ALLARME SICUREZZA: GLI ITALIANI IN BALIA DELLE RAPINE

di Matteo La Stella

 

Roma – Non accenna battute d'arresto il “boom” di rapine in abitazioni che sta investendo l'Italia. L'ultima vicenda arriva da Benevento, dove all'alba di sabato 5 malviventi incappucciati hanno fatto irruzione in casa dell'ex Senatore di FI Cosimo Izzo, preso in ostaggio insieme alla famiglia. L'episodio, però, non rappresenta di certo una mosca bianca:  solo nell'ultima settimana, infatti, i colpi messi a segno dai “pirati” contemporanei sono stati molteplici. Una sequela di arrembaggi destinati ad infrangere la quiete dei cittadini italiani, arrivati a percepire, secondo l'ultimo rapporto Censis in materia di Sicurezza, il rischio di criminalità nelle zone in cui vivono pari al 30%, un dato in aumento del 2,9% rispetto al 2010. Un incremento dell'insicurezza giustificato, dovuto soprattutto all'impennata della percentuale di rapine in abitazione nell'ultimo decennio (dal 2004 al 2013) pari, secondo la ricerca, al 195%. Una situazione allarmante, cresciuta solo nell'ultimo anno di 3,7 punti percentuali, alla quale non sembra vi sia rimedio. I cittadini, infatti, non sono tutelati a dovere dalla legge italiana che, invece di garantire l'incolumità dei soggetti nel giusto- i padroni di casa – punisce nella maggior parte dei casi la legittima difesa. 

 

La sventura di Izzo. L'uomo, imprenditore e avvocato, è stato picchiato, legato e minacciato dai banditi. Con lui, al momento della violenta irruzione, la moglie 48enne, preda anch'essa delle minacce, ed una anziana parente della coppia. Stando alle ricostruzioni, la “banda” armata avrebbe scollegato il sistema d'allarme che proteggeva la proprietà prima di piombare, tramite l'utilizzo di un balcone, nella camera da letto dei coniugi Izzo posta al secondo piano del fabbricato. L'ex parlamentare, svegliato dal trambusto, ha subito opposto resistenza ai rapinatori che per tutta risposta lo hanno colpito alla fronte con il calcio di una pistola. Gli ostaggi sono stati legati, poi “interrogati” uno alla volta dai furfanti, intenti a scoprire l'esatto numero e la collocazione delle casseforti presenti nell'abitazione. Ripulita l'abitazione da gioielli e contanti, i rapinatori sono fuggiti lasciando i coniugi e l'anziana congiunta imprigionati fino alle ore 5, quando Cosimo Izzo è riuscito a liberarsi per dare l'allarme. 

 

Il “boom” di rapine. L'assalto subito dall'ex esponente di Fratelli d'Italia è solo l'ultimo atto di una settimana tragica in quanto a sicurezza. Già mercoledì scorso, a Mogliano Veneto in provincia di Treviso, la villa di un imprenditore del settore petroli era stata svaligiata. I 3 rapinatori avevano preso in ostaggio il custode costringendolo a fargli strada fino al piano superiore dove hanno arraffato 2mila euro ed un orologio, prima di essere messi in fuga dalle grida del padrone di casa balzato giù dal letto. Drammatico, invece, l'epilogo di un altro colpo messo a segno da due delinquenti a Renazzo di Cento, nel ferrarese. Quì, durante il blitz criminale, un'anziana 84enne e la nuora avevano sorpreso i furfanti che hanno reagito brandendo dei bastoni con i quali hanno barbaramente colpito alla testa le due donne, ferendole in modo grave per un bottino da 300 euro circa.

 

Il rovescio della medaglia. Viceversa, quando le vittime reagiscono vengono incriminate per eccesso di legittima difesa, divenendo così testimonial di questo o quello schieramento politico che si riversa contro l'attuale normativa, rinfrancato dalle voci consenzienti del popolo in tumulto. Gravissimo. La sicurezza non deve essere al centro di alcun dibattito politico, al contrario, deve essere una certezza. E se lo Stato, per forza di cose, non riesce ad essere onnipresente con i suoi mezzi, qualcosa deve cambiare. La casa in quanto tale è intima, strettamente legata alla famiglia e ai sacrifici della stessa. Un vero e proprio nido per gli inquilini, la cui tranquillità deve essere garantita, o ai quali deve essere consentito farlo. Uno scenario impensabile oggi, dato che non sconfinare oltre i paletti della legittima difesa vorrebbe dire rischiare la  vita. La vittima, infatti, in caso di rapina dovrebbe attendere minacce da parte del malvivente- o più spesso dai malviventi- intento a mettere in pericolo la persona e i suoi beni- anche affettivi- prima di poter ricorrere ad armi proprie, utili in un primo momento solo a verificare la caparbietà del rapinatore nel compiere il “colpo”. A quel punto, dopo aver testato l'inclinazione a desistere del delinquente- ad esempio con un colpo sparato in aria-, alla vittima sarebbe concesso di colpire il criminale, sperando di non subire ugualmente ritorsioni legali. Un'arma a doppio taglio quella dell'odierna legittima difesa che se da una parte può salvare famiglie intere, dall'altra rischia di mettere nei guai i cittadini stessi. Preservare la propria abitazione e il proprio nucleo familiare deve essere considerato alla stregua della difesa patriottica, per cui conservare una legge che rinfranca i trasgressori appare un paradosso.