ALDO MORO: LA PROCURA APRE UN FASCICOLO

Gli interrogativi: “Le Brigate rosse avrebbero potuto rilasciare Aldo Moro” ? “La decisione finale è stata di Cossiga e, presumo, anche di Andreotti” ? “Nessun individuo è indispensabile allo Stato” ?

 

Luca Pagni

La Procura di Roma apre un fascicolo sulla morte di Aldo Moro dopo vari libri, segnalazioni e l’esposto dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato. Curiosamente solo dopo la morte di Giulio Andreotti la Newton Compton editori ha  pubblicato il libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” 

con il sottotitolo “Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera”

“Aldo Moro è stato uno statista e un servitore dello Stato che in un momento tra i più difficili della storia repubblicana, ha difeso, fino a pagare con la vita, un campo di valori che oggi è patrimonio di tutti. Difese cioè l'idea che, con la forza della politica, lo Stato italiano potesse vincere la battaglia contro il terrorismo senza restringere i margini di libertà dei singoli cittadini, ma anzi allargando e rafforzando lo spazio della democrazia”. “Il pensiero, la testimonianza politica e di vita di Aldo Moro stroncata per mano criminale dalla follia terrorista, conserva, in questo, una straordinaria attualità. Con lui – in questa giornata dedicata alle vittime del terrorismo, rendiamo omaggio a tutti quelli che hanno sacrificato la vita per difendere i valori della democrazia, della libertà e della convivenza tra idee diverse”. Questo quanto scritto in una nota da Nicola Zingaretti, nel 2012 quando era Presidente della Provincia di Roma, partecipando alla cerimonia di commemorazione in occasione del 34° anniversario della morte di Aldo Moro, avvenuta come sempre in via Caetani a Roma, dove fu fatto trovare il corpo morto di Aldo Moro. Luca Pagni

Il Giudice Ferdinando Imposimato ha scritto su facebook: Quelli che potevano salvare Aldo Moro e non lo fecero, non vogliono riconoscere il luogo del martirio del più grande statista italiano,  quella prigione che io scoprii 32 anni fa. In quel luogo deve essere ricordato Aldo Moro e non a via Caetani ove fu portato dopo il suo assassinio in via Montalcini 8. Per rifondare l'Italia occorre rifondare la verità.  Ricordate che Aldo Moro è il maggiore artefice della nostra bella Costituzione e che è morto per difendere quei valori sulla dignità del lavoro, i diritti inviolabili all'eguaglianza e alla pari opportunità tra uomini e donne e a difesa della democrazia e della pace, essendo stato ucciso per volontà di quei politici oggi esaltati come uomini rispettabili. Antonio Esposito, nella prefazione del libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” spiega come l’autore aveva già definito nel precedente volume Doveva morire la ≪terribile, quanto tardiva, confessione-requisitoria resa da Steve Pieczenik≫, 

Braccio destro di Kissinger, vero cuore pulsante del comitato di crisi:Sono stato io, lo confesso, a preparare la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Aldo Moro Allo scopo di stabilizzare la situazione italiana.Il prezzo da pagare è stata la vita di Moro.  E’ stata quella la prima volta nella storia della mia carriera  che mi sono trovato in una situazione  nella quale ho dovuto sacrificare la vita di un individuo per la salvezza di uno Stato. 

Si può dire che il nostro è stato un colpo mortale preparato a sangue freddo. La trappola era che loro dovevano uccidere Aldo Moro. Loro pensavano che io avrei fatto di tutto per salvare la vita di Moro, mentre ciò che è accaduto è esattamente il contrario.  Io li ho abbindolati a tal punto che a loro non restava altro che uccidere il prigioniero. Cossiga era un uomo che aveva capito molto bene quale fossero i giochi. Io non avevo rapporti con Andreotti, ma immagino che Cossiga lo tenesse informato.  La decisione di far uccidere Moro non è stata una decisione presa alla leggera, abbiamo avuto molte discussioni anche perché io non amo sacrificare le vite, questo non è nelle mie abitudini. Ma Cossiga ha saputo reggere questa strategia e assieme abbiamo preso una decisione estremamente difficile, difficile soprattutto per lui.  Ma la decisione finale è stata di Cossiga e, presumo, anche di Andreotti. Queste risultanze trovano oggi nel nuovo lavoro di Imposimato definitiva conferma e certezza attraverso le dirompenti dichiarazioni – raccolte dall’autore – di due dei numerosi militari impegnati nei servizi di osservazione finalizzati alla successiva irruzione nella prigione di Moro e che ricevettero, poi, improvvisamente e inopinatamente l’ordine di immediata smobilitazione. Le rivelazioni di questi due militari – uno brigadiere della guardia di finanza (nome in codice “Archimede”), l’altro ufficiale dell’esercito specializzato in elettronica, membro di Gladio, istruttore a Capo Marrargiu, poi passato ai servizi speciali di intelligence (nome in codice “Sapienza”) – sono troppo convergenti, coincidenti in tutto e per tutto: troppo dense di particolari, troppo piene di formidabili riscontri, tutti puntualmente verificati dall’autore, si che ad esse deve attribuirsi la massima attendibilita, credibilita e veridicita. E credo che queste mie poche righe, senza svelare troppo, possano essere utili a introdurre lo svolgimento temporale delle azioni che porteranno a tale sconvolgente rivelazione nel corso delle pagine del libro. Per saperne di più, non resta che acquistare e leggere il libro.