Bayonetta e Vanquish su Xbox One e PS4 in 4K e 60 fps

Bayonetta e Vanquish rappresentano per la maggior parte degli appassionati di videogiochi due fra i titoli di maggior successo dello studio giapponese Platinum Games. La Strega di Umbra e il cyber-soldato della Darpa Sam Gideon, d’altronde, incarnano in sé la quintessenza dello stile del team di sviluppo nipponico, fatto di esagerazione, frenesia, virtuosismo e azione a tutto spiano. Quindi, proprio per festeggiare il decimo anniversario di queste due produzioni di culto, SEGA ha distribuito per PS4 e Xbox One un fantastico bundle che contiene al suo interno entrambe le opere in versione rimasterizzata a 60 fps, ad un prezzo ridotto di 39,99 euro: un’occasione praticamente imperdibile per scoprire o rigiocare al meglio due tra gli action game più iconici della passata generazione, rinvigoriti sul piano tecnico e pronti a risplendere sulle console di attuale generazione. Con un port dignitoso, che svolge adeguatamente il suo compito, Bayonetta e Vanquish 10th Anniversary Bundle resta una collezione che si rivolge prevalentemente ai neofiti, i quali si preparano per la prima volta a combattere schiere angeliche a suon di tacchi appuntiti o crivellare ammassi di ferraglia futuristica. Il titolo però è anche rivolto a tutto quel pubblico di nostalgici che sognavano di rivedere questi capolavori riadattati per le console di attuale generazione. Prima di passare alla descrizione dei titoli, ricordiamo che i titoli sono acquistabili in bundle sia in edizione fisica che in edizione digitale, ma sono acquistabili anche singolarmente sullo store Xbox e PlayStation.

Per quanto riguarda Bayonetta, la strega nata dalla geniale mente
di Hideki Kamiya e del suo team rappresenta ancora oggi un vero e proprio punto
di riferimento per lo stylish action. Il genere nato proprio dallo stesso
autore giapponese con Devil May Cry era stato in grado di raggiungere, con
Bayonetta, un definitivo stato di grazia. Purtroppo la versione PlayStation 3
soffriva di una quantità di problemi tecnici che ne avevano affossato la
percezione da parte dell’utenza, senza per questo rovinarne la reputazione
acquisita col tempo anche e soprattutto grazie alla versione Xbox 360, decisamente
migliore della controparte. Il primo capitolo della saga racconta il risveglio
e il ritorno alla ribalta della strega che dà il nome al gioco, capace com’è di
combattere in maniera spettacolare e di aggiungere alle proprie abilità corpo a
corpo anche quattro pistole, due in pugno e due montate sui tacchi degli
stivali. La campagna, divisa nelle solite iconiche missioni, si conclude in una
dozzina di ore senza troppi picchi narrativi, ma con quel gusto per il trash
che è sempre stato prerogativa del genere fin dagli albori. Nonostante la
facciata volutamente eccessiva e poco approfondita, l’immaginario di Bayonetta
risulta comunque più interessante e ricercato di quanto non ci si possa
attendere da un titolo del genere, grazie anche all’approfondimento
dell’universo avvenuto successivamente con il secondo capitolo, quest’ultimo
però esclusiva di Nintendo su Wii U e Switch. Dal punto di vista della
giocabilità, la ciliegina sulla torta di un sistema action già rodato negli
anni lo si riscontra nel cosiddetto Witch Time: una tecnica praticata dalle
streghe di Umbra e utile a rallentare il tempo intorno a loro. Nella fruizione
del gameplay questo elemento non fa che aggiungere un piano importantissimo
alla sequenza di combo: la schivata. Riuscire ad utilizzare questa tecnica al
momento giusto comporta appunto il rallentamento del tempo per i nemici e non
per la bela protagonista, dettaglio che permette di cambiare totalmente le
sorti della battaglia. Attivare il Witch Time significa ottenere il tempo di
assestare più colpi, di combattere agilmente più nemici insieme e anche di
attivare una serie di quick time event che diventano il fiore all’occhiello di
boss fight tra le più ispirate del decennio. La scelta di inserire questa
meccanica è ciò che ha reso Bayonetta il capolavoro che è ancora oggi, capace
di non soffrire minimamente del passaggio del tempo. Padroneggiare gli stili,
le diverse combinazioni di armi da fuoco e il Witch Time, significa arrivare
all’espressione massima del gameplay del gioco, spingendo i giocatori a voler completare
ogni incontro senza essere mai colpiti. A venire incontro al giocatore per
quanto concerne la soddisfazione personale ci pensano i soliti punteggi tanto
cari ai giochi di Platinum Games. Ogni sezione è infatti divisa in
“versetti” alla fine dei quali viene assegnato un punteggio che è una
media dei valori raggiunti nel corso del segmento stesso. Dal punto di vista
tecnico, su Xbox One X e su PS4 Pro il gioco si comporta egregiamente,
mantenendo granitici i 60fps già visto qualche anno fa su PC e facendo dimenticare
con piacere il passato a tutti gli utenti Sony. Difficile attendersi un titolo incredibilmente
perfetto dal punto di vista della conta poligonale, ma le forme della bella
Bayonetta sono ancora tutte al loro posto e a distanza di molti anni sono
ancora in grado di mandare in visibilio il pubblico maschile.

