Roma, i caschi bianchi della Polizia locale immobilizzano e arrestano due rapinatori armati di mannaia e coltello che terrorizzavano il quartiere prenestino

ROMA – Era di ritorno dal Campidoglio, dove aveva eseguito i test sierologici voluti dalla Sindaca Virginia Raggi per la prevenzione del Covid 19, la pattuglia dei caschi bianchi della Sicurezza Pubblica Emergenziale, che trovandosi in via Prenestina, all’altezza di via dell’acqua Vergine si é trovata davanti una scena surreale: due Uomini armati di mannaia e coltello con la sola lama da 30 cm stavano aggredendo un terzo uomo in preda alla disperazione, in prossimità della fermata dell’ autolinee 056.

I caschi bianchi romani sono scesi armi in pugno, temendo di trovarsi di fronte un regolamento di conti

Immobilizzati gli aggressori (P.V. di 30 anni e V.K di 35), si é potuto constatare come il motivo dell’aggressione fosse da riferirsi ad una rapina del portafogli e cellulare ai danni del malcapitato di turno.

Non solo, durante l’intervento in attesa delle pattuglie di rinforzo chiamate in ausilio, gli agenti sono stati avvicinati da una coppia di coniugi di origine rumena, che ha visto l’insperata occasione di rientrare in possesso della catenina d’oro sottratta alla donna , poco prima.

I Rapinatori infatti, avevano appena colpito a bordo di un auto di linea, cercando di replicare il misfatto ai danni di un altro passeggero, appena sceso alla fermata. Per i due, si sono dischiuse le porte del carcere.

Fabrizi (Ugl Autonomie): “Plaudiamo al coraggio dimostrato dai colleghi dello SPE”

“A nome dell’intero sindacato – Dichiara Sergio Fabrizi Segretario Provinciale Ugl Autonomie – plaudiamo al coraggio dimostrato dai colleghi dello SPE che nel pomeriggio hanno sventato una rapina da parte di due delinquenti che armati di mannaia e coltello tenevano sotto di loro un uomo per sottrargli dei propri beni. Interventi come questo – prosegue Fabrizi – testimoniano, ove ve ne fosse bisogno, il livello di preparazione raggiunto dalla Polizia Locale capitolina sempre più presente sul territorio, come è sotto gli occhi di tutti in questo ultimo periodo di emergenza sanitaria per il Covid. Siamo orgogliosi dell’operato dei colleghi ed auspichiamo che questo impegno venga al più presto riconosciuto dal legislatore con la tanto attesa legge di riforma non più rinviabile per la giusta collocazione giuridica e contrattuale di una forza di Polizia tenuta ancora nel novero degli impiegati pubblici”




Cinzia Tedesco, la Regina del jazz italiano a “Ci vediamo a via Veneto”

Sabato 9 maggio 2020 ore 18 [Guarda direttamente su questa pagina]

Cinzia Tedesco, ambasciatrice di Pace del Centro Internazionale di Pace di Assisi, una delle voci più belle nel panorama jazzistico “Made in Italy” ospite nel Salotto romano dell’Harry’s Bar per “Ci vediamo a via Veneto” la trasmissione del sabato pomeriggio condotta da Chiara Rai.

Cinzia Tedesco ha recentemente visto pubblicare dalla Sony Music il suo ultimo lavoro “Mister Puccini in Jazz”. Una collezione di brani del grande maestro italiano rivisitati per l’occasione in chiave jazz e che ha visto la partecipazione della Puccini Festival Orchestra diretta dal maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, con Stefano Sabatini al pianoforte ed arrangiamenti, Luca Pirozzi al contrabasso, Pietro Iodice alla batteria e la scrittura ed orchestrazioni archi del maestro Pino Jodice. Un cd al quale hanno partecipato diversi ospiti del calibro di Javier Girotto al sax soprano, Antonello Salis alla fisarmonica, Flavio Boltro alla tromba e Stefano Di Battista al sax soprano.

Una puntata quella di sabato 9 maggio, l’ultima registrata prima del DPCM sul coronavirus alla scoperta di quella che si può definire senza ombra di dubbio “la regina del jazz italiano”.  

La trasmissione, registrata prima del D.P.C.M. 4/3/2020, può essere seguita su YouTube o su Facebook a partire dalle ore 18 di Sabato 9 maggio 2020

IL CANALE YOUTUBE DI “CI VEDIAMO A VIA VENETO”
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Cotral, assembramenti alle fermate e nei bus: c’è alto rischio contagi in barba alla pubblicità aziendale [Il reportage fotografico]

ROMA – Assembramenti di fronte la fermata del Cotral in via Anagnina. In barba al rispetto delle distanze da mantenere nella Fase 2.

