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Cronaca

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ANCORA MALASANITA’

MUORE DOPO SETTE ORE DALLA DIMISSIONE DAL PRONTO SOCCORSO

 

Dimesso dall’ospedale di Tropea, dopo sette ore muore a casa. 77 anni, maestro elementare in pensione, Antonio Francolino è morto a casa sua, all’una di notte, dopo essere stato dimesso in codice verde dall’ospedale di Tropea. Il figlio di Antonio, Dario Francolino, dopo aver denunciato l’accaduto alla Questura di Vibo Valentia,  in una sua lettera aperta al ministro Lorenzin pubblicata sul Messaggero di Roma, chiede che sia fatta luce sull’accaduto. “E’ l’ultima volta che ne parlo” dice in Tv il dottor Francolino, ai microfoni di ‘Storie vere’, “mi fa troppo male parlarne. D’altra parte, non chiedo vendetta, voglio solo sapere se mio padre è morto perché era giunta la sua ora, o perché non è stato ben curato.” Al programma sono intervenuti i medici responsabili della sezione cardiologia dell’ospedale sotto accusa, i quali in tono molto dimesso hanno cercato di giustificare l’accaduto. Anche se Dario Francolino ha poi parlato di cartelle cliniche che non sono concordi nelle loro conclusioni. Il dottor Francolino è CEO, Chief Executive Officer – cioè, in pratica AD, Amministratore Delegato – dell’azienda italiana Axess Public Relations, una carriera impostata sulla comunicazione nel settore medico-farmaceutico. «Mio padre è morto da solo in casa all'una di notte dopo che è stato dimesso alle nove di sera dal Pronto soccorso di Tropea» dove era arrivato con «un forte dolore alla pancia», e dove «è stato tenuto più di tre ore non risolvendo il problema e non investigando sulle cause del suo malessere. Come può una persona che si sente male alle 17 del pomeriggio, dopo che si è affidato alle cure di un ospedale, morire da solo a casa 7 ore dopo?». Così il dottor Francolino sul Messaggero. Racconta Dario Francolino che suo padre godeva di ottima salute, e anzi, alla salute teneva molto. Non aveva mai avuto segni di cardiopatia, fino a quel giorno. Un’ora prima era andato a fare la spesa. Al Pronto Soccorso, a cui era stato indirizzato dalla Guardia Medica, lo ha accompagnato il suo medico di famiglia, ed è stato ricoverato in codice giallo. Accusava dolori all’addome, che si irradiavano al petto. “Dopo un elettrocardiogramma non ripetuto”  specifica Dario Francolino “che ha evidenziato aritmie sinusoidali, è stato rimandato a casa in codice verde, dopo una soluzione fisiologica, con la prescrizione di un farmaco antiulcera, alle 21,08. Vorrei sapere perché non è stato trattenuto in osservazione” continua Francolino “dato che so che mio padre non avrebbe rifiutato il ricovero, e in effetti sull’uscita dal Pronto Soccorso non c’è la sua firma. All’1,28 i paramedici, allertati da mia madre, ne hanno constatato il decesso.” Continua Francolino: “Non è stato rispettato un protocollo secondo il quale se hai una sintomatologia devi essere trattenuto in ricovero, invece è stato mandato a casa con una superficialità sconcertante. Dalle 21 alle 24 mio padre avrebbe dovuto rimanere in ospedale. Si sarebbe salvato? Non lo sapremo mai.” La lettera continua, e l’articolo del Messaggero è molto più lungo e ricco di notizie, e commovente è stata la testimonianza in TV di Dario Francolino. Ma una cosa vorremmo dire per nostra esperienza personale: abbiamo più volte sollecitato l’intervento del ministro Lorenzin a proposito, per esempio, del caso di Vincenza Sicari, senza alcun esito. Qui il caso è diverso. Quello che in ospedale credevano fosse solo il maestro in pensione, invece, aveva un figlio con una carriera nel campo medico ed una esperienza che gli consente oggi di occupare la carica di prestigio che occupa. In termini molto poveri, possiamo dire che al Pronto Soccorso di Tropea ‘hanno toppato’. È solo un’ipotesi cattiva, ma forse pensavano, i medici che lo hanno soccorso, che la morte di un anziano maestro elementare non avrebbe avuto risonanza. In un paese in cui un Gentiloni in quattro e quattr’otto, al minimo accenno di ‘lieve malore’, come lo hanno chiamato i giornali, viene ricoverato al Gemelli di Roma, ed operato in eccellenza medica con uno stenth in poche ore, tanto che dopo qualche giorno può tornare al suo lavoro, è lecito pensare che chi ‘non conta’, o si pensa che non conti, sia trascurato. Mentre le liste di gente comune che aspetta un intervento è lunga quanto la fame. Si sa, come diciamo sempre, siamo in Italia. Ci auguriamo che, se ci sono state delle irregolarità, delle trascuratezze o delle negligenze, vengano finalmente sonoramente punite. E che Dario Francolino non debba mai più parlare di una cosa così triste, come la morte del proprio genitore, che, forse, avrebbe potuto abbracciare una volta in più.

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Cronaca

Emanuela Bruni nuovo presidente della Fondazione MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo

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È Maria, detta Emanuela, Bruni frascatana classe 1960 la nuova presidente della Fondazione MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
La scelta è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione riunitosi oggi dopo la nomina di Alessandro Giuli come Ministro della Cultura.
La Bruni, giornalista professionista nonché scrittrice, è stata la prima Donna a presiedere l’Ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina del presidente Carlo Azeglio Ciampi, di cui fu stretta collaboratrice in quanto responsabile della Comunicazione radiotelevisiva per l’ingresso nell’Euro, vanta un curriculum di alto spessore e profilo istituzionale: dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi per circa un decennio al coordinamento dell’attività dei Servizi del Cerimoniale Nazionale ed Internazionale.
Già assessore alla Cultura della città di Frascati, di cui oggi è consigliere comunale e presidente della Commissione Affari Istituzionali della città Tuscolana, la neopresidente Emanuela Bruni, laureata in lettere e con un Master in Comunicazione Istituzionale e Relazione con i Media per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, è “giornalista di razza” passata attraverso le redazioni di testate importanti come “L’eco di Bergamo” ed il “Sole24Ore”.
Appassionata ed esperta di arte ed architettura è oggi nell’Ufficio Stampa dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano il “Piccolo dizionario delle italiane”, “La frascatana e le altre” e l’ultima sua opera, “Verde e antico” dedicata ai giardini ed ai paesaggi dei Castelli Romani.
La Bruni, negli ultimi anni, ha dato vita ad uno dei salotti letterari più importanti di Frascati e della provincia romana “Libri in Osteria” che ha ospitato autori del calibro di Angelo Polimeno Bottai, Luigi Contu, Riccardo Cucchi, Antonella Prenner, Michele Bovi e tanti tanti altri.

Giunga alla neopresidente Emanuela Bruni da parte della redazione de L’osservatore d’Italia l’augurio per un buon lavoro

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Cronaca

Scontro tra Bianca Berlinguer e Maria Rosaria Boccia: accuse e polemiche dopo la mancata intervista

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La conduttrice accusa Boccia di voler conoscere in anticipo le domande, mentre l’ex ospite lamenta una discussione trasformata in gossip e politica. La verità resta al centro di un acceso botta e risposta

Bianca Berlinguer, nota conduttrice, ha espresso il suo disappunto dopo la mancata intervista a Maria Rosaria Boccia, accusandola di aver chiesto anticipatamente le domande in forma scritta, cosa che non è mai stata concessa a nessun ospite. Secondo Berlinguer, questo sarebbe stato il vero motivo del contrasto tra le due, sfociato nella decisione di Boccia di non partecipare alla trasmissione È sempre Cartabianca.

