Scorie nucleari, l’ennesimo regalo del Conte bis: nullaosta del Governo per realizzare il Deposito Nazionale

Individuate 67 aree che potrebbero ospitare le scorie radioattive in tutta Italia, 22 delle quali si trovano nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo

La Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte scorsa ha pubblicato sul sito web, la Carta nazionale delle aree più idonee dove realizzare il Deposito Nazionale delle scorie nucleari.

Uno studio tenuto segretissimo dal 2015 e che viene reso noto nel momento in cui la pubblica opinione è distratta dalle festività natalizie e dalla pandemia di Corona Virus.

Preoccupa la mappa delle aree che potrebbero ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. La “Cnapi”, ovvero la Carta delle aree potenzialmente idonee appena pubblicata, ne individua 67 in tutta Italia, 22 delle quali si trovano nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo.

“E fondamentale avviare un processo trasparente per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – Una scelta che deve tutelare innanzitutto la vocazione dei territori. Il sistema agricolo del Lazio rappresenta una grande risorsa con la qualità e le tradizioni della sua agricoltura. La nostra regione è al quinto posto in Italia per numero di marchi di indicazione geografica, con 65 riconoscimenti ed è il primo anello di una filiera agroalimentare che comprende la trasformazione alimentare”.

Si tratta di 36 marchi ottenuti nel comparto vini e 29 in quello food. Riconosciute 30 Dop per i vini e 6 Igp. Nel settore food invece i marchi sono 29, 16 Dop, 11 Igp e 2 Stg. Oltre 68 mila aziende agricole sono presenti sul territorio regionale con una superficie agricola utilizzata (SAU) che ammonta ad oltre 622 mila ettari e rappresenta circa il 36% dell’intera superficie regionale. I produttori agricoli aderenti al circuito delle IG sono oltre tremila, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente, mentre gli allevatori sono oltre duemila, in crescita del 10%.

“Solo nel comparto delle carni fresche – prosegue Granieri – la provincia di Viterbo si colloca al primo posto per impatto provinciale delle IG. Durante la pandemia è emerso maggiormente il valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro”.
Il Lazio con oltre 140 mila ettari, si colloca al quinto posto per importanza delle superfici biologiche in Italia. Il valore aggiunto prodotto dal sistema agricolo laziale è pari a quasi 1,8 miliardi di euro. Un valore che è pari a circa l’1% del complessivo valore aggiunto regionale, mentre l’incidenza sul valore aggiunto agricolo nazionale supera il 5%.

Tra i Comuni individuati nella provincia di Viterbo potenzialmente idonei nel Lazio ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo la carta Cnapi figurano Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Tarquinia, Arlena, Piansano, Arlena di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Gallese, Corchiano.

“Crediamo sia folle spostare i rifiuti nucleari dai luoghi dove sono prodotti per portarli da altre parti – dichiara Francesco Greco, presidente nazionale di Fare Verde – ci sembra assurdo andare a contaminare ulteriori territori con scorie ad alta radioattività, che hanno una durata di secoli, mentre i terreni dove ci sono i resti delle centrali atomiche italiane ben difficilmente potranno tornare ad essere coltivabili o abitabili.

Uno spandimento di scorie, quello proposto dal Governo Conte, di cui nessuno ha bisogno

Per questo ci auguriamo la più ampia mobilitazione per rispedire al mittente questo piano irricevibile.

Inoltre, mettiamo in guardia sul pericolo del “ricatto occupazionale”, metodo già usato in passato per piegare la volontà delle popolazioni e degli amministratori locali. Infatti, sono previsti incentivi, con i quali convincere i Comuni ricompresi nella mappatura a farsi avanti e accettare il progetto che costerà 1,5 miliardi di euro.

Il problema enorme dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi – conclude Greco – è l’ennesima conferma di quanto fossimo nel giusto noi ambientalisti, quando assieme al popolo italiano ci siamo battuti affinché l’Italia uscisse dalla follia nucleare.”

