Roma, fase2: il Campidoglio ripristina le strisce blu. Codici impugna la delibera e annuncia battaglia

ROMA – Un ritorno alla normalità, quella in cui i romani sono tartassati. È la riflessione che suscita il provvedimento con cui il Campidoglio ha deciso il ripristino delle strisce blu, a partire da oggi, primo giorno della Fase 2.

“Impugneremo il provvedimento di Roma Capitale – annuncia l’avvocato Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – non è possibile accettare una decisione del genere. Con il trasporto pubblico nel caos tra nuove regole e divieti, ci saremmo aspettati ben altri tipi di iniziative. Il Campidoglio avrebbe dovuto varare azioni per agevolare gli spostamenti di chi da oggi torna al lavoro e magari ha difficoltà a prendere l’autobus oppure la metro, non penalizzare chi si muove in auto e ritrova le strisce blu. Un atto quanto meno maldestro, se poi l’alternativa suggerita è usare monopattini e biciclette, anche per i pendolari, allora siamo alla vera e propria derisione dei cittadini. Tra l’altro questa amministrazione non è nuova a tali situazioni, come insegna il caso Portonaccio”.

“Nella sostanza – spiega l’avvocato Carmine Laurenzano, legale di Codici – impugneremo la delibera che ha sospeso il pagamento delle strisce blu nella parte in cui la sospensione non viene ulteriormente prorogata, in assenza di verifiche effettive sulla sostenibilità del trasporto pubblico locale alla luce delle limitazioni e dell’effettivo fabbisogno. Daremo assistenza per il ricorso al Prefetto per chi dovesse essere sanzionato per il mancato pagamento degli stalli, a partire da oggi”.

Codici ha predisposto i propri uffici per dare assistenza a tutti coloro che dovessero ricevere sanzioni per violazione del pagamento delle strisce blu. Per info e assistenza è possibile scrivere a segreteria.sportello@codici.org.




Vaccino Covid-19. Allo Spallanzani da luglio test sull’uomo

“Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull’uomo”.
 Così il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, in merito al vaccino contro il Covid 19 che verrà sperimentato nell’Istituto per le malattie infettive di Roma.

“Se i primi test daranno un esito positivo, porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio e, spero, alla dimostrazione della sua efficacia” ha aggiunto Vaia.

“A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso ma il gene che codifica per l’antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare” spiega Vaia. In questo caso – a quanto si è appreso – verrà utilizzato il gene che codifica per la proteina spike che permette l’ingresso del virus nelle cellule. Questo gene, una volta entrato nelle cellule dell’organismo, induce la produzione della proteina che a sua volta stimola la risposta immunitaria contro il coronavirus.




Roma, da fuoco al cadavere del compagno in balcone per eliminare il cattivo odore

ROMA – Un cadavere carbonizzato avvistato in pieno giorno su un balcone al secondo piano di una palazzina a Roma. E’ la terribile scoperta fatta stamattina da una vicina che ha immediatamente allertato le forze dell’ordine. Sul posto vigili del fuoco, 118 e i carabinieri che indagano sulla vicenda.

L’allarme è scattato intorno alle 12 in via Fani, nel quartiere Balduina, nel quadrante nord della Capitale. I pompieri sono intervenuti con l’autoscala dopo che erano stati visti su un balcone al secondo piano dell’edificio dei piedi al bordo del parapetto e avvertito un forte odore di bruciato.

All’arrivo dei soccorritori è stato accertato che l’uomo era morto e presentava profonde ustioni sul corpo. Durante il sopralluogo delle altre stanze – hanno riferito i vigili del fuoco – non sarebbero stati rilevati segni d’incendio.

In casa i carabinieri hanno trovato molto degrado, tanti oggetti accumulati e una donna con un apparente disagio psichico. La settantenne avrebbe raccontato che quell’uomo sul balcone, in un angolo non visibile dalla strada, era il suo compagno di qualche anno più giovane di lei.

Secondo il racconto dell’ anziana, sarebbe morto per cause naturali. A quel punto lei per eliminare il cattivo odore dall’appartamento lo avrebbe portato fuori sul balcone e gli avrebbe dato fuoco. Il racconto della donna, che si trova ora in caserma per essere ascoltata, è ora al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di ricostruire con esattezza quello che è accaduto nell’abitazione.




Ferrovie nord, fase2. Gibelli: “A bordo difficile mantenere distanza di un metro”

“I mezzi sono stati ridotti ad un quarto e questo rischia di portare la situazione in una condizione peggiore rispetto a prima, comunque non gestibile”. Lo ha detto il presidente di Ferrovie Nord Andrea Gibelli questa mattina a RTL 102.5 parlando della ripresa delle attività produttive di domani e dei suoi riflessi sul trasporto pubblico.

