Sacrofano, per l’8 marzo le vie del borgo si tingono di rosa

Saranno installate targhe temporanee sulle strade del paese dedicate alle donne che hanno combattuto il Covid-19

SACROFANO (RM) – Lunedì 8 marzo, dalle ore 11, il Comitato del Borgo Medievale di Sacrofano, con il Patrocinio del Comune di Sacrofano e dell’Ente Regionale Parco di Veio ed in collaborazione con gli Amici della Musica di Sacrofano, renderà omaggio a figure femminili, note e meno note, che hanno lavorato e si sono distinte nella lotta contro la pandemia causata dal Covid 19.

BorgoDonna è il titolo del progetto. Con un’installazione temporanea, la toponomastica del Borgo sarà arricchita con targhe dedicate a scienziate come la virologa Ilaria Capua e la biologa Elena Cattaneo; alle ricercatrici dell’Ospedale Spallanzani che per prime hanno isolato il virus, Marta Branca, Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti, Francesca Colavita; infermiere dell’Ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma (ospedale fortemente dedicato a pazienti Covid); a un’infermiera del Sant’Andrea, cittadina di Sacrofano, Barbara Platania, premiata insieme ad altro personale sanitario dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un posto d’onore nella topografia del progetto spetta alla pionieristica Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina, a cui sarà nominata la piazza principale del Borgo.

Queste le parole di Patrizia Nicolini, Sindaca del paese di Sacrofano e madrina dell’evento: “In qualità di Sindaco donna, la prima nella storia delle Amministrazioni di Sacrofano, sono onorata di patrocinare una iniziativa così significativa, che vuole dare visibilità alla donna negli spazi pubblici in una data importante come quella dell’8 marzo.

Per questo motivo sono lieta di intitolare e dedicare, almeno per un giorno e in modo simbolico, le vie del nostro centro storico alle donne che durante la pandemia si sono distinte in campo sanitario, medico-scientifico, della ricerca e della cura, dedicando il proprio tempo al bene della collettività. Un messaggio importante da dare soprattutto alle nuove generazioni, nell’augurio che questo gesto sia di sprone per colmare il divario di genere ancora troppo evidente”.

Come spiega la Presidentessa del Comitato del Borgo Medievale di Sacrofano Susanna Gulinucci: “Nominare una strada ad una donna è un gesto di riconoscimento per meriti che troppo spesso vengono ignorati, un gesto di speranza per le nuove generazioni che devono percorrere la strada accidentata della parità”.

L’installazione, visitabile nel Borgo per tutta la giornata dell’8 marzo, sarà accompagnata alle ore 12.00 da musiche di Brahms eseguite nella antica Chiesa di San Giovanni Battista nel Borgo da affermati musicisti che abitano a Sacrofano – Daniela Petracchi, Domenica Pugliese, Elisa Papandrea, Monaldo Braconi.

Oltre alla Sindaca di Sacrofano, Patrizia Nicolini, accompagnata da componenti della sua giunta, saranno presenti alcune delle infermiere alle quali è dedicata una targa. L’iniziativa si svolgerà nel rispetto delle norme anti-Covid vigenti.




Mediobanca: L’1% a Francesco Gaetano Caltagirone

Francesco Gaetano Caltagirone ha rilevato un pacchetto dell’1,014% di Mediobanca tramite Istituto Finanzario 2012, finanziaria con socio unico. Lo si legge dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti nelle società quotate.

L’operazione è stata effettuata lo scorso 23 febbraio. 

L’arrivo di Caltagirone con una quota rilevante in Mediobanca segue l’ingresso in forze, nel capitale dell’istituto, di Leonardo Del Vecchio che di Piazzetta Cuccia ha in mano il 13,2% e il via libera della Bce a salire fino al 20%.

Per quanto riguarda il numero uno di EssilorLuxottica il suo investimento in Mediobanca è stato fin dal’inizio collegato alla volontà di arrivare dall’alto, e con minor dispendio di risorse, a pesare in Generali, di cui l’istituto guidato da Alberto Nagel è l’azionista di maggior peso con una quota di circa il 13%.

Caltagirone potrebbe aver fatto valutazioni simili. L’imprenditore romano è comunque già il maggior socio privato di Generali, oltre che vicepresidente, con una partecipazione del 5,65%, seguito a ruota dalla Delfin di Del Vecchio (al 4,84%) e, più distanziati, dai Benetton (3,98%) . 




