Città Metropolitana di Roma Capitale, ennesima sostituzione nella squadra dei pentastellati: Dopo Lorenzon e Anselmo si scalda Sturni

Angelo Sturni subentra come Consigliere del M5s nella Città Metropolitana di Roma Capitale al posto dell’ex sindaca di Anguillara Sabazia Sabrina Anselmo.

La Anselmo, lo scorso 29 maggio 2019 era a sua volta subentrata in Consiglio metropolitano al posto dell’ex sindaco di Genzano di Roma Daniele Lorenzon dopo che quest’ultimo il 10 aprile del 2019 si era visto sciogliere il Consiglio comunale dal Prefetto di Roma. Stessa sorte seguita dalla Anselmo dopo che lo scorso 18 febbraio il Prefetto di Roma ha disposto la sospensione del Consiglio Comunale di Anguillara Sabazia nominando il Commissario.

La surroga di Angelo Sturni ora dovrà essere convalidata dal Consiglio Metropolitano.




Assolto per insufficienza di prove… ma non con formula piena

L’assoluzione di un soggetto sottoposto a giudizio può, così, a spanne, avvenire ’per non aver commesso il fatto’, quindi, come si dice, ‘con formula piena’, o con formula dubitativa, appunto, ‘per insufficienza di prove’.

Può anche essere intervenuta la prescrizione del reato: ma qui non siamo di fronte ai rapporti di Andreotti con – a quanto si disse all’epoca – la mafia di Totò Riina (famoso il ‘bacio’, mai dimostrato in tribunale). Il divo Giulio, infatti, fu rimandato a casa perché il reato – non l’unico, ma quello più grave – relativo al di lui processo era stato prescritto.

Della prescrizione si sono giovati, nel tempo, altri uomini politici. Fra i tanti, anche il Berlusca

Ma non è questo il caso del nostro Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il quale, evidentemente, non ha dovuto affrontare i rigori di una Corte d’Assise, ma il giudizio del Parlamento della Repubblica. I fatti riscontrati obiettivamente dicono che, approfittando dell’emergenza creata dalla pandemia del virus (vi prego, risparmiatemi il ‘corona’, ne abbiamo già abbastanza, come anche delle ‘droplets’ e del ’lockdown’), 376 persone condannate per mafia in via definitiva, o in attesa di giudizio, sono uscite dalla ‘buia’, e sono state mandate a casa. Fra queste, Francesco Bonura, definito mafioso ‘valoroso’ da Tommaso Buscetta, condannato a 23 anni, uno dei primi condannati al maxi-processo a Cosa Nostra. Era al 41 bis. Come al 41 bis erano mafiosi e narcotrafficanti, fra cui Leoluca Bagarella, i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera, tutti al 41 bis, di età superiore ai 70 anni, oltre a Vincenzino Jannazzo, ritenuto un boss della ‘ndrangheta.

Insomma, un esodo biblico, anche dove le modalità relative alla condanna hanno riguardato reati di mafia, il che, secondo la nostra legislazione, escluderebbe i soggetti condannati dai benefici di legge – come, appunto, gli arresti domiciliari: cioè l’assoluzione de facto. Ci ha provato anche Cesare Battisti, ma gli è andata male. E vorrei vedere, con i suoi trascorsi di Primula Rossa! L’antefatto è importante.

Nel 2018 Bonafede pare avesse offerto a Nino Di Matteo, magistrato poco gradito alla mafia e dintorni, il posto di capo del DAP, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria

Successivamente, il ministro della Giustizia aveva cambiato idea, impegnando per quella stessa carica il Procuratore capo di Potenza, Francesco Basentini. La persona che pare abbia presentato a Bonafede il dottor Basentini sarebbe Leonardo Pucci, vice capo di gabinetto del ministro nel 2018 e riconfermato nel 2019. Leonardo Pucci sarebbe, secondo alcuni, amico di Luigi Spina, già magistrato a Potenza e indagato per rivelazione di segreto nella vicenda Csm-Palamara. Fatto sta che per due anni Di Matteo, deluso dal cambio di programma di Bonafede, s’è tenuto tutto in corpo, tranne poi a sbottare in diretta tv nel programma di Giletti ‘Non è l’Arena’.

Un altro fatto determinante è che alla vigilia di Natale 2019 presso la Procura Nazionale Antimafia tutti i procuratori antimafia riuniti davanti al capo del DAP si sono lamentati per la gestione del 41 bis, per il quale il DAP, cosa mai avvenuta prima, aveva dettato alcune linee guida. È risaputo insomma che alla mafia non piace il 41 bis, né Di Matteo. Già avevano tremato quando si vociferava che sarebbe stato lui il nuovo ministro della Giustizia. Né avrebbero certo gradito che divenisse il capo del Dipartimento da cui dipende, fra l’altro, la gestione proprio del 41 bis, una condizione che i mafiosi hanno più volte dimostrato di non gradire.

Da qui ad accusare Alfonso Bonafede di avere avuto una parte nella scarcerazione di 376 tra ‘ndranghetisti, mafiosi e simili, approfittando delle condizioni che consigliavano una distanza sociale anche fra i carcerati, il passo è breve. Direi anzi che Bonafede si è dimostrato inadeguato al suo ruolo, se non altro per la grande ingenuità che ha dimostrato in questo frangente. Essendo lui ministro, come si dice, ‘non poteva non sapere’, e se non avesse davvero saputo, sarebbe appunto stato inadeguato al compito che gli era stato affidato.