Parlando di Vanquish invece, anche in questo caso il
risultato è di ottima fattura. Originariamente pubblicato nel 2010 su
Playstation 3 e Xbox 360, questo bizzarro e adrenalinico sparatutto propose la
classica formula marchio distintivo di PlatinumGames, ma traslata in un
universo dove, a differenza delle altre produzioni, i proiettili si aggiungono
all’equazione. La possibilità di scivolare a velocità supersonica in qualsiasi
momento, sparando contemporaneamente centinaia di proiettili, è qualcosa che
ogni amante dei film d’azione non osava nemmeno sognare, e che rende adrenaliniche
praticamente tutte le sequenze d’azione del gioco, che, difatti, aumenta a
dismisura i ritmi e, come conseguenza, si spegne molto prima di tanti altri
titoli Platinum, assestandosi poco oltre le sei ore di durata complessiva.
Tuttavia, quelle sei ore sembreranno sei secoli, e non solo perché anche qui,
immancabile, c’è un sistema che piega il tempo ai bisogni del giocatore: Vanquish
è un mix di azione incessante, esagerato come pochi ma altrettanto tecnico,
capace di frustrare per l’alto livello di difficoltà di certe boss fight, ma
anche di regalare soddisfazioni senza pari a coloro che gli dedicheranno il
tempo dovuto per comprenderne a pieno i favolosi meccanismi. Oltre a questo gli
sviluppatori inserirono anche una serie di quick time events mai troppo
invasivi, la possibilità di ripararsi dietro protezioni improvvisate, un
intelligente sistema di upgrade delle armi, e la possibilità di distrarre certi
nemici utilizzando una sigaretta come arma impropria. Se pure la storia, come
quella di quasi tutti i prodotti targati PlatinumGames, sia un vero e proprio
turbine di cliché e di personaggi a metà tra il trash e lo stereotipo, e nonostante
la durata complessiva sia inferiore a molti congeneri, Vanquish rimane una
delle perle più fulgide della ludoteca della software house nipponica. Dal
punto di vista tecnico anche Vanquish torna in una versione per console che su Xbox
One X e PS4 Pro non cala mai di un singolo frame e che garantisce una
giocabilità assolutamente pazzesca. Anch’esso, Bayonetta, non spicca certo per
conta poligonale e dettagli, ma ancora oggi si lascia guardare e non disturba
troppo neanche un occhio abituato al fotorealismo dei giorni nostri.

Tirando le somme, possiamo dire che dal punto di vista
strettamente tecnico sia Vanquish che Bayonetta portano sulle proprie spalle il
peso di un decennio. E per quando ci provi con tutte le forze, una semplice
rimasterizzazione non è sufficiente a cancellare completamente lo scorrere del
tempo. Il 10th Anniversary Bundle propone i due giochi in versione remastered a
4K e 60fps: in entrambi i casi, la pulizia visiva è gradevole, con texture abbastanza
datate che sono state tirate a lucido per l’occasione, pur senza brillare
particolarmente per definizione. In generale, Bayonetta e Vanquish: 10th
Anniversary Bundle è una riedizione che propone un lavoro di remastered
sufficientemente valido, privo di grossi picchi qualitativi, in grado di
rispolverare in maniera efficiente due grandi classici e riproporli sulle
console attuali. La Strega di Umbra, sul piano del gameplay, si mantiene
giovanissima e bellissima, in un connubio inarrivabile di spettacolarità e
tecnicismo. La rinfrescata visiva fa il suo dovere, ammoderna senza strafare, e
regala un colpo d’occhio sufficientemente fluido e pulito. Dal canto suo,
Vanquish non conserva lo stesso fascino immortale di Bayonetta, ma resta uno
sparatutto in terza persona iperbolico ed elettrizzante, ringiovanito da una
rispolverata grafica che ne esalta l’anima più spettacolare. Alla domanda: “vale
la pena acquistare questo bundle o uno dei giochi singolarmente?”La nostra
risposta è assolutamente si. Questa raccolta riesce a divertire e a riproporre
sul mercato due dei videogames che hanno segnato la storia dello scorso
decennio, ma soprattutto lo fanno rendendogli il giusto merito e presentandoli
con una veste tecnica assolutamente gradevole.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 9

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Oppo Find X2, il nuovo smartphone 5G di fascia alta