Fiano Romano, elezioni 2021: Nicola Santarelli è il candidato Sindaco del Pd

FIANO ROMANO (RM) – Nicola Santarelli, attuale assessore ai lavori pubblici con la Giunta Ferilli è il candidato a Sindaco per il partito Democratico alle prossime elezioni comunali a Fiano Romano.

“Siamo felici di comunicare a iscritti, militanti ed elettori del nostro Partito ed alla cittadinanza tutta – fanno sapere dal Pd  che Nicola Santarelli, con grande senso di responsabilità e consapevole dell’impegno che lo attende, stante il delicato periodo pandemico che stiamo vivendo, ha accolto l’invito del Partito del quale è fondatore”.

https://www.facebook.com/pdfiano/posts/2648484468775114



Pomezia, litiga con la compagna e cosparge di benzina l’abitazione minacciando di dare fuoco: in manette un 59enne del posto

POMEZIA (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato in flagranza di reato un 59enne del posto ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia nei confronti della compagna e tentato incendio.

Nel tardo pomeriggio di ieri, una donna ha richiesto l’intervento dei Carabinieri al “112”, riferendo che il compagno, al culmine di una violenta lite scaturita tra i due per futili motivi, aveva cosparso di benzina il pavimento di alcune stanze della casa, alcune suppellettili e il vialetto di accesso all’abitazione, minacciando di appiccare il fuoco con accendino e diavolina.

Sul posto sono immediatamente intervenute una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Pomezia e un’altra del Comando Stazione Carabinieri di Pomezia: i militari sono riusciti a bloccare in tempo utile l’uomo, scongiurando il compimento di un gesto che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche.

Il 59enne è stato portato in caserma e, ricostruita l’intera vicenda, è stato arrestato.

L’uomo è stato posto agli arresti domiciliari in un’altra abitazione nella sua disponibilità, in attesa dell’udienza di convalida da parte del G.I.P. del Tribunale di Velletri.




Palombara Sabina scoperta shock: rifiuti speciali vicino la Casa della Salute. Una montagna di tamponi Covid con nomi e cognomi

Righini (FdI): “Asl Rm 5 sempre più allo sbando”

PALOMBARA SABINA (RM) – Tamponi Covid usati gettati in un parcheggio insieme ad altri rifiuti speciali di carattere sanitario. E’ la sconvolgente scoperta fatta da alcuni agenti della polizia locale di Palombara in Sabina.

Secondo quanto riferisce un lancio dell’Agi i tamponi Covid con tanto di nomi e cognomi dei pazienti sono abbandonati in un parcheggio privato situato in prossimità della casa della salute “Santissimo Salvatore”, insieme a materiale sanitario di ogni tipo, dai cerotti usati ai cateteri ancora pieni di urina.

Righini (FdI): “Asl Rm 5 sempre più allo sbando”

“Asl Rm 5 sempre più allo sbando, ora Zingaretti e D’Amato dovranno sollevare dall’incarico il direttore generale. – commenta il Consigliere regionale del Lazio di FdI Giancarlo Righini- Da mesi nel parcheggio della Casa della Salute di Palombara – prosegue – si ammucchiano sacchi di rifiuti sanitari speciali anche pericolosi come di residui dei “tamponi covid” con i nomi dei pazienti in vista”. 

“La responsabilità di questa vergognosa situazione di degrado – prosegue il Consigliere regionale – è attribuibile alla ASL che non ha provveduto ad incaricare una ditta specializzata, dal momento che l’impresa appaltatrice della raccolta differenziata non ritira rifiuti speciali, come segnalato già a gennaio dal Comune di Palombara. Niente è stato fatto, e adesso dopo il sequestro dell’area da parte della Polizia Municipale, il direttore Santonocito faticherà a trovare giustificazioni. Fin dal suo insediamento il completamento della Casa della Salute di Palombara, che doveva potenziare l’offerta sanitaria del territorio è rimasto un miraggio. Ma peggio ancora, quello che dovrebbe essere un luogo igienicamente controllato riserva una pessima accoglienza con il parcheggio sommerso da buste di rifiuti sanitari in putrefazione e cassonetti stracolmi, non svuotati da mesi. Non si è neanche tenuto conto della presenza di una scuola nelle immediate vicinanze, soggetta come tutta l’area alle emissioni di odori nauseabonde, cosa che avrebbe dovuto indurre l’Azienda Sanitaria ad agire. Questo autentico scempio – conclude Righini – è l’ennesimo duro colpo all’immagine della sanità del Lazio”.




