Bassa Sabina, controlli anti Covid: sanzionate 7 persone e chiusi 2 bar

POGGIO MIRTETO (RI) – Mancato rispetto delle normative anticovid. Controlli straordinari dei carabinieri della compagnia di Poggio Mirteto

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Poggio Mirteto, poche ore prima dell’emissione dell’ordinanza della Regione Lazio che ha individuato quale “zona rossa” il Comune di Fara Sabina, hanno effettuato dei controlli straordinari su tutta la bassa Sabina.

Nel corso delle verifiche effettuate, i militari hanno individuato nr. 2 bar, di cui uno nella frazione Borgo Quinzio di Fara in Sabina e l’altro in Poggio Nativo, che consentivano ai clienti la consumazione di cibi e bevande nelle immediate adiacenze.

Sono state, quindi, elevate complessivamente nr. 7 sanzioni amministrative da euro 400,00 (quattrocento/00) cadauna, inoltre è stata disposta la chiusura provvisoria dei citati esercizi pubblici rispettivamente per giorni 5 e 2.

I controlli, finalizzati essenzialmente alla tutela della salute pubblica e al dilagare della pandemia, sono stati intensificati già da alcune settimane su tutto il territorio di competenza della Compagnia di Poggio Mirteto.




6 Aprile 2009: 309 rintocchi delle campane per ricordare le vittime del sisma

Trecentonove rintocchi delle campane in memoria delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009, l’accensione di un simbolico braciere da parte di un vigile del fuoco, posizionato davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio, e sempre da Piazza Duomo, cuore del centro storico ed esempio di una ricostruzione efficace, un fascio di luce che si staglia verso il cielo: nonostante la restrizioni imposte dal covid, commozione, emozione e dolore hanno caratterizzato i momenti clou della commemorazione delle 309 vittime del sisma in occasione del 12esimo anniversario.

Nel segno del ricordo ma anche della speranza, sia per la rinascita della città sia per un epilogo positivo della pandemia, a 12 anni dal sisma, all’Aquila si è chiuso in serata il programma, ridotto, della commemorazione che per il secondo anno consecutivo vede annullata la tradizionale fiaccolata per le vie del centro storico e nei luoghi simboli della tragedia. Oltre al vigile che ha acceso il braciere, in una piazza Duomo praticamente deserta, erano presenti il sindaco, Pierluigi Biondi, il sindaco di Cugnoli (Pescara), Lanfranco Chiola, in rappresentanza dei Comuni del cratere, il prefetto Cinzia Torraco e l’arcivescovo, cardinale Giuseppe Petrocchi.

   Il Comune dell’Aquila e i Comitati familiari delle vittime hanno lanciato un appello ad Anci nazionale e ad Anci Abruzzo affinché i sindaci e gli italiani, nella notte per il 12esimo anniversario, “accendano nei loro Comuni e alle loro finestre, una luce di speranza”.

Oggi, alle 10,30, sindaco, prefetto e arcivescovo partecipano  alla cerimonia commemorativa organizzata all’interno della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza alla presenza del comandante della Scuola, generale di divisione Cristiano Zaccagnini.

   Alle 12, Biondi, il prefetto, l’arcivescovo, il presidente della Regione, Marco Marsilio, il presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, un rappresentante dei Comitati dei familiari delle vittime e il sindaco di Villa Sant’Angelo, Domenico Nardis, in rappresentanza dei Comuni del cratere, si ritrovano davanti il sito della Casa dello Studente, in via XX Settembre, per omaggiare e ricordare le 309 vittime.

L’omelia del cardinale, “Il dramma ha reso ancora più ‘Popolo’ la gente aquilana”

“Il dramma del terremoto ha reso ancora più ‘Popolo’ la gente aquilana: la comune tragedia, affrontata ‘insieme’, ha stretto, con nodi inscindibili, il mutuo senso di appartenenza.