Oppo svela Find X2 il suo nuovo smartphone top di gamma dal palco
virtuale di YouTube. Il nuovo dispositivo arriverà in Italia solo nella
versione 5G più performante e costosa (oltre i mille euro): la Pro. Il Find X2
Pro punta a conquistare già dallo schermo, Amoled curvo molto ampio, da 6,7
pollici, con frequenza di aggiornamento a 120Hz e campionamento tocco a 240Hz,
che si candida per la fruizione di videogiochi e contenuti multimediali grazie
anche alla calibrazione professionale dei colori. Nel display, un foro ospita
la fotocamera frontale da 32 megapixel. Sulla scocca – in ceramica nera o in
eco-pelle arancione – trova posto un comparto fotografico che si pone come uno
dei punti di forza del dispositivo. Il sensore principale è un 48 megapixel
targato Sony, cui si affiancano un ultra grandangolare da 48mp e un
teleobiettivo da 13mp che supporta lo zoom ibrido 10X. Il comparto punta anche
sulla qualità dei video, in modo simile all’Oppo Reno 2 del 2019, grazie alle
tecnologie di stabilizzazione. Nel cuore del dispositivo “batte” un processore
Snapdragon 865, il più recente e performante di Qualcomm, coadiuvato da 12 GB
di Ram e 512 GB di memoria interna. Si tratta della configurazione più potente
dello smartphone, che arriverà in Italia l’8 maggio a un prezzo di circa 1.200
euro. La batteria, da 4260 mAh con ricarica veloce da 65W, promette di
ricaricare completamente lo smartphone in 38 minuti. A svelare il Find X2 Pro è
Michael Tran, a capo del marketing di Oppo in Europa occidentale, che nel corso
della presentazione ha evidenziato la scommessa sui mercati europei, dove
l’azienda cinese è entrata nel 2018 e nel 2019 ha registrato un incremento del
200% nelle vendite di smartphone. Tran ha annunciato l’ingresso di Oppo in
cinque nuovi Paesi del Vecchio Continente: Germania, Belgio, Irlanda,
Portogallo e Romania.

F.P.L.




Mega Man Zero/ZX Legacy Collection arriva su console e Pc

Mega Man Zero/ZX Legacy Collection è arrivato finalmente su
console e PC, portando sui sistemi di nuova generazione diversi titoli della
leggendaria saga di Mega Man, in particolare quelli prodotti per il Nintendo
Game Boy Advance ed il Nintendo DS. Si tratta di due serie molto interessanti
per trama e contenuti, ovvero Mega Man Zero e Mega Man ZX. Una raccolta
imperdibile per i fan dell’epico cyborg blu e per gli amanti del retrogaming in
particolare, ma che non potrà che fare breccia anche nel cuore dei giocatori
più giovani. La raccolta firmata Capcom, è un ottimo compendio alle precedenti
uscite dedicate alla Serie Classica ed alla Serie X, e va a proporre sulle
nuove piattaforme i sei titoli delle due serie Mega Man Zero, visti su Game Boy
Advance, e Mega Man ZX, pubblicati sul portatile a due schermi Nintendo DS. La
serie Zero, in particolare, era già stata oggetto di una precedente collezione
proprio sul DS, ben realizzata e sviluppata dallo studio che ha creato la serie
stessa.

Il primo Mega Man Zero vede al timone Masahiro Mizukoshi,
nel ruolo di game designer, e con la supervisione del leggendario Keji Inafune,
uno dei creatori originali di Mega Man. Il gioco presenta per la prima volta le
avventure indipendenti di Zero, un coraggioso Maverick Hunter che appare per la
prima volta nell’opera del 1993 Mega Man X. Un titolo che fa dell’azione
classica il suo forte, con livelli sempre molto ispirati ed un disegno dei
personaggi di alta qualità. Il secondo titolo della serie, Mega Man Zero 2 vede
un cambio di game designer al timone, con l’arrivo di Yoshihisa Tsuda, che
curerà anche il terzo episodio presente nella raccolta, Mega Man Zero 3. Molto
interessante a livello di gameplay l’aggiunta di un nuovo Chip System, che si
va a sovrapporre al vecchio Cyber Elf System visto in precedenza. In occasione
dell’uscita del quarto capitolo troviamo un interessante lavoro a quattro mani,
con il ritorno di Masahiro Mizukoshi al timone, coadiuvato da un altro game
designer, Yoshiaki Iwanaga. L’ultimo gioco della serie, Mega Man Zero 4 vedrà i
giocatori impegnati a salvare il mondo contro il malvagio Dr. Weil e,
letteralmente, centinaia di nemici molto ostici.

