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Giorgia Meloni sui dossieraggi: “Fatto gravissimo, chi sono i mandanti?”

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Il fatto è “gravissimo”. I metodi “da regime” e “i mandanti” sono quelli che ora vanno individuati per fare “molta chiarezza”. Finora non ne aveva parlato ma quando lo fa, Giorgia Meloni va giù dura. Senza mezzi termini. Perché questi “dossieraggi ad personam per passare le notizie ai giornali di De Benedetti” preoccupano e non poco il centrodestra.

Non tanto per l’esito delle elezioni in Abruzzo su cui tutti si dicono “ottimisti” a partire dalla premier. Quanto su quello che può esserci ancora dietro l’inchiesta di Perugia che ha scoperchiato almeno 800 accessi abusivi a banche dati pubbliche per raccogliere informazioni su personaggi politici ma anche su “normali cittadini”. Una questione “antidemocratica”, dice anche Antonio Tajani.

Una “vergogna che non si deve ripetere”, affonda Matteo Salvini, preannunciando denunce “in tutte le procure d’Italia”

Usano quasi le stesse parole i leader del centrodestra, che si ritrovano sul palco di Pescara per lanciare la volata a Marco Marsilio, in cerca di riconferma, dopo una giornata tra impegni (separati) di campagna elettorale. Perché il futuro dell’Abruzzo passa inevitabilmente in secondo piano di fronte alle carte dell’inchiesta per cui Meloni ringrazia “Cantone e Melillo”, che saranno sentiti dalla commissione Antimafia, come da loro stessa richiesta. Mentre Italia Viva vuole chiamare anche Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia fino a febbraio del 2022, che oggi però è anche deputato M5s e vicepresidente della commissione (già nel mirino anche di Forza Italia). L’audizione di un membro della stessa commissione “non ha precedenti”, spiega la stessa Raffaella Paita che ha annunciato l’iniziativa, su cui ora dovrà esprimersi la presidente Chiara Colosimo”.

Proprio il fatto che il procuratore di Perugia e il procuratore nazionale Antimafia abbiano chiesto di essere ascoltati – soprattutto dal Copasir, dove saranno auditi giovedì – ha fatto scattare l’allerta tra i parlamentari, soprattutto di maggioranza. Sul fatto che ci possa essere molto altro, e molto più “pericoloso”, di quanto emerso finora. Già così l’inchiesta sta sollevando più di un interrogativo. “C’è un regista?”, si chiede Tajani. “Qualcuno pagava, qualcuno sapeva, qualcuno ne approfittava”, incalza Salvini, sottolineando che gli accessi abusivi si sono concentrati soprattutto sul centrodestra. Mentre “il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 15 della nostra Costituzione, è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica”, osserva il ministro della Giustizia Carlo Nordio, augurandosi un intervento “del legislatore” pure sulle intercettazioni.

Ma il centrodestra, come fa il presidente dei senatori di Fi Maurizio Gasparri, si spinge a chiedere su una vicenda “inquietante” un intervento “del presidente del Csm”, ovvero Sergio Mattarella che pure non cita mai, che dovrebbe “fare sentire la sua voce in questo scandalo enorme” come ha fatto “nei giorni scorsi sui temi dell’ordine pubblico”. Mentre Guido Crosetto sottolinea di non parlare “per rispetto dell’inchiesta” (“non parla la parte lesa – sottolinea però – ma parlano gli indagati”), nemmeno la premier era intervenuta sull’azione operata dal finanziere Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta.

Ma arrivando a Teramo per la prima tappa elettorale (in solitaria prima del comizio a tre) a fianco di Marsilio, puntualizza che non si può certo parlare di “libertà di stampa” di fronte a un uso del genere delle “banche dati pubbliche”. E “gravissimo” dice in favore di microfoni che “in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ed in particolare ad alcuni esponenti della stampa”.

