Antonello Cossia: la sua carriera tra realtà, progetti e desideri

Antonello Cossia è un bravissimo attore-regista partenopeo che ho conosciuto quando ero assistente di costume al CPT Rai di Napoli alla fiction “La squadra” e lui era assistente di regia. Di carattere riservato, serio e professionale è il collega che tutti vorrebbero avere per lavorare in tranquillità e crescere in ambito professionale.

Ha lavorato sia come attore, ad esempio nella fiction “Un posto al Sole” e varie fiction italiane. Ho voluto intervistarlo perché è un bravissimo professionista e vale la pena di “ascoltare” chi come lui che mattone dopo mattone ha costruito la sua carriera di artista eclettico non solo nel panorama partenopeo, ma anche a livello italiano.

 

1) Parlami degli studi che hai fatto, cosa ti ha ispirato ad essere un regista, gli hobbies, dove sei nato?
Ho frequentato il liceo classico Vittorio Emanuele II – a Napoli, acquisendo la licenza liceale alla fine dell’anno scolastico 1982\83. Ho vissuto intensamente da spettatore la magmatica, dirompente, vulcanica atmosfera artistica di quegli anni napoletani, aggregati in – un prima e un dopo -, segnati in maniera decisiva dalla frattura che il terremoto dell’ottanta creò nel tessuto cittadino.
Dove c’è una catastrofe, là c’è una via di fuga “Ubi fracassorium, ibi fuggitorium”, prendo con gratitudine in prestito, questa affermazione di Giorgio Agamben, a proposito di un bel saggio su Pulcinella, in cui appunto ricorre questa frase a delineare il concetto che nella vita degli uomini, la sola cosa importante è trovare una via d’uscita, ciò che sempre muove le urgenze della maschera nelle sue traversie. Quel terremoto sembrò scuotere gli animi, rivoltarli, agitarli. Seppure la situazione sociale era abbastanza drammatica, molto accadde in ambiti diversi riguardo la cultura cittadina. Non ho particolari hobbies paralleli alla mia unica grande e bruciante passione: il teatro e l’artigianato dell’attore. Quindi musica, cinema, pittura, poesia e quant’altro ma sempre come nutrimento di questa unica e usurante attività del pensiero e dell’azione. Sono nato e cresciuto in quella che ora è definita periferia, tra Piscinola e Miano, che erano al contrario, antichi borghi contadini con una immensa dignità ed una storia nel tempo. Riconosco sempre e sento molto forte le mie radici. In questa collocazione geografica è forse da ricercare la natura profonda della mia spinta interiore.

 

2) Qual’è il registra che Antonello Cossia ha ammirato di più da bambino?
Non ho avuto nonni che mi portavano a teatro, genitori che assistevano all’opera lirica ed altre belle esperienze del genere che sovente leggo nelle interviste e nelle biografie di tanti attori.
Che dire, beati loro. Io ricordo in maniera viva le coinvolgenti domeniche al cinema con i film di Maciste, Ercole, e tutta la saga del cinema storico definita “Peplum”. Ho nelle orecchie le urla e il tifo dei ragazzini come me, quando l’eroe sconfiggeva i nemici. Che bella emozione! Storia popolare.
Così come ho un ricordo vivido degli sceneggiati che passavano in televisione insieme alle commedie di Eduardo De Filippo a Natale. La mia iniziazione percettivo\visiva è avvenuta negli anni del Liceo, quando ci portarono a vedere al San Ferdinando “La gatta cenerentola” tra il 1978\79. Sconvolgente.
Fui ancor di più travolto interiormente, qualche anno dopo, dalla potenza di Enzo Moscato in scena, interprete unico dello spettacolo “Scannasurice” a cui aveva invitato noi, suoi allievi di storia e filosofia, che lo seguivamo con devozione e affetto nelle sue bellissime lezioni, a lui devo in seguito il desiderio e la voglia di leggere i filosofi, gli sono grato. Il colpo di grazia sensibile arriva con “Titanic” di Antonio Neiwiller, spettacolo visionario e poetico, pittorico e musicale al tempo stesso, un capolavoro. Rintraccio in questi episodi la genesi del mio tumulto interiore nei confronti del teatro

 

3) Progetti futuri? Dove vedremo Antonello Cossia?
Una stagione molto faticosa e perigliosa si presenta alle porte quest’anno. Le difficoltà di lavoro in città sono oramai serie, enormi, problematiche ed esistenziali, per chi non
appartiene ed è protetto da una realtà produttiva, consolidata, finanziata pubblicamente ma circoscritta spesso privatamente ai pochi prescelti in termini storici, familiari, lavorativi, ereditari.
Un meccanismo un po’ contorto. Comunque io ho in piedi un mio spettacolo sui miti greci “In principio fu voragine” da Jean Pierre Vernant, indirizzato soprattutto ad una platea scolastica, realizzato insieme a Maurizio Capone ed ai suoi strumenti riciclati. Riprenderò un piacevolissimo spettacolo di repertorio “Ultime notizie dalla famiglia” da Daniel Pennac. Attendo risposta per una richiesta di finanziamento relativa ad un cortometraggio di cui ho scritto la sceneggiatura insieme a Raffaele Di Florio che lo dirigerà. Sto per chiudere, (speriamo!), l’accordo per un film, un’opera prima come coprotagonista, di cui per ovvie ragioni non posso parlare. Ad aprile debutterà al teatro TRAM di Napoli, il mio nuovo spettacolo “Dentro i secondi” storie di eroi dello sport rimasti nell’ombra. Insomma cerchiamo di restare a galla e darci da fare.

 

4) Curiosa di sapere qualcosa in più di Antonello Cossia dietro le quinte
Sono abbastanza schivo e per natura geloso del mio privato, non so parlare di me, parlo solo di teatro, sperando di non risultare noioso.

5) Dove vivi
A Napoli, in un quartiere abbastanza centrale e popolare.

 

6) Il tuo artista preferito?
Non ne ho uno solo e non mi piace fare il gioco della torre, sono tanti i riferimenti a cui guardo, ma molti, veramente. Dovrei fare una lista lunga di persone che attraverso la propria esperienza artistica mi donano qualcosa. Comunque in assoluto, il regista di teatro a cui tendo, e che ritengo un riferimento importante è Peter Brook.

7) Preferisci il teatro o cinema?
Il teatro è il mio mondo, il cinema rappresenta il mio desiderio, sono entrambi fondamentali nella mia vita e anche se presenti, non in maniera equiparata come vorrei. Il regista teatrale quando posso e ne ho le opportunità, è un ruolo che pratico, quello del regista cinematografico sarebbe un sogno fantastico, ma non credo di possedere le capacità pratiche necessarie per esserne all’altezza.

Giuseppina Ercole