Quando un trauma, che deriva da una calamità generale, colpisce una ‘popolazione’ viene vissuto in modo frammentato: ciascuno lo porta per conto suo o per aggregati sparsi. Invece, dove c’è Popolo, il dramma è condiviso: vissuto da tutti e da ciascuno in modo diverso, ma universale. Si stabilisce così una ‘interdipendenza’, in cui il ‘mio’ diventa ‘nostro’, e viceversa”. È un passaggio dell’omelia del cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell’Aquila, pronunciata nel corso della Santa Messa celebrata nel tardo pomeriggio in occasione del 12esimo anniversario del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009: l’evento religioso, nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, noto come Anime Sante, in piazza Duomo, ha aperto le celebrazioni legate all’anniversario. “Un altro fattore crea legami costitutivi è la determinazione collettiva nel reagire alle emergenze e la volontà perseverante di ricostruire. L’Aquila, nella sua storia fondativa, non è partita in ‘tono minore’, per innalzarsi successivamente a registri ‘maggiori’: è subito arrivata ad eseguire uno ‘spartito alto’. Gli annali della Città lo documentano con chiarezza. Va pure evidenziato che la matrice cristiana della sua cultura e la configurazione ‘montanara’ (cioè tenace e vigorosamente reattiva) ha spinto sempre il Popolo aquilano ad affrontare le difficoltà, anche devastanti, con la ferma speranza che, dichiarando guerra alla morte (in tutte le sue forme) e mobilitandosi a favore della vita, con l’aiuto di Dio si sarebbero attivati processi vincenti di Risurrezione”. “Sono persuaso che se si venisse fatta un’analisi del DNA del Popolo aquilano si ritroverebbero – tra i cromosomi identitari – la ‘resilienza al sisma’: questi fattori ‘strutturali’ suscitano ‘anticorpi caratteriali’ che neutralizzano i virus della disgregazione sociale e sconfiggono la sindrome della disfatta. Altro ‘gene’ identitario è la ‘tenacia del ripartire’, che si rende visibile nella spinta perseverante alla ricostruzione”. 

In occasione del dodicesimo anniversario del tragico terremoto che sconvolse L’Aquila, ADSI ricorda le vittime che hanno perso la vita in quell’evento e torna a chiedere venga predisposta una normativa nazionale unica per le ricostruzioni dopo le grandi catastrofi, nella quale sia adeguatamente considerato il patrimonio immobiliare storico-artistico.

“È più che mai necessario introdurre un quadro normativo chiaro, certo e snello per affrontare le future ricostruzioni, in un clima di fiducia tra tutti i soggetti coinvolti”, ha affermato Giacomo di Thiene, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, rivolgendosi in primis al Ministro della Cultura Dario Franceschini e al Commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini.

“Se non si definiscono procedure collaudate prima di una prossima emergenza, si rischia che davanti ad ogni ricostruzione si debba ripartire sempre da zero. Specialmente per quanto riguarda il patrimonio culturale – così diffuso su tutto il territorio e difficilmente gestibile con le norme generali – il pericolo reale è che il restauro non venga correttamente finanziato: non per cattiva volontà, ma per inadeguatezza degli strumenti a disposizione”, ha continuato di Thiene.

A maggior ragione se si tiene conto che le dimore storiche private, in Italia, rappresentano circa il 17% del patrimonio immobiliare storico-artistico soggetto a vincolo: un vero polo di attrazione e un volano economico – che peraltro non è possibile delocalizzare altrove – per i territori nei quali insistono. «Questi beni, spesso situati in piccoli centri – il 29% si trova in comuni sotto i 5.000 abitanti – da un lato rappresentano un elemento strategico per la ripartenza del Paese, dall’altro si caratterizzano per una valenza architettonica e storico-artistica che ne determina un interesse pubblico da preservare, così come definito dalla Costituzione e ribadito da una delle ultime ordinanze per la gestione della ricostruzione post terremoto del 2016. Tutelarli con apposite norme, quindi, significherebbe riconoscere la centralità di un patrimonio unico al mondo, che deve continuare ad essere tramandato alle generazioni future così come è giunto a noi nei secoli. Bisogna infatti evitare che le catastrofi, a cui è esposta per sua natura l’Italia, determinino la perdita irrimediabile di tali beni: per queste ragioni è più che mai necessario farsi trovare consapevoli e pronti anche dal punto di vista normativo», ha concluso il Presidente di Thiene.




Roma, Esquilino: arrestati rapinatori trans: aggrediscono e rubano un cellulare a un passante

ROMA – Nella notte tra il 4 e il 5 aprile scorsi, due cittadini colombiani trans hanno avvicinato, lungo via Gioberti un passante – un romano di 62 anni – e dopo avergli offerto prestazioni sessuali che sono state rifiutate, gli hanno sfilato il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

La vittima, resasi conto di essere stata derubata, ha tentato di riappropriarsi del telefono ma è stato colpito con un pugno al volto da uno dei due malfattori, mentre l’altro lo ha affrontato impugnando delle grosse forbici.