L’omaggio dell’ANCRI all’Ordine al Merito della Repubblica italiana (OMRI) in occasione del suo 70mo compleanno

Intervista al socio onorario dell’ANCRI Commendatore Michele D’Andrea

Sono trascorsi 70 anni dalla legge n. 178 del 3 marzo 1851,con la quale è stato istituito l’Ordine al Merito della Repubblica Italisna (OMRI), il primo fra gli Ordini nazionali.

L’OMRI è stato istituito per «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nell’impegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari» e comprende 5 diverse classi e gradi onorifici: Cavaliere di Gran Croce decorato  di Gran Cordone; Cavaliere di Gran Croce; Grande Ufficiale; Commendatore; Ufficiale; Cavaliere.
Le concessioni delle onorificenze hanno luogo il 2 giugno, ricorrenza della fondazione della Repubblica Italiana, e il 27 dicembre, ricorrenza della promulgazione della Costituzione italiana.

Alla Legge 3 marzo 1951, n. 178   ha fatto seguito il DPR   13 maggio 1952, n. 458 e il DPR 16 gennaio 2020, relativo alla determinazione numerica delle onorificenze.

Ecco l’intervista esclusiva a Michele D’Andrea

Quando Umberto II lasciò l’Italia, il 13 giugno 1946, cosa accadde dal punto di vista onorifico?

Per sei lunghi anni, dal 1946 al 1951, la Repubblica non conferì onorificenze cavalleresche ai propri cittadini. Esisteva, è vero, l’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana (oggi Ordine della Stella d’Italia), istituito nel gennaio nel 1947 con un decreto del Capo provvisorio dello Stato, ma era riservato agli italiani all’estero e agli stranieri che avessero «specialmente contribuito alla ricostruzione dell’Italia». E sempre nel 1947, fu cambiato il nome all’Ordine Militare di Savoia che divenne Ordine Militare d’Italia, riservato alle Forze Armate. Una platea ridotta ed estranea alla quotidianità di un popolo che doveva reinventarsi il futuro.

Immagino che gli italiani rimasero sconcertati, abituati com’erano agli ordini monarchici: l’Annunziata, i Santi Maurizio e Lazzaro, la Corona d’Italia…

Certo, e avvenne ciò che era facilmente intuibile: si fece di necessità virtù. L’appetito onorifico degli italiani, abituati all’ampio ventaglio di riconoscimenti monarchici che fungevano anche da ascensore sociale, fu allora saziato dai cosiddetti «ordini indipendenti», una vasta e ambigua palude nella quale proliferavano istituti cavallereschi di oscura origine e nessuna legittimazione, veri e propri opifici di patacche vendute a caro prezzo a sprovveduti cacciatori di cavalierati e gran croci. Qualcuno si prese la briga di fare un po’ di calcoli e giunse a contare almeno 173 ordini, fra noti e meno noti, per un totale di circa trecentomila insigniti.

Incredibile. Un mondo onorifico parallelo, insomma.

Esatto, e i nomi erano tra i più fantasiosi. Agli italiani del secondo dopoguerra si offrivano dignità capitolari, militari e ospedaliere che andavano da Betlemme ad Antiochia, dall’Albania alla Normandia, dalla Carinzia all’Estremadura. Cogliendo fior da fiore, citiamo l’Ordine di S. Uberto di Lorena e Bar, l’Ordine della SS. Trinità, l’Ordine Militare e Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme, l’Ordine della Concordia, l’Ordine Militare di San Giorgio di Antiochia e della Corona Normanna di Altavilla, i Cavalieri di Betlemme, l’Ordine di San Giorgio di Carinzia, gli Equites Pacis, l’Ordine Capitolare dei Cavalieri di Colombo, l’Ordine Militare dei Cavalieri del Soccorso, l’Ordine Capitolare dei Cavalieri della Concordia, l’Ordine dell’Infinito. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. E capitava pure che un certo Franco Segatino, professore in scienze occulte, veggenza e psicoterapia, e un tale Carlo Zimatore, Gran Maestro dell’Ordine della Bianca Croce e della Spada d’Argento, offrissero titoli cavallereschi a prezzi scontati rispetto alla concorrenza, un vero e proprio dumping che rischiava di far saltare il mercato.
Ma è l’Ordine di Gesù in Giappone, che ebbe vita breve ma ben remunerata, a lasciare letteralmente senza parole per la sua assurdità logica, degna di comparire in un episodio di «Totò truffa». Resta il mistero di come si sia potuto convincere centinaia di gonzi a pagare migliaia di lire per fregiarsi di una commenda che sapeva di farlocco lontano un chilometro.

