Football Club Frascati (Under 19), i gemelli Rossi: “Questa squadra vale più dell’attuale classifica”

Frascati (Rm) – L’Under 19 provinciale del Football Club Frascati sta vivendo una stagione di “transizione”, vista la giovane età media del gruppo. Tra gli elementi che giocano sotto età, ci sono anche i gemelli Francesco e Carlo Rossi, esterni classe 2006 da quest’anno nel club tuscolano. “Ci troviamo molto bene in questa società che ci è stata sempre vicina e anche all’interno di questo gruppo, con i compagni che ci hanno sin da subito accolto e sostenuto – dicono in coro – Giocare sotto età è una sfida importante ed è una cosa che indubbiamente aiuterà la nostra crescita, comunque già in altre categorie avevamo vissuto una situazione simile”. I due gemelli sono stati comunque protagonisti nella sfida dell’ultimo turno con la Polisportiva Ciampino, anche se la squadra non è riuscita a conquistare punti. Carlo, al rientro dopo tre mesi di infortunio per una frattura della clavicola, ha conquistato un calcio di rigore e poi si è avvicinato al rigorista designato Valerio Laureti per chiedergli di lasciarlo battere al fratello. Francesco, che tra l’altro in precedenza aveva guadagnato un altro calcio di rigore, è stato glaciale dal dischetto e ha festeggiato il suo primo gol stagionale. La stessa quota del gemello Carlo che, per un curioso scherzo del destino, era andato a bersaglio nella gara d’andata con la Polisportiva Ciampino. I due esterni sono estremamente legati: “Giocare con un gemello è veramente qualcosa di speciale, in campo ci capiamo al volo e dimostriamo un’intesa naturale” raccontano i Rossi che poi parlano del rapporto con mister Federico Rumbo: “Con lui c’è un legame stupendo, così come è riuscito a instaurarlo con tutta la squadra. A dispetto delle difficoltà di classifica, riesce sempre a incoraggiarci e ci fa vivere ogni partita come fosse una finale”. Adesso l’Under 19 provinciale del Football Club Frascati, che si trova nella zona bassa della classifica, si ferma per un turno di riposo e poi per la sosta pasquale: “Ne approfittiamo per allenarci e preparare la gara con il Valle Martella secondo della classe – ricordano i due Rossi – Sarà una partita tosta, ma cercheremo di uscire dal campo a testa alta. L’obiettivo in questo finale di stagione è di conquistare più punti possibili e diventare sempre più squadra: siamo convinti che questo gruppo non meriti la classifica attuale”.





Vis Casilina (calcio, Under 17 reg.), la gioia di Orna: “Vittoria pesante con l’Atletico Roma VI”

Roma – L’Under 17 regionale della Vis Casilina è più viva che mai. I ragazzi di mister Antonio Bernardi hanno colto un prezioso successo (3-2) in casa dell’Atletico Roma VI fanalino di coda nell’ultimo turno di campionato. Protagonista del match il centrocampista classe 2006 Jendry Orna, autore di una bella doppietta: “La prima mezz’ora della sfida è stata piuttosto bloccata, senza grandi emozioni. Poi ho segnato (con un bel tiro al volo, ndr) il primo dei miei due gol, ma i padroni di casa hanno pareggiato poco dopo su un calcio di punizione. Nel secondo tempo abbiamo ricominciato forte e siamo tornati in vantaggio con la mia seconda rete (stavolta su un inserimento vincente, ndr) e a quel punto abbiamo controllato il gioco, difendendoci bene e colpendo gli avversari in contropiede con Colò. Negli ultimi minuti gli avversari hanno provato il tutto per tutto, sono rientrati in partita con un autogol, ma alla fine siamo riusciti a mantenere il risultato e a centrare una vittoria molto importante contro un’avversaria diretta”. Ora la Vis Casilina è ad un solo punto dal Colonna che in questo momento sarebbe salvo: “Tutto il gruppo crede alla salvezza, stiamo crescendo e vogliamo fare un bel finale di campionato anche grazie alle indicazioni che ci dà mister Bernardi con cui è nato un ottimo feeling” dice Orna. Nel prossimo turno prima della sosta pasquale, però, il calendario regalerà ai capitolini una sfida durissima: “Ospiteremo l’Atletico Lodigiani prima classifica. All’andata giocammo su un campo in erba inzuppato dalla pioggia, ma loro sono una squadra forte e meritano la posizione che occupano. Per noi sarà dura, ma se riusciamo a giocare con la testa giusta possiamo dare fastidio agli avversari”. Orna, che è nato in Italia da genitori dell’Ecuador, conosce bene l’ambiente del “De Fonseca”: “In questo impianto ho cominciato a giocare a calcio, poi sono stato alla Borghesiana e quando il presidente Enrico Gagliarducci ha riformato questo club sono tornato molto volentieri”. 