Il Partito Democratico di Tarquinia dice NO al deposito nazionale di scorie radioattive nella Tuscia

Dopo aver appreso dalla pubblicazione della Cnapi (la mappa dei luoghi atti alla costruzione del sito nazionale di stoccaggio di scorie radioattive) da parte della Sogin – società pubblica di gestione del nucleare – che la Tuscia figura, con ben 8 dei suoi comuni (compresa Tarquinia), tra i primi 12 siti idonei a livello nazionale ad ospitare il deposito nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive, non
possiamo che ribadire il nostro fermo NO a qualunque iniziativa che insista con un impatto ambientale sul nostro territorio già fortemente sfruttato a livello energetico.

Come asserito dalla referente provinciale del Partito Democratico Manuela Benedetti e dal senatore
Bruno Astorre, il territorio viterbese, a forte vocazione agricola, archeologica e culturale (con
Tarquinia sito UNESCO), si dimostra assolutamente inadatto ad ospitare tale progetto.

Ringraziamo il consigliere regionale Enrico Panunzi per essersi prontamente espresso sulla questione confermando la sua contrarietà e quella della Regione Lazio e per essersi attivato, con il Presidente Nocchi della Provincia di Viterbo, organizzando una consultazione in call conference prevista per lunedì mattina alle 11,30 a cui parteciperanno il sottosegretario all’Ambiente Morassut e l’assessore regionale Valeriani, insieme ai sindaci del territorio.

Sarà importante partecipare alle istanze che il nostro territorio vorrà portare avanti attraverso le sue istituzioni, in vista della consultazione pubblica appena avviata che consente di inviare pareri tecnici e controdeduzioni, per far sentire la “voce” degli abitanti della Tuscia che, in termini di inquinamento
ambientale, hanno già abbondantemente dato.

Scorie radioattive, il sindaco di Soriano nel Cimino: “Faremo di tutto per difendere il nostro territorio”

“La giornata di oggi è iniziata con una notizia a dir poco allarmante. – dichiara il sindaco di Soriano nel Cimino Fabio Menicacci – Su tutti i giornali la comunicazione che il nostro comune, insieme a molti altri del viterbese, è stato inserito nella mappa dei siti che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Faremo di tutto per opporci a questo progetto”.

Il primo cittadino, e l’intera amministrazione comunale, si sono dichiarati immediatamente contrari all’individuazione del territorio di Soriano nel Cimino come possibile deposito per i rifiuti radioattivi.
La notizia, che circola dalle prime ore di questa mattina, è scaturita la scorsa notte ed è leggibile nella Cnapi, la “Carta delle aree potenzialmente idonee”.

Il documento individua 67 aree, in tutta Italia, che potrebbero ospitare un deposito per i rifiuti radioattivi. I comuni sono stati selezionati in base ad alcuni criteri, fissati nel 2014-2015, che prevedevano alcune condizioni come ad esempio bassa sismicità, ridotto rischio idrogeologico, distanza da aeroporti ed industrie.

I comuni italiani selezionati sono stati raccolti in cinque macroaree e, tra queste, rientra quella denominata “Toscana-Lazio” con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo. “Nel viterbese – aggiunge il sindaco Menicacci – sono moltissimi i comuni scelti insieme a Soriano. Per questo motivo l’amministrazione comunale è già al lavoro per contattare i sindaci dei comuni interessati e creare un gruppo di opposizione coalizzato affinché le scorie radioattive di tutta Italia non vengano portate nei nostri bellissimi territori”.

La preoccupazione maggiore riguarda i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente, senza tralasciare il fatto che buona parte dell’economia di queste zone è basata sull’agricoltura e, inevitabilmente, il rischio che possano crearsi danni alle pregiate coltivazioni è fonte di preoccupazione da parte di tutti.

“Dobbiamo muoverci in fretta – conclude il sindaco – poiché a breve sarà avviata una consultazione pubblica dove potremo far sentire la nostra voce, manifestare il nostro dissenso e la nostra opposizione totale nei confronti di questo progetto”.




