizia”. Così Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione Falcone, nel giorno del 27esimo anniversario della strage di via D’Amelio. “Su quell’attentato, per troppo tempo avvolto da pesanti ombre – aggiunge – intravediamo i primi squarci di luce, chiesti con forza dalla famiglia di Paolo Borsellino che per anni ha atteso con dignità e compostezza di conoscere la verità. Si va intravedendo il contesto in cui maturò il depistaggio delle indagini sull’eccidio. Ma è ora indispensabile che si vada avanti su questa strada, che le eventuali responsabilità istituzionali vengano fuori senza sconti come chiedono i familiari delle vittime che, giustamente, pretendono una verità piena”. “La nostra non sarà una democrazia compiuta – sottolinea Maria Falcone – fin quando non saranno chiariti tutti i punti oscuri di una tragica pagina della storia della Sicilia e dell’Italia tutta. Ne hanno diritto i familiari del giudice Borsellino e degli agenti morti, ne hanno diritto gli italiani. Oggi un pensiero commosso va alla cara Rita, che non è più con noi e che di questa strada ha potuto solo intravedere l’inizio”.

Salvini, ‘un pensiero per questi Eroi italiani’ – “Il 19 luglio di 27 anni fa, nella strage di via D’Amelio, vennero assassinati Paolo Borsellino e cinque donne e uomini della scorta. Un pensiero e una preghiera per questi Eroi Italiani, ringraziando Forze dell’Ordine e magistrati che ne onorano la memoria con la guerra quotidiana a tutte le Mafie, con decine di arresti e confische di patrimoni milionari anche in questi giorni. #lamafiamifaschifo”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ricorda il 27/mo l’anniversario della strage di via D’Amelio.

Fraccaro: ‘Ora verità, desecretazione è passo avanti’ – “Borsellino fu ucciso perché era un ostacolo alla trattativa Stato-mafia. Il suo sacrificio ci impone di cercare, con coraggio e senza sosta, la verità. La desecretazione è un passo avanti. Lavorare per rendere l’Italia un Paese migliore è il modo giusto di per onorarlo”. Lo scrive in un tweet il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro

Musumeci, ognuno di noi s’impegni per antimafia – “Siamo davanti all’albero di ulivo che simboleggia l’eternità del messaggio che hanno voluto lasciare Paolo Borsellino, la sua scorta e anche Giovanni Falcone e gli uomini che lo accompagnavano e tutti coloro che sono caduti nella trincea della lotta alla mafia”. Lo ha detto questa mattina ai giornalisti il presidente della Regione Nello Musumeci a margine della deposizione di un cuscino di fiori ai piedi dell’albero della pace di via D’Amelio, nel 27/mo anniversario della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta della Polizia di Stato Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Presenti, tra gli altri, il vice presidente della Regione Gaetano Armao, gli assessori Ruggero Razza e Toto Cordaro. “E’ un iniziativa sobria, breve, semplice come è giusto che sia il messaggio che deve passare soprattutto a questi giovani meravigliosi che ho incontrato qua – ha aggiunto – ai quali dobbiamo spiegare che ognuno di noi è impegnato e deve sentirsi impegnato sul fronte della Antimafia che non deve essere gridata, non deve essere un passaporto per affrontare con comodità le criticità della vita, l’antimafia va praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere e il dovere si fa sempre in silenzio”, ha concluso Musumeci.




Civitavecchia, truffa milionaria alla sanità: sequestro beni a centro diagnostico

