Roma, morire di monnezza: a Rocca Cencia sale il tasso di mortalità per cancro

ROMA – Nell’inferno di Roma Est, nelle viscere di un territorio che, a pochi chilometri dal Colosseo, è stato tristemente ribattezzato “la terra dei fuochi”. Dove i roghi tossici incontrollati fanno da cornice agli immondezzai, che si annidato in ogni angolo delle strade, alle discariche mai o parzialmente bonificate, ai terreni dai quali zampilla il percolato o i rifiuti ospedalieri, e si fondono al tanfo, perenne, sprigionato dal TMB AMA di Rocca Cencia, che rende l’aria irrespirabile.

È il lato
oscuro della Capitale, allarmante, conosciuto da tempo ma mai affrontato con
concretezza dalle Istituzioni, forse perché ritengono che non sia conveniente
ammettere che lì sussiste un evidente problema ambientale e sanitario. A dirlo
è l’alta percentuali di morti o ammalati di patologie oncologiche. Cancro per
farla breve, e in forma aggressiva, ai polmoni, al cervello, alla tiroide e
leucemie acute.    

Il viaggio è sconcertante, dalla Rocca Cencia alla cosiddetta “via delle vedove” a Castelverde, da Colle del Sole a Lunghezzina fino ad arrivare a Salone, zone nel cuore del Municipio VI. “Questa è la punta dell’iceberg”, spiega Paolo Emilio Cartasso, studioso e esperto del settore, “l’area interessata ha una circonferenza di circa 7 chilometri”. E include, analizzando la sua cartina, il quartiere di Case Rosse, nel V Municipio, e i comuni di Guidonia Montecelio e di Tivoli.

Un quadro preoccupante, nel quale si inserisce, dando il polso della situazione, lo studio scientifico, inedito, che questa sera sarà presentato nella trasmissione Piazzapulita (con collegamento in diretta da via Carlo Fornara, angolo via Puccinelli – zona Borghesiana ore 18). “A Rocca Cencia”, spiega in anteprima la dottoressa Paola Michelozzi, Direttore dell’Unità di epidemiologia ambientale del Servizio sanitario del Lazio, “vivono circa 250 mila persone. Per loro le aspettative di vita alla nascita sono di tre anni inferiori rispetto a chi nasce e vive nel centro della città. In una zona in cui le polveri sottili (Pm10) sono così tanto e così di frequente al di sopra dei limiti aumenta, e di molto, il rischio di ammalarsi di tumore. Dalle nostre rilevazioni il fattore di rischio a Rocca Cencia si aggira tra l’11 e il 21% in più. Ovvero 9 punti percentuali sopra la media”. Si muore da quelle parti. “Anche gli animali non hanno scampo”, aggiunge perentorio il giornalista Massimiliano Andreetta, autore dell’inchiesta televisiva.

Immediate le reazioni. “Sono percentuali spaventose, fanno paura solo a leggerle”, afferma Flavio Mancini del Comitato Periferie Roma Est, “colpiscono indistintamente a bambini ed adulti. Nel 2019 non può essere accettato un dato di questo genere, una realtà che inginocchia migliaia di famiglie di un quadrante periferico che già di suo presenta criticità su molti servizi primari. Non chiediamo la luna, pretendiamo di una vita dignitosa”.

Dello stesso tenore Marco Manna, presidente del Comitato: “Di chiacchiere se ne sono fatte abbastanza. È un bene riportare l’argomento al centro dell’attenzione mediatica, ma servono risposte. Noi vogliamo sapere come sarà collocato lo stabilimento AMA nel prossimo piano industriale di AMA, che, stando agli annunci, dovrebbe essere presentato in dicembre, e se la Sindaca Raggi e il Presidente Zingaretti, con gli strumenti della nuova legge regionale, hanno l’intenzione di inserire quella zona tra quelle pericolosamente a rischio ambientale, prevedendo le risorse da utilizzare per la bonifica”.

Dal Campidoglio arriva il commento della consigliera Svetlana Celli, capogruppo di RomatornaRoma, abitante proprio in quel Municipio: “A Roma l’emergenza ambientale diventa emergenza salute. La nostra terra dei fuochi esiste ed è a Rocca Cencia. Lo studio della Regione Lazio che verrà presentato stasera nella puntata di Piazza Pulita punta il dito contro lo scandalo dei roghi tossici e delle discariche abusive e incontrollate in questa zona della città. Una terra di nessuno dove si ammalano le persone e perfino gli animali, tutti dello stesso terribile male. Tanto che l’aspettativa di vita, rispetto a chi vive in zone centrali della città, è di tre anni inferiore. Le polveri sottili troppo spesso al di sopra dei limiti aumentano il rischio di ammalarsi di tumore, un rischio 9 punti percentuali sopra la media. Sulla base delle leggi regionali in materia di salute pubblica gli enti preposti è necessario che si adoperino per dichiarare questo territorio a rischio ambientale e prevedano risorse per la bonifica. La rinascita della città non può non avere queste priorità: migliorare le condizioni di vita di tutti i romani e mettere fine alle situazioni di degrado e di illegalità che minacciano la salute. Sui roghi chiedo la convocazione di una commissione Ambiente per un controllo serrato sul territorio e per ascoltare i cittadini”.




Bracciano, discarica di Cupinoro: ecco cosa succede

BRACCIANO (RM) – È concreta la fase di copertura (Capping) della discarica di Cupinoro che non è una semplice “coperta” ma un progetto definitivo che sancisce la sistemazione di tutta l’area di discarica ed è integrato all’interno di un progetto più generale di “naturalizzazione” del sito come ad esempio la risistemazione delle aree di pertinenza dell’impianto che diventa fondamentale per ripristinare un’area verde.