“Il problema della norma – ha spiegato Gibelli – è che obbliga il distanziamento anche sui mezzi: abbiamo cercato di spiegare che la distanza di un metro, sulle pensiline, nelle stazioni se può essere gestibile con l’educazione e con la segnaletica, i comportamenti a bordo di autobus, treni e metropolitane difficilmente riusciranno ad ottemperare alla distanza del metro”.

“Confidiamo – ha proseguito Gibelli – che le indicazioni ricevute dal Governo in termini codici Ateco abilitati alla mobilità siano compatibili con la riduzione del numero dei posti: è indubbio che domani non torna il 100% delle persone a lavorare, e ci auguriamo che le persone che si muoveranno a lavorare saranno, come hanno detto in base alle loro previsioni, un numero importante, ma non da mettere in crisi il sistema. Il nostro dubbio è che ci sono diversi provvedimenti e diversi atteggiamenti: se ci riferissimo solo i codici Ateco, si muoverebbero migliaia di persone in Lombardia, se si aggiungono le norme empiriche in aggiunte al decreto che consente ricongiungimenti e quindi la possibilità si muoversi fino al sesto grado di parentela, non sono in grado di prevedere quella misura empirica, ma i mezzi mi sono stati ridotti ad un quarto e questo rischia di portare al situazione in un condizione peggiore rispetto a prima, comunque non gestibile”.

Al conduttore di Rtl, che gli ha chiesto “Mi sembra di capire che Lei sta dicendo che in queste condizioni non siete in grado di fornire il servizio, lo conferma?”, Gibelli ha risposto: “”Sì, lo confermo, perché i comportamenti a bordo di un mezzo in movimento sono dettati da movimenti condizionati dal piano del progettato di un mezzo”




Milano, fase2. Sala: “Il comportamento vale 90 e il controllo vale 10”

“Noi cercheremo di fare il possibile e ieri ne ho discusso a lungo con il prefetto, ma questa è una partita in cui il comportamento vale 90 e il controllo vale 10. Questa è la realtà e chi vi dice una cosa diversa vi racconta balle”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha parlato del comportamento dei cittadini nella fase della ripartenza, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico che avranno capienza ridotta.

“Stamattina ho visto su un quotidiano la foto di un mezzo sostitutivo Atm della metropolitana alle 5 di mattina di sabato troppo affollato. E’ vero era troppo affollato di gente che andava a lavorare – ha aggiunto nel consueto video suo social -. Milano è una città con 1,4 milioni di abitati e un altro milione di persone che quotidianamente, in condizioni normali, entrano in città. E’ una città con 1700 chilometri di strade, 25 milioni di metri quadrati di verde, poi se mettiamo insieme le carrozze della metropolitana, i tram, i bus facciamo 3 mila mezzi potenzialmente da controllare”.

“Questa non è una partita dove c’è un primo ed un secondo tempo, ci saranno altri tempi, poi ci sarà il 18 maggio e poi probabilmente ci sarà una gestione a stop and go – ha aggiunto ancora il sindaco nel suo video messaggio -. Domani non cambia il mondo, certamente la nostra attenzione deve cambiare e il nostro comportamento deve adattarsi a quello che ci viene questo”.




Guidonia Montecelio, Ammaturo: “Il cimitero riapre con il contagocce”

GUIDONIA MONTECELIO (RM) – ll sindaco di Guidonia Montecelio “concede” l’onoranza limitando l’ingresso a 15 persone contemporaneamente. “Chi stabilisce i tempi di preghiera per i propri cari? – dichiara Giovanna Ammaturo di FdI – L’area è di circa sei ettari – prosegue – e vi riposano quasi 15.000 defunti. Si avvisano le Forze dell’Ordine e la ASL, sperando che certifichino le 195 salme ammassate nella cappella e una sentenza dimenticata da Barbet nei cassetti, anzi che numerare i visitatori.

