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Cronaca

Omicidio Valentina Salamone: "Tanti messaggi e telefonate quella notte ma la Procura non acquisisce i tabulati"

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Tempo di lettura 7 minuti L'Avvocato Dario Pastore, legale della famiglia: "Nessuno di loro contatta Valentina perché è da ritenere che tutti sanno che lei è già morta"

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di Angelo Barraco
 
Catania – Per l’omicidio di Valentina Salamone, 19enne trovata morta il 24 luglio 2010 in una villetta di Adrano, il Gup di Catania ha rinviato a giudizio Nicola Mancuso, 32enne arrestato il 4 marzo 2013 e scarcerato il 28 ottobre. L’uomo adesso è detenuto ed è stato condannato in secondo grado a 14 anni di reclusione per traffico di droga. La morte di Valentina Salamone ha gettato nello sconforto una famiglia e una comunità intera che neppure per un istante ha creduto alla tesi del suicidio. Tanti gli elementi che lasciano palesare una morte violenta  per mano di terze persone e che sin da subito hanno spazzato via quello che agli occhi di tutti voleva ben mostrarsi come un suicidio. Per gli inquirenti non ci sono dubbi, ad uccidere Valentina è stato Nicola Mancuso, sposato con tre figli che aveva una relazione con la giovane. Droga, alcool e un festino sopra le righe in una villa dove l’abuso era l’unica regola, è questo lo scenario che emerge dai racconti degli amici di Valentina resi agli investigatori, ma la 19enne non faceva uso di droga ed era pulita, e si teneva ben lontana da quel mondo di perdizione e autodistruzione e lo confermano anche gli esami medico-legali sul cadavere che hanno escluso che la giovane quella notte avesse assunto droga né tantomeno sostante psicotrope. Secondo il racconto degli amici, Valentina giunge alla festa con due amiche, durante il tragitto però una di loro manifesta il desiderio di sniffare cocaina, tale richiesta avrebbe fatto innervosire Valentina. Arrivati alla villetta i ragazzi presenti consumano un cospicuo quantitativo di alcool e sniffano cocaina in quantità ingenti e dalle testimonianze emerge inoltre che ci sarebbe stato un litigio tra Nicola e Valentina e secondo quanto dichiarato dai ragazzi, alcuni di loro, tra cui lo stesso Nicola, decide di andare a sniffare altrove lasciando Valentina da sola in villa poiché non sarebbe stata d’accordo con l’idea del gruppo di andare a consumare droga, in seguito  il suo corpo verrà rinvenuto privo di vita e  impiccato ad una trave. Ma è una morte strana quella di Valentina poiché sin da subito la tesi del suicidio viene spazzata via da elementi concreti che lasciano presupporre uno scenario ben diverso contornato da elementi che fanno emergere chiaramente la messa in atto di un depistaggio. Una morte ancora avvolta da una fitta cortina di mistero, uno su tutti riguarda il tranquillante rinvenuto all’interno della sua borsa, ma Valentina non faceva uso di tranquillanti: chi ha messo quella sostanza all’interno della borsa? Perché? Il giorno dopo la sua morte le amiche si sono recate presso la villa in cui si era consumato il festino a base di Alcool e droghe e  in cui era stato rinvenuto il corpo senza vita della loro amica, hanno avuto accesso libero alla villa e hanno ripulito tutto: perchè? La prova regina che ha incastrato Nicola Mancuso riguarda la presenza di tracce di sangue rinvenute sotto la scarpa di Valentina poichè sono state rinvenute tracce  che risultano appartenere a lui. Ma non sono gli unici aspetti poco chiari di questa torbida vicenda poiché dalle indagini è emerso un dna rinvenuto dal Ris di Messina sotto la scarpa sinistra di Valentina, precisamente nella zeppa nera in sughero calzata dalla giovane. Il dna denominato “Ignoto 1”, appartiene alla persona chiamata in correità con Nicola Mancuso nell’omicidio ma  ad oggi non è stato ancora identificato. Chi ha ucciso Valentina e ha voluto mascherare questa morte come suicidio? Perché?
 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato l’Avvocato Dario Pastore, legale della famiglia Salamone, che ha chiarito con noi alcuni importanti punti della vicenda.

