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ANGUILLARA: APPALTI IN ODORE DI MAFIA TRA GOVERNI DI DESTRA E SINISTRA…

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Tempo di lettura 5 minuti Con determinazione 1158 del 29/11/2012, quindi con l’attuale giunta guidata dal sindaco Francesco Pizzorno, la cooperativa “29 giugno” subentra a Formula Ambiente

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di Simonetta D'Onofrio

Anguillara (RM) – Anche ad Anguillara la “monnezza” è gestita dalla Coop. 29 Giugno, azienda esecutrice del contratto di gestione del ciclo dei rifiuti, che vede indagati alcune figure di vertice dalla Procura della Repubblica di Roma, nel sistema “Terra di Mezzo” e che appare, con notevole evidenza, collusa con il malaffare.
La cooperativa 29 giugno è parte di un contenitore generale “CNS” (Consorzio Nazionale Servizi), specializzato nella gestione di una serie di servizi per conto delle pubbliche amministrazioni. Un colosso del settore, composto da 206 associate, presente in tutte le regioni italiane, un partner definito sicuro e affidabile, presente con incarichi pubblici per prestazioni d’opera di vario genere, anche in altri comuni italiani di diverse dimensioni, che ha la possibilità di operare in diversi campi, premiata più volte con una serie di premi “Best Practice” per l’alta qualità dei servizi offerti.

Nel territorio sabatino in che modo approdano alcuni dei nomi collegati con l’inchiesta della Procura “Terre di Mezzo”? Cerchiamo di ricostruire i passaggi politici e amministrativi salienti, che risalgono a 5 anni fa.

Nel novembre 2009, il Comune di Anguillara (con allora sindaco il dott. Antonio Pizzigallo – attualmente consigliere d’opposizione del Consiglio Comunale), pubblicò il bando di gara nella forma di “Dialogo competitivo”. La CNS si aggiudica la gara, in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con un importo complessivo di 21.407.760,00 euro più IVA per un periodo di nove anni (pari a circa 2,3 milioni l’anno). Nello stesso periodo la maggioranza di centrodestra, allora alla guida del comune, mise in liquidazione la società multiservizi E.S.A., interamente di proprietà del Comune di Anguillara, che si occupava anche della raccolta e smaltimenti dei rifiuti.

A nulla valsero le dimostrazioni del Partito Democratico che giudicò l’azione di chiusura della società comunale con queste parole “La spregiudicatezza e l’accelerazione data alla decisione, lasciano stupiti e preoccupati. Il tema e il problema dei rifiuti, ai quali si era cominciato a fornire risposte, sensibilizzando la popolazione sulla necessità della differenziazione dei rifiuti, vengono brutalmente stravolti”.

Dopo oltre un anno, nel marzo 2011 (in quel momento a causa dell’incompatibilità del sindaco Pizzigallo il Comune fu affidato al vicesindaco facente funzioni, Stefano Paolessi – attualmente consigliere d’opposizione), venne firmato il contratto di appalto tra Comune di Anguillara Sabazia e la CNS.
Il Consorzio Nazionale Servizi dichiarò, in fase di gara, che l’esecuzione sarebbe stata affidata a una delle sue associate, la cooperativa sociale “Consorzio Formula Ambiente”, con sede a Cesena.

La firma da parte di CNS sul contratto è stata apposta da Salvatore Forlenza, sessantenne uomo di riferimento del consorzio per il centro Italia, un passato da dirigente del PCI, al vertice di Legacoop, oggi indagato nell’inchiesta “Mafia Capitale” (per lui i PM avevano chiesto l’arresto, ma il GIP Flavia Costantini ha respinto la richiesta, non rilevando l’aggravante mafiosa nel suo caso).

Con determinazione 1158 del 29/11/2012, quindi con l’attuale giunta guidata dal sindaco Francesco Pizzorno, la cooperativa “29 giugno” subentra a Formula Ambiente, mantenendo sostanzialmente tutte le condizioni contrattuali precedenti.

Sono molti i cittadini che dopo lo scandalo degli appalti truccati che hanno consentito alla “29 giugno” di fare il bello e brutto tempo nelle forniture di servizi nella Capitale (fino a ieri nessuno, neanche chi oggi tuona contro tutto e tutti si è mai accorto di nulla), leggono questo passaggio come l’ingresso del sistema perverso anche nelle pratiche amministrative anguillaresi. Tale lettura appare, però, perlomeno superficiale.

Se il problema dell’infiltrazione dell’organizzazione nel territorio è Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa “29 giugno”, egli era già presente in quanto presidente del CdA di “Formula Ambiente”, fino al 2012. Proprio quando la sua carica in Formula Ambiente era cessata, si è verificato il cambio dell’esecutore materiale del contratto, per cui Salvatore Buzzi ha controllato continuativamente il servizio di raccolta dei rifiuti in Anguillara, non è “arrivato” solo col passaggio della cooperativa “29 giugno”, c’era da quando CNS vinse la gara d’appalto. E come era presente a Anguillara, lo era in molti comuni della provincia, da Formello a Pomezia,

Oggi tutte le realtà impegnate nel servizio di raccolta rifiuti di Anguillara sono coinvolte nelle indagini, ma non si può certo dire che fino a ieri nessuno poteva sapere che la Formula Ambiente, o Salvatore Buzzi fossero soggetti “poco affidabili”.