Dal palco – e sotto la pioggia – punterà il dito direttamente contro “il giornale di De Benedetti” (ci sono tre cronisti del Domani tra gli indagati) proprio nel giorno in cui Sergio Mattarella sottolinea il ruolo “indispensabile” della stampa richiamando però ciascuno alle “proprie responsabilità”. L’inchiesta, ancor più della sveglia arrivata due domeniche fa dal voto sardo, ricompatta il centrodestra, convinto che non si replicherà lo scivolone dell’isola. Nessun “effetto Sardegna” si dicono sicuri i leader sul palco (Salvini mancherà, sul finale, quando tutti risalgono per cantare l’inno d’Italia). “Intanto pensiamo all’Abruzzo” ma “ho già messo l’elmetto” dice con voce roca la premier guardando al vero appuntamento che farà da spartiacque, le prossime elezioni europee. “Succederà di tutto”, chiude la premier augurandosi intanto che Marsilio, che ha già centrato “l’impresa” di essere stato “il primo governatore di Fratelli d’Italia”, diventi anche “il primo nella storia dell’Abruzzo ad essere confermato per un secondo mandato”.

Castelli Romani

Rocca Priora, elezioni: intervista a 360° a Mario Falotico

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Mario Falotico, classe 1960, sposato, papà di Giorgio ed Elisa. Una vita spesa nel ruolo di funzionario pubblico e lo dice con quello spirito di servizio che gli fa affermare “ho prestato giuramento verso lo Stato di cui sono parte integrante prima di tutto come cittadino e poi come suo dipendente”.

Mario, ci diamo del tu? Come inizio non è per nulla male …
E no – sorride – vedi tante volte mi metto a riflettere e penso che chi come me si è trovato a dovere servire in pieno lo Stato lo fa con spirito di servizio e nel rispetto della comunità stessa che in quel momento si trova a dover rappresentare.
Allo sportello non ci trovi il “Mario” della situazione ma una persona che è lì in nome e conto della nostra Repubblica.

Torniamo a noi: Scuola Nazionale Amministrativa presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sanità Aerea Ciampino, una Laurea in Prevenzione e Sicurezza, Ispettore del Ministero della Salute … e via discorrendo. Ma chi te lo fa fare, direbbero i più, ad invischiarti nella vita politica?
(il suo sorriso contagia pure me) Vedi non è la prima volta.
Venni eletto consigliere comunale a Rocca Priora già nel 1999. Una esperienza breve ma altamente formativa.
Compresi lì il senso pieno della frase “giochi di palazzo” e non ti nascondo che fu per me un passaggio importante per il proseguo delle mia vita personale.
Oggi, più di allora, lo faccio con uno spirito di servizio e in un’ottica di presenza civica che vuole essere un tentativo di risposta al dilagante astensionismo.

Aspetta spiegami questo concetto: mi vuoi dire che la soluzione, o meglio, un tentativo di soluzione, all’astensionismo possono essere le coalizioni cosiddette civiche?
Può essere una delle soluzioni.
La mia scelta di partecipare a questa tornata elettorale è stata una scelta sulla condivisione di un progetto civico e sui programmi condivisi sia con Anna
(Anna Gentili candidato sindaco di CORAGGIO ROCCA PRIORA n.d.s.), che con il resto delle amiche e degli amici del gruppo con cui abbiamo deciso di esserci.
Noi qui ci stiamo mettendo prima di ogni cosa la nostra faccia, il bagaglio delle nostre esperienze, la nostra etica e la nostra morale.

Beh più che un programma sembra una lezione di morale e di etica
Certo che sì!! In fondo oggi se ci guardiamo attorno gli esempi che arrivano in questi giorni dalla Puglia, dalla Liguria e non solo, ci presentano una politica troppe volte invischiata, passami il termine, in operazioni poco chiare e poco degne dell’alto valore che la politica stessa dovrebbe rappresentare.
Quindi quel “CORAGGIO” , che è parte del nome della nostra coalizione vuole rappresentare, è quella scelta di dare un taglio a quelle ingerenze che troppe volte legano la gestione della cosa pubblica alla cattiva gestione della stessa.

