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Roma

TIBURTINA, EMERGENZA IMMIGRATI: IL RACCONTO DI UN VOLONTARIO ITALIANO TRA LA GENTE

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Tempo di lettura 5 minuti L’Osservatore d’Italia ha intervistato Nicola La Triglia, volontario che da anni vive nella capitale e che dinanzi a tale scempio non è riuscito ad essere indifferente

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di Christian Montagna e Matteo La Stella

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Roma – “Vergogna vergogna…anziché mandare la protezione civile con acqua, vestiti, servizi igienici…stanno mandando la forza bruta”. Sono queste le parole con cui Nicola La Triglia, un giovane siciliano volontario mosso da un senso di fratellanza e solidarietà, ha commentato l’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtino di Roma. A pochi passi dal cimitero del Verano, tra Piazza Bologna e il ponte che porta su Via Tiburtina si sta consumando una vera e propria tragedia, taciuta e minimizzata da chi non vuole assumersi le responsabilità di politiche inconcludenti ed errate sulla gestione degli immigrati. Bambini, donne e giovani adolescenti abbandonati per le strade, come bestie, senza acqua né cibo, senza sapere nemmeno quali siano le sorti che li attendono: giacciono, in attesa di essere riconosciuti come umani.

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il giovane volontario siciliano che da anni vive nella capitale e che dinanzi a tale scempio non è riuscito ad essere indifferente. Nicola dopo aver diverse volte visto cumuli di gente in quel tratto di strada, ha deciso di uscire ed è andato a portare il suo sostegno. Ci ha parlato di persone “ trattate come delinquenti per il solo fatto di esserci, di occupare il nostro suolo.”

D: L’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtina è tangibile. Oggi, la risposta della Stato italiano è stata quella di inviare sul posto i militari. Puoi raccontarci cosa è accaduto all’arrivo della polizia a Tiburtina?
R: “ Oggi, erano circa 400 persone per strada, ad abitare i marciapiedi. Ieri, oltre 800. Ho visto mamme stanche e scalze scappare con bambini in braccio. Mi sono vergognato e ho chiesto scusa a nome degli italiani. Non è questo il modo di agire! Sono riuscito a trovare tra gli immigrati qualcuno che riuscisse a parlare inglese e sono riuscito a comunicare con loro. ”

D: Visto che sei riuscito a comunicare con loro, cosa ti hanno raccontato?
R: “ Hanno parlato di viaggi della speranza, lunghi ed interminabili. Ore e ore nella speranza di raggiungere la destinazione sani e salvi. Mi hanno raccontato anche delle cifre astronomiche con cui sono stati pagati questi viaggi a bordo di carrette fatiscenti.”

D: C’è bisogno di aiuto in questo momento, di solidarietà e di lotta contro l’indifferenza: cosa vuoi chiedere ai tuoi connazionali?
R: “ Vi chiedo semplicemente di non stare a guardare, svuotate gli armadi, portate cibo, acqua, giochi per bambini, vestiti e SORRISI e venite ad aiutarci”

D- Cosa hai pensato non appena l’emergenza umanitaria ti si è palesata?
R: “Mi sono chiesto se questo è un uomo. Due mesi fa mi trovavo a Calcutta dove ho visto esseri umani poveri dormire a terra, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza dei passanti. Adesso sono a Roma, sulla via Tiburtina e vedo più di 800 esseri umani immigrati provenienti dall’Eritrea e dal Sudan stanchi e stremati dal lungo viaggio e ancora in attesa di capire dove andare; dormono per strada, privi di tutto, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza di noi passanti. Tutta questa disumanità si consuma proprio dietro la porta di casa nostra…”

D: Cosa pensi del pericolo di diffusione delle malattie lanciato dai numerosi abitanti della zona?
R: “Io non ho nessun tipo di preoccupazione. Sono stato per cento giorni in giro per il mondo e posso garantire che le malattie non si diffondono con una stretta di mano. C’è sicuramente il rischio scabbia ma non ho paura di poterla contrarre.”

