La rivelazione ipotizzata da Oreste Ruggiero. La madre di Leonardo da Vinci era una schiava dell’Est!

Il grande Carlo Pedretti, a cui va dato il merito di avere fatto conoscere e amare Leonardo da Vinci dal grande pubblico, e col quale ho avuto l’onore di collaborare e confrontarmi negli ultimi anni della sua vita, mi diceva:

Se trovi la parola “scoperta” in uno dei miei scritti – e ne aveva scritti davvero tanti – pago quello che credi”.

Questo stava a significare il valore attribuito alla ricerca scientifica, fondata su atti certi e documenti di archivio o testimonianze, che caratterizzava senza flessioni la sua immensa bibliografia su Leonardo.

Alberto Angela con Carlo Pedretti

Si può dire che l’amico Pedretti “tollerava” il mio approccio “intuitivo”, comunque frutto di studi e ricerche seppure non probanti, in quanto ero anche architetto, artista e pertanto in qualche modo “dominato” dalla fantasia e dalla creatività; valori che Pedretti ammirava come qualità e di cui era ricco nello spirito e nelle capacità manuali.

Ma, altrettanto, nel profondo, Carlo Pedretti era affascinato dagli studi di iconologia-iconografia, il metodo che individua oltre la tecnica esecutiva (che spesso annoia gli studenti e il grande pubblico), il significato e il messaggio di un’opera (in cui generosamente mi definì “amico e collega particolarmente preparato”), tanto da scrivere un articolo nel 1994 dal titolo emblematico “l’iconografia, o l’iconologia, una disciplina  che è andata eclissandosi durante l’ultimo ventennio”.

Perché dico questo? Perché per anni da chi era vicino a Pedretti, e si reputava suo erede intellettuale (ed erano davvero tanti…) sono stato snobbato perché alla base delle mie ricerche non c’erano documenti “scoperti” in qualche archivio; tanto da indurmi infine a “raccontare” le mie teorie (che venivano definite ‘congetture’, sebbene frutto di studi e confronti, e come tali ignorate dal mondo degli studiosi identificati col metodo scientifico), in forma romanzata.

Oggi mi salta inevitabilmente agli occhi la parola “rivelazione” che accompagna sulla stampa nazionale e internazionale il “romanzo” di Carlo Vecce “Il sorriso di Caterina – La madre di Leonardo” in cui si “scopre e rivela” che la madre di Leonardo, Caterina, era una schiava dei paesi dell’Est, in particolare del Caucaso, rapita da pirati commercianti di schiavi sulle coste del Mar Nero.

Senza nulla togliere a Carlo Vecce come studioso e collaboratore stimato in tanti lavori di Carlo Pedretti, che non è stato citato fra tanti altri nei ringraziamenti in calce al libro, egli basa il suo romanzo su un documento d’archivio in cui il notaio Piero da Vinci, comunemente ritenuto il padre di Leonardo, redigeva l’atto di liberazione dalla schiavitù di Caterina. Da questo ad asserire che quella Caterina fosse la madre di Leonardo e che fosse l’amante (o peggio il sollazzo sessuale come emerge in alcune riviste) del notaio Piero da Vinci, il terreno scivola, nel secondo caso tristemente, dal piano scientifico a quello congetturale.

Allora la parola “rivelazione” per onestà intellettuale dovrebbe essere rivista; ma soprattutto, se siamo nell’ambito della “intuizione”, quella di Carlo Vecce allora non ha la primogenitura.

Perché asserisco questo? Perché la prima ipotesi che la madre di Leonardo dal nome Caterina fosse una schiava risale a Renzo Cianchi, non citato, che in un saggio pubblicato dal figlio Francesco nel 2008, dal titolo inequivocabile “La madre di Leonardo era una schiava?”, ipotizzò questa tesi.

Ma ben oltre10 anni prima del libro di Carlo Vecce, nel 2012, l’ipotesi che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est, un’ancella del tempio dell’Isola dei Serpenti nel Mar Nero, proveniente ancora da più lontano e rapita da pirati, appartiene al mio libro “La madre di Leonardo – Schiava e dea”. In quel libro, sempre in chiave romanzata ma non del tutto inattendibile, ipotizzo che il padre Piero non fosse il notaio da Vinci, prestatosi alla copertura del più importante personaggio, ma Piero de’Medici, il padre di Lorenzo il Magnifico (del resto anche Cosimo de’Medici, padre di Piero e nonno di Lorenzo de’ Medici ebbe un figlio proprio da una schiava circassa). Andrebbe maggiormente indagata a riguardo la frase, e il suo significato, che Leonardo, abbandonando Roma deluso da Giuliano de’ Medici e da Papa Leone X Medici, scrisse con amarezza: “I medici mi crearono e mi distrussero…”

Ma, se non bastasse, ho ripreso questa ipotesi nel libro del 2017 “Noi siamo Leonardo?” dove in modo ancora più preciso e anticipatore rispetto alla “rivelazione” di Carlo Vecce ipotizzo la provenienza di Caterina, la madre di Leonardo, dal Caucaso.