E proprio la distanza non appare rispettata in alcuna maniera

Iniziamo dalle banchine dove non c’è nessuno a controllare che non si creino gruppi di persone. Ancora peggio la situazione all’interno dei bus dove in primis l’autista non appare sufficientemente distanziato dai passeggeri. Il vetro non basta, ci vorrebbe del plexiglass per garantire il giusto isolamento.

La pubblicità dell’azienda sui tg e la realtà

I marker indicati nelle pubblicità Cotral

I posti a sedere che, secondo le pubblicità in pompa magna dell’azienda anche sui vari tg, dovevano necessariamente avere i marker ad indicare che determinati posti non andavano occupati sono invece sprovvisti di qualsiasi indicazione sulla stragrande maggioranza dei mezzi.




Finlandia, lo Stato ricapitalizza la compagnia aerea di bandiera

La compagnia aerea di bandiera finlandese, Finnair, ha annunciato che la società prepara l’emissione di azioni in quanto le perdite causate dalla situazione COVID-19 hanno ridotto il patrimonio netto della società; lo Stato finlandese, in quanto proprietario della maggioranza del pacchetto azionario, sostiene l’iniziativa.

A causa dell’incertezza della situazione del mercato, la commissione ministeriale per la politica economica finlandese è favorevole a che il Parlamento chieda un mandato di spesa fino a 700 milioni di euro per partecipare agli accordi di ricapitalizzazione di Finnair, tra cui l’emissione di azioni pianificata e qualsiasi altro accordo. Secondo il piano della società, l’emissione totale della quota sarebbe stimata in 500 milioni di euro. Lo Stato della Finlandia è titolare attualmente del 55,8 per cento delle azioni e dei voti di Finnair.

Gli effetti della crisi COVID-19 sul trasporto aereo nel suo complesso, e quindi anche su Finnair, uno degli operatori più forti del settore, sono stati sconvolgenti. Lo Stato desidera assicurarsi in anticipo di essere pronto a sostenere adeguatamente la solvibilità della società in diverse situazioni. Oggi più che mai, in quanto proprietario responsabile a lungo termine, lo Stato deve impegnarsi per garantire che la Finlandia disponga anche di una solida compagnia aerea in futuro“, ha spiegato la ministra per gli affari europei Tytti Tuppurainen, ministra responsabile per le partecipazioni statali.

Finnair è una società di interesse strategico per lo Stato. I collegamenti aerei internazionali sono essenziali per la Finlandia e la compagnia svolge un ruolo importante nell’economia finlandese. Ad esempio, dal punto di vista turistico, i collegamenti aerei sono fondamentali. Negli ultimi anni, le industrie finlandesi dei servizi e del turismo sono cresciute in modo significativo mentre il turismo è fiorito nel paese. Buoni collegamenti sono anche fondamentali per l’attività di export e le rotte nazionali svolgono un ruolo chiave nel garantire l’accessibilità regionale. Il bilancio del primo trimestre 2020,appena reso noto, indica una perdita di circa 91 milioni di € rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre la compagnia sta attualmente gestendo una rete ridotta di collegamenti ed incrementando quella cargo. Peraltro,, la compagnia stima che il recupero del traffico aereo inizierà a tappe dall’inizio di luglio 2020. Tuttavia, il ritmo della ripresa non può essere valutato in questa fase, lasciando poco chiare le prospettive per la seconda metà del 2020 per cui Finnair si sta preparando per il futuro con diversi scenari per avere la capacità di adattare rapidamente la sua capacità alle mutevoli esigenze. Finnair stima che con l’attuale rete minima, il suo risultato operativo comparabile sarà una perdita giornaliera di circa 2 milioni di euro nel secondo trimestre, nonostante le rettifiche di costo. A causa della situazione attuale, le entrate di Finnair diminuiranno in modo significativo nel 2020 rispetto al 2019. La perdita operativa comparabile sarà significativa durante l’esercizio e quindi la società aggiornerà anche i suoi obiettivi finanziari per il periodo di strategia. A latere della presentazione della trimestrale, il CEO Topi Manner ha dichiarato che “Abbiamo iniziato il nostro anno con forza, con lo sviluppo di gennaio notevolmente migliore del previsto. Tuttavia, da febbraio in poi, la situazione coronavirus ha causato un drammatico cambiamento nelle entrate – un cambiamento non paragonabile con nulla nell’intera storia centenaria dell’aviazione commerciale. Durante il trimestre, le nostre entrate sono diminuite del 16% a 561 milioni di euro. Gli effetti sono stati visibili in tutte le nostre aree di traffico e il numero di passeggeri è diminuito del 15,6 per cento. Nonostante determinate riduzioni dei costi, il nostro risultato operativo comparabile è diminuito significativamente di anno in anno e la perdita operativa è stata di 91,1 milioni di euro. Abbiamo annunciato le misure adottate per ridurre i nostri costi. Abbiamo compiuto buoni progressi nel conseguimento di questi risparmi. Queste misure, che sono necessarie in questa situazione, includono licenziamenti temporanei per molti dipendenti Finnair. Altre misure includono un forte adeguamento della nostra rete, nonché tagli ai costi di vendita e marketing, accordi con i fornitori, costi IT e investimenti. Allo stesso tempo, gli stipendi della direzione saranno ridotti del 15% e il Consiglio rinuncerà alla propria remunerazione nella stessa proporzione. Grazie ai nostri rigorosi sforzi di adeguamento dei costi, abbiamo iniziato il secondo trimestre con un livello di oneri inferiore di circa il 70% rispetto al livello mensile precedente il periodo di coronavirus. Escludendo l’ammortamento, i costi sono diminuiti dell’80%. L’impatto delle misure di adeguamento si rifletterà più chiaramente sui costi durante il secondo trimestre, quando gestiremo una rete minima corrispondente a circa il 5% della nostra capacità. Il coronavirus è un duro colpo per l’aviazione globale e per Finnair. Nell’attuale trimestre, la maggior parte della nostra flotta è a terra. Alla fine del primo trimestre, i nostri fondi di liquidità erano di 833 milioni di euro, incluso un credito revolving da 175 milioni di euro. Nel caso in cui queste circostanze eccezionali continuino, abbiamo elaborato un piano di finanziamento aggiuntivo, che include un prestito di premio pensionistico di 600 milioni di euro da stipulare, se necessario, nonché accordi di vendita e locazione di aeromobili. Anche se la situazione del coronavirus continua, la posizione in contanti di Finnair sarà assicurata oltre la prima metà del 2021.A causa di circostanze eccezionali, per il 2019 non verrà pagato alcun dividendo”.