 Dopo alcuni anni di
precaria pace tra umani e reploidi ecco che il conflitto si riaccende vorticoso
nel primo titolo per Nintendo DS, Mega Man ZX, che vede al timone Ryota Ito, e
ha come protagonisti anche due umani, Vent ed Aile, impiegati della compagnia
Giro Express. Il design dei personaggi, curato da Makoto Yabe, raggiunge vette
artistiche elevatissime. Conclude la raccolta l’ultimo gioco della serie,
ovvero Mega Man ZX Advent, la cui trama gira attorno al misterioso reploide
Grey, trovato in animazione sospesa. Una serie fantascientifica molto
interessante, che ben si inserisce nella saga principale, ormai ultra
trentennale, di Mega Man. L’aggiunta più importante della raccolta consiste però
nell’interessante Z Chaser, una speciale modalità competitiva in cui è
possibile sfidare un avversario, umano o virtuale, in una gara di corsa nel
completamento dei singoli titoli. In aggiunta a questo frenetico ed
appassionante inseguimento verso il taglio del traguardo è stata implementata
da Capcom anche la possibilità di partecipare alle classifiche ufficiali
online, cosa che, se da una parte aumenta in maniera esponenziale la longevità,
dall’altra permette anche di inseguire il sogno della notorietà eterna,
riportando romanticamente ai tempi delle competizioni ufficiali delle celebri
Arcade Championship Competition degli anni ottanta, seppur limitate al solo
mondo digitale. L’impostazione base degli episodi Zero, del resto, si distacca
già in origine dai Mega Man classici, e la sconfitta dei boss, anziché regalare
abilità nuove al giocatore, va a donare medaglie e premi speciali, con punteggi
e spinte a migliorare di continuo i propri record. Tra gli extra della raccolta
sono presenti poi una lunga serie di artwork ufficiali, si parla di oltre
seicentocinquanta contenuti artistici illustrati, ed uno splendido lettore
musicale che include ben duecento brani ufficiali tratti dalla colonna sonora
originale delle sei opere. Insomma, è presente un pacchetto di contenuti
davvero notevole.

La Mega Man Zero/ZX Legacy Collection porta benissimo gli
anni di ogni titolo, che sia il primo Mega Man Zero del 2002 o il 2007 di Mega
Man ZX Advent. La grafica 2D ricca di colori e particolari ricorda com’era
bella la pixel art sulle console che non muovevano miliardi di poligoni al
secondo, specialmente se si decide di giocare in modalità portatile: ovviamente
sullo schermo della TV il gioco sgrana non poco, ma è possibile scegliere il
formato della schermata tra varie opzioni per ogni titolo nella compilation e
applicare un filtro che ammorbidisca le immagini o emuli la riproduzione dei
vecchi televisori CRT. Si può scegliere anche l’illustrazione della cornice e
persino la versione di ogni Mega Man Zero tra inglese e giapponese, oppure tra
inglese, tedesco, francese, italiano e giapponese per i due Mega Man ZX. Nel
corso della nostra prova non abbiamo riscontrato incertezze nel sistema di
controllo, input lag o altri problemi che qualche volta minano queste
compilation di vecchie glorie. La Mega Man Zero/ZX Legacy Collection è un
pacchetto completo, insomma, ricordiamo che oltre a sei titoli eccellenti: Mega
Man Zero (Game Boy Advance 2002), Mega Man Zero 2 (Game Boy Advance 2003), Mega
Man Zero 3 (Game Boy Advance 2004), Mega Man Zero 4 (Game Boy Advance 2005),
Mega Man ZX (Nintendo DS 2006), Mega Man ZX Advent (Nintendo DS 2007), comprende
pure una galleria piena di illustrazioni, un lettore musicale per ascoltare o
riascoltare gli ottimi brani di Ippo Yamada, un campionamento audio
rimasterizzato per le voci, una specie di sistema di achievement e la favolosa
modalità Z-Chaser, già descritta, che metterà a dura prova gli amanti delle “speedrun”.
Insomma, tirando le somme, acquistare questa collezione garantisce sei vere e
proprie perle, ore e ore di divertimento e un favoloso tuffo nel passato. A
nostro avviso Capcom con un prodotto del genere ha dato maggior completezza all’universo
di Mega Man, universo che negli ultimi anni ha curato molto e che ha fatto la
gioia dei moltissimi fan sparsi in tutto il mondo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Coronavirus e trasporti: chi risolve il sovraffollamento di treni e bus?

Quarantena, zone rosse, incontri
pubblici vietati, e guai a salutarsi con la stretta di mano o scambiarsi
effusioni amichevoli o amorose in pubblico. Occorre stare a un metro di
distanza dalle persone, si ripete, perché il coronovirus «è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere
trasmesso a distanza ravvicinata». Poi però si è costretti – per svariate
ragioni – a fruire dei mezzi pubblici e a quel punto, una volta salito a bordo
vettura, ci si accorge che quelle raccomandazioni sono acqua fresca.

Succede ogni giorno di viaggiare
ammassati nei treni delle metropolitane o delle ferrovie ex-concesse, nei bus
come tram e filobus romani. Di camminare gomito a gomito lungo le banchine,
emblematico quanto accade nella stazione di Piazzale Flaminio, di stare, essenzialmente, al di sotto della
distanza di sicurezza, raccomandata dal Governo e dal Comitato Scientifico. Circa
1miliardo e 200milioni i cittadini potenzialmente coinvolti, per essere chiari,
tanti quanti sono i passeggeri trasportati ogni anno da Atac, secondo le stime rese note dalla stessa azienda. Ai quali si
sommano e si incrociano gli utenti di Cotral,
l’altra importante società pubblica del comparto, con circa 70milioni. Esclusi nel conteggio il
personale front-line delle rispettive
aziende e dei rispettivi esercizi.