L’Ordinanza 128 del 2 maggio del sindaco pentastellato di Guidonia Montecelio Barbet, indica che dal 4 maggio riaprirà il cimitero comunale. L’accesso è consentito dal lunedì al venerdì dalla 7,30 alle 17.00 ed il sabato dalle 7,30 alle 13.00. La domenica Barbet l’ha omesso e comunque non lo consente- prosegue Giovanna Ammaturo – con 3 pagine di richiami, al punto 4 “consente” che all’interno non vi siano più di 15 persone contemporaneamente, mentre il punto 5 resta un mistero: la permanenza all’interno sia limitata al tempo strettamente necessario ed esclusivamente per la visita ai propri congiunti, al fine di consentire una maggiore disponibilità di accesso durante l’orario di apertura. È evidente la parafrasi del Presidente Conte a “consentire”, che per i pentastellati sta diventando un liet motiv: quando la mediocrità si allea e congiura per soffocare la libertà, i diritti e soprattutto il buon senso. 15 visitatori su una area di quasi 6 ettari è come cercare un ago in un pagliaio. In pratica una estensione di 90 campi di calcio, dove riposano circa 15.000 defunti. Non capiamo perché a Barbet come a Conte piaccia il numero 15. Vista la simbologia del premier abbiamo provato a fare ricerche in merito a 15, ma nulla sembra pertinente. In un cimitero si va per onorare i defunti, primo indicatore della civiltà di una comunità, ma come fa il sindaco Barbet a misurare i tempi dei parenti in preghiera, resta un mistero, neanche definito dal protocollo. Non è come scegliere un biscotto al supermercato, una operazione in banca o in un ufficio postale, una mela in frutteria, una marca di sigarette o un viaggio in autobus per lavoro. E’nel cuore di ogni cittadino che si reca al cimitero il rispetto: per se stessi, i propri cari e per tutti gli altri. Nessuno nell’incontrare un conoscente è mai andato oltre un cenno di saluto da lontano. Ci sono stati diversi sindaci in Italia, visto il luogo più aperto di qualsiasi supermercato, che non ha chiuso: ad esempio Nettuno. Sono incline a ritenere che Barbet e accoliti intendano mantenere sui carboni ardenti con ansie ed angosce legittimandosi da re corticelli enfatizzando la sottomissione al punto che la cultura del servizio si trasforma in un privilegio feudale. Non si può aprire un cimitero comunale di tale ampiezza oltremodo senza avvertire il gestore, i dipendenti, i fiorai, chi vi lavora intorno, dimenticandosi di non aver eseguito una qualsiasi sanificazione. Negli ultimi due mesi, rimasto chiuso , si sarebbe potuto procedere al collaudo di quei 2030 loculi e 695 ossari fonte di tante liti giudiziarie dove il Comune ha avuto sempre torto oltre al danno erariale. Si sarebbe potuto offrire degna sepoltura a 195 salme che giacciono accatastate da 3 anni nella piccola cappella cimiteriale. Si sarebbe potuto ma non si è fatto se non “concedere” una visita veloce e di circostanza. Grazie Sindaco per aver inviato l’ordinanza 128 alla Polizia Locale, al Prefetto, Asl RM5, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza che spero vengano a constatare che da tre anni non si esegue una sentenza che ordina la sepoltura” senza ulteriore indugio” delle 195 salme e si adoperino di conseguenza anzi che numerare se i presenti sono 15, 35 o 105 su una area sufficientemente vasta e dispersiva di quasi sei ettari. La riapertura deve avvenire gradualmente, conferma Colao, seduto sulla poltrona a Londra. Ma allora perché non riaprire l’isola ecologica come ho richiesto al Sindaco con nota del 24 aprile u.s. previo appuntamento telefonico quanto il cimitero. Sono piccoli segni per il ritorno alla normalità. Questo vogliono gli Italiani: tornare a vivere consapevoli di cosa sia una pandemia da Covid-19. Gli Italiani non sono fessi anzi il contrario né le Istituzioni possono dettare i tempi per onorare i defunti .”




Il “Conte di Montecitorio” e la cena delle beffe con i prescelti M5s, Pd, Leu e Iv

Come in tutti i banchetti conviviali che si rispettano, anche nella cena dei quattro “nominati”, durante la pausa del Covid-19, la comitiva viene allietata dal gruppo Colao, un amalgama di prescelti tuttologi, da sintonizzare con l’Oste, il Conte di Montecitorio, da non confondere con il Conte di Monte Cristo.
Quest’ultimo, secondo il racconto di Alexandre Dumas, fu un uomo coraggioso, dalle mille risorse ed ingegno.

Il Conte attuale è meglio conosciuto per il suo trasformismo, presunzione e protagonismo.
A fare la cronaca di questo momento conviviale si presta il personale qualificato del circuito mediatico delle reti Tv, sia pubbliche che private e come al solito, si sente l’urlo del banditore: entrate, entrate, non c’è scandalo, solo da ridere, avanti c’è posto per tutti, entrate, entrate!