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, su disposizione della Procura Regionale della Corte dei Conti di Roma, hanno sottoposto a sequestro conservativo il conto corrente intestato al Centro Diagnostico Bramante S.r.l. di Civitavecchia, nonché due immobili, due autovetture e rapporti finanziari riconducibili alle tre ex dipendenti dello stesso centro per il valore complessivo di circa 1.500.000 euro.
Il responsabile pro tempore della struttura sanitaria accreditata con la Regione Lazio, U.S.R. (classe 1956), nonché le tre ex dipendenti, G.M. (classe 1979), F.S. (classe 1969) e A.S. (classe 1986), dovranno rispondere, a vario titolo, del danno arrecato allo stesso Ente regionale e alla A.S.L. RM 4 di Civitavecchia, per l’ammontare pari al valore dei beni sequestrati.
Si tratta dell’epilogo di una vicenda giudiziaria, così definita dall’Autorità giudiziaria contabile capitolina, sviluppatasi all’esito dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Roma per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atti pubblici.
L’operazione – denominata “MANOLESTA” – trae origine infatti da un’attività investigativa svolta dai Finanzieri della Compagnia di Civitavecchia, consistita, inizialmente, nell’accertamento della sistematica e indebita appropriazione, da parte delle tre dipendenti infedeli, dell’importo giornalmente riscosso a titolo di ticket dai pazienti che si rivolgevano
alla struttura sanitaria per sottoporsi all’esame della risonanza magnetica.
Le tre donne, tramite la falsificazione delle prescrizioni mediche presentate dagli ignari pazienti, facevano formalmente risultare questi ultimi come esenti dal pagamento del ticket trattenendo, per ciascuno, l’importo di 61,15 euro a loro esclusivo vantaggio, così danneggiando il S.S.N.
In tal modo, gli utenti – che avevano correttamente corrisposto la tassa alla struttura convenzionata – ricevevano le sanzioni della Regione Lazio, Ente al quale non risultava versato il pagamento.
Dopo aver acquisito informazioni da oltre un centinaio di pazienti, decine di medici, eseguito numerose perquisizioni e incrociato i dati informatici pervenuti da 58 A.S.L., i militari hanno accertato che, dal 2013 al 2015, le predette dipendenti si erano illecitamente impossessate, all’insaputa del responsabile pro tempore, di circa 200.000 euro, corrispondenti a 3.216 ticket riscossi da altrettanti utenti.
Nello sviluppo delle indagini, però, sono emerse altre condotte indebite nella gestione del centro diagnostico. Infatti, è stata disvelata la falsificazione di 14.573 referti (per un controvalore economico di complessivi 3.000.000 di euro circa) redatti a fronte di altrettante prestazioni di risonanza magnetica che, sebbene corretti nella diagnosi,
venivano sottoscritti dall’ottantenne medico radiologo P.F. (classe 1939), ma in realtà stilati da un altro professionista romano, D.L.G.M. (classe 1960), incompatibile con il centro privato in quanto in servizio presso altra struttura sanitaria.
Ancora, è stato dimostrato come 2.389 prestazioni erogate in regime privatistico siano state, in realtà, fraudolentemente rimborsate in convenzione – in quanto fatturate all’Ente competente l’anno successivo – con conseguente indebito profitto a danno del S.S.N. per complessivi 370.600 euro.
Parimenti, è stato appurato come 3.605 pazienti venissero sottoposti a risonanza magnetica con somministrazione di mezzo di contrasto, in assenza del previsto consenso informato e, addirittura, in mancanza dell’anestesista rianimatore, esponendo gli utenti ad un concreto pericolo di vita. L’illecita rendicontazione di tali ultime prestazioni ha indotto il S.S.N. a corrispondere indebitamente alla struttura sanitaria la somma complessiva di circa un milione di euro.
In definitiva, l’indagine ha permesso di denunciare all’A.G. ordinaria, a vario titolo, il precedente rappresentante legale della struttura convenzionata, due medici radiologi, le tre dipendenti e la moglie del professionista romano, T.B. (classe 1975) – che ha incassato, per conto del marito, i compensi percepiti dal laboratorio convenzionato – per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di falsi referti diagnostici, di falso in atto pubblico, di falsificazione di registri
informatici detenuti dalla pubblica amministrazione e truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, della Regione Lazio e dell’A.S.L. RM 4 di Civitavecchia.
Il GIP del Tribunale di Roma, con propria ordinanza, ha disposto la sospensione temporanea per quattro mesi dell’esercizio dell’attività imprenditoriale e dell’assunzione della carica di amministratore legale di società nei confronti del legale rappresentante pro tempore, nonché la sospensione temporanea per due mesi dall’esercizio della professione medica al radiologo capitolino.
La Regione Lazio, notiziata delle illiceità descritte nella suddetta ordinanza, con decreto a firma del Commissario ad acta, ha disposto la sospensione dell’autorizzazione all’esercizio delle attività sanitarie nonché la conseguente sospensione dell’accreditamento a favore del Centro Diagnostico Bramante S.r.l. di Civitavecchia.
Come detto, a fronte di quanto accertato in sede penale e considerati i riflessi sulla spesa pubblica, in particolare per le risorse sottratte fraudolentemente al servizio sanitario nazionale, la Corte dei Conti ha emesso l’invito a dedurre per i responsabili e disposto il sequestro conservativo dei beni loro riconducibili per l’intero ammontare della frode
realizzata.
L’operazione condotta dalle Fiamme Gialle di Civitavecchia si inquadra nell’ambito della costante attività posta in essere dalla Guardia di Finanza al contrasto alle frodi sanitarie, tesa a garantire il corretto impiego delle risorse pubbliche stanziate a favore della salute dei cittadini.