In entrambi questi volumi non ebbi l’accortezza di citare lo studio di Renzo Cianci, ma si trattava di romanzi puri e non anticipati come “rivelazione” storica, e comunque ebbi modo di scusarmene con la signora Cianchi correndo ai ripari nella mia pubblicazione del 2020 “Il Misticismo di Leonardo da Vinci (uomo senza lettere e fede) dialogo con Carlo Pedretti e altri” dove ripropongo il tema del rapporto formativo fra Leonardo e la madre (la schiava circassa) Caterina.

Perché ho fatto queste precisazioni? Perché quando si sviluppa un romanzo su un tema già scaturito dalla fantasia di altri, magari scrivendolo forse anche meglio e più ricco di particolari, ritengo sia comunque doveroso citare chi ha già trattato l’argomento e il tema che ne costituisce la base o l’essenza creativa: in questo caso che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est e che avesse avuto, per le sue origini e sapere, una grande influenza, fino ad essere identificata nella Gioconda (come sosteneva Freud) per la grandezza di Leonardo, uomo universale.

Ma soprattutto intendo stavolta, dopo tanti anni di studi, “mettere le mani avanti” per quanto potrà servire…, almeno su altre quattro probabili future “RIVELAZIONI” da parte di altri autori, che elenco di seguito e sulle quali fino ad ora, lo stesso gruppo che ha partecipato al lavoro di Carlo Vecce, ha assunto negli anni uno sprezzante, silenzioso distacco.

Il primo argomento, come scrivo in “L’altro Leonardo – I mostri e la bellezza di Da Vinci” del 2009, è che le principali opere di Leonardo, fra cui La Gioconda e il San Giovanni Battista, se specchiate, contengono al loro interno immagini all’insegna della teoria dell’armonia degli opposti e rispettivamente una Gargoyle (e altro ancora…) e un Bafometto, quali anticipazioni di quelle anamorfosi che, come ricorda Pedretti, Leonardo sviluppò sul finire della vita.

Il secondo argomento è il contenuto del libro “Leonardo da Vinci e il (disegno del) territorio vivente” del 2013, dove sostengo che quel disegno non è una semplice rappresentazione topografica di un paesaggio ma contiene al suo interno un elaborato messaggio frutto di figure nascoste nelle rocce, simile all’antica tecnica cinese, e quindi eseguito, con riflessione e meditazione, in più tempi. Riscontro con soddisfazione che durante il recente restauro dell’opera presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è emerso che il disegno è stato eseguito in più tempi e con più inchiostri e non è un disegno realizzato, pertanto, durante un viaggio e in pochi minuti come asserivano con determinazione vari studiosi.

 Il terzo argomento, è riferito alla scultura dell’Angelo Annunciante di San Gennaro che Carlo Pedretti nel 1999 attribuì al giovane Leonardo da Vinci. Dopo la scomparsa di Pedretti mi occupai come promotore e coordinatore del restauro dell’opera, generosamente finanziato da comuni amici Russi. All’epoca, era il 2019, fui diffidato  dal “legare” l’opera al nome di Leonardo in quanto dal restauro avrebbe potuto emerge, tratti in inganno da maldestre ridipinture settecentesche, che la scultura fosse di tale epoca con grande conseguente discredito per l’intuizione “errata” di Pedretti. Andai avanti con la mia convinzione, in linea con quella di Pedretti, ed emerse inequivocabilmente dal magistrale restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure che l’opera era quattrocentesca, di ricca finitura ed eseguita da mano esperta e veloce.

L’Angelo annunciante” della Pieve di San Gennaro in Lucchesia

 Questo andava a confermare la mia teoria che l’opera potesse appartenere, andando così oltre Pedretti, a Leonardo in età matura, eseguita durante i suoi sopralluoghi a San Gennaro e dintorni per la realizzazione della mappa (oggi a Windsor) funzionale agli studi per la deviazione del fiume Arno fra il 1503-1504.

Successivamente questa tesi, circa l’appartenenza dell’opera a Leonardo adulto, è stata suffragata da una testimonianza di persona la quale, allora giovanissima, ricordava esattamente e dichiarava che negli anni 40’-50’ la mano destra dell’Angelo, non ricostruita dall’Opificio per mancanza di documentazione scientifica riguardo la postura delle dita mancanti, era con l’indice disteso, ‘tipico’ del gesto nell’arte di Leonardo; esattamente come ipotizzavo nel mio libro “Se fosse un indice che è Leonardo” del 2019.

Ma anche desidero anticipare la possibile “futura rivelazione” che l’Angelo Annunciante attribuito a Leonardo appartenga ad un gruppo scultoreo dell’Annunciazione, come ho ipotizzato nel mio libro “L’enigmatica Madonna del Parto di San Gennaro – Una singolare Annunciazione fra Leonardo e Piero della Francesca” del 2021, e come emerse da documenti di archivio del 1646 e del 1933, quest’ultimi da me ritrovati nella Pieve di San Gennaro, assieme al Parroco Don Cyprien Mwiseneza.