Atletico Lariano (calcio, Esordienti), Bastianelli: “Bisogna entrare nell’ottica dell’agonismo”

Lariano (Rm) – Stanno per vivere il delicato “salto” nell’agonistica. Per gli Esordienti 2010 dell’Atletico Lariano questa è una annata speciale, l’ultima nella Scuola calcio. A guidare questi ragazzi verso questo passaggio c’è l’esperto tecnico Daniele Bastianelli che è al suo primo anno all’interno del club castellano. “Il gruppo è sicuramente di buona qualità e numericamente a posto anche nell’ottica della futura Under 14. Ma se, come speriamo tutti, si dovesse fare la categoria regionale nella prossima stagione manca sicuramente qualche “pezzetto” per aumentare la qualità della rosa. In estate la società farà le sue valutazioni e sono certo che interverrà nella maniera più opportuna. Forse questi ragazzi stanno un po’ faticando a entrare nella mentalità giusta dell’agonismo e nella “nuova realtà” del calcio a undici, ma ci stiamo lavorando”. Bastianelli, d’altronde, ha allenato tutte le varie fasce d’età: “Nasco come tecnico di prima squadra: a Valmontone feci l’allenatore-giocatore vincendo un campionato di Prima categoria, ma non venendo confermato l’anno seguente. Successivamente ho allenato i “grandi” anche a Sezze e poi ho avuto esperienze sia nel settore giovanile agonistico che in quello di base, avendo avuto anche la proprietà della Fortitudo Velletri per diversi anni. Nella passata stagione ero al Velletri calcio, ma avevo bisogno di vivere un’esperienza diversa, cercando un po’ di tranquillità e un club dove fare calcio come si faceva una volta: ho un’amicizia di lunga data con il responsabile del settore agonistico dell’Atletico Lariano Andrea Colasanti e conoscevo altre persone che compongono lo staff organizzativo di questa società, quindi sapevo cosa avrei trovato in questo ambiente. Sono contento della scelta che ho fatto e del lavoro che stiamo portando avanti con i miei ragazzi”.





Zagarolo Sports Academy, Bedetti: “La pallavolo è la mia vita, mi piace stare in questo mondo”

Zagarolo (Rm) – Una vita nella pallavolo. Anche se giovanissima, Gioia Bedetti è già diventata una preziosa collaboratrice dello Zagarolo Sports Academy: dopo aver deciso di smettere di giocare qualche mese fa, ha fatto parte dello staff che ha seguito i ragazzi nel camp internazionale che si è tenuto a Piancavallo la scorsa estate e in questa stagione sta dando un contributo importante nella gestione della segreteria e del palazzetto. “Il mondo della pallavolo fa parte della mia vita – dice la Bedetti, zagarolese doc – Avevo deciso di lasciare il campo, ma la presidentessa Petra Prgomet e il direttore tecnico Dario De Notarpietro mi hanno coinvolto a livello organizzativo e io ho accettato ben volentieri. Con Petra è nato quasi un rapporto di sorellanza, ma c’è un ottimo feeling anche con Dario e sento la loro stima e fiducia. Questa per me è una seconda casa, anzi pure qualcosa di più visto tutto il tempo che ci ho passato: ho iniziato a giocare qui a pallavolo all’età di sei anni fino alla scorsa stagione in cui ho militato con la serie C”. La Bedetti ha vissuto le varie gestioni del principale club di pallavolo di Zagarolo: “Questa è una piazza che ha una tradizione importante e l’attuale proprietà sta facendo tanto per riportarla ad alti livelli”. Non solo Gioia, ma anche la sua famiglia è legata allo Zagarolo Sports Academy: “Mia sorella Gabriella ha 14 anni e gioca in questa società (l’altra sorella si chiama Chanel, ndr), poi mio papà Mauro quando c’è bisogno e non ha impegni lavorativi dà una mano”. La Bedetti conclude parlando dell’esperienza del camp internazionale: “Un periodo che mi ha dato davvero tantissimo. E’ stato veramente bello condividere e provare a trasmettere la mia passione per la pallavolo ai ragazzi, quasi coetanei, che hanno partecipato e che mi stanno pregando di far parte dello staff anche per l’edizione di quest’anno (in programma sempre a Piancavallo nel mese di luglio, ndr). E visto che mi piace stare coi bambini, non sarebbe male nemmeno formarmi come istruttrice. Tornare a giocare? Non è detto che succeda in futuro”.