Intanto il coro dei dipendenti Finnair, Finnair Singers, ha diffuso, in modo beneaugurante, sui social media, un’esecuzione virtuale della canzone “We’ll meet again” (C’incontreremo ancora):

https://www.facebook.com/Finnair/videos/1107642832934195/




Milano, operazione “boxes”: arrestate 15 persone

MILANO – E’ di 15 arresti ed altre 3 persone indagate, di cui 10 italiani e 8 stranieri, 15 chilogrammi di cocaina e 330 mila euro in contanti sequestrati, il bilancio dell’operazione “Boxes” che la Compagnia Carabinieri di Legnano, a chiusura di una complessa attività investigativa iniziata nel settembre 2018, ha in corso dalle prime ore di questa mattina.

I provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P. di Busto Arsizio, Dottoressa Nicoletta Guerrero, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Dssa Martina Melita, si riferiscono ad un traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, per oltre 50 chilogrammi, che più gruppi criminali operanti nell’asse Novara – Turbigo (MI) – Legnano (MI), immettevano nel mercato dello spaccio del nord milanese e nelle province di di Varese, Mantova e Reggio Emilia.

A finire in manette R.M., 30enne, detto “Gigante”per la sua corporatura imponente, mentre è irreperibile sua madre F.L. 55enne, detta “Pilotina”, essendo sempre lei alla guida dell’auto con cui trasportavano lo stupefacente, entrambi cittadini albanesi, residenti a Bellinzago Novarese (NO), individuati dai Carabinieri come il primo canale di approvvigionamento della cocaina. J.A. italiano 38enne, dettoil “Mulo” per essersi fatto realizzare da un suo conoscente un poster che riprendeva la locandina del film “The Mule” di Clint Eastwood alla quale aveva fatto sostituirel’immagine dell’attore con una propria, suo padre E.A. 59enne, detto “Netturbino”, responsabile dello smaltimento dei residui di lavorazione della droga, e sua madre M.P. 58enne, detta “Vedetta”, poiché quando avvenivano le consegne di stupefacenti in favore di suo figlio, si posizionava sul ballatoio di casa sita al primo piano, ed osservava la zona per scorgere eventuali pericoli. Quest’ultima è destinataria di un provvedimento di obbligo di dimora. I tre sono tutti conviventi in una corte in Via Don Bossi a Turbigo, che costituiva il secondo punto di snodo della sostanza stupefacente. A finire in manette anche un gruppo criminale di 5 persone residenti a Legnano, punto di arrivo di grandi quantità di stupefacenti e distributori “all’ingrosso”, verso intermediari ovvero spacciatori nelle varie province sopra citate: C.O. 33enne Legnanese, detto “Kojak” per via della testa pelata sua moglie L.N. 29enne albanese, detta La Commessa”, perché addetta al negozio di abbigliamento che la famiglia del marito gestisce in pieno centro di Legnano e suo padre G.O. 57enne di Sassari, detto “d’Artagnan”per la forma guascona del pizzetto, tutti residenti a Legnano in Via Barbara Melzi, R.S. 68enne Legnanese, detto “il Padrino”, per esserlo stato al battesimo del figliodi Kojak e de La Commessa, residente in Via Cuzzi e M.S. 47enne Legnanese, il “Mongolese” residente in Via Monte Nevoso. A loro si aggiungono i clienti di questo gruppo criminale: O.P. 46enne di Gorla Maggiore (VA), detto “Professore” per l’atteggiamento saccente, già arrestato ad ottobre del 2018 e trovato in possesso di 1 kg di cocaina