Il suo è un ministero di veleni, e non è certo chi, come lui, dimostra anche poca dimestichezza dialettica nelle interviste che può reggerne il timone. Ma, si sa, questo governo ha distribuite cariche e ministeri secondo una logica schiettamente politica (vedasi anche il Ministero della salute, in cui il vero protagonista, quello che conosce le risposte, è il dottor Sileri, viceministro), denunciando scarsa adeguatezza ad alcuni incarichi affidati con la logica della spartizione numerica – leggasi: voti. In uno Stato diverso da quello in cui viviamo, il Ministro della Giustizia si sarebbe già dimesso, senza le forche caudine delle mozioni di sfiducia – una poi, addirittura dalla Bonino! Ma siamo in Italia: questo governo si regge con gli stecchini, e Renzi, in penombra, ha capito la forza di un piccolo partito che può, in alcuni casi – come in questo- essere l’ago della bilancia, facendo sua la lezione di Craxi.

Italia Viva non ha appoggiato le mozioni di sfiducia, che sono andate vane

Qualcuno ha scritto, oggi, che in cambio di questo ha chiesto – e forse ottenuto – un ministero, o forse la sua promessa, o forse altre cose. Comunque è lecito supporre che il suo appoggio se lo sia fatto pagare. Se le due mozioni di sfiducia fossero andate a segno (e ce n’erano tutte le potenzialità), il governo sarebbe caduto, e il futuro di questa compagine che ha una maggioranza solo parlamentare sarebbe stato molto oscuro, visto che oramai gli Italiani si sono seccati persino del presidente Conte, ai minimi nei sondaggi. Ma, dicevo, siamo in Italia. Bonafede non s’è dimesso, tutto continua come prima. Ma non è detto che tutto sia stato chiarito. Le due mozioni sono cadute, e quindi il buon Alfonso è stato ‘assolto’: ma non con formula piena. Appunto, per insufficienza di prove.




Lenola, il Comune stipula accordo con laboratorio analisi per test Covid-19 ma il costo delle analisi è a carico dei cittadini

LENOLA (LT) – Il Comune di Lenola, in provincia di Latina, ha firmato una convenzione con un laboratorio di analisi per effettuare il test sierologico per la diagnosi di Covid-19 al costo di 18,90 euro che sarà a carico di quei cittadini che intenderanno sottoporsi alle analisi e in caso di riscontro diagnostico di positività, il secondo test di analisi quantitativa degli anticorpi verrà effettuato gratuitamente dal laboratorio di analisi.

Dall’amministrazione comunale fanno quindi sapere che è possibile prenotarsi fin da ora per effettuare il test domenica 31 maggio presso il Centro Studi ‘Renato Ingrao’ – via Libero De Libero, 12.

E’ stato quindi attivato un servizio di prenotazione telefonica presso il Centro Operativo Comunale della Protezione Civile, al numero 0771.595860 (dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 18) dove è possibile prenotarsi per concordare l’orario del proprio test personale fino a venerdì 29 maggio, alle ore 18.

“Sarà essenziale, – fanno sapere dal Comune – per evitare problematiche di accesso o assembramenti, che ciascun cittadino rispetti con puntualità l’orario assegnato. Nel caso il numero di richieste dovesse richiedere tempo aggiuntivo oltre a quello della giornata del 31 maggio, è stata valutata l’opportunità di concordare ulteriori date per concludere con successo l’effettuazione di tutti i test prenotati”.

“L’accordo stipulato con la ‘Galeno MED’ – sottolinea il Sindaco di Lenola, Fernando Magnafico – consentirà a tutti i cittadini che ne faranno richiesta, a un costo abbordabile, di poter sapere se hanno contratto il virus senza registrare particolari sintomi: una risposta utile per capire il livello di rischio personale in caso di contagio. Inoltre, confidiamo che questo screening possa fornirci, nel rispetto della normativa sulla privacy, elementi di scenario importanti per poter avere un quadro esauriente e realistico della presenza del virus nella popolazione indagata. Per questo, da parte nostra, auspichiamo che il test venga prenotato dal più ampio numero di cittadini possibile”.

Una bella ed utile iniziativa che sarebbe stata ancor più bella se a pagare i test fosse stato il Comune e non i cittadini.




Covid-19, la Regione Lazio boccia l’uso della terapia del plasma iperimmune nelle aziende del SSR

La proposta di adozione di un protocollo regionale straordinario semplificato di utilizzo della terapia del plasma iperimmune nelle aziende del SSR e l’istituzione di una Banca Regionale del Plasma per il Lazio proposta dal Consigliere Davide Barillari è stata bocciata oggi in Consiglio Regionale.