Il Conte di Montecitorio

La riffa è ricchissima; miliardi di euro da distribuire, bonus a gò gò, redditi di ogni tipo e colore, vagoni di euro in arrivo dall’ “amica Europa”, sconti e abbuoni per tutti.
Il Conte di Montecitorio va in Tv, guarda gli italiani negli occhi e “promette” che nessuno sarà dimenticato.
Anche su una lapide al Camposanto si legge: sempre nei nostri cuori, non sarai mai dimenticato.
Il Conte è categorico quando rassicura che sta pensando a tutti, che nessuno sarà lasciato fuori e che come al solito si sta equivocando, niente rallentamenti al lockdown, ancora tutti reclusi e nessuno fuori, ad eccezione di qualche boss mafioso al 41bis.

Passaggio dei poteri ed inizio della resa

Il parlamento esautorato, le consegne passano alla Protezione civile che a sua volta istituisce un comitato di 15 pseudo esperti. Il Ministro Francesco Boccia non si fa attendere e subito ne nomina 100, anche questi “esperti, tra pediatri, dirigenti del ministero e responsabili territoriali vari.
La Ministra Azzolina, soprannominata boccuccia di rosa, si tutela dietro una sua specie di task force composta di 15 “esperti”. Esperti anche questi, perché no?

Gualtieri, ministro dell’Economia, si aggiudica 35 consiglieri per la liquidità del sistema bancario.
Al Ministro Costa si assegnano 9 consulenti, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si premia con 40 “esperti” e i rimanenti 100 “esperti” reperibili sul mercato vanno proporzionalmente suddivisi tra l’innovazione, la Famiglia, l’Editoria.
Ad analisi effettuate rimangono scoperti 40 “esperti” ancora disponibili. E allora si decide di assegnarli al commissario Domenico Arcuri. Tutto fatto in armonia secondo il manuale Cencelli

Prove di regime in corso

E’ arrivato finalmente il tempo della fase 2 ed il pensiero del Conte di Montecitorio subito si è fermato sull’ex amministratore delegato della Vodafone, Vittorio Colao.
Detto, fatto! E’ stata subito formata la commissione della riapertura, composta anche questa da 20 “esperti”. Compito di Colao decidere se, quando e come fare tornare l’Italia alla normalità. E Colao ha subito deciso: Prima cosa serve l’immunità penale e civile per lui e per tutto il gruppo della task force e poi pretende “una rapida adozione dell’app per il tracciamento”.

In attesa di un “rompete le righe” che tarda ad arrivare

Allacciate le cinture, il Paese sta attraversando un’aerea di densa turbolenza, sbattuto tra i forti venti delle Regioni e la fitta nebbia dei Comuni.
“Mayday, mayday” ma lo Stato centrale non risponde. Solo segnali flebili di vane promesse di “reddito d’emergenza”, “sostegno finanziario direttamente ai consumatori”, “bonus bebé, famiglia, affitto”, ”bonus 600 euro”, “Cassa integrazione” e tant’altro bene che si può immaginare.
Solo da immaginare, perché i commercianti, gli albergatori, i ristoratori, gli artigiani e non solo, tutti con le saracinesche abbassate aspettano ancora l’avverarsi delle promesse che ormai s’infittiscono sempre più. L’incertezza, la paura e la povertà regnano sovrane.

Altro scenario ed altre storie dall’altra parte della strada

Altri 450 nuovi aggregati alla cena delle beffe si sono accomodati ed è bene precisare che mentre pensano all’immunità penale e civile, al tracciamento che si sa dove inizi ma non si sa dove va a finire, pensano al loro cachet che dovrebbe essere congruo, garantito e regolare.
Fuori dal salone dove va avanti quel tavolo imbandito di miliardi di euro, presieduto da convitati con stipendi da nababbi che superano i 16.000 euro mensili, estranei a quel convitto, c’è chi sta leccandosi le ferite ed invano ne aspettano le briciole. E’ la povera gente, i precari, gli autonomi che aspettano i bonus di 800 euro ma non per tutti, gente sbeffeggiata con la minima, 515 euro al mese, semplicemente tradotti in appena 17 euro al giorno, per pagamento utenze, affitto, vivere, vestire ed imprevisti.

Davanti alla porta dell’inferno – “Per me si va nella città dolente”

Si vive alla giornata. La Fase 2 tarda a vedere la luce. La cabina di regia è confusa e riottosa. Dieci, cento, mille esperti e pseudo scienziati propongono la propria soluzione al problema e a turno partecipano ai gossip televisivo cercando di ipnotizzare l’opinione pubblica. Mille e una ricetta per la ripresa della vita quotidiana e fino ad ora non ne hanno indovinato una.
La ricostruzione inizia dalle fondamenta e le fondamenta non si appoggiano sulla finanza, non sulle banche, non sulle istituzioni burocratiche internazionali.
Tempo fa, ricordo di avere letto un commento al poema orfico “Fuga dall’Ade”. In quel commento si evidenziava il male attuale. Per uscire dal momento buio che tormenta il nostro oggi si sta proponendo la scienza come unica panacea. Il nostro quotidiano è troppo povero e privo di valori. Troppa enfasi si dà per la cura del fisico. “Un fisico che ha perso la dignità”, continuava quel commentatore, “non riconoscendo neanche se stesso, ma bensì l’anima era da curare e s’inventa una ricetta tutta particolare,fatta di piccole doti “.