Il Vangelo, l’immigrante ed il grande equivoco

Succede qualcosa di sconcertante. Persone che non hanno mai letto una pagina dei libri sacri ed altri che si sono sempre dichiarati agnostici, in quest’era che infiamma i cuori, ardendo con il sacro fuoco degli adulatori del culto del migrante, predicano e pontificano e spesso quello che non dicono nasconde il grande equivoco.

Ovvio, la figura dell’emigrante non può che suggerire loro la parabola del buon Samaritano

Non sanno dove l’abbiano sentita e non sanno dire precisamente di che si tratta. Qualche monsignore adulto, qualche parroco di frontiera oppure qualcuno del “migrante generation” l’avrà nominata in qualche partecipazione ai talk show di intrattenimento televisivo. L’avranno sentita ed anche se non l’avessero capita avranno pensato: sa di buono, è d’effetto, perché non sfruttarla?

Impossessatisi di questa “verità evangelica secondo i talk show televisivi” pensano di usarla come clava contro quei credenti che si dichiarano contrari ad un’accoglienza disordinata e ad un’integrazione disorganizzata, caotica e non compatibile con la capacità ricettiva della penisola. Questi credenti rischiano la scomunica e subiscono le imprecazioni, fra le tante, anche della “cattolicissima” Famiglia Cristiana che non ci pensa due volte ad intimargli : andate retro, voi assatanati.

C’è in giro un grande equivoco e a nessuno giovano le mezze verità.
La parabola del buon samaritano è narrata dall’evangelista Luca e si trova in 10, 25-37.

Anche allora c’era chi si serviva delle parole del Maestro per scopi propri. A parere di molti uomini di Chiesa la scomunica a Salvini di mons. Domenico Mogavero non ha nulla di misericordioso anche perché i suoi commenti successivi sapevano molto del politico. Il primo a smarcarsi dal vescovo di Mazara è stato il suo confratello il vescovo di Noto, che con modi evangelici ha dimostrato moderazione, arrivando persino a dichiarare : “se Salvini lo ha fatto dal profondo del suo cuore ha fatto anche bene”.

Poi, se vogliamo dirla tutta: chi siamo noi a giudicare?

Riprendiamo con il testo della parabola. Alla domanda faziosa di un dottore della legge per mettere il Maestro alla prova, Gesù aveva ribattuto: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. (Vangelo: Luca 10, 25-37)

La conclusione è più che ovvia, ma non della conclusione bensì dell’atto completo di cui vogliamo parlare.
I tanti buonisti, “gli ultràs dell’immigrazione”, forse per svista o più probabilmente perché non avranno mai letto il testo evangelico, si fermano al fatto che il Samaritano, pur non facendo parte del “popolo eletto” ebbe compassione del malcapitato, lo caricò sopra il suo giumento e lo portò a una locanda.

Per i tanti che dibattono nei vari talk show televisivi la storia finisce qui. L’atto di per se è misericordioso ma non è quello che vuole trasmettere il messaggio evangelico.

Quale sarebbe stato il giudizio di tutti se il Samaritano, seppure mosso dalla compassione , caricando il malcapitato sul giumento lo avesse scaricato vicino alla locanda e poi avesse ripreso la strada, senza accertarsi se il locandiere fosse stato in grado fisicamente e anche finanziariamente di accudirlo?

C’è poi un altro atto misericordioso compiuto dai Carola di turno e le Ong di passaggio. E’ bello e buono salvare le vite umane, “ fasciare le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricarli sopra le navi Ong, portarli a Lampedusa. E poi? E il “giorno dopo”? Nulla da obiettare, la loro opera è meritevole, è caritatevole ma c’entra niente con la parabola del samaritano? No, il messaggio della parabola è un altro. C’è il seguito che poi è la parte più importante.” Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. E’ proprio questo passaggio che manca. Chi scarica l’emigrante a Lampedusa non si sente più responsabile di quello che succede dopo.