Questa fase che sostanzialmente reinserisce l’ex sito nell’ambiente circostante è stata spiegata nei particolari a Bracciano, nella sala Consiliare, alla presenza di numerosi cittadini e associazioni del territorio e diversi amministratori locali.

A indire l’assemblea sindaco di Bracciano Armando Tondinelli insieme all’ingegner Peppino Palumbo, Commissario ad Acta incaricato dalla Regione Lazio di assumere le attività della gestione ordinaria della discarica in località Cupinoro.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

Il completo isolamento del corpo rifiuti dall’esterno, scaricare il gas metano sviluppatosi durante la degradazione dei rifiuti e prevenire l’infiltrazione di acqua piovana per fermare la contaminazione e la generazione di un eccesso di percolato inquinante all’interno della cella, formare un substrato idoneo alla crescita della vegetazione naturale, essere compatibile con l’ambiente circostante, rinaturalizzazione dell’area attraverso la piantumazione di essenze e pinte, la ricostruzione dei corridoi naturali per la ricucitura del tessuto agro forestale ed il libero passaggio della fauna.

Una fase importante dunque quella del Capping che il sindaco Tondinelli ha voluto condividere con la cittadinanza tutta e che seguirà in prima persona fino al completamento del progetto.




Call of Duty Modern Warfare, il reboot che rilancia la saga

Call of Duty Modern Warfare è un reboot della saga che ha
rivoluzionato il concetto di sparatutto in prima persona ed è disponibile su
Pc, Xbox One e Ps4. Per anni gli appassionati di questo genere, dopo una prima
trilogia indimenticabile e diversi titoli futuristici che non hanno avuto lo
stesso impatto della serie MW originale, hanno desiderato un ritorno alle
origini, e quest’anno Activision e Infinity Ward hanno deciso di accontentare i
fan. Il nuovo capitolo di Call of Duty, infatti, non è altro che una rilettura
del titolo uscito nel 2007 che utilizza alcuni fra i personaggi iconici del
brand e apre la strada verso un futuro che sembra essere pronto a riscrivere
una delle storie più amate dal popolo dei gamers. Call of Duty Modern Warfare
ripropone i tre pilastri storici del brand, ossia: la Campagna single player,
una corposa componente multiplayer, vero fulcro del gioco per milioni di
appassionati, e una componente cooperativa basata su orde di nemici IA con le
Operazioni Speciali. Prima analizzare queste modalità, è però doveroso parlare
di un’altra novità: dopo anni e anni di riciclo e ritocchi del motore originale
della serie, lo studio stavolta ha introdotto un engine grafico completamente
nuovo, pensato per gli hardware di prossima generazione che anche sulle console
di attuale generazione si difende davvero bene con modelli estremamente curati,
animazioni fluidissime ed effetti speciali hollywoodiani che rendono tantissime
parti della campagna realistiche quasi quanto un film di guerra.

Come già detto, per quanto riguarda la storia in singolo, Infinity
Ward ha deciso di tornare ai suoi titoli più famosi, con un vero e proprio
reboot che riprende personaggi e tematiche dei vecchi titoli, inserendoli in un
nuovo contesto. La campagna, come detto dallo stesso studio di sviluppo, vuole
essere uno spaccato sulla guerra moderna. Nel 2007 Call of Duty 4: Modern
Warfare aveva lo stesso obiettivo, ma era figlio di un’altra epoca; 12 anni fa,
erano ancora forti tematiche come la guerra in medio-oriente, una guerra
diversa da quelle del passato, ma in cui ancora si potevano vedere eserciti,
regolari e non, scontrarsi tra loro. Dodici anni sono passati e con essi è
cambiato, almeno per il team di Infinity Ward, il significato di “guerra
moderna”. Per questo Call of Duty: Modern Warfare non presenta battaglie tra
eserciti di soldati, ma una guerra più subdola, che entra nelle vite di tutti i
giorni. Per far comprendere pienamente i toni di questo gioco e che cosa si intende
per “guerra moderna” ci basterà descrivere brevemente una missione: in una di
quelle iniziali, infatti, il giocatore si trova a Picadilly, una delle strade
più famose di Londra. La vita scorre come da norma per la metropolitana: folle
di persone che sciamano lungo i marciapiedi, le strade bloccate dal traffico,
le luci elettriche che illuminano la serata. Il giocatore, però, nei panni di
un agente delle forze speciali, stiamo cercando di fermare una cellula
terroristica che, a bordo di un veicolo, si lancia tra la folla e facendosi
esplodere. La battaglia comincia così, tra le strade di Londra, in mezzo ai
civili, in mezzo alle grida disperate. Le tematiche toccate dal gioco sono
forti e riguardano argomenti davvero contemporanei, che non sono affatto
semplici da trattare. Fortunatamente, Call of Duty: Modern Warfare riesce anche
a evitare un approccio eccessivamente apodittico all’argomento. Se in molte
missioni ci si trova nei panni di soldati occidentali, in altre si vestono i
panni dei ribelli dell’Urzikstan, che hanno intenti simili alle cellule
terroristiche di Al-Qatala, vale a dire la liberazione del loro Paese. In
particolare, ci sono missioni ambientate nell’infanzia della comandante dei
ribelli, Farah, che mostrano la violenza che è stata usata contro il suo popolo
e che portano a capire tanto i suoi motivi quanto quelli delle cellule
terroristiche, di cui Farah e i suoi ribelli non condividono i metodi. In
questa situazione è difficile fare una divisione netta tra buoni e cattivi. Ci
sono personaggi ambigui tra le forze occidentali, ma ve ne sono anche negli
altri gruppi. Infiltrarsi nei covi dei terroristi significa infiltrarsi in case
di persone che non sono dei veri soldati, persone che hanno una famiglia,
mogli, mariti e figli. Sono queste missioni, più di altre, che generano una
sensazione contrastante, gettando veri dubbi su quale sia la cosa giusta da
fare in queste situazioni. La campagna di Call of Duty Modern Warfare ha una
tenuta narrativa che la serie non vedeva dai tempi di Black Ops 2, e che
sicuramente rientra tra le migliori offerte dalla serie fino ad ora. Questo,
grazie anche ad un cast di personaggi che rimane impresso, anche dopo
l’avventura. Le storie dei quattro protagonisti sono ben delineate e, alla fine
della campagna, è chiaro che i loro volti sono destinati a tornare presto, ma saranno
accompagnati da alcune vecchie conoscenze. Chi vivrà vedrà. Volendo essere
puntigliosi e trovare un difetto per questa modalità, possiamo dire che la
durata della campagna è piuttosto breve, intorno alle sei/7 ore, e ad essere
penalizzata è la parte finale. Il ritmo narrativo subisce infatti un’improvvisa
accelerata verso la fine, che stona con il resto della storia. La sensazione
che si ha una volta portata a termine la storia è infatti quella che manchi
qualcosa per completare il tutto.

