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Ambiente

Al via la presidenza italiana per la European Union of Water Management Associations

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Vincenzi: “Riportare saggezza nel restauro della natura e nel governo dell’acqua per evitare che i sogni diventino incubi!”
 
 
Toccherà a Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), guidare per un anno la European Union of Water Management Associations (EUWMA), la cui annuale assemblea si è tenuta a Roma; subentra al belga Sam Coulier, la cui presidenza di turno si è caratterizzata per l’impegno comune sul tema della risalita del cuneo salino.
 
A EUWMA aderiscono le organizzazioni pubbliche, locali e regionali di gestione dell’acqua di dieci Stati europei: Belgio, Italia, Ungheria, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Romania e Paesi Bassi.
 
“Dobbiamo evitare che l’acqua diventi un business per pochi ed un problema per molti” ha esordito Vincenzi in sede di presentazione degli obbiettivi della presidenza italiana, che intende caratterizzarsi per evitare l’affermarsi di derive culturali, che tendono a contrapporre agricoltura ed ambiente.
 
“La crisi climatica ha favorito il rinascere di una coscienza comune sull’indispensabile funzione dell’acqua ma, di fronte all’estremizzazione localizzata degli eventi atmosferici, non possono esistere ricette omogenee, che vanno invece adattate alle singole realtà territoriali, pur nella condivisione degli obbiettivi – prosegue il neoPresidente di EUWMA  – Argomento fondamentale è la revisione della Direttiva Quadro Acque del 2000, perché disegnata su una realtà idrica, che non c’è più e la sua pedissequa applicazione rischia di creare gravissimi danni proprio a quelle realtà, che traggono linfa vitale dalla presenza dell’acqua sul territorio.”
 
Ormai unanime è la convergenza di EUWMA sulla necessità di nuove infrastrutture capaci di trattenere maggiori quantità d’acqua da utilizzare nei momenti di bisogno; gravi segnali arrivano, infatti, da tutta Europa: dalla desertificazione di territori spagnoli, dove non piove da 6 anni alle cospicue perdite di produzioni agricole in Germania.
 
“E’ necessario evitare approcci ideologici, partendo dalla consapevolezza  che viviamo in un ambiente gestito, per la cui salvaguardia vanno perseguiti obbiettivi realistici, definendo azioni realizzabili ed il loro calendario, aiutati anche dall’innovazione tecnologica – evidenzia il  Presidente di ANBI –  Bisogna incrementare la resilienza di territori e loro comunità, definendo piani di gestione della siccità e delle alluvioni; in questo è determinante riconoscere il ruolo dell’agricoltura nella manutenzione dell’ambiente naturale adattato all’uomo, vale a dire l’agroecosistema.”
 
Manifesta la conclusione di Francesco Vincenzi: “Dobbiamo riportare saggezza nel restauro della natura e nel governo dell’acqua per evitare che i sogni diventino incubi!”
 
Privo di virus.www.avast.com

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Ambiente

Amianto, 30 anni di lavoro e una vita spezzata: giustizia per Giovanni Giannetto

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Il Tribunale di Messina condanna l’INAIL, riconosciuta la malattia professionale. Oltre 6.200 morti in Sicilia per la fibra killer

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Messina ha emesso una sentenza importante, condannando l’INAIL a riconoscere la malattia professionale causata dall’esposizione all’amianto di Giovanni Giannetto, 66 anni, residente a Nizza di Sicilia (Messina). Giannetto, affetto da broncopatia cronica, microplacche del diaframma e fibrosi polmonare, ha lavorato per oltre 30 anni come manutentore in diverse centrali Enel, tra cui quelle di San Filippo del Mela, Termini Imerese, Augusta, Priolo, e Porto Empedocle.

