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Roma

ANGUILLARA: "FORNITA ACQUA AVVELENATA E CANCEROGENA DAL 2001 AL 2013”

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Tempo di lettura 2 minuti Sulla salute non si scherza e ci auguriamo che questa questione venga risolta quanto prima nelle opportune sedi e che non si lascino cadere nel nulla simili affermazioni

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di Ivan Galea
Anguillara (RM)
– Per dodici anni almeno 2 mila residenti di Ponton Dell’Elce, quartiere della città di Anguillara, avrebbero bevuto “acqua avvelenata e cancerogena”. Dichiarazioni scioccanti quelle fatte dall’ex assessore all’Ambiente di Anguillara Enrico Stronati sul social facebook a commento di un nostro articolo che, atti alla mano, ha rivelato come la tariffa per la manutenzione dell’impianto di potabilizzazione dell'acqua a Ponton dell’Elce fosse raddoppiata da un anno altro (dal 2014 al 2015), senza che nessuno degli amministratori battesse ciglio. Qui non si parla però ne di tasse o tariffe esose e neppure delle tasche dei cittadini. La questione purtroppo è andata a finire sulla salute e incolumità pubblica dato che lo stesso Enrico Stronati con tanta facilità sul social ha scritto che è stata fornita dal 2001 al 2013 acqua “avvelenata e cancerogena”.

Vogliamo citare testualmente la frase nella sua interezza per lasciare al lettore la possibilità di giudicarne la rilevanza: “Le tariffe idriche sono ferme al 2009, tutti gli investimenti fatti per fornirvi di acqua potabile, e non avvelenata e cancerogena come vi è stata fornita dal 2001 al 2013, sono stati caricati sul bilancio comunale e non scaricati sulla tariffa…”. Questa l’affermazione che fa parte di un lungo commento di Stronati. Vogliamo fortemente pensare che si tratti di un colpo di caldo o di un attimo di mancata lucidità da parte dell’ex amministratore, ma i fatti esposti sono talmente gravi che non si può e non si deve far finta di nulla, ne prendere alla leggera tali rivelazioni. Per la salubrità dell’acqua sono state portate avanti battaglie ovunque, anche ad Anguillara, e sapere che un rappresentate dei cittadini era al corrente che veniva somministrata acqua "avvelenata e cancerogena" alla collettività mette i brividi.

Arsenico e floruri Di fatto, possiamo immaginare che Stronati si riferisca alla percentuale di arsenico e floruri, contenuti nell’acqua, oltre i limiti di legge che negli anni dal 2001 al 2012 ha visto un’alternanza di ordinanze di divieto di utilizzo potabile. Una questione nota a tutti. Ma da qui ad affermare che è fornita acqua "avvelenata e cancerogena” lascia pensare che forse ci sia qualcos’altro che i cittadini non conoscono. Peraltro in tutti questi anni i cittadini hanno pagato per avere l’erogazione di acqua potabile (parentesi di poco conto).

I primi responsabili della salute pubblica
Se queste affermazioni, che provengono da chi ha ricoperto la carica di assessore all’Ambiente, dovessero rivelarsi veritiere, ci troveremmo di fronte ad una grossa responsabilità che graverebbe sugli amministratori che hanno governato negli anni indicati da Stronati,che si sarebbero macchiati di questo “crimine” attentando alla salute dei residenti che ignari dei valori potenzialmente mortali contenuti nell’acqua erogata dal Comune hanno bevuto per ben 12 anni questo cocktail letale mettendo a rischio soprattutto lo stato di salute di donne in gravidanza, bambini e anziani. Sono perciò stati chiamati in causa tutti i sindaci che si sono alternati dal 2001 al 2012: Antonio Pizzigallo (1999/2004), Emiliano Minnucci (2004/2008),   Antonio Pizzigallo (2009/2011), Francesco Pizzorno (2011/2016) ivi compresi il commissario straordinario Bellucci e il facente funzione nel periodo intercorrente tra la seconda giunta Pizzigallo e quella di Pizzorno Stefano Paolessi

Una questione da chiarire subito Si è dunque bevuto acqua per 12 anni credendo che i valori fossero nella norma? Si tratta di una questione da chiarire subito: o si è taciuto sulla pelle dei residenti oppure Enrico Stronati ha reso delle gravissime dichiarazioni, procurando un allarmismo ingiustificato. Sulla salute non si scherza e ci auguriamo che questa questione venga risolta quanto prima nelle opportune sedi e che non si lascino cadere nel nulla simili affermazioni.

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Metropoli

Colleferro, furto al supermercato: arrestato un 27enne

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COLLEFERRO – I Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Colleferro hanno arrestato in flagranza di reato un 27enne georgiano, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato di furto aggravato nei pressi di un noto supermercato di Colleferro.