Lo step successivo alla Campagna in singolo è quello della
modalità cooperativa Operazioni Speciali, che è possibile affrontare in locale
(fino a 2 giocatori) e online (fino a 4 persone). Tale tipologia di gioco
permette ai giocatori di affrontare missioni top secret ad alto tasso di
adrenalina contro orde di soldati IA sempre più equipaggiati e letali. A
differenza della storia proposta da Call of Duty Modern Warfare, però, questa
modalità sembra realizzata in maniera piuttosto frettolosa, con poca cura per i
dettagli ed asset che sembrano quasi nati per altri utilizzi. Una volta
lanciata una delle missioni disponibili, ci si trova infatti in una gigantesca
mappa con strade, edifici e punti di interesse basati su mappe storiche della
saga, divisa in aree accessibili a seconda delle operazioni, che sembra
palesemente creata per una qualche modalità Battle Royale non ancora rilasciata
(ma si mormora che arriverà ad inizio 2020). Qui le missioni presentano
obiettivi piuttosto semplici come l’uccisione di determinati nemici o la
conquista di alcune aree, il tutto mentre si affrontano orde di soldati IA
sempre più forti, che vanno dai soldati semplici fino ai temibili Juggernaut o
altri che utilizzano carri armati ed elicotteri, fino a completare gli
obiettivi per poi essere estratti da un elicottero per terminare la missione. Il
tutto sembra molto bello se non che, ad oggi, raggiungere questo obiettivo è
praticamente impossibile: infatti i nemici respawnano di continuo anche a pochi
metri dai giocatori o addirittura alle loro spalle, e grazie al time-to-kill
bassissimo che accompagna ogni modalità del gioco, restare in piedi è un’impresa
disperata vista anche la scarsità delle coperture in giro per la mappa. L’unica
strategia che funziona al momento, ma solo in alcune aree, sembra essere quella
di nascondere un giocatore in un punto irraggiungibile all’IA, perché se
qualcuno resta in vita anche i compagni morti possono rientrare dopo circa un
minuto di attesa. Insomma, le operazioni speciali di Call of Duty Modern
Warfare a nostro avviso rappresentano una modalità sfruttata male e che al
momento offre pochi motivi per essere giocata. Tale tipologia di gioco necessiterà
di diversi aggiornamenti per diventare degna di attenzione o quanto meno al
pari di quelle viste nel 2009 con CoD MW2. Peccato davvero.

