Banca Popolare del Lazio, Capitani: “Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell”imprenditore agricolo e socio della Banca Popolare del Lazio Domenico Capitani.

“Forse l’errore del Presidente di chiamarsi Banca Popolare del Lazio e non presidente del CDA, nel presentare la lista dei candidati unici al “nuovo” CDA, pur rimanendo un errore formale, sottace la vera natura dell’uomo di sentirsi “padrone” della banca.

Cosa che si rileva anche in altre occasioni, come per esempio nei comunicati stampa o pseudo interviste in cui parla di acquisizioni o scelte strategiche che avrebbero bisogno dell’approvazione della vera proprietà della banca ovvero “l’assemblea dei soci” in presenza, VERA SOVRANA , essa si, della banca, così come si sbandierano i successi, se successi fossero, come il “salvataggio” della Banca della Tuscia, banchetta con un unico sportello e non si cita il fallimento molto dispendioso della BPL dell’acquisizione più volte annunciata della Banca Val Camonica.

Così come non si parla della anch’essa annunciata, con comunicati e articoli stampa, ristrutturazione dell’Ottobre 2020 che prevedeva la collaborazione con Banca Cassinate e Popolare di Fondi (che smentiranno immediatamente).

Sembrerebbe per noi umani che andiamo a “tentoni”. Si parla dell’aumento delle filiali come fosse una conquista napoleonica. La BPL sono 30 anni che aumenta le sue filiali, loro evidentemente hanno solo il merito di averne regalate tante Banca Blu che non è di proprietà 100% BPL. Chi ci avrà guadagnato?! Per non parlare dei risultati di bilancio, si fanno percentuali sull’anno precedente che non esisteva e si ottiene un prestigioso + 80,26%.
In verità ci sarebbe molto da discutere sul risultato ottenuto, dieci filiali ottengono un utile di 7,8 milioni , 53 filiali Blu Banca ottengono un utile di 11,1 milioni. Forse era meglio tenersele.
Apprendiamo inoltre dal comunicato che la banca avrebbe acquisito una società di brokeraggio assicurativo finalità diventare banca-assicurazione.

Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”




Banca Popolare del Lazio, elezioni CdA: tra pareri favorevoli e conflitti di interesse. Drin drin… c’è qualcuno? [Parte 2]

Nove componenti del nuovo CdA della Banca Popolare del Lazio sono stati eletti lo scorso 4 maggio nel corso dell’Assemblea dei soci tenutasi in modalità online.

Una nota, protocollata in Banca prima delle elezioni dai soci Marco Picca e Domenico Capitani, mette a rischio di invalidazione tutta la procedura elettiva che, come evidenziato dai due soci, ha visto dapprima presentare la Lista 1 (con i 9 nominativi poi eletti) a nome della Banca quindi non ottemperando alle norme statutarie che identificano invece tra i soggetti legittimati alla presentazione della lista dei consiglieri candidati il C.d.A. visto, in quel contesto, come soggetto distinto da quello rappresentato e non invece in “nome” della Banca che rappresenta per presentare la lista dei 9 candidati e con ciò potenzialmente viziando la volontà della platea dei soci chiamati a intervenire in Assemblea per nominare i componenti del Consiglio di Amministrazione. Un primo errore formale al quale si è poi messa una “pezza” attraverso una nota integrativa presentata fuori tempo.

La nota dei due soci – Picca e Capitani – evidenzia però altre criticità che vanno ben aldilà del mero errore formale, qualora così qualcuno lo voglia intendere, quello di aver presentato la lista a nome della Banca e non del CdA.

Si parla di incompatibilità di alcuni degli eletti e soprattutto degli amministratori indipendenti che ne hanno avallato la presentazione

Con nota scritta pubblicata sul sito della Banca il Presidente del C.d.A. comunicava ai soci, con informativa ex art. 12 del Regolamento Assembleare: Candidature alla carica di consigliere di amministrazione – Lista l presentata dal CdA che … il Comitato Amministratori Indipendenti ha espresso parere favorevole in ordine alla rispondenza delle candidature, alla composizione quali-quantitativa ottimale preventivamente individuata dal Consiglio di Amministrazione, affermando, pertanto, che la lista dei candidati consiglieri risponde a tutti i requisiti di candidabilità sanciti dallo Statuto Sociale.

Ora se, da un lato, la lista n. 1 appare sicuramente rispettosa della rappresentanza di genere, seppure nel limite statutario minimo che indica in due il numero minimo del genere meno rappresentato, dall’altro è assolutamente carente, quanto meno riguardo per alcuni dei 9 candidati consiglieri, dei requisiti soggettivi di candidabilità.

I due soci, hanno infatti segnalato preventivamente che alcune candidature riguardano profili che nell’ultimo triennio risultano avere ricoperto funzione di amministratore, rispettivamente, in società partecipate da enti pubblici e in enti pubblici.

Ecco dunque che il Comitato Amministratori Indipendenti, con il parere favorevole rilasciato, hanno attestato la sussistenza dei requisiti soggettivi di candidabilità alla carica di Consigliere di amministrazione di tutti i componenti della Lista n. 1 benché, come ben evidenziato da Picca e Capitani, alcuni di loro fossero palesemente incandidabili, con ciò violando i doveri del loro ufficio.

Il secondo capoverso del terzo comma dell’articolo 30 dello Statuto Sociale della Banca Popolare del Lazio vieta il contemporaneo svolgimento di incarichi politici, così come definiti al primo capoverso del richiamato terzo comma dell’articolo 30, e della carica di amministratore e che la contestuale ricorrenza degli incarichi è causa di decadenza dalla carica di amministratore.

Un parere, quello del Comitato Amministratori Indipendenti, in ordine alla rispondenza delle candidature, alla composizione quali-quantitativa ottimale preventivamente individuata dal Consiglio di Amministrazione che è stato rilasciato in una situazione di evidente conflitto di interessi.