Coraggio quindi declinato in che modo?
Il coraggio di dire le cose come stanno. Il coraggio di essere schietti. Di quello che vuoi fare e come puoi arrivare a farlo.
La frase latina “do ut des”, ti do affinché tu mi dia, non può continuare ad essere uno dei mantra di un certo modo di fare politica.
La fortuna di poter esprimere, votando, una preferenza nominale riveste, a mio avviso, una importanza davvero fondamentale per un elettore, per un’ elettrice: rende quel voto vincolante a quel nome che traccia su una scheda.
Autorizza il cittadino stesso a rendergli conto delle sue azioni, nel bene e nel meno bene.
E la scelta poi di un programma partecipato dove l’elettore indica a noi “possibili eletti” le priorità, è una ulteriore linea di indirizzo a cui non possiamo venire meno.

Ma non credi che tutto ciò possa essere utopico?
Probabile! Ma oggi una classe politica seria, se si definisce tale, deve avere la forza di infondere speranze ai cittadini.
Anche i sogni, purtroppo, oggi si sono assopiti. I sogni realizzabili, concreti e non quelli che fanno capo ai castelli in aria. Ma a volte ci sono anche persone che, rassegnate, affermano: “ma tanto è inutile non ci sono riusciti fino ad ora e adesso arriva lui/lei e lo fa?”
Ecco è questo che dobbiamo combattere: quella arrendevolezza che narcotizza le speranza, che le mortifica prima che queste possano riprendere, anche solo per un attimo, il volo.

Mi ha fortemente colpito una frase che campeggia sul tuo profilo facebook: “verba manent”, le parole restano.
Te lo avranno chiesto mille volte … ma non erano le cose scritte, gli “scripta”, a restare?

(ed anche stavolta il suo sorriso diventa il valore aggiunto alla risposta) Non sei il primo a dirmelo. Ma secondo me tu sai già dove voglio arrivare.
È scontato che le cose scritte restino.
Ma ricordiamoci che la PAROLA DATA è stata per secoli uno dei vincoli più forti delle società civili.
Le parole hanno un peso, hanno un valore estremamente forte specie se ad esse si unisce il volto di chi le pronuncia, di chi le fa sue.
Diventano una sorta di prolungamento dell’intera persona che ne fa menzione, che ne fa ragione stessa.

E credo a ciò si leghi in pieno il pensiero che, sempre sulla tua pagina facebook, hai pubblicato il 25 aprile. Citavi Sandro Pertini: “Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.”.
Oggi si assiste troppe volte a compromessi per evitare di morire di fame. Questo non rischia di affossare il concetto stesso di liberta?

Certo che si corre il rischio ma ti giro la questione: è possibile dividere il mondo in modo manicheo, buoni e cattivi? Certo che no!
Ogni situazione, ogni contesto va valutato nella sua unicità.
Bisogna avere il coraggio di guardare le sfumature e di non averne, nello stesso tempo, paura.
Bisogna avere il CORAGGIO di “VALUTARE”, cosa assai più complessa del più semplice e veloce “GIUDICARE”.
Certo il principio che deve regolare l’equivalenza tra libertà e giustizia sociale deve essere parametrato dentro l’alto concetto di Dignità senza la quale davvero si rischia di far crollare i due principi.

Una ulteriore misura di quanto per te le parole abbiano davvero un peso davvero immenso (ed a questo punto sorridiamo felicemente insieme)

Tra le altre cose che ho sempre letto con interesse nel tuo curriculum vitae c’è il tuo ruolo come Coordinatore Nazionale AICS – Sport Invernali.
Che progetti potrebbero svilupparsi a Rocca Priora proprio in ambito sportivo?