Differentemente dalle operazioni speciali, le modalità online di Call of Duty Modern Warfare raggiungono in pieno l’obiettivo: una partita tira l’altra ed è un piacere ritornare nelle mappe per un altro scontro. C’è da dire che fortunatamente quest’anno il multiplayer ha subito più di una rivoluzione soprattutto per quel che riguarda le modalità di gioco, che guardano sia a giochi di guerra su grande scala come Battlefield che a titoli che prediligono le lotte due contro due. Ovviamente è presente anche il multiplayer “classico”, dove due squadre di 5 o 6 giocatori si affrontano in mappe medio-piccole nelle classiche modalità che ormai famose della saga come il Deathmatch a Squadre, Cerca e Distruggi ma anche lo spassoso Attacco Hacker che ricalca le regole del CeD tranne che per il fatto che i compagni possono essere rianimati, creando così dinamiche di ingaggio molto più variegate con un 1v4 che può tranquillamente diventare 4v2 se il giocatore rimasto è bravo ad aggirare i nemici. On Call of Duty Modern Warfare anche le meccaniche di gioco hanno subito alcuni cambiamenti: velocità di movimento ridotta, tempi di mira allungati, possibilità di agganciarsi alle coperture per sbirciare più al sicuro e ottenere una mira più precisa a discapito della mobilità, mappe con tanta verticalità e dove lo scavalcamento degli ostacoli risulta molto più immediato rispetto a prima hanno portato a un approccio più cauto e meno da “Rambo”. Da tutto questo e da livelli di salute molto più bassi rispetto ai classici CoD ne deriva uno stile di gioco più fluido ma anche più lento e ragionato, amplificato dall’impressionante volume sonoro dei passi che rivelano rapidamente la posizione ai nemici circostanti e dal ritorno delle letali mine claymore. Ovviamente in Call of Duty Modern Warfare c’è anche la possibilità di personalizzare le proprie classi. Via il sistema Pick 10, si torna al sistema inventato nel 2007 da Infinity Ward stessa nel primo Modern Warfare, dove ogni slot ha un utilizzo specifico e vanno occupato per forza partendo dall’arma principale fino ad arrivare alle granate e ai perk. Tra questi si sottolinea la presenza di ritorni eccellenti come Fantasma, che nasconde i giocatori ai radar degli aerei spia, o un perk inedito che ricarica automaticamente ogni 30 secondi granate, claymore, flashbang o qualunque altro equipaggiamento in possesso del giocatore. La chicca del multiplayer di Call of Duty Modern Warfare però è l’Armeria, luogo dove è possibile creare migliaia di combinazioni letali per personalizzare al meglio qualunque arma, cambiandone anche drasticamente l’utilizzo. Insomma, in questo nuovo capitolo della serie sparatutto più famosa del mondo i contenuti non mancano di certo e non resta altro che vedere come se la caverà poi Infinity Ward con il supporto post-lancio. Al momento non ci sono neanche microtransazioni (con gli sviluppatori che hanno dichiarato di rilasciare tutte le mappe gratuitamente e di non introdurre meccaniche loot-box), mentre diverse novità come il cross-play tra tutti i sistemi e il supporto mouse e tastiera sono già delle novità più che benvenute. Presente ovviamente anche la localizzazione completa in italiano del titolo che rende l’avventura ancora più bella da vivere e totalmente immersiva.

Come già accennato, grazie al nuovo motore grafico Call of Duty: Modern Warfare porta la serie Activision verso nuovi standard qualitativi. Chiaramente ciò va a incidere sulle prestazioni del gioco in termini di frame rate e se vi state domandando su quale piattaforma gira meglio il titolo? Bene ecco il mostro responso riguardo la campagna: la maggiore risoluzione utilizzata da Infinity Ward su Xbox One X rende questa versione del gioco non sempre stabile e talvolta soggetta a cali anche abbastanza vistosi, cosa che di contro non accade su PS4 Pro dove la console Sony offre più stabilità a scapito di una qualità grafica leggermente inferiore. Per quanto concerne invece i modelli base, PS4 e Xbox One, la situazione appare decisamente più problematica dove il target dei 60 fps spesso e volentieri non viene raggiunto. Ovviamente, quest’utima analisi di Call of Duty Modern Warfare è mirata a evidenziare aspetti assolutamente non percettibili da occhi inesperti. Il titolo offre un’ottima esperienza su entrambe le console e ovviamente anche su Pc. Quindi, alla luce di quanto detto, se siete alla ricerca di uno sparatutto in prima persona che ricordi i CoD di fine decennio scorso, il nuovo prodotto di Activision e Infinity Ward sarà una vera e propria gioia. Con questo reboot della saga il brand sembra finalmente aver trovato la via d’uscita dal tunnel di buio e monotonia in cui era finita negli ultimi anni. Quindi, tirando le somme, siamo assolutamente certi che la riedizione del grande classico del 2007 sarà decisamente un prodotto apprezzato dalle nuove generazioni di gamers, ma anche da chi 12 anni fa giocava al titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Gameplay: 9

Sonoro: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




TikTok dall’app di successo al nuovo smartphone

Annunciato a gran voce come il TikTok Phone, in realtà il “Jianguo
Pro 3” (questo il nome del dispositivo) è soltanto prodotto dalla stessa
società dietro l’applicazione in testa a tutte le classifiche di download del
momento, Bytedance. Ufficializzato per il mercato cinese, il nuovo dispositivo
non dovrebbe avere molte possibilità di giungere fin da noi in Europa ed è un
peccato dato che si tratta di uno smartphone dalle caratteristiche davvero
niente male. Lo smartphone Targato TikTok arriva sul mercato con un prezzo di
ingresso tutt’altro che economico (2.899 yuan, l’equivalente di circa 410
dollari). Ovviamente fra i servizi preinstallati è presente Douyin, la versione
di TikTok destinata agli utenti cinesi: basta passare il dito sulla schermata
di blocco e immediatamente si applicano gli effetti e i filtri dell’app ai
video in memoria. Definirlo lo smartphone di TikTok è però forse improprio,
visto che proprio i portavoce di ByteDance hanno confermato come questo
dispositivo sia di fatto la continuazione dei progetti già in essere prima
dell’avvio della partnership con Smartisan, ma è certo che si tratti di un
apparecchio con caratteristiche tecniche non banali. A livello tecnico il “TikTok
Phone” si presenta con una dotazione da dispositivo di fascia alta, a
cominciare dal processore Snapdragon 855 Plus, cui fa pendant una batteria da
4.000 mAh, per finire con un comparto fotografico forte di quattro camere
posizionate sul retro (un sensore principale da 48 Megapixel, un obiettivo
ultra wide da 13 MP, un teleobiettivo da 8 MP e una camera macro da 5 MP) e un
sensore 20 megapixel per i selfie sulla parte anteriore del display, dove trova
posto anche il sensore per il riconoscimento delle impronte digitali. Il
telefonino di TikTok si troverà nei colori verde, bianco e nero, più che
probabile la sua disponibilità tramite il mercato grigio d’importazione.

