Libri: il 3 maggio uscirà “Una finestra sul cielo” del giornalista Federico Pini

Uscirà il 3 maggio il libro di Federico Pini, “Una finestra sul cielo” (Intrecci Edizioni) con la prefazione di Cristina Parodi.

Giornalista televisivo, sposato, due figli, Federico racconta il suo percorso di fede, senza fronzoli e retorica, e senza voler “convincere” il lettore a credere. Ma testimonia, con luminosa positività, la sua esperienza di vita e gli incontri “angelici” – anche quando non si tratta esattamente di angeli con le ali, ma di esseri in carne e ossa, che sono arrivati nella sua vita per un motivo preciso.

Gli angeli esistono e si manifestano quotidianamente: è questa la certezza che accompagna il cammino dell’autore. Arrivano, silenziosi ma efficaci nella loro azione, attraverso un profumo, una luce, un incontro, un’apparente coincidenza.

Una storia di vita e di fede, quella di Federico, che può essere di esempio e sollievo non soltanto per chi crede: abbiamo tutti bisogno di un angelo, di una preghiera, di una persona che arrivi a sostenerci!

La sua testimonianza, anticipata da una nota introduttiva di Cristina Parodi, è raccontata con semplicità e apparente leggerezza, grazie ad una scrittura luminosa e confortante.

FEDERICO PINI, nasce a Livorno il 23 giugno nel 1971. Dopo le prime esperienze di giornalismo televisivo, a diciotto anni presso l’emittente toscana Telegranducato, si laurea in Lettere con il massimo dei voti all’università di Pisa. Frequenta, poi, l’Istituto di Formazione al Giornalismo di Urbino, dove ottiene il praticantato e l’iscrizione all’albo professionale. Nel 2001 viene assunto a Mediaset e lavora a Milano per il sito Internet Tgcom, occupandosi di cultura e spettacoli. Nel 2009 si trasferisce a Roma, realizzando servizi per programmi come Verissimo e Matrix – in giro per l’Italia. Due anni dopo, il passaggio alla testata Newsmediaset. Segue la cronaca, eventi di costume e attualità̀ per i telegiornali Tg5, Studio aperto, Tg4 e per Tgcom24. Nel 2016 si è occupato del terremoto che ha colpito il centro Italia, con dirette e reportage. Federico Pini ama raccontare. Gli angeli esistono e si manifestano quotidianamente: è questa la certezza che accompagna il cammino di Federico Pini.




Fase 2: la montagna ha partorito un topolino

Il governo Conte ha varato quella che impropriamente ha battezzato ‘Fase 2’. In realtà, la montagna ha partorito il classico topolino, condannato agli arresti domiciliari gli anziani, con il pretesto di ‘proteggerli’, e varando norme assurde anche per un gioco da bambini, quello che facevamo con la premessa: “facciamo che io ero…”.

Con un’aria spaurita, gli occhi spalancati, il nostro verboso presidente del Consiglio ha parlato, più che altro, di quelle famose mascherine il cui uso era stato demonizzato due mesi fa, con il pretesto che avrebbero “allarmato la popolazione”, sulla scia di una OMS che per lo svarione si è platealmente scusata.

Oggi pare che lo Stato si sia trasformato – troppo tardi – in produttore e commerciante di mascherine, avendo, pare, acquisito ben 51 impianti per la produzione delle stesse, quando ognuno di noi si è già laboriosamente provveduto, anche con autofabbricazione, con tutorial sul web. Chissà cosa ne faremo! Forse le esporteremo in Cina, o nei paesi africani, dei quali non si diffondono notizie. Come non se ne diffondono a proposito del contagio fra i migranti dei barconi, che, nonostante le limitazioni imposte agli Italiani, continuano a sbarcare sulle nostre coste.

Analogamente, non si parla dei device più efficaci, come dimostrato dall’esperienza coreana, cioè i tamponi. I quali sarebbe stato più produttivo produrre, invece delle mascherine, per utilizzarli a tappeto. Ma no, quando c’è da prendere una decisione intelligente, Conte & C. si tirano indietro. Manca il coraggio, ma forse anche la capacità di comprendere, di ‘intelligere’. Come è mancato il coraggio per avviare quella che pomposamente, è stata chiamata ‘fase 2’.

Nulla di nuovo sotto il sole, come recita il bel libro de L’Ecclesiaste, cioè Salomone, noto per la grande saggezza che il Signore gli diede per governare un popolo ribelle e puntuto come quello degli Ebrei. Sarebbe il caso che anche Giuseppi ne chiedesse un po’? Bisognerebbe prima accertarsi che il Creatore lo ascolti, cosa molto improbabile.

