Ancri affronta il tema dell’Autonomia differenziata su richiesta di alcune Regioni: coinvolti costituzionalisti e studenti

L’ANCRI affronta il tema dell’autonomia differenziata, chiesta con forza da alcune regioni, coinvolgendo costituzionalisti e giovani studenti.
Il Prof Saulle Panizza dopo aver affrontato nello specifico i richiami all’unità nazionale nella nostra Carta costituzionale, ha ricordato anche i tentativi di rottura di questi principi.
Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017.

Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente
previsto. Nella seduta del 14 febbraio 2019, il Ministro per gli Affari regionali ha illustrato in Consiglio dei ministri i contenuti delle intese da sottoporre alla firma.

Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il
percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia.
Su questo argomenti di particolare rilevanza per il sistema istituzionale l’Associazione Nazionale degli Insigniti dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (ANCRI) ha ritenuto di fornire il proprio contributo
di conoscenza coinvolgendo studenti e docenti di diritto costituzionale.
Cogliendo l’occasione delle celebrazioni della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” l’ANCRI, proseguendo il proprio “Viaggio tra i valori e i simboli della Repubblica”, ha
organizzato una serie di eventi a Pisa, Bologna, Ferrara e Brindisi, che raccontano e spiegano, attraverso diverse forme espressive, i pilastri ideali e simbolici della nostra democrazia.
A Pisa per divulgare la conoscenza dei valori costituzionali e dei simboli della Repubblica, l’Associazione dei Benemeriti ha affrontato il tema della “Unità d’Italia nella Costituzione” coinvolgendo appartenenti al
mondo accademico di due diverse generazioni.
Sul tema è intervenuto il giovane universitario Matteo Ghezzi in rappresentanza degli studenti del 1^ anno di Giurisprudenza, che ha fatto una dotta e applauditissima relazione sull’Unità d’Italia e la Carta
Costituzionale, con proiezioni e suggestioni nelle prospettive delle giovani generazioni.
A seguire è intervenuto il costituzionalista Saulle Panizza, titolare del Corso di “Ordinamento costituzionale e diritti della persona” presso l’Università di Pisa che ha trattato in maniera diffusa del tema “L’Unità di Italia nella Costituzione Italiana”
“Il tema dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione – ha esordito il prof Panizza – è di grande attualità e investe il dibattito politico-istituzionale di questi mesi. Si tratta di un profilo delicato che non può andare
disgiunto dai principi di unitarietà e solidarietà che caratterizzano la nostra Carta. Non casualmente, direi, – ha aggiunto- l’art. 116 richiama un procedimento rinforzato, una legge da approvarsi a maggioranza
assoluta e l’esigenza del rispetto dei principi di cui all’art. 119, tra cui vi sono quelli di coordinamento della finanza pubblica, di perequazione, solidarietà e rimozione degli squilibri economici e sociali tra i territori
della Repubblica”.
Affrontando nello specifico i richiami all’unità nazionale nella nostra Carta costituzionale il prof Panizza ha sottolineato che “La Costituzione italiana contiene una serie di disposizioni che guardano già all’Unità in
sé come a un valore. Si pensi all’unità familiare (art. 29), alla rappresentanza unitaria dei sindacati (art. 39), alla trasformazione del latifondo e alla ricostituzione delle unità produttive nell’ambito della
proprietà terriera (art. 44). Con specifico riferimento all’unità nazionale, poi – ha proseguito – i riferimenti sono numerosi, a partire dalla fondamentale affermazione contenuta nell’art. 5, secondo cui la Repubblica,
una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali e attua, nei servizi che dipendono dallo Stato, il più ampio decentramento amministrativo. Una formula di equilibrio tra esigenze di unità e
indivisibilità, da un lato, e di autonomia e decentramento, dall’altro, che ha ispirato nei decenni successivi anche altre Costituzioni: si vedano, in termini analoghi, l’art. 2 della Costituzione spagnola e l’art. 6 di quella
portoghese”.
Molti – ha detto ancora – sono anche i richiami nel Titolo V della Parte II, sia nella versione originaria sia in quella successiva alla profonda revisione operata tra il 1999 e il 2001: i livelli essenziali delle prestazioni, la
legislazione concorrente, l’esercizio delle funzioni amministrative, i principi ispiratori dell’autonomia finanziaria, il potere sostitutivo esercitabile dal Governo, sono tutti concetti che richiamano direttamente
o indirettamente il valore dell’unità nazionale. Così come lo richiamano molti altri articoli che si riferiscono al concetto di Nazione, di Patria o di Repubblica (si noti, a proposito di quest’ultima, come il termine compaia ben nove volte nei primi dodici articoli, contenenti i principi fondamentali)”.
Proseguendo il sui intervento ha affrontato anche il tema del grado di concretezza di questi richiami costituzionali. “E’ fondamentale osservare – ha sottolineato – che la nostra Costituzione non si è limitata a
una indicazione astratta ma ha previsto tutta una serie di istituti e di strumenti di attuazione e di garanzia dell’unità nazionale. In primo luogo la figura del Presidente della Repubblica, che l’art. 87 qualifica Capo dello Stato e rappresentante dell’unità nazionale. La giurisprudenza costituzionale, a tal proposito, ha avuto modo di precisare che il Presidente della Repubblica la rappresenta non soltanto nel senso dell’unità territoriale, ma anche e soprattutto nel senso della coesione e dell’armonico
funzionamento dei poteri, politici e di garanzia, che compongono l’assetto costituzionale della Repubblica (sent. n. 1/2013). In secondo luogo – ha proseguito – attraverso il principio dell’unità della giurisdizione costituzionale, espresso nell’unicità dell’organo competente ad amministrarla, come la Corte costituzionale ha rivendicato fin dai primi mesi di funzionamento (sent. n. 38/1957). Ma una garanzia in tal senso – ha aggiunto ancora – è anche rappresentata dalla rigidità della nostra Carta e dai particolari procedimenti che si richiedono per una sua modifica (artt. 138 e 139).
Concludendo il suo intervento il Prof Panizza ha ricordato i tentativi di rottura di questo principio dell’unità nazionale nel corso del tempo. “Più di un provvedimento – ha detto – in vero, spesso adottato dalle regioni, ha rischiato di minare questo principio, ma la Corte costituzionale è stata ferma nel ricondurre il quadro di insieme alla legittimità costituzionale. Si pensi, solo per fare qualche esempio, all’annullamento della delibera della Provincia di Bolzano che riteneva di poter non riprodurre l’emblema
della Repubblica italiana sugli attestati, i diplomi e le certificazioni per le scuole, mantenendo solo quello della Provincia autonoma (sent. n. 328/2010). O alla violazione della Costituzione riscontrata nella legge
della Regione Veneto che pretendeva di indire un referendum consultivo che chiedeva all’elettore di esprimersi con un “sì” o un “no” sul quesito “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?” (sent. n. 118/2015). Ancor più recentemente, merita segnalare la sent. n. 183/2018 che, a proposito dell’uso dei vessilli regionali, ha operato una lettura congiunta degli artt. 5 e 12 della Carta, escludendo così che lo Stato possa essere costretto a far uso di simboli che la Costituzione non consente
di considerare come riferibili all’intera collettività nazionale.