Indipendentemente dalla effettiva composizione del suddetto Comitato, non è revocabile in dubbio, infatti, che chi lo compone si è candidato alla nomina di “nuovo” consigliere della Banca. La circostanza diviene rilevante in questo caso proprio perché il Comitato ha rilasciato il richiamato parere favorevole nonostante la sussistenza dell’evidente incandidabilità di alcuni dei nove canditati Consiglieri.

Torna il tema dei conflitti di interesse che tante volte hanno interessato le vicende di quella che una volta veniva definita la “Banca del Territorio” e chissà se “qualcuno” avrà tempo e voglia di far luce su queste singolarità, tanto per usare un eufemismo…




Banca Popolare del Lazio, elezioni CdA: denunciate irregolarità. Tutto da rifare? [Parte 1]

Le ultime elezioni del CdA della Banca Popolare del Lazio non sono state del tutto indolore. C’è stata una nota protocollata prima delle elezioni dai soci Marco Picca e Domenico Capitani.

Nella nota si evidenziano delle presunte criticità che se confermate invaliderebbero l’elezione del nuovo CdA.

Le questioni affrontate nella nota riguardano essenzialmente tre punti. In questa prima puntata parleremo della prima questione messa in evidenza.

Irregolarità nella presentazione della lista  

L’unica lista di 9 candidati alla carica di consigliere di amministrazione è stata presentata con modalità irregolare e comunque non conforme a quanto stabilito dallo Statuto dell’istituto bancario.

La lista riporta la data del 30 marzo 2023 ed è stata pubblicata sul sito della Banca entro il termine ultimo di presentazione stabilito nel 20 aprile 2023 e risulta essere stata presentata dalla “Banca” in luogo del Consiglio di Amministrazione come, al contrario, stabilisce lo Statuto della Banca Popolare del Lazio all’articolo 30. Infatti lo Statuto Sociale identifica tra i soggetti legittimati alla presentazione della lista dei consiglieri candidati il C.d.A. visto, in quel contesto, come soggetto distinto da quello rappresentato. Con la condotta assunta il C.d.A. si è “appropriato” del “nome” della Banca che rappresenta per presentare la lista dei 9 candidati con ciò potenzialmente viziando la volontà della platea dei soci chiamati a intervenire in Assemblea per nominare i componenti del Consiglio di Amministrazione.

Questa irregolarità che è stata segnalata prima delle elezioni non è stata censurata dal Collegio Sindacale

Ma qualcuno deve essersi comunque accorto dell’irregolarità tanto che il Presidente del CdA, il Notaio Edmondo Maria Capecelatro, ha provveduto a far pubblicare nuovamente sul sito della Banca la Lista n. 1 con la dicitura corretta ovvero del C.d.A.

La nuova presentazione sarebbe però avvenuta dopo il termine ultimo fissato nel 20 aprile 2023 risultando di fatto un tardivo tentativo di correggere l’evidente errore in cui ci si era incappati, non essendo opponibile ai soci l’apposizione della data del 20 aprile 2023 sulla nota di deposito della Lista n.1.

Nemmeno rileva, dunque è inopponibile ai soci, l’indicazione riportata dal link rinvenibile nella sezione Assemblea dei Soci del sito internet della banca  secondo cui  il  deposito  e  la  pubblicazione  del  nuovo documento, privi di data certa, debbano ritenersi una “mera” precisazione rispetto all’originario deposito oggetto di precedente pubblicazione sempre sul sito internet della Banca avendo il successivo connotali palesemente novativi.

Si tratta di una questione meramente formale, ma in questi casi, come un notaio sa o dovrebbe sapere, la forma è sostanza!




Banca Popolare del Lazio: eletto il nuovo Consiglio d’Amministrazione

Nominati i componenti del Consiglio d’Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Sono risultati eletti, durante l’Assemblea dei soci che si è tenuta lo scorso 4 maggio in modalità online, i componenti dell’unica lista che si è presentata al vaglio dell’assemblea dei soci: Capecelatro Edmondo Maria, Lucidi Massimo, Morelli Sabrina, Bologna Paolo, Capozzi Corrado, Giallatini Fabrizio, Patanè Michele, Quattrociocchi Bernardino e Romagnoli Raffaella.

Il padre di quest’ultima, Carlo Romagnoli, il 3 maggio ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Collegio Sindacale. Fabiola Giorgi è subentrata quale presidente del Collegio Sindacale della Banca. 




Banca Popolare del Lazio, tra il “nuovo che non avanza più” e le “vecchie storie”: Orwell docet

Partito il count down per le votazioni online, che si terranno mercoledì prossimo e che decreteranno il nuovo CdA della Banca Popolare del Lazio.

Votazioni che arrivano all’indomani del clamore suscitato dalle dichiarazioni dell’imprenditore agricolo Domenico Capitani che sulle colonne di questo giornale ha caldeggiato la presentazione di una lista alternativa (lista dei Soci) a quella presentata dal Consiglio di Amministrazione. Una lista dei Soci che nelle intenzioni voleva “riportare la banca alla funzione originaria: la banca del territorio. La banca di riferimento di imprenditori e famiglie. La banca che cresce e che coinvolge l’assemblea dei soci. La Banca Popolare del Lazio dei vecchi tempi ma con uno sguardo a un futuro prosperoso.” Ma nulla è poi accaduto in quanto questa lista è stata ritirata.

Una notizia, quella della “Campagna di invasione” annunciata dall’imprenditore agricolo che con una certa dose di coraggio si è esposto in prima persona contro i “soliti noti”, che ha avuto l’effetto di suscitare nuove aspettative positive in tanti soci della banca per quello che riguarda soprattutto il valore delle azioni della banca che in questi ultimi anni sono “dimagrite”.  