Nemi, riaffiora alla vista la discarica di via dei Corsi: a quando la chiusura del cantiere?

NEMI (RM) – Rifiuti ingombranti e materiali di risulta vari tornano in bellavista – si fa per dire – in via dei Corsi a Nemi.

Il terreno in questione era stato transennato con dei bandoni metallici lo scorso mese di novembre, dopo che su questo giornale avevamo segnalato lo stato di degrado.

Oggi, probabilmente a causa del maltempo un bandone è crollato restituendo alla vista calcinacci, bandoni metallici ondulati e arrugginiti, sacchi pieni di materiali di risulta edile, cartongessi, tubi, una vasca da bagno, piastrelle spezzate gettate ovunque e chi più ne ha più ne metta.

La domanda per chi è deputato al controllo e alla tutela di un’ambiente protetto come quello del parco dei Castelli Romani è: il cantiere che ha ospitato i lavori di costruzione di alcune villette è chiuso oppure ci sono ancora lavori in corso? E se il cantiere è terminato i materiali di risulta non dovrebbero essere conferiti in apposito sito e smaltiti come richiede la normativa di legge in materia?




Pomezia, istituito il primo coro polifonico della città: 40 elementi diretti dal Maestro Roberto Bonfè

POMEZIA (RM) – Promuovere e valorizzare il territorio attraverso la diffusione della cultura musicale. Con questo spirito nasce il “Coro della Città di Pomezia”: il primo coro comunale cittadino. 

A guidare i 40 elementi, appartenenti all’associazione Nisi Vox, il Maestro Roberto Bonfè. Ricco il repertorio musicale del coro, che abbraccia principalmente lo stile della polifonia contemporanea.

Sono il blu e il rosso, i colori dello stemma comunale di Pomezia, a identificare i componenti del coro grazie ad una coccarda bicolore che indosseranno in occasione delle varie esibizioni in Città. 

“Pomezia apre la porta dei sogni alla musica – ha affermato la Vice Sindaco Simona Morcellini – il suono, le note e le voci come vibrazioni di luce che illuminano i cuori. È una grande emozione presentare il primo coro della nostra Città, un progetto importante che fa parte di un più ampio percorso di valorizzazione culturale di Pomezia che stiamo portando avanti con passione. Abbiamo deciso di istituire un coro che testimoniasse la nostra Città, nelle sue tradizioni come nel suo slancio verso il futuro, spartito di unione delle frequenze della comunità. Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno risposto al bando pubblico manifestando la propria disponibilità a collaborare”. “Siamo molto contenti di questo riconoscimento – ha commentato il Maestro Bonfè – segno tangibile dell’apprezzamento per il lavoro svolto negli anni nell’ambito della musica e della cultura a livello amatoriale. Crediamo nelle associazioni corali e nell’importanza di mantenere una cultura musicale, fonte di aggregazione e di stare bene insieme”.

“Siamo lieti di accogliere il primo coro comunale cittadino – ha sottolineato il Sindaco Adriano Zuccalà – composto da 41 elementi, tutti pometini. L’associazione Nisi Vox e il Maestro Bonfè sono ben noti sul nostro territorio per le loro doti artistiche, capaci di emozionare il cuore del pubblico. Avremmo voluto assistere ad una loro esibizione già durante queste festività natalizie, ma la pandemia da Covid-19, e le conseguenti restrizioni in vigore per contenere il contagio, ce l’hanno impedito. Auspichiamo che in questo 2021 ci sia modo di arricchire gli eventi cittadini con la loro bravura”.




Roma, la Raggi “scarica” in provincia gli ospiti dei campi Rom. I sindaci si ribellano

Sembrerebbe sempre più accreditata l’ipotesi secondo cui il sindaco di Roma Virginia Raggi voglia spostare gli ospiti dei campi rom di Roma, nelle varie province del Lazio, tra cui, la Tuscia..

Il piano della prima cittadina per la soluzione definitiva del problema dei campi di Castel Romano, Monachina e La Barbuta, dovrebbe essere avviato a per aprile prossimo.

