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Road 96 Mile 0, alla ricerca della libertà

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Road 96 Mile 0, è il prequel dell’omonimo Road 96 sviluppato dallo studio francese Digixart. Questa nuova avventura grafica è ambientata poco prima dell’inizio del viaggio di Zoe, uno dei personaggi principali del titolo originale, in compagnia però di Kaito, protagonista di un’altra opera targata Digixart, Lost In Harmony. Il titolo è disponibile per Pc, PlayStation, Xbox e Nintendo Switch ed offre a tutti gli amanti del genere un viaggio incredibile alla ricerca di se stessi dove si entra in contatto con un mondo di mezzo fatto di menzogne, paure e tanta, troppa propaganda, in una realtà dominata da un potere che non ammette repliche né alcun genere di contestazione. Potrebbe essere equiparato ad alcuni paesi poco democratici, sorretti a loro volta da ideali consumistici e conformisti, non intenzionati a curare i giovani e la loro libertà. Ma andiamo con ordine, il titolo ha inizio nel 1996 e ci si trova a pochi giorni dalla “probabile” rielezione del governante Tyrak, il dittatore raffigurato nelle tante e grottesche statue sparse per la città, mentre il ricordo dell’attentato che le Brigate Nere hanno compiuto dieci anni prima si ripresenta come uno spettro del passato. Kaito e Zoe, due adolescenti legati da una forte ma poco convenzionale amicizia, passano le giornate ad ammazzare il tempo nel cantiere di un palazzo che funge da perfetto rifugio segreto, fino a quando non facciamo irruzione nei pensieri del ragazzo per essere catapultati nel tumultuoso incipit di Road 96: Mile 0. In quanto prequel, Mile 0 si trattiene dal fornire una gran quantità di informazioni sul mondo di gioco. Lo fa, forse, dando un po’ per scontato che il giocatore abbia già percorso la novantaseiesima strada nell’esperienza del 2021, ma questo non rende le cose più difficili a chi dovesse arrivare soltanto ora nel controverso mondo di Petria. Già dalle battute iniziali è facile capire il contesto politico in cui ci si muove. È quello di un paese diventato ricco grazie all’estrazione di petrolio e allo sfruttamento del lavoro: una dittatura che porta il nome di Tyrak. La ricchezza, neanche a dirlo, è distribuita tutt’altro che equamente, e il divario tra classe operaia – le cosiddette “tute blu” – e l’élite del paese è più accentuato che mai, messo in evidenza dal contrasto che c’è tra i due protagonisti. Al fianco di Kaito, che è figlio di umili lavoratori e vive in uno degli appartamenti più fatiscenti della città, troviamo infatti Zoe, volto noto a chi ha giocato Road 96, che qui palesa le sue origini altolocate. Spirito ribelle per natura, come sembra suggerire il caos della sua cameretta, Zoe è figlia del ministro del petrolio, uno degli uomini più influenti e vicini a Tyrak. Detesta la propaganda politica, anche se non crede, tutto sommato, che suo padre e il governante siano persone senza scrupoli. Kaito, dal canto suo, pare avere le idee più chiare sullo stato di profonda iniquità in cui si trovano gli abitanti di White Sands. Questa divergenza di punti di vista si presta bene alla costruzione di un rapporto basato sul sistema di scelte morali messo a punto da DigixArt. Nel corso dell’avventura – la cui durata effettiva non supera le 6 ore di gioco – bisogna stabilire in che modo i due protagonisti si relazioneranno l’uno con l’altra, imparando quindi a esplorare le loro idee, mettendo alla prova le convinzioni più radicate di entrambi. Le scelte che si fanno hanno un impatto sullo sviluppo del plot e porteranno quindi a finali diversi in base a come si è deciso di comportarci, in base a cosa abbiamo deciso di credere. L’impressione, pur avendo visto soltanto due dei diversi finali possibili, è che non si arrivi mai ad un epilogo netto, senza sfumature e pertanto banale. Questo perché le scelte hanno sempre delle conseguenze concrete quanto inaspettate, cosa che costituisce peraltro un buon incentivo alla rigiocabilità. D’altra parte, quest’anima poliedrica di Mile 0 si ritrova anche nel registro narrativo adottato dallo studio francese, che mischia una buona dose di humor a momenti toccanti e satira politica. Scene surreali e scambi di battute quasi nonsense si intrecciano a plot twist ricchi di pathos, mentre sullo sfondo campeggia una severa – ma forse un po’ troppo esplicita e per questo meno pungente – critica all’ingiustizia sociale e all’inquinamento, in un ordito coinvolgente per scrittura e contenuto. L’equilibrio tra le molteplici prerogative del racconto tiene banco per tutta l’esperienza, anche se alle volte capita che gli eventi si susseguano in modo troppo repentino, colpa di una sceneggiatura dal ritmo frenetico e a tratti dispersivo.

