ULN Consalvo (Under 17), Parisella non ci gira intorno: “Siamo forti, vogliamo vincere ancora”

Roma – Continua la corsa dell’Under 17 provinciale dell’ULN Consalvo. La squadra di mister Giuseppe Centrone ha vinto la sesta gara in altrettante partite disputate in questo inizio di stagione ed è ovviamente in testa alla classifica del girone D assieme alla Borghesiana. Nell’ultimo turno i capitolini hanno vinto con un rotondo 3-0 sul campo della Magnitudo: “Abbiamo cominciato la gara con determinazione – dice Alessandro Parisella, ala sinistra classe 2006 che ha sbloccato la partita – Già all’intervallo eravamo in vantaggio di due reti, dopo i sigilli del sottoscritto e di Camba su calcio di rigore. Abbiamo concesso qualcosa, ma abbiamo sempre tenuto il pallino del gioco in mano. Nella ripresa siamo riusciti a realizzare il gol del 3-0 ancora su rigore con Sconsa e a quel punto gli avversari hanno cominciato a innervosirsi, rimanendo anche in dieci uomini. La cosa più importante per noi, comunque, era quella di portare a casa un altro successo e ci siamo riusciti”. Inevitabile per questo gruppo, reduce dalla cavalcata vincente nella categoria Under 16 (valsa all’ULN Consalvo il passaggio ai regionali), il parallelo con la scorsa stagione: “Ora siamo più solidi in difesa, ma è presto fare paragoni – dice Parisella, al settimo anno nel club – Abbiamo sempre fame di vittoria, anche se qualche modifica al gruppo c’è stata e poi è arrivato pure un nuovo allenatore: il rapporto con l’ex mister Aiuto rimane fortissimo, ma anche col neo tecnico Centrone abbiamo stretto un buon feeling”. In questo momento il gruppo di Centrone e la Borghesiana non sembrano avere avversari: “Tra un po’ ci sarà lo scontro diretto, ma prima dobbiamo pensare alle altre gare” avvisa Parisella che non usa mezze misure sull’obiettivo stagionale dell’Under 17 dell’ULN Consalvo: “Vogliamo vincere il campionato, provando a fare il filotto di vittorie”. Nel prossimo turno c’è il delicato incrocio interno col Castelverde: “Sono quarti e dovremo fare il massimo per vincere ancora. Ma in casa soprattutto non si fanno prigionieri”.




Vis Casilina (calcio, Under 15), Francesco Fiorentini: “Il poker? Dedicato a nonna e a mamma”

Roma – Ha messo fine a un periodo complicato con una goleada. L’Under 14 provinciale della Vis Casilina si è letteralmente scatenata nell’ultimo turno di campionato sul campo dell’Atletico Roma 6, battuta con un eloquente 12-0. A fare la parte del leone è stato Francesco Fiorentini, esterno offensivo classe 2009 che ha realizzato uno splendido poker personale: “Non mi era mai successo nemmeno nella Scuola calcio – sorride il giovane giocatore della Vis Casilina – La dedica? In primis per nonna Vanda e per mamma Valentina che mi hanno sempre sostenuto nel percorso calcistico. La partita non ha avuto storia, c’era troppa differenza con l’avversario. Ma dovevamo fare la nostra partita e così è stato”. Fiorentini parla della particolare situazione che lo vede allenato da papà Marco: “Mi era già successo alla Lodigiani, ma in quel caso si trattava di Scuola calcio. L’approdo di mio padre alla Vis Casilina è stato fondamentale per la mia scelta. Ovviamente c’è qualche compagno di squadra che scherza sul nostro rapporto in modo molto divertente, ma quando siamo al campo vengo trattato allo stesso modo degli altri giocatori. Sono contento della scelta fatta in estate di venire in questa società: tutti mi hanno accolto benissimo, il presidente Enrico Gagliarducci e il direttore sportivo Tonino Rovere sono sempre vicini alle varie selezioni e poi c’è una bella struttura dove giocare a calcio”. Il giovane esterno parla dell’inizio di campionato un po’ tribolato dell’Under 14: “Abbiamo esordito alla grande con una vittoria sul Tor Sapienza, poi c’è stato un black out con quattro sconfitte di fila, ma questa è una squadra valida e sono certo che ci rialzeremo. La vittoria dello scorso week-end ci può dare fiducia, ora siamo un po’ lontani dal vertice, ma dobbiamo pensare prima di tutto a migliorare le prestazioni”. Nel prossimo turno c’è la sfida col CC Roma: “Hanno un attaccante molto bravo, sarà una partita tosta. Ma vogliamo provare a vincere ancora” conclude Fiorentini. 