e 60’000 €uro in contanti; A.G. 28enne di nazionalità albanese, residente a Legnano; E.S. 39enne di nazionalità marocchina, residente a Poggio Rusco (MN). M.C. 34enne di nazionalità marocchina, residente a Serravalle Scrivia (AL) dove ha recentemente acquistato casa, già arrestato in flagranza nel gennaio del 2019, quando venne trovato in possesso di 100 grammi di cocaina e circa 6’500 €uro in contanti; S.C. 34enne di Busto Garolfo (MI); Y.E. 39enne di nazionalità marocchina, residente a Busto Arsizio, R.T. 31enne Legnanese, detto “Pizzetta”, poiché lavora come pizzaiolo nel ristorante di famiglia in centro a Legnano, salvo poi arrotondare, arrestato nel gennaio del 2019 poiché trovato in possesso di circa 400 grammi di stupefacente e della somma di 4’000 €uro.

Nelle varie fasi delle investigazioni sono state 10 le persone arrestate nella flagranza di reato di cui 9 destinatarie delle odierne misure cautelari.

L’indagine nasce dal prosieguo di una precedente attività investigativa conclusa nel 2017 sempre dai Carabinieri del NOR di Legnano, l’operazione “Tequila – La cicala”, che portò all’arresto di 10 persone per spaccio di ingenti quantità di stupefacenti tra Villa Cortese, all’interno del bar “Cicala”, e San Giorgio su Legnano. All’epoca fu smantellata l’organizzazione composta da due famiglie di soggetti albanesi, ad una delle quali è stato recentemente sequestrato per confisca un ristorante acquistato con i proventi dell’attività illecita. Dall’analisi delle frequentazioni tra il capofamiglia degli spacciatori albanesi emergevano assidui rapporti con il Padrino, odierno arrestato, il quale malgrado il tenore di vita medio-alto non svolgeva di fatto alcuna attività ed aveva innumerevoli contatti con soggetti censurati per spaccio di stupefacenti di Villa Cortese e Legnano. I primi servizi di pedinamento permettevano di notare comportamenti anomali dell’uomo che, proprietario ed utilizzatore di una Renault Clio di recente fabbricazione, giunto a Villa Cortese era solito parcheggiare l’auto e ripartire a bordo di una piccola citycar nera, una Peugeot 107, sempre a lui intestata. Una serie di servizi dedicati permetteva di individuare un box sito in Via Lussemburgo 15 proprio di Villa Cortese dove l’uomo custodiva l’autovettura. Le modalità con cui l’auto veniva utilizzata, il fatto che parcheggiasse la Renault molto distante per poi andare a piedi a prendere la Peugeot 107, insospettivano ancor di più gli investigatori che decidevano di chiedere al PM inquirente le prime intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Il complesso delle attività investigative svolte consentiva di individuare i componenti del gruppo criminale operante su Legnano e, non senza difficoltà, il modus operandi attuato nella distribuzione della sostanza stupefacente. In particolare, Kojak veniva individuato come l’organizzatore delle attività criminali coadiuvato dal padre, d’Artagnan, e dalla moglie, Commessa, entrambi pienamente consapevoli del reale “mestiere” del congiunto a cui, in più occasioni, hanno dato supporto. Utilizzavano come copertura delle proprie attività illegali, come già accennato, il negozio di abbigliamento-Outlet di capi firmati in pieno centro di Legnano, nelle adiacenze della Piazza San Magno. Li coadiuvavano con compiti operativi proprio il Padrino edil Mongolese.

