ALBANO LAZIALE: L'APPELLO DISPERATO AGLI AMMINISTRATORI DI UNA MADRE DI FAMIGLIA

di Chiara Rai

Albano Laziale (RM) – Ad Albano Laziale ci sono appena state le elezioni che hanno confermato sindaco Nicola Marini. E’ stata una campagna elettorale di fuoco dove sia a destra che a sinistra sono partiti fiumi di promesse.

Dai rifiuti, ai parcheggi all’emergenza abitativa. Adesso quello che si è promesso, lo si dovrebbe mantenere da entrambe le parti: chi fa opposizione dovrà battersi per far valere le esigenze dei cittadini che chiedono di essere aiutati e a maggior ragione la maggioranza dovrà cercare di risolvere i problemi delle persone, cercando soluzioni e non risposte vaghe che mettono in crisi le famiglie.

A tal proposito, noi de L’Osservatore d’Italia faremo da megafono ad una storia che deve essere risolta, sia perché si tratta di una residente di Albano Laziale e poi perché parliamo di una madre con tre figli che sta chiedendo aiuto al proprio Comune, per intenderci, alla casa dei cittadini.

La lettera che ci è arrivata in redazione inizia così: “Sono una giovane mamma di 3 bambini (ho 34 anni) mio marito é agli arresti domiciliari e ho uno sfratto fissato per il 15 luglio. Da ottobre che vengo spedita da un ufficio all'altro del mio Comune (Albano Laziale) senza ricevere aiuto per questo mio grandissimo problema. Ho fatto presente ai servizi sociali di Albano Laziale, con una lettera scritta dall'avvocato di mio marito, in cui si dice che se lui non ha una casa dove scontare gli arresti domiciliari (2 anni e mezzo), dovrà tornare immediatamente in carcere, la risposta che mi é stata data dall' assistente sociale, é stata che il Comune per ora ha fatto tutto il possibile, che a mio dire si traduce in nulla, le case non ci sono ma per quanto ne sappia ci sono, e che c'e una graduatoria da rispettare, graduatoria di cui anch'io faccio parte da ben 10 anni e che l'unica strada possibile al momento per tutelare i bambini, che hanno 11 anni 6 anni e 20 mesi, é che mio marito torni in carcere , e io con i bimbi messi in una struttura!”

Come incipit inorridisce, questa madre è disperata perché entro pochi giorni rischia di perdere la sua famiglia e di finire in una struttura con i suoi tre figli. “Io mi chiedo – prosegue la lettera – ma come puoi chiamare tutela la violenza psichica che fai ad un bambino privandolo della presenza del padre, non è giusto. Qui ad Albano Laziale c'é gente che non ha diritto alle case o perché abusivi o perché hanno case di proprietà date in affitto per guadagnare soldi e intanto si godono le case popolari o comunali. Possibile che il Comune di Albano Laziale non voglia aiutarci? Possibile che di fronte a questa tragedia nessuno fa niente, e io che ho fatto tutto in regola con domande, documenti e anni e anni di graduatoria mi ritrovo ancora dopo 10 anni tra gli ultimi posti con un misero punteggio (6). Come mai nel mio caso questa graduatoria non é mai andata avanti? Come mai chi aveva fatto la domanda con me 10 anni fa ha già una casa da ben 7/8 anni? La vera tutela per i miei figli é quella di avere la possibilità di avere un tetto sulla testa e quattro mura dove poter stare con la mamma ed il papà, e non ritrovarsi in una struttura tra sconosciuti, e con il papà rinchiuso in un carcere solo perché chi amministra non ha preso ancora a cuore la nostra causa. Io sono stanca, e visto che non ho mai chiesto aiuto e me la sono sempre cavata da sola, questa volta non ce la faccio, ho bisogno di aiuto, loro dicono che la mia situazione non è grave (cosi mi é stato risposto ai servizi sociali). Provate a mettervi dalla mia parte e a guardare con i miei occhi, facile parlare quando non ci sei dentro. In questi 8 mesi io non ho visto nessuno oltre le assistenti sociali, pur avendo girato in cerca di aiuto tutti i santi giorni, tra ufficio patrimonio e uffici vari".Ora basta, se nessuno prende con serietà la mia situazione, io il *16 Luglio *prendo i bambini e vado ad alloggiare al Comune di Albano Laziale. 6 anni fa, ero incinta del mio secondo figlio, avevo già avuto a che fare con questa gente, e in quella occasione si fecero belli davanti ai giornalisti, fecero promesse, si fecero vedere bravi e umani con belle parole, ma erano e sono rimaste solo parole, sono passati 6 anni, e io non ho visto nulla!

Oggi devo dire grazie a Simone Carabella che non ci ha mai abbandonati, ci sostiene ed è sempre disponibile verso di noi e i nostri problemi. L'unica persona che ha preso a cuore il nostro problema e che oltre alle parole ci mette anche la faccia! Grazie mille”. A questo punto è necessario che l’amministrazione comunale di Albano Laziale si faccia carico di questo problema.

La redazione de L'Osservatore d'Italia aspetta un cenno per poter mettere in contatto gli amministratori con questa mamma disperata. Noi siamo dalla parte di questa famiglia che ha bisogno. L’Osservatore d’Italia farà il possibile affinché vengano ascoltati.