Dal punto di vista prettamente ludico il titolo abbandona le meccaniche già viste in passato con Road 96. Mile 0 infatti abbraccia uno stile totalmente diverso, adattandosi in modo esemplare a una struttura di gioco che colpisce e intrattiene. A metà fra un’avventura narrativa con una forte presenza di dialoghi e a metà fra un’avventura dinamica. Road 96: Mile 0 è una produzione che arriva all’obiettivo senza strafare, aggiungendo un’esplorazione più libera del mondo di gioco e in generale di White Sands, al netto dell’assenza di missioni secondarie e di attività simili. Lo scopo di Road 96: Mile 0 è essere un collante con la narrazione del capitolo antecedente, proponendo quindi una struttura di gioco inedita e lineare. Nonostante siano presenti delle scelte che possono determinare la trama, con delle inevitabili conseguenze che possono cambiare il destino dei personaggi e in generale il mondo di gioco, Road 96: Mile 0 risulta un’opera ricca di sfumature soprattutto sul piano ludico. Forte e coraggioso, in grado di intrattenere e impressionare, l’opera ha la capacità di esaltare in modo particolare l’ossatura del game design. Sebbene non proponga nulla di troppo diverso dal passato, Road 96: Mile 0 è un’avventura in prima persona che spinge il giocatore a prendere tutto il tempo necessario per esplorare in modo appassionato e sfaccettato un mondo di gioco piccolo ma comunque strutturato in modo preciso. Non c’è da aspettarsi ovviamente un open world enorme e travolgente, perché non è questo il piano dell’opera né è il principale obiettivo di Yoan Fanise. Il game designer francese è celebre per unire diversi approcci nei suoi videogiochi, e in questo caso ha aggiunto una linea morale ben diversa dal passato. Durante l’esperienza, infatti, sarà possibile impersonare sia Zoe che Kaito, vivendo attimi delle loro esistenze. Cambieranno punti di vista, si emozioneranno e dovranno pure capire chi essere. Se Zoe è indecisa e in dubbio sul regime di Tyrak, è soprattutto grazie a Kaito, che non sembra mai pensare totalmente con la sua testa. L’obiettivo dell’opera, infatti, è proprio rendersi consapevoli delle proprie scelte. Questo avviene attraverso la scoperta delle proprie sensibilità e in generale in momenti a bordo di uno skateboard o sui rollerblade, in cui delle composizioni autoriali provenienti dalla musica pop, rock e metal accompagnano i protagonisti per l’intero arco narrativo della produzione. Coinvolgente, efficace e preciso, rappresenta una struttura di gioco adattata per indirizzare al giocatore un valevole messaggio di speranza. Scoprire è il lato più umano e confortevole che esista, capire sé stessi è il migliore in assoluto, assorbire le proprie esperienze e capire dove si vuole andare sono il segreto per essere felici. A livello estetico, la direzione artistica di questo prequel seguita sulle orme di Road 96, con un tratto molto espressivo e l’utilizzo di una palette cromatica dai colori piuttosto saturi. Purtroppo ci sono parse meno autentiche le espressioni facciali, che appiattiscono la resa complessiva. A questo si aggiunge anche un troppo frequente effetto pop-in quando si volge lo sguardo al paesaggio intorno. Tirando le somme, Road 96: Mile 0 è un videogioco coinvolgente e di grande pregio dal punto di vista della scrittura. Un videogioco politico che ne sa parlare in modo diretto e per nulla scontato, prendendo solo il meglio da un tema così importante. La narrazione, inoltre, racconta quanto la libertà sia fondamentale per essere veramente felici. Sotto questo aspetto, infatti, c’è da dire che la storia ha dimostrato tanto coraggio e passione. Sorretto da un game design ben orchestrato e semplice, Road 96: Mile 0 è il prequel degno del suo predecessore in tutto per tutto. Un’esperienza travolgente e toccante. Consigliamo a chiunque di giocarlo in quanto questo titolo è davvero qualcosa che vi resterà nel cuore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Sand Land. Il videogame ispirato all’opera di Akira Toriyama