Bello è l’operato delle varie Carola che salvano naufraghi oppure li trasferiscono da un paese all’altro , li mettono in salvo a Lampedusa ma poi, sono veramente certi di avere fatto tutto?
Fino ad ora non si è sentito alcuno dire : “Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”. Al contrario, da quando la diaria giornaliera per ogni emigrante è stata ridotta da 35 euro a 20 euro, molte associazioni di “accoglienza”si sono tirate indietro. Che tipo di carità è questa? Mi sembra tanto che stiano liberando gli emigranti dal fuoco africano per buttarli nella brace italiana. No….! Chi è il locandiere? Che capacità ha di prendersi cura di quell’emigrante, curarlo, offrirgli un lavoro, istruzione, futuro per lui e per la sua famiglia? E’ questo il problema. Salvare le vite è sacrosanto e nessuno lo può negare e non c’è bisogno che ce lo ricordi nessuno. L’abbiamo inciso nel nostro dna. Il problema è un altro.

Chi sono oggi i vari leviti e i vari sacerdoti che girano la testa e fanno finta di non vedere e di non sentire?

L’Europa per primo, con i suoi moderni leviti,sempre pronti a legiferare, pontificare su tutto, promuovere teorie del gender, legiferare a favore delle unioni civili, condannare l’omofobia, l’islamofobia , si occupa dei temi etici, dell’intelligenza artificiale MA ” il tema immigrazione”è sparito dalla sua agenda.

L’Onu, la Nato e non solo mentre risultano osservanti rigorosi dell’inviolabilità del diritto di ingerenza che potrebbe salvare le vite nei campi libici, in Venezuela e non solo, sono di manica larga quando una Carola forza il blocco, infrangendo qualsiasi regola in nome dei “diritti umani”. Quelli in Libia, in Venezuela cosa sarebbero?

Il messaggio pieno della parabola verrà compiuto quando gli ultras dell’emigrazione si faranno avanti, dichiarandosi disposti a prendere a proprio carico un certo numero di immigranti, provvedendo alla loro sistemazione, offrendo loro casa e mantenimento, assistenza e sicurezza e assicurandogli un futuro lavorativo. Garantendo che nulla avranno mai a pretendere dallo Stato per quanto suesposto.

“Armiamoci e PARTITE” l’abbiamo sentita tante altre volte. E’ ora di tacere se non si crede in quello che si dice.




Iran, escalation di violenza: sequestrata petroliera britannica

I guardiani della Rivoluzione iraniana hanno annunciato di aver “sequestrato” una petroliera britannica, la Stena Impero, nello stretto di Hormuz. La società armatrice Stena Bulk, proprietaria della petroliera, ha poi confermato che la nave è stata bloccata da alcune “piccole imbarcazioni e da un elicottero non identificati”. La società ha aggiunto che da quel momento si sono interrotti i contatti con l’equipaggio, composto dal 23 persone. “Non abbiamo notizie di feriti”, è scritto ancora nella nota della Stena Bulk, e al momento “la priorità è la sicurezza dell’equipaggio”.
Inoltre è stata sequestrata e poi rilasciata la seconda petroliera, MV Mesdar battente bandiera liberiana, ma di proprietà della società armatrice britannica Norbulk Shipping, basata a Glasgow. Lo ha fatto sapere la stessa Norbulk Shipping, precisando di aver ripreso i contatti con il comandante e di aver appreso che l’equipaggio “è al sicuro e sta bene”. La nave era stata bloccata attorno alle 17,30, ma dopo i controlli a bordo ha già potuto riprendere la navigazione.
La notizia viene denunciata a Londra come un segnale di “escalation”, emerge dai primi commenti politici e da quelli del numero uno dello UK Chamber of Shipping, Bob Sanguinetti, secondo il quale i mercantili stranieri hanno diritto di transitare nello Stretto “per il loro legittimo business” e l’azione iraniana rappresenta “una violazione delle regole internazionali” della navigazione. Sanguinetti lancia poi un appello al governo di Londra a fare “tutto quanto sia necessario” per garantire la sicurezza dell’equipaggio e un rapido rilascio della petroliera.
La nave cisterna britannica è stata sequestrata per essere andata fuori rotta, sostengono fonti militari informate di Teheran, citate dall’agenzia ufficiale Irna, secondo cui la petroliera non ha ricevuto i segnali di avvertimento delle autorità iraniane perché avevo spento il suo radar. In base a questa versione, la “violazione delle normative marittime internazionali” denunciata dai Pasdaran sarebbe di lieve entità.
La Stena Impero è una nave relativamente moderna, secondo quanto riporta il Guardian online, e ha una stazza di 30.000 tonnellate. Appartiene alla società Stena Bulk. La vicenda segue di pochi giorni il sequestro a Gibilterra, territorio britannico d’oltremare, di una petroliera iraniana, la Grace 1, bloccata da unità dei Royal Marines e che secondo Londra era destinata a trasportare petrolio verso la Siria a dispetto delle sanzioni Ue. Un sequestro denunciato fin da subito come “atto di pirateria” da Teheran, che aveva minacciato ritorsioni in caso di mancato rilascio. Proprio oggi le autorità di Gibilterra hanno viceversa esteso il provvedimento di stop della Grace 1 per 30 giorni.
Gli Usa parleranno con Londra per il sequestro, ha annunciato Donald Trump. Anche gli Usa hanno denunciato “l’escalation della violenza” da parte dell’Iran. “E’ la seconda volta in poco piu’ di una sola settimana che il Regno Unito e’ preso come obiettivo dall’escalation della violenza del regime iraniano”, ha detto in una nota Garett Marquis, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa.