Villa Mercede Padel Club, si allarga il progetto scuole. A fine aprile parte quello “over 65”

Frascati (Rm) – Procede a gonfie vele l’attività federale del Villa Mercede Padel Club legata alle scuole e in particolare al progetto “Racchette in classe”. Se il liceo sportivo “San Giuseppe”, a cui sono stati riservati ben otto appuntamenti presso il circolo tuscolano che hanno coinvolto ogni volta tutte le classi dell’istituto (circa duecento studenti), sta per celebrare l’ultimo evento il prossimo 4 aprile, altri istituti hanno contattato il Villa Mercede Padel Club per avviare il medesimo discorso. Sono state avviate le collaborazioni con il liceo scientifico “Touschek” di Grottaferrata (di cui saranno coinvolti circa 300 alunni in più incontri) e poi l’istituto tecnico “Enrico Fermi” di Frascati (con un coinvolgimento di circa 600 studenti). “L’esperienza col liceo “San Giuseppe” è stata molto positiva – dice il maestro Mauro Zuaro, responsabile dei progetti con la Federazione del Villa Mercede Padel Club – Faremo fare ai ragazzi un “torneo interno” di fine corso proprio per concludere il loro percorso qui da noi. Siamo felici di aver avviato due nuove collaborazioni con altrettanti importanti istituti scolastici del territorio e altri ancora stanno chiedendo informazioni. Nei prossimi giorni ne partiranno anche altre due, ovvero quelle con l’istituto professionale “Maffeo Pantaleoni” e col liceo classico “Marco Tullio Cicerone” di Frascati. Inoltre stiamo osservando attentamente i ragazzi più dotati e interessanti di questi corsi per coinvolgerli in futuri stage promozionali nel nostro circolo”. Da un progetto federale all’altro, Zuaro fa l’aggiornamento di quello dedicato agli over 65: “La Federazione sta per inviarci la conferma ufficiale per autorizzarci a effettuare queste attività: due corsi “open day” (che dureranno un’intera giornata), due “one day” (mezza giornata) e due semestrali che avranno appuntamenti a cadenza settimanale e si concluderanno entro il 31 dicembre. Per questo progetto siamo in contatti coi centri anziani di Frascati e Grottaferrata e con le amministrazioni comunali delle due città. Verso la fine del mese si terranno i primi appuntamenti sul campo dedicati agli over 65”. Infine, proseguono i lavori di completamento della zona padel per rifinire gli spogliatoi, il bar e la pizzeria.





Mafia nigeriana, in manette 16 persone

La Polizia di Stato ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino, su delega della Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di un gruppo di cittadini nigeriani sospettati di appartenere al sodalizio criminale di stampo mafioso denominato “EIYE”.

I provvedimenti restrittivi sono stati disposti all’esito di lunghe e complesse indagini e hanno riguardato complessivamente 16 persone, delle quali 11 sono state rintracciate sul territorio nazionale.

Per la realizzazione della fase esecutiva, sono stati impiegati complessivamente oltre 100 uomini della Polizia di Stato, con l’utilizzo di Reparti di rinforzo del controllo del territorio. Oltre alla Squadra Mobile di Torino, l’attività ha coinvolto anche gli omologhi uffici delle Questure di Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno.