La cronaca degli avvenimenti. Dopo il blitz compiuto dalla Polizia nel pomeriggio di giovedì, mirato ad identificare le centinaia di migranti che ormai sono accampati da giorni nei pressi della stazione Tiburtina, questi si sono dileguati per le vie del quartiere, puntando tutto sul vicino centro di accoglienza “Baobab”. Quì sono stati presi in consegna solo i casi limite: donne con bambini, persone debilitate e donne incinta, anche se, dopo la “retata” delle forze dell'ordine, sempre più clandestini hanno bussato alla porta del centro d'accoglienza sito in Via Cupa, ormai al collasso.
Già dal primo intervento degli agenti, i profughi si sono spostati da Piazzale Mazzoni, ripiegando sotto il ponte della Via Tiburtina che gli ha offerto riparo per la notte tra le sue colonne . La parte del Piazzale più vicina al via-vai della stazione è rimasta però adibita ad un grande stendi panni.

Croce Rossa e Protezione Civile all’opera. Da giovedì sera, è intervenuta sul posto anche la Croce Rossa che ha dispensato medicinali e cure ai bisognosi con il desiderio di farsi curare di loro spontanea volontà. Venerdì mattina è stata invece la volta della Protezione Civile che, quasi in visita di cortesia ha distribuito bottigliette d'acqua ai migranti.

Questa mattina. Intorno alle 10 di questa mattina la Polizia è tornata alla carica per l'identificazione producendo solo un grande parapiglia che ha portato nuovamente i profughi alla fuga: un gruppo nutrito si è infatti diretto verso il Verano, prima di disperdersi per le vie che gravitano intorno all'hub ferroviario e a Piazza Bologna. Ma l'occhio della Polizia è sempre presente, e , dall'alto, un elicottero ha cercato di arginare la situazione ormai totalmente fuori controllo.

Poi, intorno alle 12 di venerdì ha preso piede il secondo “arrembaggio” degli agenti per le identificazioni, capace di mettere nuovamente in fuga tutti i profughi da Via Cupa, dove precedentemente si erano stabiliti. In entrambe le azioni gli agenti non sono riusciti ad effettuare alcun controllo. Ora si registra la presenza di 2 pattuglie della Polizia in Piazzale Mazzoni mentre tutti i profughi affollano Via Cupa.

Il centro di accoglienza Baobab. Il centro “Baobab”, intanto, vive un vero e proprio momento di emergenza. Il responsabile dell'unica struttura che sembra essere in grado di ospitare i migranti racconta: “In questo momento -al centro di accoglienza- invece di ospitare 200 persone ce ne sono quasi 800. Per lo più eritrei, etiopici, somali e sudanesi. Solo ieri ne sono arrivati 200”. L'intasamento del centro ha provocato anche problemi alla rete fognaria dello stesso, risolti solo nella notte tra giovedì e venerdì.

Giovedì sera, nell'occhio dell'emergenza ha fatto capolino anche il presidente del Municipio II, Giuseppe Gerace. “Ieri sera siamo rimasti fino a tarda notte insieme a loro all'esterno del centro di accoglienza di via Cupa per accertarci che fossero distribuiti pasti e acqua e che tutti fossero assistiti dai medici della Croce Rossa – ha spiegato Gerace – Siamo dinanzi a persone che fuggono da orribili situazioni e che hanno come unico scopo quello di proseguire il viaggio: abbiamo conosciuto molti giovani e giovanissimi eritrei, donne e bambini. Persone spesso spaventate che stanno collaborando in maniera spontanea all'organizzazione della loro sistemazione, ripulendo i luoghi, distribuendo cibo ai concittadini più deboli in una bellissima logica di solidarietà. Non siamo disponibili ad essere complici di violazioni di diritti umani”.

È da diverse settimane che la stazione Tiburtina ha preso le sembianze di un campo profughi. Tra Largo Mazzoni e Largo delle Crociate, profughi “transitanti” hanno trovato un punto dove stazionare. Loro, in fuga da situazioni velenose, vedono l'Italia come la porta d'Europa per raggiungere nazioni nel quadrante nord di un'Unione più separata che mai. Fino ad inizio maggio i “transitanti” occupavano la struttura abusiva di Via delle Messi d'Oro, finita KO dopo l'intervento del Campidoglio che ne ha disposto l'abbattimento a suon di ruspe. Ora, a risanare la sbandata delle ruspe comunali ci deve pensare il piccolo centro di accoglienza Baobab, che, anche volendo, non dispone dello spazio sufficiente ad ospitare la mole di bisognosi in fila davanti al suo portone da quando Berlino ha fermato il trattato di Schengen per il G7. Una sequela di eventi che ha portato la stazione Tiburtina ad essere un centro di accoglienza dove il soffitto sono le stelle e il caldo, le temperature estive di questi giorni.
Tra gli abitanti del quartiere, inoltre, impazza la convinzione che la situazione non sia gestita in modo ottimale ai piani alti.