Il gruppo criminale di Legnano aveva in uso almeno 3 autovetture tutte dello stesso tipo, in particolare 2 Peugeot 107 ed una Citroen C1, tutte nere, tutte munite di un vano nascosto ricavato all’interno dell’auto per trasportare la cocaina. Le stesse erano parcheggiate, in maniera randomica, in almeno 5 garage (boxes, da ciò il nome all’attività) distribuiti 2 a Villa Cortese e 3 a Legnano. Le citycar nere erano usate esclusivamente per la consegna della droga. Con le piccole auto venivano fatti i viaggi di consegna non solo nel circondario e nella provincia di Varese ma anche a Reggio Emilia e a Poggio Rusco (MN), dove i Carabinieri della Compagnia di Gonzaga, in due distinte circostanze, riuscivano a monitorare l’incontro e lo scambio con l’acquirente, anch’egli destinatario di un provvedimento di arresto.

Per il fornitore e per ogni cliente il gruppo di Kojak aveva un luogo di incontro per lo scambio della droga ed un luogo di incontro per il ritiro del denaro. Due luoghi distinti, due momenti distinti.

La droga che arrivava al gruppo Legnanese veniva consegnata a Villa Cortese in una via cittadina a ridosso di un parco pubblico, e lo scambio avveniva in orari stabiliti nell’incontro precedente. Il fornitore era il Mulo, da Turbigo. Il trasporto della droga avveniva con un’autovettura a lui in uso ma non intestata, munita di un vano nascosto realizzato sotto i sedili posteriori. Sempre con le stesse modalità ma in una via di Legnano, nei pressi di un’area di cantiere abbandonata, avveniva il pagamento. La consegna del denaro al Mulo veniva effettuata direttamente da Kojak.

Compreso il modus operandi, durante un servizio di osservazione i militari notavano l’arrivo del Padrino alla guida della Peugeot 107 nera sul luogo della consegna, un campo sportivo del comune di Villa Cortese. Appena parcheggiato lo raggiungeva un uomo alla guida di una Volkswagen Up, fermandosi dietro. Nell’occasione, si poteva notare chiaramente la cessione di un involucro voluminoso che venivanascosto nel cofano della piccola utilitaria tedesca bloccata poco dopo a Legnano; alla guida c’era il Professore. Nel baule posteriore della Volkswagen, utilizzando lo spazio della ruota di scorta come contenitore, era stato realizzato un portello di chiusura in acciaio che lo rendeva inaccessibile. Solo dopo una attenta perquisizione si trovava il meccanismo di apertura e all’interno un “panetto” di cocaina purissima di oltre un chilogrammo ed un sacchetto contenente 12 mazzette da 5000 €uro ognuna, per complessivi 60’000 €uro, sequestrati, ed il Professore tratto in arresto.

Nel corso di analoghi controlli e verifiche i carabinieri procedevano all’arresto in flagranza di ulteriori 4 persone in flagranza ed al sequestro di altri 8 kg di cocaina e oltre 45’000 €uro in contanti. In particolare proprio il Padrino a bordo di una delle citycar nere veniva arrestato all’ingresso di uno dei box con 3 kg di cocaina purissima, appena ritirata dal Mulo. Il gruppo, per ogni evenienza, si era armato e proprio nel box in uso al Padrino si rinveniva una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa, perfettamente funzionante.

Riscontrata l’attività delittuosa del gruppo Legnanese, l’indagine si muoveva verticalmente spostandosi sul fornitore di Turbigo, A.J., residente in una casa di corte abitata dai componenti della sua famiglia. Il Mulo si avvaleva proprio della rete di complicità familiare per garantire un costante presidio sulla corte, utilizzata per ricevere i clienti, mai al minuto, ed effettuare le consegne sempre di quantitativi superiori al chilogrammo. Durante i servizi di osservazione si registrava l’arrivo, all’interno della corte ove insisteva l’abitazione, con cadenza settimanale/quindicinale di una Peugeot 208 di colore bianco che, entrata, usciva dopo pochi minuti. A bordo una donna ed un uomo. L’auto, condotta da Pilotina, di nazionalità albanese e residente a Bellinzago Novarese, una volta entrata nella corte si arrestava. Dal mezzo scendeva solo un uomo, identificato poi in Gigante, figlio di Pilotina, e dopo aver prelevato un sacchetto lo consegnava al Mulo per poi risalire in macchina ed andare via. Si comprendeva quindi che, anche in questo caso, consegna della droga e ritiro del denaro avvenivano in due momenti distinti proprio per limitare i danni in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine. Due settimane dopo, al termine di un servizio di osservazione durato 3 giorni continuativi, si notava la Peugeot bianca ritornare all’abitazione. Questa volta il conducente era proprio Gigante (si accerterà poi che la madre Pilotina si trovava in Albania) con a bordo la moglie ed i figli di 7 e 5 anni. Questi scendeva e consegnava un sacchetto al Mulo per poi accingersi a risalire in auto. A quel punto scattava il blitz del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Legnano che bloccava tutti i presenti. Il sacchetto appena consegnato al Mulo conteneva 6 kg di cocaina purissima. All’interno dell’abitazione si rinvenivano 120’000€uro in contanti e un ulteriore chilogrammo di cocaina purissima. Anche in questo caso, per ogni evenienza, il Mulo si era procurato una pistola 7,65 clandestina con due caricatori completi di cartucce e perfettamente funzionante. Per le operazioni di taglio e riconfezionamento dei panetti si era attrezzato con una pressa, costruita dal nonno, posizionata sotto il grande poster che lo ritraeva nella posa de “il Mulo”.