Nei confronti di questi ultimi Atac, al
pari della altre aziende di TPL italiane, dispone (D.O. 53 del 7 marzo) che «a partire da lunedì prossimo, 9 marzo, il personale di guida, salvo
casi di emergenza, non aprirà la porta
anteriore delle vetture
per le quali non è disponibile l’accesso separato
alla cabina guida. Sarà consentito l’utilizzo della porta centrale e/o posteriore. La misura rimarrà operativa fino al
termine dell’emergenza sanitaria».

La disposizione non riguarda le vetture di ultima generazione di 12 e 18 metri, quelle che, in definitiva, hanno l’accesso segregato alla cabina guida, i bus a due porte e quelli elettrici (Gulliver) nonché i tram di ogni tipologia. Ma nelle ultime ore è emerso che alcuni bus di colore rosso, serie Urbanway Inveco, arrivate tre fa nelle rimesse, avrebbero una cabina non adeguatamente chiusa. Una riprova le immagini scattate da alcuni lavoratori, durante il servizio.  

Le cabine bus Urbanway messe sotto accusa
Banco di manovra treno Linea B

Sul fronte metroferroviario, un’altra
immagine mostra la sporcizia che sarebbe stata trovata sul banco di manovra di
un treno della Linea B, e ciò fa
pensare che le operazioni di pulizia e di igienizzazione effettuate dovrebbero
essere rafforzate, ripetute nel corso della giornata. A rimarcarlo anche le RSU nella nota trasmessa a poche ore di
distanza dalla disposizione Atac. «Riconoscendo le iniziative messe in campo»,
esordisce il documento dei rappresentanti dei lavoratori, «richiedono un incontro
per ulteriori chiarimenti riguardo: le tipologie e modalità di esecuzione degli
interventi di sanificazione, incluse tempistiche e frequenze; pulizie delle
cabine di guida, bagni e box di stazione; pulizie dei filtri e delle condotte d’aereazione
del sistema di climatizzazione delle cabine guida dei materiali in servizio;
tipologia e utilizzo dei prodotti e loro integrità, impiego delle mascherine,
dotazione di un interfono nei box di stazione; comportamenti da adottare verso
i passeggeri». A complicare la situazione, il fatto che il personale delle
ferrovie ex-concesse, Roma-Viterbo, Roma-Lido e Roma-Giardinetti, entri in contatto coi passeggeri durante le
operazioni di cambio-banco, differentemente dai colleghi delle metropolitane.

Sulla RomaTpl, società che gestisce il 30% dei chilometri di superficie
di Roma Capitale, la tensione resta alta.
Complice le note sindacali di SLM
Fast-Confsal
e USB, secondo le
quali la Società non avrebbe «provveduto ad alcuna azione preventiva». Secca la
smentita della diretta interessata, arrivata a stretto giro di posta, anche se
«non notiamo nessuna massiccia azione di pulizia», rimbecca Cosimo Andretta (Fast-Confsal), «almeno
dicono che lunedì 9 marzo dovrebbero arrivare i kit per il personale». Partita
sospesa. Per il momento.

Fin qui le misure di prevenzioni nei
riguardi dei dipendenti, legittime seppur con dei lati oscuri. Rinforzate dal comunicato 7 del 5 marzo con la quale Atac,
nella persona di Cristiano Ceresatto,
direttore del personale, riconosce l’emergenza sanitaria e, in ottemperanza del
D.P.C.M. del 04/03/2020, invita i
lavoratori, tra l’altro, a «evitare le strette di mano ed
attenersi alla distanza minima di 1 metro».

E questo non fa altro che riportare l’attenzione all’interrogativo iniziale: cosa si fa per l’utenza? Ben poco si direbbe, al di là dei proclami. Treni e bus continuano a viaggiare pieni zeppi, nelle banchine delle stazioni/fermati si sgomita per raggiungere quanto prima l’uscita. È normale? Il Comitato Pendolari RomaNord si è rivolto direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «i treni affollati sono un veicolo privilegiato per il contagio e noi come pendolari ogni giorno rischiamo di ammalarci», si legge nella lettera, «purtroppo né la Regione Lazio, proprietaria della ferrovia, né Atac, gestore del servizio, sembrano aver appieno compreso il pericolo e continuiamo a viaggiare stipati come bestie, da sempre, in treni sporchi, affollati e quindi insalubri. Inoltre pensiamo anche a chi porta questi mezzi, persone come noi e quindi esposte al contagio, esattamente come noi». Come dargli torto? «La sanificazione è doverosa in quanto si tratta di una prescrizione obbligatoria e ci chiediamo come mai non sia stata fatta prima e con regolarità», aggiunge il Presidente Fabrizio Bonanni. «Per i treni della ferrovia Roma-Viterbo ad esempio, come si fa a garantire la distanza di sicurezza tra i passeggeri se le corse sono sempre di meno e quindi la gente si ammassa sui pochi treni circolanti, soprattutto in tratta extraurbana? Noi abbiamo la quarantena dietro l’angolo».