Il quarto argomento è il rapporto fra Leonardo da Vinci e la religione. Diceva Carlo Pedretti: «I grandi interpreti del pensiero e dell’indole di Leonardo, che si sono avvicendati negli ultimi centocinquant’anni, hanno sempre evitato di prendere di petto il problema del rapporto di Leonardo e della sua arte con la religione. É un problema abbastanza scomodo, per non dire spinoso…». Qualcosa a riguardo ho detto nel libro “IDEA dopo ‘Li omini grossi’ “, sperando in un mondo che possa andare oltre la grettezza degli uomini “di tristi costumi”, come li definiva Leonardo, cioè senza anima. Uno stato collettivo di frenesia, indolenza e rabbia, esploso violentemente dopo i melensi “cinguettii” e abbracci virtuali durante il periodo pandemico.

Alla fine di questo exursus, consapevole di avere poco promosso il mio lavoro, trascinato sempre da nuove curiosità e dall’impegno anche in altre attività, come la rappresentazione artistica di questi studi, per cui continuo ad essere grato a Pedretti per la sue esaltanti parole a riguardo; spero di poter scongiurare che prossimamente mi possa ancora trovare di fronte a “rivelazioni” circa: 1_opere presenti nella Gioconda e nel San Giovanni Battista in ossequio alla teoria rinascimentale dell’armonia degli opposti; 2_scoperta di figure presenti nelle rocce del disegno del paesaggio di Leonardo del 1473 (a riguardo qualcuno ha “scoperto” recentemente la presenza del volto di un leone al centro del disegno che illustrai anni e anni fa all’Istituto di Cultura dell’Ambasciata italiana di cultura a Vienna; 3_che la scultura dell’Angelo di San Gennaro è di Leonardo da Vinci e  soprattutto di Leonardo maturo, come ho ipotizzato; 4_ che è opportuno occuparsi, con conseguente annuncio alla stampa internazionale, del rapporto fra Leonardo e la religione.

Ma ancora di più mi preme, senza nulla togliere alla riconoscenza per chi fa ricerche di archivio, preziose per le successive riflessioni (non dogmi: ai miei studenti ricordavo che spesso il mito è più veritiero della storia), che venga riconosciuto, accompagnato da profondi studi, il valore del metodo intuitivo. A riguardo cito Einstein quando affermava: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”

Desidero terminare dedicando ai passati e futuri “scopritori di idee altrui” quanto di loro scriveva Leonardo da Vinci, definendoli ‘trombetti’ con evidente rammarico e un pizzico di risentimento:

«Costoro vanno sconfiati e pomposi, vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche, e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati.»

Ma prendo ancora un piccolo spazio per manifestare la preoccupazione che anche nei confronti del mio prossimo libro, che amplia i temi del precedente e uscirà a giorni, dal titolo “Leonardo da Vinci ‘omo’ postmoderno – Il vero volto di Leonardo?” avvenga che qualche “trombetto” possa scoprire, facendo sua l’idea del libro rivisitata, il valore della “filosofia” di Leonardo (non quella comunemente intesa) e quanto essa possa essere oggi utile come una sorta di eredità per il genere umano o antidoto “anti-nichilismo”.  Vorrei invece che qualcuno, magari con maggiore merito su quei temi, potesse poi approfondire e migliorare lealmente, o anche criticare, ma con onestà intellettuale, quanto attraverso quell’opera mi prefiggo di dire e raccontare.

Oreste Ruggiero, marzo 2023




Ariccia, la Locanda Martorelli partecipa alle Giornate Nazionali delle Case dei Personaggi Illustri italiani

Sabato 1 e domenica 2 aprile 2023, la Locanda Martorelli-Museo del Grand Tour di Ariccia partecipa alla seconda edizione delle Giornate Nazionali delle Case dei Personaggi Illustri italiani, patrocinata dal MIC e dall’Icom Italia. Una giornata dedicata ai luoghi che custodiscono la memoria e il lascito dei “Grandi” alla quale parteciperanno ben 114 case museo.
 
È per celebrare questi luoghi carichi di suggestione che l’Associazione Nazionale Case della Memoria ha deciso di promuovere in tutta Italia la Giornata nazionale delle Case dei personaggi illustri, in programma per il prossimo sabato 1 e domenica 2 aprile. Piccole case o ville storiche, abitazioni o veri e propri musei, residenze stabili o “rifugi” estivi, in cui si respira un’atmosfera diversa, in cui la Storia si mescola con il presente, per mantenere vivo il ricordo di chi, pur non essendo più in vita, ha ancora molto da dire. Tutte unite idealmente per due giorni sotto la stessa insegna: valorizzare la memoria del passato per tramandarla alle nuove generazioni.
 