“Una proposta maturata a seguito degli incoraggianti risultati in Italia negli Ospedali di Bergamo, Brescia, Pavia e Mantova e nel mondo. – Dichiara il Consigliere regionale Davide Barillari – L’utilizzo di plasma iperimmune, – prosegue Barillari – contenente anticorpi contro il SARS-COV-2 proveniente dai guariti al COVID-19, è consolidato dalla recente ricerca scientifica ed ha ridotto in Italia la mortalità in terapia intensiva al 6 per cento, quando prima era tra il 13 e il 20 per cento. Nonostante l’efficacia dimostrata da questa terapia, la proposta contenuta nell’ordine del giorno del 20 Maggio è stata rifiutata, contraria tutta la maggioranza del PD e astenuto il M5S, astensione che ha consentito la bocciatura dell’odg. Quando la politica boccia una soluzione che salva le vite, non solo è irresponsabile, diventa criminale. Ancora una volta gli interessi economici sovrastano il bene comune. La Sanità del Lazio è commissariata da tanti anni. La nostra proposta rappresenta un passo verso un cambio di paradigma da questa sanità intesa come somministrazione di servizi alla Sanità che vorremmo, come cura della malattia e del malato, per cui la salute è intesa come stato di benessere completo. Una Sanità che il Consiglio Regionale del Lazio evidentemente non vuole. Mentre la gente muore e mentre le altre Regioni, Lombardia e Veneto in primis, si affidano a questa terapia ed istituiscono le prime Banche del plasma, il Lazio rimane ostaggio della cattiva politica dei rappresentanti eletti democraticamente dai cittadini che rappresentano solo i propri interessi e rinnegano la loro Responsabilità”.




Modern Warfare 2 campaign remastered, il ritorno del mito

Modern Warfare 2 rappresenta per tutti i giocatori di Call of Duty uno dei capitoli più importanti del brand. Personaggi come Ghost, Soap, il capitano Price e Roach sono delle vere e proprie icone che hanno contribuito a rendere la serie di MW una fra le più apprezzate di sempre. Le ambientazioni e la trama poi, semplice ma a dir poco geniale, miscelata alla colonna sonora del mitico Hans Zimmer hanno incoronato Modern Warfare 2 come uno dei migliori giochi di guerra di sempre. Il titolo, nel lontano 2009 fu criticato per via della campagna violenta, coraggiosa e molto controversa, che ha causato una serie di polemiche per il suo contesto narrativo e per alcune rappresentazioni considerate politicamente scorrette. Nella missione “Niente russo” infatti, un gruppo di terroristi russi compie un massacro in un aeroporto uccidendo civili di ogni età, poliziotti e forze speciali. Inoltre in questa particolare missione un agente infiltrato della Cia viene ucciso e il suo corpo viene lasciato sul posto. Tale mossa darà il via a una serie di eventi che porteranno il mondo molto vicino alla terza guerra mondiale, ma dietro questo episodio, in realtà, c’è molto di più. A distanza di 11 anni dall’uscita del gioco su Ps3, Xbox 360 e PC, Beenox propone Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered, una rimasterizzazione della sola campagna, mantenendo i contenuti intatti e migliorando solo e unicamente l’impatto visivo. Peccato per la totale assenza della componente multigiocatore e delle missioni coop, ma capiamo pienamente la scelta di Activision, il quale sta puntando tutto sul suo nuovo Modern Warfare (qui la nostra recensione) e sulla modalità battle royale chiamata “Warzone” (qui la nostra recensione). Fortunatamente quest’edizione rimasterizzata ha un costo ridotto: 25 euro, e acquistandola, sarà possibile ricevere un bundle per il nuovo Mw a tema Ghost (il personaggio icona di Mw2) che se paragonato agli altri pacchetti operatori avrebbe un prezzo di 20 euro. Quindi, tutto sommato il gioco vale la candela. Specialmente se si è fan della saga o se non si ha mai avuto l’occasione di giocare questo titolo.

Ma veniamo all’analisi di quest’edizione 2020 del classico di 11 anni fa. La campagna di Modern Warfare 2 remastered è rimasta esattamente la stessa. Frenetica, cinematografica, violenta e soprattutto incredibilmente avvincente. La storia con protagonista Soap, Roach, Price, Ghost e tutti gli altri membri della Task Force 141 offre tutta una serie di colpi di scena e momenti che rimangono sorprendenti ancora oggi, sottolineando la cura narrativa e la passione nel team di sviluppo di dare vita a una vicenda tutt’altro che banale e piuttosto matura. Non mancano inoltre momenti d’azione pura, dove il ritmo e la velocità d’esecuzione riescono da subito a incentivare il giocatore e non annoiarsi, grazie anche a un susseguirsi di situazioni davvero esaltanti che coprono tutte le 10 ore circa necessarie per concluderla al massimo della difficoltà. Modern Warfare 2 funziona ancora dopo 11 anni: riuscire a non emozionarsi davanti alla corsa forsennata sulle motoslitte nella neve o durante l’inseguimento nelle favelas di Rio, ma anche durante la riconquista della Casa Bianca è davvero impossibile. In alcuni frangenti poi le emozioni sono davvero forti e la voglia di arrivare fino in fondo si fa sempre più forte. Insomma, questa edizione 2020 del gioco porta con se una grandissima carica e negarlo sarebbe da sciocchi. Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered ha subito lo stesso trattamento riservato in precedenza a Call of Duty Modern Warfare remastered sviluppato da Raven Software. Stavolta al timone di questa rivisitazione, come già accennato, c’è Beenox, un team che ha saputo migliorare una serie di caratteristiche che esaltano non di poco l’estetica del prodotto. Sono facilmente notabili infatti un’illuminazione migliore e più realistica, poligoni e texture aggiornati, oltre ad animazioni più complesse. Non solo l’aspetto grafico ha subito un upgrade, ma anche tutto il comparto relativo al sound design. Le armi hanno suoni più realistici, così come tutta la componente sonora legata all’ambiente intorno al giocatore. Nel complesso il lavoro è assolutamente apprezzabile e siamo certi che anche i fan di vecchia data rimarranno colpiti dal risultato finale. Ovviamente i miracoli non si possono fare, la struttura è rimasta la stessa e il gioco è ben lontano da Call of Duty Modern Warfare del 2019, ma di sicuro Mw2 remastered non sfigura dinanzi ad alcuni titoli attuali, riuscendo a essere godibile in ogni sua parte. Il gioco, ricordiamo, è disponibile su PlayStation 4 dal 1 aprile e su Xbox One e Pc dal 1 maggio. La nostra prova è stata fatta sulla console di casa Microsoft (motivo per cui la nostra recensione è uscita solo adesso) e il risultato vi assicuriamo è veramente grandioso. Tirando le somme, Call of Duty Modern Warfare 2 remastered, a nostro avviso, è un titolo che vale assolutamente la pena di essere acquistato. Sia che si sia già giocato nella versione 2009, sia che non si sia giocato mai, questo videogame è uno degli sparatutto in prima persona più importanti di sempre, quindi ignorarlo sarebbe un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Galaxy A41, il nuovo smartphone Samsung