Purtroppo anche il nostro presidente del Consiglio s’è perso in aspetti marginali, come il costo delle mascherine – pare 50 centesimi cadauna, mentre in Ferrari dal 21 di gennaio hanno risolto ogni problema, cioè quando i ‘nostri’ ancora dormivano della grossa – la quota dell’IVA, ed altre inutili ed oziose amenità consimili. La realtà è che i funerali potranno avere al massimo 15 persone che seguono il feretro, e che preferibilmente dovranno essere celebrati all’aperto: e dove sennò, visto che le chiese rimangono chiuse, sia quelle cattoliche, che quelle evangeliche? Delle moschee non abbiamo notizia, né di altre religioni. Insomma, chi ieri s’è messo davanti alla Tv per avere notizie fresche alla conferenza stampa di quello che oggi un quotidiano taccia di dittatorismo (mancava un altro ‘ismo’, eccolo qua), l’uomo dai pieni poteri, l’uomo che decide, l’uomo che ‘non deve chiedere mai’, come recitava anni fa la pubblicità di un famoso dopobarba, è rimasto non solo deluso ma anche, scusate il solito francesismo, anche ‘incazzato’.

In più abbiamo assistito alla solita manovra governativa di una certa parte politica, già messa in atto per l’ingresso dell’Italia nell’euro: il lancio della pietra e la scomparsa della mano. E mi spiego. Quando si trattò di attirare la nostra nazione nell’UE e nell’euro, fu adottata (di questo Amato ha parlato fuor dai denti in una sua intervista reperita sul web, a portata di tutti) una tattica simile. In pratica, si propone qualcosa, e se non c’è reazione, si va avanti, fino al ‘punto di non ritorno’. Questo è successo per l’euro, questo rischia di accadere con la proposta di lasciare a casa gli ultrasessantenni.

La proposta oltre ad essere indecente – anche se condita con una certa aria di protezione ‘si fa per proteggerli’ – sa tanto di Guyana francese, quella di Papillon, protagonista del famoso romanzo, ma anche della vicenda, rigorosamente autentica. È chiaro che una condizione di questo genere suscita ribellione. Dovrebbero rimanere a casa i componenti del CSM, quelli della Consulta, quelli della maggior parte del governo, oltre che lo stesso Presidente Mattarella: in pratica, è una proposta assurda. In più, essa comporterebbe l’erogazione della pensione a sessant’anni, visto che, se io non posso uscir di casa, non posso più lavorare: mentre invece si sta brigando per portare l’età pensionabile da 65 a 68 anni… Ma se in seguito l’età fosse portata a 65, 68 o 70 anni? Si tratta di impiantare una base di trattativa, e poi andare avanti basandosi sul nulla, come è costume fare da parte di chi ci governa con una semplice maggioranza parlamentare.

La verità è che se si dovesse arrivare a questo – e magari condizionare la libera uscita all’assunzione del vaccino – verrebbe violata la Costituzione in almeno due dei suoi articoli fondamentali: quello dell’uguaglianza e della non discriminazione, e quello del trattamento sanitario, rifiutato se non gradito.

Ma da questo governo pauroso, pasticcione, generatore di burocrazie non possiamo aspettarci altro, se non di peggio. Insomma, ieri Giuseppi ha confermato di essere ostaggio – vogliamo discolparlo – di coloro che manovrano all’interno delle segrete stanze, di non aver coraggio, ma soprattutto di non avere le idee chiare su nulla. E ciononostante continua a non voler accettare le proposte dell’opposizione, che almeno porterebbero una voce non più univoca su certe decisioni. Se io mi sposto nel mio comune con mascherina e guanti, non c’è differenza se io mi sposto in un’altra regione. Né c’è differenza se vado ad assistere ad un culto della mia chiesa, né se vado in pizzeria con mia moglie. Questo voler insistere sulla ‘distanza sociale’ di un metro, quando è dimostrato che è insufficiente; questo voler discriminare le varie situazioni assolutamente ‘a occhio’, senza competenze, sa tanto di pressappochismo e incompetenza.

Certo, se avessimo a disposizione i tamponi, e non, dopo due mesi, le mascherine – noi le avevamo chieste su queste pagine due mesi fa – delle quali non ci frega nulla se pagano l’IVA, e se il costo debba costituire debito d’imposta, se avessimo i tamponi ad ogni piè sospinto, così da poter avanzare in sicurezza, allora tutto sarebbe diverso.

Invece di andare avanti alla cieca in una stanza buia, avremmo uno di quegli amplificatori di luce che consentono, in uso militare, di vederci anche al buio. Ma questo sarebbe troppo intelligente per questo governo e chi lo guida, e magari l’OMS non vuole, salvo poi a scusarsi quando i tamponi non serviranno più – per qualsiasi motivo.

Del senno di poi son piene le fosse, recita un antico proverbio. Se Giorgia Meloni si fosse chiamata Giorgio, e fosse stata alta 1 metro e ottanta; se Salvini fosse laureato in una disciplina umanistica e si tagliasse quella barba; se Berlusconi avesse 20 anni di meno: allora l’Italia avrebbe un altro destino.