Secondo l’ipotesi d’accusa i provvedimenti cautelari riguarderebbero personaggi sospettati di rappresentare il vertice del livello nazionale dell’organigramma, direttamente incaricato delle nuove affiliazioni e della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze cittadine.

Le indagini hanno consentito la raccolta di rilevanti indizi in grado di suffragare l’ipotesi dell’esistenza e dell’incidenza sul territorio del capoluogo piemontese del cult degli EIYE, grazie alle evidenze emerse sia dalle intercettazioni che dalle testimonianze di alcune persone, appartenenti alla comunità nigeriana di Torino.

Tali acquisizioni sarebbero idonee a dimostrare, secondo l’ipotesi d’accusa, come l’organizzazione indagata venga percepita dalla comunità di riferimento come connotata da un carattere “mafioso” che, maturato nello Stato di origine, risulterebbe ormai noto ai nigeriani anche al di fuori della loro terra, i quali ben ne conoscono le peculiarità e il modus operandi in patria, che rendono i membri notoriamente pericolosi e violenti, tendenti a imporre con la forza la propria volontà.

Le attività investigative, avviate nel marzo del 2019, si sono sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazione, nonché articolati e dinamici servizi di diretta osservazione e pedinamento sul territorio, e hanno consentito di individuare coloro che, secondo l’ipotesi accusatoria, rappresenterebbero i vertici nazionali del cult, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria.

Le indagini hanno permesso altresì di ricostruire nel dettaglio la struttura del sodalizio criminale che, secondo gli elementi raccolti, appare caratterizzato da un’organizzazione gerarchica piramidale, che si qualificherebbe per la presenza di un organismo operante a livello nazionale e di numerose articolazioni locali, attive in singole città italiane. La struttura nazionale risulterebbe dotata di un’organizzazione verticistica che vede al proprio apice un “World Ibaka”, detentore del potere esecutivo, il quale godrebbe, sempre in ipotesi di accusa di prestigio internazionale ed è in contatto con l’organismo madre in Nigeria. Risulterebbe suddivisa in sezioni provinciali o locali chiamate “Zone”, ma loro volta guidati da un “Zona Head”.

L’attività tecnica ha documentato, come già emerso in precedenti investigazioni ed attestato in sentenze definitive emesse a carico di analoghe consorterie nigeriane, l’esistenza di una struttura organizzativa, connotata da un insieme di regole di condotta, violenti riti di affiliazione, l’uso di un linguaggio esclusivo tra i membri (finalizzato a rendere meno permeabile il contenuto dei dialoghi e a rafforzare il senso di appartenenza tra i sodali), la divisione in ruoli e cariche corrispondenti a precise funzioni, l’intimidazione ed il ricorso alla violenza fisica in caso di trasgressione delle norme comportamentali proprie dell’ organizzazione.

La solidità della struttura è risultata chiaramente un elemento distintivo della consorteria criminale investigata, che avrebbe posto solide radici in numerose regioni d’Italia.

Come tutte le confraternite nigeriane, vi sono elementi per ritenere che gli EIYE abbiano i loro segni distintivi: come simbolo un uccello, talvolta raffigurato mentre stringe tra gli artigli un teschio umano, mentre il colore abitualmente indossato è il blu.

Secondo l’ipotesi d’accusa, sono stati raccolti significativi indizi di colpevolezza a carico dei sodali: in base alle risultanze dell’indagine, il Tribunale di Torino ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere a carico di sedici persone, contestando, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis c.p.), i delitti di rapina, estorsione, lesioni e reati in materia di stupefacenti.

