ANORESSIA: FATTORI DI INSORGENZA E INTERVENTO PSICOTERAPEUTICO

A cura della Dottoressa Catia Annarilli, Psicologa – Psicoterapeuta

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che comporta essenzialmente il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, o intenso timore di acquistare peso, con alterazione dell’immagine corporea ovvero, ci si continua a vedere grassi e brutti nonostante vi sia una chiara ed eccessiva magrezza.
La perdita di peso è ottenuta tramite la riduzione della quantità di cibo assunta, in aggiunta a ciò possono associarsi condotte di auto eliminazione come il vomito autoindotto e l’uso inappropriato ed eccessivo di diuretici e lassativi.
Nelle persone anoressiche i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: la perdita di peso è considerata come una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina, mentre l’incremento del peso viene vissuto come una inaccettabile perdita di controllo.
Tipicamente le persone con questo disturbo negano le gravi conseguenze sul piano della salute fisica.
Dipendenza dai familiari e bassa stima di Sé sembrerebbero essere gli agenti promotori del comportamento anoressico

I disturbi associati a questa manifestazione patologica sono diversi sia mentali come sintomi depressivi, come un umore depresso, ritiro sociale, irritabilità, insonnia e diminuito interesse sessuale. Sono spesso presenti marcati sintomi ossessivo-compulsivi relativi o meno al rapporto con il cibo (collezionare ricette ad ammassare cibo); è presente disagio nel mangiare in pubblico, sentimenti di inadeguatezza, bisogno di tenere sotto controllo l’ambiente circostante, rigidità mentale e perfezionismo. Altri disturbi sono associati a condizioni mediche generali e comprendono amenorrea, stipsi, dolori addominali, letargia, freddo, ipotermia e secchezza della cute. Nei soggetti che si auto inducono il vomito si possono manifestare erosioni dello smalto dentale e cicatrici o callosità sul dorso delle mani.

L’insorgenza è tipicamente nella media e tarda adolescenza 14-18 anni, spesso coincide con la presenza di un evento della vita stressante. Il decorso può essere diverso: in alcuni casi si può parlare di un unico evento con remissione completa e recupero del peso corporeo in altri casi di un andamento cronico recidivante .

Le manifestazioni essenziali dell’anoressia sono :
– rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per età e statura (perdita di peso che porta a mantenere il peso al di sotto dell’85% rispetto al previsto);
– paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso;
– alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo , o eccessiva influenza del peso … sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso;
– nelle femmine amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi;

L’anoressia può essere “con restrizioni” : non sono presenti abbuffate o condotte di eliminazione come vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi o diuretici, oppure può essere “con abbuffate/condotte di eliminazione” sono presenta abbuffate o condotte di autoeliminazione.

Caratteristiche psicologiche familiari e individuali.
La famiglia dell’anoressica agisce su modelli altamente invischiati, chi cresce in tale sistema familiare impara a subordinare il proprio sé agli altri e l’approvazione dell’altro diventa una condizione imprescindibile di equilibrio interno e stima di sé. La protettività è una delle caratteristiche tipica di questo tipo di famiglia, si cresce sotto un controllo eccessivo ed intrusivo dei genitori, che si focalizzano solo sul benessere del figli, troppo attenti ai bisogni psicofisiologici dei figli, tutte le loro preoccupazioni investono ed invadono i figli, specie le figlie femmine. Le bambine percepiscono che quello che fanno è dominio di chi è attorno a loro, si è sempre soggetti all’approvazione altrui, in tale quadro si tende a sviluppare un perfezionismo ossessivo e un’attenzione particolare su sé e sui segnali di approvazione.

L’autonomia individuale dell’anoressica è limitata dall’intrusività e dall’iperprotettività della famiglia, ampie aree del funzionamento corporeo restano sotto il controllo genitoriale, questo la condiziona non permettendole di sviluppare le abilità necessarie per potersi relazionare con i suoi coetanei investendo e preferendo sempre di più i rapporti con gli adulti. In genere l’invischiamento viene proclamato come orgoglio delle famiglie anoressiche, in quanto esse si vedono leali, protettive, sensibili e responsabili, cosa che in effetti non sono. L’anoressica che si affaccia all’adolescenza entra in uno stato di conflitto profondo, il desiderio di contatto con il gruppo dei pari è ostacolato dall’eccessivo invischiamento familiare, le difficoltà che si incontrano nel rapporto con il gruppo dei pari incrementano l’ipercoinvolgimento familiare rafforzandone i confini che sono spesso rigidi.

La psicoterapia sistemica relazionale con riferimento alle dinamiche familiari è particolarmente efficace anche se estremamente complessa e ricca di resistenze al cambiamento da parte di tutti i componenti. I famigliari si presentano come accompagnatori sostenendo che c’è qualcosa che non va nella paziente, qualcosa che sfugge al loro controllo e che condiziona l’intera famiglia. Il terapeuta sa che quell’individuo sintomatico è parte si un sistema che inserisce il sintomo nella sua rete comunicazionale utilizzandolo per il proprio funzionamento e per la propria comunicazione.

La comparsa ed il mantenimento del sintomo anoressico è spesso collegata e sostenuta da determinate dinamiche come l’invischiamento, l’iperprotettività, la rigidità, l’evitamento del conflitto e la deviazione del conflitto, l´insieme di tutte queste condizioni sembra essere ritenuto l’assetto tipico di un sistema familiare con un membro anoressico.

La psicoterapia sarà indirizzata alla comprensione di queste modalità di transazione e comunicazione familiare, finalizzata a permettere al sistema familiare di rinnovare il proprio funzionamento interno; il terapeuta è attivamente coinvolto nel sistema come agente di rinnovamento e di stimolo al fine di spingere il sistema a ricercare un nuovo equilibrio di sistema più funzionale che possa permettere ai propri membri una maggiore libertà all’interno e all’esterno di esso.

La psicoterapia sistemico relazionale lavora per la comprensione e il cambiamento delle interazioni tra paziente e sistema familiare favorendo il naturale processo di individuazione del figlio.
 

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – Psicoterapeuta
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catia.annarilli@gmail.com


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bibliografia di riferimento

Bibliografia:
1. Salvador Minuchin, Famiglie psicosomatiche. L'anoressia mentale nel contesto familiare, Casa editrice Astrolabio;
2. Selvini Palazzoli, M. (1963). L'anoressia mentale. Milano, Feltrinelli;
3. AA.VV., Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-IV-TR, American Psychiatric Pub, 4ª ed: 2000