Non si può aver tutto. Ma almeno, di grazia, che quelli che stanno nella stanza dei bottoni abbiano un po’ d’intelligenza. Vi sembra chieder troppo?




FCA: riapre la produzione in Sevel con misure per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro

Oltre 300 mila metri quadrati di superficie sanificati nelle officine, circa 130 dispenser igienizzanti installati, diffusione delle informazioni di prevenzione ai dipendenti attraverso 15 maxi tabelloni e 25 monitor video, oltre 6000 brochure informative consegnate e 18.000 locandine affisse, una decina di termo camere di controllo della temperatura corporea agli ingressi e oltre 600 punti di dotazione disinfettante per i dipendenti per pulire quotidianamente le attrezzature che utilizzano durante il turno di lavoro.

Sono solo alcuni dei numeri che caratterizzano il ritorno oggi al lavoro della maggior parte degli oltre 6.000 dipendenti dello stabilimento Sevel di Atessa, joint venture con il Gruppo PSA, che produce veicoli protagonisti del mercato internazionale nel settore dei commerciali.

Queste ed altre misure fanno parte dell’accordo firmato lo scorso 9 aprile con le organizzazioni sindacali nazionali FIM-CISL, UILM-UIL, FISMIC, UGLM, AQCFR e FIOM-CGIL per attuare in tutte le sedi italiane di FCA ogni possibile azione per garantire ad ogni lavoratore del Gruppo la massima sicurezza sanitaria in occasione del riavvio delle attività produttive che erano state sospese a causa del COVID-19. Contemporaneamente a Sevel, sono ripartiti anche alcuni piccoli reparti a Cassino, Pomigliano, Termoli e Mirafiori connessi allo stabilimento abruzzese per la componentistica.

“Ciò che abbiamo dimostrato oggi alla Sevel di Atessa – commenta Pietro Gorlier, COO della regione EMEA di FCA – è l’esempio concreto del nostro impegno prioritario nella protezione dei nostri lavoratori. La riapertura di oggi in Abruzzo, insieme alle attivita’ di ricerca, sviluppo e produzione pre-serie dei modelli elettrici e ibridi a Torino e Melfi, sono il frutto di un lavoro approfondito con esperti e virologi concluso con un accordo con tutte le organizzazioni sindacali. Lavoriamo quotidianamente con il Governo e con tutte le autorità locali – aggiunge – per rilanciare la produzione in Italia ma senza ammettere nessuna deroga alla sicurezza delle persone in ogni impianto produttivo o ufficio di FCA”.
Prima del rientro dei lavoratori, sono state aggiornate in Sevel tutte le opere di pulizia, igienizzazione e sanificazione che erano state già intraprese in occasione della sospensione dall’attività avvenuta lo scorso 17 marzo: tra gli altri, sono stati fatti interventi in 18 aree relax, 52 servizi igienici, 29 spogliatoi con oltre 7.400 armadietti, 2 sale mediche e 4 mense che avranno una capienza ridotta e turnazioni ampliate per rispettare la norma della distanza di un metro tra le persone. Tutte queste zone sono state attrezzate con materiale sanitario a disposizione dei dipendenti (gel igienizzanti, saponi più aggressivi per i microrganismi, kit per le pulizie delle superfici, etc) per ogni esigenza e salvaguardia. Specifiche segnaletiche di sicurezza sono state disposte in tutto lo stabilimento.

Prima dell’avvio delle attività produttive, è stato inviato ai dipendenti Sevel tramite WhatsApp ed email un link a una pagina web dedicata alla condivisione e diffusione delle misure da adottare in ogni reparto aziendale e video tutorial esplicativi. Tra le altre, la distanza di oltre un metro tra ogni singola persona, le modalità per il lavaggio delle mani sia con acqua e sapone sia con liquido igienizzante, le modalità di approvvigionamento dai distributori d’acqua con bicchieri/borracce, le misure da rispettare nelle mense e le corrette modalità di gestione delle riunioni. Sono state inoltre fornite informazioni per la gestione di possibili sintomi di COVID-19 e attività di prevenzione da adottare nelle situazioni di emergenza. Anche l’organizzazione del lavoro sulla linea e negli uffici è stata rimodellata in base alle esigenze sanitarie per permettere la ridistribuzione dei lavoratori e un maggiore distanziamento tra coloro che erano impegnati a distanza ravvicinata negli allestimenti dei veicoli. Nei reparti produttivi è stata inoltre limitata, per quanto possibile e in base a specifiche esigenze, la mobilità di personale tra le varie unità. Analoghi azioni sono state adottate nelle aree comuni mentre negli 85 uffici dell’impianto sono state utilizzate barriere di protezione tra i dipendenti o diverse dislocazioni delle postazioni di lavoro. Le pause collettive sono state differenziate tra i singoli reparti e sono state distribuite all’interno di tutto il turno.

