Tre opere idrauliche italiane nel patrimonio mondiale dell’ICID: soddisfazione del presidente ANBI

Tre opere idrauliche italiane sono entrate nel patrimonio mondiale delle opere irrigue per decisione dell’ICID (International Commission on Irrigation and Drainage) nel corso del World Irrigation Forum, tenutosi a Bali, in Indonesia; la cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento è avvenuta Roma nella sede del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

A diventare “bene dell’umanità” sono due impianti gestiti dal Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara ed uno dal milanese Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi.

Alle Prese di Migliaro, in comune di Fiscaglia, il riconoscimento è stato attribuito quale “esempio squisito delle capacità tecniche e ingegneristiche italiane, volte a realizzare strutture di diversione dell’acqua per il raggiungimento dello sviluppo economico e della sicurezza alimentare nella regione” Emilia Romagna; analoga la motivazione per l’altra infrastruttura ferrarese: i Sifoni di Berra sono stati riconosciuti come “eccezionali opere di irrigazione che hanno consentito lo sviluppo agricolo ed economico nella regione”.

“Uno straordinario esempio di diga che ha portato alla creazione di un paesaggio agricolo artificiale, indispensabile allo sviluppo agricolo ed economico nella regione”: è questo, invece, il motivo per cui l’International Commission on Irrigation and Drainage ha conferito l’importante riconoscimento anche all’impianto idraulico del Panperduto a Somma Lombardo, in provincia di Varese. Tale impianto irriguo ha cambiato il destino economico di una vasta area giunta a simboleggiare l’evoluzione multifunzionale dell’acqua distribuita dai Consorzi di bonifica ed irrigazione; attraverso un reticolo vasto e ramificato sul territorio, l’impianto di Panperduto rappresenta la perfetta sintesi tra funzionalità e pregio paesaggistico.

“E’ un grande onore vedere riconosciuti, a livello mondiale, tre impianti idraulici italiani – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Sono strutture efficienti, che affondano le radici nella storia a conferma di enti consortili, che tramandano la cultura idraulica, facendola evolvere verso nuovi orizzonti.”

“E’ un’esperienza, che fa parte del DNA dei Consorzi di bonifica ed irrigazione – completa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Non è un caso, infatti, che la recente attribuzione di lavori per oltre un miliardo di euro dipenda dalla straordinaria capacità progettuale messa in campo a servizio del territorio.”




Caso Ruby bis, Emilio Fede ai domiciliari

Deve scontare la pena in “detenzione domiciliare” Emilio Fede condannato ad aprile in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per il caso ‘Ruby bis’.

Lo ha deciso oggi il Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha accolto una delle istanze dell’avvocato Salvatore Pino. I giudici, infatti, osservano che l’ex direttore del Tg4, per il quale era già stato sospeso l’ordine di carcerazione nei mesi scorsi, ha 88 anni, soffre di “alcune patologie” e il carcere per lui “andrebbe contro il senso di umanità”, perché da detenuto sarebbe sottoposto ad “una enorme sofferenza”. Fede rischiava di essere l’unico dei tanti coinvolti nel caso Ruby a finire in carcere a distanza di oltre otto anni da quando è esploso l’affaire delle serate a luci rosse nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. Già il 12 aprile, però, per il giornalista, condannato per aver favorito la prostituzione di alcune ragazze spinte a partecipare alle cene del “bunga-bunga” nella residenza dell’ex premier, era arrivata una buona notizia. La Procura generale milanese, infatti, sempre su istanza della difesa, aveva sospeso l’ordine di carcerazione aprendo, dunque, la strada dei domiciliari. Oggi, dopo un’udienza che si è tenuta due giorni fa, i giudici della Sorveglianza (Gaetano La Rocca, Maria Paola Caffarena e due esperti) in prima battuta hanno respinto la prima richiesta della difesa del giornalista di “differimento dell’esecuzione della pena”. E hanno accolto, invece, l’istanza per i domiciliari perché, scrivono nel provvedimento, la detenzione in carcere per lui, che ha più di 88 anni ed è malato, “andrebbe contro il senso di umanità che deve comunque connotare l’esecuzione della pena nel rispetto della dignità della persona”.