Già nel febbraio 2012 un’inchiesta nel teramano in cui la DDA dell’Aquila ha indagato, assieme a sei sindaci e ad altri amministratori di società impegnate nello smaltimento dei rifiuti, “Salvatore Buzzi, 57 anni, presidente Cda di Formula Ambiente Società Cooperativa Sociale”.

Ma chi è precisamente Salvatore Buzzi? . Il “Salvatore”, secondo la procura di Roma, avrebbe “drogato” il sistema degli appalti pubblici, beneficiando quindi di strade preferenziale, sottoscrivendo accordi con politici corretti. La procura parla chiaramente di mafia nella capitale, quella made in “Rome”, in modo particolare a Roma Nord. Il procuratore Pignatone ha scoperchiato un grande fusto pieno di picrato di ammonio. Piano piano sta esplodendo, dissolvendo con se le tante “brave persone” che con la criminalità si sporcavano le mani per avere solo soldi e null’altro.

Salvatore Buzzi ha nel suo curriculum alcuni punti che oltrepassano le possibilità del pensiero umano. Il “Corriere della Sera” su un articolo a lui dedicato dal titolo “Buzzi, imbroglione e sognatore110 e lode in carcere e le mazzette “, ci dice che un bel giorno, il 26 giugno del 1980 il Buzzi diede 34 coltellate a Giovanni Gargano. Lo uccise perché lo ricattava. Lavorava come impiegato in una banca e architettò truffe ai danni dello sportello: rubò assegni e li gira al complice che li incassa. Poi però Gargano prese a ricattarlo con la minaccia di rivelare tutto ai superiori. Chiarimento di conti violento – «l’ho disarmato per difendermi e poi ho perso la testa» -, pugnalate, manette e carcere. «Pena complessiva di anni 14 e mesi 8 di reclusione per i reati di omicidio e calunnia» dettaglia l’ordinanza di «Mafia capitale». Mitigati da indulto e grazia.” Ma di strada ne ha fatta tanta il Buzzi, si è messo in “gioco”, si è laureato in carcere. In altri termini ha molte capacità imprenditoriali accertate anche dai fatti. Tant’è che all’assemblea del 17 maggio dell’anno scorso mentre presentava la relazione di bilancio del gruppo cooperativo “29 Giugno” (presenti anche l’attuale ministro Giuliano Poletti (allora presidente della Legacoop), l’Amministratore Delegato di Banca Prossima Marco Morganti, il Presidente di Legacoop Lazio Stefano Venditti e il Direttore Commerciale di CNS Giuseppe Cinquanta) il Buzzi riportava: “Noi ormai parliamo di gruppo cooperativo poiché le nostre quattro cooperative e le altre società controllate sono il frutto di percorsi che si sono sempre intrecciati strettamente ed oggi iniziamo a dare la nostra immagine complessiva in modo da valutare bene non solo le dimensioni ma anche la complessità della nostra azione”. Era orgoglioso dell’andamento economico del gruppo. Infatti, mentre la crisi nella Penisola avanzava, le attività da lui gestite godevano di un benessere generalizzato. Commentava così Buzzi contento dei suoi frutti lavorativi: “Se analizziamo i risultati del nostro gruppo assistiamo ad un trend nettamente in controtendenza. Rispetto al 2008, inizio della crisi, abbiamo di molto aumentato i nostri volumi e gli occupati tanto che dal dato del bilancio consolidato che redigiamo dal 2011 abbiamo un aumento significativo di oltre il 20%.” .

Chissà cosa penseranno i poveri imprenditori e le loro famiglie costrette a chiudere le loro attività. Taluni si sono anche suicidati per la crisi. Momenti molto belli per il Buzzi, anche sotto l’aspetto finanziario. Lo affermava lui stesso: “il nostro rapporto con le aziende di credito si è andato sempre più sviluppando e nel corso di questi anni abbiamo ottenuto aumenti dei fidi che spesso hanno preceduto l’aumento dei nostri fatturati e pertanto non abbiamo mai avuto problemi finanziari”.

Anche con Alemanno aveva fatto “pace”. Quella “Destra” che nel 2008 aveva portato alla guida della città di Roma Alemanno. Salvatore Buzzi commenta proprio questo passaggio di consegne “Dopo ben 15 anni di giunte di sinistra e abbiamo avuti ben due anni di conflittualità molto aspra con l’amministrazione, con una iniziale perdita di commesse anche storiche e di conseguenza nel 2009 la cassa integrazione per molti soci e dipendenti; conflittualità superata nel corso del 2010 con lo stabilizzarsi dei rapporti di normale confronto con l’amministrazione Alemanno”. Nel nostro sviluppo abbiamo avuto sempre vicini a noi la nostra organizzazione sindacale Legacoop e nel contempo abbiamo avuti rapporti di proficua collaborazione con i sindacati. Oggi possiamo affermare che la cooperativa 29 Giugno è un patrimonio di questa città”. L’inchiesta del Procuratore Pignatone è circoscritta nella città di Roma, almeno per ora. Chissà se accadrà come nel periodo di Mani Pulite? Spazzò via tanti politici e amministratori corrotti. Insomma c’è ancora tanta “monnezza” da raccogliere nei comuni grandi e piccoli dislocati nella nostra bell’Italia.

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Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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