Vedi – mi spiega con una serenità quasi serafica – parti da un fatto concreto.
Rocca Priora è un comune di poco più di 12.000 abitanti. Tre di questi sono campioni mondiali e addirittura medaglie olimpiche: Marco Lodadio, Daniela Ceccarelli, Marco Amelia.
Ti rendi conto che potenziale attrattivo questi, chiamiamoli “ambasciatori” di Rocca Priora, potrebbero apportare?
Se si aggiungi un patrimonio naturale, un territorio amato in modo viscerale da ciclisti, appassionati di equitazione, maratoneti, escursionisti, ecc., c’è solo da chiedersi come mai, fino ad oggi, Rocca Priora non sia nel gotha del turismo sportivo e non solo vista anche la vicinanza a Roma.
Abbiamo ogni elemento attrattivo ma quello che ci manca è la struttura, le strutture tali da far fermare tutte quelle persone che arrivano e non hanno risposte ai propri bisogni – un punto informativo, una bottega di prodotti tipici, un esercizio specializzato, e cosi via discorrendo.
È questa la sfida che bisogna affrontare.
Ti dico di più: sai quante sono le persone in Italia che fanno attività sportiva all’interno di associazioni sportive dilettantistiche? Oltre 10 milioni!
Ti rendi conto che bacino di utenti si potrebbero convogliare offrendo servizi tali e degni di tale nome.
Ripeto, è una scommessa ma se non si fa nulla per accettarla è proprio qui il fallimento della politica stessa. Non è un progetto utopico serve la maturità, la progettualità e la capacità di investire in tutto ciò.
Lo sport non può e non deve essere declinato solo come semplice gara ed evento sportivo: è integrazione, è salute, è sviluppo, è educazione, è stile di vita.
È l’essenza stessa della vita di ognuno di noi.
Riuscire a sinergizzare le bellezze e le potenzialità che il territorio di Rocca Priora presenta assieme agli EPS, cioè gli Enti di Promozione Sportiva, al Coni, a Sport e Salute, alle Università, sarebbe uno dei cardini del rilancio economico e sociale della nostra città.

La tua visione mi permette di dare spazio all’ultima domanda con la quale sono solito chiudere le mie interviste; la famosa bacchetta magica con due desideri, uno per te e per la tua famiglia ed uno per la tua città, Rocca Priora. Cosa vorresti che si avverasse?
Mi piace questa tua domanda ma mi consentirai di declinare il primo desiderio visto che è talmente qualcosa di personale ed intimo che vorrei tenere e serbare nel mio cuore.
Per Rocca Priora mi piacerebbe che ci fosse un Centro Sportivo Polivalente che diventasse davvero una Eccellenza non solo locale ma per l’intera Nazione. Ne abbiamo tutte le possibilità e tutte le potenzialità ripeto, basterebbe solo quel Coraggio di sognare e magare, passo dopo passo, riuscire a trasformare quel sogno in piccoli tasselli di un puzzle che resti poi per tutte le future generazioni.

Non lo nascondo. Ci si riesce ad emozionare di fronte ad uomini capaci di trasmettere le loro passioni, i loro sogni. Ringrazio Mario per la straordinaria chiacchierata e per la dolcissima crema di caffè consumata tra le parole di questa intervista.

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Politica

Corruzione, arresti domiciliari per Giovanni Toti e il suo braccio destro

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l presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda genovese e della guardia di finanza.

L’accusa è di corruzione. Toti si trova ora nella caserma della Guardia di Finanza in Lungomare Canepa, a Genova, assieme al suo avvocato Stefano Savi.

Il vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana sostituirà pro tempore in tutte le sue funzioni e nella pienezza dei poteri il presidente Giovanni Toti. Lo comunica lo stesso ente in una nota ribadendo che “l’attività amministrativa della Regione Liguria prosegue senza soluzione di continuità”. “Siamo vicini al nostro presidente Toti, certi che abbia sempre agito nell’esclusivo interesse della Liguria. – dichiara Piana – Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati”.

L’ordinanza gli è stata notificata in un hotel di Sanremo. Il governatore stamani avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa in occasione dell’incontro tra Flavio Briatore e il sindaco di Ventimiglia Di Muro. Secondo quanto appreso, diversi uomini della Guardia di finanza hanno atteso il governatore, dandogli il tempo di prepararsi. Quando è sceso l’hanno accompagnato all’esterno dell’hotel dove si trovavano le auto d’istituto.

“Il fatto è accaduto poche ore fa, ma non si può escludere nulla. In Liguria le elezioni sono in programma da ottobre del 2025 ma l’ipotesi delle elezioni anticipate in Regione a questo punto non si può escludere. E bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi e cade tutto e si va al voto. E’ davvero presto per aggiungere altro. A caldo posso dire solo queste cose”. Lo ha detto Matteo Rosso, parlamentare e coordinatore ligure di Fdi ad Affaritaliani.it.