Al di là dei risvolti di colore, però, c’erano anche aspetti sociologici da non sottovalutare.

Quella moltitudine di fonti onorifiche, insieme con l’ampio consenso popolare che le alimentava, era lo specchio di una nazione che non aveva mai smesso di identificare il titolo cavalleresco come una delle più efficaci legittimazioni sociali. Non a caso, infatti, il titolo s’intrecciava indissolubilmente con l’esistenza pubblica della persona, fondendosi con il cognome o addirittura assorbendolo, specie negli apparati ministeriali: il questore era sempre chiamato Commendatore, così come il cumenda designava, negli anni del boom economico, l’imprenditore di successo.

Si trattava, comunque, di una situazione imbarazzante per le stesse istituzioni…

L’assenza di un patrimonio cavalleresco repubblicano alla lunga si fece sentire, a cominciare dalle occasioni in cui la cortesia internazionale prevedeva lo scambio delle onorificenze con i capi di stato in visita in Italia. Fu così che Ranieri III di Monaco, ricevuto il 19 ottobre 1950 al Quirinale dal presidente Einaudi, in mancanza d’altro ebbe una Croce al merito di guerra (aveva combattuto nell’esercito francese come ufficiale d’artiglieria), che tenne sempre in gran conto riservandole un posto di riguardo sull’uniforme di rappresentanza. Fra parentesi, ricordiamo che il principe si sposò indossando il collare dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nella prima versione, quella priva di barrette, conferitogli il 30 maggio 1953.
Questo per dire quanto fosse stata forte, allora, la pressione per ripristinare un sistema premiale statuale fondato sui tradizionali segni onorifici. Il cammino legislativo prese avvio, su iniziativa del Governo, nel 1949 e nel 1951 venne promulgata la legge istituiva dell’OMRI e il riordino dell’intera materia cavalleresca.

Che tipo di ordine cavalleresco era l’OMRI?

Vincolati dalla necessità di escludere qualsiasi richiamo al recente passato, i legislatori modellarono il nuovo ordine sul profilo di quello che appariva, anche in dottrina, il meno compromesso da implicazioni dinastiche, l’Ordine della Corona d’Italia. Istituito nel 1868 per premiare i benemeriti dell’Unità, era diviso in cinque classi; ma, forse, pesò maggiormente il fatto che le proposte di conferimento erano demandate ai singoli ministeri e che il numero delle decorazioni da conferire annualmente fosse stabilito dal Capo del Governo, il quale provvedeva pure alla loro ripartizione fra i vari dicasteri. Al sovrano era riservata la facoltà residuale di avvalersi del motu proprio. Così conformato, l’O.M.R.I. sanciva la fine di quel principio plurisecolare che identificava la massima autorità dello Stato come la sola fonte dispensatrice di pubblici riconoscimenti. Non più Gran Maestro, il Presidente della Repubblica ne è, però, il Capo, essendosi mantenuto quel principio necessario alla dignità e al prestigio di un ordine nazionale, secondo cui tale carica spetta al Capo dello Stato.

Come fu l’iter parlamentare?

