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Una frase di troppo pubblicata sui social, ed è subito tempesta politica ad Albano Laziale. Il consigliere comunale Marco Alteri, esponente della maggioranza di centrosinistra e uomo vicino al sindaco Massimiliano Borelli, è finito al centro delle polemiche dopo aver definito “pezzi di m…” i cittadini che hanno scelto di astenersi dal recente referendum. Parole gravi che hanno scatenato reazioni indignate, in particolare dai banchi dell’opposizione.
A prendere posizione è Massimo Ferrarini, capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio Metropolitano di Roma, che in una nota durissima ha chiesto le immediate dimissioni di Alteri e le scuse pubbliche da parte del sindaco Borelli. “Sono sconcertato – scrive Ferrarini – dalle dichiarazioni d’odio diffuse a mezzo social da un Consigliere Comunale appartenente alla maggioranza di centrosinistra. È inaccettabile che un rappresentante istituzionale insulti in questo modo anche parte degli elettori che hanno contribuito alla sua elezione”.
Ferrarini non risparmia nemmeno il primo cittadino di Albano, accusato di “silenzio complice” per non aver preso le distanze dalle parole del consigliere, che fa parte di una lista civica “di diretta emanazione” del sindaco. “Il Partito Democratico grida ogni giorno al fascismo – prosegue Ferrarini – ma quando è uno dei loro ad usare linguaggi d’odio verso i cittadini, tutto tace”.
Il caso, già rovente, diventa ora un simbolo più ampio dello scontro politico che attraversa il Paese: quello tra l’indignazione per il linguaggio violento in politica e le accuse di doppi standard nella gestione delle responsabilità pubbliche. Da un lato, il centrodestra che chiede rispetto istituzionale e pretende conseguenze immediate; dall’altro, un centrosinistra finora silenzioso sull’accaduto, che rischia però di pagare il prezzo politico di un episodio mal gestito.
Il post di Alteri, al netto dell’irruenza del linguaggio, evidenzia un nervo scoperto nella comunicazione politica odierna: il progressivo scivolamento dal confronto al disprezzo. Quando un rappresentante istituzionale si lascia andare a insulti pubblici verso una parte del corpo elettorale, la questione non è più solo politica ma civile e culturale. Le parole hanno un peso, e il silenzio di chi dovrebbe vigilare sulle istituzioni – in questo caso il sindaco – rischia di diventare un assenso implicito.
Ferrarini cavalca la polemica con la consueta grinta, trasformando un incidente isolato in un attacco sistemico al centrosinistra. Ma la domanda resta: davvero si può tollerare che un amministratore locale etichetti i suoi concittadini in modo così sprezzante, senza conseguenze politiche o almeno pubbliche scuse? Il centrosinistra di Albano dovrà ora scegliere: prendere le distanze o assumersi la responsabilità di un silenzio che, politicamente, pesa più delle parole.