Da voci di corridoio sembra che tre personaggi, additati addirittura come “traditori” per aver osato presentarsi in una lista alternativa a quella del Consiglio di Amministrazione, saranno epurati dai CdA della BPLazio e della controllata Blu Banca, nello specifico due da BPLazio e uno da Blu Banca. E sempre da voci di corridoio pare che i tre “traditori” saranno rimpiazzati da alcuni tra i promotori della seconda lista poi ritirata che doveva rappresentare una alternativa a quella del Consiglio di Amministrazione. Insomma, per dirla tutta, c’è chi ipotizza che questo sia il prezzo da pagare per la mancata presentazione della lista.

Ma vedremo nei prossimi mesi se queste voci di corridoio troveranno riscontri oggettivi. Per ora di sicuro qualche scontento in giro deve essere rimasto e sicuramente altri ne rimarranno.

Intanto vogliamo giocare al toto CDA immaginando come potrà essere composto.

Andando per esclusione, dal CdA della Blazio sono sicuri del posto i primi tre della lista, Capecelatro, Morelli e Lucidi e altrettanto sicuri sono i nuovi nomi e cioè Fabrizio Giallatini e Raffaella Romagnoli. Al primo chiediamo se intende terminare l’università oppure se ritiene che indicare nel proprio curriculum di aver sostenuto solo 13 esami universitari sia una nota di merito.

Alla dottoressa Raffaella Romagnoli chiediamo invece se si sentirà in difficoltà o quantomeno in imbarazzo a sedere nel CdA di BPLazio visto il ruolo di Presidente del Collegio sindacale ricoperto da suo padre Carlo Romagnoli. In pratica il controllore padre che controlla l’amministratrice figlia. Orbene, sarà pur vero che il dottor Carlo Romagnoli è avvezzo a ricoprire plurimi incarichi, anche in evidente conflitto di interessi, come per la vicenda della Natalizia Petroli, potendo sempre cavarsela affermando di non poter conoscere il nome di tutti i clienti che affidati dalla banca sono anche debitori delle società da lui controllate, e magari con gli affidamenti della Banca da lui controllata questi clienti pagano i debiti delle società sempre da lui controllate che a loro volta pagano il suo compenso per il lavoro professionale svolto. Ma non vogliamo credere che anche questa volta la grande mamma Banca d’Italia possa rimanere silente di fronte a un nepotismo talmente evidente da superare i confini delle opportunità.

Pensiamo, dunque, sia il caso che il dottor Carlo Romagnoli lasci il suo incarico nel Collegio sindacale della BPLazio eliminando questa a dir poco imbarazzante situazione in tutto simile alla presenza del dottor Alessandro Natalizia, che solo dopo i nostri solleciti, si è deciso infine, ad abbandonare la nave. Lasci il dottor Carlo Romagnoli il proprio posto a chi magari meglio di lui sappia essere arbitro e controllore realmente terzo, per il bene della Banca e del valore delle azioni, ormai considerate meno che carta straccia lasciata a marcire in mano ai soci, tanto ci sarà sua figlia a “coprirgli le spalle” ed evitare che qualcuno, magari uno di quelli curiosi che hanno visto la loro lista non presentata, possa andare a studiare qualche vecchio fascicolo (Millenium, Volsca, Di Giacomantonio, Protercave….).

Ma torniamo all’individuazione, per esclusione dei “traditori”, come visto cinque sono sicuri di rimanere, quindi i due che lasceranno la poltrona dovranno essere individuati tra i consiglieri Bologna, Capozzi, Patanè e Quattrociocchi. Per due di questi ultimi saranno mesi molto caldi quelli che si consumeranno prima dell’estate, forse è proprio questa logica, non condivisa, che ha indotto il bravo Professor Sambucci a dare le dimissioni non volendo essere coinvolto.

Noi almeno per uno dei quattro papabili, che ci ha gentilmente rilasciato una intervista telefonica, temiamo fortemente per la sua poltrona; del resto era già stato relegato all’ottavo posto della lista e quindi ritenuto sacrificabile dalla presentazione di una seconda lista, stiamo parlando del dottor Quattrociocchi che ha apprezzato la nostra chiamata, non condividendo l’invio di diffide da parte della Banca ad ogni nostro articolo ritenendo il diritto di cronaca un diritto costituzionalmente garantito e la disciplina a tutela delle liste di minoranza un segno di democrazia; Professor Quattrociocchi con queste sue “idee rivoluzionarie” temiamo sia destinato a lasciare il posto a chi fedelmente approva ogni attività del triumvirato, magari anche se non ha terminato l’università. A questo proposito, tra i tre componenti rimasti, solo uno è privo di titoli di studio, anche se nel suo primo curriculum ci teneva a far sapere che aveva due figli laureati e che probabilmente ha terminato la sua ragione di essere un componente del CdA. Il ragionier Paolo Bologna, dopo aver contribuito fattivamente al passaggio dal prof. Mastrostefano a quello a cui stiamo assistendo, non è più utile per la causa ed essendo riuscito a far acquistare alla Banca la società di brokeraggio nella quale sembra avesse interessi personali diretti ed indiretti, come stiamo scoprendo con altra e separata inchiesta, non potrà sottrarsi alla richiesta di alzarsi dalla poltrona.

I posteri potranno confermarci la bontà delle nostre predizioni; per ora attendiamo l’esito dell’assemblea nella certezza che non tutto è scritto, magari la Banca D’Italia deciderà di approfondire e andrà a segnalare quelle che a noi profani appaiono delle vere e proprie anomalie contenute nella Lista del Presidente (Lista Consiglio di Amministrazione), magari qualcuno dei professionisti della lista fantasma vorrà far accertare giudizialmente la legittimità delle operazioni, chissà, noi di sicuro saremo sempre vigili e presenti, anche se destinatari della ormai consueta diffida, noi di sicuro siamo coraggiosi.

