Football Club Frascati (Under 19), i gemelli Rossi: “Questa squadra vale più dell’attuale classifica”

Frascati (Rm) – L’Under 19 provinciale del Football Club Frascati sta vivendo una stagione di “transizione”, vista la giovane età media del gruppo. Tra gli elementi che giocano sotto età, ci sono anche i gemelli Francesco e Carlo Rossi, esterni classe 2006 da quest’anno nel club tuscolano. “Ci troviamo molto bene in questa società che ci è stata sempre vicina e anche all’interno di questo gruppo, con i compagni che ci hanno sin da subito accolto e sostenuto – dicono in coro – Giocare sotto età è una sfida importante ed è una cosa che indubbiamente aiuterà la nostra crescita, comunque già in altre categorie avevamo vissuto una situazione simile”. I due gemelli sono stati comunque protagonisti nella sfida dell’ultimo turno con la Polisportiva Ciampino, anche se la squadra non è riuscita a conquistare punti. Carlo, al rientro dopo tre mesi di infortunio per una frattura della clavicola, ha conquistato un calcio di rigore e poi si è avvicinato al rigorista designato Valerio Laureti per chiedergli di lasciarlo battere al fratello. Francesco, che tra l’altro in precedenza aveva guadagnato un altro calcio di rigore, è stato glaciale dal dischetto e ha festeggiato il suo primo gol stagionale. La stessa quota del gemello Carlo che, per un curioso scherzo del destino, era andato a bersaglio nella gara d’andata con la Polisportiva Ciampino. I due esterni sono estremamente legati: “Giocare con un gemello è veramente qualcosa di speciale, in campo ci capiamo al volo e dimostriamo un’intesa naturale” raccontano i Rossi che poi parlano del rapporto con mister Federico Rumbo: “Con lui c’è un legame stupendo, così come è riuscito a instaurarlo con tutta la squadra. A dispetto delle difficoltà di classifica, riesce sempre a incoraggiarci e ci fa vivere ogni partita come fosse una finale”. Adesso l’Under 19 provinciale del Football Club Frascati, che si trova nella zona bassa della classifica, si ferma per un turno di riposo e poi per la sosta pasquale: “Ne approfittiamo per allenarci e preparare la gara con il Valle Martella secondo della classe – ricordano i due Rossi – Sarà una partita tosta, ma cercheremo di uscire dal campo a testa alta. L’obiettivo in questo finale di stagione è di conquistare più punti possibili e diventare sempre più squadra: siamo convinti che questo gruppo non meriti la classifica attuale”.





Vis Casilina (calcio, Under 17 reg.), la gioia di Orna: “Vittoria pesante con l’Atletico Roma VI”

Roma – L’Under 17 regionale della Vis Casilina è più viva che mai. I ragazzi di mister Antonio Bernardi hanno colto un prezioso successo (3-2) in casa dell’Atletico Roma VI fanalino di coda nell’ultimo turno di campionato. Protagonista del match il centrocampista classe 2006 Jendry Orna, autore di una bella doppietta: “La prima mezz’ora della sfida è stata piuttosto bloccata, senza grandi emozioni. Poi ho segnato (con un bel tiro al volo, ndr) il primo dei miei due gol, ma i padroni di casa hanno pareggiato poco dopo su un calcio di punizione. Nel secondo tempo abbiamo ricominciato forte e siamo tornati in vantaggio con la mia seconda rete (stavolta su un inserimento vincente, ndr) e a quel punto abbiamo controllato il gioco, difendendoci bene e colpendo gli avversari in contropiede con Colò. Negli ultimi minuti gli avversari hanno provato il tutto per tutto, sono rientrati in partita con un autogol, ma alla fine siamo riusciti a mantenere il risultato e a centrare una vittoria molto importante contro un’avversaria diretta”. Ora la Vis Casilina è ad un solo punto dal Colonna che in questo momento sarebbe salvo: “Tutto il gruppo crede alla salvezza, stiamo crescendo e vogliamo fare un bel finale di campionato anche grazie alle indicazioni che ci dà mister Bernardi con cui è nato un ottimo feeling” dice Orna. Nel prossimo turno prima della sosta pasquale, però, il calendario regalerà ai capitolini una sfida durissima: “Ospiteremo l’Atletico Lodigiani prima classifica. All’andata giocammo su un campo in erba inzuppato dalla pioggia, ma loro sono una squadra forte e meritano la posizione che occupano. Per noi sarà dura, ma se riusciamo a giocare con la testa giusta possiamo dare fastidio agli avversari”. Orna, che è nato in Italia da genitori dell’Ecuador, conosce bene l’ambiente del “De Fonseca”: “In questo impianto ho cominciato a giocare a calcio, poi sono stato alla Borghesiana e quando il presidente Enrico Gagliarducci ha riformato questo club sono tornato molto volentieri”. 