Samsung annuncia l’ampliamento della famiglia Galaxy A con l’approdo sul mercato italiano di Galaxy A41, disponibile in vendita su Samsung.com e presso i negozi, online e offline, delle principali insegne di elettronica di consumo e degli operatori telefonici. Galaxy A41 sfrutta al massimo il suo form factor compatto con un display Infinity-U Super AMOLED da 6,1 pollici, offrendo un’esperienza di visione coinvolgente che si adatta comodamente al palmo della mano. Dotato di una batteria a lunga durata da 3.500 mAh, il nuovo smartphone è progettato per garantire la massima autonomia. Quando è necessario caricare il dispositivo, la Ricarica Rapida a 15 W consente di mantenere il dispositivo collegato per meno tempo. Galaxy A41 offre un potente comparto fotografico. Sul retro, infatti, è disponibile un versatile tripla fotocamera: l’obiettivo principale da 48 MP offre la possibilità di catturare immagini dettagliate di giorno e luminose con scarse condizioni di luce, la fotocamera Ultra-grandangolare da 8 MP permette di scattare foto panoramiche di grande impatto e la fotocamera di profondità da 5 MP, grazie agli effetti di Fuoco Live, mette in risalto il soggetto principale della foto. Nella parte anteriore è presente una fotocamera da 25 MP, che consente di realizzare selfie perfetti, nitidi e luminosi e videochiamate di alta qualità. Galaxy A41 colpisce anche nel design: con soli 7,9 mm di spessore e una superficie posteriore ergonomicamente curva, sta comodamente nel palmo della mano per una presa confortevole, mentre la finitura lucida e la nuova vivace gamma di colori con un motivo ripetuto sul retro rendono il dispositivo davvero unico. Lo smartphone è disponibile nelle colorazioni Prism Crush Black, Prism Crush White e Prism Crush Blue al prezzo di 299,90 euro.

F.P.L.




World of Warcraft, da videogame a gioco da tavolo

Mostrato in anteprima alla BlizzCon 2019, Small World of Warcraft è il gioco da tavolo ambientato nel fantastico mondo di Azeroth, dove le razze di Orda e Alleanza, tra cui Orchi, Nani, Troll e Worgen, si affrontano in un conflitto che logora il mondo. In Small World of Warcraft, i giocatori scelgono combinazioni di poteri speciali e razze dell’universo di Warcraft, come Maghi del Portale Pandaren o Erbalisti Goblin, contendendosi il controllo di Azeroth. Per raggiungere il dominio, i giocatori occuperanno terreni leggendari e cercheranno di prendere il controllo di potenti manufatti. Tuttavia, prima o poi ogni impero deve cadere: i giocatori dovranno essere pronti a fare entrare in Declino una razza ormai sul viale del tramonto e a guidarne una nuova alla conquista di Azeroth. Days of Wonder ha lavorato a stretto contatto con Blizzard per creare un gioco che riunisce perfettamente entrambi gli universi. Small World of Warcraft presenta una varietà di illustrazioni nuove ed esclusive che catturano l’atmosfera del colorato e vibrante universo di Warcraft, con razze e poteri speciali progettati per essere familiari ai milioni di giocatori di WoW® in tutto il mondo che hanno esplorato i confini più remoti di Azeroth. Small World of Warcraft è un gioco standalone progettato per 2-5 giocatori, con partite della durata media di 40-80 minuti. Include 6 tabelloni a due facce, 16 vessilli Razza Warcraft, 182 segnalini Razza e 15 segnalini Murloc, 20 tessere Potere Speciale, 5 schede riassuntive dei giocatori, 12 segnalini Manufatti e Luogo Leggendario, 10 Montagne, 9 Mura di Fuochi Fatui, 4 segnalini Armonia, 12 Bombe, 1 Campione, 10 Guarnigione, 2 Obiettivi Militari, 5 Bestie, 6 Torri di Guardia, 110 Monete Vittoria, 1 Dado dei Rinforzi, 1 percorso Round di Gioco, 1 segnalino Round di Gioco, 1 regolamento e 1 Regolamento Variante a Squadre. La pubblicazione è prevista per l’estate 2020 in Nord America ed Europa, a un prezzo suggerito di 59,99 $/59,99 €, e sarà disponibile nelle seguenti lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, polacco, portoghese brasiliano, ceco, slovacco, cinese semplificato e cinese tradizionale.

