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Roma

Albano, rissa a villa del Vescovo: ecco la testimonianza del ragazzo italiano aggredito

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Tempo di lettura 3 minuti Simone Carabella, responsabile regionale del Sociale di Noi Con Salvini condanna le accuse rivolte a Tiziano

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ALBANO LAZIALE (RM)Simone Carabella, responsabile regionale del Sociale di Noi Con Salvini prende le parti di un ragazzo italiano che si è visto addossare tantissime critiche e colpe che non lo riguardano rispetto a ciò che è accaduto ieri nel tardo pomeriggio a Cecchina dove è scoppiata una rissa nei pressi di Villa del Vescovo. “Si sono lette dinamiche del caso che ritengo superficiali e assurde – dice Simone Carabella – parlo di ricostruzioni scritte da una testata giornalistica che sono state letteralmente copiate e incollate sul profilo istituzionale dall’Ufficio Stampa , citando la fonte ovviamente, senza andare a sentire gli attori chiamati in causa e senza verificare se realmente sia successo che il romeno che ha aggredito i due ragazzi italiani lo avrebbe fatto soltanto perché quest’ultimi avrebbero rivolto degli apprezzamenti a sua moglie. Apprezzamenti che per altro ci si è permessi di definire, per un semplice sentito dire, come pesanti e reiterati.
La donna “infastidita” secondo la ricostruzione “per sentito parlare” avrebbe chiamato il coniuge riferendogli dell’accaduto, il quale munito di mazza ha dato vita all’aggressione! Che stiamo scherzando? Si vuole giustificare una violenza? Ancora una volta vengono prima gli altri e non si crede invece a dei nostri concittadini! Io personalmente, ho sentito la versione dei fatti di Tiziano, un bravo ragazzo e lavoratore, che mi ha raccontato come è andata. Tra l’altro il romeno, secondo testimonianze , sarebbe stato visto “entrare in Bmw ad alta velocità nella villa comunale quasi investendo due persone e prendendo a sprangate in testa un ragazzo che stava discutendo con la moglie del rumeno stesso, gli stessi poi, dopo essersi tolto lo sfizio di spadroneggiare e picchiare il ragazzetto se ne sono tranquillamente andati”. 

 

LA TESTIMONIANZA Il ragazzo aggredito, lui stesso si è definito il “bambino di ieri che di punto in bianco è cresciuto”, ha raccontato a Simone Carabella come sono andati i fatti: “Ho staccato dal lavoro ho portato un cane meticcio di circa 10 kg in villa a giocare con la pallina con altri due amici di cui uno con un cane al guinzaglio, un cane Corso grande e addestrato. Dall’altra parte è partito un pincerino che gli si era rotto un collare, il pincerino ha tentato di aggredire il cane del mio amico e noi per non far mordere il piccolo cane da quello del nostro amico che è di taglia grande. Il mio amico lo teneva al guinzaglio e tutto a un tratto dall’altalena una donna romena mi ha inveito contro dicendo che non era un posto per cani, che dovevamo andare via, che stavamo a rompere tutto, quando io non c’entravo nulla e stavo lì tranquillo col cane. Io in quella villa ci sono cresciuto. Lei continuava ad aggredirmi verbalmente, dicendo io chiamo polizia, carabinieri, e dopo un paio di minuti è arrivato un bmw sparato. È sceso il marito con una mazza da golf e me la data in testa a me e a un mio amico che ha preso anche lui due cazzotti. Non abbiamo neanche reagito, ce ne siamo andati senza neanche reagire. Oggi vengo infamato di aver fatto apprezzamenti su una signora, ma vi rendete conto? Io ho 28 anni non mi permetterei mai. Io continuerò a portare a spasso il mio cane a villa del Vescovo con la sua palletta!”


Simone Carabella condanna le accuse rivolte a Tiziano: “Tiziano con la testa dolorante oggi è andato a lavorare. Quello che farà nelle prossime ore è sporgere denuncia – ha detto il responsabile regionale del Sociale di Noi Con Salvini – è vergognoso che due ragazzi italiani siano stati messi alla gogna mediatica e accusati di cose non vere. Prima gli italiani. Qui non servono delibere, mozioni o dichiarazioni dei soliti inutili politicanti. Qui servono maniere decise,serve assoluta legalità. Io sto con tiziano!” 

Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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