Teramo, tratta esseri umani: in manette 6 persone

TERAMO – La Polizia di Stato di Teramo sta eseguendo un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 6 persone, di cui 5 di etnia nigeriana, accusate di tratta di esseri umani, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina.

Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile sono partite dal monitoraggio costante della strada “Bonifica del Tronto” allo scopo di interrompere il costante flusso di giovanissime donne nigeriane, reclutate in patria con la promessa di un lavoro in Europa e poi fatte giungere clandestinamente attraverso disperati viaggi lungo la rotta mediterranea.




Palermo, segnale Sky (gratis)attraverso il web: Polizia Postale disarticola l’infrastruttura pirata “ZSAT”

PALERMO – La Polizia di Stato di Palermo, al termine di un´articolata attività d’indagine ad elevato contenuto tecnologico, ha disarticolato l´infrastruttura informatica, gestita dalla nota IPTV pirata “ZSAT”, che permetteva la riproduzione abusiva, attraverso internet, dell´intero palinsesto Sky.

Gli uomini della Sezione financial cybercrime della Polizia Postale, coordinati dalla Procura di Palermo, hanno così segnato un punto importante nel contrasto ad un fenomeno, quello della messa in commercio e riproduzione illecita del segnale delle pay-tv attraverso il web, troppo spesso sottovalutato, ma che tuttavia è in grado di generare un giro elevatissimo di profitti illeciti, spesso appannaggio delle più importanti organizzazioni criminali del Paese.

Tecnicamente, le IPTV pirata rendono possibile la visione, attraverso internet, dei canali delle pay-tv normalmente trasmessi via satellite, attraverso la stipula di abbonamenti illeciti i quali, a fronte di costi irrisori per il cliente finale e dietro l´istallazione di un semplice dispositivo domestico (il c.d. “Pezzotto”), offrono la possibilità di accedere all´intero palinsesto, nazionale ed internazionale, delle più note emittenti satellitari a pagamento.

Per rendere possibile la trasmissione, organizzazioni criminali ben strutturate pongono in essere una complessa infrastruttura tecnologica, basata sull´acquisto di abbonamenti genuini (le c.d. “Sorgenti”), da cui, attraverso un intricato sistema di decoder/encoder, il segnale viene trasformato in segnale-dati, scambiabile via internet. A questo punto, attraverso il ricorso a servizi tecnologici disponibili in commercio sul web, il segnale informatico viene assemblato in pacchetti, ed offerto al pubblico attraverso un sistema di “rivenditori” che giunge fino al cliente finale.
Un fenomeno capace di generare un business milionario (si stima che fino allo scorso anno i profitti illeciti ammontassero ad oltre 700 milioni di euro all´anno), che da un lato si traduce in mancati incassi per gli operatori e dall´altro costituisce una fonte di approvvigionamento per pericolosi settori criminali, che non infrequentemente risultano contigui con la criminalità organizzata, nostrana ed internazionale.

Così, al termine delle articolate indagini poste in essere dalla Polizia Postale e delle comunicazioni di Palermo e dalla Procura del capoluogo siciliano, il cerchio si è stretto intorno ad un cittadino palermitano di 35 anni, la cui abitazione è stata individuata e sottoposta ad attenta perquisizione.
Nella stanza da letto dell´indagato, è stata puntualmente rinvenuta la “Sorgente” dell´IPTV pirata ZSAT, composta da 57 decoder di Sky Italia, collegati ad apparati per la ritrasmissione sulla rete internet, per un giro di clienti finali stimato in circa 11.000 persone in tutta Italia.