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Cronaca

Roma, conto alla rovescia per la 4 edizione dell’Hip Hop Cinefest: un fine settimana all’insegna di cinema, musica e cultura

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Venerdì 10 e sabato 11 maggio alla Casa della Cultura di Torpignattara (Via Casilina, 665 – Roma) – Ingresso Libero
 
L’unico evento italiano e uno dei cinque al mondo dedicato alle storie scritte, prodotte e dirette da amanti della cultura Hip Hop, passando per tutti i generi cinematografici compresi quelli sperimentali.
 
La forte vocazione internazionale dell’Hip Hop Cine Fest conferma l’evento come punto di incontro di culture e idee che arrivano da tutto il mondo. Come nelle passate edizioni, oltre alla proiezione delle opere cinematografiche selezionate, l’evento diventa un forum di discussione sui temi complessi della narrazione culturale attuale. La kermesse, nelle varie attività e azioni di cui si compone, è un laboratorio di creazione, condivisione, ispirazione e sperimentazione che si muove oltre le barriere geografiche, favorendo scambi artistici su scala globale. L’Hip Hop Cine Fest esplora le intersezioni tra cinema, musica e le sfide culturali del nostro tempo, celebrando la ricchezza della cultura Hip-Hop e il suo impatto trasformativo nella società.
 
Durante la due giorni, si terranno dibattiti e workshop, con una particolare attenzione ai processi educativi non formali dell’Hip-Hop come strumento pedagogico innovativo. Le categorie in gara includono documentari, fiction, video musicali, e opere sperimentali, sia lunghe che corte. Per l’edizione 2024 sono stati selezionati 112 progetti provenienti da 26 paesi: 22 documentari lunghi, 19 documentari corti, 6 cortometraggi di finzione, 20 progetti sperimentali, 6 progetti web/seriali e 39 videoclip musicali.
 
Tra le opere in concorso i documentari: “Street Heroines” di Alexandra Henry dagli Stati Uniti, la celebrazione del lavoro di tre artiste latine attive nella scena dei graffiti tra NY, Città del Messico e San Paolo, e “Olossa” diretto da F.Randrianambinana, J.O.Tsibeny E M.A.Ramangason, un viaggio nella drill del Madagascar. Tra i progetti di finzione “The last Carreo” dal Perù di P.Malek, 24 ore nella vita di Lucho freestyler di Lima, un action tra contraddizioni e dura realtà. Tra i progetti sperimentali “The graffiti mistery” dalla Francia di C.Diaz, un progetto che esplora il lettering attraverso la settima arte; per i best of the web “Fazilona” di Z.Bandido, M.A.Verdiell, E.d.G.Koperuna, web serie dedicata alla scena delle fanzine di Barcellona. Tra i videoclip musicali “Survaival” del regista cubano A.V.D’Mente.
 
Per tutte la durata della manifestazione, sarà allestita una mostra d’arte curata dalla galleria Croma e una selezione espositiva dell’Italian Hip Hop Museum.
Tutti progetti selezionati saranno trasmessi in streaming gratuito sulla piattaforma filmocracy.com dal 29 aprile al 19 maggio.
 