Romics, numeri da capogiro per la 26ima edizione: spopola “Call of Salvinee”

Si è conclusa la scorsa domenica la 26 ima edizione di Romics, il Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games ormai tra le colonne portanti degli eventi autunnali della Capitale.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 10/10/2019

E anche quest’anno numeri da capogiro alla Fiera di Roma, dove i 9 padiglioni di Romics sono stati visitati da oltre 400 mila persone che hanno assistito e preso parte alle varie mostre, incontri, workshop, dibattiti e performance dal vivo.

Un edizione, quella di quest’anno che ha visto aumentare lo spazio espositivo di ben mille metri quadri rispetto la scorsa edizione primaverile che ha regalato dei cosplay divertenti e curati da parte degli avventori.
Tra i personaggi è emerso l’eroe dei videogiochi che ha vestito i panni di Matteo Salvini, protagonista inconsapevole alla fiera di Roma. Sguardo accattivante alla James Bond, imbraccia un fucile di precisione e corre alla ricerca dei nemici. Tutti pazzi dunque per “Call of Salvenee”, videogioco che fa il verso al più popolare “Call of Duty” e che permette di “salvare i Marò e scatenare epiche battaglie a colpi di populismo con i politici più gentisti di questa epoca”. Marco Alfieri, 27enne pisano, ha descritto così la sua creatura: “Soltanto la tua intrepida Ruspah e il tuo populismo potranno salvarti dai tuoi nemici giurati: Renzie, Peppe Gryllo, Half Ano, Sgarbie e via dicendo”.

Gli organizzatori stanno già pensando alla prossima edizione dove è in serbo una interessantissima novità che vedrà l’autorevole collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma per il Romics Innovation Lab for Creativity. Un vero e proprio laboratorio dedicato alla ricerca, alla promozione, allo sviluppo e al supporto di progetti e innovatori attivi nell’ambito della creatività e dell’entertainment a impatto sociale.
A spegnere le candeline di questa edizione di Romics due personaggi che hanno fatto e continuano a fare la storia del fumetto. Stiamo parlando di Paperino, che taglia il traguardo dell’85esimo anno di età, e di Paperinik, che di anni ne compie 50. Due figure molto amate dal pubblico e sempre attuali.

Tra le tante novità di questa edizione 2019 è spiccata fra tutte la partnership con gli esports, cavaldando l’onda del successo mondiale degli sport elettronici. Gli esports sono un fenomeno in forte crescita soprattutto negli ultimi anni Si tratta dei campionati di videogiochi competitivi di livello professionistico, in cui giovani campioni, di solito tra i 16 e i 35 anni, anche se i più piccoli giocatori hanno appena 12 anni, si sfidano davanti a un pubblico di appassionati in un emozionante match show.

Proprio per questo Romics ha dato il via alla partnership con Mkers. L’apporto di questa startup garantisce infatti al festival stabilità e conoscenza. E pur essendo nata solo due anni fa, vanta collaboratori con esperienza decennale, oltre che il sostengo di molti sportivi, tra cui gli ultimi arrivati De Rossi e Florenzi.




Fatta a pezzi, la storia di Pamela Mastropietro [Prima puntata]

La vicenda

Pamela Mastropietro lascia al mattino la comunità pars di Corridonia dove è ricoverata da ottobre.

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Il video servizio che ricostruisce gli ultimi momenti di vita di Pamela Mastropietro trasmesso a Officina Stampa del 10/10/2019

Lungo il cammino incontra un uomo che le dà un passaggio, i due trascorrono del tempo insieme lui le offre qualche decina di euro e la lascia in stazione a Mogliano. In partenza c’è un treno per Macerata. Pamela sale a bordo del convoglio e arriva in città 20 minuti dopo. In stazione chiede informazioni per tornare a Roma, vuole tornare a casa ma incontra un altro uomo e i due lasciano la stazione e trascorrono del tempo insieme. Pamela è di nuovo in stazione a Macerata. Cerca ancora di tornare a Roma. Lungo i binari incontra Vincent è un ragazzo di colore a cui Pamela chiede droga. Vincent chiama al telefono a un certo Innocent Oseghale. Pamela lo raggiunge in taxi ai giardini Diaz.