Concludiamo restando fedeli a quello che è il nostro pensiero: la cultura innanzitutto. Ricordiamo quindi di leggere i grandi classici che da sempre sono faro e fondamento del sapere. Chi ricorda l’opera di George Orwell “La fattoria degli animali”? Viene descritto Napoleone, un maiale di razza berkshire antagonista principale del romanzo satirico non ha scrupoli morali, possiede delle qualità che lo hanno fatto emergere rispetto agli altri maiali, anche prima della rivoluzione. Rispetto all’idealismo del Vecchio Maggiore e di Palla di Neve (altri 2 maiali presenti nella storia), Napoleone è un opportunista e un despota, la cui crudele determinazione e capacità di persuadere gli animali meno intelligenti con l’eloquenza compensa una certa mancanza di intelligenza.

L’obiettivo di Napoleone è quello di impossessarsi della fattoria e soggiogare gli animali alla sua volontà, riesce nell’intento dopo aver partecipato alla rivolta contro il signor Jones (il fattore) e dopo aver ordinato ad alcuni cani, suoi scagnozzi, di cacciare via Palla di Neve dalla fattoria. Nel corso del suo regno Napoleone mantiene tutti i migliori vantaggi per se stesso, gli altri maiali, i cani e un gallo (suo servo) e non esita a stringere trattative con alcuni fattori per ottenere ancora più potere; alla fine mostra di essere diventato uguale agli umani che i suoi compagni della fattoria odiavano tanto, se non che peggio.




Banca Popolare del Lazio, votazioni online: ecco i nomi del “Nuovo che avanza”

“Rimettere al centro i soci della Banca Popolare del Lazio senza alcun stravolgimento rivoluzionario”. Questa la mission della “Lista N. 2″ che presenteranno oggi i soci in alternativa a quella del Consiglio di amministrazione della banca.

La Bpl si presenta all’assemblea prevista per il 2 – 3 maggio 2023 che prevede, tra l’altro, il seguente punto all’ordine del giorno: “Nomina di n. 9 componenti del Consiglio di Amministrazione, con decorrenza ed efficacia a partire dal 4 maggio 2023, in sostituzione di n. 9 amministratori”.

Ricordiamo che lo scorso 27 marzo si sono dimessi tutti e 9 i componenti del Consiglio d’amministrazione della Banca che ora si ripresentano con “Lista Presentata dal Consiglio di Amministrazione” al vaglio di un assemblea online, grazie alla normativa anti covid ancora in vigore fino al prossimo 31 luglio, per restare in carica altri tre anni.

Insomma le votazioni online vedono schierati, passateci questa blanda definizione, il vecchio e il nuovo che avanza.

Evidenziamo infine, come già scritto in precedenza, l’incongruenza tra quanto asserito dagli stessi vertici, in una nota integrativa ad un precedente comunicato, in merito al fatto che le dimissioni e le ricandidature sarebbero state motivate per rispettare il principio delle quote rosa. Peccato che abbiano inserito nella lista del Consiglio di amministrazione una sola donna tra i primi posti, lasciando la seconda figura femminile all’ultimo posto, ben sapendo che in presenza di una ulteriore seconda lista, automaticamente gli ultimi due nominativi vengono esclusi. Quindi, perché non aspettare la scadenza naturale prevista l’anno prossimo anziché dimettersi adesso in fretta e furia, visto che di fatto non si sono preoccupati di posizionare le quote rosa tra i primi posti della lista? “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina” diceva Giulio Andreotti.

I nomi della lista del Consiglio di amministrazione sono:
Capecelatro Edmondo Maria
Lucidi Massimo
Morelli Sabrina
Bologna Paolo
Capozzi Corrado
Giallatini Fabrizio
Patanè Michele
Quattrociocchi Bernardino
Romagnoli Raffaella

I nomi della lista Lista dei Soci, sono:
Gambararo Enzo
Picca Roberta
D’Erme Federica
Freddi Serena
Serra Marco Esperto
Vitale Italo Esperto
Caldiero Francesco
Di Mambro Edoardo
Ferrazza Giulio




Banca Popolare del Lazio, raccolta compulsiva di deleghe e l’idea di una terza lista: torna a parlare Domenico Capitani

A pochi giorni dalla prima intervista, torniamo a chiedere aggiornamenti all’imprenditore agricolo Domenico Capitani che sta aiutando un gruppo di professionisti a formare una lista per l’elezione del nuovo CDA della Banca Popolare del Lazio che sia contrapposta a quella promossa dai vertici della Bpl, i quali senza aspettare la scadenza naturale del loro mandato si sono dimessi in massa e usufruiranno delle elezioni “online” previste per legge dalla normativa anticovid ancora in vigore.

Come procede la corsa alla presentazione della lista dove lei per altro, lo ricordiamo, non è candidato?

Non pensavamo di scatenare tutto questo putiferio dando vita ad una lista dei soci alternativa alla lista del Cda della banca invece siamo alla “lesa maestà“.

Perché crede che un’azione così legittima sia stata vista come un affronto più che un atto di democrazia?

Senz’altro. Qualsiasi azione che possa soltanto lontanamente minare la possibilità che certe poltrone non vengano più confermate per i soliti noti è vista come un grande affronto. Vorrei invece informare che è un diritto dei soci previsto dalla legge e dallo statuto della banca cooperativa quindi non lediamo nessun diritto altrui, non ci vogliamo comprare la banca non vogliamo sistemarci, visto che non siamo candidati, la nostra lista è composta da professionisti che rappresentano un po’ tutti i territori dove è presente la banca e da esperti del settore di grande rispetto.

Qualcuno sta anche mettendo in giro la voce che volete portare la banca a Latina. È vero?