Nei prossimi giorni la formazione sulle norme di sicurezza proseguirà attraverso le piattaforme on-line di e-learning, i normali canali di comunicazione interna e con i responsabili dei singoli settori con il supporto di personale specializzato e medico.
Ad ogni dipendente di Atessa è stato inoltre consegnato oggi da FCA un kit personale che comprendeva mascherine chirurgiche e guanti (che sarà rinnovato ogni giorno) e un paio di occhiali da utilizzare durante le operazioni di pulizia del proprio posto di lavoro. La dotazione di mascherine consegnata consentirà a coloro che utilizzano i mezzi pubblici di poter usufruire della mascherina aggiuntiva anche durante il tragitto casa-lavoro e viceversa.

Ai cancelli d’ingresso della Sevel sono stati infine messi in atto anche i rigidi controlli previsti dall’accordo siglato da FCA e organizzazioni sindacali. A seconda delle situazioni per coloro che sono entrati a piedi o in macchina, personale addetto al primo soccorso e medico, opportunamente protetto da dispositivi specifici, ha misurato la temperatura corporea utilizzando telecamere termiche fisse e mobili e termometri manuali a distanza.




Simeone (FI): “Boom di domande per il ‘pronto cassa’? Cittadini costretti ad indebitarsi ulteriormente”

“Abbiamo ascoltato attentamente le parole dell’assessore allo Sviluppo economico Paolo Orneli oggi in commissione Attività produttive. Illustrando la relazione di ‘Lazio Innova’ sul bando ‘Pronto Cassa’ l’assessore ha reso noto che sono state 72.000 domande ‘preinserite’. Di queste però ne sono state regolarmente protocollate appena 42.000. L’assessore ha parlato di ‘record’ e ‘successo senza precedenti’, ma io non se sono per nulla convinto. Innanzitutto la procedura adottata per la partecipazione ha mostrato tutte le sue lacune. Numerosi cittadini dei nostri si sono trovati nell’impossibilità di accedere alla piattaforma web www.farelazio.it per effettuare la richiesta dei 10.000 euro a tasso zero. Si parla di partecipazione record? Vorrei ricordare all’assessore che era l’unica misura messa a disposizione delle imprese. Peraltro analogamente al provvedimento governativo del ‘Cura Italia’ anche nel ‘Pronto Cassa’ non sono previsti contributi a fondo perduto. Siamo davanti ad una forma di indebitamento che le imprese hanno dovuto accettare per ricevere un minimo di liquidità. 

La grande partecipazione al bando fornisce con chiarezza le dimensioni della tragedia italiana. 

E’ la fotografia esatta della disperazione dei nostri cittadini che pur di sopravvivere accettano di indebitarsi ulteriormente. Peraltro sul piano tecnico dal 10 al 20 aprile la procedura di presentazione delle domande ha mostrato tutti i suoi limiti, e nonostante avessimo contattato l’assessore Orneli per affrontare il problema in commissione, lo stesso è stato latitante. Dinanzi alla nostra richiesta di spiegazioni è fuggito. Potevamo dialogare con lui e cambiare in corso d’opera queste procedure. Al contrario abbiamo notato una sua chiusura a riccio e si è deciso di andare avanti come se nulla fosse. 

L’assessore Orneli dice che vi saranno più risorse alle imprese? 

Cosa s’intende fare per risolvere i problemi tecnico-burocratici riscontrati nei giorni scorsi? 

Quali saranno le procedure che verranno adottate? Avremo l’indizione di un nuovo ‘click day’?

Attendiamo che l’assessore ci fornisca risposte adeguate alle nostre domande”.

Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare




Finlandia, Covid 19: una iniziativa “storica” a favore dei bambini

Tra le vittime più deboli delle restrizioni provocate dalla pandemia vi sono indubbiamente i bambini, la cui naturale esigenza di socialità viene in questo periodo frenata e bloccata dalla necessità di tutelarli. In Finlandia, è noto, c’è una particolare sensibilità verso i bambini e spesso li si vuol far partecipi, anche per esigenze educative, di problemi che si ritiene non possano interessarli.

Ma è difficile pensare che anche loro non si pongano tante domande e le pongano alle loro famiglie sul virus che tanto sta influendo sul normale percorso della vita quotidiana e della loro istruzione.

Per questo motivo, il primo ministro Sanna Marin, 34, insieme alla ministra dell’istruzione Li Andersson  ed a quella della cultura Hanna Kosonen, 44, hanno organizzato una conferenza stampa, o meglio una sessione informativa, dedicata ai bambini, probabilmente la prima iniziativa del genere al mondo e definita ‘storica’ nel suo genere dalle tre ministre.