Oriana Fallaci scrisse: non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità.




Europa Verde Albano, Covid-19: più mercati rionali per l’acquisto di cibi sani all’aria aperta

ALBANO LAZIALE (RM) – All’indomani dell’emanazione del DPCM del 9 marzo 2020, una buona parte della popolazione italiana ha avvertito il bisogno di aumentare le proprie scorte alimentari recandosi a fare la spesa nei supermercati.

Man a mano che l’emergenza sanitaria è divenuta più acuta e i successivi DPCM e le Ordinanze del Ministero della Salute hanno inasprito le norme del distanziamento sociale, i cittadini hanno iniziato a fare più volentieri ricorso ai mercati rionali all’aperto (ove esistenti) per l’approvvigionamento di frutta, verdura, uova etc.

Sui banchi dei mercati rionali d’Italia è possibile trovare cibo prodotto localmente e ciò ha un valore importante in termini di qualità nutrizionali dell’ortaggio e in termini di sostegno alle piccole/medie imprese e ai lavoratori agroalimentari locali.

Albano Laziale è un Comune avvantaggiato dal punto di vista dell’accesso ai prodotti ortofrutticoli locali. Infatti, è possibile contare almeno 6 mercati rionali: 4 ad Albano (Piazza Pia, Piazza Zampetti, Mercato Contadino a Piazza Guerrucci, Mercato Contadino a Piazza Pia), 1 a Pavona ed 1 a Cecchina.

Quando gli italiani usciranno dalla Fase 1 della pandemia, potrebbe risultare automatico abbandonare la modalità di acquisto attuale che punta, anche a motivo del COVID-19, al mercato rionale all’aria aperta ed al prodotto locale. Prendere la macchina ed andare al supermercato potrà sembrare un “ritorno alla normalità”, mentre invece consolidare l’abitudine di acquistare cibo fresco in spazi aperti e senza il ricorso alle autovetture dovrà diventare la “nuova normalità”.

“Europa Verde Albano, – dichiarano i una nota unitaria Alessandro Maria D’Amati, Elisabetta Rossi, Giorgio Simonetti e Marcello Scarponi membri del partito – sensibile e propositiva sul tema della cosiddetta filiera corta e sui temi dell’alimentazione dei concittadini di Albano, Pavona, Cecchina e Cancelliera, fa appello all’Amministrazione Comunale affinché prenda in considerazione le seguenti proposte per affrontare le prossime Fasi di convivenza con il virus: aumento dei giorni dei mercati rionali e Regolamenti Comunali per favorire cibo locale in mense territoriali (es. mense scolastiche).

I mercati rionali – proseguono – sul territorio municipale, includendo anche le iniziative del Mercato Contadino, garantiscono un servizio utile ma non continuo durante la settimana. Risulta sensato, dunque, rinforzare i mercati cittadini e stimolare la cittadinanza ad acquistare frutta e verdura in spazi aperti conformi al distanziamento sociale e in linea con le raccomandazioni igieniche anti-COVID-19. L’acquisto di prodotti nella filiera corta aumenta il sostegno verso i produttori locali e assicura prodotti di qualità ai cittadini grazie alla riduzione spazio-temporale della catena produzione-consumazione. La spesa al mercato, poi, riduce l’inquinamento perché azzera l’impiego del packaging in plastica (pensiamo alle retine di plastica per arance e patate).

Sostenere la produzione agricola locale e garantire un’alimentazione sana durante e dopo la pandemia, significa fare in modo che le mense degli asili, delle scuole, degli ospedali, delle aziende che insistono sul territorio municipale adoperino materia prima locale controllata. E’ auspicabile che l’Amministrazione Comunale dia vita a Regolamenti in grado di certificare il prodotto agricolo territoriale. Acquisendo i Regolamenti in essere, gli operatori delle mense potranno approvvigionarsi volentieri dagli agricoltori certificati della zona e innescare così un processo virtuoso sia sul piano occupazionale e sia sul piano dell’alimentazione di qualità.

Nelle fatiche del COVID-19, – concludono -possiamo mutare le emergenze attuali in nuove abitudini di vita. Sul modo di fare la spesa e sulla qualità del cibo dobbiamo cambiare mentalità. Europa Verde Albano c’è!”.