Il caso di Giannetto è emblematico del dramma che ha colpito migliaia di lavoratori in Italia esposti alla fibra killer, l’amianto, un materiale utilizzato per decenni nell’industria per la sua resistenza al calore, ma che ha causato gravissimi danni alla salute. In particolare, la centrale di San Filippo del Mela, come quella di Milazzo, è stata classificata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) per l’alto livello di inquinamento, che ha esposto il lavoratore sia in modo diretto, tramite l’uso di guanti anticalore in amianto, sia in modo indiretto a causa della contaminazione ambientale per il massiccio uso del minerale nelle coibentazioni e nei rivestimenti degli impianti.

La lunga battaglia legale

Nel 2018, Giannetto aveva presentato all’INAIL una richiesta per il riconoscimento della malattia professionale derivante dall’esposizione all’amianto, ma l’ente previdenziale aveva respinto la domanda. Con l’assistenza dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), Giannetto ha dovuto intraprendere un lungo iter giudiziario, culminato con la sentenza del Tribunale di Messina, che ha confermato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e le patologie sviluppate dal lavoratore. L’INAIL è stata condannata a riconoscere la malattia professionale e a indennizzare Giannetto con 10mila euro per il danno biologico subito.

L’avv. Bonanni ha accolto con soddisfazione la sentenza, dichiarando: “Dopo questa condanna, adesso agiremo per ottenere il risarcimento del danno e coinvolgeremo l’INPS per ottenere la maggiorazione della pensione“. Bonanni ha anche ricordato i numeri drammatici relativi alla Sicilia: “Dal 1998 a oggi abbiamo censito circa 1.850 casi di mesotelioma, con un tasso di mortalità del 93% nei primi cinque anni. A questi si aggiungono 3.500 casi di tumore ai polmoni e oltre 1.000 decessi per altre malattie asbesto-correlate, per un totale di oltre 6.200 morti“.

Le aree più colpite in Sicilia

Tra i territori siciliani maggiormente colpiti dall’inquinamento da amianto spicca Biancavilla, in provincia di Catania, dove è presente la fluoro-edenite, un minerale simile all’amianto recentemente classificato ma non ancora riconosciuto nelle liste dell’INAIL. L’esposizione a questo minerale ha provocato mesoteliomi, asbestosi e altre gravi malattie nella popolazione locale.

Anche altre zone industriali della Sicilia, come Augusta-Priolo (Siracusa), Gela (Caltanissetta) e Milazzo (Messina), sono note per l’alto rischio ambientale legato alla presenza di poli industriali, soprattutto nel settore petrolchimico. A Gela, in particolare, sono stati registrati numerosi casi di tumore del sangue, cancro al colon, asbestosi e malformazioni alla nascita, portando all’avvio di programmi di monitoraggio sanitario ed epidemiologico.

Un problema ancora aperto

Nonostante l’uso dell’amianto sia vietato in Italia dal 1992, le conseguenze della sua esposizione continuano a mietere vittime, spesso senza che i responsabili vengano adeguatamente puniti o che i lavoratori ottengano il giusto riconoscimento. Il caso di Giovanni Giannetto è un esempio della lunga battaglia legale e personale che molti ex lavoratori devono affrontare per ottenere giustizia.

L’ONA e l’avv. Bonanni continuano a lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla gravità della situazione, sottolineando la necessità di misure più efficaci per tutelare i lavoratori esposti e per risarcire le vittime di questo “killer silenzioso”.

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Castelli Romani, lotta all’abbandono dei rifiuti: prima iniziativa di bonifica ambientale lungo la via dei Laghi

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Cinquanta volontari in campo. Partecipazione massiccia per ripulire le aree più colpite dall’incuria nei comuni di Velletri, Nemi e Rocca di Papa

È partita con successo la prima iniziativa del progetto di cittadinanza attiva promosso dal Parco regionale dei Castelli Romani per contrastare l’abbandono dei rifiuti nelle aree verdi protette. Domenica 6 ottobre, circa cinquanta volontari si sono radunati lungo la via dei Laghi, tra i confini di Velletri e Nemi, fino a Rocca di Papa, per ripulire una delle zone più colpite dall’incuria.