A fine 2020, il Comune di Roma ha sottoscritto un appalto “per un servizio sperimentale di accoglienza diffusa che prevede la sistemazione temporanea in alloggi o appartamenti per i nomadi che lasceranno i campi.

I tre lotti territoriali di “spacchettamento”, come si legge in un documento dell’ Ufficio speciale rom sinti caminanti, comprendono non solo la città di Roma ma, appunto, anche l’area regionale Rieti-Tivoli, quella di Latina e Frosinone e infine, l’ultimo lotto, Civitavecchia e Viterbo.

La finalità è “Sviluppare al meglio i processi di inclusione e ovviare alle possibili ricadute negative sulla comunità in cui è ubicata la struttura.” Il sindaco di Soriano Menicacci è furioso: “Basta scaricare i problemi di Roma sulla provincia di Viterbo”. Ha proseguito: “E’ facile risolvere i problemi scaricandoli sugli altri, sullo spostamento dei Rom da Roma alle altre province del Lazio non siamo d’accordo”.
Il primo cittadino di Soriano nel Cimino Fabio Menicacci si dichiara preoccupato per la decisione del sindaco di Roma Virginia Raggi di smantellare i campi Rom della città di Roma e spostare gli ospiti nelle altre province del Lazio.
“Crediamo che i problemi di integrazione presenti nella città di Roma si debbano risolvere a Roma, piuttosto che trasferire queste situazioni così complesse ai territori che non hanno nulla a che vedere con il fenomeno. Condividiamo l’importanza, la necessità e l’urgenza di risolvere quanto prima queste criticità, mettendo in sicurezza gli ospiti dei campi Rom e favorendo una piena integrazione, ma non siamo d’accordo con la soluzione trovata e voluta del sindaco di Roma Virginia Raggi”.




Ciampino, bilancio consolidato. Il conto economico passa da +4 Mln del 2018 a -24 Mln nel 2019. Diritti in Comune: “Tremiamo di fronte ai numeri che avremo nel 2020″

CIAMPINO (RM) – “Abbiamo votato contro il bilancio consolidato perché il quadro economico finanziario dell’ente e delle aziende partecipate A.S.P. e Ambiente è in peggioramento nel 2019. Aumenta l’indebitamento netto (+30 milioni di euro), il conto economico è fortemente negativo (da + 4 Mln del 2018 a -24 Mln nel 2019) mentre diminuisce anche il patrimonio netto. Il tutto si registra senza aver visto interventi nella città che giustifichino in qualche modo questa tendenza”. Lo dichiara in una nota la coalizione Diritti in Comune di Ciampino. “Se questo è accaduto nel 2019, tremiamo di fronte ai numeri che avremo nel 2020”.

“Abbiamo inoltre più di un dubbio sullo stato di salute delle aziende partecipate – prosegue Diritti in Comune -, sul quale il controllo del Consiglio comunale è completamente assente da inizio legislatura. Abbiamo più volte raccontato delle fatture A.S.P. per interessi moratori che non sono state riconosciute dall’ente come noi sostenevamo da più di anno. Queste causeranno uno squilibrio passivo nei conti aziendali, dopo aver contribuito a determinarne un attivo nei risultati di esercizio nel 2018 e nel 2019”.

“Una nota speciale la merita la situazione di Ambiente: la Giunta il 20 ottobre delibera la rimozione del Presidente Matturro e nelle motivazioni c’è un intero capitolo dedicato ai problemi di bilancio relativi al 2019, definito inattendibile e in peggioramento. Un mese e 10 giorni dopo ci presentano questo rendiconto e nella relazione dell’Assessore non c’è una parola sullo stato di salute dell’azienda né viene data alcuna spiegazione. Al contrario nella relazione allegata in forma scritta viene raccontata una azienda in salute e in crescita. Siamo al delirio amministrativo e alla presa in giro. I cittadini si chiedono quale sia la verità”.