Rocca Priora RDP (calcio, Under 14 sperimentale), Verdini: “Questo gruppo ha un bel potenziale”

Rocca Priora (Rm) – Un “esperimento” decisamente promettente. Il Rocca Priora RDP sta seguendo con grande attenzione la crescita del gruppo Under 14 “sperimentale”: i ragazzi allenati da Luca Verdini sono tutti nati nel 2010 e stanno giocando un campionato fuori classifica con un preciso obiettivo. “La società ha voluto anticipare i tempi permettendo a questi ragazzi di fare un’esperienza di calcio a undici un anno prima – spiega l’allenatore – Inoltre si stanno misurando con avversari più grandi e contro società decisamente blasonate. Al tempo stesso, però, giocano anche a nove come nel classico ultimo anno di Scuola calcio”. L’impatto col campionato sperimentale è stato molto positivo: “Abbiamo giocato cinque partite, collezionando tre vittorie, una sconfitta sul campo del San Paolo Ostiense e nell’ultimo turno il 3-3 di Pomezia grazie ai gol di Blasi, Muntean e Gentilini. Siamo molto contenti della prima parte di stagione di questi ragazzi che si allenano con grandissimo entusiasmo e tanta abnegazione, senza saltare mai una seduta: direi che il gruppo è lo specchio del motto della società “Heart and pride”, ovvero cuore e orgoglio. In tutto questo è fondamentale il sostegno delle famiglie ed il forte appoggio della società non a caso il gruppo è estremamente compatto, unito e felice”. Verdini segue questi ragazzi dall’anno scorso e ne ha immediatamente notato le qualità tecniche: “Ho capito sin da subito che si trattasse di una squadra molto valida. Nella passata stagione abbiamo perso la finale del terzo posto del prestigioso torneo “Beppe Viola” e anche di un altro importante torneo al Bettini”. Il gruppo Under 14 sperimentale è totalmente “distinto” rispetto a quello tradizionale Under 14 guidato da mister Luigi Barone: “E’ vero che si tratta di squadre che hanno un loro percorso, ma c’è piena collaborazione tra noi tecnici, ben coordinati dal nostro direttore: parliamo spesso dei ragazzi e può capitare che qualche 2010 venga aggregato alla squadra maggiore. Esiste una linea societaria ben definita che fissa l’obiettivo sulla continua e lineare crescita dei ragazzi in un ambiente sano e giusto per fare calcio, il risultato è solo la conseguenza di una buona capacità legata ad organizzazione ed entusiasmo: il resto lo fa la qualità dei ragazzi” conclude Verdini.




Cavese Academy 1919 (calcio, Prima cat.), Luca Scarozza: “Contento per lo spazio che sto avendo”

Cave (Rm) – La Prima categoria della Cavese Academy 1919 ha giocato alla pari contro il Valle Martella, nuova capolista del girone G. I ragazzi di mister Paolo Lunardini hanno ceduto 2-3 al termine di una partita gagliarda, come conferma il terzino sinistro classe 2003 Luca Scarozza. “Loro hanno confermato di essere una squadra molto preparata, sicuramente tra le migliori del girone. Il primo tempo è stato un po’ bloccato, poi nel finale gli avversari sono passati in vantaggio. A inizio ripresa è arrivato subito lo 0-2 e a quel punto la gara poteva mettersi male, ma abbiamo reagito segnando su rigore con Nuhu la rete dell’1-2. Successivamente il Valle Martella ha siglato il terzo gol a cui abbiamo risposto con la rete del 2-3 di Chialastri. Nel finale abbiamo provato a riprenderla, ma non siamo riusciti a portare a casa punti. L’esultanza finale molto sentita dei giocatori avversari, comunque, è stata significativa sulle difficoltà che il Valle Martella ha incontrato in questa sfida”. Il giovane difensore apre una parentesi relativa alla sua esperienza con la prima squadra della Cavese Academy 1919: “L’anno scorso avevo cominciato con l’Under 19, poi mister Giacchè mi aveva inserito nel giro della prima squadra ed è stato importante. Quest’anno ero partito direttamente coi grandi assieme a mister Testa che mi ha schierato da titolare in qualche occasione e poi ora anche da mister Lunardini sto avendo fiducia e spazio. Sono di Cave e per me vale doppio vestire questa maglia. Inoltre sono nello stesso gruppo con mio fratello maggiore Lorenzo ed è la prima volta che ci capita in carriera. Tra l’altro ricopriamo ruoli “vicini” sull’esterno, è una bella esperienza: lui rappresenta un punto di riferimento importante per me, ma anche altri grandi come Pasquazi mi danno consigli”. Nel prossimo turno la Cavese Academy 1919 farà visita al Vesta: “E’ la penultima forza del girone, ma la classifica conta poco e tutte le gare vanno affrontate con la giusta concentrazione. Inoltre fuori casa è sempre complicato fare risultato”. L’obiettivo della formazione biancazzurra è chiaro: “In tutte le partite giochiamo per fare sempre risultato, ci alleniamo in modo concentrato e ci sono gli elementi giusti per fare un campionato di alta classifica” conclude Scarozza.