Vi sono gravi indizi per ritenere che l’organizzazione investigata presenti tutti i caratteri di un’associazione di tipo mafioso, poiché connotata, anzitutto, da una precisa struttura gerarchica con ruoli e cariche ufficiali, a cui corrispondono compiti ben precisi. Le affiliazioni, secondo quanto ricostruito dalle indagini svolte, risultano caratterizzate da atti violenti e rigidi rituali, che si traducono in un serio e concreto pericolo per la stessa vita degli aspiranti affiliati, che vengono sottoposti ad azioni brutali, all’esito delle quali manifestano l’accettazione del codice comportamentale dell’associazione e la loro fedeltà indiscussa. Altrettanto spietate, secondo l’ipotesi di accusa risulterebbero le conseguenze previste in caso di violazione delle regole dell’organizzazione, che si traducono in sanzioni corporali talmente efferate da sfociare talora in tentativi di omicidio. Gli elementi raccolti evidenziano inoltre come la violenza appare essere lo strumento di comunicazione privilegiato per affermare la forza dell’organizzazione sul territorio e creare lo stato di soggezione necessario per accrescere il proprio potere. Altro elemento che risulta dalle indagini è la capacità dell’organizzazione di autofinanziarsi, mediante il contributo dei sodali, strumentale anche al mantenimento economico degli affiliati detenuti, come tipico pure delle consorterie mafiose italiane.

Sulla piazza torinese, gli elementi indiziari raccolti indicherebbero che il cult EIYE controllava e gestiva il commercio su strada di sostanze stupefacenti in alcune aree individuate; in particolare, corso Vigevano e piazza Baldissera, e più genericamente la zona della stazione ferroviaria di “Dora”.




“Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”: su Rai 3 la docufiction sul terrorista pluriomicida

Saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti

Andrà in onda il 1° aprile in prima serata su Rai 3 “Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”, la docufiction coprodotta da Rai Fiction e Indigo Stories per la regia di Graziano Conversano che racconta la fine della fuga lunga trentasette anni e l’arresto dell’ex terrorista pluriomicida Cesare Battisti.

Una grande “caccia all’uomo”, frutto di una operazione internazionale che grazie alla costanza della Polizia di Stato e alla collaborazione delle forze dell’ordine boliviane, ha così reso giustizia alle vittime e ai loro parenti, con la condanna all’ergastolo in via definitiva in Italia, per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta.

Trentasette anni tra Europa e Sud America, polemiche, intercettazioni e pedinamenti, durante i quali Battisti ha sempre trovato il modo di sottrarsi alla giustizia. Fino al 12 gennaio del 2019. Viene arrestato a Santa Cruz de la Sierra da una squadra speciale dell’Interpol formata da poliziotti italiani e boliviani. Al momento del fermo ha 64 anni, era in fuga più o meno dal 13 dicembre, quando la Corte Suprema del Brasile, paese in cui viveva dal 2004, ne aveva ordinato l’arresto in vista di una possibile estradizione in Italia, negata in precedenza dall’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

In Caccia all’uomo saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti: non solo strategia investigativa, tecnologia e mezzi innovativi, ma anche le emozioni di chi quotidianamente compie con abnegazione e grande professionalità il proprio mestiere nell’ombra. Una ricerca incessante, serrata e densa di colpi di scena per scovare il latitante in un territorio sconfinato del Sud America, con poche tracce da seguire, fatta da uomini e donne dello Stato abituati a lavorare lontano dai riflettori, con dedizione e spirito di gruppo.

Le testimonianze e le ricostruzioni dei poliziotti che hanno condotto le ricerche negli ultimi anni della sua clandestinità – Eugenio Spina, Giuseppe Codispoti, Emilio Russo e Cristina Villa – ci guidano in tutte le complesse fasi dell’operazione.

Caccia all’uomo ripercorre le contraddizioni dell’Italia degli anni di piombo, i complicati rapporti diplomatici tra i paesi coinvolti, ricostruisce le tante maschere e le mille vite di Battisti anche attraverso le testimonianze dei protagonisti di quegli anni e dei parenti delle vittime: Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, il gioielliere ucciso in un agguato dei PAC perché ritenuto un “giustiziere di proletari”, e Maurizio Campagna, fratello di Andrea Campagna, il giovane agente della Digos freddato da cinque colpi di pistola alla schiena esplosi proprio da Battisti. E ancora, Arrigo Cavallina, l’ex terrorista fondatore dei Proletari Armati per il Comunismo, Michele Valsenise, ambasciatore d’Italia in Brasile tra il 2004 e il 2009, lo storico Alessandro Giacone, i giornalisti Giovanni Bianconi e Carlo Bonini.