La perquisizione veniva estesa a Bellinzago Novarese presso l’abitazione di Gigante ove i militari rinvenivano 105’000 €uro in contanti, sottoposti a sequestro.

Il bliz si concludeva pertanto con l’arresto in flagranza di reato di tutti e 5 i presenti, il sequestro dello stupefacente, del denaro, della pistola e della pressa. L’operazione consentiva altresì di individuare il vertice del canale di approvvigionamento dello stupefacente proveniente dall’Albania attraverso il gruppo criminale a base familiare residente a Bellinzago Novarese.

Nel corso delle operazioni della mattinata odierna, sono stati impiegati 115 militari, 50 automezzi, delle Compagnie di Legnano, Busto Arsizio (VA), Saronno (VA), Novara, Gonzaga (MN), Novi Ligure (AL), Como, del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia di Milano e due unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Casatenovo (LC). Sono state effettuate 19 perquisizioni domiciliari e locali e destinatari di misura cautelare venivano sorpresi con 50 gr. di cocaina, un’arma clandestina e 35.000 € in contanti e pertanto tratti in arresto nella flagranza di reato.

Degli arrestati 10 sono stati associati in carcere e 5 ristretti ai domiciliari. Una persona all’obbligo di dimora.




Terni, smantellata organizzazione criminale dedita a spaccio ed estorsioni

TERNI – La Polizia di Stato di Terni, in collaborazione con le Questure di Livorno e di Lodi, il Reparto Prevenzione Crimine “Umbria-Marche”, l’unità cinofila di Nettuno e la Polizia di Frontiera di Fiumicino, ha dato esecuzione, questa mattina, a 17 misure cautelari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Terni, su richiesta della Procura della Repubblica di Terni, per spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione nei confronti di soggetti appartenenti ad una rete criminale multietnica.

Le indagini

avviate lo scorso autunno dalla Squadra Mobile ternana, hanno permesso di smantellare una rete criminale multietnica che aveva fatto dello spaccio di droga l’unica fonte di guadagno, arrivando a movimentare un giro di affari di migliaia di euro al mese, non disdegnando però, alcuni di loro, l’estorsione, attuata con minacce, aggressioni, atti di vandalismo e danneggiamento, quando le vittime non riuscivano ad onorare i lori debiti, in particolare legati all’acquisto di cocaina.

La sostanza stupefacente, spacciata nel centro cittadino, nelle zone di Borgo Rivo e di Largo Frankl, presso il “ponte bianco”, da cui il nome dell’operazione, oltre che nei luoghi di aggregazione giovanile, era di ogni tipo: hashish, marijuana, eroina, cocaina e droghe sintetiche, ed era diretta ad ogni tipo di acquirente, di ogni fascia di età.

Gli spacciatori, tutti con precedenti penali, sia per reati di droga che per reati contro il patrimonio, come furti e rapine, e per estorsione, hanno un’età compresa fra i 22 e i 49 anni, e fra loro ci sono tre donne; sono di nazionalità italiana, tunisina, marocchina e gambiana e sono, per la maggior parte, domiciliati a Terni, tranne due che abitano a Cecina, in provincia di Livorno, e uno che si trova a Lodi. Tre di loro sono irregolari in Italia (due marocchini e un tunisino) mentre per l’unico gambiano si sta verificando la sua situazione sul Territorio Nazionale.

L’attività di indagine, supportata anche dal Servizio Polizia Scientifica, svolta attraverso servizi di osservazione e l’uso di strumenti tecnici, ha consentito di effettuare il sequestro di discreti quantitativi di droga. In particolare, alcuni mesi fa, è stato rinvenuto oltre mezzo chilo di stupefacente occultata all’interno di un vano contatori in uno stabile in zona Borgo Rivo.

Lo spaccio è proseguito anche in questo periodo di quarantena: lo scorso marzo, uno dei marocchini irregolari era stato denunciato in stato di libertà per detenzione di cocaina ed eroina, dopo essere stato fermato dalla Squadra Volante durante i controlli Covid-19 in centro e durante tutta l’attività di indagine, sono state arrestate e denunciate per spaccio di stupefacenti altre persone.