Football Club Frascati (Under 19), Coni: “Giochiamo sotto età, ma stiamo crescendo velocemente”

Frascati (Rm) – Sono arrivati segnali importanti nell’ultimo turno di campionato per l’Under 19 provinciale del Football Club Frascati. I ragazzi di mister Claudio Tripodi (che è anche il direttore tecnico dell’intero settore giovanile agonistico del club tuscolano) hanno ceduto a testa alta sul campo del Colonna primo della classe, rimanendo in partita fino ai minuti conclusivi. “Abbiamo fatto un’ottima prestazione, riuscendo a pareggiare l’iniziale svantaggio con un calcio di rigore di Camusi – racconta il centrocampista classe 2006 Tommaso Coni – Poi a metà ripresa abbiamo subito la rete del nuovo vantaggio avversario e a quel punto ci siamo un po’ innervositi e negli ultimi minuti abbiamo subito altre due reti che hanno fissato il risultato finale su un troppo severo 4-1. Ma ripartiremo da quella prestazione”. L’Under 19 provinciale del Football Club Frascati ha iniziato con prevedibili difficoltà la stagione: “In questo gruppo ci sono tanti ragazzi nati nel 2005 e anche alcuni 2006, quindi stiamo giocando chiaramente sotto età – dice Coni – Ma la società ha voluto fare questa scelta per darci l’opportunità di anticipare il nostro percorso di crescita e personalmente giocare contro avversari più grandi e più strutturati fisicamente mi rende felice, anche se non è semplice”. Tra l’altro Coni, che si è segnalato fin dall’inizio per il comportamento molto serio e puntuale, ha ripreso quest’anno a giocare a calcio: “Negli ultimi tre anni avevo fatto scherma, ma la passione verso questo sport che avevo già praticato in precedenza è stata sempre forte. Il Football Club Frascati mi ha dato la possibilità di tornare a giocare e sono felice della scelta che ho compiuto: la società ci è sempre vicina, come ha testimoniato anche la presenza del direttore generale Claudio Laureti in panchina nell’ultimo match”. La chiusura di Coni riguarda il rapporto con il tecnico Tripodi e l’obiettivo del gruppo da qui a fine stagione: “Col mister c’è un buon feeling, sento la sua fiducia. Il nostro obiettivo è cercare di collezionare più punti possibili: dobbiamo cercare di migliorare il gioco, ma i margini di crescita ci sono”.