Il percorso parlamentare dell’OMRI non fu una passeggiata. Sfoghi veementi, perle di erudizione, battibecchi e ironia punteggiarono il cammino di un disegno di legge meno spedito di quanto si potesse immaginare. L’opposizione di sinistra individuava nel nuovo ordine uno strumento fortissimo di adescamento politico ed elettorale.
La tesi del governo faceva leva, anzitutto, sull’articolo 87 della Costituzione da poco promulgata che, nel disciplinare i poteri del Capo dello Stato, gli attribuiva il conferimento delle «onorificenze della Repubblica». La portata della norma costituzionale, pur non essendo tale da imporre in maniera categorica l’istituzione di onorificenze repubblicane, costituiva indubbiamente la migliore riprova che nessuna incompatibilità esisteva tra la forma dello Stato, il suo indirizzo democratico e la possibilità di ordini cavallereschi nazionali. Anzi, a parere della maggioranza sarebbero stati proprio i principi democratici a essere esaltati dal nuovo istituto perché, nel solco di una tradizione consolidata, il riconoscimento sarebbe più largamente indirizzato alla valorizzazione «di modeste, ma probe esistenze, dedicate, in silenziosa umiltà ma con sentimento di laborioso sacrificio, al servizio del Paese in ogni settore della vita.»

Quanto tempo occorse per la promulgazione della legge?

Ci vollero due anni, dal maggio 1949 al marzo 1951, per giungere all’istituzione dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e alla disciplina in chiave repubblicana della materia cavalleresca.
Fu un percorso che si alternò fra le Commissioni di Camera e Senato con diverse pause e un dibattito sempre interessante, con qualche spunto curioso che vale la pena ricordare. Non sempre i resoconti d’aula sono noiosi, anzi, questo offre una lettura godibilissima anche per comprendere il paesaggio psicologico dell’Italia di quegli anni.

Qualche curiosità?

Sappiamo che la massima dignità dell’OMRI è Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone. Ebbene, là dove la legge definisce il collare «Gran Cordone» si aggiunge un nuovo errore a un vecchio errore. Quando era stato istituito l’Ordine della Corona d’Italia, fu mal tradotto dal francese il regolamento della Legione d’Onore, per cui si tradusse il termine cordon in «cordone», anziché nel più corretto «gran nastro, ossia la fascia». E fin qui passi, perché si utilizzava un termine improprio per definire il medesimo oggetto, ossia un nastro in seta. Ma cosa c’entra il cordone (di tessuto) con il collare (di metallo)? Nulla. Eppure, bastava rimanere in casa per usare il termine «collare», che l’Ordine della SS. Annunziata aveva trasformato in persone in carne e ossa: gli insigniti dell’ordine erano «i collari» e le loro consorti «le collaresse», anch’esse destinatarie di un particolare trattamento protocollare.

Qual è il senso più importante della Legge 3 marzo 1951 n. 178?

Certamente il ripristino, dopo cinque anni di vacanza, dell’esclusiva potestà dello Stato nel conferimento delle distinzioni cavalleresche, salvo il tradizionale riconoscimento di quelle straniere o di ordini riconosciuti dalla Repubblica. Solo lo Stato, infatti, può garantire una equa valutazione e la corretta distribuzione di onori e dignità ai propri cittadini: è dunque impensabile, anche in termini logici, che tale prerogativa possa essere delegata ad associazioni, enti o privati. Il divieto ai privati di conferire onorificenze cavalleresche si configurava, in tal modo, come una «protezione giuridica» non solo nei confronti dei cittadini, ma anche a tutela del prestigio delle distinzioni e della buona fede, così come avviene per i titoli accademici. Purtroppo, anche dopo l’entrata in vigore della legge, alcune discutibili sentenze di tribunali diedero a istituti pseudocavallereschi e a sedicenti gran maestri gli strumenti per esibire patenti di legittimazione che cozzano non solo contro il dato storico, ma anche contro il buon senso e la logica.

Un fenomeno che purtroppo dura ancora oggi…

Il malcostume in materia onorifica non è mai cessato, perché gli ordini fasulli prosperano ancora, soprattutto da quando il numero delle concessioni dell’OMRI è crollato drasticamente dalle circa 14.000 del 1990 siamo passati a circa 3.500 nell’ultima tornata. Basta fare un giro su internet per ammirare spadoni e mantelli, croci e investiture, dame e collari, discendenze e ascendenze. Intendiamoci, ognuno è libero di aderire a un’associazione che s’ispira alla cavalleria, che si riunisce periodicamente e prevede cariche, gradi e ritualità particolari. Tuttavia, è bene sapere che gli insigniti di tali associazioni non sono (e non saranno) autorizzati dallo Stato a indossare pubblicamente le relative decorazioni. In caso di dubbio è opportuno rivolgersi all’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri o all’Ufficio del Cerimoniale del Ministero degli Affari Esteri, ricordando che:
– un ordine cavalleresco serio, che opera secondo i principi dell’assistenzialismo, dell’altruismo e della religione, non fa campagna acquisti e non aggrega come se ci si iscrivesse a un club;