“Due giorni di porte aperte per riaccendere l’attenzione sulle tantissime case di personaggi illustri di cui è disseminato il nostro Paese – spiega Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Un modo per ‘unire le forze’ e dire: noi ci siamo. Quello che da quasi vent’anni anima la nostra associazione è proprio la voglia di non lasciare indietro nessuno, ma anzi fare il più possibile rete per arrivare a un fine comune: che si parli delle case dei ‘Grandi’, per alimentare la voglia di scoprirle e immergersi nella loro atmosfera”.
L’Associazione Nazionale Case della Memoria è in Italia l’unica rete museale di case museo di personaggi illustri a livello nazionale, partecipa alla Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane di ICOM Italia ed è “istituzione cooperante” del Programma UNESCO “Memory of the World” (sottocomitato Educazione e Ricerca).
 
La Locanda Martorelli, di proprietà del Comune di Ariccia – (Roma), è un edificio storico sul corso Garibaldi ad Ariccia ed affaccia sulla Piazza di Corte realizzata nella seconda metà del ‘600 su progetto di Gian Lorenzo Bernini. Nella seconda metà del ‘700 era di proprietà dell’artista Giovan Battista Stazi e a questo periodo risalgono le tempere murarie a carattere storico mitologico opera del pittore polacco Taddeo Kuntze e degli artisti suoi collaboratori. Il pregevole ciclo pittorico si compone di 11 tempere murarie che raccontano la storia dell’antica città di Aricia e dei suoi culti quali Diana e Ippolito.
 
Il Casino Stazi nell’800 viene acquistata da Antonio Martorelli che la trasforma in un albergo che ha ospitato numerosi artisti quali Massimo D’Azeglio, Nino Costa, William Turner, Camille Corot, Henry Wadswort Longfellow e tanti altri. Dal 2009 il Comune di Ariccia ha affidato il servizio di custodia e visite didattiche all’Associazione Archeoclub Aricino Nemorense aps (iscritta al Registro Unico del Terzo Settore) che ha musealizzato alcuni ambienti con un percorso dedicato al Grand Tour e all’Appia Antica.
 
“Sono estremamente soddisfatta – ha commentato la consigliera comunale Irene Falcone – per essere riuscita, insieme alla collega Anita Luciano e a tutta l’amministrazione comunale, a portare la Locanda Martorelli all’interno della rete nazionale delle Case Museo. Questi due giorni di visite guidate saranno importanti per continuare quel processo di marketing culturare del territorio che stiamo portando avanti da qualche anno e che sta mettendo Ariccia sempre più al centro dell’area dei Castelli Romani, non solo per le sue eccellenze enogastronomiche ampiamente riconosciute, ma anche per il valore storico, artistico e culturale del proprio territorio”




Palermo, corse clandestine di cavalli a Ballarò: trovata stalla abusiva

I Carabinieri della Compagnia Piazza Verdi, con il contributo dei Carabinieri Forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo – Nucleo CITES, hanno deferito in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria un 28enne palermitano, con l’accusa di maltrattamenti di animali e partecipazione a competizione non autorizzata tra animali.
Negli ultimi giorni, sui social network, era divenuto “virale” un video nel quale viene ripresa una competizione clandestina fra cavalli in via Mongitore, nel quartiere Ballarò. Nel corso della gara uno dei due animali, guidato da un fantino e trainante un calesse, era andato ad impattare contro un’autovettura.
I militari dell’Arma hanno dato inizio a una meticolosa attività info-investigativa d’iniziativa, per risalire agli autori del reato e agli animali partecipanti alla competizione, anche mediante l’analisi delle immagini.
Proprio fra i vicoli del quartiere Ballarò è stata trovata una stalla, abusiva e sconosciuta all’Autorità sanitaria, attigua a un magazzino, in cui era presente uno dei due pony: i Carabinieri sono risaliti quindi al giovane proprietario, rinvenendo e sequestrando altresì un calesse utilizzato per la corsa clandestina.
Il pony, visitato da personale del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria dell’ASP di Palermo, non presentava ferite evidenti, era sprovvisto di documentazione sanitaria e microchip, ed è risultato compatibile con il cavallo coinvolto nell’incidente avvenuto durante la corsa. L’animale è stato dunque sottoposto a sequestro sanitario e trasportato, con idoneo mezzo adibito al trasporto animali prontamente messo a disposizione dal Corpo Forestale della Regione Siciliana, presso l’Istituto Zootecnico Sperimentale per la Sicilia di Palermo, dove è stato affidato a personale specializzato che procederà all’identificazione dell’animale e all’effettuazione delle necessarie analisi per valutarne le effettive condizioni di salute.



Roma, truffa del finto pacco: in manette coppia in trasferta da Napoli

ROMA – I Carabinieri della Stazione di Roma Medaglie D’oro, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno arrestato in flagranza di reato un uomo di 32 anni e una donna di 24 anni, entrambi già con precedenti, gravemente indiziati del reato di truffa aggravata in concorso in danno di una donna anziana.
La vittima, una 90enne romana, era stata contattata al telefono da un uomo che spacciandosi per il nipote in difficoltà, chiedeva di pagare all’ufficio postale una somma pari a 450 euro quale contrassegno per un pacco che le doveva essere consegnato. Il finto nipote ha riferito alla vittima che un’incaricata delle poste si sarebbe presentata presso la sua abitazione per ritirare la somma pattuita. Approfittando dell’evidente buona fede della vittima, la 24enne si è presentato a casa della donna e le ha consegnato un finto pacco al cui interno vi era una scatola vuota, facendosi consegnare la somma di 450 euro in contanti. L’intervento repentino dei militari ha permesso di bloccare l’indagata e il suo complice ed a restituire il denaro e alcuni gioielli alla povera vittima. L’arresto è stato convalidato.