Albano Laziale, Massimiliano Borelli sulla sanità: “Ecco come programmare il futuro”

ALBANO LAZIALE (RM) – Massimiliano Borelli, candidato a Sindaco di Albano Laziale per il centrosinistra, Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale Metropolitana, Consigliere Comunale ad Albano Laziale.

Consigliere Borelli, si parla insistentemente della struttura dell’ex Ospedale San Giuseppe di Albano, con quali prospettive?

Il Covid 19 ha creato un forte sconquasso nella vita di tutti noi, sia dal punto di vista della vita sociale, sia da quello sanitario. In questa logica si è tornati a rivedere i processi di gestione delle strutture sanitarie esistenti, non solo legati allo stato emergenziale ma anche, ed ora soprattutto, legati ad una visione futura della sanità regionale.
La particolare gravità dell’emergenza legata alle RSA, ha già proposto la creazione di una struttura destinata ad accogliere gli anziani colpiti dal virus. L’ex Ospedale di Genzano rispondeva in maniera efficace a questa esigenza per completezza di strutture e per la velocità con cui poteva essere attivato. E’ notizia di ieri che siano state ampliate di 15 unità le capacità ricettive dei reparti. Invece l’ex Ospedale di Albano, strutturalmente più grande, può offrire la possibilità di sviluppare processi organizzativi a più ampio raggio. Sarà infatti una RSA pubblica ad alto contenuto assistenziale che offrirà uno spazio per un grande progetto sanitario e di solidarietà.
L’idea sviluppata, prendendo spunto dalle attività svolte dai nostri Servizi Sociali, è quella di attivare un importantissimo progetto che coinvolgerà tutto il territorio del distretto sanitario. L’obiettivo non è solo di integrare i già qualificati ed innovativi servizi offerti, per esempio alle persone affette da Alzheimer nel nostro comune, ma anche creare un Centro di Ricerca e Studio ad alto contenuto innovativo dove poter sperimentare nuove terapie; un centro che affronti in maniera organica lo studio e l’assistenza alle patologie croniche che colpiscono una fetta sempre più grande della popolazione anziana.
Sia chiaro, non immaginiamo certo un contenitore passivo, un luogo ove parcheggiare per poco o tanto tempo chi soffre di questa patologia ma sfruttare l’ampio spazio a disposizione per attivare processi fisici e relazionali. Un luogo ove vengano applicate e sviluppate tutte le terapie occupazionali di tipo manuale- espressivo, dove sia possibile sostenere la riattivazione motoria, anche attraverso attività ricreative.

Quale è l’obiettivo del progetto?

L’obiettivo è quello di studiare i deficit di tutte le patologie croniche, studiare e realizzare processi che permettano di rallentarne gli effetti in modo da favorire la permanenza nel proprio nucleo familiare, riducendo i costi sul Sistema Sanitario Nazionale e supportando le famiglie su cui grava la maggior parte dell’onere assistenziale ed emotivo.

Un grosso progetto, un grosso impegno

Certamente, un lavoro che coinvolgerà tutti gli attori in campo, la Regione, la ASL, tutti i Sindaci del Distretto Sociosanitario, i servizi sociali dei singoli comuni, le Associazioni di volontariato. Un grosso impegno, ripeto, ma anche una grossissima opportunità.
Un progetto che non può che completarsi, a mio avviso, con la creazione, all’interno della struttura, di una Casa del Sollievo rivolta all’assistenza e alla cura di tutti quei pazienti che necessitano di servizi dedicati. Penso, ad un ricovero temporaneo, in esclusivo regime pubblico, che sollevi le famiglie, appunto per qualche giorno, dalle difficoltà legate alla malattia di un proprio caro. Quindi non si tratta di riaprire un ospedale, ma di sviluppare un centro specializzato a tutela della salute fisica e psicologica dell’anziano.

Tempi, Consigliere Borelli, i tempi?

Il progetto è certamente impegnativo e qui nessuno può pensare che sia realizzabile in pochi giorni. Il lavoro di coordinamento con le componenti è all’inizio e sarà un progetto importante per il nostro territorio che offrirà spazi occupazionali reali e duraturi. Un progetto ad alto valore sociale che svilupperà economia su tutto il territorio. Un lavoro che si fa sempre #passodopopasso.

Una domanda fuori dal contesto, Consigliere Borelli. Abbiamo notato che ultimamente sta ricevendo attacchi personali su argomenti che non riguardano il territorio, cosa risponde?