Atletico Lariano (calcio, Esordienti), Bastianelli: “Bisogna entrare nell’ottica dell’agonismo”

Lariano (Rm) – Stanno per vivere il delicato “salto” nell’agonistica. Per gli Esordienti 2010 dell’Atletico Lariano questa è una annata speciale, l’ultima nella Scuola calcio. A guidare questi ragazzi verso questo passaggio c’è l’esperto tecnico Daniele Bastianelli che è al suo primo anno all’interno del club castellano. “Il gruppo è sicuramente di buona qualità e numericamente a posto anche nell’ottica della futura Under 14. Ma se, come speriamo tutti, si dovesse fare la categoria regionale nella prossima stagione manca sicuramente qualche “pezzetto” per aumentare la qualità della rosa. In estate la società farà le sue valutazioni e sono certo che interverrà nella maniera più opportuna. Forse questi ragazzi stanno un po’ faticando a entrare nella mentalità giusta dell’agonismo e nella “nuova realtà” del calcio a undici, ma ci stiamo lavorando”. Bastianelli, d’altronde, ha allenato tutte le varie fasce d’età: “Nasco come tecnico di prima squadra: a Valmontone feci l’allenatore-giocatore vincendo un campionato di Prima categoria, ma non venendo confermato l’anno seguente. Successivamente ho allenato i “grandi” anche a Sezze e poi ho avuto esperienze sia nel settore giovanile agonistico che in quello di base, avendo avuto anche la proprietà della Fortitudo Velletri per diversi anni. Nella passata stagione ero al Velletri calcio, ma avevo bisogno di vivere un’esperienza diversa, cercando un po’ di tranquillità e un club dove fare calcio come si faceva una volta: ho un’amicizia di lunga data con il responsabile del settore agonistico dell’Atletico Lariano Andrea Colasanti e conoscevo altre persone che compongono lo staff organizzativo di questa società, quindi sapevo cosa avrei trovato in questo ambiente. Sono contento della scelta che ho fatto e del lavoro che stiamo portando avanti con i miei ragazzi”.





Zagarolo Sports Academy, Bedetti: “La pallavolo è la mia vita, mi piace stare in questo mondo”

Zagarolo (Rm) – Una vita nella pallavolo. Anche se giovanissima, Gioia Bedetti è già diventata una preziosa collaboratrice dello Zagarolo Sports Academy: dopo aver deciso di smettere di giocare qualche mese fa, ha fatto parte dello staff che ha seguito i ragazzi nel camp internazionale che si è tenuto a Piancavallo la scorsa estate e in questa stagione sta dando un contributo importante nella gestione della segreteria e del palazzetto. “Il mondo della pallavolo fa parte della mia vita – dice la Bedetti, zagarolese doc – Avevo deciso di lasciare il campo, ma la presidentessa Petra Prgomet e il direttore tecnico Dario De Notarpietro mi hanno coinvolto a livello organizzativo e io ho accettato ben volentieri. Con Petra è nato quasi un rapporto di sorellanza, ma c’è un ottimo feeling anche con Dario e sento la loro stima e fiducia. Questa per me è una seconda casa, anzi pure qualcosa di più visto tutto il tempo che ci ho passato: ho iniziato a giocare qui a pallavolo all’età di sei anni fino alla scorsa stagione in cui ho militato con la serie C”. La Bedetti ha vissuto le varie gestioni del principale club di pallavolo di Zagarolo: “Questa è una piazza che ha una tradizione importante e l’attuale proprietà sta facendo tanto per riportarla ad alti livelli”. Non solo Gioia, ma anche la sua famiglia è legata allo Zagarolo Sports Academy: “Mia sorella Gabriella ha 14 anni e gioca in questa società (l’altra sorella si chiama Chanel, ndr), poi mio papà Mauro quando c’è bisogno e non ha impegni lavorativi dà una mano”. La Bedetti conclude parlando dell’esperienza del camp internazionale: “Un periodo che mi ha dato davvero tantissimo. E’ stato veramente bello condividere e provare a trasmettere la mia passione per la pallavolo ai ragazzi, quasi coetanei, che hanno partecipato e che mi stanno pregando di far parte dello staff anche per l’edizione di quest’anno (in programma sempre a Piancavallo nel mese di luglio, ndr). E visto che mi piace stare coi bambini, non sarebbe male nemmeno formarmi come istruttrice. Tornare a giocare? Non è detto che succeda in futuro”.





