ANGUILLARA MITREO: TRA PRECISAZIONI E BUONE NOTIZIE

di Silvio Rossi e Chiara Rai

Anguillara (RM) – Quando si pensa di aver focalizzato un problema ed essere arrivati dritti al vulnus della questione, arrivano delle precisazioni che però non riguardano affatto l'obiettivo più grande auspicato dal nostro giornale rispetto al rinvenimento di un mitreo che è quello di valorizzare le ricchezze del territorio e renderle fruibili al pubblico rilanciando l'economia locale il turismo. Pazienza. Precisiamo. Lo scorso 23 settembre abbiamo realizzato un articolo sul ritrovamento di un Mitreo del I secolo avanti Cristo all’interno della villa romana dell’Acqua Claudia.

C’è giunta richiesta di rettificare alcune nostre affermazioni, ritenute non veritiere, che potrebbero generare incomprensioni tra gli enti interessati al bene.

Ci scrive il dott. Lorizzo che, per quanto riguarda l’attribuzione del Mitreo, non esiste ancora una conferma ufficiale, per cui il ritrovamento nella grotta all’interno della villa è «probabilmente» (anzi, molto probabilmente) il luogo di culto che è stato narrato nell’articolo. La prudenza che giustamente viene richiesta da parte dell’archeologo, nonostante la grande fiducia sulla genuinità dei ritrovamenti, che ha contagiato anche noi, può venir meno al cronista che, a differenza dell’accademico, può sbilanciarsi in una semplificazione, conscio che, qualora le ulteriori indagini non confermassero la “destinazione d’uso” del locale ipogeo, se ne assumerebbe l’errore.

Per quanto riguarda la scoperta della «fossa sanguinis», il termine utilizzato nell’articolo era un’iperbole che rappresenta la funzione di un pozzo sulla volta dell’ambiente. Infatti, abbiamo spiegato come, al posto della tauroctonia, il sacrificio si limitava ad animali più piccoli. Dunque non si trova una fossa come invece la si può facilmente identificare in altri luoghi di culto più grandi (nel caso anguillarino era probabilmente privato e più antico), bensì ,  l’adepto veniva bagnato col sangue sacrificale che scendeva da un foro sulla volta della grotta.

Una delle richieste di rettifica invece ci ha fatto piacere: “Un protocollo d’intesa già esiste, stipulato tra la SAEM e la società che detiene lo stabilimento, proprio allo scopo di rendere fruibile e di valorizzare non soltanto l’area archeologica ma l’intero parco formato da altre realtà storico-architettoniche”. Era una cosa che non sapevamo, né ci è stata comunicata quando abbiamo visitato la villa per realizzare l’articolo. Ciò ci fa sperare che, in un futuro non troppo lontano, sarà possibile realizzare un circuito di visita che valorizzi, come abbiamo chiesto, il luogo.

Il godimento del bene (parliamo dell’intero complesso della villa) attualmente è limitato alla buona volontà delle associazioni locali che organizza delle visite, in genere molto frequentate, proprio perché l’eventuale domanda per un bene di questo valore non manca. Tutto ciò però non può supplire alla mancanza di un’attività di esposizione al pubblico regolare, aperto perlomeno nei week end. Ovviamente salvaguardando gli interessi del proprietario del luogo.

Nel nostro piccolo non crediamo che le approssimazioni riportate avessero snaturato la realtà dei fatti. Le differenze tra quanto affermato nella sua richiesta di rettifica e quanto da noi scritto riguardano essenzialmente il diverso approccio che in un fenomeno di questo tipo esiste tra l’accademico e il cronista.

 

Nostro scopo era stimolare la discussione affinché tutti gli attori della vicenda possano sedersi a un tavolo per stabilire un progetto comune, se possibile immediatamente dopo l’eventuale ufficialità di attribuzione dell’autenticità del Mitreo. Noi lavoreremo per far si che Soprintendenza, Comune, Stabilimento e associazioni coinvolte s’incontrino e si riesca a realizzare un museo che valorizzi ulteriormente il patrimonio.

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