“Noi continuiamo a monitorare con attenzione i conti dell’ente e delle aziende – conclude la nota di Diritti in Comune – convinti che il rilancio della Città Pubblica passi attraverso scelte di bilancio coraggiose ma anche necessariamente trasparenti e responsabili. L’alibi della colpa di quelli di prima non regge più. Cominciano a rendersene conto in molti, forse anche tra i 13 consiglieri che oggi reggono questa amministrazione traballante”.




Siena, smantellata la gang di baby rapinatori che terrorizzava la città

SIENA – Questa mattina la Polizia di Stato di Siena ha dato esecuzione a 5 misure cautelari emesse nei confronti di altrettanti minori componenti di una Baby Gang.

L’indagine, coordinata dal Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, Antonio Sangermano, e condotta dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Siena, ha portato all’esecuzione delle misure cautelari, emesse dal GIP dello stesso Tribunale fiorentino, con il “collocamento in comunità” di quattro giovani e la “permanenza domiciliare” di uno di loro.

I poliziotti della Squadra Mobile, con il supporto dei colleghi dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, le hanno eseguite nei comuni di Siena, Monteriggioni, Montalcino e Perugia, nei confronti degli indagati, tutti minorenni, ritenuti più pericolosi, in virtù della gravità delle fattispecie criminose loro contestate, anche se più numerosi sono gli indagati.

Nel mese di novembre scorso, gli uomini e le donne della Questura senese avevano effettuato alcune perquisizioni domiciliari a carico di giovani di età compresa fra i 14 ed i 16 anni, accusati di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di diversi reati, fra i quali furti e rapine.

In quell’occasione erano stati sequestrati dei dispositivi elettronici, come tablet e telefoni cellulari.

Le serrate indagini, proseguite senza sosta, hanno consentito di mettere fine a quello che era diventato un vero e proprio incubo per alcuni minorenni della città del Palio.

La vicenda della Baby Gang, che dalla fine di maggio alla fine di settembre del 2020 ha imperversato nelle strade del centro storico, aveva, infatti, spaventato a morte i giovani coetanei, spesso vittime di indebite elargizioni di denaro dietro minaccia.

Gli indagati, collocati presso diverse comunità con sedi in varie parti d’Italia, dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati, fra cui due rapine ed un furto, nonché del delitto di lesioni personali aggravate, in occasione del pestaggio di un giovane “senza tetto”.




Scuole superiori: rientro in presenza al 50% dal prossimo 11 gennaio

Rinviato al prossimo 11 gennaio il rientro in presenza per le scuole superiori. Il Consiglio dei ministri di questa notte ha approvato il decreto legge con le nuove regole, che resteranno valide fino al prossimo 15 gennaio e le nuove misure anti-contagio. Oltre ad aver posticipato il rientro per gli studenti delle superiori è stato deciso che il prossimo fine settimana del 9 e 10 gennaio sarà arancione su tutto il territorio nazionale.

Come si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi in piena notte, al termine del Cdm, il decreto interviene anche sull’organizzazione dell’attività didattica delle scuole superiori, con “la previsione della ripresa dell’attività in presenza, per il 50% degli studenti, a partire dal prossimo 11 gennaio”. Didattica a distanza al 50%, quindi, ma solo dall’11 gennaio.

Per quanto riguarda invece le scuole elementari e medie le lezioni in presenza riprenderanno dal 7 gennaio.




Venezia, progetto “Life Vimine”: salvati 100 ettari di barene grazie all’ingegneria naturalistica

Gargano Dir. Generale ANBI: “Un ambiente lagunare ben conservato contribuisce a sostenere l’occupazione”

Sono 95, gli ettari di barene (terreni di forma tabulare tipici delle lagune, periodicamente sommersi dalle maree) della laguna nord di Venezia (tra la palude dei Laghi e le isole di Burano, Mazzorbo, Torcello), protetti dall’erosione, in particolare causata dal moto ondoso, grazie al progetto Life Vimine, co-finanziato dal programma Life+Nature 2012 della Commissione Europea.