Nel corso della zuffa, il 62enne ha notato transitare in strada, all’angolo con via Turati, una pattuglia di Carabinieri della Stazione Roma piazza Dante ai quali ha chiesto aiuto. I militari, immediatamente intervenuti, sono riusciti a bloccare il 39enne, mentre il complice è riuscito a dileguarsi. Nel corso della perquisizione, il cittadino colombiano è stato trovato in possesso di un paio di forbici, della lunghezza di 20 cm, probabilmente le stesse utilizzate per intimorire la vittima.

Grazie alla certosina descrizione somatica e degli abiti indossati dal fuggitivo, fornita dal 62enne, e le ininterrotte ricerche scattate in tutta la zona, nella serata di ieri, i Carabinieri della Stazione Roma piazza Dante hanno rintracciato il presunto complice del rapinatore già arrestato: si tratta di un cittadino colombiano di 54 anni, nella Capitale senza fissa dimora e con precedenti proprio per reati contro il patrimonio, che è stato intercettato in via Amendola. Quest’ultimo, portato in caserma, è stato anche riconosciuto, senza ombra di dubbio, dalla vittima della rapina ed è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto e trattenuto in caserma, in attesa del trasferimento in carcere e dell’udienza di convalida.




Covid-19, preoccupazione per la variante giapponese

Pare che la Eek riesca sia a sfuggire agli anticorpi generati da una precedente infezione Covid, sia ai vaccini fin qui sviluppati

L’ultima mutazione del Sars-CoV-2 è stata registrata in Giappone, nella città di Tokyo. La variante “Eek” preoccupa anche l’Europa: secondo quanto riportato dall’emittente pubblica giapponese NHK, il 70% dei pazienti contagiati dal coronavirus, e testati a marzo in un ospedale della capitale, il Tokyo Medical and Dental University Medical Hospital, era stato colpito dalla variante E484K, soprannominata appunto “Eek”. Numeri alla mano, la minaccia è stata trovata in 10 delle 14 persone risultate positive. L’agenzia Reuters ha sottolineato che, negli ultimi due mesi, 12 dei 36 pazienti Covid hanno portato la mutazione. Nessuno di loro aveva recentemente effettuato viaggi all’estero o avuto contatti con persone infettate dalla E484K.

Questo significa, almeno in teoria, che la variante Eek è al momento relegata all’interno dei confini giapponesi. Pare che la Eek riesca sia a sfuggire agli anticorpi generati da una precedente infezione Covid, sia ai vaccini fin qui sviluppati. Come se non bastasse, la campagna di vaccinazione del Giappone deve ancora entrare nel vivo. Il Governo nipponico è in allarme: gli ultimi bollettini descrivono una situazione epidemiologica da monitorare con estrema attenzione. Venerdì sono state registrati 446 nuovi casi in quel di Tokyo. Un valore notevole, ma ancora al di sotto della soglia di 2.500 infezioni rilevate lo scorso gennaio. A Osaka sono invece emersi 666 casi (record). In quest’ultima città, gli esperti hanno espresso apprensione per la diffusione del ceppo britannico. Il primo ministro giapponese, Yoshihide Suga, ha dichiarato che saranno ampliate le misure di emergenza per contenere la nuova ondata di infezioni. Gli sforzi saranno orientati a stroncare sul nascere la diffusione delle varianti. “Tutte le possibilità sono state prese in considerazione”, ha spiegato Suga, aggiungendo che, qualora dovesse essere necessario, il governo agirà “senza esitazione”.

Intanto nel Regno Unito stanno programmando la terza dose perché si pensa che il nuovo Coronavirus diventerà endemico, cioè riemergerà ciclicamente a ondate come un’influenza. Per questo motivo Oltremanica stanno pensando di organizzare ogni anno in autunno una vaccinazione antinfluenzale a tappeto combinata con la vaccinazione anti-Covid (la cosiddetta terza dose), impiegando un vaccino aggiornato alle ultime varianti in circolazione, proprio come avviene con il virus dell’influenza che si ripresenta ogni anno e puntualmente cambia, richiedendo ogni volta nuove formulazioni di vaccino. In Italia sarà difficile superare la soglia del 50% della popolazione vaccinata entro il prossimo ottobre, in modo da ridurre la circolazione del virus grazie all’immunità di gregge.