Non vogliamo assolutamente portare la banca a Latina, Velletri per noi è sacra, intendiamo fermamente dare l’opportunità ai soci di scegliere tra più nomi, com’è giusto che sia.
Non capiamo tutta questa agitazione: soci convocati a pranzo all’interno della sede centrale, ci dicono cucinava Benito, e se lo avessimo saputo saremmo venuti anche noi a gustare l’ottima cucina. Poi ci sono stati soci meno fortunati convocati nelle filiali per firmare deleghe. Per quale lista se ancora non scade il termine di presentazione?

Si dice che la banca stia preparando un’altra lista

Ne siamo felici anche se ci chiediamo: con quale scopo ne realizzano un’altra visto che ce ne hanno già una?

Invece voi continuate a raccogliere adesioni. Sembra proprio che non vi lasciate intimorire da nulla.

Siamo molto motivati. I soci che volessero sottoscrivere la nostra lista lo possono fare in piena autonomia e libertà presso il notaio Riccardelli con studio a Latina.
Tra le tante pochezze di questa vicenda c’è nè una che mi rattrista di più delle altre: l’indifferenza totale da parte di chi è preposto al controllo. Sono dinamiche che non restano indifferenti a molte persone.

Come pensa che andrà a finire?
Noi riteniamo di aver già di aver ottenuto un primo grande successo che è quello di aver insinuato un nuovo virus in Bpl, visto che i vertici si considerano ancora in pandemia per l’assemblea ma non per i pranzi tra soci privilegiati. Ormai abbiamo insinuato il virus della democrazia e innescato un percorso impossibile da interrompere.




Banca Popolare del Lazio, ci risiamo: vogliono tapparci la bocca

Il diritto di cronaca e la libertà di informazione rappresentano due capisaldi su cui si fonda la nostra Costituzione. Questo concetto lo ha condiviso e affermato anche il Professore Bernardino Quattrociocchi, consigliere di amministrazione dimissionario della Banca Popolare del Lazio e piazzato all’ottavo posto nella lista presentata dal “Consiglio di Amministrazione”.   

Ma veniamo alle solite lasciando da parte concetti troppo pieni di valori che per alcuni evidentemente valgono ben poco.

Si siamo alle solite e possiamo affermare che siamo stati buoni Profeti!

Non era difficile prevedere una reazione stizzita e fuori dal contesto da parte dei vertici della Banca Popolare del Lazio. Avevamo previsto che se avessimo citato la Vigilanza della Banca D’Italia i vertici della Banca Popolare del Lazio si sarebbero risentiti con diffide e richieste di risarcimento danni.

Nel recente articolo in cui si richiamano i “segreti di Pulcinella” e le indubbie capacità di Napoleone, avevamo scritto testualmente: “ogni volta che questo giornale nomina Banca D’Italia, immediatamente sembrano risentirsi i vertici della Popolare del Lazio, che puntualmente rinnovano la richiesta di risarcimento di presunti danni che avremmo cagionato loro con i nostri articoli.”

Puntuale come il sorgere del sole è arrivata anche stavolta la diffida della Banca Popolare del Lazio che potete leggere integralmente cliccando qui.

Ciò a dimostrazione del legame indissolubile con la Banca D’Italia che ricordiamolo rimane l’unico vero baluardo a difesa degli investitori.

Dopo aver letto il contenuto della diffida, più di qualcuno si sarà fatto una autonoma e incondizionata opinione delle metodologie adottate dagli uomini ai vertici della Banca Popolare del Lazio, senza che ci sia alcuna necessità da parte nostra di aggiungere alcun altro aggettivo che ne qualifichi le modalità operative.

Un chiaro tentativo di intimidirci per impedirci di informare i lettori.

Come anticipato il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono tutelate dal diritto internazionale. Nessun dubbio che continueremo con coraggio a fare il nostro dovere di giornalisti, come abbiamo sempre fatto, a difesa della libertà di informazione, quella stessa informazione di cui i lettori hanno diritto usufruire. Per noi è un servizio e siamo nel pieno esercizio dei nostri diritti e doveri.

Del resto nei nostri articoli, contrariamente da quanto riportato nella diffida, alcuna oscura motivazione abbiamo adombrato dietro le dimissioni del Consiglio di Amministrazione, al contrario abbiamo avuto il coraggio, noi soli tra tutti gli organi di stampa, di informare i lettori del fatto che solo fino al mese di giugno 2023 fosse possibile tenere assemblee non in presenza e che il rispetto della parità di genere era un adempimento che sarebbe scaduto a giugno 2024 (come riportato nell’articolo 30 dello statuto) e cioè dopo la naturale scadenza del Consiglio di amministrazione, senza alcuna necessità di anticipare dimissioni di massa.

Abbiamo ricordato che la parità di genere poteva essere rispettata utilizzando l’istituto della cooptazione, da sempre utilizzato dai vertici della Popolare del Lazio, tranne che in questa occasione. Tutti fatti veri e non solo veritieri.

Abbiamo accertato, infine, e dopo gli articoli per i quali ci viene inviata la diffida, motivo per il quale attendiamo una nuova ed ulteriore diffida, che le dimissioni di massa, secondo il nostro parere, non avevano neanche l’obiettivo di garantire la parità di genere, avendo posto all’ultimo posto della lista del Presidente Capecelatro, la seconda donna, figlia del Dott. Romagnoli, Presidente del collegio sindacale, ben sapendo, i vertici dimissionari, che  la presenza di una seconda lista ne avrebbe precluso l’elezione.

Di sicuro un’assemblea non in presenza, di certo non “doverosa” come definita nella diffida, poichè la norma riserva una facoltà alla Banca e non un obbligo, di sicuro non consente la partecipazione ed il confronto con i soci/investitori, ed anche questo è un fatto e non una illazione, così come è un fatto che il valore del titolo azionario sia vertiginosamente e drasticamente crollato negli ultimi anni.