L’attività estorsiva nei confronti delle vittime, in prevalenza i consumatori di cocaina, si concretizzava, non solo nelle minacce, ma anche in vere e proprie aggressioni e atti di vandalismo; è emerso infatti che in un’occasione è stata danneggiata la porta dell’abitazione di un cliente “moroso” con un grosso petardo, mentre in altre, alcuni di questi sono stati obbligati a “cedere” la loro automobile od altri beni a prezzi bassissimi per onorare i debiti contratti con gli spacciatori.

Alcuni degli indagati, noti alle Forze dell’Ordine in quanto legati alle frange ultras della Ternana Calcio ed assidui frequentatori dello stadio, erano già stati colpiti da DASPO.




Castelli Romani, smantellata associazione truffaldina ramificata in tutta Italia: denunciate 3 persone

VELLETRI (RM) – Una finta associazione, ramificata in tutta Italia e con base ai Castelli Romani, è stata scoperta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma e dai Poliziotti della Questura capitolina, che hanno denunciato tre persone all’Autorità Giudiziaria di Velletri per i reati di utilizzo di segni distintivi contraffatti nonché di raccolta, detenzione e vendita di uniformi militari senza la licenza, in violazione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.

Il “Corpo” – che agiva sotto le mentite spoglie di un’associazione senza scopo di lucro con finalità di assistenza a malati, feriti e persone bisognose – vantava una struttura gerarchica di tipo “militare”, con tanto di “Comando Generale”, utilizzo di uniformi, fregi, distintivi e tessere di riconoscimento, nonché “reclutamento” di appassionati del mondo militare, i quali pagavano per l’iscrizione una quota annuale commisurata al grado da rivestire nell’associazione.

I vertici dell’organizzazione, indagati per l’uso di segni distintivi e uniformi simili ed in alcuni casi in uso alle Forze Armate dello Stato, per anni hanno abusato della credulità della cittadinanza e di alcune istituzioni ed Enti locali presso i quali erano riusciti ad accreditarsi, tanto da presenziare in forma ufficiale a manifestazione e cerimonie pubbliche.

L’uso delle uniformi, la gerarchia e l’organizzazione rigidamente militare dell’associazione, oltre alla millantata diretta discendenza dalla Legione garibaldina del 1860, consentivano agli appartenenti di fare proselitismo e ricevere numerose richieste di adesione al sodalizio, riuscendo anche a travalicare i confini nazionali con l’istituzione di sedi estere.

Da alcuni anni inoltre l’associazione  –  dotata anche di uno strutturato sito web – aveva ottenuto lo stato di ONLUS, utile a poter ricevere le donazioni del 5 X mille, fondi asseritamente utilizzati per attività di beneficienza e per questo i tre denunciati dovranno vedersela anche con l’Agenzia delle Entrate, avendo fruito indebitamente delle agevolazioni previste per il c.d. “terzo settore” e destinato i fondi provenienti dalla scelta del “cinque per mille” a finalità diverse da quelle solidaristiche e di assistenza sociale.

Gli indagati, che in base al loro statuto ricoprivano, rispettivamente, il ruolo di Comandante Generale, Vice Comandante Generale, e Generale di Corpo d’Armata dei Corpi Sanitari Internazionali Croce rossa Garibaldina, dovranno rispondere dei reati loro contestati, avendo utilizzato uniformi mai autorizzate e detenuto materiale di equipaggiamento in uso ai corpi militari e alle forze di polizia.

L’operazione, che ha preso le mosse dai controlli effettuati sul territorio dal personale della Compagnia della Guardia di Finanza di Velletri e della Divisione PAS della Questura di Roma, è culminata nell’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo da parte del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri, su richiesta della locale Procura della Repubblica, eseguito in tutta la penisola con l’impiego di numerosi militari della Guardia di Finanza e agenti della Polizia di Stato.

Nel corso dell’operazione sono stati rinvenuti e sequestrati in tutto il territorio nazionale, oltre a decine di uniformi e tesserini di riconoscimento del tutto simili a quelle in uso alle Forze di polizia, fregi, gradi, alamari, onorificenze e bandiere di missione somiglianti a quelle militari, insegne utilizzate per le autovetture dall’organizzazione e palette segnaletiche, capaci di trarre in inganno sulla reale natura dell’associazione.




Governo, scontro di maggioranza: Renzi rilancia su problema giustizia e “questione Bonafede”

Ancora alta la tensione tra gli alleati di governo, nonostante l’invito distensivo del premier Giuseppe Conte a Italia viva per un incontro a Palazzo Chigi, per provare a saldare la maggioranza e invitare però i renziani a uscire dalla dinamica delle “bandierine” nel confronto di maggioranza.