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Sand Land è un classico action-RPG in terza persona ispirato al manga del maestro Akira Toriyama, autore di fumetti del calibro di Dragon Ball e Arale, scomparso purtroppo recentemente. Il titolo, disponibile su PC e sulle piattaforme di vecchia e nuova generazione di Microsoft e Sony, è ambientato nel mondo di Sand Land, che come suggerisce il nome è una sconfinata landa desertica devastata da una lontana guerra fra esseri umani e una razza umanoide che ormai si crede estinta. Ed è proprio all’inizio del gioco che Rao, uno sceriffo umano con un passato misterioso, si reca alla città dei demoni in cerca di aiuto per un compito davvero speciale, ovvero: trovare la Sorgente Leggendaria e riportare l’acqua in questo mondo. Tale impresa se portata a termine farebbe nel contempo cadere l’egemonia del Re, arricchitosi vendendo l’acqua alla popolazione assetata. Alla richiesta disperata dell’uomo rispondono due demoni: Beelzebub e Thief, che si uniscono alla carovana. Sono proprio loro i tre protagonisti di Sand Land, in particolare lo è Beelzebub che è il personaggio bisognerà controllare. Nella seconda parte dell’avventura si unirà poi attivamente anche Ann, una ragazza alla ricerca dei suoi familiari. Come dicevamo qualchje riga più in alto, Sand Land è un action in terza persona con alcuni elementi RPG come ad esempio il sistema di livelli e di progressione dei personaggi. I comandi sono i classici: attacco potente, attacco debole, schivata, salto e una mossa speciale in grado di causare un grande ammontare di danni ma che ha bisogno di essere caricata attraverso un’apposita barra che si riempie mettendo a segno colpi o utilizzando un particolare bonus acquistabile dai venditori. Il sistema di progressione è quindi abbastanza classico ed è basato sui punti esperienza: ogni livello raggiunto permette di acquistare un perk nell’albero delle skill. I perk più potenti richiedono la spesa di più di uno skill point. In Sand Land è chiaro fin da subito che i veicoli e le loro personalizzazioni ricoprono un luogo centrale all’interno del gioco. Nel titolo il mondo di gioco è vasto e piuttosto monocolore, quindi spostarsi unicamente a piedi avrebbe fatto rapidamente annoiare anche il giocatore più navigato. Esiste comunque un sistema di viaggio rapido che permette di raggiungere istantaneamente tutti i luoghi già visitati, con tantissimi e punti di “teletrasporto”. Tuttavia, nonostante ciò, i veicoli rappresentano il modo principale con cui ci si sposta per brevi distanze e si combatte contro i nemici. Il tank è il primo mezzo che è possibile ottenere, e fino alla seconda parte del gioco è anche il veicolo più potente e manovrabile fra tutti. In seguito, si può sbloccare il Salta-Bot, una sorta di Metal Gear che permette di saltare e raggiungere piattaforme molto in alto; l’automobile e la moto, ma anche l’hovercraft e la potente armatura da battaglia. Tutti i mezzi possono poi essere personalizzati profondamente, dal cambio di colore, possibile attraverso un venditore apposito più avanti nel gioco, alla modifica dei vari componenti per aumentarne la potenza o la velocità o la difesa. I componenti possono essere trovati come loot del gioco sconfiggendo i nemici, oppure possono essere creati attraverso i materiali ottenuti dalle casse posizionate in tutto il mondo di gioco.