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Il video servizio su Innocent Oseghale trasmesso a Officina Stampa del 10/10/2019

Pamela incontra Oseghale i due chiacchierano e lasciano i giardini Diaz per recarsi in via Spalato entrano in una farmacia dove Pamela acquista una siringa poi fanno ingresso nella casa di Oseghale al civico 124. Innocent Oseghale è a casa con Pamela. Chiama Desmond Lucky, forse per chiedergli l’eroina. Tra loro avvengono 17 contatti telefonici fino alle 13:42

Secondo l’accusa Pamela viene uccisa e fatta a pezzi tra le 12 e le 19 di martedì 30 gennaio. Le celle telefoniche individuano Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima nella casa di via Spalato. Lucky accompagna Innocent Oseghale a comprare la candeggina poi Oseghale chiama un taxi carica due trolley contenenti il corpo di Pamela smembrato e si fa accompagnare a Casette Verdini dove abbandona le due valigie. Il tassista lo riaccompagna a casa, ma colto dal sospetto torna indietro e apre i trolley facendo la macabra scoperta.

Da sinistra: Fabrizio Mignacca (Psicologo – psicoterapeuta), Federica Nobilio (Fratelli d’Italia), Marco Valerio Verni (Avvocato e zio di Pamela Mastropietro) ospiti a Officina Stampa commentano la vicenda di Pamela Mastropietro



Mafia nigeriana, tra le più pericolose organizzazioni criminali presenti in Italia [seconda puntata]: la degenerazione delle confraternite in organizzazioni criminali

Proseguiamo il viaggio sulla mafia nigeriana dopo aver visto, nel corso della puntata precedente, quelle che sono le radici, che si affondano nella religione Voodoo tutt’oggi ancora diffusissima tra le popolazioni di quel tratto di costa africana che si affaccia sul Golfo di Guinea, meglio noto con il nome di “Costa degli Schiavi”.

Tradizioni, usanze e riti, in particolar modo legati al Voodoo, presi a prestito dalle varie organizzazioni criminali nigeriane per iniziare i nuovi adepti.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 10/1’/2019

Organizzazioni la cui origine va ricercata in quella che rappresenta una vera e propria degenerazione delle confraternite (cults), che fin dagli anni 50 erano state fondate, sul modello di quelle americane, nelle università della regione del Delta del fiume Niger il cui scopo iniziale era quello di diffondere messaggi di pace e di rispetto, condannando qualsiasi azione e forma di razzismo e di apartheid. Ma in tempi molto brevi queste confraternite si sono trasformate in veri e propri clan criminali che si sono espansi anche al di fuori dei confini delle stesse Università.

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Da sinistra: Fabrizio Mignacca (Psicologo-psicoterapeuta), Federica Nobilio (Fratelli d’Italia) e Marco Valerio Verni (Avvocato e zio di Pamela Mastropietro) ospiti nella trasmissione Officina Stampa del 10/10/2019 per commentare il fenomeno della mafia nigeriana

La prima confraternita censita fu quella che prese il nome di PYRATES, poi a seguito di scissioni nacquero i SEA DOGS e i BUCCANEERS che a loro volta diedero vita al NEO BLACK MOVIMENT OF AFRICA trasformatosi a sua volta in BLACK AXE CONFRATERNITY. E poi a seguito di altre scissioni prese origine la EIYE CONFRATERNITY. E in questo microcosmo di confraternite ricordiamo anche la SUPREME VIKINGS CONFRATERNITY fondata nel 1984 da un ex-membro della confraternita dei BUCCANEERS.

Con il passare del tempo le confraternite uscirono dal mondo universitario acquisendo sempre maggior forza e potere imponendo le proprie regole anche con l’uso della violenza, riuscendo, in breve tempo, anche ad infiltrare il mondo economico, politico e sociale del Paese.

Acquisita ormai una vera e propria connotazione criminale, le varie confraternite hanno dimostrato sin da subito la capacità di fare affari con altre consorterie al di fuori della Nigeria, espandendosi all’estero, in quasi tutti i Paesi europei, in Italia, nel Nord e nel Sud America, in Giappone e in Sud Africa.

La criminalità nigeriana si è dunque sviluppata al di fuori dei propri confini, sfruttando i flussi migratori. La documentazione giudiziaria ed informativa degli ultimi anni evidenzia gli ampi margini di operatività dei
sodalizi nigeriani attivi in Italia, dal traffico internazionale e lo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti alle estorsioni soprattutto in danno di cittadini africani gestori di attività commerciali, all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla falsificazione di documenti, alla contraffazione monetaria, alla tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù, alle truffe e frodi informatiche, ai reati contro la persona e contro il patrimonio.