Iv infatti nell’accogliere l’invito rilancia la sfida ponendo il “problema giustizia” e la “questione di Bonafede” verso il quale già sulla prescrizione aveva minacciato la sfiducia, e rilanciando sulle misure del decreto di maggio. Irrita così gli alleati. “E’ chiaro che l’unico obiettivo dei renziani è logorare Conte, ma non si rendono conto che il Paese non capisce chi ora gioca allo sfascio”, dice una fonte Dem. Mentre l’attacco a Bonafede non piace affatto ai pentastellati.

“Oggi il passo avanti – dice un dirigente di Iv – è che si segna un punto politico: Conte ha capito che sulle dimissioni Teresa Bellanova fa sul serio. E ha realizzato di aver bisogno di Italia viva, perché i nostri 17 senatori sono determinanti per la maggioranza al Senato. Solo qualche giorno fa ci bollava come partito del 2%, ma se sarà 2% si vedrà quando voteremo mentre ora i 17 senatori Iv sono realtà e di ‘responsabili’ che ci rimpiazzino non se ne vedono all’orizzonte. Ora Conte dice di voler ascoltare: vedremo se alle parole seguiranno i fatti”. Renzi ha intanto convocato un’assemblea di deputati e senatori di Iv sabato mattina alle 9, via Zoom.

Intanto procede per strappi, tra minacce di dimissioni, mediazioni e frenate, il lavoro della maggioranza sul decreto di maggio. Si litiga su tutto, dalla regolarizzazione dei migranti al campionato di calcio, dal reddito di emergenza alle misure per le imprese. E così rischia di slittare ancora la maxi manovra da 55 miliardi per dare sostegno all’economia: si punta a un Consiglio dei ministri nel weekend ma nulla è ancora scontato, in quella che somiglia sempre più a una corsa contro il tempo.




Volley Club Frascati: i Vagnoni e una famiglia nella pallavolo. “Qui trovato un gruppo speciale”

Frascati (Rm) – Hanno scommesso sin da subito sulla voglia del presidente Massimiliano Musetti di riportare su ottimi livelli il settore maschile del Volley Club Frascati. La famiglia Vagnoni, ormai da tre anni, ha “affidato” al sodalizio tuscolano il classe 2003 Federico e il classe 2005 Raffaele. “Tutto è nato in maniera piuttosto casuale – spiega la mamma Sabrina Piras – I nostri ragazzi facevano tennis, ma tre anni fa volevano passare ad uno sport di squadra. Così Federico ha partecipato ad un open day di pallavolo, mentre Raffaele a quello del basket (con la società che si fa attività sempre nel medesimo centro sportivo di Vermicino, ndr). Il primo è stato subito coinvolto nella nuova disciplina e tre mesi dopo anche il più piccolo l’ha seguito”. I fratelli Vagnoni hanno contribuito a formare il primo gruppo maschile del Volley Club Frascati sotto la presidenza Musetti: da quel momento è nata una forte intesa sia tra compagni di squadra, sia tra genitori. Una stretta unione che si è confermata anche in estate quando c’è stato il passaggio della conduzione tecnica del gruppo da coach Luca Liberatoscioli a un altro allenatore di spessore come Gianluca Micozzi. “C’è stato qualche momento di “smarrimento” in estate – spiega ancora mamma Sabrina – La separazione da coach Liberatoscioli poteva rappresentare un’incognita e i ragazzi stavano facendo delle riflessioni, ma cose di questo tipo avvengono spesso sia nel mondo dello sport che in quello della scuola. Tutti noi genitori abbiamo provato con forza a tenere compatto un gruppo speciale di ragazzi che si vogliono bene e di famiglie che stanno assieme con gioia: il traguardo è stato centrato”. La famiglia Vannoni si è talmente integrata nel Volley Club Frascati che è impegnata nell’attività sportiva a 360 gradi: “Mio marito Andrea è diventato ufficialmente dirigente da un anno, ma anche la sottoscritta segue tutte le partite in casa e in trasferta facendo i video delle gare per poterle fare rivedere ai ragazzi”. Il volley per loro è stata una vera scoperta: “Andrea giocava a basket a livello agonistico, mentre io pur non praticandola ho sempre seguito la pallavolo e la Nazionale italiana in televisione”. Per questi motivi è stata doppiamente faticosa la quarantena forzata per l’emergenza Coronavirus: “I ragazzi hanno sfruttato il giardino di casa e qualcosa sono riusciti a fare, ma la palestra e soprattutto la squadra mancano tantissimo: se, come ha dichiarato il presidente Musetti, al Volley Club Frascati sarà data la possibilità di riaprire la palestra in sicurezza, Federici e Raffaele saranno ben felici di ritornare sin da subito”.