I soggetti aderenti, tra cui il Consorzio di bonifica Acque Risorgive, hanno deciso, dopo i positivi risultati della fase sperimentale, di dare seguito a questa attività, estendendo gli interventi protettivi ad altre barene e paludi più interne nella laguna.

Per proteggere i quasi cento ettari di barene sono state utilizzate, nei quattro anni di sperimentazione, 4.000 fascine prodotte con legno locale, infissi 11.000 pali in laguna, rimossi 60 metri cubi di rifiuti.

“Esemplare della moderna Bonifica – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – il progetto Life Vimine, attraverso piccoli interventi di ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale, prevede l’utilizzo di materiale biodegradabile, principalmente legno e fascine di rami, proveniente perlopiù dall’attività di gestione forestale e manutenzione idraulica, eseguita dall’ente consorziale nella Terraferma veneziana.”

A spingere i soggetti attuatori di “Life Vimine” (oltre al Consorzio di bonifica: il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia; la Regione Veneto; il Comune di Venezia; l’Università di Padova) a continuare l’attività con la sottoscrizione di una convenzione della durata di ulteriori 5 anni è anche il coinvolgimento delle comunità locali.

“Un’attività come il progetto Life Vimine – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – non solo consente di proteggere un ambiente di grande valore ambientale in modo integrato e sostenibile, ma crea nuovi e stabili posti di lavoro per manodopera qualificata, costituita ad esempio dai locali pescatori. Inoltre, un ambiente lagunare ben conservato contribuisce a sostenere l’occupazione, legata ad attività come pescaturismo, ecoturismo e, più in generale, al turismo sostenibile.”

A supporto del progetto si è svolta anche un’intensa attività di comunicazione, che ha coinvolto circa 27.000 persone con la promozione di buone pratiche, quali la riduzione della velocità in barca e la segnalazione di criticità riscontrate nelle barene, come l’abbandono di rifiuti.

“La sperimentazione – conclude Carlo Bendoricchio, Direttore di “Acque Risorgive” – ha confermato che si tratta di un metodo di intervento rispettoso delle valenze ecologiche e paesaggistiche dei fragili ambienti lagunari, nonchè sostenibile dal punto di vista sociale ed economico.”




Bracciano, test rapidi. Scende in campo l’esercito: aperto un punto Drive Through Difesa

BRACCIANO (RM) – Ieri, 4 gennaio 2021, su richiesta della ASL Roma 4 il Comando Artiglieria ha aperto, nel Piazzale “XV Giugno” della caserma “Montefinale”, un Drive Through Difesa per sostenere e supportare il lavoro del Servizio Sanitario Nazionale per la somministrazione dei test antigenici rapidi che saranno effettuati da medici di Medicina Generale e pediatri del Distretto Roma 3.

La struttura, ultimata già dalla settimana di Natale, sarà a disposizione di diciassette medici di medicina generale del distretto F3 (Bracciano, Trevignano Romano, Anguillara Sabazia, Manziana e Canale Monterano) e consentirà ai medici delle tre diverse Unità di Cure Primarie (UCP) che hanno aderito all’iniziativa, di poter effettuare i tamponi in sicurezza e scongiurando tutte quelle problematiche connesse con l’utilizzo degli studi medici privati.

Il Sindaco, Armando Tondinelli, ha voluto sottolineare il grande gesto di collaborazione che rappresenta un aiuto concreto alla cittadinanza e lo ha voluto fare ringraziando il Generale Fabio Giambartolomei Comandante del Comando Artiglieria, perché ancora una volta ha riconfermato l’assoluta ed incondizionata disponibilità di tutti i militari a supportare la comunità braccianese in ogni criticità.

Nel mese di novembre, in seguito alla risalita della curva dei contagi, erano state individuate alcune unità dipendenti per contribuire, a livello locale, all’operazione “Igea”.

Intento del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con l’operazione “Igea” è quella di sostenere le aziende sanitarie nella somministrazione dei tamponi con l’attivazione dei Drive Through Difesa (DTD) sull’intero territorio nazionale.