Al momento la variante inglese del virus Sars-Cov-2 è la più diffusa e contagiosa. Nove volte su dieci (86,7% dei casi di sindrome da Covid-19 in Italia) sono provocati da questo ceppo di coronavirus portatore della mutazione UK, dati dell’Istituto superiore di sanità elaborati con gli epidemiologi della Fondazione Bruno Kessler. In Italia circolano altre due varianti, la brasiliana e la sudafricana, e in misura minore la B.1 525, cosiddetta variante nigeriana, più molte altre forme con mutazioni puntiformi, ovvero con minime differenze rispetto ai gruppi geografici prevalenti.




Nemi, muore Terenzia: un pezzo di storia del paese

NEMI (RM) – La comunità di Nemi ha perso una ultranovantenne a cui tutti i cittadini erano affezionati: nonna Terenzia.

“Siamo profondamente rattristati per la perdita della nostra cara sorella Terenzia che questa mattina ci ha lasciati andando tra le braccia del Padre. – Scrivono sul profilo Fb della Parrocchia S. Maria del pozzo Nemi & Santuario del Ss. Crocifisso Nemi – Che Dio gli dia pace alla sua anima e gli angeli siamo sempre con lei. La comunità di Nemi e la parrocchia si stringe con la preghiera a tutti i suoi familiari e i nipoti da lei tanto amati”.

I funerali si svolgeranno mercoledì 7 aprile alle 11 sul sagrato della Chiesa di Santa Maria del Pozzo.

Questo quotidiano nelle persone del direttore Responsabile Chiara Rai e del direttore Editoriale Ivan Galea porgono le più sentite condoglianze alla famiglia dell’amata Terenzia.




Usa, polizia uccide 13enne ispanico: la madre lancia appello alla trasparenza

Shock a Chicago, dove la polizia ha ucciso un ragazzino ispanico di 13 anni, Adam Toledo, in quello che le forze dell’ordine hanno definito uno “scontro armato”. Il teenager era scomparso da alcuni giorni da casa e la mattina del 29 marzo un agente della polizia lo ha colpito a morte dopo averlo inseguito in un vicolo.

Monta l’ira della comunità ispanica che chiede giustizia, mentre gli investigatori hanno annunciato che oggi intende rilasciare il video della sparatoria. L’agente coinvolto è stato temporaneamente sospeso dal servizio.

La madre del 13enne ucciso, Elizabeth Toledo, ha lanciato un appello alla trasparenza da parte della polizia, affermando: “Voglio solo sapere cosa e’ realmente successo al mio bambino”.

E il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, ha chiesto subito che venissero rese pubbliche le immagini delle bodycam degli agenti riguardo la sparatoria”.

La polizia ha raccontato che gli agenti sono stati chiamati intorno alle 2.30 del mattino a un indirizzo di Little Village, quartiere a prevalenza latino-americana nella zona ovest di Chicago, rispondendo a segnalazioni di spari. I poliziotti hanno visto due persone in un vicolo e hanno iniziato a inseguirle. Uno, un ragazzo di 21 anni, è stato arrestato, mentre un agente che inseguiva Adam ha sparato una volta, colpendolo al petto, e il 13enne è morto sul colpo. Secondo il primo resoconto degli agenti, affermano alcuni media, era armato di pistola.




Misure anti Covid, Italia di nuovo bicolore: ecco le regole

Dopo la zona rossa disposta per il week end lungo di Pasqua, l’Italia torna ad essere divisa tra il rosso e l’arancione. E in attesa del prossimo monitoraggio e dell’eventuale verifica a metà aprile, che valuterà la possibilità che le zone dove la diffusione del virus è più contenuta possano tornare in giallo, ecco le misure previste nelle prossime ore a seconda dei territori.

ZONA ROSSA – (Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta e Campania) – Sono nove le regioni sottoposte alle misure di contenimento più rigide, dove è consentito spostarsi soltanto per motivi di lavoro, salute o necessità e non è concesso andare a trovare parenti o amici.