The Dark Pictures Antholgy: The devil in me, l’ultima fatica di Supermassive

The Devil in Me è il quarto capitolo della saga “The Dark Pictures Anthology”, la serie di Supermassive Games che, proprio con questo episodio, chiuderà la sua prima stagione. Chi conosce il team britannico per capolavori del calibro di Until Dawn e per i tre atti precedenti della serie, Man of Medan, Little Hope e House of Ashes, saprà già bene o male cosa aspettarsi da questo nuovo episodio della serie, ennesimo tassello di un modo di intendere l’avventura grafica a sfondo horror fatto soprattutto di scelte multiple, bivi narrativi e un taglio fortemente cinematografico che lo rende estremamente appassionante e apprezzato fra gli amanti del genere. A differenza di quanto visto nei precedenti episodi, questo The Devil in Me (disponibile su Pc,Xbox e PlayStation) propone un approccio horror un po’ differente dal solito, rifacendosi a un immaginario che mescola in modo piuttosto originale Shining e la serie Saw proponendo un approccio tipicamente slasher alla narrazione. Nei panni di alcuni membri di una troupe televisiva specializzata in un format TV di storie dell’orrore, ci si troverà a passare una notte all’interno di un hotel costruito sul modello di quello del tristemente celebre H.H. Holmes, colui che è considerato uno dei primi serial killer della storia e che, alla fine del 1800, uccise decine di persone, si parla di circa 200 vittime non accertate e 27 accertate. Un misterioso magnate con il pallino del macabro ha voluto ricostruire questo immenso albergo con lo scopo di renderlo un’attrazione turistica, con tanto di animatroni ispirati a Holmes e alle sue vittime. Il compito di chi gioca è girare un episodio del format TV raccontando la storia del celebre assassino: ovviamente, sin da subito si capisce che non tutto andrà come previsto e che tra i corridoi e le stanze dell’edificio si aggira un killer malvagio e infallibile pronto a scatenare tutta la sua sadica passione per trappole e omicidi efferati. Insomma, tale trama potrebbe tranquillamente essere quella di un titolo hollywoodiano in stile primi anni del 2000.

Rispetto a quanto visto negli episodi precedenti della saga, in questo nuovo titolo si nota una maggior libertà di movimento grazie ai personaggi che possono saltare, aggrapparsi a sporgenze, nascondersi e accovacciarsi, sebbene il tutto non sfoci mai nel genere action-horror o in un survival in stile Resident Evil. The Devil in Me rimane infatti un’avventura narrativa in tutto e per tutto, e ciò significa molte cut-scene, interattività limitata, esplorazione ridotta ai minimi termini al di là del percorso principale e, soprattutto, la centralità del rapporto tra i cinque protagonisti. In tal senso Supermassive Games continua però a non convincere del tutto, proponendo elementi caratteriali, interazioni umane, scontri, dissidi o complicità senza che nessun personaggio riesca a mai a creare una grande empatia con chi si trova dinanzi lo schermo. Complice anche un comparto grafico molto valido nell’ambientazione e nel contorno ma ancora troppo legnoso nelle animazioni e soprattutto nelle espressioni facciali, la famosa “empatia” con i personaggi di questo macabro gioco al massacro non è mai scattata del tutto. Colpa anche di certe scelte narrative discutibili, come le solite battutine leggere dopo un avvenimento particolarmente drammatico o spaventoso, o comportamenti poco credibili di fronte alla situazione da incubo che i cinque protagonisti vivono in quel frangente. In ogni caso, il gameplay è molto classico, con oggetti interattivi e “manipolabili” ben evidenziati da un bagliore, dialoghi e atteggiamenti a scelta multipla, Quick Time Event basilari, qualche puzzle e oggetti da raccogliere e usare. L’inventario, che rappresenta una piccola novità per la serie, è comunque molto ristretto mentre gli oggetti da utilizzare si controllano con la croce direzionale del pad.

Dove The Devil in Me funziona alla grande è nel contorno e nell’atmosfera. Chiunque lo giocherà verrà infatti assalito da un’irrefrenabile curiosità e vorrà arrivare fino alla fine per scoprire chi è il pazzo che si aggira tra i lugubri corridoi dell’albergo. Tale ricerca avviene in modo intelligente leggendo documenti, guardando fotografie che fanno scattare dei flashback o ascoltando registrazioni audio, tutti elementi che invogliano a intraprendere quel minimo di esplorazione in più che renda il gioco un livello sopra i suoi predecessori. L’atmosfera, seppur fin troppo costantemente buia rappresenta un altro fiore all’occhiello del gioco. Rumori, passi, voci, musichette inquietanti sparate da vecchi grammofoni, trappole, botole, pareti mobili, un vecchio faro in disuso all’esterno dell’albergo, manichini e animatroni, stanze che cambiano e via di questo passo. Il luogo messo in piedi da Supermassive Games è il vero protagonista del gioco e, da questo punto di vista, The Devil in Me funziona alla perfezione fin dall’intro che funge da flashback all’intera vicenda. Soprattutto, spaventa di più dei tre precedenti episodi della serie, anche se l’inizio piuttosto lento e altri cali di ritmo a metà gioco tendono a vanificare a tratti una tensione comunque palpabile e credibile. La stessa longevità, 8 ore circa, rappresenta un bel passo avanti rispetto alla durata più limitata dei capitoli precedenti. Ne esce, insomma, un’avventura narrativa che sa intrigare nello sviluppo della trama e che offre un pizzico di libertà-interazione in più rispetto all’approccio molto più guidato e da visual novel degli altri capitoli. Tirando le somme, possiamo dire che The Devil in Me propone alcuni piccoli miglioramenti rispetto ai tre precedenti capitoli di The Dark Pictures Anthology, ben visibili nella maggior interazione con l’ambiente e in una libertà di movimento più varia. Se però il lavoro fatto da Supermassive Games a livello di ambientazione e atmosfera è impeccabile, tutta l’impalcatura tipica della serie improntata alle relazioni tra i personaggi e alle scelte multiple funziona molto meno e coinvolge in ben pochi momenti. Anche il ritmo non è sempre perfetto e le espressioni facciali dei personaggi sono ancora lontane dai migliori titoli tripla-A, ma se cercate un’esperienza horror con la giusta dose di tensione, amate il genere “slasher” e le avventure narrative non vi “spaventano”, sono 40 euro ben spesi. Il titolo insomma nel complesso è un’esperienza gratificante ed estremamente divertente, lasciarlo perdere sarebbe un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