In collaborazione con alcune testate, sono stati invitati alcuni bambini tra i 7 ed i 12 anni a porre domande alle tre ministre, due delle quali, per inciso, sono madri anche loro di bambini.

L’evento è stato trasmesso in diretta via canale You Tube del governo, con interpretazione anche nella lingua dei segni ed è consultabile anche come podcast.

L’incontro è stato introdotto dalle tre ministre che hanno svolto, in maniera comprensibile ai giovani partecipanti, una panoramica sulla situazione attuale, sottolineando come il lavaggio accurato delle mani e il distanziamento interpersonale continuino ad essere importanti.

La bimba Emma ha posto la prima domanda, più impellente, ovvero quando si potrà tornare a scuola, alla quale la ministra Li Andersson ha risposto che si è continuamente in consultazione con gli esperti per valutare quando sarà possibile, se nella tarda primavera o, più probabilmente, in autunno. E lo si potrà fare quando ci sarà una sicurezza per tutti.

Ha fatto seguito un’altra bimba, Iiris, che, preoccupata, ha chiesto come sia la situazione in Finlandia e quando ci sarà una cura; le ha risposto rassicurante la ministra della cultura dicendo che “se confrontiamo la nostra con quella di altri paesi, va bene; stiamo seguendo come si sta sviluppando la situazione perché vogliamo proteggere tutti. Sulla cura, la ministra ha aggiunto che la ricerca del vaccino è costante sia in Finlandia che nel mondo e che si è tutti in contatto collaborando per questo risultato che potrebbe aversi tra un anno circa, quando tutti potranno essere vaccinati

Lo scolaro Aaron ha chiesto quindi cosa si possa fare per la Finlandia, al che la ministra per l’istruzione gli ha risposto che “Oltre a seguire le linee guida sul coronavirus, la cosa più importante che i bambini in età scolare possono fare è il loro lavoro scolastico”.

A sua volta, il bimbo Nuuti ha chiesto quando si potranno riprendere le attività ed i giochi e la ministra gli ha risposto che si sta valutando anche questo ma che intanto si può dare qualche calcio al pallone nel cortile, anche se è importante che non si stia ora con i compagni o amici fino a che non sarà tutto più sicuro.

Tutti e tre i ministri hanno ripetutamente sottolineato l’importanza di mantenere in questo periodo le misure di distanziamento, di igiene delle mani dopo essere entrati in casa e di controllare i nonni per telefono o tramite SMS. Le persone più anziane sono più a rischio e quindi ora non le si può far visita.

I bambini partecipanti sono apparsi interessati e soddisfatti il che dimostra che l’iniziativa delle ministre non è stata peregrina; tra l’altro tutti i bambini apparivano desiderosi di tornare a scuola, lamentando la mancanza dei compagni e degli insegnanti. Il che non deve tanto meravigliare considerando gli elevati metodi di istruzione e gestione della scuola, quasi totalmente pubblica, per cui la Finlandia è all’avanguardia nel mondo.

(per la sintesi del podcast ha collaborato Silvia Sarre)




L’Aquila, Squadra Mobile: sgominata organizzazione criminale dedita allo spaccio di cocaina

L’AQUILA – La Polizia di Stato di L´Aquila, al termine di una complessa e articolata attività investigativa, che vede indagate 18 persone, ha eseguito sei misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti cittadini stranieri, indagati per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Dovranno rispondere del delitto di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina, mentre altri sei stranieri e tre italiani sono indagati, in stato di libertà, per varie cessioni dello stesso stupefacente.

Le indagini dei poliziotti della squadra mobile hanno permesso di accertare una rilevante attività di vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed hashish, posta in essere da più persone, principalmente albanesi e macedoni, che hanno costituito una vera e propria organizzazione criminale dedita al reperimento e al successivo spaccio delle droghe nella città di L´Aquila.

Nel corso degli accertamenti di polizia giudiziaria, gli investigatori della Squadra Mobile hanno documentato come il predetto sodalizio criminale, capeggiato da albanesi, si riforniva di droga nelle città di Roma, Tivoli e Celano, spesso rivolgendosi ad altri personaggi albanesi e, una volta reperita la sostanza, provvedeva, con la collaborazione degli altri associati e di persone comunque collegate all´organizzazione, allo smercio della stessa che avveniva quotidianamente in questo capoluogo e nell´immediata periferia della città.

I servizi di appostamento svolti dagli investigatori hanno permesso, inoltre, di verificare che la droga, prima di essere venduta al dettaglio, veniva nascosta in luoghi già individuati dai malviventi, spesso occultata sottoterra nelle campagne aquilane; quando si doveva effettuare una vendita, i malviventi prelevavano dal nascondiglio la droga e pesavano quella da vendere con un bilancino di precisione (che spesso veniva chiamato “l´asino”).