F.P.L.




Italia Viva salva capra e cavoli: il ministro Bonafede resta in poltrona

Dopo tre giorni di minacce Italia Viva non vota la mozione di sfiducia al ministro Alfonso Bonafede.

L’Aula del Senato ha bocciato entrambe le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Per quanto riguarda il documento presentato dal centrodestra i voti a favore sono stati 131, 160 i contrari, un astenuto. Mentre per quanto riguarda la mozione presentata da +Europa i contrati sono stati 158 no, i sì 124 sì, 19 astenuti

Emma Bonino di +Europa attacca: ‘E’ il ministro del sospetto, non giova all’Italia’. E da Twitter Matteo Orfini: ‘No alla sfiducia ma la gestione è pessima’. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi sottolinea: ‘E’ l’intervento tra i più difficili della mia vita’.

Il segretario della lega Matteo Salvini: ‘Voteremo anche la mozione Bonino’. Bonafede nel suo intervento: ‘Sulla vicenda Di Matteo sgomberati gli pseudo dubbi’. Matteo Renzi: ‘Votiamo no, rifiutare cultura del sospetto’.

Nutrita la presenza del governo nell’Aula del Senato. Accanto al Guardasigilli ai banchi del governo ci sono Roberto Speranza, Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Federico D’Incà, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro e Teresa Bellanova. Anche in Aula ci sono numerosi senatori.

La vicenda che riguarda Nino Di Matteo “è stata ormai a dir poco sviscerata in ogni sua parte”. E “sono stati ampiamente sgomberati tutti gli pseudo-dubbi”. Lo ha detto al Senato il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ribadendo che la scelta del capo del Dap fu discrezionale. Sulla scelta del capo del Dap che portò il ministro della Giustizia a scegliere Francesco Basentini invece di Nino Di Matteo non ci fu “nessun condizionamento. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione”. “E’ totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”, ha sottolineato Bonafede. I giudici che hanno scarcerato i detenuti in questi ultimi mesi lo hanno fatto in base a leggi “in vigore da 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”.

“La Lega voterà anche la mozione di sfiducia di Più Europa. Serve un ministro della giustizia che sia in grado di gestire le carceri, che assicuri che i boss non escano di galera, che ci sia certezza della pena”: così il segretario della Lega Matteo Salvini.

“Una mozione di sfiducia va letta nel merito, credo che sia giusto respingerla proprio perché non ci sono gli elementi di merito. Accanto a questo ovviamente c’è una discussione sul lavoro importante che il ministro Bonafede dovrà fare nei prossimi mesi, sulla riforma di differenti ambiti del mondo della giustizia e credo che la coalizione, pur nelle differenze che ci sono su questi temi, possa lavorare insieme in maniera coesa”: lo ha detto a ‘Start’, su Sky TG24, il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola parlando della mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in discussione oggi al Senato.

“Non c’è alternativa a respingere la sfiducia a Bonafede. Ma non è obbligatorio farlo fingendo di condividerne le idee. Le politiche per la giustizia di questo governo sono pessime e devono cambiare radicalmente. E spetta al Pd chiederlo. Anzi esigerlo”: lo scrive su twitter Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico.

“Ascolteremo il ministro della giustizia. Il ministro sa bene, che ci sono temi sensibili sul giustizialismo, noi continuiamo a pensarla in modo diverso come sulla prescrizione. Allora aspettiamo che il ministro dia segnali importanti in questa direzione. Sulla base di questo si esprimerà il nostro voto in Senato”. Cosi la ministra delle Politiche agricole,Teresa Bellanova, ospite della trasmissione ‘Circo Massimo’ su Radio Capital in merito alle mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

“Sulla mozione della Bonino, ci sono degli elementi che non condivido, né utilizzerò i voti di FdI per far alzare la posta a Renzi. Noi votiamo alla seconda chiama, vediamo prima se l’ha votata Renzi”. Così Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ad Agorà Rai Tre, sulla mozione Bonino di sfiducia a Bonafede.

“Caro Matteo Renzi oggi hai la possibilità di essere coerente. Vota la mozione Azione-Più Europa di sfiducia a Bonafede. Non si può andare avanti a giravolte e penultimatum mentre l’Italia affonda. L’ora delle chiacchiere è finita. Coraggio”. Lo scrive su twitter Carlo Calenda, leader di Azione.




Coronavirus, fase 2: raddoppiano i contagiati in 24 ore. Se trend continua a salire rischio ritorno a fase 1

Tornano a salire i contagi con l’incremento dei casi totali che è quasi raddoppiato, passando dai 451 di lunedì – il numero più basso dall’inizio del lockdown – agli 813 di martedì.

Un dato su cui pesa sicuramente il maggior numero di tamponi effettuati rispetto al giorno precedente e che rappresenta comunque un monito, tanto che il ministro per le autonomie Francesco Boccia è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate.

Il bollettino quotidiano della Protezione Civile dice che 16 giorni dopo l’avvio della Fase due i casi totali sono saliti a 226.699.

