Anguillara e Cesano, iniziano le ricerche di litio: come si trasforma il territorio grazie al tesoro nascosto

La società Vulcan Energy ha ottenuto un permesso di ricerca in Italia, a Cesano, a 20 chilometri da Roma, per estrarre litio dalle acque geotermiche di un pozzo conosciuto fin dal 1975. L’azienda australiana ha ottenuto il permesso dalla Regione Lazio per le ricerche.

Siamo nell’area dei Monti Sabatini, a circa 30 chilometri da Roma, dove ci sono concentrazioni di litio, l’“oro bianco” del terzo millennio. All’inizio degli anni 70 si fece quello che sostanzialmente si farà oggi: studi, sondaggi, analisi stratigrafiche per capire quanto litio c’è nel sottosuolo e per quanta superficie si estende. Ne emersero dati e una cartografia i cui sono identificati i sondaggi profondi.

Se ci fosse davvero una buona quantità di Litio sotto terra, il quadrante nord di Roma diventerebbe una fonte strategica e primaria per le energie rinnovabili, rendendo questa antica stazione di posta romana una delle principali sorgenti di litio da sfruttare per le batterie elettriche.

Circa tre anni di ricerche, a fronte di una spesa di 7.463 euro che, come riportato dal Corriere della Sera, garantirebbero alla Vulcan di effettuare le verifiche necessarie a valutare la potenzialità mineraria dell’area, lavorando esclusivamente su pozzi geometrici realizzati in passato senza prevedere al momento nuove perforazioni.

Un progetto quindi che, come anche ribadito dal Presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, ai microfoni dell’agenzia di stampa AdnKronos, sarebbe ancora “nella fase preliminare”.

Un piano, quello della Vulcan Energy, che se davvero andasse in porto, accosterebbe questo antico cratere vulcanico alle porte di Roma ad altri fornitori mondiale di litio come Australia, Argentina e Cina, oltre a Cile e Bolivia, maggiori possessori delle riserve disponibili.

Il geologo del posto, Alessandro Mecali, ricorda bene quando a cavallo con gli anni ’80 si scavò per diversi chilometri sotto terra: “Furono fatte delle perforazioni profonde – dice –  ricerche promosse all’epoca da Enel, Agip, Cnen, emerse la ricchezza di questo metallo usato principalmente nelle batterie e quindi risorsa altamente ricercata in questo momento dove si parla di auto elettriche. Morirono anche due persone perché gli scavi erano profondi e si ruppe una sacca di gas che non gli lasciò scampo”.

La disponibilità di dati di perforazioni anche profonde, di numerose analisi stratigrafiche hanno consentito una ricostruzione sufficientemente documentata  del substrato sedimentario ricco appunto del metallo leggero utilizzato anche nelle fusioni nucleari.

Le vulcaniti sabatine si estendono, ininterrotte, dai Monti della Tolfa alla Valle del Tevere e verso Nord, vicino al vulcano di Vico, ci sono terreni di basamento sedimentario meso – cenozoico ovvero appartenente alla quarta delle cinque suddivisioni della storia geologica della terra la cui durata va da circa 65 milioni di anni fa a circa 2 milioni con uno spessore di circa 7 mila metri.