Velletri, Fausto Servadio su ospedale: “Con coerenza sempre in difesa della salute pubblica”

 
VELLETRI, SERVADIO SU OSPEDALE: «CON COERENZA, SEMPRE IN DIFESA DELLA SALUTE PUBBLICA»

«Sull’ospedale di Velletri ci sarebbe tanto da dire e ricordare: governava il centrodestra in Regione quando presentai ricorso al Presidente della Repubblica, facemmo i consigli comunali straordinari in piazza, ci opponemmo in ogni sede e riuscimmo a scongiurarne il declassamento da Dea di primo livello a presidio territoriale. Oggi, con le ultime notizie che ci arrivano e che parlano di un nuovo possibile commissariamento della sanità potremmo ritrovarci a dover difendere il nostro ospedale. Siamo pronti ancora una volta a ripercorrere tutto ciò che abbiamo fatto per tutelare la salute di migliaia di persone. Il nosocomio di Velletri è una realtà seria e fondamentale per gli oltre 50 mila abitanti che vi risiedono e non solo perché serve un bacino di utenza di 150 mila persone. Con coerenza manteniamo la posizione di sempre: siamo dalla parte di chi considera l’Ospedale della nostra città un polo fondamentale di riferimento che per nessun motivo deve essere depauperato o subire razionalizzazioni a discapito della nostra salute». Così in una nota il candidato Sindaco di Velletri Fausto Servadio.




In Sicilia 200 comuni senza piano di Protezione Civile

Musumeci: “Lavorare per nuova programmazione in sinergia con professionisti e costruttori”
 
In Sicilia sono 200 i Comuni sprovvisti di un piano della Protezione Civile per fronteggiare terremoti, alluvioni e disastri causati dal dissesto idrogeologico – molti altri, invece, hanno ancora una mappatura non aggiornata – a Catania su 100 scuole solo 24 hanno una struttura a norma antisismica. Sono questi i dati che fotografano una Sicilia dal costruito vetusto, che «in caso di terremoti o altre calamità naturali presenta un rischio elevato di gravi danni e ingenti perdite di vite umane». Si esprime senza troppi giri di parole il ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare Nello Musumeci (alla presidenza della Regione Siciliana nella passata legislatura), in occasione del convegno sulla prevenzione sismica organizzato a 330 anni dal sisma della Sicilia Orientale da Ance Catania, dagli Ordini etnei degli Architetti PPC, dagli Ingegneri, dal Collegio catanese dei Geometri e dai Geologi di Sicilia, unitamente al Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania (Dicar).
 
«Uno scenario comune a gran parte del Paese e di cui il Governo Meloni ha preso atto, impegnandosi a fondo per garantire il diritto alla vita e alla sicurezza – prosegue Musumeci – con il PNRR e il Fondo Sviluppo e Coesione sono stati stanziati quasi 4 miliardi di euro per la prevenzione da destinare a Regioni ed Enti locali. Occorre, però, una semplificazione delle procedure e una programmazione degli interventi. In questo senso, il dialogo con protezione civile, professionisti e costruttori sarà certamente proficuo». Quattro i punti principali individuati dal ministro, «da norme tecniche e fiscali chiare ed efficaci sia dal punto di vista energetico che sismico, fino alla riorganizzazione strutturale del piano di prevenzione, oggi segmentato tra molteplici ministeri – da affidare interamente alla protezione civile. Importante il censimento del costruito, a cui affiancare incentivi fiscali mirati e destinati principalmente all’edilizia popolare e alle aree con maggior rischio. Altra aspetto da non trascurare il piano di ricostruzione, processo che dovrebbe concludersi in massimo 10 anni». Frutto di queste azioni sarà la raccolta di dati importanti di cui i cittadini devono essere in possesso. Da qui altri due elementi di grande rilevanza: la comunicazione e la trasparenza. «Conoscere le reali condizioni di rischio in cui si vive, sia per morfologia del territorio sia per caratteristiche dell’immobile, contribuirà a mettere in campo azioni efficaci, quali la ristrutturazione, la demolizione o, in casi estremi, il cambio di domicilio», aggiunge Musumeci.
 