A corredo della narrazione materiale esclusivo fornito dalle forze dell’ordine: interviste agli investigatori e documenti che ricostruiscono la storia criminale di Cesare Battisti e la sua latitanza.

Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga è prodotto da Rai Fiction e Alessandro Lostia per Indigo Stories. Regia di Graziano Conversano; soggetto e sceneggiatura Giovanni Filippetto e Jan Ronca; direttore della fotografia Luigi Montebello; scenografia Barbara Vandi, Emanuela Rota; costumi Daniela Guastini; montaggio Michele Castelli; musiche Giorgio Spada; casting My casting; aiuto regia Adriano Candiago; fonico Davide Pesola; direttore di produzione Luca Guerra; produttore esecutivo Andrea Magnaschi; produttore RAI Lorenza Bizzarri.

Cast artistico: Andrea Cagliesi (Cesare Battisti); Alessandra Cheli (Cristina Villa); Martino D’Amico (Emilio Russo); Rosario Terranova (Giuseppe Codispoti).




Brigate Rosse, la Francia dice no all’estradizione di 10 terroristi

Enrico Galmozzi, fondatore di Prima Linea: ‘Che goduria!’

La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei 10 Br degli anni di piombo in Italia.

 “La Corte di Cassazione – si legge nel dispositivo annunciato oggi a Parigi sull’estremo ricorso contro il rifiuto di estradare i 10 ex Br in Italia – respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti”. La Cassazione conclude che “il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione è, in considerazione di ciò, definitivo”.

Il rifiuto di accogliere il ricorso alla Corte di Cassazione sull’estradizione di 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”, era atteso.

Per i 10 , di cui 8 uomini fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva già negato, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

“Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta.




Auto a benzina e diesel, la Ue ratifica lo stop dal 2035

Le stazioni di ricarica per le auto elettriche dovranno essere installate ogni 60 chilometri entro il 2026

I ministri europei dell’Energia hanno ratificato a maggioranza il regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035. L’Italia si è astenuta nel voto sulla ratifica finale, secondo quanto emerge dal resoconto finale della votazione in seno al Consiglio Energia.

Insieme a Roma, anche Sofia e Bucarest si sono astenute sull’accordo ratificato a maggioranza dai ministri Ue. L’unico voto contrario è stato espresso dalla Polonia.

Favorevole invece la Germania, dopo l’intesa sull’utilizzo futuro degli e-fuels raggiunta nel weekend con la Commissione europea.

Prima intesa, intanto, fra Consiglio e Parlamento Ue per la realizzazione sulle principali reti stradali dei Paesi dell’Unione delle stazioni di ricarica elettriche e a idrogeno per auto e mezzi pesanti. Lo ha reso noto l’Europarlamento. 

In base all’intesa, le stazioni di ricarica per le auto elettriche dovranno essere installate ogni 60 chilometri entro il 2026 sui principali assi stradali indicati nelle reti prioritarie dei trasporti europee (Ten-T). Per mezzi pesanti e pullman, le stazioni di ricarica dovranno essere ogni 120 chilometri entro il 2028. Gli impianti di distribuzione dell’idrogeno dovranno invece essere installati ogni 200 chilometri entro il 2031. 

L’intesa prevede che i singoli Paesi presentino piani nazionali per il raggiungimento degli obiettivi indicati ma anche la possibilità di eccezioni per i territori più svantaggiati, le isole e le strade con poco traffico. 

“Le nuove regole – ha commentato il relatore dell’europarlamento, il socialista tedesco Ismail Ertug – contribuiranno alla realizzazione delle nuove infrastrutture per i carburanti alternativi senza ulteriori ritardi e garantiranno che l’utilizzo e il rifornimento delle autovetture di nuova generazione sia altrettanto semplice e conveniente come per i mezzi a benzina”.

L’intesa, prima di diventare definitiva, dovrà ora essere esaminata ed approvata dagli ambasciatori dei 27 e dal Consiglio nonché dalla commissione trasporti e della plenaria dell’Europarlamento.