Spiace dover verificare che in nessun modo i vertici della Banca ci riconoscono il pregio di aver segnalato, primi ed unici tra tutti, la posizione del Dott. Alessandro Natalizia, socio ed amministratore della Natalizia Petroli, nonchè figlio di Giancarlo, indagato per conflitti di interesse a favore proprio della Natalizia Petroli della quale nel medesimo periodo era Presidente del Collegio Sindacale il Dott. Carlo Romagnoli, padre di Raffaella, nuova candidata al Consiglio di amministrazione della Banca e baluardo a difesa delle quote di genere e forse sacrificata unitamente al Dott. Quattrociocchi all’altare di una seconda lista.

Ci dispiace dover essere ancora una volta resistenti alle intimazioni di rimuovere tutti gli articoli ma non sarebbe giusto, non stiamo facendo altro che il nostro mestiere.

Ai vertici della Banca Popolare del Lazio rinnoviamo ancora una volta il nostro invito a contribuire all’informazione. Concedeteci una intervista o se volete intervenire su qualche tema non tiratevi indietro, il contraddittorio è il mezzo migliore per suscitare pensieri liberi.




Banca Popolare del Lazio, c’è una alternativa: intervista a Domenico Capitani

L’Osservatore d’Italia ha intervistato l’imprenditore agricolo Domenico Capitani.

Capitani, ritiene che la dinamica delle premature dimissioni del Consiglio di Amministrazione sia stata ben digerita dai soci? Come commenta la vicenda?

Come pensa che possa commentare? Un Consiglio di Amministrazione che approfitta della normativa sul Covid che non richiede il voto in presenza, si dimette in blocco e non lascia tempo di creare una alternativa per delle rielezioni lampo è ormai un chiaro messaggio per tutti: i soci non hanno voce in capitolo, ormai la banca è in mano a pochi personaggi e guai a chi dissente. Ritengo che pochi si siano appropriati indebitamente di un bene comune. Non c’è più di fatto il ruolo di dell’Assemblea dei Soci che garantisca che la voce di tutti venga ascoltata.

Perché parla di assenza di ruolo?

Era settembre 2022 quando in una intervista apparsa sul quotidiano “Sole 24 ore” il direttore generale Massimo Lucidi ci annunciava l’acquisto della banca Valconca e l’avvio della procedura della quotazione in borsa. Peccato che non aveva fatto i conti con l’Assemblea dei Soci della banca Valconca che hanno fatto valere le proprie ragioni.
È evidente che il rapporto con le assemblee dei soci rappresenta un buco nero per i vertici Bpl e Blu banca perché si preferiscono le decisioni monocratiche dei Cda e la più semplice formalità della raccolta delle deleghe dei soci clienti da parte dei dipendenti della banca.

Eppure, a dire del presidente Capecelatro si vede una maggiore partecipazione alle attività della banca.

Eh sì, infatti si vede che le code nelle filiali per sottoscrivere la delega sono frutto delle lunghe spiegazioni e informazioni sul nuovo assetto del Cda e le complesse spiegazioni sul bilancio.
Senza contare che durante le cene e i pranzi offerti dalla banca ai soci più importanti, sia il presidente che l’Ad direttore generale hanno spiegato oltre al bilancio anche la scelta di dimettersi per poi rinominarsi con l’aggiunta di una quota rosa figlia d’arte. Anche questa scelta spiegata ai soci nelle code alle filiali. Se poi questo permetta a qualche amministrare di allungare di due anni la sua permanenza nel Cda è una concausa. Insomma gestiamo la vita sociale della banca come fosse una associazione di calcetto.

Eppure la banca è solida, la banca va bene, secondo quanto asseriscono i vertici

Certo, la banca va bene è solida nonostante gli insuccessi, i crediti incagliati, i super costi per i compensi al management, i costi per ricche consulenze, per proggetti di acquisizioni farlocche, ristrutturazioni faraoniche ecc ecc. Nonostante ciò la banca va bene, ma da dove arrivano tutti questi ricavi? In un periodo in cui le banche soffrono noi siamo la mosca bianca!!!
Noi non siamo nelle condizioni di dubitare della veridicità dei numeri ma sarebbe più tranquillizzante se il tutto fosse spiegato e illustrato ai soci personalmente, guardandosi in faccia.

Quello che dice si può forse toccare con mano analizzando la svalutazione delle azioni che ai tempi del presidente Mastrostefano avevano un valore alto che negli anni si è quasi completamente perso

Lei che dice? Va tutto bene tranne le azioni dei soci che valgono zero visto che nessuno le vuole quotate in un mercato sconosciuto. Sono tanti i soci che ormai pensano che siano soldi persi , magari chissà è questo l’obbiettivo dà raggiungere.
All’illustrissimo presidente ricordo che ci aveva garantito in più occasioni che l’operazione banca della Tuscia serviva a trasformare la Coop in Spa per valorizzare le quote dei soci. È stato fatto tutto per ottenere il contrario ivi compreso lasciare la Bpl con quattro filiali, portare di fatto la sede a Roma e addio Velletri mentre il silenzio degli amministratori e dei soci Velletrani è assordante. La ricetta è molto semplice non servono grandi manovre. Bisogna iniziare un percorso di valorizzazione delle azioni prima di tutto togliendole dal quel mercato parallelo assurdo. Le azioni vanno riportate all’interno della banca rivitalizzando uno scambio proficuo tra soci e clienti, dando il giusto valore all’interno della banca. Solo così può tornare a crescere una banca sana dove tutti all’interno hanno un peso e contribuiscono alla crescita delle imprese, delle famiglie e del territori.