WhatsApp apre le porte all’invio di messaggi a se stessi

WhatsApp ora consente l’invio di messaggi a se stessi. I vertici della piattaforma d’instant messaging più amata dalle persone hanno confermato infatti l’arrivo della funzionalità “Message Yourself”. Tale funzionalità è indicata a quegli utenti che non usano app specifiche per prendere appunti o fare promemoria e possono appunto sfruttare WhatsApp per questo. Disponibile su iOS e Android, la funzione è stata testata in beta, cioè in prova nelle ultime settimane e adesso è pronta per un pubblico di massa. “Message Yourself” ricorda la possibilità già vista su altre app di messaggistica, come Telegram, e consente di mandare messaggi all’interno di una chat visibile solo all’utente stesso, utilizzando la stessa per scrivere note, salvare link, caricare documenti o inviare anche note vocali. Insomma come un’app di appunti e promemoria. Una volta abilitata la funzione, l’utente potrà anche “fissare” la chat in alto, proprio come avviene con qualsiasi altra conversazione su Whatsapp. In questo modo avrà la possibilità di accedere alle proprie note private trovandole sempre a portata di mano. Insomma, sia che siate persone abituate ad utilizzare lo smartphone per prendere appunti, sia che siate persone distratte a cui servono promemoria, tale funzione per quanto semplice sia, siamo sicuri rappresenterà un ottima aggiunta a quelle già esistenti su WhatsApp.

F.P.L.




Goat Simulator 3, il ritorno del videogame più folle di sempre

Goat Simulator 3 è il sequel, disponibile su Pc Xbox e PlayStation, di quel primo capitolo nato quasi per caso e firmato Coffee Stain che è stato in grado di appassionare diversi milioni di persone per via della sua estrema follia e della sua incredibile vena comica. Stavolta i ragazzi del team svedese hanno deciso di superarsi, proponendo una formula sandbox all’insegna del puro divertimento, forte di una mappa più strutturata, dalle dimensioni un po’ più generose e piena di modi per far penare gli sfortunati abitanti del luogo. In questo nuovo capitolo della serie è ovviamente possibile sovvertire l’ordine pubblico in compagnia di un amico grazie a una modalità multigiocatore che ben si sposa con la leggerezza della produzione. Il gameplay di Goat Simulator 3 si concentra sull’interazione con gli oggetti, alla pari del suo predecessore. Tramite la fidata capretta i giocatori potranni creare situazioni caotiche e divertenti, ai danni dello scenario e degli abitanti quasi inconsapevoli. Ed è qui che entra in gioco in maniera singolare l’aspetto tecnico del titolo di Coffee Stain North. Diciamo singolare perché la “barriera” tra ciò che è propriamente parte integrante del gameplay e ciò che invece può sembrare un bug è davvero molto sottile. Anche il sistema di controllo è volutamente goffo e imprevedibile. Ci saranno momenti in cui l’arrampicata non funzionerà come dovrebbe. Situazioni in cui quando si “leccherà” un oggetto per afferrarlo, esso inizierà a colpire tutto ciò che circonda l’allegro quadrupede. Momenti in cui la guida di uno dei veicoli presenti proietterà il barbuto protagonista in aria, perchè avrà cercato di salire su un semplice marciapiede… L’umorismo da strapazzo che ha caratterizzato ikl primo capitolo toccherà in questo sequel una nuova vetta.