“Prima di esprimere una valutazione attendo di vedere le carte, leggere bene e capire. Certo è che questa vicenda ci è capitata tra capo e collo, una cosa del genere non ce la saremmo mai aspettata” ha detto ancora Matteo Rosso. “Io sono un garantista sempre e per me fino al terzo grado di giudizio prevale la presunzione di innocenza e, quindi, voglio vedere esattamente che cosa dicono le carte e quali sono le circostanze”. “Certo è che stamattina per noi è cascato il mondo, non avevamo mai avuto sensazioni di una cosa del genere. Ognuno fa il suo mestiere, la magistratura ha il dovere di indagare e l’indagato il diritto di difendersi” ha detto ancora il coordinatore ligure di Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda l’attività amministrativa della Regione, Rosso spiega: “Per un certo periodo andrà avanti il vice-presidente Alessandro Piana (Lega) poi si vedrà. Al momento non so davvero che cosa aggiungere, è troppo presto. Dovrò anche consultarmi con i vertici nazionali del mio partito. Ripeto, io sono garantista. Nel passato anche io ho subito un processo e sono stato assolto, pertanto, ho fiducia nella Magistratura e bisogna aspettare le decisioni della stessa. Al momento non so davvero che cosa aggiungere, ora dobbiamo solo leggere e capire. Ci vorranno ore o forse giorni prima di farsi un’idea più precisa”. 

La Guardia di finanza, secondo quanto si apprende, ha effettuato anche una serie di perquisizioni e acquisizioni nell’appartamento genovese di Giovanni Toti, in piazza Piccapietra, alla presenza dello stesso governatore. Con il presidente della Regione c’è anche il suo avvocato Savi. Perquisizioni sono state compiute anche negli uffici del Consiglio regionale, in via Fieschi, e si sono concluse intorno alle 13, quando tre investigatori in borghese sono usciti dall’ingresso principale con in mano alcuni faldoni di documenti e dopo avere attraversato a piedi la piazza, senza rilasciare dichiarazioni, sono saliti su un’auto di servizio.

Toti, uscito dal suo appartamento di Genova con la Guardia di finanza, ha detto ai giornalisti presenti di non poter rilasciare dichiarazioni. “Non posso parlare, parlate con l’avvocato”, ha ripetuto più volte, appena uscito dal suo appartamento nel centro di Genova con la Guardia di finanza prima di raggiungere il comando provinciale delle fiamme gialle a Genova in lungomare Canepa.

Ad accompagnarlo c’era tutto il suo staff, in prima fila la giornalista e portavoce del governatore Jessica Nicolini, nominata a settembre 2023 coordinatrice delle Politiche culturali della Regione Liguria. Toti in abito blu e camicia azzurra non indossava l’abituale cravatta, ma aveva la barba fatta.

“È molto sereno e molto tranquillo”, ripete tre volte il suo avvocato Stefano Savi ribadendo che “non si parla di dimissioni, ma di sospensione dalla funzione”. Toti agli arresti domiciliari per corruzione nella giornata odierna avrebbe dovuto recarsi nel Ponente ligure per partecipare a una conferenza stampa a Ventimiglia con Flavio Briatore e il sindaco Flavio Di Muro per l’apertura del nuovo Twiga e a un’altra sulla sanità a Bordighera all’ospedale Saint-Charles. Toti, ha ripetuto Savi, “continuerà a lavorare. Come abbiamo potuto vedere fino a questo momento sono tutti fatti a cui possiamo dare una spiegazione nell’ambito di una legittima attività di amministrazione per l’interesse pubblico”. 

Arresti domiciliari anche per Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro di Toti. E’ accusato di corruzione elettorale, aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. perché, per l’accusa, avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra. In particolare avrebbe agevolato il clan Cammarata del mandamento di Riesi (Caltanissetta) con proiezione nella città di Genova. E’ accusato anche di corruzione per l’esercizio della funzione. 

Nello specifico, le accuse riguardano la promessa di posti di lavoro e appartamenti di edilizia residenziale migliori per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità di Riesi (Caltanissetta) di Genova (almeno 400 preferenze) verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente” e verso l’indagato Stefano Anzalone e alcuni altri candidati della predetta lista non sottoposti a indagini. 