Impegno del governo e modalità operative esposte dal ministro sono risposta alle osservazioni di Ordini professionali e costruttori – moderati dal giornalista Mario Barresi – ancora una volta protagonisti di una tavola rotonda che chiede norme chiare, snellimento e programmazione. Giovan Battista Perciaccante (vicepresidente nazionale Ance), Angelo Domenico Perrini (presidente Consiglio Nazionale Ingegneri), Francesco Miceli (presidente Consiglio Nazionale Architetti P.P.C.), Ezio Piantedosi (vicepresidente Consiglio Nazionale Geometri) e Filippo Cappotto (vicepresidente Consiglio Nazionale Geologi) si sono fatti portavoce delle esigenze che accomunano le diverse categorie professionali, costrette a far fronte e numerose criticità. Le stesse riscontrate e amplificate in un territorio fragile quale quello siciliano, in particolar modo catanese, ancora privo di un piano urbanistico dopo 60 anni e con una forte necessità di rigenerazione e riqualificazione urbana. Il necessario intervento per la messa in sicurezza del costruito, ancora prima dei lavori di efficientamento energetico, è il punto cardine degli interventi di Rosario Fresta (presidente Ance Catania), Mauro Scaccianoce (presidente Ordine Ingegneri Catania), Sebastian Carlo Greco (presidente Ordine Architetti PPC Catania), Agatino Spoto (presidente Collegio dei Geometri Catania), Mauro Corrao (presidente Ordine Regionale dei Geologi) e Matteo Ignaccolo (direttore del DICAr).
 
Magnitudo 7.3, magnitudo 7.1 e magnitudo 6.4: sono questi i valori dei terremoti più devastanti registrati negli ulti 330 anni in Sicilia orientale, rispettivamente nel 1963, 1908 e 1968. Oltre 140mila le vittime, ben 70 le città distrutte, di cui 17 ricostruite in siti differenti. Questi i numeri illustrati durante le relazioni di Raffaele Azzaro (resp. Unità Pericolosità sismica INGV CT), Salvatore Cocina (direttore generale Protezione Civile Regione Sicilia) e Ivo Caliò (Ordinario Scienza delle Costruzioni DICAR UniCT), da cui emerge un ulteriore dato significativo e delicato per Catania: gran parte degli edifici potrebbe crollare in caso di un forte movimento tellurico. La città etnea è stata dichiarata zona sismica con un apposito regolamento solo nel 1981, motivo per cui le costruzioni antecedenti a questa data non hanno seguito specifiche regole di sicurezza. A differenza di quanto successo a Messina, che ha cambiato approccio a seguito del sisma del 1908.
 
Collante indispensabile è la Regione Siciliana, portavoce della rete di professionisti e delle necessità del territorio: presente il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno, secondo il quale «l’attuale stato di arretratezza deve fare da volano per una nuova programmazione e gestione delle risorse, avviando un percorso di messa in sicurezza importantissimo per il nostro futuro e quello dei nostri figli». «Come dipartimento dell’Urbanistica riceviamo i dati che ci arrivano dall’autorità di bacino e dalla protezione civile – spiega l’assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente Elena Pagana – una collaborazione già avviata nella passata legislatura e che, certamente, cercheremo di rendere ancor più efficace».
 
A conclusione, a testimonianza delle possibilità offerte dai fondi europei, è intervenuto il sindaco di Sant’Agata Li Battiati Marco Rubino.




Valmontone 1921 (calcio, Eccellenza femm.), il ds Lucciola: “La finale di Coppa? E’ apertissima”

Valmontone (Rm) – L’Eccellenza femminile del Valmontone 1921 sta per vivere il primo grande momento della stagione. Domenica alle ore 17 presso il campo “Roma” (la storica tana della Romulea) si disputerà la finale di Coppa Italia di categoria e le giallorosse contenderanno il trofeo all’Academy Ladispoli. Il direttore sportivo Lucia Lucciola, ritratta con alcune ragazze nella foto di Roberto Benedetti, parla del prestigioso appuntamento: “Di fronte ci troveremo una squadra molto giovane, ma al tempo stesso valida tecnicamente. Non a caso hanno conquistato il primo posto del loro girone di campionato, esattamente come abbiamo fatto noi nel nostro. E’ una partita apertissima e credo che la percentuale inizialmente sia equamente divisa. Ci teniamo tantissimo a questo trofeo, ma ovviamente l’obiettivo principale rimane quello di fare il salto in serie C e quindi giocare al massimo i play off di campionato”. Lucciola parla della grande stagione delle giallorosse: “In campionato abbiamo fatto un percorso che rimarrà storico, visto che siamo riuscite a vincere tutte le 16 partite disputate: eravamo partite per primeggiare, ma onestamente non pensavamo che potessimo farlo in questi termini. Inoltre nel percorso di Coppa abbiamo incrociato e battuto anche squadre dell’altro girone per uno score totale di 19 vittorie e 1 pareggio su 20 incontri ufficiali. Il ringraziamento maggiore va alle ragazze che si sono sempre allenate con impegno e professionalità, ma anche allo staff tecnico guidato da mister Luigi Colantuoni e alla società che ci ha messo a disposizione tutto quanto era necessario”. La chiusura del direttore sportivo è sulla formula dei play off: “Giocheremo con la quarta classificata dell’altro girone, ovvero il Formello. Ma ci sono due stranezze nel regolamento che tra l’altro si differenziano da tutti gli altri play off dei vari campionati: una è che giocheremo la gara di ritorno fuori casa e l’altra è che, in caso di risultati identici, non conterebbe la posizione di classifica migliore, ma si andrebbe ai rigori. In ogni caso vogliamo dare il massimo per ottenere la promozione”. 