Scendendo più nello specifico, il gioco non presenta una vera e propria trama o uno scopo e neanche una missione principale (sebbene ce ne sia giusto un “abbozzo”). Semplicemente, dopo un inizio chiaramente ispirato da un certo gdr campione d’incassi, ci si troverà liberi di esplorare l’area, interagendo in vari modi con cose e persone. Per “interagire” intendiamo che o li si lecca per portarli a se o si possono prendere a cornate: niente cose complesse insomma. Più nel dettaglio, leccare un oggetto (o un essere vivente) permette di trascinarlo via grazie all’innaturalmente lunga lingua di Pilgor, mentre colpirlo con le corna scatena semplicemente morte e distruzione, ma spesso anche effetti di altro tipo da scoprire sperimentando a più non posso lungo il corso dell’avventura. Il rapido tutorial iniziale fa notare altre interessanti azioni effettuabili da Pilgor, come acrobazie a mezz’aria, scivolate su ringhiere e cavi, nonché belati di varia natura: un ovino, insomma, pieno di risorse e sorprendentemente divertente da impersonare, una volta fatto un minimo di pratica col sistema di controllo. Un volta compreso che si può dunque andare qui e lì a leccare e colpire cose, in che modo si possono sfruttare queste abilità in Goat Simulator 3? Innanzitutto, basta visitare le diverse aree della mappa per attivare numerose missioni, i cui obiettivi sono talvolta presentati in modo palese, in altri casi da decifrare spesso in modo umoristico. C’è da fare davvero di tutto, dal partecipare a un concorso di cucina al cercare il modo di fornire un po’ più di “verve” a uno spettacolo di danza un po’ moscetto, solo per citare cose che accadono nella primissima area che si visita. Alle missioni si affianca poi la costante caccia al tesoro che, a nostro avviso, rappresenta anche il “cuore” di Goat Simulator 3. Sparsi per la mappa, ci sono infatti dozzine e dozzine di oggetti da scovare e raccogliere, sostanzialmente suddivisi in due categorie, ovvero le statuette d’oro già presenti nel primo episodio e i capi di vestiario. Questi ultimi comprendono diverse categorie come cappelli, abiti, calzature e cose da mettere sulla groppa: oltre trecentocinquanta “pezzi” differenti che vanno a formare un guardaroba decisamente corposo. Come se non bastasse, molti degli oggetti in questione presentano anche abilità e azioni speciali da scoprire, abbinando così alla varietà visiva anche qualche sorpresa extra.

Con oltre cinque milioni di copie vendute, il primo Goat Simulator è stato sicuramente un successo e c’è da ammettere che il budget maggiore investito nello sviluppo di questo ultimo capitolo si nota eccome, a partire da un motore grafico ora più ottimizzato e con meno difetti visivi. Certo, è presente ancora qualche problema di telecamera e molti oggetti compaiono a distanze medio-brevi dalla propria capra, ma in generale Goat Simulator 3 è un bel vedere, impreziosito anche da qualche effetto aggiuntivo come la resa della pelliccia delle capre stesse. Provato su Xbox Series X, il gioco è risultato sempre abbastanza fluido e alcuni passaggi con una notevole quantità di riflessi in tempo reale ci hanno addirittura sorpreso, sebbene in tal senso la qualità generale dei luoghi che si andranno ad esplorare sia un po’ altalenante. Davvero notevole il lavoro svolto sull’audio, tra musichette, doppiaggio di numerosi personaggi (in inglese) e soprattutto tantissimi effetti sonori davvero azzeccati. Insomma, il gioco è confezionato bene anche sul fronte multimediale. Un aspetto davvero sorprendente di Goat Simulator 3 è la sua propensione al multiplayer; fino a quattro giocatori possono infatti prendere parte alle mirabolanti avventure di queste capre, sia online , sia in locale tramite uno split-screen che crea un favoloso effetto nostalgia. Giocando con gli amici, ci si può sia dedicare a missioni e “cacce al tesoro”, sia competere in sette specifici mini-giochi dedicati da attivare visitando specifici luoghi nelle mappe. Dal calcio al golf, passando per “Il pavimento è lava!” c’è una discreta varietà e soprattutto una buona qualità di fondo, che dona a Goat Simulator 3 un’ulteriore e inaspettata identità da party-game. Certo, di fondo c’è un gameplay che risulta sempre un tantino rozzo e, come già detto, il sistema di controllo non è sempre precisissimo, cosa che in determinati frangenti può fare infuriare, ma le complesso il titolo risult estremamente divertente e appagante, quindi il nostro consiglio è quello di dargli assolutamente una chanche.