L’affollamento è quotidiano su treni e bus Atac

«Il sovraffollamento dei mezzi è un problema serio e va affrontato con concretezza», rincara l’associazione TrasportiAmo, «intanto sarebbe opportuno, per tutelare la salute dei passeggeri, intensificare le operazioni di igienizzazione delle vetture, delle banchine e degli atrii delle stazioni/fermate».




Governo disattento e un popolo incapace di essere comunità: si salvi chi può

Un governo disattento che si lascia sfuggire un decreto cosi epocale. E un qualcuno che fa uscire quel decreto prima ancora che venga firmato, probabilmente preso dalla solita foga della corsa a chi fa prima a pubblicare.

Conseguenza? Un popolo del sud che abbandona il nord per tornarsene a casa, scordando nel panico totale il senso civico, l’amore per gli altri e per sé stessi.

E così diventiamo un popolo incapace di essere comunità. E ora cosa si fa? Servirebbe un governo con pieni poteri militari si, un governo per salvare il salvabile. Noi italiani dobbiamo forse, in questi casi, essere governati solo attraverso un autoritarismo forte? ‪E i noborders che dicono di fronte al rischio di morte? Forse si deve usare la frontiera, e tornare alla Nazione e allo Stato?

“La nostra Costituzione non prevede né l’uso dello stato d’assedio né quello di stato di eccezione, che consenta di sospenderla. Per cui per agire bisogna per forza di cose uscire dalla Costituzione, cioè di fatto stracciarla.” Così il professor Marco Gervasoni in un suo post su facebook.

Se non siamo capaci di autodisciplinarci in un caso simile non credo si possano avere altre vie. Bisogna rivalutare la virtù del nazionalismo perché, ripeto, siamo un popolo incapace di senso civico e autodisciplina.

I nostri ospedali sono al collasso, le rianimazioni sono al collasso e si paventa una scelta aberrante tra chi ha priorità di vita.




Castelli Romani, tende al NOC per il coronavirus

ALBANO LAZIALE (RM) – I volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile di Albano Laziale sono operativi presso il Nuovo Ospedale dei Castelli per il montaggio di tende destinate ad ospitare il percorso di pre-triage, che consentirà la separazione dell’accesso al Pronto Soccorso dei pazienti che presentano sintomi da possibile contagio da Covid-19.

Il Sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini, ha sentitamente ringraziato i volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile per la loro preziosa e indispensabile opera.




I Bars di Access Consciounsness: un fenomeno che sta dilagando in tutto il mondo

Access Consciounsness è un sistema pragmatico di strumenti, tecniche e filosofie che promettono di creare cambiamenti dinamici in ogni area della vita, compreso il corpo.

Fondato da Gary Douglas nel 1990 ed espanso negli ultimi 11 anni insieme al dott. Dain Heer, lo scopo di Access è creare un mondo di consapevolezza ed unità.

CLICCARE SULLA FOTO PER SEGUIRE LA VIDEO INTERVISTA

La dr.ssa Valeria De Luca ospite a Officina Stampa del 5/3/2020

I BARS si riferiscono a “barre di energia” che secondo Access Consciounsness tutti quanti abbiamo nel nostro corpo e più specificamente nella zona della testa.

Si tratterebbe di 32 barre di energia che scorrono attraverso ed intorno alla nostra testa ed immagazzinano tutti i componenti elettromagnetici di ogni pensiero, idea, attitudine, decisione e credenza che abbiamo avuto su ogni cosa.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 5/3/2020

Ci sarebbero quindi Barre per: Guarigione, Benessere, Corpo, Consapevolezza, Creatività, Potere, Invecchiamento, Sesso, Soldi e così via.




Noi, ai tempi del coronavirus… [La riflessione]

“Noi ai tempi del coronavirus”, noi all’epoca dell’informazione flash, delle notizie che viaggiano a livello globale ed in tempo reale, noi che eravamo abituati a credere di avere ‘Il Tutto’ sotto il nostro controllo e sicuri di poter monitorare con un click la vita degli altri, fino a quando solo poche settimane fa all’improvviso è arrivato “Lo Tsumani” della Sanità, il Covid-19. Il coronavirus che fino al 12 gennaio era conosciuto solo agli addetti ai lavori, insieme alla parola “Covid-19” dal 23 al 29 febbraio 2020 sono state fra le parole più cliccate su Google.

All’improvviso la nostra visione antropocentrica viene messa in discussione da un nemico infinitamente piccolo, ma infinitamente grande, tanto che sta tenendo banco in tutto il mondo.

È stato definito “Il Cigno nero” un evento inaspettato che ha cancellato “con un battito d’ali” certezze che avevamo, nel giro di un paio di settimane la nostra vita, le nostre abitudini sono state cambiate da un nemico inaspettato.

Questo è un momento storico difficile, surreale, strano e delicato, il governo italiano chiede agli italiani di essere responsabili del proprio destino e delle persone che ci circondano, ma difficile da accettare per molti, di voler essere accentrati da qualcosa che sembrava fino a poco tempo fa debellato, all’improvviso la nostra presunzione sembra incredibilmente messa in discussione.