F.P.L.




Baldur’s Gate 1 e 2 arrivano su console

Baldur’s Gate Enhanced Edition, pacchetto contenente
Baldur’s Gate 1 e Baldur’s Gate 2 più le relative espansioni è finalmente
arrivato su Xbox One, Ps4 e Nintendo Switch. Questa collezione, ci teniamo a
sottolineare, fa parte di una linea di uscite che ripropongono i migliori gdr
ispirati a D&D, quindi: Planescape Torment, Icewind Dale e Neverwinter.
Dopo questa doverosa premessa, torniamo a Baldur’s Gate. L’importanza del brand
per il medium dei videogiochi è indiscussa. Il capolavoro uscito nel lontano
1998 su Pc fu il primo esempio di come utilizzare le regole di Dungeons &
Dragons in maniera credibile per sviluppare la struttura ludica di un
videogioco. Ambientato nel mondo dei Forgotten Realms, il giocatore si trova a
dover affrontare una vera e propria epopea disseminata di eventi epici e
personaggi memorabili. A prescindere dalla console scelta per godere di questa
storica Enhanced Edition – che pur conserva l’eccellente impronta pixellosa
dell’originale – il lavoro del team di Beamdog è piuttosto evidente, e va ad
impattare soprattutto sui controlli di gioco su Baldur’s Gate II, che poggia
sull’ultima versione dell’Infinity Engine. In particolare, sebbene sia sempre
possibile indirizzare il party verso un punto preciso attraverso la modalità
tattica, adesso è possibile guidare il gruppo autonomamente utilizzando lo
stick sinistro per farlo camminare e lo stick destro per direzionarlo, muovendo
al tempo stesso la telecamera. Il controllo “sui pollici” è un chiaro requisito
da console, che si sposa perfettamente con ciascuna delle piattaforme su cui
approda questa Enhanced Edition. Ciò detto, la modalità tattica con il
puntamento preciso nell’area della location rimane la più adatta quando non si
è in fase esplorativa; ad esempio, dovrete utilizzarla per combattere o usare
magie puntuali. Ovviamente anche l’interfaccia grafica è stata reinventata per
adeguarsi alla navigazione da pad, con menu radiali e non, comandabili tramite
dorsali e grilletti. Ottima anche la telecamera intelligente che, in modo
autonomo, va a puntare sia gli oggetti di interesse che i personaggi,
facilitando un po’ i controlli durante l’esplorazione dei dungeon e
svecchiando, di fatto, un sistema di gioco estremamente rigido e complesso. La
difficoltà di fondo legata al sistema Advanced Dungeon & Dragons rimane
tutta, il che ne fa un titolo adatto soprattutto a chi già ne sa, perché un
neofita andrebbe incontro ad una curva d’apprendimento estremamente rigida e
non paragonabile agli action RPG attualmente in commercio sotto diversi punti
di vista. Tuttavia, chi deciderà di non gettare la spugna dopo alcune ore, da
un certo momento in poi riuscirà a sentire la difficoltà più dolce, complice
sia un party più forte che l’ottenimento di una maggiore esperienza di gioco.
C’è, poi, tutta la gestione delle arti magiche e delle caratteristiche dei
personaggi, che richiedono davvero tanto tempo da investire per padroneggiare a
dovere ogni aspetto di ciascuna avventura. In Baldur’s Gate è fondamentale non
correre: il tempo speso a leggere le informazioni di corredo e a pianificare
ogni attacco risulta essenziale, tanto per non morire dopo poche azioni, quanto
per arrivare a un livello di coinvolgimento e appagamento post-vittoria che
forse non ha ancora eguali. La cosa veramente ammirevole di questa coppia di
giochi importantissima è il sistema di controlli. Adattare un gioco nato e
cresciuto con mouse e tastiera per essere giocato con un controller non è
assolutamente un’operazione semplice. Skybound Games e Beamdog hanno fatto un
lavoro decisamente pazzesco: la mappatura dei comandi è fatta sulla falsariga
di Pillars of Eternity, ma in Baldur’s Gate sembra addirittura funzionare
meglio. Certo, siamo ben lontani dalla precisione e dall’accuratezza che mouse
e tastiera concedono, ma è incredibile pensare di poter giocare in questo modo
un gioco per computer storico come Baldur’s Gate.

