ASL ROMA F. FIRMATA OGGI LA CONVENZIONE CON LA ASL ROMA A, AL VIA LA ’INTERUSABILITÀ’ DI RISORSE UMANE TRA LE DUE AZIENDE
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Tempo di lettura2minuti Tale accordo prevede che medici e professionisti ‘romani’ potranno essere chiamati a dare una mano ai loro omologhi della ROMA F
Roma – Era stato uno dei primi progetti annunciati già in occasione del primo incontro con la Conferenza dei Sindaci, nello scorso dicembre, dal Commissario Straordinario Riccioni non appena arrivato alla guida della ROMA F, mantenendo contemporaneamente la Direzione Generale della ASL romana.
I tanti problemi organizzativi a causa della sofferenza , acuitisi sia con i dettati via via più stringenti del Piano di Rientro regionale che con la vicenda della scadenza dei contratti di decine di medici precari, avevano destato nel neo manager non poche preoccupazioni sulla possibilità di mantenere da una parte i livelli essenziali di assistenza e dall’altra di operare quel rilancio funzionale di strutture importanti e strategiche per interi territori come l’Ospedale ‘Padre Pio’ di Bracciano.
La risposta concreta ipotizzata dal prof. Riccioni, si era sviluppata in particolare sulla possibilità di agire proprio sull’integrazione ‘operativa’ tra le due Aziende Sanitarie da lui dirette: professionalità e risorse umane da ‘condividere’ laddove si ravvisassero problematiche difficilmente superabili con le prassi allocative tradizionalmente percorse.
Con la firma del Protocollo d’intesa tra ASL ROMA F e ASL ROMA A, il progetto diviene oggi realtà. Tale accordo prevede che medici e professionisti ‘romani’ potranno essere chiamati a dare una mano ai loro omologhi della ROMA F, dissipando contemporaneamente anche i potenziali risvolti negativi delle possibili mobilità passive che si sarebbero create con la probabile crisi dell’erogazione di servizi delle nostre strutture. ‘Oggi è stata firmata – ha spiegato il prof. Riccioni, – la Convenzione quadro tra le Aziende ASL ROMA F e ROMA A. Questo rappresenta uno strumento che si rende indispensabile per far fronte alle gravi carenze di organico venutesi a determinare a causa del prolungarsi delle norme che bloccano le assunzioni in ottemperanza al piano di rientro.” ‘In questo modo – ha proseguito il Commissario Straordinario – saremo in grado di offrire risposte immediate ai bisogni di salute dei cittadini, nonché di evitare l’interruzione di intere linee di attività clinico-diagnostico-terapeutiche. Con un criterio di ‘vasi comunicanti’ le due Aziende potranno utilizzare risorse umane di assoluto valore tecnico e coprire cosi le carenze più gravi che verranno a determinarsi.”
Ogni mattina, all’alba, si ripete lo stesso copione. “Esco dal cancello di casa, in via di Monte Compatri, e mi trovo subito immerso in una scena di caos – dice l’avvocato Evandro Senatra, uno dei decano tra gli avvocati di Monte Porzio Catone – Frotte di studenti affollano la fermata dell’autobus, alcuni addirittura sul manto stradale, rischiando di trovarsi in situazioni pericolose. Questo è solo l’inizio di una mattinata che si preannuncia problematica!”
La nuova rotonda, che ha fatto tanto discutere nel comune di Monte Porzio Catone, si è rivelata una benedizione per pochi, ma per la stragrande maggioranza è diventata un vero e proprio incubo. La fila di automobili che si snoda da Monte Compatri, arrivando fino alla località Ponte Grande, è sintomatica di un ingorgo senza fine. In molti impiegano, al mattino o nelle ore di punta, quasi mezz’ora solo per raggiungerla su di un tragitto che, un tempo, richiedeva pochi minuti. «In certe ore di punta è peggio che a Roma!», dice uno dei tanti “arrabbiati” sui social. Ma il problema non riguarda solo il traffico congestionato. La sicurezza è un tema sempre più impellente.
