Connect with us

Cronaca

FORTUNATO LA ROSA: QUEL DELITTO MAFIOSO ANCORA INCONCLUSO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti La vedova di Fortunato La Rosa:" Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia"

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

La dottoressa Viviana Balletta, vedova di Fortunato La Rosa in una lettera indirizzata a Piero Grasso, allora Procuratore Nazionale Antimafia denunciava le modalità delle indagini eseguite:"I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia. Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B? Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia

di Cinzia Marchegiani

Locri (RC) – Un omicidio come tanti verrebbe da dire quello di Fortunato La Rosa che attente ancora giustizia….purtroppo! Fortunato La Rosa, originario di Canolo in provincia di Reggio Calabria, era un medico oculista stimatissimo, e aveva diretto come primario il reparto oculistica dell’ospedale di Locri. Una vita dedicata alla sua professione e ai contatti umani. Quando arriva il momento della pensione comincia a dedicarsi a quegli splendidi terreni di cui era proprietario presso Canolo, consapevole che il legame con quelle terre era il suo sogno che stava finalmente prendendo forma. Il profumo della terra, quei paesaggi d’incanto erano diventati il suo presente e il futuro all’orizzonte. Quei 90 ettari incoltivati, diventano così degli straordinari oliveti e terreni che producono beni ortofrutticoli, un impegno incredibile quello del dr La Rosa grazie al quale costruisce un’azienda che dà lavoro a ben 50 dipendenti, alcuni stagionali, in base alla produzione di primizie e altri stabili tutto l’anno.

L’OMIDICIO, UN LURIDO AGGUATO
Sconvolge la notizia della sua morte tutta la comunità. Fortunato La Rosa perde la vita assassinato l’8 settembre 2005 tra le ore 12:00 e le 13:00 in una strada di montagna tra Gerace e Canolo, l’ex statale 111 a bordo del suo fuori strada. Il suo killer, approfittando della bassa velocità sostenuta, esplode tre colpi di fucile caricato a pallettoni. Nel silenzio di quelle meravigliose terre, Fortunato perdeva inspiegabilmente la vita.

LA PISTA DELLE COSCHE MAFIOSE
L’assassinio efferato e senza una logica apparente del dr La Rosa da subito spinge ad un’indagine in merito a quell’azienda florida che forse poteva dare fastidio a qualcuno…ma dopo un anno non portavano a nulla di fatto. Gli inquirenti tra le piste avevano ipotizzato che La Rosa, forse era la vittima di una “Mafia Agricola” ma nessuna pista concreta dopo un anno sembra valida.

LETTERA DI SDEGNO A PIERO GRASSO ALLORA PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA
Lo sdegno della vedova La Rosa, la dottoressa Viviana Balletta che in religioso silenzio ha sempre atteso importanti sviluppi nelle ricerche riguardo il mandante e il sicario di suo marito, lo mette nero su bianco indirizzando la lettera al Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, al Procuratore della Direzione Distrettuale di Reggio Calabria e al prefetto Luigi De Sena, il 18 luglio 2007:

“La sollecitudine e lo zelo con cui il Commissario di Polizia di Bovalino ha prontamente iniziate le indagini dell’ultimo omicidio avvenuto in questa zona, mi ha, inevitabilmente portata a riflettere e a paragonare quelle che avrebbero dovute essere le attività degli inquirenti che, dall’ormai lontano 8 settembre 2005, hanno assunto con brutalità il sacrificio di una vita umana, imposto da ragioni disumane ed incomprensibili.
A tutt’oggi, però, gli organi preposti all’indagine, pur ammettendo che è un omicidio eseguito con evidenti modalità mafiose, per ragioni inspiegabili, non hanno sentito il bisogno di far intervenire l’Antimafia che, sicuramente, avrebbe coordinato le informazioni di altri inquirenti che da anni, e con successo, indagano su Canolo.
Nelle varie manifestazioni sono ricordate le numerose vittime, ma il dr La Rosa non è mai presente nell’elenco. Tra i 700 nomi della lapide messa c’è Ilaria Alpi, ma non c’è il più recente, Fortunato La Rosa. Ho come l’impressione che con la tacita complicità di chi ha competenza, mio marito debba semplicemente essere cancellato definitivamente, è giusto questo?
Chi era solo una persona per bene non ha diritto ad avere giustizia?
Se come affermano verbalmente il giudice e i carabinieri è un delitto eseguito con chiare modalità mafiose è forse violazione di un papale segreto da tenere rigorosamente in pectore dichiararlo pubblicamente e passare le indagini a chi di competenza?
I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia.
Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B?
Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia.

VIVIANA BALLETTA VEDOVA SIMBOLO DELLE DONNE CORAGGIO, ATTENDE ANCORA RISPOSTE
Viviana Balletta la vedova di Fortunato la Rosa è il simbolo della donne coraggio, colei che nonostante tutto non si arrende in una terra di faide e di ‘ndrangheta. Lei, una dottoressa distinta continua con orgoglio il lavoro di quell’azienda e nel silenzio ha atteso gli esiti di quelle indagini, che nonostante tutto non avevano portato alla luce elementi concreti. Il delitto di Fortunato La Rosa, inizialmente etichettato come anomalo non sembrava interessare alla procura antimafia, seppure gli elementi distintivi avrebbero dovuto posizionare l’omicidio come chiara fattura ‘ndranghetista già dalle prime ore, tratti distinguibili di un assassinio brutale, verso un uomo retto, onesto e pacifico. Soltanto dopo alcuni anni, forse dopo la lettera al procuratore Nazionale Piero Grasso il faldone arriverà alla procura antimafia.
Il caso rimane tutt’ora aperto affinché gli sviluppi investigativi possano concretizzare la fase dell’indagine.

Il caso irrisolto di un assassinio a stampo mafioso, è un dramma vissuto in silenzio dalla famiglia La Rosa. In una bellissima lettera rivolta ad un quotidiano locale, solo dopo un anno dalla morte del marito, la drssa Viviana Balletta, ringraziandolo anticipatamente per l’articolo con cui ricordava il delitto mafioso in cui perse la vita Fortunato, ci teneva a precisare,:” Tornerò al mio doloroso ma eloquente silenzio, certa che i carabinieri preposti all’indagine, con operoso silenzio, continueranno a lavorare fino alla soluzione del caso e confortata dal pensiero che ‘chi è ricco di affetti non muore mai, anche in un rumoroso silenzio!’ ”

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

Continua a leggere

Cronaca

Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

Continua a leggere

Cronaca

1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti