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Amatrice, Sergio Pirozzi: “Il mio non è un abbandono”. L’intervista all’ex sindaco

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Sergio Pirozzi già sindaco di Amatrice, – si è dimesso dalla carica di primo cittadino per poter lavorare come consigliere regionale del Lazio con la Lista “Lo Scarpone in Movimento”, dove è stato eletto alle ultime consultazioni – ha accettato di rispondere a qualche domanda. Ricordando il borgo, dal 2015 tra i più belli d’Italia, e il suo sostegno dallo scranno della Regione Lazio, abbiamo riletto la lettera indirizzata ai suoi concittadini.

Il 4 maggio ha ufficialmente deposto la fascia di sindaco di Amatrice per ricoprire il ruolo di consigliere regionale nel Lazio. Come pensa di poter aiutare ancora il borgo aretino?

Rivendico con forza la scelta di non aver sacrificato luoghi e spazi per realizzare costruzioni che non fossero quelle originarie. In fondo, un borgo distrutto con solo negozi e case provvisorie che futuro poteva avere? Rispondo: nessuno. Tutto questo non è accaduto per caso, lo ripeterò all’infinito. Come sindaco sapevo, in cuor mio, che avevo ottenuto il massimo. Era però necessario per non far morire definitivamente Amatrice, che oggi è in vita solo grazie al defibrillatore della solidarietà, alzare l’asticella, cercare nuove vie. Era necessario quindi andare in Regione. Forte di un consenso straordinario, ottenuto senza l’appoggio di nessun partito politico, di ben 152.000 voti, andrò innanzitutto a segnalare i disagi ancora vivi del terremoto e cercherò di rappresentare degnamente tutti quegli amici che non ci sono più e che tante volte avevano manifestato contro la Regione Lazio per chiedere “pari dignità”.

Il mio perciò non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra. Resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vivendola, il diritto di “vita” delle terre “marginali e periferiche” di tutto il Lazio e anche d’Italia. Sarò sempre accanto alla “mia” squadra di amministratori-amici e soprattutto al mio amico Filippo Palombini che mi sostituirà in quest’ultimo anno di mandato. (Lettera di addio del 4 maggio 2018)

Tra qualche mese saranno due anni dal sisma del 24 agosto. Quali sono le condizioni di Amatrice e delle frazioni?

La regione si occupa delle assegnazioni dei lavori di smantellamento ed abbattimento delle macerie per le frazioni che sono partiti proprio ieri. É importante che si tolgano le macerie dato che alcune frazioni hanno un numero di abitazioni che rimangono agibili ma non c’è l’acqua. Perciò togliendo le macerie si è in grado di fare dei lavori per riparare le condutture idriche. Capisci, allora, la necessità che si incominciasse l’operazione di abbattimento e smantellamento delle macerie. In più alcune frazioni, aderendo ad una nostra iniziativa, stanno costruendo delle aree camper o comunque atte ad ospitare strutture abitative su ruote, alle quali stiamo dando un contributo. Tra loro le frazioni di Capricchia, Flaviano, Preta e Sant’Angelo.
Per quanto riguarda Amatrice: i lavori che si riferiscono alla seconda parte di un grande appalto devono cominciare. C’è ancora molto da fare.

Da consigliere si sta concentrando sulla bonifica e sul rilancio della Valle del Sacco, in che modo?

In quella zona è essenziale mettere mano alla bonifica altrimenti si può fare veramente poco. È un’area che negli ultimi decenni è stata ptotagonista di un elevato grado di inquinamento. Perciò si deve cominciare con la bonifica per poi procedere con una serie di iniziative politiche mirate alla salvaguardia e alla protezione del territorio e non a speculazioni o provvedimenti che non sono più plausibili. È come noto, un luogo con un altissimo tasso di malattia oncologica.

Un altro punto della sua politica regionale è la messa in funzione del Registro Tumori. Di cosa consiste?

È molto importante, dato che ci fornisce la capacità di comprendere quali sono le patologie più diffuse e di fare del presidio ospedaliero di Sora (Frosinone) un vero centro di eccellenza per l’oncologia che oggi è realtà solo sulla carta e non ancora nemmeno parzialmente funzionante. Se non si fa sì che questo Ospedale diventi un cardine di professionismo, non saremo in grado di attuare un’operazione di prevenzione col rischio, per tante persone, di non prendere in tempo la malattia diventando così pazienti, i quali devono sottostare ad un percorso estremamente lungo.

Gianpaolo Plini

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Meta rende Messenger ancora più sicuro con la crittografia end-to-end predefinita

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Meta ha finalmente attivato la crittografia end-to-end sulle chat di Messenger per impostazione predefinita. A darne notizia è proprio lo stesso Mark Zuckerberg su Facebook. La funzionalità di crittografia end-to-end, che Meta aveva già introdotto su Messenger nel 2016 come opzionale, permette ai messaggi della chat di essere più sicuri, visto che possono essere letti solo dal mittente e dal destinatario. Non tutti gli utenti conoscevano la possibilità di attivare la modalità, che adesso è presente di default tra le finestre delle conversazioni, senza che gli iscritti debbano fare nulla. Il patron di Meta ha specificato che, come funzione abilitata a livello globale, la crittografia end-to-end verrà implementata gradualmente nel corso delle prossime settimane. Secondo un post più specifico di Loredana Crisan, vicepresidente di Messenger, la crittografia non modificherà, almeno dal punto di vista grafico, Messenger. In tal modo, si potranno continuare ad utilizzare sticker, temi ed emoticon, con la certezza di godere di una difesa di livello più alto. Non a caso, alcuni governi temono che la crittografia possa rallentare le operazioni di polizia che utilizzano anche i social per portare avanti le indagini. A settembre il governo britannico aveva esortato Meta a non implementare la crittografia su Instagram e Messenger per non rendere più semplice la vita agli adescatori di minori. Allo stesso modo, organizzazioni negli Stati Uniti hanno affermato che la tecnologia sarà uno strumento per i criminali di comunicare in maniera più veloce a scapito della sicurezza nazionale. Crisan ha delineato anche altre novità in arrivo su Messenger nei prossimi mesi. Tra queste, la possibilità di modificare un messaggio fino a 15 minuti dopo l’invio e l’estensione a 24 ore dei testi “effimeri”, prima che scompaiano. Per conoscere ulteriori sviluppi sulla questione non resta altro che aspettare, sperare per il meglio e capire la posizione della società di Zuckerberg a riguardo.

F.P.L.

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Google, nuova era per l’intelligenza artificiale: arriva Gemini

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Google ha annunciato il lancio del suo ultimo e potente modello di intelligenza artificiale, Gemini, disponibile in tre dimensioni.

Gemini Ultra, la categoria più grande e capace, sarà il primo modello a superare gli esperti umani in MMLU (massive multitask Language Understanding) ed utilizzerà una combinazione di 57 materie come matematica, fisica, storia, diritto, medicina ed etica per testare sia per approfondire la conoscenza del mondo che le capacità di risoluzione dei problemi.

Per Google Gemini è più potente di GPT-3.5

 Gemini Pro, invece si adatterà a un’ampia gamma di attività e Gemini Nano si utilizzerà per compiti specifici e dispositivi mobili. I dirigenti di Google hanno affermato che Gemini Pro ha sovraperformato GPT-3.5 di OpenAI. La società prevede di concedere in licenza Gemini ai clienti tramite Google Cloud affinché possano utilizzarlo nelle proprie applicazioni. A partire dal 13 dicembre, sviluppatori e clienti aziendali possono accedere a Gemini Pro tramite l’API Gemini in Google AI Studio o Google Cloud Vertex AI. Gli sviluppatori Android potranno anche creare con Gemini Nano. Gemini verrà utilizzato anche per potenziare prodotti Google come il chatbot Bard e Search Generative Experience.

Inizialmente disponibile in inglese

 I maggiori progressi di Gemini arriveranno solo all’inizio del prossimo anno, quando il modello Ultra sarà utilizzato per lanciare “Bard Advanced”, una versione potenziata del chatbot che inizialmente verrà offerta solo a un pubblico di prova. L’intelligenza artificiale, in un primo momento, funzionerà solo in inglese in tutto il mondo, anche se i dirigenti di Google hanno assicurato ai giornalisti durante un briefing che la tecnologia non avrà problemi a diversificarsi in altre lingue.

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Castelli Romani

Castel Gandolfo, prima riunione tecnica per salvare il lago. L’ipotesi: “Verificare i lavori della circumlacuale e riutilizzare le acque reflue trattate”

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Prossimamente si terrà un incontro anche con le cinque amministrazioni comunali rivierasche di Castel Gandolfo, Albano Laziale, Marino, Ariccia e Rocca di Papa

Riutilizzare le acque reflue trattate per riportare il livello del lago Albano di Castel Gandolfo ad una quota ottimale. Questa l’ipotesi paventata durante la prima riunione tecnica per salvare il bacino lacuale che si è tenuta presso la sede dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale e ha visto seduti la Regione Lazio, la Città Metropolitana, l’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica) e l’Acea.

“Le acque reflue oggi vanno disperse – ha detto il Direttore Generale dell’ANBI Massimo Gargano – e partendo dalla qualità ragioneremo su come farle confluire. Questo – ha proseguito Gargano – sarà uno strumento decisivo, una volta verificata anche la situazione dell’opera circumlacuale. Sarebbe acqua nuova che immettiamo nel circolo virtuoso”.

D’accordo Marco Casini Segretario Nazionale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale che lo scorso mese di settembre è stato già protagonista dell’installazione dell’idrometro insieme ad Anbi, ai comuni e alle associazioni. “Il nostro obiettivo adesso – ha detto Casini – è di aumentare le informazioni e condividere azioni: la volontà c’è. Si va verso la concertazione di metodi di regolazione per far sì che il bacino non soffra”.

In effetti, come ha spiegato Daniele Carducci Vice Presidente dell’associazione Lago di Castel Gandolfo e storico ristoratore della Città Vaticano II, tra il 1999 e il 2001 in concomitanza dei lavori per realizzare la circumlacuale, dove tra l’altro venne fatto un traforo sotto il tunnel, il lago ha iniziato a scendere circa un centimetro al giorno. Una discesa del livello delle acque che proseguì anche durante la stagione invernale. Oggi, i dati registrati dal teleidrometro installato lo scorso 13 settembre riportano un abbassamento delle acque di circa un centimetro a settimana. Dati questi ultimi riferiti ai mesi di settembre e ottobre 2023.

L’ipotesi è probabilmente quella che sia stata creata una falla che ha fatto abbassare il livello del lago. Ma, come affermato dal DG ANBI, occorrerà verificare la situazione dell’opera circumlacuale.

Per Ivan Boccali, presidente del Parco regionale dei Castelli Romani, bisogna ristabilire un ecosistema messo a dura prova e cercare anche di alleggerire una pressione antropica che l’ambiente non riesce più a sostenere: “Il lago è immerso anche in zona a protezione speciale – ha dichiarato Boccali – abbiamo il dovere di fermare questa situazione di sofferenza e questo si può fare mettendo in filiera quelle professionalità necessarie a stilare un progetto concreto per riportare l’acqua al lago”.

Prossimamente si terrà un incontro anche con le cinque amministrazioni comunali rivierasche – Albano Laziale, Castel Gandolfo, Marino, Ariccia e Rocca di Papa – che già da tempo si sono impegnate a sposare un progetto concreto mettendo da parte i campanilismi.

La mission è dunque quella di risparmiare acqua e riempire il bacino e adesso tutte le istituzioni interessate sono d’accordo nel “fare bene e fare presto”.

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