Quello che appare sempre più evidente, ci dicono molti cittadini, è la necessità di adottare un controllo più rigoroso per le auto che giungono da Frascati. Troppo spesso si assiste a veicoli che ignorano il segnale di dare precedenza, imboccando Via di Monte Compatri a velocità ben superiori al limite di 30 km/h. Questo comportamento mette a repentaglio non solo la vita degli automobilisti, ma soprattutto quella dei pedoni, e in particolare degli studenti, che ogni giorno attraversano la strada per raggiungere la fermata dell’autobus. E se a tutto ciò aggiungiamo, sempre come dicono alcuni cittadini della zona, il “cattivo” comportamento dei mezzi pubblici, “il gioco è fatto”. Gli autobus del Cotral, l’azienda dei trasporto regionale vengono indicati, in molti post, come “indisciplinati” e “pericolosi”. Va da se che bisogna ricercare una soluzione rapida e veloce ma soprattutto va predisposta, a stretto termine, una banchina riparata per i tanti passeggeri che attendo il bus direzione Frascati.
Fioccano già le proposte, come quella di creare “una piccola rientranza nella proprietà alle spalle”, oppure spostando la fermata dei bus Cotral in un luogo ove i passeggeri non rischino di essere investiti dalle auto. Inoltre, sarebbe utile, dicono sempre i cittadini sui social, installare dei semafori funzionanti durante le ore di punta per regolare il traffico, evitando di ricadere nelle insidie delle “rotonde” che, nel nostro caso, sembrano piuttosto causare un ulteriore ingorgo. “La sicurezza e il benessere della comunità devono essere la priorità” è il filo conduttore delle dichiarazioni di molti cittadini monteporziani.
Si spera che le istituzioni ascoltino le richieste dei cittadini e trovino soluzioni efficaci per rendere vivibile il territorio.
L’esposto mette in luce la realizzazione di una struttura in cemento armato in un’area protetta, contraria alle leggi sul Parco dei Castelli Romani
Il tranquillo specchio d’acqua del lago di Nemi, circondato dai suggestivi Colli Albani e immerso nella bellezza naturale del Parco dei Castelli Romani, è diventato il centro di una controversia legale che potrebbe avere implicazioni importanti per la salvaguardia ambientale e la gestione pubblica. Due associazioni, il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani e Italia Nostra, hanno depositato un esposto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Velletri, denunciando presunte irregolarità nell’assegnazione del centro canoe alla società Matrix Srl, e per quanto riguarda l’edificazione della struttura stessa.
Le accuse contenute nell’esposto
Secondo quanto riportato nell’esposto, la realizzazione del centro canoe, affidato alla Matrix Srl a seguito di un bando nel 2023, avrebbe violato i vincoli di tutela previsti per l’area del lago di Nemi, che è classificata come zona A a bassa antropizzazione e rientra nelle aree protette del Parco dei Castelli Romani. Gli attivisti sostengono che la costruzione in cemento armato abbia alterato significativamente la sponda lacustre, con la creazione di terrazzamenti e l’uso di materiali non conformi alle normative vigenti.
La legge istitutiva del Parco dei Castelli Romani, infatti, limita severamente l’edificazione nelle aree naturali protette, prevedendo specifiche restrizioni per evitare un eccessivo impatto ambientale. Le associazioni sostengono che la struttura, oltre a non rispettare tali vincoli, avrebbe provocato danni all’ecosistema, compromettendo la fauna locale, tra cui specie protette come i pipistrelli lacustri.
Critiche alla gestione del centro canoe
Non è solo l’impatto ambientale a destare preoccupazioni. Nell’esposto si fa riferimento a una serie di criticità legate alla gestione stessa del centro canoe. In particolare, viene evidenziato come la struttura si sia trasformata in un’attività prevalentemente commerciale, con la somministrazione di cibi e bevande e l’organizzazione di eventi serali con musica ad alto volume. Queste attività non solo avrebbero un impatto negativo sull’ambiente circostante, ma sarebbero in contrasto con quanto previsto dal bando di assegnazione, che indicava come finalità la promozione di attività sportive e sociali, senza menzionare la ristorazione.