Proprio a riprova dell´entità del giro di affari illecito, presso la sola abitazione dell´indagato gli uomini della sezione financial cybercrime della polizia postale hanno rinvenuto e sequestrato, nascosti negli scarichi dei bagni e nella spazzatura, ben 186.900 euro in contanti ed una macchina professionale conta-banconote, lingotti d´oro, e due “wallet” hardware (portafogli virtuali) contenenti cryptomoneta in diverse valute, il cui valore complessivo, certamente elevato, verrà meglio stimato a seguito degli ulteriori accertamenti tecnici.

L´uomo è al momento indagato per il reato di cui all´art. 171-ter lett. e) della Legge sul diritto d´autore, in attesa che gli ulteriori approfondimenti investigativi svelino un quadro probatorio ancor più articolato.




Caltagirone, turisti olandesi si perdono in montagna: salvi grazie ai carabinieri

CALTAGIRONE (CT) – I due fidanzati, lui di 31 anni e lei di 30, provenienti dalla cittadina di Tilburg in Olanda, in vacanza nel calatino, erano partiti ieri pomeriggio per una escursione a piedi sul Monte Ganzaria. Poco prima del tramonto gli escursionisti, perdendo l’orientamento tra la fitta vegetazione, non sono più riusciti a tornare indietro. Chiedendo aiuto al 112, sono stati messi in contatto con l’addetto alla centrale operativa della Compagnia Carabinieri di Caltagirone che, parlando con loro in inglese, è riuscito a comprendere la posizione dei dispersi, anche grazie alle indicazioni che i due gli inviavano tramite WhatsApp.
L’operatore, rassicurati i turisti, rimasti comunque sempre in contatto telefonico, ha dato l’allarme coordinando l’intervento in zona delle pattuglie dell’Arma, dei Vigili del Fuoco – Squadre di Caltagirone e Lentini (SR) – nonché di personale del Corpo Forestale della Regione Sicilia, riuscendo nel giro di qualche ora a far ritrovare sani e salvi i due fidanzati.

Oggi pomeriggio i due turisti olandesi si sono recati al Comando Compagnia Carabinieri di Caltagirone dove hanno incontrato e ringraziato il carabiniere che li ha salvati.




Emergenza rifiuti Cassia bis, Cangemi: “Concordato piano di interventi con Anas, Municipio XV e Comune Formello”

“Stop ai cumuli di rifiuti lungo la Cassia Bis, sistemi di videosorveglianza con telecamere trappola, manutenzione del manto stradale: sono i punti cardine del piano di interventi al centro di un incontro, che ho promosso nei giorni scorsi in Consiglio regionale, insieme al responsabile Anas-Area compartimentale Lazio, il presidente del Municipio XV e il sindaco del Comune di Formello”. Lo annuncia vice presidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi sottolineando come “si tratta di un provvedimento importante frutto di una sinergia che permetterà di dare risposte celeri e concrete.

“Abbiamo concordato tempi e modalità – aggiunge – che saranno formalizzati in un protocollo d’intesa per avviare quanto prima gli interventi sulla Cassia e la Cassia Bis. Un’azione coordinata, che coinvolge anche il Parco di Veio, volta a contrastare e prevenire l’abbandono dei rifiuti lungo il ciglio della strada e garantire una adeguata manutenzione a tutela delle migliaia di pendolari che ogni giorno percorrono la Cassia bis da e verso Roma”.

Cangemi ha ricordato come “in passato, quando la Cassia bis era ancora di competenza della Regione Lazio, più volte ho denunciato il degrado chiedendo all’amministrazione ed Astral di porre rimedio. Dopo il passaggio dell’arteria alle competenze di Anas, solo quale mese fa, ho immediatamente sollecitato i vertici dell’azienda affinché affrontassero il problema cronico delle discariche a cielo aperto; Anas ha immediatamente recepito le nostre istanze e dopo diversi incontri siamo giunti alla definizione di una base operativa concreta. Ora – conclude Cangemi – lavoriamo per realizzare rapidamente tutti gli interventi”.




Cremona, arrestato altro componente della gang “cremona dissing” ed identificati altri 4 del branco

CREMONA – A conclusione dell’attività che tra il mese di giungo e i primi di luglio, ha consentito di arrestare 7 ragazzi destinatari di misure cautelari  (4 in carcere e tre ai domiciliari), nonché ulteriori 18 denunce in stato di libertà per altri reati in concorso di atti persecutori, spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento e risse.