E’ invece sempre possibile svolgere attività motoria, ma solo in prossimità della propria abitazione, e attività sportiva all’aperto in forma individuale. Le scuole sono in presenza fino alla prima media mentre è prevista la didattica a distanza per gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori. Sono chiusi barbieri, parrucchieri, centri estetici, negozi di abbigliamento, calzature e gioiellerie. Restano aperti i negozi di generi alimentari, tabaccherie, edicole, farmacie, parafarmacie, lavanderie, ottici, profumerie, erboristerie, cartolerie, negozi di intimo e di biancheria per la casa, ferramenta. Aperti anche i negozi per bambini, dai giocattoli all’abbigliamento. Prosegue l’attività dei mercati che vendono esclusivamente generi alimentari. I centri commerciali sono chiusi nel fine settimana.

ZONA ARANCIONE – (Veneto, Marche, provincia di Trento, Lazio, Abruzzo, Liguria, Basilicata, Sicilia, Molise, Sardegna, Umbria e provincia autonoma di Bolzano) – Le visite, sempre una sola volta al giorno e sempre in non più di due persone, sono consentite in zona arancione, all’interno del Comune di residenza. Sono vietati gli spostamenti al di fuori del proprio Comune. Per quei territori con meno di 5mila abitanti è consentito spostarsi entro i 30 km dal confine del proprio Comune, con il divieto però di recarsi verso i capoluoghi di Provincia. Scuole in presenza fino alla prima media. Saranno in classe anche gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. Tutti i negozi sono aperti, compresi parrucchieri, barbieri e centri estetici, mentre i centri commerciali restano chiusi nel fine settimana.

IN TUTTA ITALIA – E’ vietato uscire di casa dalle 22 alle 5. Il divieto non vale in caso di lavoro, salute o necessità. Bar e ristoranti restano chiusi: possibile solo l’asporto, fino alle 18, e la consegna a domicilio, fino alle 22 e solo per i ristoranti (in caso di ripristino delle zone gialle, bar e ristoranti potrebbero riaprire a pranzo). I presidenti di Regione, a differenza di quanto è stato fino ad oggi, non potranno emanare ordinanze più restrittive per chiudere le scuole. Se la verifica di metà mese darà esito positivo e dunque torneranno le zone gialle, si potrebbe valutare la riapertura di cinema e i teatri con le regole che erano già previste nel precedente decreto.

SPOSTAMENTI – Restano vietati gli spostamenti tra le Regioni, a meno che non si abbia una seconda casa. La mobilità è consentita solo per motivi di lavoro, salute e necessità. Sarà sempre possibile rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione.

SECONDE CASE – Sarà sempre possibile raggiungere le seconde case, anche in zona rossa, a patto che non ci siano però ordinanze dei presidenti di Regione che impongono regole più restrittive.

STRETTA SUI VIAGGI – E’ possibile viaggiare in Europa, ma almeno fino alla fine del mese sono previste limitazioni per tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori Ue: tra questi, da come si legge nel nuovo elenco di Paesi presenti nell’allegato, viene invece inclusa dal 7 aprile anche l’Austria, Israele, il Regno Unito e l’Irlanda del Nord, dove dunque sarà possibile viaggiare senza motivazioni specifiche, così come avviene per gli altri Paesi dell’Europa. Chi rientra in Italia da uno di questi Paesi o da quelli Ue dovrà comunque obbligatoriamente sottoporsi a tampone (molecolare o antigenico) effettuato nelle 48 ore prima dell’ingresso in Italia e il cui risultato sia negativo, sottoporsi alla sorveglianza sanitaria e ad isolamento fiduciario per cinque giorni e al termine dell’isolamento effettuare un altro test. 




Contratto Rider, Arenare (Sinlai): “La toppa è peggio del buco”

Dopo polemiche e proteste dei rider, un settore che più di altri è cresciuto ed è diventato centrale durante l’emergenza sanitaria, si è arrivati ad un accordo tra sindacati e JustEat, finalizzato ad inquadrare questi lavoratori nel contratto Trasporto merci e Logistica.

Tuttavia la soluzione sembra tutt’altro che soddisfacente, ai fini di dare dignità al comparto. A denunciarlo è Valerio Arenare, segretario nazionale del Sinlai: “Mi verrebbe da dire che la toppa è peggio del buco. Questo contratto, infatti, è pieno di criticità: innanzitutto prevede i rider come lavoratori part-time a 10 ore settimanali, per uno stipendio totale di 200 euro; inoltre esclude dalla copertura coloro che abbiano la macchina. Ciò – continua Arenare – ha fatto sí che la maggior parte dei rider voglia restare autonoma, rivendicando il diritto a lavorare di più e, ciononostante, ad essere tutelato”.