Bollette, sostegni a imprese e famiglie: oggi la discussione al Consiglio dei ministri

È convocato per le 17 a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. Fra i provvedimenti all’ordine del giorno, ci sono anche il nuovo decreto legge con i sostegni a famiglie e imprese per le bollette, il disegno di legge annuale per la concorrenza, quello per il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, e il decreto legislativo sul Codice degli appalti, per cui è atteso l’esame definitivo.  

La bozza del decreto bollette in 22 articoli 

Dall’Iva ridotta sul gas al rinnovo del bonus sociale, ma anche norme sulla sanità, con il payback e con misure per il contrasto alla violenza contro medici e infermieri, e sul fisco con la modifica dei termini per le definizione agevolata delle controversie tributarie. Sono alcune delle misure contenute nei 22 articoli della bozza del nuovo decreto bollette atteso oggi pomeriggio in consiglio dei ministri.

Nel decreto bollette azzerati gli oneri sul gas, tornano sulla luce – Il taglio dell’Iva al 5% sul gas viene prorogato per il secondo trimestre dell’anno e viene esteso anche al teleriscaldamento e all’energia termica prodotta con il metano. E’ quanto prevede la bozza del decreto sulle bollette. Gli oneri generali di sistema sul gas vengono azzerati per i tre mesi aprile-giugno, mentre si riduce il contributo introdotto a favore dei consumatori fino a 5.000 metri cubi. “In considerazione della riduzione dei prezzi del gas naturale all’ingrosso, – si legge nel testo – le aliquote negative della componente tariffaria UG2C applicata agli scaglioni di consumo fino a 5.000 metri cubi all’anno sono confermate limitatamente al mese di aprile 2023, in misura pari al 35% del valore applicato nel trimestre precedente”. Nella bozza non si fa cenno agli oneri sull’elettricità, finora eliminati. Dal prossimo aggiornamento tariffario dovrebbero quindi tornare in vigore.

Dai medici gettonisti agli infermieri, in Cdm norme anti carenza – Una bozza di decreto, oggi in Cdm, prevede un riconoscimento ai medici della medicina di urgenza e emergenza, anticipando un aumento dell’indennità che era previsto per l’anno prossimo. Lo ha spiegato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. “Nel provvedimento, che sta avendo le valutazioni di copertura finanziaria a cui è vincolato, si prevede di limitare l’uso dei medici gettonisti, ponendo un tetto alla retribuzione degli stessi e aumentando lo straordinario per i medici strutturati pubblici”. I tecnici stanno verificando un aumento degli straordinari da 60 a 100 ero l’ora. Previsti interventi anche per gli infermieri.

Il ddl sulla concorrenza non contiene norme sui saldi – Nel testo del ddl concorrenza che sarà portato in preconsiglio non ci sarà la norma sull’armonizzazione delle vendite promozionali, al fine di svolgere un preventivo confronto sul tema con le associazioni di categoria e con le Regioni. Lo apprende l’ANSA da fonti del Ministero dell’industria e del made in Italia. La norma sui valori di esposizione elettromagnetici (legata al 5g), di cui si è parlato nei giorni scorsi, non era stata presa in considerazione per questi disegni di legge, non essendo materia specifica di concorrenza, precisano le stesse fonti.

Verso 1,1 miliardi per payback sanitario in dl bollette – In arrivo una soluzione per il payback sanitario, per circa 1,1 miliardi di euro: secondo quanto si apprende, il decreto bollette atteso in Consiglio dei ministri dovrebbe contenere anche misure sul payback per i dispositivi medici. La scadenza per le aziende del settore biomedicale per saldare il pregresso (circa 2,2 miliardi) è stata fissata al 30 aprile con il decreto Milleproroghe.




Lutto nel mondo del giornalismo: morto Gianni Minà

E’ morto Gianni Minà, aveva 84 anni. La Camera ardente per il giornalista morto ieri dopo una breve malattia, sarà aperta domani in Campidoglio. Secondo quanto si apprende l’omaggio al giornalista sarà possibile dalle 10 alle 19.