I Carabinieri della Compagnia di Cremona, hanno arrestato, in ottemperanza di una nuova  ordinanza di esecuzione della misura cautelare della permanenza domiciliare, emessa in data 15.07.2019 dal GIP della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Brescia, in relazione ai reati di cui agli art. 110 e 628 comma 1 (rapina in concorso) – art. 110, 582 e 585 (lesioni aggravate in concorso); – art. 610 (violenza privata), uno studente 15enne, nato a Cremona e ivi residente,poiché l’A.G. ha condiviso pienamente gli elementi d’indagine raccolti a suo carico, quale autore in concorso di altri 4 soggetti già tratti in arresto, della rapina avvenuta in data 19.04.2019 all’interno del locale denominato “Centrale del latte” di questo centro nei confronti di uno studente 18enne. Contestualmente, nel proseguo degli accertamenti scaturiti nell’ambito della operazione convenzionalmente denominata “Cremona Dissing”, venivano deferite in stato di libertà per i reati di cui agli artt. 110, 582 e 585 (lesioni aggravate in concorso) e  art. 610 (violenza privata), gli ulteriori minori:

  • uno
    studente
    16enne, nato a Cremona, ivi residente;
  • uno
    studente 16enne
    ,
    nato a Cremona, domiciliato a Castelvetro Piacentino;
  • uno
    studente 16enne
    ,
    nato a Milano, residente a Cremona;
  • uno
    studente 15enne
    ,
    nato a Cremona, ivi residente;

poiché, individuati quali responsabili
di ulteriori e ripetute aggressioni nei confronti di studenti minori avvenute
in questo centro dal mese di gennaio 2019 a luglio corrente.

Le indagini e soprattutto la chiamata
in correità
di uno degli studenti, già arrestati in precedenza, ha permesso
di individuare il 15enne in argomento come ulteriore componente del branco
autore dell’aggressione
ai fini di rapina di un cellulare e capi di abbigliamento avvenuta il
19.04.2019, all’interno del locale denominato “Centrale del latte” di questo
centro, nei confronti di uno studente 18. Chiamata in correità che ha trovato decisivo riscontro nella
disponibilità dello stesso, del telefono oggetto della rapina a seguito
perquisizione domiciliare.

In merito alle esigenze cautelari il GIP ha sottolineato la particolare gravità del reato commesso

Quest’ultima è stata caratterizzata dall’aggressione violenta e gratuita del gruppo, che con un’azione coordinata e avvalendosi della particolare capacità intimidatoria del numero delle persone, che consentiva di impossessarsi dei beni. Gravi sono state anche le lesioni cagionate alla vittima, alla quale è stata causata la frattura delle ossa nasali e una successiva insufficienza renale. 

Nel
dettaglio il GIP per quanto concerne l’episodio della rapina del 19 aprile
scorso, aveva già sottolineato come i cinque indagati in concorso tra di loro e
con altri soggetti al momento non identificati, minacciavano la vittima
accerchiandola, facendosi forza del fatto di essere in numero superiore
rispetto a quello della sua comitiva, quindi ponevano in essere una serie di
gesti provocatori (come salire a bordo del pick-up, aprire le portiere e il
bagagliaio del mezzo) e conseguentemente, a fronte delle rimostranze del gruppo
della vittima, aggredivano quest’ultima, spintonandola e colpendola con un
violento pugno al volto, così riuscendo ad impossessarsi del cellulare del
querelante e di un maglione di proprietà di un altro ragazzo. Tale reato è
aggravato per essere stato commesso il fatto da più persone riunite nonché per
aver commesso il fatto insieme ad un soggetto minorenne, trattandosi di delitto
per cui è previsto l’arresto in flagranza. Sussiste altresì l’aggravante di
aver agito per futili motivi, aggravante che secondo la giurisprudenza, si
ravvisa anche nel caso delle bande giovanili: secondo Cassazione Pen., Sez. 1,
n.25535 del 10.04.2018 (dep. 06.06.2018) Rv.273289 – 01, “In tema di
riconoscimento dell’aggravante prevista dall’art.61, n.1, cod. pen., la futilità
del motivo non è esclusa dall’appartenenza o dalla vicinanza dell’autore del
reato a gruppi o comunità, quali le bande giovanili sudamericane, che
riconoscono come valori positivi la violenza e l’uso della forza quale forma di
affermazione della personalità individuale e di manifestazione
dell’appartenenza al gruppo da esercitare per il solo fatto che la vittima sia
o appaia militare in formazione contrapposta, dal momento che tali concezioni e
modelli comportamentali offrono occasione per dare libero coro ad impulsi
brutali e prevaricatori e si pongono in contrasto con i valori fondamentali
riconosciuto dall’ordinamento giuridico, che tutela in primo luogo la vita, la
sicurezza e la libertà personale”.