Villa Mercede Padel Club, si allarga il progetto scuole. A fine aprile parte quello “over 65”

Frascati (Rm) – Procede a gonfie vele l’attività federale del Villa Mercede Padel Club legata alle scuole e in particolare al progetto “Racchette in classe”. Se il liceo sportivo “San Giuseppe”, a cui sono stati riservati ben otto appuntamenti presso il circolo tuscolano che hanno coinvolto ogni volta tutte le classi dell’istituto (circa duecento studenti), sta per celebrare l’ultimo evento il prossimo 4 aprile, altri istituti hanno contattato il Villa Mercede Padel Club per avviare il medesimo discorso. Sono state avviate le collaborazioni con il liceo scientifico “Touschek” di Grottaferrata (di cui saranno coinvolti circa 300 alunni in più incontri) e poi l’istituto tecnico “Enrico Fermi” di Frascati (con un coinvolgimento di circa 600 studenti). “L’esperienza col liceo “San Giuseppe” è stata molto positiva – dice il maestro Mauro Zuaro, responsabile dei progetti con la Federazione del Villa Mercede Padel Club – Faremo fare ai ragazzi un “torneo interno” di fine corso proprio per concludere il loro percorso qui da noi. Siamo felici di aver avviato due nuove collaborazioni con altrettanti importanti istituti scolastici del territorio e altri ancora stanno chiedendo informazioni. Nei prossimi giorni ne partiranno anche altre due, ovvero quelle con l’istituto professionale “Maffeo Pantaleoni” e col liceo classico “Marco Tullio Cicerone” di Frascati. Inoltre stiamo osservando attentamente i ragazzi più dotati e interessanti di questi corsi per coinvolgerli in futuri stage promozionali nel nostro circolo”. Da un progetto federale all’altro, Zuaro fa l’aggiornamento di quello dedicato agli over 65: “La Federazione sta per inviarci la conferma ufficiale per autorizzarci a effettuare queste attività: due corsi “open day” (che dureranno un’intera giornata), due “one day” (mezza giornata) e due semestrali che avranno appuntamenti a cadenza settimanale e si concluderanno entro il 31 dicembre. Per questo progetto siamo in contatti coi centri anziani di Frascati e Grottaferrata e con le amministrazioni comunali delle due città. Verso la fine del mese si terranno i primi appuntamenti sul campo dedicati agli over 65”. Infine, proseguono i lavori di completamento della zona padel per rifinire gli spogliatoi, il bar e la pizzeria.





Mafia nigeriana, in manette 16 persone

La Polizia di Stato ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino, su delega della Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di un gruppo di cittadini nigeriani sospettati di appartenere al sodalizio criminale di stampo mafioso denominato “EIYE”.

I provvedimenti restrittivi sono stati disposti all’esito di lunghe e complesse indagini e hanno riguardato complessivamente 16 persone, delle quali 11 sono state rintracciate sul territorio nazionale.

Per la realizzazione della fase esecutiva, sono stati impiegati complessivamente oltre 100 uomini della Polizia di Stato, con l’utilizzo di Reparti di rinforzo del controllo del territorio. Oltre alla Squadra Mobile di Torino, l’attività ha coinvolto anche gli omologhi uffici delle Questure di Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno.

Secondo l’ipotesi d’accusa i provvedimenti cautelari riguarderebbero personaggi sospettati di rappresentare il vertice del livello nazionale dell’organigramma, direttamente incaricato delle nuove affiliazioni e della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze cittadine.

Le indagini hanno consentito la raccolta di rilevanti indizi in grado di suffragare l’ipotesi dell’esistenza e dell’incidenza sul territorio del capoluogo piemontese del cult degli EIYE, grazie alle evidenze emerse sia dalle intercettazioni che dalle testimonianze di alcune persone, appartenenti alla comunità nigeriana di Torino.