Non penso sia il caso di entrare nel merito e sulla qualità di questi interventi, posso dire solo che in fondo “sono bravi ragazzi, anche loro si debbono divertire, se hanno poche idee e anche confuse, non penso sia colpa mia, lasciamoli giocare sperando che prima o poi scoprano di essere cresciuti.
In ogni caso chi ha l’ambizione di governare una comunità deve avere sempre rispetto degli avversari politici e non prestarsi a giochini infantili.




Ciampino, riapertura traffico aereo: preoccupazione dal Comitato. Lettera ai sindaci

Il Comitato per la Riduzione dell’Impatto Ambientale dell’Aeroporto di Ciampino (CRIAAC) ha inviato una lettera per esprimere l’intensa preoccupazione dei suoi componenti ai sindaci dei comuni di Roma, Ciampino e Marino, confinanti con l’aeroporto e ad altre istituzioni coinvolte nella gestione della pandemia COVID-19.

Si tratta della richiesta di un loro immediato intervento nei riguardi del decreto per la riapertura, già dal 4 maggio 2020, dell’aeroporto di Ciampino alla “piena operatività“, emanato il 30 aprile 2020 con la firma congiunta dei Ministri di Trasporti e Salute (Il decreto: http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/aeroporto-firenze-aeroporto-ciampino/coronavirus-operativi-dal-4-maggio).

Nella lettera si chiede ai tre sindaci di fornire ai cittadini dettagliate informazioni sulle misure che intendono adottare per proteggerci dalle possibili conseguenze dell’espandersi del rischio della pandemia, in seguito all’annunciata completa riapertura al traffico aereo dell’aeroporto.

Inoltre ai sindaci medesimi si chiede l’adozione di ordinanze contingibili e urgenti per la tutela della salute dei cittadini, come ha fatto il Sindaco del comune di Casorate Sempione (VA) per i rischi sanitari connessi all’improvviso aumento dei voli nell’aeroporto di Malpensa, con la sua Ordinanza n. 33 del 30/07/2019 (https://www.varesenews.it/2019/07/rumore-malpensa-comune-casorate-emette-unordinanza-richiama-enac/842770/).

Il Decreto per la riapertura di Ciampino è stato emanato inaspettatamente, il 30 aprile 2020, alla vigilia di tre giorni di chiusura degli uffici pubblici (primo maggio, sabato e domenica) che precedono la fatidica data del 4 maggio di avvio della fase 2.

Occorre inoltre tenere conto che l’aeroporto di Ciampino è un piccolo aeroporto, incastrato all’interno dell’abitato dei tre comuni di Ciampino, Roma e Marino, che la pista di volo si trova a soli 150 metri dalle case della città di Ciampino e a poche centinaia di metri dagli abitanti di Marino da un lato e di Roma dall’altro.

Tanto che nelle giornate di maggior traffico aereo, quando si superano anche i 200 voli giornalieri, può succedere che l’aerostazione non sia neanche sufficiente ad ospitare tutti i viaggiatori.

Proprio a causa della sua infelice posizione a ridosso di aree densamente abitate, l’inquinamento acustico rilevato dalle centraline di ARPA Lazio supera costantemente i limiti previsti dalla legge e per questo il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nel dicembre 2018 ha emanato un decreto per ridurre il traffico aereo e riportare il rumore nei limiti di legge (http://www.minambiente.it/pagina/inquinamento-acustico/).

Ma questi non sono tempi normali, sono i tempi in cui infuria una pandemia di portata storica che ha già causato decine di migliaia di vittime in tutto il mondo e sta provocando gravi danni economici.

Per queste ragioni ci preoccupa l’iniziativa dei due ministri di Trasporti e Salute, clamorosamente in controtendenza con la politica di cauta apertura per la fase 2, preannunciata solo 4 giorni prima dal Presidente del Consiglio e da lui ribadita in Parlamento lo stesso 30 aprile.

Un decreto sorprendente anche perché in contraddizione con le numerose prese di posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno raccomandato estrema cautela nella riapertura delle attività, al fine di evitare possibili nuovi focolai di contagio che riporterebbero indietro le lancette dell’orologio.

La particolare situazione dell’aeroporto di Ciampino avrebbe dovuto spingere alla cautela a causa della sua ubicazione in un territorio ristretto, dove l’aeroporto è servito da 186.000 corse annue di autobus che disperdono in maniera incontrollabile i passeggeri degli aerei su molte destinazioni di Roma e di altre città di Campania e Abruzzo, oltre a mescolarli, nell’affollata stazione ferroviaria di Ciampino, con i pendolari dei Castelli Romani e con i cittadini della città.