Trieste, poliziotti uccisi in questura: l’assassino sarebbe stato ricoverato in una clinica psichiatrica. Avrebbe sfondato con un’auto le barriere di un aeroporto. L’intervista esclusiva al Prefetto Francesco Tagliente

Il Prefetto Francesco Tagliente è intervenuto a La Vita In Diretta condotta da Alberto Matano per parlare dell’omicidio degli Agenti della Volante 2 Pierluigi Rotta e Matteo Demenego nella Questura di Trieste.
In studio anche la giornalista del TG1 Emma D’Aquino e in collegamento da Trieste per tutti gli aggiornamenti, la giornalista Elena de Vincenzo
Nel corso del servizio Tagliente commentando le immagini del tentativo di fuga dell’assassino di Pierluigi e Matteo, ha detto che dai 26 secondi del filmato emerge che gli operatori della Questura di Trieste sono riusciti a fermare l’autore del duplice omicidio degli Agenti scongiurando ulteriori tragedie.

Il Filmato ha aggiunto il Prefetto mette in evidenzia anche una elevatissima professionalità e rispetto della persona da parte degli Agenti operanti: nel conflitto a fuoco potevano legittimamente uccidere l’assassino dei due colleghi, lo hanno solo ferito. Questa è la Polizia di Stato che vogliamo.
Abbiamo chiesto al Prefetto Tagliente una intervista sull’argomento. Ecco cosa ci ha detto.

Chi è Alejandro Meran l’assassino dei due Agenti delle Volanti della Questura di Tieste?
Azzardare ipotesi sarebbe poco serio. Bisogna aspettare l’esito degli accertamenti in tutti paesi e le città in cui ha abitato.
Per i poliziotti delle Volanti, al momento del fermo, era uno straniero di origini dominicane titolare di una carta di soggiorno ottenuta un paio di
anni fa, 29 anni, nessuna denuncia conosciuta, di professione magazziniere, in Italia da 14 anni, da sei mesi a Trieste con la madre cittadina italiana e con un vissuto in Baviera, a Udine, Bellino e L’Aquila. Un uomo qualunque, sul quale fare accertamenti per il furto di un motorino.

Fisicamente robusto, alto e molto muscoloso con i capelli rasta.
Dal Filmato emerge invece, una sua dimestichezza con le armi. Avrebbe scarrellato la pistola sottratta a uno dei due poliziotti, un gesto non alla portata di tutti. La sua familiarità con le armi si intuisce anche dalle immagini che lo ritraggono mentre tenta di fuggire impugnando le due pistole.
Per capire chi è, se abbia commesso altri episodi di violenza, bisogna aspettare i riscontri dal paese di origine e dalle città dove ha soggiornato. Si ipotizza che sarebbe stato coinvolto in una vicenda di droga a Santo Domingo. Si è saputo anche che in Germania con un’auto avrebbe tentato di sfondare le barriere dell’aeroporto di Monaco di Baviera. Per questo sarebbe stato ricoverato in una clinica psichiatrica da cui poi si sarebbe allontanato. Ma di questo, al momento dell’accompagnamento negli uffici della Questura di Trieste, nulla risultava alle autorità italiane.

Cosa le fa pensare il filmato di 26 secondi sul tentativo di fuga dell’Assassino dei due poliziotti dalla Questura?
E ‘solo un segmento di immagine di quello che è accaduto, e non ci consente una ricostruzione completa. Ci offre comunque lo spunto per
riflettere. Sono immagini che evidenziano fasi estremamente concitate e allo stesso tempo drammatiche con la risposta degli operatori della
Questura di Trieste: dopo l’uccisione dei colleghi Pierluigi e Matteo sono riusciti a rendere inoffensivo l’assassino scongiurando la possibilità che il
bilancio potesse essere più tragico. Sparava all’impazzata, se non fosse stato arrestato avrebbe potuto ammazzare altre persone. L’operato degli
Agenti evidenzia anche la loro professionalità e il rispetto della persona. Nel conflitto a fuoco lo avrebbero potuto legittimamente uccidere ma lo hanno solo ferito. Questo fa emergere il grande rispetto per la vita umana da parte degli Agenti.

C’è stata anche una polemica sull’uso delle manette
Chiariamo subito che non c’erano i presupposti giuridici per mettere le manette e nulla faceva presagire una azione così criminale.
Gli operatori delle volanti stavano trattando il caso di un 29enne incensurato responsabile di rapina impropria, il furto di un motorino seguito da una spinta alla proprietaria, avvenuta in mattinata, quindi era passata da un pezzo la flagranza e non c’erano i presupposti per operare un fermo di indiziato di delitto perché si era costituito. Agli agenti non può essere addebitata nessuna leggerezza. Hanno operato bene. Sono certo che se si fossero trovati di fronte un sospettato di terrorismo o di criminalità organizzata, o avessero conosciuto il suo precedente in Germania con il ricovero coatto in una clinica psichiatrica le procedure e le cautele nell’accompagnarlo al bagno sarebbero state diverse.