Un altro elemento cardine di Sand Land è rappresentato dalla città di Spino, legata a doppio filo con lo svolgimento della trama. Essa infatti funge da quartier generale per il party. Il centro all’inizio è ridotto a poco più di un cumulo di macerie e si sviluppa nel corso del gioco man mano che vengono completate le quest secondarie. Attraverso queste missioni è possibile, infatti, recuperare vari personaggi che diventeranno i nuovi abitanti della città e apriranno nuove botteghe che incrementano i servizi disponibili. In questo modo è possibile acquistare tutto quanto serve per portare a termine il gioco senza cercarlo nelle città-discarica sparse qua e là. Le missioni secondarie legate a Spino però non sono l’unica cosa che è possibile fare nel mondo di Sand Land. Esistono infatti missioni casuali che si incontrano durante un viaggio a piedi/con un veicolo e possono essere ad esempio il salvataggio di un venditore braccato dai predoni o dai raptor. Sono presenti un gran numero di caverne del tesoro da scoprire e razziare, e alcune strutture speciali come rovine o discariche che contengono i pezzi più potenti per potenziare i veicoli. Nelle rovine, razziando i bauli disseminati al loro interno, si possono recuperare le monete d’oro antiche che possono essere scambiate con il gatto Lassi per ottenere le mappe con la posizione di tutti gli scrigni del tesoro. Menzione d’onore, infine, va fatta ai comparti video e audio di Sand Land. In particolar modo il primo: il gioco è in cel shading come da tradizione dei giochi tratti da anime/manga. In Sand Land però raggiunge un grado di pulizia e di dettaglio che raramente si può ammirare in altre produzioni simili. Il gioco è al 99% in terza persona con visuale alle spalle dall’alto, ma in alcune sezioni di un paio di dungeon, la visuale passa a scorrimento laterale in stile platform. Anche il comparto audio è molto curato, con musiche avvincenti e che ben si adattano alla situazione che intendono accompagnare. L’amore che il team ha riversato nei confronti delle tavole originali di Sand Land è percepibile anche nell’ottima cura delle scenografie: in alcuni frangenti, certi scorci paesaggistici ricordano moltissimo le spigolosissime composizioni rocciose che il buon Toriyama amava disegnare. Il gioco si può infine completare in una trentina di ore circa, senza andare eccessivamente veloce. Il gioco è integralmente doppiato in inglese o giapponese, con sottotitoli in italiano. Tirando le somme, Sand Land è un adattamento videoludico che esprime tantissimo affetto nei confronti dell’opera da cui è tratto. Una gestione divertente e variegata dell’arsenale di veicoli e un cast di personaggi carismatici fanno da contraltare ad un open world un po’ scialbo (a causa della natura del mondo) e a un combat system piuttosto farraginoso. Per tutto il resto c’è la nostalgia a fare da padrona, in un’avventura rivolta principalmente ai fan dell’adorabile Beelzebub. A nostro avviso sia che si sia amanti dell’opera, sia che si sia fan del maestro Toriyama, Sand Land è un titolo che merita di essere giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 7

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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WhatsApp si rifà il look e aggiorna le sue funzioni

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WhatsApp ha annunciato il rilascio di un aggiornamento che introduce un design rinnovato per l’app iOS e Android. Gli utenti raggiunti dall’update potranno notare una nuova tavolozza di colori e altre modifiche che rendono più fluida l’esperienza di utilizzo su entrambe le piattaforme. “Nel corso degli anni, ci siamo principalmente dedicati all’integrazione di nuovi strumenti all’interno dell’applicazione” spiega Meta in una nota ufficiale. “Con la costante espansione delle funzionalità, abbiamo sentito la necessità di far evolvere anche il design. Il nostro obiettivo era rendere il prodotto più fresco e moderno, senza però stravolgere la sua funzionalità principale”. Con l’aggiornamento, WhatsApp adotta il colore verde come tonalità principale in tutte le applicazioni. Dopo aver esaminato oltre 35 varianti di colore, gli sviluppatori hanno deciso di aderire al verde iconico di WhatsApp, creando una palette che consenta di ottenere abbinamenti cromatici in tutta l’app. Di conseguenza, elementi come badge di avviso e pulsanti di notifica appariranno solo in verde. Su Android, la barra delle schede è stata spostata nella parte inferiore dello schermo, rendendo WhatsApp più simile alla versione per iPhone. Proprio qui, viene introdotta una nuova area per gli allegati, con una visione più chiara delle opzioni disponibili durante l’invio di file. Per la modalità oscura, WhatsApp afferma di aver modificato i colori per fornire un contrasto più elevato e toni atti a “ridurre l’affaticamento degli occhi in ambienti con scarsa illuminazione”. L’app ha anche ricevuto nuove animazioni e sfondi per la chat. Sarà inoltre possibile selezionare i filtri per i messaggi non letti e per i gruppi con un semplice tocco, per recuperare le chat singole e di gruppo preferite.