Il sistema di combattimento segue delle regole modificate
della seconda edizione di Dungeons & Dragons: per esempio, le battaglie in
Baldur’s Gate sono molto più impegnative, e fanno molto più affidamento sui “roll”,
esattamente come in una qualsiasi campagna di D&D. Non è raro che,
soprattutto all’inizio, il party del giocatore cerchi di sconfiggere un mostro
deboluccio impiegandoci una quantità di tempo forse pure un po’ troppo
eccessiva: si vedono infatti i protagonisti mancare il nemico più e più volte,
allungando la durata dello scontro. Infatti, nonostante la bontà estrema di
questo sistema, è innegabile che sia Baldur’s Gate sia Baldur’s Gate 2 mostrano
decisamente la loro provenienza da un’altra era videoludica. Al giocatore è
infatti richiesto di calarsi completamente nel mondo di gioco, e di viverlo pienamente
così da poter capire le pieghe più nascoste e vederne l’immenso valore. Trattandosi
di videogiochi degli anni ’90, non esistono indicatori sulla mappa, o qualsiasi
elemento che faciliti la progressione: Baldur’s Gate 1 e 2 non perdonano
nessuna disattenzione. Quindi, soprattutto per i neofiti consigliamo caldamente
di salvare molto spesso. Questo elemento può forse rappresentare quello più
difficile da digerire per chi si avvicina a questi capolavori per la prima
volta, ed è assolutamente normale. Baldur’s Gate 1 e 2 sono giochi molto
complessi, che richiedono dedizione, ma che sono in grado di regalare
esperienze che ben pochi altri giochi sono in grado di regalare. Come detto, la
storia in tutti e due i giochi rappresenta uno degli aspetti più importanti, e
il giocatore deve navigarla influenzandola con le proprie decisioni e azioni.
Il mondo di gioco è vivo, vibrante, con un fortissimo carattere, popolato da
una grandissima varietà di personaggi e personalità, alcuni dei quali si
uniranno a noi nella nostra avventura, mentre altri cercheranno di metterci i
bastoni tra le ruote. Ed è esattamente questa una delle qualità maggiori di
Baldur’s Gate: l’incredibile complessità della storia e del mondo di gioco
permettono al giocatore di affrontare l’esperienza dalla propria soggettività,
dal proprio punto di vista. Dal punto di vista estetico, nonostante le
migliorie tecniche, l’Enanched Edition di titoli con alle spalle 20 anni non
può proporre certo miracoli grafici, ed è anche per questo che gli sforzi del
team di sviluppo si sono concentrati sugli aspetti di gioco anziché su texture,
ombre ed effetti di illuminazione. Se il lato tecnico non è stato quindi troppo
ritoccato rispetto all’edizione speciale di qualche anno fa per pc, la versione
console viene impreziosita anche dalla presenza di Siege of Dragonspear e
Thrones of Bhaal, le due espansioni che chiudono l’arco narrativo della saga
Baldur’s Gate. La prima è un’esperienza che va a collocarsi tra i due capitoli
principali della serie, ed è molto importante perché non rientra nella versione
base dell’Enanched Edition pubblicata per PC, anzi, ne è a sua volta uno
spin-off. Thrones of Bhaal, invece, è più vecchiotto, e racconta gli
accadimenti dopo l’epilogo di Baldur’s Gate II. In attesa della modalità
multiplayer, per adesso solo presente nel menu ma senza alcuna proposta, le due
espansioni vi regaleranno ancora tante altre ore di quest interessanti e importanti
per approfondire la storia. Tirando le somme, possiamo dire che la grandezza di
questa coppia di titoli è dimostrata dalla freschezza dell’esperienza,
nonostante siano passati più di 20 anni dalla loro uscita originale. Questa
collection presenta pure le varie espansione, rendendo il totale di ore di
gioco per completare entrambi i titoli quasi incalcolabile. Certo, il prezzo
della collection è un po’ altino considerando che questi giochi vengono
letteralmente dallo scorso millennio; però, il sistema di controlli è stato
implementato in maniera molto convincente, e in aggiunta, la possibilità di
poter giocare in modalità portatile (su Intendo Switch) queste perle è
semplicemente meravigliosa. Unica pecca veramente grave, riscontrata durante la
nostra analisi su Xbox One, è la totale assenza della compatibilità con la
lingua italiana. Elemento davvero devastante se non si mastica l’inglese in
quanto entrambi i giochi sono costellati di dialoghi e testi che devono essere
compresi bene. In entrambi i Baldur’s Gate, infatti, trascurare libri,
documenti o dialoghi, vuol dire non riuscire a completare come si vuole le
quest o addirittura rimanere bloccati. Proprio per tale ragione speriamo che
presto vengano adattati i dialoghi e i testi in italiano, proprio come già
erano presenti più di 20 anni fa. Ovviamente se si è appassionati di Dungeson’s
& Dragons, ma anche di Gdr in generale, questa collezione va assolutamente
giocata. Se invece si è alla ricerca un titolo veloce, di facile comprensione e
poco complesso, I capitoli 1 e 2 della saga di Baldur’s Gate non vanno presi in
considerazione. Detto ciò è bene ricordare che questa collezione rappresenta un
vero e proprio gioiello per chi, come chi scrive, ha amato e giocato le
versioni originali dei titoli, ma è anche un punto d’inizio per tutti quei
nuovi giocatori che vogliono approcciare al mondo dei gdr in maniera seria e
complessa.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Facebook si rinnova e cambia il logo aziendale

Facebook si rifà il look grazie a un nuovo logo aziendale “che aiuta a fare miglior distinzione tra la società e l’app”.  Si tratta di una scritta tutta maiuscola “FACEBOOK” e sarà anche in vari colori, non solo nel classico blu. Il marchio, infatti, contraddistinguerà app come Instagram e WhatsApp, si troverà nelle pagine iniziali o nelle impostazioni, o in prodotti come i visori per la realtà virtuale “Oculus” e l’altoparlante intelligente Portal. Tale mutamento non avverrà invece nel social network, che manterrà l’attuale scritta in minuscolo nel colore blu. L’azienda non possiede solo Facebook, ma da tempo è proprietaria anche di Instagram e WhatsApp e questo sarà evidente anche dal cambio di look del logo dell’azienda annunciato in via ufficiale sul blog della società.  “FACEBOOK” a carattere tutto maiuscolo si colorerà infatti anche delle tonalità calde di Instagram e WhatsApp, “facebook” a caratteri minuscoli in bianco e blu rimarrà invece al social network. Ma la lettura di questo cambiamento va oltre quella comunicata ufficialmente. Ciò che ne emerge è una sempre maggiore interconnessione tra le tre applicazioni, già culminata con l’annuncio nello scorso aprile della volontà di creare un unico ambiente di comunicazione condiviso tra Instagram, WhatsApp e Messenger. Un disegno che si delinea sempre più come un processo di accentramento. E guardando ancora più indietro appariva già chiaro che l’addio dei due fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, fosse legato a una sempre minore indipendenza garantita al social acquisito da Facebook nel 2012. Ma prima era stata già la volta del passo indietro dei fondatori di WhatsApp, Brian Acton e Jan Koum, in disaccordo con i progetti di Mark Zuckerberg. In ogni caso, è probabile che l’azienda voglia separare chiaramente tutte le altre app da Facebook (social network), soprattutto per via delle numerose controversie che ha dovuto affrontare. In questo modo Facebook sottintende che compagnia e servizio sono due cose diverse, e le varie applicazioni – sebbene strettamente legate all’azienda – non hanno le stesse finalità del social network.