  • i Templari non esistono più dal 1312;
  • i Normanni, gli Angioini, gli Svevi, gli Aragonesi, la gran parte dei santi del calendario, i Teutonici, Bisanzio, l’Impero romano d’oriente e i vari sangiaccati sono belle pagine che appartengono a un lontano passato;
  • l’unico Ordine di Malta legittimo ha sede a Roma, in Via dei Condotti 68;
  • un prelato, una chiesa e una messa non sempre fanno un ordine legittimo.



Covid-19, per Bertolaso l’Italia va verso la zona rossa. Bonaccini: “Rischiamo di essere travolti”

 “A me sembra che tutta Italia, tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa. La Lombardia, per quello che ha passato nei mesi scorsi, è più vulnerabile rispetto ad altre regioni, ma non sono preoccupato per questa regione più che per altre. È fuori discussione che bisogna vaccinare. Si può fare molto di più rispetto a quello che già stiamo facendo rispetto a questa situazione. Bisogna andare a Bruxelles a battere i pugni”. Lo ha detto Guido Bertolaso, consulente del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana per il Piano Vaccinale, intervenendo in una conferenza stampa a Palazzo Pirelli.  

“Il contagio è partito molto più veloce di prima a causa delle varianti. Se questa crescita, avvenuta in 10-15 giorni, non trova un’accelerazione nella risposta rischiamo di essere travolti. Noi come altre parti d’Italia”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, dicendo che la variante inglese “pare quasi essere un nuovo virus per diffusione e categorie d’età”.

“Dobbiamo contrastare e circoscrivere il contagio con misure più restrittive su indicazioni che la sanità regionale ci dà. Senza misure la curva continuerebbe a crescere. Rispetto alle precedetti volte le limitazioni della zona arancione classica non bastano più, per come il virus corre rapidamente. Dobbiamo stringere oggi e farlo subito per augurarci di non farlo più dopo”. Così Bonaccini, facendo il punto sulle zone rosse”. “Sono decisioni difficili, me ne prendo tutta la responsabilità. Occorre agire adesso per un pericolo che ha rialzato la testa con le varianti”.

“I numeri del pre report arriveranno stasera. I valori sia sulle terapie intensive che ordinarie sono ancora sotto soglia, pur registrando un incremento. Quindi, nonostante non si siano ancora accese le spie dell’allarme, abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando. Per questo, come abbiamo iniziato a fare con le zone rosse e faremo ancora nei prossimi giorni, dobbiamo essere pronti a intervenire chirurgicamente laddove necessario”. A dirlo, sull’ipotesi di un Piemonte in zona rossa, il presidente della Regione Alberto Cirio. “Siamo di fronte a dati che monitoriamo ormai da settimane – osserva -, per cui il sistema sanitario si è predisposto. Oggi però bisogna anche saper assumere le decisioni di contenimento che si rendono necessarie”. Quello che preoccupa, ribadisce il governatore piemontese è la variante inglese: “Ormai metà dei casi in Piemonte – ricorda – sono da variante inglese, che corre di più, è più veloce e quindi ti chiede di anticipare di più le misure che avresti adottato con un’altra tempistica parlando di Covid ‘tradizionale’. Per questo – conclude Cirio – ho chiesto un monitoraggio quotidiano e ogni due giorni facciamo il punto, pronti a intervenire con ordinanze o misure di carattere regionale, come le zone rosse predisposte in questi giorni che sono l’attuazione di questo monitoraggio”.