Boccia, dal canto suo, ha risposto via Instagram, sostenendo che la trasmissione fosse orientata più a creare un dibattito politico e gossip piuttosto che ad ascoltare la sua verità. Inoltre, ha lamentato di essere stata trattenuta in camerino contro la sua volontà per due ore, un’accusa che Berlinguer ha definito “ridicola” e fuori luogo, dichiarando di non aver mai vissuto una situazione simile nei suoi 35 anni di carriera.

Le tensioni tra le due figure pubbliche si sono ulteriormente infiammate quando Berlinguer ha chiesto a Boccia prove concrete per sostenere affermazioni delicate riguardanti un colloquio tra Gennaro Sangiuliano e Arianna Meloni, suscitando reazioni di fastidio da parte dell’ex ospite, che ha accusato la conduttrice di non essere sufficientemente preparata sulla sua storia.

In un contesto di forti polemiche, la questione rimane aperta, lasciando spazio a diverse interpretazioni sui motivi del fallimento dell’intervista e su quanto avvenuto dietro le quinte.

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Ambiente

Tragedia sul Monte Bianco: Ritrovati i corpi di quattro alpinisti

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Due italiani e due coreani vittime della montagna. L’ultimo sogno realizzato sul Cervino prima del fatale destino

Un silenzio carico di dolore avvolge le pendici del Monte Bianco, dove ieri sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro alpinisti: due italiani e due coreani. Sara Stefanelli e Andrea Galimberti, i due connazionali di cui si erano perse le tracce dal 7 settembre, hanno trovato il loro ultimo riposo tra i ghiacci eterni della montagna che amavano.

Il tragico epilogo è giunto dopo giorni di angosciosa attesa e speranza. Le condizioni meteorologiche avverse avevano impedito per tre interminabili giorni il decollo degli elicotteri di soccorso. Solo ieri, con una schiarita, un elicottero del soccorso alpino francese è riuscito a levarsi in volo, portando alla luce la drammatica verità.

Etienne Rolland, comandante del Pghm di Chamonix, ha confermato che le due cordate sono state “rapidamente localizzate”, grazie alle informazioni sul loro probabile percorso e altitudine. Una conferma che rende ancora più straziante l’idea che i soccorritori sapessero dove cercare, ma fossero stati ostacolati dalle forze della natura.

La notizia ha scosso profondamente la comunità alpinistica e non solo. Sulla pagina Facebook di Andrea Galimberti, una cascata di messaggi di cordoglio ha sostituito le precedenti speranze di un lieto fine. Amici e conoscenti piangono ora la perdita di un appassionato alpinista e della sua compagna d’avventure, Sara.

Le ultime immagini condivise sui social dai due mostrano momenti di pura gioia sul Cervino, appena pochi giorni prima della tragedia. Scatti che ora assumono un significato quasi profetico, immortalando l’ultimo grande sogno realizzato insieme. Andrea descriveva con entusiasmo l’ascesa al Cervino compiuta il 3 settembre: “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio”.

Queste parole, cariche di orgoglio e affetto, risuonano ora come un addio involontario, un testamento della passione che li univa e che li ha portati a sfidare le vette più impervie.

La tragedia sul Monte Bianco non ha risparmiato nemmeno i due alpinisti coreani, il cui destino si è intrecciato fatalmente con quello degli italiani. Quattro vite spezzate, quattro storie di passione per la montagna interrotte bruscamente.

Mentre la comunità alpinistica si stringe nel dolore, questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza in montagna e sui rischi che anche i più esperti corrono nell’affrontare le sfide delle alte quote. Il Monte Bianco, maestoso e implacabile, si conferma ancora una volta una bellezza tanto affascinante quanto pericolosa, capace di regalare emozioni uniche ma anche di reclamare un tributo altissimo.

Le indagini sulle cause precise dell’incidente sono ancora in corso, ma già si leva un coro unanime: quello della prevenzione e della prudenza, anche per i più esperti. Perché la montagna, nella sua immensa bellezza, resta sempre un ambiente che richiede il massimo rispetto e un’infinita cautela.

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