Coronavirus, firmato nuovo decreto anti contagio: ora si lavora alle misure economiche

Non è un “divieto assoluto”, spiega, “non si ferma tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

“Mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese in queste ore: “Ce la faremo”, dice Conte a notte fonda. E lancia un appello alla “auto responsabilità”: per fermare il contagio non si può più “fare i furbi”, dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni. La firma del decreto del presidente del Consiglio, frutto dell’accorpamento di due dpcm inizialmente previsti, arriva dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni e dopo una fuga di notizie (“irresponsabile” e “rischiosa per la sicurezza”, dice Conte) che porta al diffondersi della bozza non ancora ultimata. I presidenti di Regione su quella bozza dichiarano perplessità, dubbi. Ma milioni di cittadini del centro nord, dopo la diffusione della notizia, iniziano a interrogarsi sulla portata delle misure: “Si è creata confusione”, accusa Conte.

E sono passate le due di notte quando scende nella sala stampa di Palazzo Chigi a illustrare le misure

Nel dpcm finale ce ne sono alcune generalizzate per tutta Italia, tra cui lo stop a pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un’ampia fascia del nord Italia.

“Non c’è più una zona rossa – spiega il premier – scomparirà dai comuni di Vo’ e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l’intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia. Qui fino al 3 aprile – per fare solo due esempi – saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire.

Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia

E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni Ma, sottolinea, è il governo a gestire.

L’altro fronte su cui il governo opera è quello sanitario: il premier annuncia la firma di un contratto per la produzione tutta italiana di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l’obiettivo di fare di più. E anche l’incremento della linea produttiva dei dispositivi di protezione come le mascherine. Ma poiché nelle aree dove il contagio è più forte gli ospedali fanno fatica, il presidente del Consiglio annuncia anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni. Intanto, l’appello ai cittadini è “entrare nell’ottica della responsabilità, senza furbizie” ma accettando qualche restrizione: il governo, assicura Conte, sta facendo la sua assumendo decisioni “coraggiose”.




Nemi, omissione di atti d’ufficio: sindaco a processo

L’accusa per il primo cittadino di Nemi è quella di omissione di atti d’ufficio per aver omesso di adottare senza ritardo provvedimenti contingibili ed urgenti in materia di igiene e sanità volti a tutelare la salute pubblica

NEMI (RM) – Rinviato al 15 giugno 2020 il dibattimento al Tribunale di Velletri che vede il sindaco di Nemi Alberto Bertucci opporsi al decreto penale che lo ha condannato a 6 mesi di reclusione diminuiti a quattro, con pena detentiva sostituita con 30 mila euro di multa diminuita a 17 mila euro. Alla fine 4 mesi di reclusione sostituiti con 17 mila euro di multa.

La vicenda
che vede il sindaco opporsi alla condanna ridotta a 4 mesi di reclusione
convertiti in 17 mila euro di multa risale al 2013 quando su questo quotidiano venivano
formulati degli interrogativi in merito a problemi di inquinamento nell’acqua
erogata dalla fontanella di piazza De Santis, situata nel quartiere “Le Colombe”
nella parte alta del paese dopo che la fontanella veniva chiusa per due giorni per
poi tornare a scorrere sebbene inquinata.

Un periodo di 39 giorni quelli intercorsi tra la comunicazione inoltrata al Comune di Nemi dalla ASL Roma H e ARPA Lazio in cui la fontanella è rimasta accessibile a tutti

Gli uffici della Asl Roma H e dell’Arpa Lazio comunicavano per ben due volte – 1 luglio del 2013 e 15 luglio del 2013 – al Comune di Nemi la non conformità rispetto ai parametri microbiologici di legge – valori irregolari per Coliformi totali ed Escherichia Coli – dell’acqua destinata al consumo umano erogata dalla fontanella pubblica di piazza De Santis. E dal Comune veniva emessa l’ordinanza di chiusura, a firma del vice Sindaco Edy Palazzi, il 7 agosto 2013.

Il 14 agosto 2013 la fontanella risulta nuovamente aperta e sul posto intervengono carabinieri e polizia locale

Il 14 agosto 2013 nonostante il divieto la fontanella risulta aperta

Il 14 agosto del 2013 le persone hanno creduto che l’acqua della fontana fosse tornata potabile in quanto quest’ultima risultava nuovamente aperta. Sul posto intervenivano il 15 agosto mattina i Carabinieri di Nemi insieme alla Polizia locale che dopo aver accertato il fatto che la fontanella era tornata aperta nonostante fosse ancora in vigore l’ordinanza di chiusura provvedevano a chiudere nuovamente la fontanella quindi ad apporre un avviso di non potabilità.

L’avviso di non potabilità affisso sulla fontana il 15 agosto del 2013

“La responsabilità dell’imputato – Alberto Bertucci Ndr. – può evincersi dagli elementi fino ad ora acquisiti, senza necessità di ulteriori indagini”. Questo quanto rilevato dal Pm dott. Giuseppe Strangio nella richiesta di decreto penale di condanna poi confermato dal Giudice.