L’articolata
dinamica dell’azione del gruppo di aggressori fa ritenere come la sottrazione
dei beni (cellulare e giubbotto) non sia stata determinata da una “occasione”,
ma fosse ben prevista sin dall’inizio, e “voluta” dall’insieme degli
aggressori. Il “branco” accerchia la vettura dei ragazzi,  inizia una serie di provocazioni, impedisce
loro di allontanarsi, apre il baule, le portiere cercando di fatto la “merce”
da sottrarre. E quando uno dei ragazzi scende dal veicolo, per allontanare chi
impediva più da vicino una manovra in sicurezza del mezzo, lo aggrediscono in
gruppo violentemente, e operano la predazione del bene a loro più “prezioso”,
il cellulare di ultima generazione, oltre che mettere a segno la rituale “jumpata”. Non vi sono soluzione di
continuità nel disegno criminoso dei giovani predatori: Il branco agisce in
gruppo (i “soci”) e le sopraffazioni, le violenze, le – anche gravi – lesioni
personali sono tutt’uno con i voluti – accettati sin dall’inizio – gli atti
predatori.     




Lombardia, risaie. L’ANBI lancia l’allarme: fiumi pieni e riso senza acqua

In Lombardia, nell’eccellenza risicola della Lomellina, si sta vivendo un incredibile paradosso: pur in presenza di una notevole quantità d’acqua nei fiumi, si riscontra una grande criticità idrica fino ai primi, concreti rischi di perdite del raccolto di riso nella porzione terminale del comprensorio a Sud di Mortara.

Il delicato sistema irriguo locale, infatti, è caratterizzato da un equilibrio precario, dove un minimo errore di programmazione può comprometterne l’efficienza

I fattori, che hanno contribuito all’attuale situazione d’emergenza, sono essenzialmente due: un inverno particolarmente siccitoso e la crescente diffusione della coltivazione del riso “in asciutta”, che utilizza l’acqua solo dall’inizio di Giugno, sovrapponendosi così alle prime irrigazioni del mais.
L’equilibrio del sistema irriguo lomellino, cui si deve aggiungere quello della pianura novarese in una logica di unità territoriale, viene raggiunto, quando la sommersione delle risaie inizia a metà Aprile, grazie alle derivazioni dai grandi fiumi (Ticino, Po, Dora Baltea e Sesia), raggiungendo il massimo della portata irrigua nel mese di Giugno e consentendo il ricarico della falda per l’infiltrazione d’acqua, che dà luogo, a valle, al tipico fenomeno dei fontanili, che ha reso celebre questo territorio, candidato a patrimonio mondiale dell’umanità.

Quest’anno, la diffusione del riso seminato “in asciutta” su quasi l’80% del comprensorio, disattendendo le indicazioni dell’Associazione Irrigazione Est Sesia, ha fortemente ridotto la ricarica della falda, comportando l’attuale, insufficiente apporto idrico da fonti “interne” (risorgive, ma anche torrenti come Agogna, Terdoppio, Erbogna), che rappresentano oltre il 30% del potenziale irriguo comprensoriale.

Solo l’eccezionale disponibilità idrica, presente nei principali fiumi, sta consentendo di integrare le risorse di una rete irrigua che altresì , in questo periodo, non ha mai necessitato di aiuto.

Si ritiene che applicare scelte colturali, atte a favorire l’equilibrio irriguo del territorio risicolo ( ad esempio: sollecitare entro fine Aprile, con idonee misure nel Piano di Sviluppo Rurale, la tradizionale semina “in acqua” su almeno il 50% della superficie), porterebbe ad accumulare in falda circa 300 milioni di metri cubi d’acqua, cioè l’equivalente di oltre m.1,20 di livello del lago Maggiore.

Tale disponibilità idrica in falda garantirebbe una maggior portata diffusa di quasi 80.000 litri al secondo, risolutiva dell’attuale situazione di criticità.
“La paradossale situazione, che si sta registrando in Lomellina, conferma la fondamentale funzione ambientale della sommersione delle risaie, che danno vita al tradizionale paesaggio del cosiddetto mare a quadretti. Mai come in questo caso la risoluzione del problema è nelle nostre mani” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) “L’acqua, quando c’è, va utilizzata anche per vivificare il territorio – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – E’ questa la battaglia culturale che, attraverso Irrigants d’Europe, stiamo sostenendo in ambito comunitario per affermare la determinante importanza dell’irrigazione per l’agricoltura e l’ambiente mediterranei.”