ANGUILLARA. I COMITATI DI QUARTIERE CHE NESSUNO (O QUASI) VUOLE

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Stenta la nascita dei comitati di quartiere ad Anguillara. Dopo che lo scorso dicembre sono state effettuate le elezioni del quartiere numero 9 (Ponton dell’Elce, Colle Sabazio, Al Bucceto), qualcuno si attendeva la rapida costituzione di analoghe organizzazioni nelle altre realtà cittadine. Lo scorso mese di marzo avrebbero dovuto essere consegnate le candidature per il quartiere Campo Marinaro/Stazione, per quello che avrebbe dovuto essere, secondo le intenzioni, il secondo comitato nato in rispetto all’istituzione degli stessi. Nonostante la pubblicità data all’evento, e all’impegno personale di Benedetto Titocci, che è stato tra gli autori del regolamento comunale, sono giunte al consigliere con delega ai quartieri, Secondo Ricci, solamente due cittadini hanno dato la loro disponibilità a candidarsi per il direttivo.

Tra pochi giorni, il 18 aprile, ci sarà un nuovo tentativo, che riguarderà questa volta il quartiere Residenza Claudia/Colle dei Pini. Il consigliere Ricci presiederà un’assemblea con i cittadini delle zone interessate, nel tentativo di riuscire a far decollare questo istituto che sembra non scaldare gli animi dei cittadini di Anguillara.

Se la nascita del comitato nei quartieri periferici aveva fatto ben sperare, era logico immaginare una maggiore difficoltà in altri quartieri che, globalmente, hanno meno problemi rispetto a Ponton dell’Elce, Al Bucceto o Colle Sabazio, zone che avevano già comitati precedenti alla nascita di quelli “istituzionalizzati”. Ingenuamente gli ideatori del progetto non hanno considerato come non basta definire la struttura perché i comitati hanno ragione di essere solo se i partecipanti intendono impegnarsi in prima persona per rivendicare i propri diritti, per costruire un’alternativa, o anche una forma di collaborazione con l’amministrazione comunale.

È molto più facile lamentarsi dietro a una tastiera, ma quando si devono trasferire le lamentele nella vita reale, quando c’è il rischio di poter subire critiche per il proprio operato, dopo averne dispensate a profusione contro coloro che vengono accusati di essere degli incompetenti totali.

Se i nostri politici sono in genere restii all’istituzione di organismi di controllo del proprio operato, e preferiscono avere una maggiore libertà d’azione, chi dimostra di non essere pronto alla democrazia partecipata è proprio quel popolo che lamenta sempre la distanza dei politici dalla vita reale.