 
Il programma
 
venerdì 10
ore 13.00 – 21.30
Proiezioni non stop delle opere in concorso
dalle ore 15
graffiti live painting a cura dell’artista peruviano suc
ore 15.00
workshop di Djing con DJ Mixturesse dall’Olanda
ore 16.30 – 17.30
Talk “Hip Hop e Narcostati”, tra gli ospiti il regista Federico Peixoto.
All’interno dei difficili contesti del Latinoamerica dove i narcotrafficanti dettano legge, l’Hip-Hop è capace di veicolare un messaggio di resistenza e fratellanza, il tutto raccontato direttamente da un artista della Costa Rica.
Ore 18.00 – 19.30
Panel “Hip Hop e resistenza: Tunisia, Palestina e Siria”, tra gli ospiti l’artista tunisino Elyes Fatnassi. Testimoni diretti provenienti da tre paesi attualmente infiammati da guerre, oppressioni e instabilità: Palestina, Siria e Tunisia si incontrano sulla scia di un insolito filo conduttore: L’Hip Hop e la sua capacità di diventare strumento di resistenza per cultura anche nei contesti più difficili, restituendo speranza
 
 
Sabato 11
Ore 10.00 – 22.00
Proiezioni non stop delle opere in concorso.
Ore 11.00 – 12.30
Panel “Breaking: dall’arte-educazione alle olimpiadi”, tra gli ospiti il tecnico federale e giudice Edoardo Bernardini.
Partendo dal potere arte-educativo del Breaking, nato tra i vicoli delle periferie, fino alla consacrazione olimpica della disciplina, che futuro si prevede per la “original street dance”? La sua formalizzazione in disciplina olimpionica sarà preponderante, o rimarrà più forte il richiamo della strada?
Dalle ore 13
Graffiti live Painting a cura dell’artista palestinese Hamza Abu Ayyash.
Ore 13.30 – 14.30
Workshop “Hip Hop Filmaking” con il regista olandese Stephan Velema.
Ore 15.00 – 16.30
Panel “Hip Hop – Femminismo – Empowerment”, tra gli ospiti Martha Diaz dell’Hip Hop Education Center di New York.
In questa sezione si cercherà di affrontare le delicate questioni che riguardano il ruolo troppo spesso marginalizzato della donna a livello globale, tanto nella società come anche nella cultura Hip-Hop. È in questo contesto che nascono movimenti come il femminismo hip-hop e l’afro-femminismo, che promuovono l’empowerment femminile e un cambio di paradigma radicale.
18.00-19.30
Tavola rotonda “Storia del cinema hip hop vol. 4”, tra gli ospiti il professore e ricercatore Giuseppe Gatti.
Quarto appuntamento con la riflessione sulla natura e lo stato del cinema Hip-Hop, quest’anno si andranno ad analizzare le prospettive future di questo genere ibrido e le sue possibilità evolutive, sia dal punto di vista produttivo, che soprattutto distributivo.
Ore 21
Cerimonia di premiazione dei vincitori del festival.
 
Privo di virus.www.avast.com

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Castelli Romani

Frascati: eletti i presidenti delle Commissioni Affari Istituzionali e Bilancio

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Eletti ieri i presidenti della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate del Comune di Frascati, rispettivamente Maria, detta Emanuela, Bruni e Roberto Mastrosanti.

Una nuova elezione che segue le dimissioni, sembrerebbe senza alcuna motivazione, di Anna delle Chiaie e Marco Lonzi.

La Commissione Affari Istituzionali, da Statuto del Consiglio Comunale, spetta di diritto alle opposizioni che siedono a Palazzo Marconi che oggi erano rappresentate dalla stessa Emanuela Bruni, Roberto Mastrosanti, Anna delle Chiaie e Matteo Angelantoni con la sola assenza di Marco Lonzi.

Maria, detta Emanuela, Bruni

All’unanimità dei presenti viene eletta la dottoressa Bruni, già candidata sindaco nel 2021 del centro destra Frascatano: un curriculum vitae che spazia dalla carriera giornalista, a ruoli istituzionali – la prima donna a presiedere il cerimoniale di Palazzo Chigi – ed, attualmente, consigliere del CdA del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Roberto Mastrosanti