F.P.L.




Zagarolo, attività commerciali con malviventi all’interno: carabinieri mettono i sigilli

ZAGAROLO (RM) – Uno aveva appena messo a segno una rapina ai danni di un bar della Capitale, un altro è stato sorpreso mentre spacciava droga ad un cliente. In entrambi i casi i due malviventi furono ammanettati nei mesi scorsi dopo essere stati rintracciati all’interno di due esercizi commerciali – un internet café e una sala slot – che abitualmente frequentavano in zona Valle Martella, nel Comune di Zagarolo.

Per questo motivo, nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Frascati e della Stazione di Colonna hanno apposto i sigilli ai due esercizi commerciali, entrambi di proprietà di un 47enne di Zagarolo, anch’egli con precedenti, a cui i militari hanno notificato il provvedimento di sospensione della licenza per 15 giorni ex art. 100 T.U.L.P.S., emesso lo scorso 31 ottobre dal Questore di Roma su proposta dei Carabinieri.




Città di Valmontone, cinque atlete hanno vestito la maglia della Nazionale italiana di calcio da sala

Valmontone (Rm) – Un tocco di internazionalità per alcune atlete del Città di Valmontone calcio a 5. Lucia Lucciola, Federica Cerci, Roberta Piergentili, Chiara Sangiorgi e Ilaria Vittori, ragazze che militano nella serie D del club lepino, hanno vestito sabato scorso la maglia della Nazionale italiana nell’evento organizzato da Project Mundial, Futsal Fics nazionale (e comitati Lazio e Campania) e Acsi nazionale. “Una bella esperienza in cui abbiamo giocato una partita di calcio da sala, di fatto utilizzando le vecchie regole del calcio a 5 (in pratica il regolamento dell’Union Europea de Futsal, ndr)” racconta Lucia Lucciola, che tra l’altro riveste anche il ruolo di responsabile del settore futsal del Città di Valmontone. “Certo, bisognerà vedere come si potrebbero far “convivere” le due discipline che sono molto simili, comunque è stata una giornata divertente per tutte noi”. Le cinque atlete del Città di Valmontone e le altre atlete azzurre hanno giocato questa partita di calcio da sala contro la forte nazionale francese presso il palazzetto di Roccasecca: alla fine per l’Italia è arrivata una sconfitta, ma è stata comunque una giornata importante per questo movimento. Inoltre la manifestazione (che si è svolta in parte anche a Strangolagalli e che ha visto anche altri momenti “salienti” oltre alla sfida internazionale tra Italia e Francia) ha avuto anche un alto scopo: quello della lotta contro tutti i tipi di violenze e soprusi, in particolare a donne e bambini e nello specifico l’evento è stato dedicato alla memoria di Arianna Esposito, Pier Francesco Munno, Carmine D’ Adamo e di tutti gli “angeli” che hanno condiviso il loro tragico destino. Le ragazze della serie D del Città di Valmontone, che nello scorso fine settimana osservava un turno di riposo, torneranno a tuffarsi nel campionato con la delicata sfida esterna di sabato contro il Sora.




Ssd Roma VIII (calcio, Under 17 prov.), Di Julio è il nuovo allenatore: “La squadra ha qualità”

Roma – L’Under 17 provinciale della Roma VIII ha un nuovo allenatore. Si sono separate le strade con mister Sebastiano Orto a cui la società ha rivolto un ringraziamento sentito per il lavoro svolto fino a questo punto ed è stato scelto Dino Di Julio come neo tecnico. In realtà Di Julio avrebbe dovuto già far parte dello staff di allenatori del settore giovanile agonistico della Roma VIII, poi però in extremis non ci sono stati i numeri sufficienti per formare il gruppo Under 16 (che avrebbe dovuto prendere in mano) e così Di Julio aveva accettato di seguire una squadra della Scuola calcio, quella dei Pulcini 2009-10 che tra l’altro continuerà ad essere di sua competenza. “Il progetto propostomi dal patron Valerio Virzi e dalla società mi aveva convinto fin da subito – spiega Di Julio che è stato giocatore professionista vestendo anche la maglia della Lazio – Poi non c’era stato modo di cominciare con l’Under 16 e mi aveva fatto comunque piacere continuare con i Pulcini. Ora la società mi ha chiesto di prendere in mano l’Under 17 e io mi sono messo a disposizione: spiace per mister Orto che conosco, ma noi allenatori sappiamo che il calcio è questo”. La Roma VIII ha scelto Di Julio perché già conosce le problematiche e le qualità dell’Under 17 che finora ha collezionato una vittoria e due sconfitte nei primi tre incontri di campionato: “La società si aspetta tanto da questi ragazzi e tutti noi sappiamo che bisogna fare bene. Li allenerò come professionisti e mi aspetto da loro risposte importanti sia dentro, ma soprattutto fuori dal campo: non dovranno mancare valori fondamentali come il rispetto, il sacrificio e l’educazione, poi cercherò di dare un po’ della mia esperienza per migliorare i risultati”. Il primo allenamento di Di Julio, martedì sera, è stato interrotto da un forte acquazzone: “Speriamo sia un segnale positivo: squadra bagnata, squadra fortunata no?” sorride l’allenatore che poi torna serio in vista del suo match d’esordio in programma domenica mattina in casa contro la Nuova Milvia: “Non sarà tanto importante la vittoria, quanto l’atteggiamento che i ragazzi metteranno in campo e la prestazione che riusciranno a fare”.