Per il secondo anno consecutivo l’Associazione Nazionale degli Insigniti dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (ANCRI) celebra a Pisa la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e
della Bandiera”.
L’incontro- dibattito condiviso con Prefettura, Regione, Provincia, Comune, Università e Ordine degli avvocati, si è tenuto domenica 17 marzo alla Gipsoteca di Arte Antica dell’Università di Pisa, alla presenza di
rappresentanti delle istituzioni, Amministrazioni, Enti, Associazioni, degli insigniti di Pisa e della società civile.
Gli interventi sono stati introdotti dall’Inno Nazionale intonato a sorpresa dal tenore Marco Voleri.

Dopo i saluti di Antonio Cerrai delegato ANCRI per la Toscana, moderati dal giornalista Cristiano Mencacci, sono intervenuti Tommaso Bove, presidente nazionale dell’ANCRI, Barbara Gambini dell’Ordine degli Avvocati, il Prorettore Marco Gesi dell’Universitá di Pisa, Michele Conti Sindaco di Pisa, Antonio Mazzeo Consigliere Regionale e Giuseppe Castaldo Prefetto di Pisa.
Agli interventi giuridici sono stati aperti con un apprezzatissimo intervento del giovane universitario, Matteo Ghezzi che, parlando in rappresentanza degli studenti del 1^ anno di Giurisprudenza, ha fatto una dotta relazione su “L’Unità d’Italia e la Carta Costituzionale: proiezioni e suggestioni nelle prospettive delle giovani generazioni” riscuotendo applausi a scena aperta.
“E’ difficile – ha esordito Matteo Ghezzi – dare una prospettiva giovanile e al contempo consapevole di ciò che significa unità. Ancor di più risulta problematico collegare l’idea di unità con il divampante regionalismo
differenziato che caratterizza i nostri giorni. Ritengo il tema del regionalismo un tema assai moderno ed estremamente attuale anche se in poco tempo ben sedimentato nella nostra mente e, seppur con qualche
iniziale difficoltà, anche nei rapporti con lo Stato.

La riflessione che necessariamente sorge spontanea è quella che ci fa chiedere se un eccesso di autonomia regionale possa provocare lesioni alla forma di stato unitaria, se si tratti effettivamente di “promuovere” le autonomie regionali come previsto dall’art 5, o se il regionalismo differenziato possa rompere gli equilibri che dalla riforma del titolo V a oggi si sono andati a creare tra stato e regione”.
“Le regioni – ha proseguito Matteo Ghezzi – svolgono un ruolo fondamentale nel caratterizzare il nostro ordinamento come moderno. Ma ciò che mi sembra necessario pretendere è maggiore ponderazione nel
procedere a tali richieste; riflettere sulle conseguenze di un eccesso di regionalismo, che è un fenomeno giovane, recente, come detto, e che di conseguenza deve ben sedimentarsi nei rapporti con tutti gli altri
livelli territoriali affinché possa risultare efficace.
Non dimentichiamoci inoltre che vi sono già 5 regioni a statuto speciale che godono di condizioni particolari di autonomia dal punto di vista amministrativo, legislativo e finanziario e alle quali, si affiancherebbero Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, e che dunque, anche nei rapporti tra regioni dovrebbero crearsi nuovi equilibri che non è da escludere portino a contrasti.
E’ un tema estremamente delicato – ha concluso – che da giovane studente di giurisprudenza mi rende pieno di quesiti e, anche di qualche dubbio, ma, al contempo, è appassionante e carico di interesse l’idea di regionalismo a più velocità”.
Subito dopo Matteo Ghezzi ha preso la parola il costituzionalista Saulle Panizza il quale ha poi, insieme con il Sindaco di Pisa Michele Conti e il Presidente della Provincia Massimiliano Angori, preso parte a una tavola rotonda, moderata dal giornalista Tommaso Strambi, sul tema “Unità, Autonomie Regionali e Costituzione”.
I lavori della mattinata si sono chiusi con l’intervento conclusivo dell’ex Prefetto di Pisa Francesco Tagliente

Enrico Pellegrini