Milano, preso il piromane dell’edicola di viale Corsica

MILANO – Ieri mattina, i Carabinieri della Stazione Milano Porta Monforte, a conclusione di serrate attività d’indagine, hanno arrestato, per il reato di “incendio”, un 41enne di Milano, disoccupato, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio.

L’uomo, fermato all’alba in via Lomellina mentre tentava di nascondersi tra le autovetture, è gravemente indiziato di aver incendiato un’edicola di viale Corsica gestita da cittadini sudamericani, dove, nei mesi precedenti, si erano verificati altri tre casi analoghi.

Nella circostanza, le fiamme, spente grazie al tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco, hanno gravemente danneggiato la struttura e la merce.

I Carabinieri, insospettiti dallo strano atteggiamento dell’uomo, peraltro rintracciato a breve distanza e a pochi minuti dall’evento, e dal fatto che non solo emanasse un forte odore di bruciato ma anche che le sue mani fossero sporche di fuliggine, lo hanno dapprima accompagnato in caserma, ove personale del Nucleo Investigativo Antincendi di Milano, mediante apposita strumentazione, ha rilevato la presenza di tracce di combustione sui suoi vestiti e sugli effetti personali che aveva indosso, e poi lo hanno sottoposto a perquisizione personale e domiciliare, all’esito delle quali è stato trovato in possesso di accendini, di diverse confezioni di “diavolina accendifuoco”, di una bottiglia contenente liquido infiammabile nonché di un berretto e di un giubbotto, nelle cui tasche sono stati rinvenuti anche uno spray infiammabile, frammenti di diavolina e fazzoletti impregnati di liquido infiammabile, del tutto simili a quelli che l’indagato, poi riconosciuto dagli operanti mediante analisi delle immagini estrapolate da un impianto di videosorveglianza, indossava in occasione dell’incendio verificatosi lo scorso 21 marzo.

L’arrestato è stato, quindi, portato alla Casa Circondariale di Milano San Vittore in attesa dell’udienza di convalida. Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare le eventuali responsabilità dell’uomo nella commissione di altri incendi avvenuti nella zona.




Roma, Primavalle: Carabinieri interrompono “Covid party” di Pasqua

ROMA – Nel pomeriggio di ieri, su segnalazione al 112, i Carabinieri della Stazione di Roma Montespaccato unitamente ai colleghi del Nucleo Radiomobile hanno scoperto una festa e hanno sanzionato 10 persone.

I Carabinieri sono intervenuti in via Emma Carelli, quartiere Primavalle, dove poco prima alcuni residenti avevano segnalato diverse persone intente a festeggiare all’interno di un appartamento. I militari dopo aver raggiunto l’abitazione, all’indirizzo indicato, hanno interrotto la festa e identificato tutti i presenti, parenti ed amici.

Successivamente sono stati sanzionati in violazione della normativa per contenere il contagio da Covid19.




Rieti, provoca un incidente con ferito e fugge in Abruzzo: rintracciato dai Carabinieri

BORGOROSE (RI) – Si è dato alla fuga dopo aver provocato un incidente sulla Statale Salto-Cicolana, ma è stato rintracciato dai Carabinieri che sono riusciti a inchiodarlo alle sue responsabilità. Ora dovrà rispondere di omissione di soccorso.

L’episodio risale a ieri mattina, quando le pattuglie dei Carabinieri di Borgorose e Pescorocchiano sono intervenute su un incidente sulla SS 578, ma sul posto hanno trovato un solo veicolo dei due coinvolti: il conducente di un furgone bianco cassonato, responsabile del sinistro, si era allontanato a tutta velocità in direzione Avezzano, senza preoccuparsi delle conseguenze.

Prestati i primi soccorsi al ferito, portato in ospedale per le cure del caso, i Carabinieri si sono messi subito al lavoro per individuare il responsabile diramando le ricerche del veicolo in fuga ai colleghi abruzzesi, ed è proprio in Morino che i militari della locale Stazione hanno interrotto la marcia dello spericolato fuggitivo: un giovane casertano alla guida di un Fiat Iveco, che, alle domande degli uomini dell’Arma, ha dichiarato di essersi impaurito per l’accaduto e di essersi dato alla fuga istintivamente.

Il furgone è stato immediatamente sequestrato e il suo conducente deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rieti; fortunatamente il ferito se la caverà con pochi giorni di prognosi.