In un´occasione, gli operatori della Squadra Mobile erano riusciti a rinvenire e a sequestrare 1 kg di cocaina, nascosto nel terreno nei pressi del muro di cinta di un cimitero, arrestando due degli odierni indagati.

Altri sequestri erano stati effettuati nel corso delle indagini per complessivi 1,5 kg di cocaina e 2 kg di hashish.

Le attività investigative, coordinate dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, hanno permesso di documentare, anche attraverso l´utilizzo di attività tecniche, una fiorente e redditizia attività di spaccio intrapresa dagli indagati.

L´organizzazione poteva contare su una serie di spaccatori “al dettaglio” che, oltre a reperire nuovi clienti, provvedevano alla consegna delle dosi; dopo aver preso accordi telefonici, spesso tramite whatsapp, spacciatori e clienti si davano appuntamento e concludevano l´illecita transazione: il prezzo di ogni singola dose (mezzo grammo) era di circa 50 euro.

Gli accordi venivano sempre presi utilizzando un linguaggio volutamente criptico: caramelle per indicare le singole dosi di cocaina, sassi per 10 grammi, una mano o un palmo (che ha cinque dita) per indicare altrettanti grammi, una birra piccola piccola per indicare una singola dose da mezzo grammo, etc.Anche i membri dell´associazione, in più occasioni, hanno personalmente provveduto alla consegna della droga agli acquirenti.

La puntuale e analitica ricostruzione degli episodi di spaccio, l´individuazione del modus operandi e dei “compiti” che ogni appartenente all´organizzazione svolgeva, hanno consentito alla Squadra Mobile di prospettare alla Procura della Repubblica un solido quadro probatorio circa le responsabilità degli indagati e hanno così permesso all´Autorità Giudiziaria di disporre i provvedimenti cautelari oggi eseguiti dalla Polizia di Stato.




Albano Laziale, fase 2 e riapertura di ville e parchi. Europa Verde: “Mancanza di accorgimenti idonei a traguardare il distanziamento sociale dei cittadini”

ALBANO LAZIALE (RM) – Europa Verde Albano Laziale si interroga su come sarà possibile rivivere il patrimonio paesaggistico e archeologico cittadino appena verranno riaperti ville e parchi pubblici dopo questo periodo di lockdown che ne ha determinato la chiusura al pubblico.

“Questo periodo di chiusura – commentano in una nota condivisa Alessandro Maria D’Amati, Elisabetta Rossi, Roberto Salustri e Marcello Scarponi – sicuramente ci avrà fatto considerare l’importanza degli spazi verdi di Albano Laziale e delle Circoscrizioni, la voglia di poterli abitare ancora più intensamente e il desiderio che siano funzionali e parte integrante della nostra quotidianità”.

Mancanza di accorgimenti idonei a traguardare il distanziamento sociale dei cittadini che frequentano un luogo pubblico è quanto sottolineato dagli esponenti di Europa Verde Albano Laziale. “Tra questi accorgimenti, – hanno evidenziato – è bene sottolineare la necessità di una segnaletica pedonale interna al parco, in grado di regolare la circolazione dei cittadini che passeggiano nel verde municipale durante la Fase 2 di convivenza col virus. Inoltre, – proseguono – pare opportuno prevedere un sufficiente numero di sedili di tipo monoposto oppure tali da assicurare la distanza di sicurezza interpersonale dei cittadini che sostano seduti nel giardino comunale”.

Da Europa Verde Albano Laziale parte anche l’invito alla cittadinanza nel voler segnalare proposte per una migliore fruizione dei parchi municipali e anche un sollecito agli amministratori comunali a prevedere, nei parchi municipali, tutti gli accorgimenti specifici per la fruizione degli spazi verdi da parte di persone disabili, come ipovedenti e carrozzati.

“I giardini pubblici chiusi a causa del COVID-19 – hanno concluso gli esponenti di Europa Verde Albano Laziale – sono stati una triste realtà che non avevamo mai immaginato prima dello scoppio della pandemia. Ma anche in questo caso, dal coronavirus è possibile apprendere una lezione: un grave problema può suscitare una feconda occasione di ricrescita. Parchi chiusi, opportunità aperte! Cittadini, riscopriamo e sentiamoci partecipi del verde e del patrimonio archeologico che ci circonda!”.




Centrale dello spaccio a Colleferro: in manette madre e figlio

COLLEFERRO (RM) – Arrestati madre e figlio, di 49 anni e 23 anni, entrambi incensurati, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

I Carabinieri hanno individuato i due in strada ed hanno deciso di fermarli per sottoporli ad una verifica. Il loro atteggiamento nervoso, ha spinto ai militari di approfondire il controllo, trovando occultate nelle tasche dei due pusher, 26 g di marijuana, suddivisi in dosi.