Ma quel che conta è l’incremento, doppio rispetto a ieri

Un dato su cui pesano i numeri della Lombardia: su 813 casi, 462 sono nella Regione più colpita, che rispetto a ieri fa segnare anche una risalita delle vittime – 54 nelle ultime 24 ore, mentre lunedì l’incremento era stato di 24 – e degli attualmente positivi: sono 27.291, 218 più di ieri mentre lunedì c’era stato un calo rispetto al giorno precedente di 357 malati.

Tutte le regioni restano dunque al momento a rischio ‘basso’, mentre è ‘moderato’ in Lombardia, Molise e Umbria. I dati dei prossimi giorni, che terranno conto anche delle nuove riaperture, diranno se il trend rimarrà quello attuale o se è destinato a risalire. In questo caso, ha ripetuto ancora il governo, si dovranno necessariamente richiudere aree del paese.

E mentre il premier Conte mostra cauto ottimismo dicendo che il sacrificio degli italiani ha dato i suoi frutti, si conclude la prima fase di sperimentazione del Vaccino Oxford: stanno bene i 510 volontari.

Il quadro regione per regione

Nel dettaglio – secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile -, gli attualmente positivi sono 27.291 in Lombardia (+218), 9.635 in Piemonte (-239), 5.330 in Emilia-Romagna (-195), 3.754 in Veneto (-250), 2.323 in Toscana (-250), 2.264 in Liguria (-75), 3.786 nel Lazio (-40), 2.178 nelle Marche (-137), 1.518 in Campania (-155), 204 nella Provincia autonoma di Trento (-44), 1.941 in Puglia (-54), 1.524 in Sicilia (-15), 600 in Friuli Venezia Giulia (-21), 1.389 in Abruzzo (-24), 308 nella Provincia autonoma di Bolzano (-1), 66 in Umbria (-11), 341 in Sardegna (-39), 49 in Valle d’Aosta (-11), 382 in Calabria (-19), 84 in Basilicata (-9), 212 in Molise (-5). Quanto alle vittime, sono in Lombardia 15.597 (+54), Piemonte 3.679 (+47), Emilia-Romagna 3.997 (+11), Veneto 1.820 (+17), Toscana 992 (+3), Liguria 1.376 (+9), Lazio 640 (+12), Marche 986 (+2), Campania 399 (+0), Provincia autonoma di Trento 455 (+2), Puglia 473 (+2), Sicilia 268 (+1), Friuli Venezia Giulia 320 (+0), Abruzzo 389 (+1), Provincia autonoma di Bolzano 291 (+0), Umbria 74 (+1), Sardegna 126 (+0), Valle d’Aosta 143 (+0), Calabria 95 (+0), Basilicata 27 (+0), Molise 22 (+0). I tamponi effettuati sono 3.104.524, con un incremento di 63.158 rispetto a ieri. Le persone sottoposte a tampone sono 1.999.599.

“Col coronavirus bisognerà convivere e se ci dovessero essere problemi in una singola regione, quest’ultima dovrà chiudere perché non possiamo fermare le altre” dice Boccia ricordando che il primo check – salvo dati particolarmente critici – ci sarà il 3 giugno. Ripartirà, afferma il ministro, la mobilità tra le regioni” ma per quelle “che hanno rischio medio o basso”. Per chi, invece, avesse un “rischio alto, questo non sarà ritenuto opportuno”. Per quella data dovrebbe però finalmente essere pronta anche ‘Immuni’, la App per il contact tracing. E’ tornato a parlarne in commissione Giustizia al Senato il commissario Domenico Arcuri spiegando che l’applicazione è in fase di test e “verrà messa a sistema e fruibile per i cittadini a cavallo della fine di maggio”




Marino, cacciata democratica di Marco Rapo: “Caro Astorre, calma e gesso. Mi dimetto da solo”

Una uscita dal Partito democratico. Questa la lettera di dimissioni “spintanee” di Marco Rapo dal Pd:

“Sono stato deferito alla commissione di garanzia provinciale del PD per – così recita l’iniziativa – alcune mie posizioni espresse nell’ultimo consiglio comunale.Il provvedimento a firma dei Segretari regionale e provinciale del Partito si compone di quattro parti meritevoli di puntuale riflessione.Nella prima, si legge: “Le posizioni espresse dal consigliere comunale di Marino Marco Rapo non sono compatibili con i valori del Partito Democratico. (…) la sua contrarietà alla richiesta del gruppo consiliare … di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e a concederla alla senatrice Liliana Segrè.”.È la parte della mistificazione ad hoc, quella che attiene al merito della vicenda per la quale parla la mia storia fino alle ultime mie dichiarazioni che il Partito ha potuto solo decontestualizzare per ribaltarne il senso e, strumentalizzandole, creare il presupposto per la mia espulsione. Un’operazione che si giudica da sola sulla base della semplice contrapposizione del significato delle mie parole, rispetto allo stravolgimento che ne ha fatto il regionale che si è posto in termini di potenza e prepotenza, con tutto quanto ne segue sulla riconducibilità ideologica ad un siffatto uso della forza e sul carattere dei soggetti che la personificano.La seconda parte è quella che introduce la fase procedurale interna: “…abbiamo deciso di deferire il consigliere alla commissione di garanzia provinciale del partito che, siamo certi, interverrà con la massima celerità e, speriamo durezza.”. Intanto, non sarà sfuggito a nessuno che cronologicamente l’iniziativa non è affatto conseguente al Consiglio comunale ma ad un mio successivo post nel quale evidenzio la figura barbina fatta dai miei Colleghi PD firmatari del comunicato sul Mamilio.it di domenica scorsa.