“Mi hanno sempre attratto persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell’isolamento, della solitudine. Persone capaci di raccontare storie, di mostrare visioni altre. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell’America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, ‘il cammino si fa andando’, non sai mai dove queste storie ti possano portare. E’ il bello della vita, tutto sommato”. Così si raccontava Gianni Minà, signore del giornalismo, oltre sessant’anni di carriera sempre fuori dal coro, celebre per le interviste ai grandi personaggi dell’attualità, della politica, della musica, dello spettacolo e dello sport – la più celebre quella di sedici ore a Fidel Castro, nel 1987 – morto a Roma all’età di 84 anni, nella clinica Villa del Rosario dopo una breve malattia cardiaca.

Nato a Torino nel 1938, giornalista, autore, intrattenitore, conduttore, documentarista, appassionato di America Latina, inventore di Blitz – che negli anni ’80 rappresentò su Rai2 il ‘rivale innovativo’ di Domenica in, ospitando, tra gli altri, Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel Garcia Marquez, Enzo Ferrari – Minà ha realizzato centinaia di reportage e interviste per la Rai e non solo. Dai personaggi incontrati, raccontava, aveva imparato ad “esercitare il pensiero critico, anzi, il pensiero complesso, e a respirare la libertà di essere come si è, mostrando soprattutto la propria fragilità”.

L’incontro più bello? “Quello con Muhammad Alì, il più grande di tutti, perché ha rotto un sistema, una cultura. All’inizio di ogni intervista, esordiva sempre con le sue idee di riscatto per il popolo nero e enumerava tutto quello che un nero americano non era riuscito ad avere nella vita: ‘Tutti hanno una terra per la quale lottare, combattere… tutti. Solo noi, solo i neri d’America non hanno una terra di riferimento’. Purtroppo le sue battaglie non hanno prodotto grandi cambiamenti, ma non mi sento di dire che ha perso”. Il personaggio che avrebbe voluto incontrare senza riuscirci? “Sicuramente Nelson Mandela, ci siamo rincorsi: una volta non potevo io, una volta non poteva lui. E l’ho perso, come ho mancato l’intervista a Marcello Mastroianni, una persona gentile e ironica”. Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato il giornalista? “Sono nato giornalista, lo sono stato, lo sono e lo sarò”, aveva sottolineato un anno fa, in occasione della presentazione al Bifest del docufilm ‘Gianni Minà – Una vita da giornalista’. Tra i suoi incontri celebri, anche quelli con Franco Battiato, Massimo Troisi e Pino Daniele. Fortissimo il rapporto con Diego Armando Maradona e Pelè. Iconica, tra le tante, resta la foto che lo ritrae gioioso a cena a Roma con Muhammad Ali, Sergio Leone, Robert De Niro e Gabriel García Marquez.

Gli inizi della carriera nel 1959 come giornalista sportivo per Tuttosport, di cui è stato direttore dal 1996 al 1998. Poi l’approdo in Rai come collaboratore dei servizi sportivi, seguendo per la rete pubblica cinque Olimpiadi, tre mondiali di calcio e i più importanti incontri di pugilato. Dopo aver esordito per il rotocalco Sprint, ha realizzato reportage e documentari per rubriche come Tv7, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver ed è stato tra i fondatori del programma L’altra domenica. Per il Tg2, dal 1976, ha realizzato non solo servizi sportivi ma anche reportage dall’America Latina. Poi ha collaborato a Mixer, ha esordito come autore e conduttore di Blitz e ha condotto la Domenica sportiva e il talk show Storie. Ha diretto la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Collaboratore per anni di quotidiani come Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e Manifesto, ha scritto numerosi libri tra cui Il racconto di Fidel (1988), Un continente desaparecido (1995), Storie (1997), Un mondo migliore è possibile. Da Porto Alegre le idee per un futuro vivibile (2002), Politicamente scorretto (2007), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con G. De Marzo), Storia di un boxeur latino (2020) e Non sarò mai un uomo comune (2021).

Nel 1981 il Presidente Pertini gli ha consegnato il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo. Nel 2007 ha ricevuto il Premio Kamera della Berlinale per la carriera, il più prestigioso riconoscimento al mondo per documentaristi.