– Chi potrebbe essere secondo lei “Ignoto 1”? Avete un’idea di chi potrebbe essere?
Sinceramente no. Sicuramente noi possiamo andare per esclusione, sappiamo che non è nessuno dei partecipanti alla festa e nessuno dei parenti dei partecipanti perché è stato acquisito il dna, possiamo dire anche che sono stati esclusi vari soggetti che si accompagnavano all’unico per ora imputato, non so se lei lo sa ma è stato già condannato sia per spaccio di droga quel giorno dell’omicidio sia perché ritenuto capo e promotore di un’organizzazione criminale dedita allo spaccio quindi la Procura Generale ha diciamo acquisito il dna di tutta una serie di soggetti che si accompagnavano con lui, ovviamente non di tutti ma di una serie di persone che potevano avere interesse investigativo e non è nemmeno tra questi quindi ovviamente ciò che rimane da fare è la stessa cosa che è stata fatta nel caso di Yara Gambirario quindi sostanzialmente andare a campionare almeno uno per famiglia tutti gli abitanti della località. 
 
– Sono stati rinvenuti dei farmaci/psicofarmaci nella borsetta di Valentina…
E’ stato rinvenuto un tranquillante…
 
– Valentina però non faceva uso di sostanze
Valentina non faceva uso di tranquillanti. In realtà la borsa non è mai stata restituita, io vado a memoria, sono stati gli amici partecipanti alla festa che hanno consegnato questi effetti ai Carabinieri. Siccome lei non faceva uso di tranquillanti è singolare questa cosa. 
 
– Secondo lei il tranquillante all’interno della borsa è stato un depistaggio?
Si, potrebbe essere un tentativo ulteriore di accreditare questa ipotesi del suicidio che è stata la prima ipotesi battuta dai Carabinieri e dalla Procura e che ha fatto arenare completamente le indagini e a perdere tutte le fonti di prova e proprio sulla base di questo presunto suicidio che non è stata sequestrata la scena del delitto ne il corpo che l’autopsia l’hanno fatta sei giorni dopo.
 
– La scena del delitto è stata ripulita dagli amici di Valentina, circostanza singolare
Singolare ma indicativa secondo noi. Aggiunga anche un’altra cosa, lo segnalammo nell’opposizione, non so se lei sa i passaggi tecnici ma l’indagine è stata tolta alla Procura. Quella notte, questi amici che poi vanno a ripulire la scena del delitto, la stessa notte dell’omicidio c’è un traffico telefonico di telefonate, messaggi forsennato tra tutti loro che si erano visti fino a poche ore prima ma nessuno di questi chiama a Valentina. 

– Quindi tra di loro intercorrevano delle telefonate però nessuno di loro chiama Valentina, è così?
Telefonate e messaggi, siccome sono tanti i partecipanti ricordo di alcuni fino alle 5 alle 6 del mattino. Che senso ha se ti sei visto alle 23.00 , posso capire un messaggio, ma tutti si parlano, tutti si scrivono, ma poi in maniera forsennata. Quindi qualcosa che non quadra, più di qualcosa c’è.

– Nessuno di loro ha contattato Valentina, quindi?
Nessuno di loro contatta Valentina perché è da ritenere che tutti sanno che lei è già morta.
 
– Secondo voi cosa è accaduto quella notte?
L’ipotesi accusatoria che noi condividiamo è quella che Valentina quella notte si è opposta; faccio una premessa, quella notte c’è stato abuso di alcolici e c’è stato abuso di sostante stupefacenti almeno di quattro soggetti che sono i quattro soggetti che erano gli ultimi che hanno vista viva Valentina tra cui il Mancuso. Allora in questo contesto: abuso di alcool, uso di sostanze stupefacenti, Valentina che è innamorata di questo Mancuso dice a Mancuso che lei non voleva che si facesse uso di sostanze stupefacenti, Mancuso è riconosciuto con una sentenza non ancora definitiva come capo e promotore di un’organizzazione dedita allo spaccio, possibilmente Valentina gli avrà detto “io spiffero tutto quello che so” e quindi in questo contesto, secondo l’accusa e secondo noi, è il movente o meglio la causale dell’omicidio.  Questa è l’ipotesi che noi riteniamo plausibile. Quindi non è la gelosia, uso di alcool, uso di sostanze stupefacenti, Valentina comunque innamorata di questo tizio che gli dice “se fate uso di sostanze stupefacenti io spiffero tutto”.
 