Marino Pallavolo, Under 19 e Under 17 Eccellenza maschile avanzano nei tabelloni finali

Marino (Rm) – Un giovedì sera di conferme per il Marino Pallavolo. Ieri, infatti, sono scese in campo l’Under 19 e l’Under 17 Eccellenza maschile che hanno debuttato nel tabellone vincenti. La formazione maggiore, guidata dal coach e direttore tecnico Francesco Ronsini, ha sconfitto Volleylife Viterbo con un secco 3-0 (25-10, 25-13 e 25-16): “Come anche i ragazzi dell’Under 17, questo gruppo mancava da gare ufficiali da circa un mese in cui è stato fatto un buon lavoro in allenamento – sottolinea Ronsini – La squadra ha riproposto una buona quadratura e un buono spirito dopo aver ottenuto il primo posto nella prima fase di campionato. Ora attendiamo la vincente della sfida tra San Paolo Ostiense e Tuscania che ospiteremo sul nostro campo per cercare di ottenere il pass per le semifinali regionali (che saranno andata e ritorno, ndr). Bene anche l’Under 17 allenata da coach Stefano Vazzana che, dopo il secondo posto nella prima fase di stagione, ha esordito nel primo turno eliminatorio superando in scioltezza il Kk Eur per 3-0 (25-15, 25-21 e 25-12). Una partita gestita con tranquillità al cospetto di un avversario che aveva diversi ragazzi “sotto età”: anche il nostro gruppo ha ruotato un po’ tutti gli effettivi e ha fatto pesare la maggiore qualità tecnica. Ora attendiamo la vincente tra Volleylife Viterbo e Pontecorvo per giocare (in casa) il secondo turno eliminatorio, poi ce ne sarà un altro prima dell’eventuale semifinale regionale (andata e ritorno). Gli obiettivi delle due squadre sono chiari, dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo”. Ma le buone notizie si estendono anche ad altri gruppi del settore maschile del Marino Pallavolo: “L’Under 15 di coach Vazzana martedì scorso ha battuto anche al ritorno la Fenice con un secco 3-0 (25-13, 25-11 e 25-13, ndr) ed è approdata alla semifinale regionale: la partita d’andata si giocherà la prossima settimana sul campo del Volleylife Viterbo – ricorda Ronsini – Il gruppo ha ripreso bene dopo il titolo territoriale conquistato un paio di settimane fa. Domenica scorsa, infine, con l’Under 13 maschile 3×3 di coach Giulia Del Monte abbiamo portato due gruppi alla Final Six che si è disputata a Ostia: è il quinto anno che succede ed è il segno di un grande lavoro che stiamo facendo sulla base. Uno dei due gruppi è arrivato in finale cedendo contro Roma 7 non senza un pizzico di rammarico, ma laureandosi comunque vice-campione territoriale e accedendo al tabellone regionale”.





Atletico Lariano (calcio, Promozione), Centra rimane prudente: “La semifinale? Tutto aperto”

Lariano (Rm) – L’Atletico Lariano ha colto un prezioso 1-1 nell’andata della semifinale di Coppa Italia di Promozione sul campo della Romulea. Il ritorno, in programma il 19 aprile tra le mura amiche di un “Abbafati” che già s’annuncia ribollente d’amore per i ragazzi gialloverdi, darà al gruppo di mister Fabrizio Centra una grandissima possibilità: “Si ripartirà da 50% di qualificazione a testa – dice l’allenatore – Lo 0-0 è un risultato che non appartiene alla nostra squadra, quindi dovremo scendere in campo per cercare di fare la nostra partita e ribattere colpo su colpo. Sicuramente ci sarà una cornice di pubblico fantastica: saranno presenti tutti i bambini della nostra Scuola calcio e tanti ragazzi del settore giovanile agonistico, poi per Lariano sarà un vero e proprio evento e quindi il paese ci spingerà tantissimo”. L’allenatore fa un passo indietro per analizzare la sfida di ieri: “Voglio fare i complimenti ai ragazzi che hanno fatto una grande prestazione, considerando che siamo rimasti in dieci poco prima dell’intervallo per l’espulsione (doppia ammonizione, ndr) di Belli e quindi abbiamo giocato tutto il secondo tempo in inferiorità numerica: non è la prima volta che ci succede durante questa stagione, ma i ragazzi hanno sempre reagito alla grande. Nella ripresa siamo andati in vantaggio col sigillo di Gabriele Mastrella e poi abbiamo sfiorato il raddoppio, negato da una bella parata del portiere avversario. Forse ci poteva stare anche un rigore per noi, poi loro in pieno recupero hanno acciuffato l’1-1: rimane un po’ di rammarico perché con un po’ più di furbizia e cattiveria su quell’azione potevamo portare a casa il successo, ma l’1-1 è comunque un buon risultato. Questa squadra sta facendo un percorso di crescita mostruoso, ma non bisogna mollare anche perché non abbiamo ancora portato a casa né l’obiettivo della salvezza, né la Coppa Italia”. Domenica ci si rituffa nel campionato con la delicata trasferta contro il Pro Cori ultimo della classe e quasi spacciato: “Conoscendo l’allenatore avversario, saprà motivare i suoi ragazzi e quindi non mi aspetto un avversario dimesso. Nessuno scende in campo per perdere, altrimenti si sta a casa. Per noi è una gara molto importante perché probabilmente a noi servono sei punti per essere certi della salvezza. Prima acquisiamo quell’obiettivo e prima ci possiamo concentrare sull’altro”.