Più nel merito, è evidente a tutti che se la richiesta di condanna giunge dalla più alta carica regionale, con sottolineata celerità e durezza del provvedimento invocato, non c’è Commissione che possa tenere alla quale, comunque, non mi sottoporrò sia per evitare l’imbarazzo di chi in coscienza dovesse trovarsi d’accordo con la mia posizione, sia perché la sentenza è stata già scritta.La terza parte è quella dove, infatti, l’estensore della sentenza, il Senatore Bruno Astorre in persona, da un lato non riesce a contenere tutto il suo malanimo, dall’altro smentisce la democrazia di Partito di cui, invero, sul territorio abbiamo già avuto più di una dimostrazione ma che, anche per brevità, rinvio all’occorrenza: “È nostro auspicio che l’avvocato Rapo possa trovare quanto prima formazioni politiche più vicine ai suoi valori.”.La quarta ed ultima parte, è dove il senatore esagera e questo il mia pur modesta persona non lo permette neanche a lui: “L’arco costituzionale ci offre purtroppo una certa gamma di formazioni politiche che fanno del revisionismo storico quando non addirittura dell’antisemitismo, un proprio tratto identitario.”.

Intanto, il segretario regionale dimostra un disprezzo totale delle regole e degli organismi del Partito che dirige, perché – democrazia, libertà e quindi Astorre permettendo – nessuno poteva escludere che la Commissione avrebbe potuto esprimersi diversamente dai suoi desideri se non lui stesso indicando con tanto livore una strada che difficilmente sarebbe ormai smentibile; ma soprattutto non tiene conto di ciò che il Partito Democratico, e non il Consigliere Rapo, hanno fatto di quell’arco costituzionale sia nei territori sia nei vari Governi fino all’ultimo con il M5S rispetto al quale il PD e il Senatore si erano originariamente dichiarati contrari con un netto: “Mai… senza se e senza ma”. Ed anche questa è storia che non si presta a revisioni e manipolazioni.Purtroppo, il Partito non ha colto nell’unico modo possibile la mia richiesta di battere un colpo, vale a dire quella di porsi in ascolto di ciò che da anni accade a Marino ed in generale in quasi tutti i territori che puntualmente si sono persi e ripersi. Eppure, ho fatto riferimento alle distorsioni locali di una sezione che fa comunicati non condivisi; che non opera il necessario raccordo del gruppo consiliare, solo perché la maggioranza del Partito è in dissenso con la mia posizione.

Tutte situazioni che a parità di considerazione dei consiglieri avrebbero necessitato l’intervento del Partito e forse della Commissione ma con destinatari diversi. Tutti fatti non smentibili, se non con la macchina del fango che prontamente si è messa in moto.

Invece è intervenuto a chiamata papà Bruno ma con entrata scomposta e non degna nemmeno del suo ecumenismo per il quale se ti deve fare fuori – politicamente si intende – lo fa soft, con democristiana maniera, anziché col machete. Ma, soprattutto, la domanda è: perché cacciare Marco Rapo anziché ammonire una Sezione che notoriamente non funziona?Infine, davvero senza polemica ma per tornare all’unico elemento di pregio della vicenda, ossia quello concettuale storico e politico, merita un passaggio l’Anpi di Marino la quale è la richiedente della ormai famosa mozione abbasso Mussolini e viva Segre, al punto tale che i consiglieri nel loro comunicato ne hanno quasi negato la paternità nonostante la sottoscrizione. Intendiamoci, niente di male nel fatto che l’Anpi possa avere trovato il proprio interlocutore per una iniziativa in Consiglio comunale; solo che se adesso, come ha fatto, trascrivendo integralmente il comunicato con il quale il PD provinciale avvia il procedimento nei miei confronti, compie, sì, un’azione partigiana ma di un parteggiare che stride gravemente con gli incidenti di percorso del Partito Democratico. Lo dico davvero a loro tutela, non avendo motivo per essere in contrapposizione, affinché si premurino che con lo stesso metodo piddino anche l’Anpi regionale o nazionale non abbia a processarli. Anzi gli propongo di rimuoverlo perché i partigiani di adesso non sono quelli impavidi di allora.Giunto a questo punto del mio percorso in un Partito che ha smesso da tempo di rappresentare l’unica speranza di una politica riformista, è con decisione affatto difficile e sofferta che rassegno le dimissioni da iscritto.

La mia distanza dal PD è divenuta incolmabile. Figuriamoci se un domani, dopo il Governo con i 5S, dovesse tornare utile o necessaria un’altra oscillazione verso destra anche a Marino. No, troppo disinvolto revisionismo per essere quello di un Partito sedicente di sinistra; non mi appartiene.

Marino, 18 maggio 2020 Marco RapoConsigliere Comunale di Marino”




Mozione sfiducia su Bonafede: Governo a rischio di crisi

Governo alla prova, questa mattina alle 9,30 in Senato, sulla mozione di sfiducia del centrodestra al Guardasigilli Bonafede.