– Avvocato lei poco fa ha parlato di messaggi e telefonate, ma il contenuto dei messaggi è stato analizzato?
No, i tabulati non sono stati acquisiti. Quando la Procura fa l’indagine non acquisisce i tabulati quindi noi il contenuto dei messaggi lo sconosciamo ma non li possiamo più sapere perché dopo due anni i tabulati vengono cancellati infatti la Procura Generale ha cercato di acquisirli, noi avevamo segnalato e io avevo segnalato alla Procura della Repubblica quando faccio l’opposizione “attenzione, guardate che ci sono tutte queste incongruenze” perché ancora erano in tempo. I tabulati li abbiamo ma i contenuti dei messaggi non li abbiamo più
 
Abbiamo intervistato anche Nino Salamone, padre di Valentina che in questi anni si è battuto per la verità.
 
– Secondo lei chi potrebbe essere “Ignoto 1”?
Ignoto 1 non lo so chi è
 
– Lei si è fatto un’idea…
No, no un’idea non me la son fatta perché siccome hanno fatto il dna a tutti quelli che erano nella villa e non corrisponde a nessuno perciò io non so chi è, non ho nemmeno idea.
– E’ stato trovato del tranquillante nella borsa di Valentina, ma non faceva uso di queste sostanze. Secondo lei come mai quel tranquillante si trovava all’interno della borsa?
Non lo so, lo hanno fatto per depistare perché. Quando è morta Valentina e ci sono andati i Carabinieri, la borsa di Valentina non l’hanno nemmeno sequestrata ma l’ha portata dopo due giorni una sua amicae questo glielo hanno messo loro di sicuro per far capire che Valentina si drogava ma siccome nell’autopsia Valentina è uscita pulita, non faceva uso di tranquillanti, non faceva uso di droga…
 
– Che idea si è fatto in merito a quanto accaduto…
L’idea che mi sono fatto è che siccome quella sera questo Mancuso ha portato quella droga, la cocaina, e Valentina non faceva uso di cocaina e non voleva che ne facevano uso le sue amiche, gliel’ha buttata e si sono litigati ora io non so cosa è successo dopo però si sono litigati perché Valentina gli ha buttato la cocaina.
 
In merito alla vicenda abbiamo raccolto il parere della Dott.ssa Rossana Putignano Psicologa Psicoterapeuta, Docente Master Univ. Cusano "Analisi del crimine, Security e Safety", Responsabile della divisione Sud e della divisione  di Psicodiagnosi Neuropsicologica e Forense del Crime Analysts Team.
 
“Finalmente, dopo ben 6 anni dalla morte della giovane Valentina, arriva la svolta con un rinvio a giudizio per N.Mancuso, già un carcere per spaccio di stupefacenti. Un rinvio a giudizio non vuol dire ancora nulla ma per la famiglia è molto importante perché può essere la chiave per giungere al DNA di ignoto1: qualcuno dovrà pur parlare! Sono indagini necessarie e ancora ci domandiamo come mai siano dovuti passare 6 lunghi anni per avere una risposta.  Nella villa di Adrano, che è stata teatro dell'omicidio, è avvenuta una colluttazione tra Valentina e il Mancuso confermata dalle testimonianze delle amiche di Valentina; successivamente le stesse avrebbero riferito di essere poi andate a 'pippare' con il Mancuso lasciando Valentina sola nella villa. Ormai è chiaro a tutti che non fu sucidio, così come noi del CRIME ANALYSTS TEAM abbiamo rimarcato più volte a Radio Cusano. Benché vi fossero motivi di disagio in Valentina, disagio legato alla storia tormentata con il Mancuso, Valentina non avrebbe mai potuto compiere un gesto del genere; in primis, non era affetta da alcuna psicopatologia, non avrebbe mai avuto ricoveri e non era in cura da nessuno specialista. Inoltre, aveva tanti progetti per la sua vita, voleva fare la modella. Valentina era una ragazza stupenda, bella e piena di vita. La famiglia ha più volte sottolineato che Valentina non avrebbe mai potuto togliersi la vita in quel modo anche perché quella modalità di suicidio, come già detto ai microfoni di Radio Cusano, sono modalità suicidarie ad appannaggio di personalità istrioniche e teatrali, tratti di personalità mai ravvisati nel comportamento di Valentina a detta della famiglia. Concludo sostenendo che questa famiglia va ancora supportata e sostenuta per tutto l'iter processuale così come tutti gli altri genitori che hanno perso un figlio per mano di terzi. Nessun genitore vive dopo la morte di un figlio: sopravvive”. 

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Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.

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Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.

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1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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