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di Emanuel Galea
Per riguardo verso la Chiesa alla quale appartengo, avrei preferito non trattare mai questo argomento. Purtroppo la fantasia di certi parroci, sempre più audaci nella loro liturgia creativa, mi costringono a non tacere davanti a siffatta deriva demolitrice di quello che anni e anni di storia della Chiesa ci ha tramandato. Preciso e sottolineo che per nostra fortuna ancora ci sono dei parroci, e non sono pochi, che conservano rispettosamente il decoro e la sacralità nell’espletare la missione a loro affidata.
Il Card. Consalvi, trovatosi davanti alle minacce di Napoleone di distruggere la Chiesa qualora il Papa non avesse firmato il Concordato del 1801, rispose: “Maestà, non ci siamo riusciti noi preti a demolire la Chiesa con le nostre infedeltà in diciannove secoli, non ci riuscirà nemmeno lei”. Mi dispiace per il Card. Consalvi perché dove non sono riusciti quei preti di allora, stanno cercando instancabilmente di farlo certi parroci di oggi. Prova di ciò, è dimostrato dal fatto che non ci sono due parroci che la pensano nella stessa maniera su alcuni principi non rinunciabili, come la sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, la sacralità della famiglia naturale, fondata sul matrimonio, sui valori fondanti della società come sulla legittima unione cioè fra un uomo e una donna, sull’eutanasia, sull’aborto e sulla comunione ai divorziati risposati. La schiera dei parroci iscritti al “poco definito” dialogo interreligioso è in continuo aumento e ogni giorno dobbiamo assistere a qualche strana forma di “liturgia” tanto creativa quanto bizzarra, a volte rasente addirittura la profanazione del culto. L’ultimo caso di cronaca che ha suscitato scandalo fra i cristiani, ha avuto luogo a Ceuta, città spagnola situata nel Nord Africa. Domenica 27 agosto, il vicario della cattedrale di Ceuta aveva aperto le porte del santuario dedicato alla Vergine d’Africa per onorare il dio indù, Ganesh, raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia.
La chiesa è stata attraversata da una processione della comunità indù portando un palanchino su cui era seduto Ganesh. Così, la statua entrando in cattedrale è stata deposta davanti all’altare. Dopodiché il vicario generale di Ceuta ha tenuto un breve discorso. Ovviamente il vescovo ha provveduto a rimuovere il parroco “ultra progressista”, provvedimento non condiviso dagli indù che in una lettera a papa Francesco si legge: “è sconcertante sapere che invece di premiare il vicario generale di Ceuta, Juan José Mateo Castro, per la sua promozione della fratellanza e della convivenza, la diocesi di Cadice e Ceuta ha deciso di punirlo”.
Che dire, oltre l’insulto anche la beffa. I casi di parroci “innovativi” oggigiorno tengono viva la cronaca ed è sempre la nomea del cristiano, che non c’entra nulla, che ad arte va confusa con questi tristi episodi. Leggevo un bell’articolo di Maurizio Brunetti sulla rivista MiL, molto interessante ed ahinoi, tocca una delle note dolenti alla quale, noi fedeli, assistiamo con disagio ogni domenica. Parlando della musica di Perosi, Brunetti riporta alcuni pensieri di un dotto padre gesuita sullo scarso valore liturgico della musica sacra e cita: “Qui, o musicisti, sia detto con vostra pace, prevale ora nelle Chiese un genere di cantare che è nuovo, ma eccentrico, spezzettato, ballabile, e certamente poco religioso; più adatto al teatro ed al ballo che non al Tempio”.
Come fa il fedele che partecipa alla Santa Messa di domenica a non condividere i pensieri del gesuita?! Giorni fa, presente Silvio Viale a Cossato nella parrocchia di San Defendente a sentire Emma Bonino , che su invito del parroco, don Mario Marchiori ha tenuto una “predica” sull’accoglienza, c’è stato anche il direttore della Caritas diocesana, don Perini. Negli incontri precedenti, don Perini aveva mostrato un certo favore per le tesi sull’eutanasia, ma per il parroco Marchiori andava tutto bene, l’evangelizzazione della radicale Bonino e dell’abortista Silvio Viale.
Il Parroco “d’avanguardia” non ci risparmia alcuna polemica. Abbiamo letto di “parroci animalisti” che tollerano le signore in chiesa accompagnate dai loro amici a quattro zampe, durante i riti religiosi, e qualche parroco zelante vanta di avere il piacere di benedirli dopo le funzioni religiose. Altri parroci giudicano la “casa della preghiera” reclusa agli animali e sovente suscitano le pretestuose proteste degli animalisti.
Spero che tante persone convengano con me, che la condotta di questi parroci non aiuta certo a rasserenare le anime! Gli annunci ad effetto dei “parroci in prima linea”non ci fanno mancare le forti emozioni. Dopo ben 36 anni di servizio “nella vigna del Signore”, domenica 27 agosto, il vicario della parrocchia S. Monica di Ostia si è arreso , confessando a tutti i fedeli, radunati in chiesa per la festa della santa padrona, di avere rassegnato le sue “dimissioni”,annunciando altresì l’ intenzione di appendere croce ed abito talare al chiodo “per intraprendere un “servizio” più ampio a livello territoriale, candidandosi alle elezioni amministrative del X Municipio.
Il “servizio più ampio” in mente a De Donno sarebbe di combattere meglio la mafia da un alto scranno in municipio piuttosto che servire il suo ministero pastorale. Se De Donno, non è riuscito nell’impresa in 36 anni di attivo servizio, ammesso che avesse provato, come pretende di poterci riuscire oggi? L’ex prete ignora il passo del Vangelo: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”, e noi aggiungiamo, per nessun altro regno. De Donno tra i due regni ha scelto quello del Municipio. Ognuno è libero di fare i suoi calcoli e gettarsi nell’avventura..
Storie di parroci e delle loro chiese proliferano per l’Europa e non solo. Sono tanti e la casistica offre un ventaglio molto colorito, casi come quello di don Ettore Cannavera, fondatore della comunità “ La Collina” con “qualche problema con la chiesa e con il suo vescovo”. Una delle caratteristiche fondanti della Chiesa dovrebbe essere la sua universalità, cattolicità, un’unica chiesa per tutte le parrocchie e non una chiesa per ogni parroco. Le avventate sperimentazioni di questi parroci, stanno minando questa caratteristica e disorientando i fedeli.
Si sta, avverando ciò che fu scritto: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”.
Taluni pastori risultano alquanto percossi nei loro pensieri e i loro fedeli dispersi nel loro disagio.
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