Per la Commissione Bilancio, Patrimonio e Partecipate viene eletto, sempre all’unanimità dei presenti compresi i capogruppo dei partiti di maggioranza di Palazzo Marconi, l’avvocato Roberto Mastrosanti, già sindaco della città: una regola non scritta, ma sempre rispettata dall’assise tuscolana, attribuisce sempre alle opposizioni tale presidenza in virtù del fatto che trattasi, pur sempre, di una commissione di controllo.
Si ricuce così il rischio di un blocco dell’attività politica del Consiglio Comunale.
A caldo il commento del commissario cittadino di Forza Italia, nonché membro della segreteria provinciale, il dottor Mario Gori: “Eletti due consiglieri comunali con grande esperienza Amministrativa ed Istituzionale, oltre che stimati professionisti, che, sicuramente, eserciteranno le loro funzioni nell’interesse della collettività”. Si aggiunge poi, nella serata, dalle pagine Facebook, il commento della Lega Frascati che oltre ad augurare un “buon lavoro” ai neoeletti scrive: “su queste commissioni parta un percorso di costruzione di una alternativa politico-amministrativa all’attuale giunta a guida PD”.

Ai neo presidenti auguriamo un buon lavoro.

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Castelli Romani

Rocca Priora, elezioni: intervista a 360 gradi a Anna Zaratti

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Anna Zaratti, classe 1983, sposata. Una laurea in biologia cellulare molecolare ed un master in genetica forense, oggi docente nella scuola media secondaria.

Una chiacchierata in serenità davanti ad un caffè cercando di capire cosa spinge una ragazza della sua età ad una competizione elettorale.

Anna, anche con te, ci diamo del tu? Come sei arrivata alla politica?

(sorride serena) Si si, diamoci del tu. Ho respirato in casa questa passione.
I primi momenti di vita politica li ho vissuti all’università ed è stata per me un bel banco di prova perché ho compreso in pieno il concetto che la “vera politica parla sempre”.

Spiegami un po’ questa tua ultima affermazione

Vedi non è una questione di ideologie contrapposte ma il concetto stesso che la politica è arte del fare e del discutere. Ha come fine il bene delle persone, della comunità.
Quindi va da se che costruire una strada, una scuola, non è né di destra né di sinistra è semplicemente da FARE e questo si vede ancora di più in un ambito, come quello locale, dove bisogna necessariamente superare questi steccati ideologici.

Quindi vuoi dirmi che alla fine gli steccati ideologici crollano o meglio debbono venire meno di fronte a questo tuo principio?

(il sorriso diventa serio) Certo che si.
La contrapposizione ideologica porta sempre allo scontro delle persone e non al chiarimento delle idee e quindi compiere delle scelte sulla base del FARE deve essere, necessariamente, il principio di chi si presenta di fronte agli elettori.

A Rocca Priora la scelta del tuo partito, Fratelli d’Italia, di cui sei presidente, viene vista come una scelta sofferta. È vero?

Ma neanche tanto.
Quello che ci rimproverano è il discorso delle solite facce, delle solite persone.
Ti faccio un esempio: tu lasceresti una Ferrari o un aereo in mano ad una persona che non l’ha mai guidata?
Io tentennerei nel farlo, preferirei avere qualcuno al fianco che mi insegnasse a farlo, mi spiegasse come tirare fuori al meglio le potenzialità della Ferrari o dell’aereo.
Ecco: guidare una macchina amministrativa, di certo, non è una cosa facile.
C’è bisogno di chi ha le capacità di farlo e che permetta a “noi giovani” di fare esperienza creando poi una nuova classe dirigente.

Quindi fare quella che un tempo era la “gavetta” è necessario anche in politica?

Ancora di più. Si dice spesso che chi governa debba essere un buon padre o una buona madre di famiglia.
Ma non mi risulta che ci sia il “manuale del perfetto genitore” bisogna fare esperienza sul campo ed avere vicino donne e uomini che di “esperienza” ne hanno già e che ci permettano di acquisire con loro quelle capacità amministrative e di governo necessarie per il bene della popolazione.

Mi ha colpito molto nella riunione del 24 aprile quando hai parlato di biodiversità e nello specifico del Bosco del Cerquone. Ho appuntato un acronimo “ZSC” mi spieghi cosa significa e come può diventare quella località il valore aggiunto per Rocca Priora?