Inoltre, il servizio di noleggio di sdraio e ombrelloni a prezzi considerati elevati (25 euro al giorno) ha sollevato ulteriori dubbi sulla fruibilità pubblica del centro, che secondo i ricorrenti avrebbe dovuto offrire servizi a beneficio della collettività, in particolare per anziani e disabili, come specificato nel bando.
Un bando sotto accusa
Le perplessità espresse dai ricorrenti non riguardano solo la gestione del centro canoe, ma anche le modalità con cui è stato espletato il bando di assegnazione. Secondo quanto riportato, il bando, pubblicato il 29 giugno 2023 e chiuso il 10 luglio, avrebbe lasciato uno spazio temporale troppo ristretto per la preparazione di un progetto gestionale complesso. Inoltre, la Matrix Srl, unica partecipante e vincitrice del bando, non risulterebbe essere affiliata alle federazioni sportive richieste (FICK e FIN), né offrirebbe le attività sportive previste, tra cui il canottaggio.
Un altro punto critico riguarda la congruità economica dell’intera operazione. Secondo i dati dell’Anac, la costruzione del centro canoe sarebbe costata 310.000 euro, mentre il canone annuo versato al Comune di Nemi è di soli 7.200 euro, una cifra che, secondo i denuncianti, sarebbe sproporzionata rispetto all’investimento e al potenziale guadagno della struttura.
Le dichiarazioni del Comitato Protezione Boschi e di Italia Nostra
“Quello che sta accadendo sul lago di Nemi è inaccettabile – ha dichiarato un portavoce del Comitato Protezione Boschi –. Abbiamo assistito alla trasformazione di una zona protetta in un luogo dove l’interesse commerciale prevale sulla tutela ambientale. È nostro dovere far luce su queste irregolarità e chiedere alla Procura di indagare”.
Anche Italia Nostra ha espresso forti preoccupazioni: “Il lago di Nemi è un gioiello naturale e storico che non può essere trattato come una semplice risorsa economica. L’impatto ambientale di queste attività è evidente, e i vincoli di tutela devono essere rispettati senza compromessi”.
L’attesa per la decisione della Procura
Ora sarà compito della Procura della Repubblica di Velletri esaminare l’esposto e verificare se le accuse mosse dalle associazioni trovano fondamento. Se dovessero emergere irregolarità, l’amministrazione comunale e i gestori del centro canoe potrebbero essere chiamati a rispondere per i danni ambientali e le eventuali violazioni delle normative vigenti.
Nel frattempo, l’attenzione sul lago di Nemi rimane alta, con gli attivisti e i cittadini in attesa di risposte chiare e di interventi che garantiscano la tutela di un luogo di inestimabile valore naturalistico e culturale.
Nel cuore del quartiere Prati, a Roma, la criminalità ha colpito ancora. I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato un cittadino ivoriano di 26 anni e un romano di 37 anni, entrambi già noti alle forze dell’ordine, con l’accusa di rapina in concorso. Il fatto si è verificato in un bar-ristorante di viale Giulio Cesare, dove i due uomini hanno aggredito il gestore dell’attività nel tentativo di rubare una bottiglia di alcolici.
La vittima, minacciata con un oggetto tagliente, ha prontamente richiesto l’intervento dei Carabinieri chiamando il 112 NUE. Grazie all’immediata risposta delle forze dell’ordine, i due rapinatori sono stati bloccati ancora all’interno del locale, impedendo loro di fuggire.
I Carabinieri, dopo aver raccolto gravi indizi di colpevolezza, hanno arrestato i malviventi e li hanno accompagnati presso le aule dibattimentali di Piazzale Clodio. Il Tribunale ha convalidato l’arresto per entrambi, disponendo l’obbligo di firma in caserma. Un episodio che sottolinea ancora una volta la necessità di una costante vigilanza contro la criminalità che dilaga anche in zone centrali della capitale.