C’è stata polemica anche sulle fondine in uso agli Agenti
La polemica sulle fondine mi sembra fuori luogo considerato che nessuno ha visto il momento del duplice omicidio e in che maniera l’assassino si sia impossessato dell’arma. Condivido quindi quello che ha detto sull’argomento il Capo della Polizia Franco Gabrielli: “Non c’è correlazione tra l’ipotetica inefficienza della fondina e l’episodio che ha visto la morte dei colleghi della questura di Trieste”.

Chi sono per Francesco Tagliente i due poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta uccisi da Meran?
La personalità di Pierluigi e Matteo emerge chiaramente dal video che hanno postato come Volante 2 prima di intraprendere un turno di
servizio notturno: “Dormite sonni tranquilli ci sono i figli delle stelle”. Da quel video oltre al senso del dovere e la dedizione traspare l’impegno, la
passione, lo spirito di servizio e il senso dello Stato dei due poliziotti che, come tanti altri colleghi delle Volanti, per garantire il diritto alla sicurezza
di chi ha bisogno, spesso rinunciano anche ai propri diritti. Rappresenta il sacrificio e la dedizione al servizio di tanti operatori della Polizia di Stato
che hanno sacrificato anche la loro vita per garantire il rispetto delle leggi dello Stato e per tutelare la sicurezza di tutti i cittadini della Nazione.
E se 7 italiani su 10 hanno fiducia nel lavoro della Polizia di Stato; se con il 71,5 per cento dei consensi, la Polizia di Stato risulta essere il Corpo in
divisa più amato tra tutte le Forze dell’Ordine – come riportato nel Rapporto Eurispes 2019 – gran parte del merito va anche alle volanti impegnate nell’attività di controllo del territorio.

Dalle sue parole traspare un’altissima considerazione del lavoro delle Volanti. Quali sono i valori che accomunano gli uomini di questi reparti?
Gli operatori delle Volanti sono legati da un lavoro che li espone più degli altri ad un elevato rischio fisico e giuridico e hanno un comune modo di
sentire il dovere di servizio per la gente. Vivendo a contatto con le condizioni umane più drammatiche maturano una particolare sensibilità sociale che traspare dal grande rispetto per la persona soprattutto nei confronti di chi versa in una condizione di fragilità. Ed è proprio questo modo di interpretare il servizio che consente alla Polizia di godere di un enorme rispetto, gratitudine e ammirazione da parte della gente.

Per concludere ci indica cosa fare per ridurre l’esposizione a questo elevato rischio fisico e giuridico degli operatori delle Volanti? Ci dica quale metterebbe al primo posto?
La certezza e l’immediatezza della esecuzione carceraria della pena per gli autori di crimini gravi che manifestano una indole violenta.

Può spiegarlo meglio con un esempio?
Ci sono tantissimi esempi. Solo nelle ultime ore il personale di un Commissariato romano è stato coinvolto in tre diversi episodi di soggetti senza fissa dimora che hanno reagito con violenza e minaccia al controllo di polizia. In un caso ci sono stati due poliziotti feriti. In tutti e tre i casi le persone arrestate sono tornate libere dopo poche ore, senza misure idonee a cautelare la società civile dalla loro rabbia, dalla loro violenza e dalla loro forza fisica. E senza nessuna cura sociale o sanitaria.
Per indicare un fatto grave che non ha avuto conseguenze drammatiche per la prontezza del poliziotto, faccio riferimento al caso romano di un
nigeriano di 20 anni già con precedenti che nel corso di un controllo aggredisce l’agente e nella colluttazione cerca di levargli la pistola. L’agente,
aiutato da un collega, reagisce evitando che lo straniero possa impossessarsi dell’arma. Il nigeriano viene portato al Commissariato Esquilino dove aggredisce due poliziotti procurando lesioni refertate ad entrambi. Arrestato per lesioni viene portato in udienza, dove il suo arresto viene convalidato ma viene rimesso subito in libertà con il semplice obbligo di firma a un commissariato vicino a quello che ha operato.