Sembra ci siano molti temi cruciali su cui discutere

Potremmo dire tante altre cose per esempio sulla gestione del personale, il cerchio magico, assunzioni familiari, carriere stroncate, panchine lunghe ecc
Preferiamo concentrarci sulla questione soci. Ora per presentare una lista di amministratori alternativi alla lista presentata dalla banca occorrono 250 firme autenticate dei soci e nove candidati. Operazione che stiamo facendo nonostante i tempi ristrettissimi che sono dettati dallo statuto e dai regolamenti. Una operazione che comunque si può effettuare anche dopo la nomina del “nuovo” cda.
È inutile dire che questa nostra iniziativa viene osteggiata dal presidente e dall’Ad – direttore generale, contattando i soci sostenitori offrendo posti, ruoli ecc e dimostrando ancora una volta che la banca è cosa loro e qualsiasi iniziativa seppur legittima viene vista come un “attacco” personale alle loro autorità. Neanche chi la banca l’aveva creata gestiva con questa arroganza di potere. È mancato il rispetto delle regole. Va anche detto che le autorità preposte al controllo sia sulla attività bancaria che sulla legittimità delle attività societarie lasciano a desiderare ma come si dice mai dire mai, magari ora si svegliano dal torpore in cui sembra versino.

Nonostante le difficoltà e la fretta quindi, riesce a nascere una lista alternativa rispetto a quella della banca?

Certo che sì. Siamo ancora in democrazia. La lista c’è ed è composta di soli professionisti. Questa lista alternativa a quella della banca ha un compito preciso e delineato: rimettere al centro i soci senza alcun stravolgimento rivoluzionario. Noi intendiamo soltanto riportare la banca alla funzione originaria: la banca del territorio. La banca di riferimento di imprenditori e famiglie. La banca che cresce e che coinvolge l’assemblea dei soci. La Banca Popolare del Lazio dei vecchi tempi ma con uno sguardo a un futuro prosperoso.

Grazie a Domenico Capitani




Banca Popolare del Lazio: le dimissioni di massa, le votazioni online e… “Il segreto di Pulcinella”

Neanche il grande (non certo di statura) Napoleone avrebbe pensato una soluzione tanto ardita quanto intelligente

Cosa c’è veramente dietro le dimissioni di tutto il Consiglio di amministrazione della Banca Popolare del Lazio?

Molti hanno pensato che ci fosse, al pari di tante altre ormai note situazioni simili (vedi Carige ceduta alla Bper, Valconca commissariata), problemi finanziari e contabili della Banca. Invece noi questo non possiamo affermarlo, anche se ci giunge voce di un fuggi fuggi di depositi verso altri istituti, al punto che sembra non siano operativi alcuni Bancomat.

Di sicuro per un Istituto di credito non è rassicurante vedere un intero Consiglio di amministrazione che si dimette in blocco senza che ci siano problematiche di estrema importanza di fondo.

Un fatto simile destabilizza tutto l’ambiente bancario con effetti anche sugli altri istituti. Sulla questione, ancora non è arrivato un intervento da parte della Banca D’Italia, organo di controllo.

Di fatto, ogni volta che questo giornale nomina Banca D’Italia, immediatamente sembrano risentirsi i vertici della Popolare del Lazio, che puntualmente rinnovano la richiesta di risarcimento di presunti danni che avremmo cagionato loro con i nostri articoli.

Ritornando ai motivi delle dimissioni del Consiglio di amministrazione, abbiamo formulato qualche domanda in giro, soprattutto dopo aver appreso della imminente presentazione di una lista di candidati proveniente dal territorio di Latina, che i ben informati attestano aver già raggiunto le 250 firme necessarie per la presentazione.

Ebbene, ne sarebbe emerso un quadro per nulla rassicurante quanto ad armonia all’interno della Governance, potendo sommessamente ipotizzare che nonostante gli sforzi della banca D’Italia, dopo un periodo a dir poco travagliato, iniziato con la destituzione del vecchio patriarca (Mastrostefano), il successore non sia riuscito ancora a ottenere un equilibrio all’interno del Consiglio di amministrazione.

Del resto, con le numerose evidenze emerse e poste in essere da alcuni dei vecchi amministratori, rimane difficile pensare che i nuovi non abbiano neppure pensato di chiedere provvidenze, vantando la loro illibatezza. In questa ottica sembra si possa inquadrare la prematura uscita dallo scenario governativo  del professor Avvocato Leopoldo Sambucci, sicuramente un profilo di altissimo livello (forse troppo), come più volte affermato dai vecchi vertici della Banca, dato per favorito nella corsa alla Presidenza, ma probabilmente troppo curioso nel voler comprendere i reali meccanismi di funzionamento degli affidamenti sia ai clienti che alle società appaltatrici di lavori (vedi rifacimento della sede), un palese atto di lesa maestà che in una Banca affrancata da attendibili controlli da parte della vigilanza, potrebbe venire punito con l’ostracismo.

In tale situazione di equilibrio instabile, si inserisce l’ambizione di uno dei più recenti cooptati alla carica di amministratore, di aspirare alla Presidenza, scalzando il Principe degli strateghi; quest’ultimo, non volendo lasciare la poltrona conquistata alla corte del Presidente Mastrostefano, dopo aver ottenuto le dimissioni dell’altro aspirante Sambucci, non volendo forzare la mano come accadde all’epoca della defenestrazione dell’Avvocato Guidaldi, ha forse e diciamo forse pensato che potesse raggiungere lo scopo, in assenza di dimissioni volontarie, con una rinnovata nomina dei consiglieri, dopo le dimissioni di massa.

Il meccanismo, per quanto possa apparire contorto è scritto in modo chiaro all’articolo 30 dello statuto e prevede che “dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi vengono tratti – secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati nella lista stessa – tanti Amministratori pari al numero dei consiglieri da eleggere diminuito di due. I restanti due Amministratori sono tratti – secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati nella lista stessa – dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti fra le liste di minoranza”.