Ai domiciliari anche il terminalista genovese Aldo Spinelli. In carcere invece l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l’inchiesta, l’imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.

Nell’ambito dell’inchiesta della procura di Genova su un giro di corruzione, è indagato anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A.. Moncada, sottoposto al divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale con l’accusa di corruzione. Stessa misura per Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, figlio di Aldo Spinelli, e per Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova, accusato di corruzione nei confronti di Signorini, ex presidente del porto.

 Al Presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni: quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”;agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali; velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021; assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22); assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI), 3 ; agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter (approvata dal Comitato di Gestione in data 29.7.2022).

A Cozzani quale coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, quali rappresentanti della comunità riesina di Genova, viene contestato inoltre (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto) il reato di corruzione elettorale in occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020.

A Toti e a Cozzani è stato contestato anche il fatto di aver accettato la promessa di Moncada di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del ’22, a fronte dell’impegno di sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona. 

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Economia e Finanza

Agricoltura, decreto fotovoltaico: sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati

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Sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto.

Gli impianti potranno anche essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. Sono fatti salvi anche i progetti previsti dal Pnrr e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione. E’ questa la decisione presa dal Cdm sul punto più spinoso del Decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato oggi in Consiglio dei ministri. “C’è stata grande serenità – ha detto Lollobrigida al termine della riunione – col collega dell’Ambiente Pichetto su un norma del 2021.

Dopo quattro anni poniamo fine alla installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie. Il tutto a salvaguardia dei piani Pnrr che non intendiamo mettere in discussione in alcun modo”. L’obiettivo, ha poi aggiunto, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. La bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sui terreni agricoli: “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”.

Un divieto chiesto da tempo a gran voce da Coldiretti. e sostenuto con convinzione dal ministro Francesco Lollobrigida. Sembra anzi che il titolare dell’Agricoltura considerasse lo stop come il punto più importante del suo decreto di aiuti. Il problema è che l’agrivoltaico è considerato invece strategico dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per sviluppare le fonti rinnovabili in Italia. Il Mase a febbraio ha varato un decreto che stanzia 30 milioni all’anno per vent’anni per questo settore. L’obiettivo è di arrivare a oltre 1 Gigawatt di potenza installata già nel 2026. Quando la bozza ha cominciato a girare la scorsa settimana, il Ministero guidato da Gilberto Pichetto ha fatto subito sapere che il divieto dell’agrivoltaico “non era condiviso”. Il ministro non ha gradito la fuga in avanti del collega, che evidentemente aveva deciso sulla materia senza consultarlo, nonostante fosse anche di sua competenza. Dalla fine della scorsa settimana, è partita una trattativa fra i due ministeri per arrivare a un compromesso. Raggiunto in Cdm.

“Rafforziamo il ruolo del commissario per la siccità Nicola Dell’Acqua, che ha predisposto un piano straordinario e lo autorizziamo a svolgere gli interventi di urgenza per riuscire a efficientare il sistema idrico italiano”. Così il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, illustrando il decreto varato in Consiglio dei ministri, dove è stato audito il governatore della Sicilia Renato Schifani. Serve una “pianificazione per affrontare in termini infrastrutturali una criticità ormai ciclica – ha aggiunto -: la siccità non è un’emergenza, ogni cinque anni circa colpisce in modo devastante il nostro territorio, in questo caso la Sicilia ma è capitato ad altre regioni. Con il cambio climatico gli effetti rischiano di aumentare”.

Su proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per 12 mesi, in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Regione Siciliana. È stato anche deliberato un primo stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla Regione di far fronte all’attuazione degli immediati interventi.

“Diamo la possibilità di ampliare il ruolo di guardia venatoria alle associazioni legittimate allo svolgimento dell’antibracconaggio e del controllo dello svolgimento regolare di tutte le attività previste per legge”, dice il ministro Lollobrigida. “Questo – ha spiegato – ampia lo spettro delle associazioni che potranno avere, con una certificazione che deve essere data a coloro che svolgono questa funzione, il controllo in particolare dell’antibracconaggio, che è l’elemento sul quale auspichiamo si muovano le guardie che hanno questo tipo di configurazione”.

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