Vis Casilina (calcio, Under 17 reg.), mister Bernardi ci crede: “Possiamo agguantare la salvezza”

Roma – Il suo è stato un gradito ritorno al “De Fonseca”. D’altronde Antonio Bernardi, che da quattro partite ha “accettato la sfida” di provare a salvare l’Under 17 regionale della Vis Casilina, è legatissimo all’ambiente di via Mandanici: “Qui ho cominciato a muovere sia i primi passi da calciatore nelle giovanili, sia i primi da allenatore e quindi non potevo proprio dire di no. Dopo l’esperienza della scorsa stagione con l’Under 16 regionale del Tor Sapienza, avevo deciso di prendermi un anno sabbatico. Poi c’è stata una “rimpatriata” a cena con alcuni ex dirigenti e giocatori del Casilina e da lì mi hanno convinto a tornare a vedere qualche partita. Poi ho conosciuto il direttore sportivo Tonino Rovere e il presidente Enrico Gagliarducci e mi hanno proposto di prendere la guida di questo gruppo. L’impatto con loro è stato davvero positivo, Gagliarducci ha una grande passione per questo sport e nel giro di pochi mesi ha costruito da zero una società che ha già fatto passi da gigante”. Il gruppo di Bernardi è terzultimo, a -4 dal Colonna che sarebbe attualmente salvo e a -6 dal Ponte di Nona. “Mancano sette partite e ci sono tanti scontri delicati da affrontare, la possibilità di una rimonta c’è”. Nell’ultimo turno l’Under 17 regionale della Vis Casilina ha impattato 2-2 in casa proprio col Colonna: “Un risultato che ha lasciato un po’ di amaro in bocca perché abbiamo sbagliato il primo tempo, probabilmente per la tensione accumulata per l’importanza della posta in palio. Siamo andati sotto di due gol, ma nella ripresa abbiamo giocato una bellissima partita raggiungendo il pari grazie alle reti di Colò e De Benedettis e poi sfiorando anche il successo. Nel secondo tempo sono uscite fuori le qualità che questo gruppo ha e che probabilmente non ha dimostrato per qualche blocco a livello mentale”. La volata salvezza è ancora lunga e la Vis Casilina di mister Bernardi ci crede.





Football Club Frascati (Prima cat.), Fioranelli: “Non abbiamo pressioni, ma vogliamo finire bene”

Frascati (Rm) – Continua la marcia della Prima categoria del Football Club Frascati. I ragazzi di mister Mauro Fioranelli hanno piegato con un rotondo 4-1 interno i Canarini Rocca di Papa nel match dell’ultimo turno. “All’andata avevamo perso 4-2 e volevamo riscattare quel risultato – dice l’allenatore del sodalizio tuscolano – Rispetto alle stesse partite del campionato, la squadra sta viaggiando con un altro passo, nonostante abbiamo ancora qualche ragazzo indisponibile. Contro i Canarini siamo andati in vantaggio grazie all’iniziale rete di Calicchio, poi è arrivato il momentaneo pari ospite e infine Di Stefano ci ha mandato all’intervallo sul 2-1 a nostro favore. Probabilmente quella rete ha rappresentato la svolta decisiva della sfida perché loro hanno dovuto cambiare modulo e atteggiamento e si sono un po’ scoperti e noi li abbiamo colpiti altre due volte con Ferri, che sta facendo davvero un’ottima stagione dal punto di vista realizzativo, e ancora Di Stefano. Sono stati tre punti importanti per la nostra classifica”. La Prima categoria del Football Club Frascati occupa la quinta posizione a nove punti dalla vetta: “Recuperare terreno sulle prime tre non è semplice, ma ci sono ancora 33 punti a disposizione e tutto può accadere. Sarà importante anche capire cosa deciderà il giudice sportivo sulla partita con la Magnitudo. Comunque il nostro obiettivo è di cercare di fare tanti punti in questo girone di ritorno e poi tireremo le somme: la società ci è vicina e non ci ha messo alcuna pressione, abbiamo un gruppo composto da ragazzi del territorio e credo che il rendimento finora sia da otto pieno”. Fioranelli conclude la sua analisi parlando della sfida di domenica prossima ad Artena, sul campo del Real Montefortino: “Si tratta di un avversario tosto che all’andata era pure passato in vantaggio prima di soccombere per 3-1. Servirà una grande concentrazione, poi dobbiamo capire se riusciremo a recuperare qualcuno considerando che abbiamo perso per squalifica sia Ferri che Brancaccia che erano diffidati e sono stati ammoniti domenica scorsa”.