In pratica, una seconda lista consente ai primi due di entrare in consiglio anche senza aver ottenuto alcun voto in assemblea. E allora? Poiché gli ultimi due della Lista dei consiglieri uscenti vengono eliminati, è sufficiente posizionare all’ottavo ed al nono posto coloro che si vogliono defenestrare, coordinando al tempo stesso il nominativo dei primi due nomi da inserire nella seconda lista, ovviamente non ostile, e il gioco è fatto.

Ma queste sono solo ipotesi, condite di condizionali, formulate ad alta voce sicuri di esprimere soltanto liberamente il proprio pensiero in assenza della disponibilità dei vertici della banca di volerci fornire chiarimenti.

Neanche il grande (non certo di statura) Napoleone avrebbe pensato una soluzione tanto ardita quanto intelligente.

Scopriamo, dopo aver fatto luce sul meccanismo posto in essere, che all’ultimo posto della lista del Presidente Capecelatro si trova la Dott.ssa Raffaella Romagnoli, si proprio lei, il soggetto per il quale nel comunicato correttivo si giustificavano le dimissioni di massa, dimostrando che quel comunicato correttivo era probabilmente solo fumo agli occhi dei soci.

La scoperta più interessante è costituita dal nome dell’ottavo candidato, che appare votato al sacrificio in nome della resistenza alle poltrone.

Il Dott. Bernardino Quattrociocchi colui che voci ben informate affermano aspirasse al ruolo di Presidente. Che ardire!

Fatti fuori in un sol colpo gli aspiranti Presidenti (Sambucci/Quattrociocchi), nelle nostre casuali ipotesi, non resta che individuare i primi due nomi della lista che è stata messa insieme.

Dopo una ricerca sul territorio e fatte le domande di rito, ci fanno sapere che i due nominativi posti al vertice della neo lista, dovrebbero essere il Sig. Picca, della Picca Prefabbricati di Latina, da sempre vicino ai vertici della Banca con la quale ha fatto numerose battaglie ed il Dott. Miraglia (gruppo Icot), già consigliere della Banca Popolare del Lazio cooptato proprio dagli stessi attuali vertici, e poi dimessosi in concomitanza con le ispezioni di Banca D’Italia.

La ricostruzione trova conferma nella più semplice risposta alla seguente domanda: come avrebbero potuto, i proponenti della seconda lista, trovare il nominativo di 250 soci senza avere l’elenco completo dei soci della Banca Popolare del Lazio? Non avrebbero potuto, infatti, e chi può aver consegnato ai promotori della lista compiacente l’elenco dei soci? A questa domanda siamo sicuri che con un po’ di fantasia possono rispondere i cari lettori che seguono la nostra libera e solitaria manifestazione di pensiero.




Banca Popolare del Lazio, dimissioni lampo e nomine ancora sotto pandemia: ecco l’articolo… “integrativo”

Come ben sanno tutti, e quindi anche gli amministratori della Banca, per l’inserimento di uno o due nuovi membri all’interno di un cda di certo non è necessario che si dimetta l’intero cda essendo previsto l’istituto della cooptazione da sempre utilizzato proprio dai vertici della Banca per sostituire consiglieri dimissionati

Apprendiamo con stupore e con compiacimento che dopo il nostro articolo, nel quale facevamo emergere i presunti reali motivi delle dimissioni di tutto il cda della Banca Popolare del Lazio, il presidente Maria Edmondo Capecelatro sottoscriveva un comunicato stampa definito integrativo, nel quale, sembra quasi nel tentativo di controbattere le supposizioni contenute nel nostro articolo riferiva che le dimissioni di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione erano state dettate dall’obbligo di nominare una seconda donna “come ci impone la nuova norma di legge”.

Se è pur vero che la norma di legge impone il rispetto della parità di genere, è invece falso che questa norma sia nuova, al punto che la Banca ha avuto tutto il tempo di inserirla nel comma 2 dell’articolo 30 del proprio statuto “La composizione del Consiglio di Amministrazione deve assicurare l’equilibrio tra i generi rispettando le soglie previste a tal riguardo dalla normativa, anche regolamentare, di tempo in tempo vigente. In particolare, per il primo rinnovo integrale, e comunque entro il 30 giugno 2024, la Società assicurerà che almeno 2 membri del Consiglio di Amministrazione appartengano al genere meno rappresentato”.

In ogni caso, come ben sanno tutti, e quindi anche gli amministratori della Banca, per l’inserimento di uno o due nuovi membri all’interno di un cda di certo non è necessario che si dimetta l’intero cda essendo previsto l’istituto della cooptazione da sempre utilizzato proprio dai vertici della Banca per sostituire consiglieri dimissionati.

Né costituisce elemento dirimente la scadenza congiunta del consiglio della partecipata attesa la possibilità per la Banca Popolare del Lazio di operare come meglio crede in relazione alla partecipazione quasi totalitaria al capitale della Blu Banca.

Né sarà possibile un intervento da parte del Collegio Sindacale su queste decisioni che continuiamo a definire strategiche, dal momento che una delle nove poltrone è stata tirata a lustro proprio per Raffaella Romagnoli, la figlia del Presidente del Collegio Sindacale, di cui tante volte abbiamo scritto in relazione agli incarichi ricoperti contestualmente nella Natalizia Petroli.

Una domanda, che ci ritorna ogni volta alla mente: chi li avrà mai nominati gli attuali consiglieri di amministrazione della Banca? L’assemblea dei soci risponderanno probabilmente i più ingenui. Come già riportato nei precedenti articoli, non una sola volta i soci hanno potuto votare a scrutinio segreto i loro candidati. E quindi, senza poter votare a scrutinio segreto, chi mai li avrà nominati gli attuali consiglieri di amministrazione? Buona Pasqua con le neo quote rosa…. virali.