E, come se non bastasse, nel comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero dei Trasporti viene preannunciata una ancora più preoccupante “sperimentazione di un sistema di screening per il COVID-19” dedicato ai passeggeri, che trasforma anche i cittadini che verranno in contatto con loro in involontarie cavie di questo esperimento.

Questa è una aggressione inaccettabile e pericolosissima nei confronti dei cittadini, per la quale vogliamo sperare che i tre sindaci facciano fronte comune e i Ministri competenti rivedano la loro decisione di totale riapertura al traffico dell’aeroporto.




Rieti, presa la banda di ladri di autocarri: i colpi nel Lazio e nelle Marche

I primi colpi erano stati messi a segno la scorsa estate in Borgorose (RI), tra la fine del mese di agosto e l’inizio di settembre,quando alcuni soggetti gravitanti nel Comune di Aprilia, attraverso
l’effrazione del cancello d’ingresso, si erano introdotti all’interno
della sede di alcune aziende operanti nel settore edile, dalle quali,
in pochi minuti, erano riusciti a sottrarre mezzi e attrezzature di
ingente valore, come muletti, carrelli elevatori, macchine operatrici,
ecc…
I furti, apparentemente eseguiti in modo perfetto, avevano
fruttato un bottino stimato in circa 100.000 euro ai malviventi,
che si erano dileguati con i mezzi rubati, senza lasciare tracce.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della
Compagnia di Cittaducale, intervenuti sul posto per i primi rilievi,
avviavano, da subito, una complessa indagine al fine di ricostruire
l’accaduto.
L’attività portava, da subito, a mettere a confronto i colpi
messi a segno nel Reatino con una serie di numerosi analoghi furti
perpetrati tra Marche e Lazio, e, più precisamente, nelle provincie di
Ancona e Macerata, delineando, senza dubbio, l’esistenza di una
squadra preparata e organizzata con un “modus operandi”
pressoché fisso, rivolto a sottrarre mezzi pesanti e da lavoro,
probabilmente da riciclare nel mercato clandestino del centro Italia.
Colpi ingenti, che fruttavano alla banda, ogni volta, cifre importanti
che variavano tra i 50.000 e i 150.000 euro.
Da queste prime ipotesi è seguito un preciso e laborioso lavoro
di analisi, unito ad attività tecnica, che hanno, così, permesso, dopo
pochi mesi, di individuare i componenti della squadra, i quali,
dividendosi scrupolosamente i compiti e stando attenti a non
lasciare tracce, avevano colpito ben 14 volte.
L’indagine ha dimostrato come i componenti della squadra si
spostassero utilizzando telefoni “sporchi”, non direttamente a loro
collegabili e con una scrupolosa pianificazione dei furti. Eseguendo
lunghi e mirati sopralluoghi, riuscivano a far perdere le tracce dei
grossi mezzi sottratti, che venivano velocemente occultati in diversi
depositi.
I primi concreti risultati dell’indagine si erano già ottenuti nella
nottata del 7 gennaio scorso, a Fabriano (AN), quando la banda si
era introdotta in un cantiere, asportando un grosso camion da
lavoro, demolitori ed escavatori, per un valore di 200.000 euro. Ma,
proprio al confine territorio, erano stati bloccati e arrestati dai
Carabinieri di Cittaducale, già sulle loro tracce, unitamente ai
colleghi della Compagnia Carabinieri di Civita Castellana.
L’ ingente refurtiva, consistente in un grosso autocarro, martelli
pneumatici, frese da scavatore e pinze demolitrici, era stata
immediatamente restituita al proprietario dell’azienda, e tre
soggetti, trovati in possesso di torce elettriche, tronchesi e radio
trasmittenti accese e funzionanti, erano finiti in manette.
Oggi, con la collaborazione dei Carabinieri di Latina, Anzio e
Aprilia, sono state eseguite 6 Ordinanze di misura cautelare emesse
dal GIP del Tribunale di Rieti; a finire in manette, nelle prime ore
del mattino, per furto aggravato in concorso, sono stati L.V.M.
classe ‘79, S.I. classe ‘56, S.S. classe ‘88 e E.G.C. classe ‘76,
mentre altri due componenti della banda sono stati
raggiunti dalla misura dell’Obbligo di dimora con
presentazione quotidiana alla PG. Tutti di origine rumena e
pregiudicati per reati contro il patrimonio, dovranno ora rispondere
all’Autorità Giudiziaria sulla precisa e puntuale ricostruzione della
loro attività delittuosa, fatta dai Carabinieri della Compagnia di
Cittaducale.
Durante le operazioni, sono stati recuperati ben 6 autocarri,
immediatamente restituiti ai legittimi proprietari, per un valore di
circa 400.000 euro.