Nello specifico, ieri pomeriggio, i militari nel corso di mirati servizi di prevenzione nei pressi delle attività commerciali, hanno ricevuto una segnalazione da parte degli addetti alla sicurezza interna di un centro commerciale. I militari sono intervenuti rapidamente all’interno del supermercato dove hanno bloccato il 27enne. Il giovane aveva effettuato il pagamento di alcuni prodotti, del valore di pochi euro, oltrepassando poi le barriere antitaccheggio con lo zaino pieno di prodotti per l’estetica e repellenti anti-zanzare del valore complessivo di circa 450 euro. I militari, oltre ad acquisire la denuncia del responsabile dell’esercizio commerciale, hanno anche acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza che documentano gli attimi in cui l’uomo si è impossessato della refurtiva, interamente restituita all’avente diritto.

Nella mattinata, il Tribunale di Velletri ha convalidato l’arresto e condannato il 27enne a quattro mesi di reclusione (con pena sospesa) e 200 euro di ammenda, previo patteggiamento.

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Cronaca

Ardea, beccati in flagrante mentre tentano una rapina in casa

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ARDEA (RM) – I Carabinieri della Tenenza di Ardea hanno arrestato in flagranza due uomini italiani, un 46enne e un 47enne, già noti alle forze dell’ordine, gravemente indiziati per il reato di tentata rapina ai danni di un commerciante, 58enne.
La scorsa notte, una ragazza si è presentata presso gli uffici della Tenenza dei Carabinieri di Ardea, chiedendo aiuto e denunciando un furto in atto presso la propria abitazione di Ardea, via Modena.
Ragion per cui, due Carabinieri, liberi dal servizio e in borghese, acquisita la segnalazione, si sono recati immediatamente presso l’abitazione della donna dove hanno trovato un uomo in fase di colluttazione con il padre della ragazza. Immediatamente bloccato, i Carabinieri, su indicazioni della vittima, hanno appurato della presenza di un secondo complice e si sono messi alla ricerca dell’uomo che, prima dell’arrivo dei militari si era dileguato nei campi limitrofi, ma è stato immediatamente rintracciato e bloccato a circa 50 metri di distanza, nascosto tra gli arbusti.
La vittima, soccorsa, è stata trasportata presso l’Ospedale Sant’Anna di Pomezia, per le escoriazioni riportate durante la colluttazione ricevendo cinque giorni di prognosi.
I Carabinieri, ricostruendo la dinamica dei fatti, hanno appurato che, i due indagati si erano introdotti all’interno della cantina, con l’intento di asportare generi alimentari (olio e vino).
Per questo motivo, i due indagati, sono stati arrestati e condotti in caserma e sottoposti agli arresti domiciliari, in attesa del rito direttissimo. Al termine dello stesso, il giudice ha convalidato l’arresto per entrambi e disposto per loro la misura cautelare degli arresti domiciliari.



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Cronaca

Marcellina, perseguita moglie e figlia dagli arresti domiciliari: portato in carcere

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I Carabinieri della Stazione di Marcellina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare degli arresti domiciliari con custodia in carcere a carico di un uomo italiano di 55 anni.
L’esecuzione del provvedimento da parte dei Carabinieri rappresenta l’epilogo di attività investigative mirate a far emergere i molteplici e duraturi comportamenti violenti denunciati dalla ex moglie dell’uomo, costretta a subire le vessazioni del compagno per lunghi periodi, oltre che frequenti violenze fisiche e psicologiche, fino a quando decideva di porre fine alla relazione.
A gennaio dello scorso anno, l’uomo usava violenza anche nei confronti della figlia, all’epoca 17enne, colpevole di essere andata a mangiare una pizza con sua madre, causandole lesioni al volto. Quest’evento ha convinto la donna a denunciare tutto, compresi i maltrattamenti subiti in passato, oltre l’ultimo gravissimo evento a danno della figlia. All’uomo veniva applicato il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, e divieto dio comunicazione con la parte offesa.
L’uomo, non rispettando il divieto imposto, inviava messaggi minacciosi tramite social network alla ex moglie ed alla propria figlia, cercando di influenzare le loro deposizioni nel processo che si stava svolgendo a suo carico, arrivando a minacciarle anche in aula di tribunale.
In considerazione dei gravissimi fatti accaduti, dell’inosservanza della misura cautelare imposta al 55enne e della necessità di salvaguardare l’incolumità delle donne vittime di violenza, la Procura della Repubblica richiedeva ed otteneva dal Tribunale di Tivoli l’emissione di un aggravamento della misura cautelare in atto con quella della custodia cautelare in carcere, che veniva eseguita lo scorso 9 maggio dai Carabinieri di Marcellina, che traevano in arresto il soggetto e lo conducevano presso la casa Circondariale di Rebibbia.



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