Ssd Colonna (pattinaggio), Castaldi: “Ottime prestazione al Trofeo Roma, ora il Trofeo Lazio”

Colonna (Rm) – Il settore pattinaggio della Ssd Colonna non ha perso lo smalto. I ragazzi del club castellano, allenati da Federico Tassini, Naomi Romagnoli e Alessia Giovannetti, hanno dimostrato che il lungo stop dalle competizioni ufficiali (causa Covid) non ha lasciato troppi strascichi. E’ quanto sottolinea la responsabile del settore Roberta Castaldi: “Il gruppo si è fermato solamente una settimana a fine ottobre, da quel momento abbiamo suddiviso tutti i gruppi seguendo le rigide disposizioni federali, ma i ragazzi si sono sempre continuati ad allenare perché partecipanti a competizione “di interesse nazionale”. Nello scorso fine settimana ben 26 nostri atleti hanno partecipato al “Trofeo Roma” che si è tenuto al PalaTorrino, mentre altri sei hanno dovuto saltare l’appuntamento perché dovevano rispettare la quarantena per un caso scolastico di positività al Covid di un compagno di classe”. I risultati della prova capitolina dello scorso fine settimana sono stati estremamente positivi: “Ben sei ragazzi hanno conquistato il primo posto nella rispettiva categoria: si tratta di Sara Del Signore (classe 2004), della cugina Giada Del Signore (2004), ma anche di Giorgia Giuliani (2007), Christian Pellini (2010), Marika Mengarelli (2011) e Sofia Coresi (2012). Inoltre c’è stato un secondi classificato e cioè quello di Flavia Cappellini (2011), mentre hanno concluso al terzo posto le sorelle Gioia Cascia (2005) e Serena Cascia (2007), ma anche la più piccola del gruppo Mia Furcolo (2013). Siamo molto contenti del comportamento dei nostri ragazzi” sottolinea la Castaldi che guarda già al prossimo fine settimana: “Sabato e domenica saremo al Tre Fontane di Roma per la prima tappa del “Trofeo Lazio”, un appuntamento di un livello ancora maggiore rispetto a quello dello scorso week-end, ma siamo convinti che i nostri ragazzi si faranno valere. Inoltre il gruppo è folto e cresce sempre di più settimana dopo settimana, non a caso negli ultimi giorni altri ragazzi hanno chiesto di fare la prova: segno che qui a Colonna stiamo facendo un buon lavoro con questo settore pattinaggio”.




Volley Club Frascati, l’Under 15 femminile vola in Eccellenza. Romanini: “Bella soddisfazione”

Frascati (Rm) – Il Volley Club Frascati aggiunge un gruppo “d’Eccellenza”. L’impresa è riuscita all’Under 15 femminile di coach Francesco Romanini che ha staccato il pass per la categoria nel gironcino di qualificazione a cui ha partecipato. Grazie al successo conclusivo contro la Giovolley Aprilia, la squadra tuscolana ha concluso al secondo posto il gironcino terminando a pari punti con la stessa formazione pontina e col Dream Team. A decidere il piazzamento finale è stata la differenza set e addirittura la differenza punti con le apriliane che sono finite davanti alle frascatane per soli tre punti. “Giocarsi un passaggio di categoria in tre partite rappresenta un’incognita – dice Romanini – Non puoi permetterti di sbagliare nulla, noi lo abbiamo fatto nella seconda partita con Dream Team che è stata brava a limitare gli errori, mentre noi abbiamo pagato anche problemi con le quarantene nella prima e seconda partita. Con Giovolley, al contrario, le ragazze hanno fatto una grande prestazione e siamo riusciti a centrare il primo obiettivo stagionale: decisamente una bella soddisfazione”. Ora sotto con la categoria d’Eccellenza: “Sarà tutto ancor più difficile perché affronteremo squadre avversarie molto fisiche, ma adesso potremo puntare di più sulle giovani del gruppo che finora hanno avuto meno spazio. L’obiettivo? Non siamo una squadra competitiva per i primi posti, ma un gruppo che deve crescere sia dal punto di vista della difesa e della ricezione in vista del futuro campionato Under 17. La cosa buona di questa squadra è che non molla mai, paradossalmente soffriamo le partite più semplici e ci esaltiamo in quelle più complicate”. Romanini conclude parlando della forte collaborazione con l’altro tecnico Flavia Mola che segue in prima persona il gruppo Under 14 (ancora in attesa di partire): “Sono molto felice che stia riuscendo a venire in panchina con me. Abbiamo un ottimo rapporto a livello umano e soprattutto abbiamo una visione della pallavolo estremamente simile”.