La vicenda all’epoca dei fatti è stata denunciata in Procura dall’Associazione Assotutela, presieduta da Michel Emi Maritato

Nell’esposto di Assotutela si evidenziava il fatto che l’amministrazione comunale di Nemi, pur messa a conoscenza che l’acqua fosse “non potabile” non informava in alcun modo la cittadinanza di non bere l’acqua della fontanella, esponendo così la collettività a gravissimi rischi per la salute.

La riapertura della fontanella

La fontanella è stata poi riaperta dopo altri prelievi effettuati nella seconda metà dell’agosto 2013 da Acea e Arpa Lazio che ne attestavano il ritorno ai valori normali. Quindi la ASL Roma H dava il via libera al sindaco di emettere altra ordinanza per disporre la riapertura dell’acqua presso la fontanella.

Il decreto penale di condanna

Il decreto penale di condanna è attivabile tout court in caso di reati perseguibili d’ufficio. Per i reati perseguibili a querela, è necessaria la presenza della condizione di procedibilità (non è più possibile opposizione al rito da parte del querelante, Cfr. Corte Cost., sentenza n. 23/2015).

Altro presupposto inderogabile, è che sia concretamente possibile applicare solo una pena pecuniaria (multa o ammenda), direttamente, o in sostituzione ai sensi degli artt. 53 e ss. L. n. 689/1981, oggi in combinato con il co. 1 bis dell’art. 459 c.p.p.

Ulteriori elementi indispensabili, sono rappresentati dall’assenza di un motivo di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., e dalla non necessità di applicare una misura di sicurezza personale.

L’altro requisito previsto all’art. 459 c.p.p., è rappresentato dal termine per la richiesta fissato entro sei mesi dall’iscrizione dell’indagato nel registro delle notizie di reato. Tale termine è derogabile in quanto da ritenersi ordinatorio.

L’opposizione
al decreto penale di condanna

Con
l’opposizione devono essere chiesti, a pena di inammissibilità, i riti
alternativi dell’oblazione, del patteggiamento, del giudizio abbreviato o della
messa alla prova (sono necessari anche i relativi avvisi di facoltà, cfr. da
ultimo Corte Cost., sentenza n. 201/2016); in caso di mera opposizione si avrà
il giudizio immediato.

I riti
richiesti con l’opposizione vengono vagliati dal GIP (anche la messa alla
prova, Cfr. Cass. Pen., sez. I, sentenza n. 7955/2017), mentre il giudizio
immediato spetta al tribunale dibattimentale, sempre dopo aver revocato (anche
implicitamente) il decreto penale di condanna opposto. Non è richiesto
preventivo invio di avviso ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p. (Cfr. Cass. Pen.,
sez. IV, sentenza n. 1794/2009).

Il mezzo di
impugnazione de quo, può essere oggetto di rinuncia, dalla parte personalmente,
dal difensore munito di apposita procura speciale, o con atto nelle forme di
cui all’art. 589 c.p.p. (per quest’ultima ipotesi, cfr. Cass. Pen., sez. I,
sentenza n. 20276/2010); in tale caso il giudice, se la rinuncia è avvenuta
prima dell’apertura del dibattimento e comunque prima della revoca del decreto
penale opposto (cfr. Cass. Pen., sez. IV, sent. n. 47505/2008), dichiarerà con
ordinanza l’inammissibilità sopravvenuta dell’opposizione e l’esecutività del
decreto penale originariamente opposto, con condanna alle spese del
procedimento “chiuso”.




Emergenza morbillo in Congo: oltre 6mila decessi in un anno

Emergenza morbillo in Congo dove in un solo anno si sono già registrati oltre 6mila decessi.

L’anno
scorso, oltre 18 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono stati
vaccinati per il morbillo in tutta la Repubblica Democratica del Congo e sono
stati segnalati circa 310 mila casi sospetti. Una seconda fase di vaccinazioni
è iniziata questa settimana.

I vaccini vengono caricati
su motociclette nei villaggi intorno a Temba, a sei ore di auto lungo strade
sterrate dalla comunità occidentale di Seke-Banza. Circa 73 mila bambini dai
sei mesi ai 15 anni saranno vaccinati nella provincia centrale di Kongo come
parte della seconda fase.     

La Repubblica Democratica del
Congo ha registrato oltre 335.413 casi sospetti e 6.362 decessi dal primo
gennaio 2019 al 20 febbraio 2020, secondo le statistiche dell’Oms.

Il
morbillo ha ucciso più dell’epidemia di Ebola dichiarata il 1agosto 2018 nella
parte orientale del Paese, che ha causato 2.264 morti.

Il morbillo è una malattia
altamente contagiosa causata da un virus che attacca principalmente i bambini.
Le complicanze più gravi comprendono cecità, gonfiore cerebrale e gravi
infezioni respiratorie.     

Gli sforzi per fermare la
diffusione sia dell’ebola che del morbillo nella Repubblica Democratica del
Congo sono ostacolati dalla mancanza di accesso alle cure, dalla scarsa
assistenza sanitaria e dai disordini in tutto il Paese, specialmente
nell’Est.