(gli brillano gli occhi ed il suo sorriso risplende) Mi fa piacere che ti sia soffermato su questo argomento lo serbo nel mio cuore dai tempi in cui, in università, facevo ricerca.
Noi abbiamo la fortuna di avere una Zona Speciale di Conservazione, ZSC appunto.
Prova a chiudere gli occhi e pensare al nostro territorio in periodo compreso tra 600 mila anni fa e 40 mila anni fa … beh! quello è il Bosco del Cerquone.
Un unicum per il nostro territorio, una zona non contaminata dalle successive forestazioni, i castagni ad esempio, che mutarono moltissimo l’aspetto delle nostre zone.
Li si conservano ancora querce, tigli ed aceri tipici della nostra zona.
Un vero e proprio Santuario Ecologico, un campionario, passami il termine, di molteplici biodiversità, sia faunistiche che floreali.
Si potrebbe creare un indotto turistico magari un vero e proprio centro di ricerca assieme alle università arrivando fino all’ARPA.
Ma quello che diventa ancora più necessario è quello che Claudio Fatelli ha esposto nella riunione a cui tu facevi riferimento: creare quelle strutture capaci di accogliere turisti e ricercatori. Oltre l’indotto ci vuole la capacità recettiva.

Sempre in quella stessa occasione hai ampiamente parlato di Sport ma cosa rappresenta per te?

Qui il discorso si ampia.
Siamo troppe volte abituati a considerare lo sport esclusivamente come pratica sportiva, come attività.
Ma se andiamo a guardare bene lo Sport è la base dell’inclusione, è simbolo e sinonimo di pace, basta guardare nel mondo antico quando durante il periodo olimpico si interrompeva ogni guerra.
Lo Sport insegna a fare tesoro delle sconfitte.
Lo Sport educa i giovani ad una disciplina comportamentale, è la scuola delle regole.
Lo Sport deve diventare un progetto educativo, sociale, inclusivo non esclusivamente motorio.
Quindi una progettualità di questo genere deve diventare l’anima di ogni azione amministrativa.

Un progetto ambizioso, il tuo, ma non si può non condividere

Beh aggiungo che Rocca Priora ha avuto la fortuna di essere stato uno dei primi paesi dei Castelli Romani a dotarsi di un complesso sportivo polivalente. Oggi quella realtà può e deve diventare una Cittadella dello Sport proprio in questo ambito che ho appena descritto. E lo si può fare anche utilizzando strutture ecocompatibili che ne farebbero un unicum nel suo genere.

Sei alla tua seconda esperienza come candidato al consiglio comunale. C’è qualcosa che nella prima tua prima esperienza ti ha colpito?

Si! Non te lo nascondo – dice guardandomi fissa negli occhi – ho sentito forte il peso della responsabilità delle persone che avevano riposto in me la loro fiducia. Un peso importante ma che oggi, ancora di più, mi spinge a fare meglio.
Ma stavolta ho dietro di me una bella squadra che mi supporta e mi sprona ad andare avanti e quello che chiedo ai roccaprioresi è di non smettere mai di stimolarmi anche il giorno dopo le elezioni ricordandogli la mia piena e totale disponibilità a riceverli ogni volta che lo riterranno necessario.
Ed in più, mi prendo l’impegno, già da ora, di incontrarli spesso, in una Assemblea Pubblica, per fare il punto della situazione. Un impegno concreto che mi permetta di ascoltare i loro suggerimenti, le loro idee e, perché no, anche le eventuali lamentele.

Le mie interviste, lo avrai letto, si chiudono sempre con una bacchetta magica che io ti presto e che può far avverare due desideri: uno per te, per la tua famiglia ed uno per la tua città …

Beh facile per la mia famiglia: la serenità e l’armonia e quella capacità di comprendersi sempre.
Per Rocca Priora ho un sogno: una Ludoteca, un luogo che permetta ai giovani di trovarsi e di incontrarsi.
Un luogo che permetta loro di poter tornare ad essere comunità che si unisce e che crea valore aggiunto. E questo lo si può fare utilizzando quelli spazi, troppe volte abbandonati e che, grazie al PNRR il Comune di Rocca Priora sta recuperando appieno.

L’avevo conosciuta dalle parole di alcuni amici che me l’avevano descritta come una donna tenace ma piena di voglia di fare e di capacità di fare sintesi: avevano ragione.
Grazie Anna ed un grosso in bocca al lupo.

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