Vis Artena (calcio, serie D), l’auspicio del dt Matrigiani: “Aspetto presto un trittico di vittorie”

Artena (Rm) – La Vis Artena ha sfiorato il successo nel complicato match interno (di Lariano) di domenica scorsa contro il Cassino. Il direttore tecnico Roberto Matrigiani parla della sfida con la formazione frusinate e poi rivolge lo sguardo anche alla prossima partita sul campo dei campani del Portici.
«Col Cassino è stata una gara tutto sommato equilibrata che, alla fine, avremmo potuto pure vincere. Rimane il rammarico per essere stati acciuffati da un bel gol di Prisco nella fase finale di partita dopo essere passati in vantaggio con una splendida punizione di Martorelli. La mossa insolita di mister Campolo che poco prima dell’intervallo ha sostituito l’intero reparto offensivo composto da Delgado, Pagliaroli e dal giovane Tocci? E’ stata una mossa coraggiosa, ma l’allenatore ha dimostrato personalità e alla fine l’inerzia della partita gli ha dato ragione: mettendosi “a specchio” col Cassino, ha creato maggiori difficoltà alla formazione avversaria. I ragazzi che sono stati sostituiti, ovviamente, non potevano essere contenti, ma sono grandi professionisti e hanno già capito la decisione dell’allenatore. Da questo punto di vista devo fare i complimenti a Prandelli, un attaccante di grande spessore che in questa prima parte di stagione non ha trovato molto spazio soprattutto per via delle scelte “under”, ma si sta allenando con grandissima professionalità e impegno e quando entra in campo fornisce sempre il suo contributo. Per quanto riguarda il match di domenica prossima a Portici, sarà ovviamente un’altra partita tosta contro una formazione che annovera elementi importanti come Improta. Noi fuori casa abbiamo avuto sempre un ottimo rendimento e speriamo di far bene anche in Campania. Sono convinto che la Vis Artena sia in grande crescita e che presto centrerà un trittico di vittorie che ci farà cambiare ulteriormente passo in classifica. Non va mai dimenticato che finora abbiamo conquistato 13 punti affrontando sei delle prime sette classificate in dieci turni giocati e che a breve dovremmo contare finalmente su due giocatori importantissimi come Cericola e Panella».




Ssd Colonna (calcio, Under 15 prov.), Raponi: “Non fissiamo obiettivi, ragioniamo gara dopo gara”

Colonna (Rm) – Un bilancio in “perfetta parità” per l’Under 15 provinciale del Colonna. I ragazzi di mister Sergio Raponi, coadiuvato da Valerio Tauro e Carlo Piernoli, hanno ottenuto una sconfitta (alla prima giornata sul campo dello Sporting San Cesareo), un pareggio (in casa contro il La Rustica) e una vittoria. Il successo è arrivato nel match esterno dell’ultimo turno sul campo del Centocelle: i castellani si sono imposti per 2-0 grazie alle reti di Ficek e Pietropaoli nella prima metà del secondo tempo. “Una buona prestazione da parte dei ragazzi – commenta Raponi che a Colonna è anche responsabile tecnico della Scuola calcio – Si sono dimostrati nettamente superiori all’avversario, anche se hanno sciupato diverse occasioni da rete e anzi hanno avuto bisogno di un primo gol un po’ fortunoso per sbloccare lo 0-0. Un difetto che questo gruppo si porta dietro dalla passata stagione: la squadra gioca bene, arriva spesso sotto porta, ma manca della necessaria lucidità e incisività in zona gol. La buona partita col Centocelle, comunque, fa seguito a quella altrettanto positiva contro il La Rustica, mentre nella prima giornata di campionato probabilmente i ragazzi hanno sottovalutato l’impegno contro lo Sporting San Cesareo e sono stati sorpresi dagli avversari”. Nel prossimo turno (in programma sabato) l’Under 15 del Colonna ospiterà il Città di Cave: “Una compagine che ha iniziato il campionato con due vittorie e un pareggio e che, da quanto mi risulta, si è rafforzata rispetto alla scorsa stagione. Noi, tra l’altro, dovremo fare i conti con qualche defezione e probabilmente dovremo inventare qualche cambio di ruolo. Comunque siamo convinti di giocarci le nostre carte”. Sugli obiettivi di campionato, invece, Raponi preferisce non sbilanciarsi: “Questo è un girone diverso da quello in cui veniamo tradizionalmente inseriti. Il gruppo che abbiamo a disposizione è di buon livello ed è ancora quantitativamente numeroso, ma dobbiamo ragionare partita dopo partita senza fissare traguardi in questo momento”.