Con quale messaggio vuole chiudere questa intervista?
Invito a immaginare l’effetto di quella decisione sugli operatori aggrediti chiamati a ripetere i controlli nei confronti di pregiudicati pericolosi della
zona, e sugli stessi destinatari dei controlli. Sono stato sempre convinto che se anche uno solo degli anelli della catena messa a protezione della società non svolgesse il suo ruolo, verrebbe vanificato anche l’impegno e il ruolo di tutti gli altri.




Castelli Romani, il Gal a caccia di giovani artisti: al via il concorso sulle eccellenze agroalimentari nelle scuole

Il Gal (Gruppo Azione Locale) Castelli Romani e Monti Prenestini ha presentato il progetto “Arte, cibo e territorio – Le eccellenze agroalimentari locali nelle immagini artistiche di giovani talenti”. Un concorso destinato agli alunni delle scuole medie del territorio che ha l’obiettivo di promuovere e far conoscere le eccellenze agroalimentari dei rispettivi territori attraverso dei bozzetti artistici. A conclusione della selezione, si svolgerà a maggio del prossimo anno una mostra finale celebrativa con la consegna delle riproduzioni che verranno realizzate. Per le opere in formato A4 sono consentite tutte le tecniche di realizzazione: disegno a matita, pennarelli, pastelli, tempere, tecniche collage o miste. Al termine del progetto verranno realizzate delle riproduzioni a partire dai bozzetti elaborati dagli studenti: dei cartoncini folder contenenti le riproduzioni delle opere finaliste al fine di poterne fare omaggio alle scuole e ai comuni partecipanti.
Mercoledì 9 ottobre presso la sede di via della Pineta a Rocca Priora, il presidente Stefano Bertuzzi e il consigliere d’amministrazione Stefano Asaro hanno incontrato i referenti istituzionali e scolastici dei quattordici comuni che fanno parte del Gal.
“L’iniziativa – ha spiegato il presidente del Gal Stefano Bertuzzi – ha come principale obiettivo la partecipazione attiva degli studenti a un programma di approfondimento didattico e creativo sulle eccellenze dei rispettivi territori, poiché riteniamo importante sensibilizzare su questi temi le comunità locali a partire dai territori”.
Il progetto intende valorizzare i prodotti tipici locali, per questo motivo è forte l’interesse della condotta Slow Food Frascati e Terre Tuscolane con il fiduciario Stefano Asaro, che ricopre anche il ruolo di consigliere di amministrazione all’interno del Gal.
“Attraverso le loro opere artistiche, i nostri ragazzi diventeranno ambasciatori dei nostri territori e dei prodotti tipici – ha spiegato Asaro – L’iniziativa non terminerà con la premiazione, perché i lavori finali saranno uno strumento utile per far conoscere la nostra cultura anche fuori dal territorio dei Castelli Romani e Monti Prenestini”.
Questo l’elenco dei comuni coinvolti e i rispettivi prodotti tipici: Palestrina e Castel San Pietro Romano – Giglietto di Palestrina, Colonna – Pincinelle, Frascati – Pupazza frascatana, Labico – Roncoletta di Labico, Gallicano nel Lazio – Ciambellone di Sant’Antonio Abate, Montecompatri – Maranfricoli, Monte Porzio Catone – Serpette, Nemi – Fragolina di Nemi, Rocca di Papa – Ciambella degli sposi, Rocca Priora – Tozzetto con le nocciole, Rocca di Cave – Marroni, San Cesareo – Lane di San Cesareo, Valmontone – Gnocchi di tritello.
A partire dal 4 novembre inizieranno le attività scolastiche per la riproduzione degli elaborati artistici. Il 2 marzo del prossimo anno è prevista la consegna degli elaborati artistici da parte delle scuole e successivamente entro il mese di marzo una commissione formata dal Gal e un esperto accademico artistico esaminerà gli elaborati e individuerà un finalista per ogni scuola comunale, successivamente verrà individuata l’opera vincitrice.