Tali acquisizioni sarebbero idonee a dimostrare, secondo l’ipotesi d’accusa, come l’organizzazione indagata venga percepita dalla comunità di riferimento come connotata da un carattere “mafioso” che, maturato nello Stato di origine, risulterebbe ormai noto ai nigeriani anche al di fuori della loro terra, i quali ben ne conoscono le peculiarità e il modus operandi in patria, che rendono i membri notoriamente pericolosi e violenti, tendenti a imporre con la forza la propria volontà.

Le attività investigative, avviate nel marzo del 2019, si sono sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazione, nonché articolati e dinamici servizi di diretta osservazione e pedinamento sul territorio, e hanno consentito di individuare coloro che, secondo l’ipotesi accusatoria, rappresenterebbero i vertici nazionali del cult, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria.

Le indagini hanno permesso altresì di ricostruire nel dettaglio la struttura del sodalizio criminale che, secondo gli elementi raccolti, appare caratterizzato da un’organizzazione gerarchica piramidale, che si qualificherebbe per la presenza di un organismo operante a livello nazionale e di numerose articolazioni locali, attive in singole città italiane. La struttura nazionale risulterebbe dotata di un’organizzazione verticistica che vede al proprio apice un “World Ibaka”, detentore del potere esecutivo, il quale godrebbe, sempre in ipotesi di accusa di prestigio internazionale ed è in contatto con l’organismo madre in Nigeria. Risulterebbe suddivisa in sezioni provinciali o locali chiamate “Zone”, ma loro volta guidati da un “Zona Head”.

L’attività tecnica ha documentato, come già emerso in precedenti investigazioni ed attestato in sentenze definitive emesse a carico di analoghe consorterie nigeriane, l’esistenza di una struttura organizzativa, connotata da un insieme di regole di condotta, violenti riti di affiliazione, l’uso di un linguaggio esclusivo tra i membri (finalizzato a rendere meno permeabile il contenuto dei dialoghi e a rafforzare il senso di appartenenza tra i sodali), la divisione in ruoli e cariche corrispondenti a precise funzioni, l’intimidazione ed il ricorso alla violenza fisica in caso di trasgressione delle norme comportamentali proprie dell’ organizzazione.

La solidità della struttura è risultata chiaramente un elemento distintivo della consorteria criminale investigata, che avrebbe posto solide radici in numerose regioni d’Italia.

Come tutte le confraternite nigeriane, vi sono elementi per ritenere che gli EIYE abbiano i loro segni distintivi: come simbolo un uccello, talvolta raffigurato mentre stringe tra gli artigli un teschio umano, mentre il colore abitualmente indossato è il blu.

Secondo l’ipotesi d’accusa, sono stati raccolti significativi indizi di colpevolezza a carico dei sodali: in base alle risultanze dell’indagine, il Tribunale di Torino ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere a carico di sedici persone, contestando, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.), i delitti di rapina, estorsione, lesioni e reati in materia di stupefacenti.

Vi sono gravi indizi per ritenere che l’organizzazione investigata presenti tutti i caratteri di un’associazione di tipo mafioso, poiché connotata, anzitutto, da una precisa struttura gerarchica con ruoli e cariche ufficiali, a cui corrispondono compiti ben precisi. Le affiliazioni, secondo quanto ricostruito dalle indagini svolte, risultano caratterizzate da atti violenti e rigidi rituali, che si traducono in un serio e concreto pericolo per la stessa vita degli aspiranti affiliati, che vengono sottoposti ad azioni brutali, all’esito delle quali manifestano l’accettazione del codice comportamentale dell’associazione e la loro fedeltà indiscussa. Altrettanto spietate, secondo l’ipotesi di accusa risulterebbero le conseguenze previste in caso di violazione delle regole dell’organizzazione, che si traducono in sanzioni corporali talmente efferate da sfociare talora in tentativi di omicidio. Gli elementi raccolti evidenziano inoltre come la violenza appare essere lo strumento di comunicazione privilegiato per affermare la forza dell’organizzazione sul territorio e creare lo stato di soggezione necessario per accrescere il proprio potere. Altro elemento che risulta dalle indagini è la capacità dell’organizzazione di autofinanziarsi, mediante il contributo dei sodali, strumentale anche al mantenimento economico degli affiliati detenuti, come tipico pure delle consorterie mafiose italiane.