F.P.L.

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TopSpin 2K25, il tennis videogiocato non è mai stato così realistico

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Con TopSpin 2K25, 2K e Hangar 13 resuscitano quello che è ricordato come il miglior gioco di tennis di tutti i tempi e lo fanno portando su PC e sulle console di nuova generazione un titolo solido, divertente e assolutamente godibile da tutti. Sono passati 11 anni dall’uscita di Top Spin 4 su Xbox 360, un titolo incoronato dagli appassionati come il miglior gioco di tennis mai reso disponibile per una console casalinga e, tra l’altro, mai reso retrocompatibile sulle successive generazioni. In principio fu PAM Entertainment a portare il primo Top Spin sulla grande Xbox nera, e siamo ormai nel quasi “preistorico” 2003. Nonostante il tennis sia uno degli sport più seguiti e ricchi al mondo e, sostanzialmente, il progenitore di tutti i videogiochi moderni ha sempre peccato di una certa continuità in campo videoludico. Serie storiche come Virtua Tennis sono ferme da anni, mentre le produzioni più recenti non sono mai riuscite a rispondere appieno alle aspettative degli appassionati. Alla luce di ciò, è naturale che le speranze dei fan fossero tutte riposte su questo TopSpin 2K25 e fortunatamente possiamo dire che questa volta finalmente è stato fatto centro. Dove TopSpin il titolo brilla è senza dubbio sotto il profilo del gameplay. Lo studio a cui 2K Sports ha affidato il nuovo gioco è ripartito dalle ottime basi di Top Spin 4 e ha provato ad affinare quello che non funzionava nel 2011, spolverando sul tutto un pizzico di ottava e nona generazione. Il risultato è un gioco di tennis facile da imparare, soprattutto da chi ha già esperienza, ma difficile da padroneggiare, visto che contro avversari umani o ai livelli più alti dell’intelligenza artificiale sarà fondamentale non solo conoscere bene le dinamiche di questo sport, ma anche azzeccare tutti i colpi per non essere puniti. Il tempismo, infatti, è la chiave principale dell’esperienza. Colpendo bene o perfettamente la palla, infatti, non solo si diventa più potenti e precisi o, meglio, si possono sfruttare pienamente le potenzialità del proprio tennista, ma si può fare in modo che l’effetto della palla sia quello desiderato. Le risposte scarse, infatti, solitamente rimbalzano in posizione centrale e sono piuttosto alte, due elementi che potrebbero dare all’avversario il tempo per colpire con forza e precisione. Ma non è tutto, infatti in TopSpin 2K25 caricando il movimento e rilasciando il tasto al momento giusto si va a intaccare la resistenza degli avversari. Per evitare gli interminabili scambi che era possibile avere in Top Spin 4, Hangar 13 ha pensato a questo sistema per forzare gli errori: rispondere alle cannonate provenienti dall’altra metà del campo costa fatica e, una volta consumata la resistenza, si alza drasticamente la percentuale di errore. A questo punto concorrono diversi fattori, come la resistenza dell’atleta prescelto o la capacità di indovinare sempre il giusto tempismo, aggiungendo ulteriore tensione a questi frangenti o agli ultimi game di un quinto set a Wimbledon. Interessante anche la differenziazione tra colpo caricato e colpo normale, con il primo che consuma energia, mentre il secondo perde un po’ in efficacia, il fatto che ci si possa posizionare per effettuare un colpo aperto o i tre metodi per la battuta: semplice, caricato o con la leva analogica. Insomma, il gameplay di TopSpin 2K25 è davvero molto profondo.