Football Club Frascati, la Scuola calcio è ufficialmente d’Elite. Lopapa e Marcelli: “Che orgoglio”

Frascati (Rm) – La Scuola calcio del Football Club Frascati è d’Elite. Il riconoscimento (su cui il club tuscolano stava lavorando da tempo) è stato ufficializzato ieri nell’ambito di una riunione organizzata dal Settore Giovanile e Scolastico (Sgs) della Figc presso la sala conferenze dello stadio “Olimpico” di Roma. Alla cerimonia hanno presenziato il co-presidente del Football Club Frascati Stefano Lopapa e il direttore generale Gianfranco Di Carlo. “Questo premio è motivo di grande orgoglio, in particolare per me che ho visto nascere questa società – ha sottolineato Lopapa – Frascati è una grande piazza e aveva bisogno di una società… d’Elite. Grazie al lavoro svolto dal co-presidente Claudio Laureti e dal suo staff nel corso del tempo, siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo a cui tenevamo e che testimonia la qualità del nostro lavoro sui giovani ragazzi che scelgono di tesserarsi con il Football Club Frascati. Nel corso della cerimonia, il coordinatore del Settore Giovanile e Scolastico Figc del Lazio Franco Pascucci ha sottolineato i punti fondamentali per l’assegnazione e la conferma nel tempo di questo riconoscimento e poi alla fine ha proceduto alla consegna delle targhe alle società della regione che si possono fregiare di questo titolo”. Ovviamente molto felice anche il responsabile della Scuola calcio tuscolana Lorenzo Marcelli. “E’ un percorso che abbiamo iniziato dall’anno scorso e che ora ha trovato l’ufficialità di questo riconoscimento. Essere Scuola calcio d’Elite vuol dire rispettare rigidi parametri sulla qualifica dei vari allenatori, sul portare avanti alcuni progetti come quello dell’introduzione della figura di una psicologa nello staff o anche come quello di avere un numero obbligatorio di categorie dell’agonistica e della Scuola calcio. E’ il mio terzo anno da responsabile della Scuola calcio del Football Club Frascati e questo era uno degli step messi in programma, ora vogliamo consolidare questo riconoscimento che la Federazione può anche revocare se, nel corso del tempo, i vari parametri di valutazione vengono a mancare”. Per Marcelli il club tuscolano «è ormai una realtà consolidata. Quando siamo arrivati qui, siamo partiti da zero e ora il Football Club Frascati è una società cresciuta anche a livello di considerazione. Ma non ci vogliamo fermare e per questo stiamo studiando nuove iniziative come l’importante affiliazione con la Roma avviata all’inizio di questa stagione”.




Torre Angela Acds (calcio, Under 14 prov.), Nobili: “Ho un gruppo che può togliersi soddisfazioni”

Roma – I campionati provinciali sono ormai prossimi al via. L’avventura dell’Under 14 provinciale del Torre Angela Acds inizierà domenica 20 ottobre dalla scomoda trasferta con la Vis Subiaco, ma intanto i ragazzi affidati a mister Alessandro Nobili continuano con gli allenamenti e soprattutto le gare amichevoli. “I test pre-campionato, finora, sono andati quasi tutti bene fatta eccezione per uno in cui ci siamo presentati in formazione molto rimaneggiata – racconta l’allenatore del club capitolino – Nell’ultimo match abbiamo battuto per 2-1 il Castelverde in una gara caratterizzata dalle reti di Saracino e Polletta. Domani alle ore 15 ne faremo un’altra in casa col Colonna e poi ci proietteremo all’esordio ufficiale”. Nobili sembra decisamente soddisfatto del “materiale umano” a sua disposizione. “Abbiamo un organico abbastanza numeroso e completo in ogni reparto, un bel gruppo che si può togliere delle soddisfazioni anche se è decisamente presto per capire dove potremo arrivare. Aspettiamo le prime due o tre partite ufficiali per avere indicazioni più precise sulle qualità di questa squadra”. Un paio di ragazzi (tra cui capitan Frezza) sono stati già allievi di Nobili nel corso della passata stagione quando l’allenatore allenava il gruppo dei 2005 in questa identica categoria. “L’incognita maggiore per questa categoria è rappresentata dal “salto” nell’agonistica. Più della metà del gruppo, comunque, mi sembra già pronta per affrontare un campionato federale, ma anche gli altri che sono un po’ più indietro possono già fornire un certo contributo. Poi al più presto si “allineeranno” al resto dei loro compagni”. Per Nobili è iniziato il quarto anno all’interno del Torre Angela Acds e questo è indubbiamente un dato significativo. “Nelle prime stagioni ho allenato nella Scuola calcio, mentre questo sarà il mio secondo anno nell’agonistica. E’ un ambiente familiare dove mi trovo a mio agio e posso portare avanti serenamente la passione per il ruolo da allenatore”.