ANGELA CELENTANO: DA UN ANNO E MEZZO NESSUNA TRACCIA?

di Silvio Rossi

Dal febbraio 2013, data in cui la famiglia Celentano ha chiesto il silenzio stampa, per non ostacolare il lavoro degli investigatori, che da ormai 18 anni stanno indagando sulla scomparsa di Angela Celentano, che aveva all’epoca tre anni, le notizie sono praticamente assenti. Ma questa storia non può essere assolutamente dimenticata e neppure si può affievolire la vicinanza a questa famiglia che lotta per ritrovare sua figlia.

Dopo la speranza di poter riabbracciare la figlia, ormai adulta, alimentata dalle mail giunte da Celeste Ruiz (che si scoprirà in seguito essere un nome inventato), Maria e Catello Celentano hanno preferito non seguire facili entusiasmi e hanno deciso di seguire una via più discreta, per evitare facili illusioni come quella vissuta pochi anni fa.

Ciò non vuol dire però che hanno rinunciato a cercare la figlia, sul loro sito (www.angelacelentano.com), che è tradotto in dodici lingue (compreso russo, polacco, greco), mandano messaggi nella speranza che Angela, in qualsiasi posto del mondo sia attualmente, possa rispondere. Ad ogni compleanno realizzano un video per fare gli auguri alla figlia, nella speranza che possa vederlo.

Nel 2012 i genitori hanno realizzato un libro, per narrare la loro esperienza, e soprattutto la forza che questa vicenda ha generato in loro, che hanno fondato una Onlus per aiutare i bambini in difficoltà.

La storia.

Il 10 agosto del 1996 la famiglia Celantano si reca sul monte Faito per una scampagnata domenicale. La scuola domenicale per bambini di Vico Equense, una cittadina a pochi chilometri da Sorrento, che si trova alle falde del monte, organizza tutti gli anni questa “festa di fine anno” con le famiglie dei bambini frequentanti la comunità evangelica locale.

Quel giorno, tra gli altri, c’erano Maria e Catello Celentano, con le loro tre figlie, Rossana di sei anni, Angela di tre e Naomi, di un anno e mezzo.

Era l’ora di pranzo quando Angela chiese al padre di poter giocare sull’amaca. Dopo pochi minuti Catello Celentano chiamò la figlia, convinto che fosse ancora dietro di lui, per esaudirle il desiderio. Ma della bambina nessuna traccia. Si mobilitarono tutto il gruppo (circa quaranta persone), e dopo poco, non trovando la bambina, furono chiamati i carabinieri.

Le ricerche di Angela proseguirono per quattro giorni, con l’aiuto di elicotteri, unità cinofile e speleologi (sul monte ci sono alcuni dirupi), ma della bambina nessuna traccia, probabilmente qualcuno l’aveva prelevata e portata via sin dai primi istanti.

Il 19 agosto a casa Celentano arriva una telefonata in cui si sente solamente un pianto di una bambina, ma nulla può indicare se fosse realmente Angela. Un misterioso testimone invita a cercare i responsabili della scomparsa nella comunità evangelica di Vico.

Un mese dopo gli investigatori scoprono che la bambina si era allontanata dal gruppo insieme a Renato, un bambino allora dodicenne, che era andato a posare in macchina il suo pallone. Renato ha raccontato di aver detto alla bambina di tonare dai suoi genitori, ma questa continuava a seguirlo. Giunto a una biforcazione, ha intimato di nuovo alla bambina di tornare indietro, e ha continuato da solo la discesa verso il parcheggio. Un altro bambino, Luca, ha detto di aver visto Angela che scendeva per il sentiero con Renato, e si sarebbe offerto di riportare la bambina ai genitori, ma non sarebbe stato ascoltato da Renato.

La pista messicana

Come in tutti i casi di sparizione, specie quando si tratta di bambini, si rincorrono negli anni notizie relative ad avvistamenti di bambini somiglianti con le persone cercate. Il caso di Angela Celentano non è stato, sotto questo aspetto, diverso da quello di altri analoghi.

Dopo i primi anni, in cui mole segnalazioni giungevano alla famiglia e agli investigatori che seguivano la vicenda, molta impressione ha suscitato una mail mandata nel 2010 dal Messico alla sorella maggiore di Angela, Rossana, da parte di una sedicente Celeste Ruiz, che dice di essere la bambina scomparsa, ma di non cercarla, che sta bene e non è interessata a tornare in Italia.

Per diversi mesi l’Interpol ha cercato riscontri per verificare la veridicità delle affermazioni, in quanto le mail giunte alla famiglia Celentano erano inviate da computer pubblici (la prima da un punto di accesso di un supermercato), e quindi non era facile riuscire a individuare l’autore dei messaggi.

Nelle ricerche successive è stato accusato Josè Manuel Vazquez Valle, figlioccio di un magistrato messicano Cristino Ruiz (proprio il cognome utilizzato per creare l’avatar fasullo), come mittente delle mai. Un mitomane che, per una bravata, ha riaperto una ferita nel cuore di Maria e Catello.