Pd e M5s avvertono Italia Viva: se voterà la mozione si aprirà la crisi

In quel caso – ha insistito ieri sera il presidente della Camera Roberto Fico – “si apre un problema politico e una crisi di governo, quindi penso che non avverrà”. Ieri pomeriggio la capogruppo Iv a Montecitorio Elena Boschi per due ore a Palazzo Chigi. Questa mattina, prima del dibattito parlamentare, l’assemblea dei senatori di Italia Viva.

Matteo Renzi tiene fino all’ultimo alta la tensione

Non scioglie la riserva sulle mozioni di sfiducia ad Alfonso Bonafede, nonostante un incontro a Palazzo Chigi di Maria Elena Boschi con Giuseppe Conte. Il premier intende concedere a Italia viva il “riconoscimento politico” chiesto, non per paura di una crisi ma per poter andare avanti fino al 2023 – dicono dal governo – senza frizioni. Rimpasto è l’ipotesi che più circola in queste ore. Sarebbe stata respinta, secondo fonti renziane, la proposta di un posto di sottosegretario alla giustizia per Lucia Annibali o Gennaro Migliore. Mentre circola il nome di Maria Elena Boschi per un ministero. Ma dopo l’incontro con Boschi i renziani ribadiscono di attendere ancora un “segnale” sui temi della giustizia. “Aspettiamo di ascoltare Bonafede e poi parla Renzi”, è la linea della vigilia. M5s fa scudo al ministro, così come il Pd che però gli chiede un cambio di passo. Sia Vito Crimi che Graziano Delrio, come il ministro Francesco Boccia, dicono che se passerà la sfiducia, si apre la crisi di governo. In pochi credono che Renzi arriverà fino a questo punto. Ma i numeri risicati della maggioranza e il rischio di un incidente contribuiscono ad agitare la vigilia.

Boschi entra a Palazzo Chigi due volte nella stessa giornata

Prima incontra il capo di gabinetto del premier, Alessandro Goracci, per consegnargli le proposte di Iv, poi viene ricevuta da Conte. E, secondo fonti renziane, registra “passi in avanti” sul piano shock per le infrastrutture (un tema su cui la maggioranza concorda ma che gli alleati non vogliono ‘lasciare’ a Renzi in un decreto ad hoc) e sul Family act. Ma sulla Giustizia, aggiungono, si attende ancora “un segnale”. Il che vuol dire, secondo diverse fonti di maggioranza: rimpasto.
Boschi al posto di Bonetti? E’ una delle ipotesi in circolazione. Un ministero ad hoc, sarebbe la richiesta dei renziani. In maggioranza c’è chi è contrario a concedere tanto.

E nel M5s è opinione diffusa che, qualsiasi cosa si conceda, Renzi non smetterà la sua guerriglia per logorare il governo e farlo cadere. A riprova viene presa la quarta di copertina del suo nuovo libro in uscita, “la Mossa del cavallo”, in cui si torna a parlare di “riscrivere insieme le regole del gioco” e di una nuova sfida politica. Ma Conte intende sminare un percorso già di per sé irto di insidie e far proseguire la legislatura, di qui la concessione di un riconoscimento politico. Intanto però, mentre Bonafede scrive il suo intervento e registra “attestati di stima”, non si smina la vigilia del voto.

Iv si riunirà in assemblea per decidere, solcata da due tendenze, una governista e una barricadera: “Saremo compatti”, assicurano. Tra le ipotesi c’è anche l’uscita dall’Aula. Ma i numeri sono talmente “corti”, che l’incidente è dietro l’angolo.
 

Gli ultimi conteggi accreditano tra i 150 e i 151 voti per la maggioranza senza Iv e 144 per la mozione presentata da Emma Bonino per +Europa con Azione e Fi. E’ questo il voto che impensierisce, più di quello sulla mozione unitaria del centrodestra. Perché potrebbe attrarre, oltre ai 17 senatori di Iv (ma nel gruppo ci sono opinioni diverse), anche 5 o 6 senatori del Misto considerati incerti, tra cui ex M5s come Ciampolillo e Giarrusso, e poi nomi come Pier Ferdinando Casini e Tommaso Cerno. I socialisti, rappresentati al Senato da Riccardo Nencini (in quota Iv), chiedono le dimissioni del ministro pena il voto di sfiducia. Secondo il renziano Roberto Giachetti, anche alcuni senatori Dem e Leu sarebbero “nervosi”, in dissenso sulla linea di Bonafede sulla giustizia. In serata Andrea Marcucci riunisce i senatori Pd ed emerge in effetti malcontento per come lavorano, senza consultare gli alleati, sia Bonafede che la titolare della scuola Lucia Azzollina. “Il metodo di Bonafede non ci piace”, dice Marcucci. Ma da qui a votare la sfiducia ce ne passa. “Non ci sono motivi né di merito né di metodo, ma superata questa fase – dicono dal Pd – serve un cambio di passo con riforme di giustizia penale, civile, del Csm e dell’ordinamento penitenziario”. M5s intanto fa quadrato. Se si apre la crisi, si va a votare, dicono dal Pd. Ma “la mozione sarà largamente respinta”, dice il ministro M5s Federico D’Incà. E Luigi Di Maio si spinge a parlare di “maggioranza compatta”.