Gli uomini dell’Arma hanno perquisito il domicilio della coppia, compreso un garage di loro pertinenza, scoprendo una vera e propria “centrale dello spaccio”. Infatti, all’interno di un trolley sono stati trovati vari barattoli con circa 700 g di marijuana, tutto il materiale utile per il confezionamento delle dosi, la somma di 600 euro in contanti, bilancini di precisione ed una lista con tutti gli acquirenti dei pusher su cui i militari di Colleferro proseguiranno gli accertamenti.

Mamma e figlio sono stati portati in caserma in stato di arresto e, successivamente, per la donna si sono aperte le porte del carcere di Roma Rebibbia mentre per il figlio quelle del carcere di Velletri dove rimangono a disposizione dell’Autorità giudiziaria.




Nemi, Covid-19 a villa delle Querce: 200 tamponi a personale e pazienti

NEMI (RM) – Un’altra giornata di controlli degli ispettori Asl Rm6 all’interno della clinica Villa delle Querce a Nemi. Tre dipendenti Asl hanno effettuato la valutazione dei lungodegenti asintomatici positivi i quali sono stati messi in lista e appena possibile verranno trasferiti in altre strutture.

Il direttore sanitario Roberto Ferappi fa sapere che la Asl ha constatato la corretta applicazione delle prescrizioni: “Come già spiegato – dice Ferappi – nel reparto di medicina si trovano tutti i pazienti negativi e nella lungodegenza tutti i positivi che attualmente sono 20 pazienti (oggi 6 in più rispetto a ieri) di cui 18 con tampone positivo e due con “tampone borderline” ovvero che ha bisogno di essere ripetuto per conoscere l’esito certo. Nel frattempo si trovano in stanze singole, separati e isolati. Tutte le decisioni che abbiamo preso sono state in accordo e su stretta sorveglianza della Asl Rm6″.

La commissione della Asl ha verificato che tutte le prescrizioni fatte sono state attuate

Ferappi ha dovuto aprire i reparti in velocità per accogliere i pazienti positivi a seguito dello svuotamento del reparto di medicina che è stato completamente sanificato con concentrazioni di cloro a 500ppm. Ancora non si può entrare all’interno del reparto sanificato perché la concentrazione di cloro è molto alta e può provocare irritazioni alle vie aree.

La commissione della Asl ha verificato che tutte le prescrizioni fatte sono state attuate. Ferappi ha lavorato per creare dei percorsi e corridoi sanitari e creare degli spazi spogliatoi con il dovuto e corretto distanziamento.

Ci sono dei punti di ingresso per ciascun reparto dove avviene il rilevamento della temperatura, di segni e sintomi respiratori acuti

Dalla Asl arrivano le conferme sulle informazioni acquisite dalla direzione sanitaria

Quasi tutte le prescrizioni sono state messe in atto in brevissimo tempo. Manca un 10 per cento di piccole correzioni per cui si verificherà l’applicazione nelle prossime ore.

La situazione constatata è di corretta gestione dell’isolamento anche se vanno sistemati alcuni spazi logistici, ma gli ispettori Asl non si sono trovati di fronte a condizioni di allarme o di gravi carenze.

12.200 mascherine e 220 occhiali protettivi donati dalla chiesa evangelica cinese

Abbiamo infine chiesto al direttore Ferappi se avessero sufficienti dispositivi di protezione (DPI) da destinare al personale che lavora nella struttura e se ci fossero state situazioni di carenza di mascherine per il personale: “Nessun operatore è stato mai senza DPI -dice Ferappi – ogni due settimane ci riforniscono di mascherine. La chiesa evangelica cinese ce ne ha donate 12.200 e 220 occhiali protettivi. Ne abbiamo in abbondanza e la Asl ha controllato la nostra giacenza e non ha avuto nulla da eccepire. Se non ci fossero stati sufficienti DPI avremmo avuto gravi conseguenze”.

Per il sindacato CLAP la clinica non si sarebbe mossa per tempo

Il sindacato CLAP – Camere del lavoro autonomo e precario ha lasciato una dichiarazione al sito Fanpage dicendo praticamente che i provvedimenti presi dalla clinica sono stati tardivi: “È dall’inizio dell’emergenza – ha dichiarato Tiziano Trobia – che denunciamo provvedimenti inadeguati nella casa di cura Villa delle Querce. Abbiamo chiesto alla POLIGEST S.p.A. (Società proprietaria della Casa di Cura ‘Villa delle Querce’ di Nemi, N.d.R.) che gli operatori fossero dotati di mascherine e dispositivi di protezione individuale, che fossero definite regole chiare nell’uso degli spogliatoi, dove gli operatori entrano e si cambiano insieme. Abbiamo chiesto di fare attenzione alla mensa, dove i lavoratori mangiano gomito a gomito in un ambiente molto piccolo. Abbiamo chiesto ovviamente i tamponi. Invece, solo silenzio: su tutto o quasi l’azienda si è mossa tardivamente”.