GIUDIZIO GLOBALE

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Ibm, Google e altri big hitech: laurea non essenziale per posizioni da “top manager”

Alcune grandi aziende, del calibro di Ibm, Google e Delta, hanno deciso di eliminare la laurea come requisito per accedere a diverse posizioni. Anche lo stato del Maryland quest’anno ha ridotto il requisito della laurea per molti lavori statali, portando a un’impennata delle assunzioni, e il nuovo governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha condotto la sua campagna elettorale su un’iniziativa simile. Come riporta il Wall Street Journal, ora i criteri principali per le assunzioni diventano esperienza e capacità. A spingere a cancellare una delle condizioni sinora principali per accedere ai ruoli più remunerativi è il mercato del lavoro ristretto: le offerte di lavoro infatti superano di gran lunga il numero di disoccupati in cerca di un impiego – 10,7 milioni di offerte di lavoro a settembre rispetto a 5,8 milioni di disoccupati – creando una insolita concorrenza. Secondo un’analisi del “think thank Burning Glass Institute”, le offerte di lavoro negli Stati Uniti che richiedono almeno una laurea erano il 41% a novembre, in calo rispetto al 46% all’inizio del 2019 (prima della pandemia di Covid). Alcune professioni hanno requisiti sull’istruzione (e laurea) universali, come medici e ingegneri, mentre in altre non ci sono tali condizioni, come i lavoratori al dettaglio. C’è poi una via di mezzo, tra cui le posizioni tecnologiche, che hanno requisiti variabili a seconda del settore, dell’azienda, della forza del mercato del lavoro e dell’economia.

F.P.L.




Anguillara, venerdì alla Porta del Parco la presentazione del libro più amato dai quarantenni: «Le notti non finiscono»

Alle ore 18 l’incontro con l’autore Mirko Polisano, giornalista del Messaggero

Una occasione per ripercorrere gli anni ’90. Un pomeriggio da non perdere venerdì 2 dicembre ore 18 presso La Porta del Parco ad Anguillara Sabazia per la presentazione del libro di Mirko Polisano «Le notti non finiscono».

Dal rigore di Roberto Baggio alle Nike Air Max. Dalle canzoni del Karaoke di Fiorello ai balli pomeridiani delle ragazze di “Non è la Rai”. C’è la storia degli anni’90 in questo libro. Il racconto di un gruppo di ragazzi che vive l’adolescenza tra pallone, motorini e primi amori. Quando l’estate era il tempo dei mondiali (e l’Italia partecipava) e delle grandi amicizie. Sullo sfondo c’è Roma e il mare di Ostia con le sue vicende di cronaca che si intrecciano con i protagonisti di queste pagine. “Le notti non finiscono” di Mirko Polisano è la storia di un tempo magico e sicuramente irripetibile. Le canzoni degli 883 sono la colonna sonora di quei giorni: le corse all’uscita da scuola, lo zaino Invicta, le figurine da scambiare e i ripassi di gruppo. La maturità nell’anno della Roma campione d’Italia, i cori e gli accendini accesi a quel concerto tanto atteso. Gli anni delle prime esperienze: lo stadio, le vacanze, le uscite in motorino e lo stereo in macchina a tutto volume. I sogni di una generazione, quella nata nel 1982 e dintorni. Una storia che inizia con l’immagine di Zoff che alza la Coppa e che si conclude con la vittoria in Germania nel 2006. Come a voler chiudere un cerchio. Venuti al mondo tra i gol di Rossi, Tardelli e Altobelli, con il presidente Pertini che esultava in tribuna. Poco più che ventenni quando Grosso fece urlare a un intero Paese: «Il cielo è azzurro sopra Berlino». Eccoli, i quarantenni (e giù di lì)  di oggi. Quelli che in un momento di nostalgia si fermano a pensare «seduti in una stanza, pregando per un Si». E ancora si emozionano.