Il progetto, fortemente voluto dal commissario straordinario dell’Ente, Ivan Boccali, ha coinvolto associazioni ambientaliste locali come il Circolo Legambiente Artemisio e Fare Verde Velletri – Colli Albani. Le amministrazioni locali hanno collaborato, insieme alla Protezione Civile di Nemi, contribuendo al successo dell’iniziativa.

La giornata è iniziata con il saluto del direttore del Parco dei Castelli Romani, la dott.ssa Emanuela Angelone, che ha illustrato ai partecipanti gli obiettivi del progetto: non solo la rimozione dei rifiuti, ma anche la sensibilizzazione verso la tutela dell’ambiente. “Siamo stati felici e grati di vedere tanta partecipazione e impegno da parte dei cittadini”, ha dichiarato Angelone. “Questa è solo la prima tappa di un percorso che mira a creare un legame più profondo tra la popolazione e l’ambiente circostante.”

I volontari, armati di guanti, pinze e sacchi, hanno raccolto una grande quantità di rifiuti, riempiendo numerosi sacchi di plastica, vetro, carta e materiali ingombranti, come vecchi pneumatici.

“La quantità di rifiuti rinvenuti è stata notevole, segno che c’è ancora molto da fare per sensibilizzare la comunità”, ha aggiunto Angelone.

Il commissario Boccali ha ringraziato le associazioni coinvolte e ha ribadito l’importanza del progetto: “Vogliamo che questo sia un esempio di collaborazione tra istituzioni e cittadini. Solo attraverso un impegno condiviso possiamo sperare di ridurre l’abbandono indiscriminato dei rifiuti.” Ha poi annunciato un avviso pubblico per cercare sponsor tecnici o economici, necessari a finanziare le future operazioni di bonifica ambientale.

Alberto Fantozzi e Fabrizio Battistini, presidenti di Legambiente Artemisio e Fare Verde Velletri – Colli Albani, hanno espresso soddisfazione per l’iniziativa, sottolineando quanto ci sia ancora da fare: “Iniziative come questa non servono solo per ripulire, ma anche per sensibilizzare. Invitiamo altre associazioni e cittadini a unirsi a noi nelle prossime attività.”

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Uragano Milton: la Florida di fronte alla peggior tempesta in 100 anni

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DeSantis: “Decidete ora per salvare voi stessi e le vostre famiglie”

L’uragano Milton potrebbe essere il più devastante a colpire la Florida nell’ultimo secolo. Il presidente Joe Biden ha avvertito che l’uragano potrebbe avere effetti “catastrofici”, chiedendo ai cittadini di rispettare gli ordini di evacuazione. Più di un milione di persone sono già state invitate a lasciare le loro case.

Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha esortato i residenti a prendere decisioni immediate per garantire la propria sicurezza. Milton, inizialmente di categoria 5, è stato declassato a categoria 4, ma resta estremamente pericoloso.

Il Centro nazionale uragani (NHC) prevede che l’uragano toccherà terra mercoledì sera, lasciando poche ore per l’evacuazione. Le strade sono congestionate, con traffico intenso e code ai distributori di benzina. L’urgenza è alta.

Il presidente Biden, per gestire meglio la crisi, ha posticipato il suo viaggio in Germania e Angola. Ha anche dichiarato lo stato d’emergenza per facilitare l’invio di aiuti federali alla Florida.

Incalza il bilancio dell’uragano Helene

Nel frattempo, il sud-est degli Stati Uniti è già devastato dall’uragano Helene, che ha causato almeno 232 vittime, un bilancio che potrebbe ulteriormente crescere. Milton, che segue Helene a breve distanza, aggrava la situazione rendendo le operazioni di soccorso ancora più critiche.

Gli sforzi di preparazione e soccorso sono in pieno svolgimento, con l’obiettivo di limitare il più possibile le perdite e i danni.

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