Sulla piazza torinese, gli elementi indiziari raccolti indicherebbero che il cult EIYE controllava e gestiva il commercio su strada di sostanze stupefacenti in alcune aree individuate; in particolare, corso Vigevano e piazza Baldissera, e più genericamente la zona della stazione ferroviaria di “Dora”.




“Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”: su Rai 3 la docufiction sul terrorista pluriomicida

Saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti

Andrà in onda il 1° aprile in prima serata su Rai 3 “Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”, la docufiction coprodotta da Rai Fiction e Indigo Stories per la regia di Graziano Conversano che racconta la fine della fuga lunga trentasette anni e l’arresto dell’ex terrorista pluriomicida Cesare Battisti.

Una grande “caccia all’uomo”, frutto di una operazione internazionale che grazie alla costanza della Polizia di Stato e alla collaborazione delle forze dell’ordine boliviane, ha così reso giustizia alle vittime e ai loro parenti, con la condanna all’ergastolo in via definitiva in Italia, per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta.

Trentasette anni tra Europa e Sud America, polemiche, intercettazioni e pedinamenti, durante i quali Battisti ha sempre trovato il modo di sottrarsi alla giustizia. Fino al 12 gennaio del 2019. Viene arrestato a Santa Cruz de la Sierra da una squadra speciale dell’Interpol formata da poliziotti italiani e boliviani. Al momento del fermo ha 64 anni, era in fuga più o meno dal 13 dicembre, quando la Corte Suprema del Brasile, paese in cui viveva dal 2004, ne aveva ordinato l’arresto in vista di una possibile estradizione in Italia, negata in precedenza dall’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

In Caccia all’uomo saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti: non solo strategia investigativa, tecnologia e mezzi innovativi, ma anche le emozioni di chi quotidianamente compie con abnegazione e grande professionalità il proprio mestiere nell’ombra. Una ricerca incessante, serrata e densa di colpi di scena per scovare il latitante in un territorio sconfinato del Sud America, con poche tracce da seguire, fatta da uomini e donne dello Stato abituati a lavorare lontano dai riflettori, con dedizione e spirito di gruppo.

Le testimonianze e le ricostruzioni dei poliziotti che hanno condotto le ricerche negli ultimi anni della sua clandestinità – Eugenio Spina, Giuseppe Codispoti, Emilio Russo e Cristina Villa – ci guidano in tutte le complesse fasi dell’operazione.

Caccia all’uomo ripercorre le contraddizioni dell’Italia degli anni di piombo, i complicati rapporti diplomatici tra i paesi coinvolti, ricostruisce le tante maschere e le mille vite di Battisti anche attraverso le testimonianze dei protagonisti di quegli anni e dei parenti delle vittime: Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, il gioielliere ucciso in un agguato dei PAC perché ritenuto un “giustiziere di proletari”, e Maurizio Campagna, fratello di Andrea Campagna, il giovane agente della Digos freddato da cinque colpi di pistola alla schiena esplosi proprio da Battisti. E ancora, Arrigo Cavallina, l’ex terrorista fondatore dei Proletari Armati per il Comunismo, Michele Valsenise, ambasciatore d’Italia in Brasile tra il 2004 e il 2009, lo storico Alessandro Giacone, i giornalisti Giovanni Bianconi e Carlo Bonini.

A corredo della narrazione materiale esclusivo fornito dalle forze dell’ordine: interviste agli investigatori e documenti che ricostruiscono la storia criminale di Cesare Battisti e la sua latitanza.

Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga è prodotto da Rai Fiction e Alessandro Lostia per Indigo Stories. Regia di Graziano Conversano; soggetto e sceneggiatura Giovanni Filippetto e Jan Ronca; direttore della fotografia Luigi Montebello; scenografia Barbara Vandi, Emanuela Rota; costumi Daniela Guastini; montaggio Michele Castelli; musiche Giorgio Spada; casting My casting; aiuto regia Adriano Candiago; fonico Davide Pesola; direttore di produzione Luca Guerra; produttore esecutivo Andrea Magnaschi; produttore RAI Lorenza Bizzarri.

Cast artistico: Andrea Cagliesi (Cesare Battisti); Alessandra Cheli (Cristina Villa); Martino D’Amico (Emilio Russo); Rosario Terranova (Giuseppe Codispoti).