Una volta lanciato TopSpin 2K25 si nota immediatamente l’esperienza del gruppo 2K Sports in questo genere di videogames. I menù sono chiari e leggibili, l’accompagnamento sonoro di qualità e la struttura è quella classica, tra modalità per giocatore singolo e quelle online. Il pezzo pregiato della modalità in solitaria è senza dubbio MyPlayer, la classica carriera nella quale si crea nei dettagli un alter ego digitale e lo si porta dall’essere un perfetto sconosciuto del circuito maschile o femminile al battagliare contro i più forti al mondo. La progressione è piuttosto semplice, dato che è divisa a tappe, ognuna scandita da tre eventi: un allenamento, un’esibizione e un torneo. Il primo consente di guadagnare un buon quantitativo di esperienza, in modo da salire di livello più velocemente e incrementare le qualità fisiche e tecniche del nostro tennista. Selezionando l’esibizione si possono sperimentare delle stipule piuttosto originali con le quali sbloccare nuovi oggetti per personalizzare l’aspetto estetico del nostro alter ego. Infine il torneo consente di migliorare il posizionamento ATP (o WTA), fondamentale per andare a vincere i trofei più prestigiosi come i quattro Slam presenti o i tanti altri tornei ufficiali sotto licenza. A rallentare questa scalata però, c’è la stanchezza, che va sempre tenuta sotto controllo, non solo perché farà scendere in campo il proprio atleta con meno energie, ma aumenterà il rischio di incorrere in un infortunio, costringendo il giocatore ad un riposo forzato o a scendere in campo con valori decurtati. E poi? Tutto qui, si gioca, si cresce, si rigioca fino a raggiungere il tetto del mondo. In TopSpin 2K25 sono presenti anche altre modalità per giocatore singolo, esistono infatti la classica Esibizione o le sfide del pass stagionale, ovvero il modo per sbloccare ulteriori e sempre nuovi oggetti estetici e oggetti di varia natura che saranno aggiornati con passare del tempo. Tutto quello che bisogna fare per ottenere tali ricompense è affrontare partite tematiche, spesso ispirate allo slam del momento, con stipule varie e originali. Collegandosi online, inoltre, si possono affrontare una modalità torneo nella quale partecipare col proprio MyPlayer, non classificate e classificate. Queste ultime hanno una struttura particolare, dato che mettono in evidenza 4 tennisti e chiedono di portare a termine compiti particolari per ottenere punti esperienza extra. Anche in questo caso tutto funziona bene, durante la nostra prova non abbiamo avuto problemi di connessione di sorta e l’esperienza è stata piacevole. Il titolo, insomma è quasi perfetto, diciamo quasi perché quello che manca in TopSpin 2K25 ha un suo peso. Innanzitutto si nota l’assenza di quasi tutti i top 10 attuali, sia dalla parte maschile che da quella femminile. È vero che le licenze non sono tutto, ma affrontare in una finale Sinner o Djokovic è diverso che trovare Taylor Fritz. Ottima, invece, la scelta di leggende, dalla Williams a Federer, passando dalla Sharapova a Sampras; è un peccato che non ci siano scenari o modalità che sfruttino questi nomi per dare modo di rivivere le loro partite più iconiche. Il vero tallone d’Achille della produzione però è il comparto grafico. Con un’inquadratura televisiva TopSpin 2K25 è anche piacevole da vedere, non fosse per qualche animazione un po’ legnosa, un parco movimenti non vastissimo o la pallina che non tiene conto del corpo dei tennisti. Quando ci sono i primi piani, però, si passa dai volti bruttini e spigolosi dei tennisti, agli spettatori, posticci come quelli dei giochi di 4-5 anni fa. La natura cross-gen del progetto si fa sentire, ma anche in questo caso dopo 10 anni si poteva fare di più. Tirando le somme, possiamo dire che con TopSpin 2K25 tutti gli amanti del tennis potranno finalmente mettere le mani a un titolo che rende onore al tennis. Gli sviluppatori hanno migliorato sensibilmente il sistema di gioco, approfondendo ulteriormente gli aspetti di gameplay cruciali e riportando la serie sul trono che gli spetta di diritto. Un gameplay di primissimo livello, un realismo senza rivali e modalità di gioco decisamente funzionali spiccano su tutto, relegando in secondo piano le poche note negative.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay:8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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