Dai sindacati Cigil, Cisl e Uil, invece, non è stata mossa finora alcuna rimostranza, lagnanza, ne tantomeno denuncia e dalla Cisl si è parlato di notizie e informazioni errate.

Cisl: “Notizie infondate e informazioni errate riportate da dubbie organizzazioni sindacali”

La CISL “Casa di Cura Villa delle Querce” nei giorni scorsi ha fatto sapere che “Tutte le disposizioni emanate a partire dal DPCM del 04-03-2020 e successive, nonché ordinanze regionali e disposizioni in merito dell’ISS e OMS sono state tempestivamente attuate e rispettate nella struttura. In data 10-03-20 vi è stato un primo incontro di verifica tra OSS aziendali e Direzione Sanitaria in merito all’applicazione di tutti gli strumenti atti al controllo e contenimento di possibili infezioni da virus SARS-CoV-2″.

Il numero dei contagi, per ora, resta nettamente inferiore rispetto alle altre cliniche del territorio sebbene si attendono i risultati dei 200 tamponi effettuati che potrebbero raccontare una situazione emergenziale. Per il momento, quindi, non ci sono allarmi e la Procura, da quanto si apprende, non ha ricevuto alcuna informativa.




Roma, Covid-19. Giannini (Lega): l’ultima “genialata” della Raggi

ROMA – “Mentre gran parte dei cittadini romani ancora non riescono a ricevere i buoni spesa promessi dalla sindaca, – dichiara il consigliere regionale della Lega Daniele Giannini – sul portale ufficiale del comune di Roma leggiamo un accorato appello della stessa prima cittadina che chiede aiuto a imprese e cittadini facoltosi della città per aiutare le famiglie in difficoltà e le attività commerciali finite in ginocchio per colpa della pandemia. La ‘struggente’ lettera si conclude con le cifre di un iban per le donazioni. Ergo, la Raggi, per aiutare i cittadini in crisi si rivolge ad altri cittadini perché la sua coalizione che governa l’Italia insieme al PD di Zingaretti, non è stata nemmeno in grado, a oggi, di pagare ancora a tutti buoni spesa e cassa integrazione di marzo. L’ennesima vergogna targata 5Stelle-PD, insomma, che certifica ancora una volta come in Campidoglio, piuttosto che in Regione e al governo, si proceda con l’inadeguatezza e l’improvvisazione anche in questi tempi difficili per tutti. A Roma – conclude Giannini – ormai la Raggi ci ha abituati a situazioni surreali, ma qui si è superata e sembra di essere su “scherzi a parte!”.




Bergamo, donna uccisa a calci e pugni: arrestato il compagno

BERGAMO – Una donna di 34 anni, Viviana Caglioni, è stata uccisa a calci e pugni dal compagno, Cristian Michele Locatelli, 42 anni, ora in carcere a Bergamo.

La brutale aggressione risale ad un mese fa, nella notte tra il 30 e il 31 marzo, ma inizialmente il presunto aggressore, coperto anche dalla madre di lei, aveva riferito di una caduta.

Indagata anche la madre della vittima, che ha continuato a sostenere la posizione del presunto omicida, arrestato oggi. 

Dopo la morte della donna, avvenuta il 6 aprile in ospedale a Bergamo dove era stata ricoverata, sono iniziate le indagini della Squadra mobile della Questura, che oggi ha comunicato l’arresto del compagno.

Locatelli è accusato di omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili

Il delitto si è consumato in un’abitazione di via Maironi da Ponte, a Bergamo, una casa divisa in due appartamenti separati, con uno spazio comune in cui la coppia viveva con la madre di lei e lo zio. Locatelli, dopo l’arresto, ha riferito agli inquirenti di avere picchiato la compagna per gelosia, pestandola con calci e pugni alla testa e all’inguine. È proprio dalle strane ferite, non compatibili con una semplice caduta e segnalate sia dai soccorritori sia dai medici, che sono partite le indagini della Questura di Bergamo. La sera dell’aggressione la madre di lei e l’uomo avevano chiamato il 118 dichiarando che Viviana si era ferita per una caduta accidentale.

Dopo la morte di Viviana, gli investigatori hanno sentito sia la madre di lei che il compagno, ma la loro versione è rimasta sempre la stessa, quella della caduta accidentale. A quel punto sono scattate le intercettazioni telefoniche: lo zio della vittima a quel punto, anche lui presente la sera dell’aggressione, ha iniziato a parlare e a descrivere quello che era successo nella tragica notte del 30 marzo. L’uomo ha parlato della terribile aggressione da parte di Locatelli, i cui violentissimi colpi avevano lasciato Viviana stesa sul pavimento esanime per un’ora, prima che venissero chiamati i soccorsi. Locatelli era stato anche interrogato nel corso delle indagini, ma si era avvalso della facoltà di non rispondere. Per lui, poi, è scattato l’arresto.